Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità, complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui.
Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra.
Preghiamo anche per come viene contristato il Signore nel nostro Paese e nel degrado ingravescente che lo attanaglia e per tutti i problemi in attesa di soluzione in un agone politico esasperato e attraversato da molte dinamiche contrapposte.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “senza di Lui non possiamo far nulla” (Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga coloro che si espongono con parresìa.
Riflessione settimanale:
Dalle «Confessioni»
di Sant'Agostino, vescovo
di Sant'Agostino, vescovo
“Tu, la Verità, siedi alto sopra tutti coloro che ti consultano e rispondi contemporaneamente a tutti coloro che ti consultano anche su cose diverse. Le tue risposte sono chiare, ma non tutti le odono chiaramente. Ognuno ti consulta su ciò che vuole, ma non sempre ode la risposta che vuole. Servo tuo più fedele è quello che non mira a udire da te ciò che vuole, ma a volere piuttosto ciò che da te ode”.
“Non lamentatevi mai deliberatamente e non mormorate delle creature di cui il Signore si serve per affliggervi. Distinguete perciò tre specie di lamentele di fronte alla sofferenza:
- la prima è involontaria e naturale: quella del corpo che geme, sospira, si duole, piange e si lamenta. In tal caso non vi è nessuna “colpa se, come ho già detto, nella sua parte superiore, l'anima è rassegnata al volere di Dio;
- la seconda è ragionevole: avviene quando ci si lamenta e si manifesta il proprio male a coloro che possono portare rimedio, come ad esempio, al superiore o al medico. È una lamentela che può essere un'imperfezione se vi si ricorre con troppa facilità, ma che non costituisce peccato;
- la terza è colpevole: quando ci si lamenta del prossimo o per scaricarsi dal male che ci procura, o per vendicarsi; e quando ancora ci si lamenta del proprio male volontariamente, aggiungendo impazienza e mormorazione.
Ricevere la croce con riconoscenza [60] 13)
Non accogliete mai una croce senza baciarla con umile gratitudine, e se poi la bontà di Dio vi favorisse di una croce un po' pesante, ringraziatelo in modo speciale e invitate altri a ringraziarlo. Fate come quella povera donna che, dopo aver perso tutti i suoi beni in un processo a lei ingiustamente intentato, fece subito celebrare una messa con l'offerta dei dieci soldi che le erano rimasti, per ringraziare il Signore della buona sorte che le era capitata.” (San Luigi Maria Grignon da Montfort “Lettera agli amici della Croce.”)
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NON LAMENTARSI MAI.“Non lamentatevi mai deliberatamente e non mormorate delle creature di cui il Signore si serve per affliggervi. Distinguete perciò tre specie di lamentele di fronte alla sofferenza:
- la prima è involontaria e naturale: quella del corpo che geme, sospira, si duole, piange e si lamenta. In tal caso non vi è nessuna “colpa se, come ho già detto, nella sua parte superiore, l'anima è rassegnata al volere di Dio;
- la seconda è ragionevole: avviene quando ci si lamenta e si manifesta il proprio male a coloro che possono portare rimedio, come ad esempio, al superiore o al medico. È una lamentela che può essere un'imperfezione se vi si ricorre con troppa facilità, ma che non costituisce peccato;
- la terza è colpevole: quando ci si lamenta del prossimo o per scaricarsi dal male che ci procura, o per vendicarsi; e quando ancora ci si lamenta del proprio male volontariamente, aggiungendo impazienza e mormorazione.
Ricevere la croce con riconoscenza [60] 13)
Non accogliete mai una croce senza baciarla con umile gratitudine, e se poi la bontà di Dio vi favorisse di una croce un po' pesante, ringraziatelo in modo speciale e invitate altri a ringraziarlo. Fate come quella povera donna che, dopo aver perso tutti i suoi beni in un processo a lei ingiustamente intentato, fece subito celebrare una messa con l'offerta dei dieci soldi che le erano rimasti, per ringraziare il Signore della buona sorte che le era capitata.” (San Luigi Maria Grignon da Montfort “Lettera agli amici della Croce.”)
5 commenti:
et ad ea quae actùri sumus, tuae potèntiae dèxteram extèndas
PARALLELISMI ASSURDI E ANTI-SCIENTIFICI
Nell’università di San Diego, in California, durante un corso di biologia è apparsa questa slide assurda. E ci è stato segnalato che anche a Pisa si è riscontrato un paragone simile ... Vi riportiamo la traduzione:
“Feto: un parassita
- Cresce rapidamente
- Invade
- Manipola il sistema immunitario della madre
- Rimodella i vasi sanguigni
Il cancro:
- Invade
- Manipola il sistema immunitario
- Rimodella i vasi sanguigni.”
Questa non è scienza, ma ideologia!
Un parassita cresce a spese di un organismo ospite ed è di una specie differente. Il feto è invece un essere umano come la madre e ha un proprio DNA! Il tumore uccide praticamente sempre se lo si lascia proliferare, il parto invece è una cosa naturalissima che il corpo di una donna è pronto a sostenere. Ma di cosa stiamo parlando?!
Non solo il bambino "risana" la madre.
SUPPLICA Alla Beata Vergine Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa
(Da recitare verso le ore 17:30 del 27 Novembre, festa della Medaglia, e del 27 di ogni mese, nonché in ogni urgente necessità)
O Vergine Immacolata, sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui Ti compiaci di spargere più abbondantemente le tue grazie.
O Maria, eccoci qui prostrati davanti a Te, proprio quello stesso giorno ed ora benedetta, da Te prescelti per la manifestazione della Tua Medaglia.
Veniamo a Te, colmi di immensa gratitudine e di illimitata fiducia, in quest’ora a te così cara, per ringraziarti del gran dono della tua Medaglia, segno del tuo amore e della tua protezione.
Ti promettiamo che la santa Medaglia sarà la nostra compagna invisibile, sarà il segno della tua presenza; sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere quanto ci hai amato e ciò che dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo Figlio divino.
Sì, il tuo Cuore trafitto rappresentato sulla Medaglia poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unisono con il tuo, l’accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà nel portare ogni giorno la propria croce dietro a Lui.
Questa è l’ora tua, o Maria, l’ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l’ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra.
Fa’, o Madre, che quest’ora sia anche l’ora nostra: l’ora della nostra sincera conversione e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti.
Tu che hai promesso proprio in quest’ora fortunata che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia, volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche.
Noi confessiamo di non meritare di ricevere grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a Te che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutti i suoi doni?
Abbi dunque pietà di noi.
Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l’amore che Ti spinse a donarci la tua preziosa Medaglia.
O Consolatrice degli afflitti che già Ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi.
Fa’ che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i suoi raggi benefici:
guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo.
La tua Medaglia porti conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest’ora solenne domandiamo al tuo Cuore Immacolato la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli che sono a noi più cari.
Ricordati che anch’essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto.
Salvali, o Rifugio dei peccatori!
E dopo averti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venire a ringraziarti e lodarti eternamente in Cielo.
Amen.
- Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi. E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
- O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi e per quanti non ricorrono a Voi, specialmente per i nemici della Santa Chiesa e per coloro che Vi sono raccomandati (3 volte)
De experientia mystica gratiae
Quindi l’anelito all’esperienza della grazia non può portare a un edonismo spirituale che corrisponderebbe a una corruzione dello stato di grazia. E anche per questa ragione, sulla base dell’esempio di Gesù Cristo, capo sovrannaturale, si deve tener viva la coscienza del fatto che l’esperienza della grazia è legata inevitabilmente alla vita del dolore e della Croce. Come la grazia non comporta un’aggiunta migliorativa della natura, bensì un’elevazione della natura tramite la sua dolorosa trasformazione nella potenza della Croce, così anche l’esperienza della grazia non può accadere in altro modo che nella viva impressione della realtà della Croce che svela la costante insufficienza della realtà umana dinnanzi a Dio e la ripara tra i dolori. In questo senso non c’è alcuna consapevolezza della grazia senza l’esperienza della Croce, e ciò contraddice ogni tipo di edonismo spirituale. Dev’essere considerato un momento parziale di questa realtà dolorosa anche la svariata esperienza della non-sperimentabilità della grazia, l’«esperienza della non-esperienza» la quale si accompagna all’aridità e alla siccità spirituale. In questa condizione la fede rimane l’unica forza portante e vincente.
- Cardinal Leo Scheffczyk
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