Nella nostra traduzione dal
National Catholic Register pubblichiamo l'intervista di Edward Pentin al famoso studioso cattolico John Rist sulle ragioni che lo hanno spinto a firmare la controversa
Lettera Aperta ai vescovi e ribatte ad alcune delle critiche contro di essa.
Al 10 maggio, la lettera aperta che accusa Papa Francesco di eresia ed esorta i vescovi di tutto il mondo ad indagare in merito è stata firmata da 86 persone, tra le quali si annoverano eminenti teologi ed altri studiosi.
Uno dei personaggi più illustri tra i primi 19 firmatari della missiva è il Professor John Rist, uno stimato studioso di patristica britannico noto per i suoi contributi alla storia della metafisica e dell'etica.
Autore di studi specialistici su Platone, Aristotele e Sant'Agostino di Ippona, Rist ha detenuto la cattedra di filosofia del Padre Kurt Pritzl presso la Catholic University of America ed è un membro a vita della Clare Hall presso l'Università di Cambridge, in Inghilterra.
È stato anche uno dei collaboratori alla stesura di
Remaining in the Truth of Christ [
Permanere nella verità di Cristo, edito in Italia da Cantagalli. – N.d.T.], un libro che difende l'insegnamento della Chiesa sul divorzio e le seconde nozze pubblicato alla vigilia del Sinodo sulla famiglia del 2014 [
qui]. Il Cardinale Gerhard Müller, all'epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, è stato un altro dei collaboratori alla stesura di questa antologia di saggi.
In questa intervista via email al corrispondente romano del National Catholic Register Edward Pentin, il Professor Rist ribatte a una serie di critiche sollevate dalla lettera aperta, compresa quella secondo cui essa sarebbe “estremista” e “intemperante” ed esagererebbe la portata del problema.
Come tutta risposta, afferma di aver associato il suo nome all'iniziativa principalmente perché ritiene che le dichiarazioni – da lui considerate ambigue – di Papa Francesco hanno l'obiettivo di cercare di cambiare la dottrina della Chiesa “in modo surrettizio”.
Egli afferma che l'intento della lettera è quello di prevenire “l'ulteriore diffusione massiccia di confusione tra i cattolici” e di “denunciare il doppio gioco del papa”: egli ritiene che il Papa stia tentando deliberatamente di “sottrarsi alle accuse di eresia”.