Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 31 agosto 2021

La manipolazione delle menti parte sempre da quella del linguaggio

Lo capì nel 1933 Victor Klemperer, filologo tedesco: perseguitato dai nazisti in quanto ebreo, annotò in un diario tutti gli stravolgimenti operati dalla neo-lingua nazista per soffocare il pensiero alternativo. Ma i suoi appunti hanno molto da insegnare ancor oggi. Ecco perché...

La manipolazione delle menti parte sempre da quella del linguaggio

Quando si pensa alla Germania nel periodo del Terzo Reich, è impossibile non chiedersi come abbia fatto un Paese di 80 milioni di abitanti, oltretutto tecnologicamente molto avanzato, a cadere in mano a un partito inizialmente minoritario che finì per trascinare in guerra il mondo intero.

Senza dubbio hanno avuto un ruolo la debolezza della Repubblica di Weimar, la voglia di rivincita per l’umiliazione patita alla fine della Prima Guerra Mondiale e gli esorbitanti danni di guerra da pagare, ma c’è dell’altro. Una volta preso il potere, uno dei primi provvedimenti del partito nazionalsocialista fu l’edificazione di un potente apparato propagandistico, grazie al quale la costruzione del consenso andava di pari passo con la repressione delle voci contrarie.

A darne testimonianza fu il filologo Victor Klemperer, che assistette all’evoluzione della Germania in Stato totalitario, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Professore universitario di francese a Dresda, Klemperer perse il posto, la casa e persino l’automobile a causa delle sue origini ebraiche, benché fosse battezzato e sposato con una donna non ebrea.

Miracolosamente, Klemperer riuscì a scampare sia alla deportazione che al tragico bombardamento di Dresda, che distrusse anche la “Casa degli Ebrei”, dove abitava.

Intuendo che l’indottrinamento delle masse passava per la manipolazione del linguaggio, per ben 12 anni Klemperer tenne un diario (in codice, perché clandestino) dove annotava caso per caso la sistematica “nazificazione” del tedesco.

Infatti, il mezzo di propaganda più efficace del sistema hitleriano non erano i monologhi di Hitler e Goebbels, che pure venivano portati da radio e giornali in ogni casa; ma le singole parole, le locuzioni, la forma delle frasi ripetute milioni di volte, imposte a forza alla massa e da questa accettate meccanicamente e inconsciamente.

Klemperer lo sintetizza citando il poeta Friedrich Schiller: “La lingua colta che crea e pensa per te”. “Ma la lingua – aggiunge l’autore – non si limita a creare e pensare per me: dirige anche il mio sentire, indirizza tutto il mio essere spirituale quanto più naturalmente, più inconsciamente mi abbandono a lei”. E quindi è naturale che la povertà di linguaggio corrisponda a quella delle idee. In questo modo, un vuoto concettuale venga fatalmente riempito da qualcos’altro, cioè da “parole d’ordine”, che non lasciano spazio né alla discussione né alla riflessione, anzi: sono espressioni accomunate dal timore del pensiero difforme, se non dall’odio per il ragionamento. Ne sono un esempio termini usatissime dai media di oggi, come “no mask”, “fascista”, “razzista”, “negazionista” o anche il recentissimo “sorci”, ormai slegate dal loro significato originario per diventare “conversation stoppers”, parole che servono solo a troncare una discussione.

Ma come ha fatto il nazionalsocialismo a penetrare così in profondità, anche nelle menti dei tedeschi che non si sentivano convintamente nazisti? La ragione sta nel fatto che il nazionalsocialismo, in fin dei conti, era una fede, proprio come poteva esserlo quella cristiana. L’autore lo spiega descrivendo la solennità delle manifestazioni di piazza, copiate dallo stile del fascismo italiano e potenziate con una coreografia “liturgica”, da cerimonie religiose. Ad esempio, quella per il giuramento delle nuove truppe, oppure quella che si svolgeva presso la Loggia dei Marescialli (a Monaco di Baviera) dedicata ai membri del partito morti nel corso del fallito colpo di stato del 1923, e definiti “martiri”. Nel corso di questa cerimonia, la bandiera macchiata del sangue dei “martiri” veniva usata per “benedire” gli stendardi dei nuovi reparti. A ogni tocco di benedizione, un colpo di cannone solennizzava il momento. Non si tratta certo di un unicum o di una stravaganza, dato che c’era tutto un vocabolario rubato al cristianesimo e messo al servizio della nuova “mistica”: “Regno” (Reich), “Natale della Grande Germania” (1938), “veglia del sangue”, “millenario”, “Provvidenza”, “eterno” (lo doveva essere il Terzo Reich) mentre addirittura nel 1932, Hitler concluse un suo discorso con un “amen”.

Altro fatto, apparentemente di minore importanza, ma in realtà significativo, era il divieto di utilizzare per i bambini nomi di specifica origine ebraica o cristiana. A questo punto, è ovvio che ogni discussione sulla presunta conciliazione tra nazismo e cristianesimo diventi superflua: è l’autore stesso ad annotare che “chi prendeva sul serio la fede cattolica ora stava al fianco degli ebrei nella medesima, mortale inimicizia per Hitler”. E in effetti il Terzo Reich, pur di diventare la nuova religione dello Stato, e nonostante il Concordato (Reichskonkordat) con la Chiesa, programmava inevitabilmente di spazzare via il suo concorrente, cioè il cristianesimo (cattolico o protestante che fosse), accusato di avere corrotto la razza tedesca con le sue “radici ebraiche” o “siriache”.

Il nuovo messia non poteva che essere Adolf Hitler, che avrebbe sloggiato il vecchio Messia ebraico, Gesù Cristo, inalberando la sua nuova croce (uncinata). Tanto che molti tedeschi arrivarono non solo a credere ciecamente in lui e nella vittoria finale fin quasi all’ultimo giorno di guerra, ma anche a pensare di dovergli la vita. Questo nuovo Vangelo era talmente pervasivo che la professione di fede nazionalsocialista (ad esempio, concludendo una lettera privata con “Heil Hitler!”) era qualcosa di naturale anche nei tedeschi meno fanatici, difficile da sradicare dai cuori e dalle menti anche a guerra finita, a guerra perduta.

Nel dopoguerra, Klemperer riottenne la propria cattedra universitaria e pubblicò il proprio diario, in seguito apparso anche in Italia col titolo “LTI – Lingua del Terzo Impero” (Ed. Giunti). Si stabilì nella DDR e morì a Dresda nel 1960.

A più di 70 anni dalla sua pubblicazione, “Lingua del Terzo Impero” è un libro che davvero non dimostra la sua età, perché fa memoria di un tragico passato, ma sa parlare anche al presente: d’altra parte, quello di piegare la lingua a strategie politiche è un vizio che non passa mai di moda. Il diario di Klemperer, nato “in cifra”, paradossalmente può aiutare a “decifrare” la lingua di coloro che cercano di celare la verità dietro le parole. (Gianmaria Spagnoletti - Fonte)

37 commenti:

Anonimo ha detto...

La vita, un giorno, sarà più forte. Come un fiume in piena, travolgerà gli argini, demolirà i recinti che ci rinchiudono, inonderà la terra, regalandoci il limo della fertilità e della rinascita. La verità, un giorno, tornerà a trionfare. Come lama affilata, splendente, squarcerà il velo della menzogna. Come luce accecante, irradierà le tenebre in cui il mondo è caduto. L'uomo, un giorno, si desterà dal torpore in cui è piombato. Si scrollerà di dosso, come polvere, la paura che lo ha reso immobile. Strapperà con veemenza la mascherina che ha celato, troppo a lungo, il suo volto. Sentirà rigirarsi le budella, trasalire la bile, pulsare di nuova energia, scorrere nelle vene nuova linfa. Ricorderà di essere umano tra gli umani, ritroverà rispetto per sé stesso e la sua storia, vibrerà di nuova forza e convinzione. La fine della farsa, un giorno, giungerà. In un modo o nell'altro, giustizia sarà fatta. Un inganno non può esser procrastinato in eterno. Non praevalebunt.

" Le nuvole non possono annientare il sole" ( F. Battiato)

Anonimo ha detto...

Concordo in toto! L'impoverimento del linguaggio è un dato di fatto. Prendete un libro di Hugo, Dostoevskij, ma anche uno di Dickens o Cuore di De Amicis (un pò più semplici) per l'800, uno qualsiasi degli italiani prima degli anni 60 e confrontatelo con gli scrittori degli ultimi 30 anni. Vocabolario dimezzato.
Basta anche un qualsiasi servizio telegiornalistico vecchio o moderno, idem la radio...o anche un politico da "prima repubblica" con uno da " seconda". La lingua si è irrimediabilmente assottigliata

Anonimo ha detto...

In Italia più semplicemente i giornali più venduti,stavo per scrivere più grandi man è il caso,semplicemente censurano o non danno rilievo a certe notizie mentre ne enfatizzano altre.Allora ai soldi trovati nella tenuta della politica alla moda si riserva un trafiletto il primo giorno e poi basta ,mentre a Durigon che voleva ripristinare il nome originario del parco di Latina è riservato un linciaggio mediatico con relative dimissioni dello stesso politico.Poi se i media non bastano ci pensano bande di facinorosi ,che sarebbero facilmente rese inoffensive da uno stato normale , o giudici compiacenti a completare l'opera.Purtroppo viviamo in un tempo il cui si chiama bene il male e male il bene, anche se questo ,in misura minore di adesso, è sempre successo. Purtroppo siamo arrivati al punto che fare il male viene considerato un diritto.

Anonimo ha detto...

Ecco perché i modernisti hanno cambiato il linguaggio. Forse non tanto o non solo perché convinti che in tal modo si sarebbe cambiata la fede ma sovente solo perché certe espressioni sono da loro ritenute non più adatte ai tempi. Molti modernisti erano e sono in buona fede, ma il risultato a cui porta il modernismo, in buona o cattiva fede che sia non importa, è proprio il cambiamento della fede, in senso protestantico. Cranmer trasformò il cattolicesimo inglese in protestantesimo proprio cambiando le parole nella liturgia, anzi, più che altro non usando più certe parole. Il Buonaiuti lo disse chiaro e tondo che il modernismo aveva come scopo svuotare il cattolicesimo per riempirlo di protestantesimo lasciando solo le apparenze cattoliche.

Anonimo ha detto...

Non conoscevo né il nome , né l'opera di Klemperer. Ma posso assicurarvi che la sua opera ha avuto degli imitatori o forse dovrei dire dei seguaci. Ovvero studiosi che hanno studiato le modifiche del linguaggio come modifica del pensiero e come strumento di modifica della società .
Il primo nome che mi viene in mente è quello di Alain Besancon di cui alcuni libri sono stati tradotti in italiano.
Ma non sarei pessimista : molti sono i segni che indicano un certo risveglio delle coscienze nei confronti della lingua di legno che ci viene proposta dai canali televisivi e dai cosiddetti giornaloni.

Anonimo ha detto...

Mai ho letto un libro di Buonaiuti, l'ho sentito citare da alcuni e da altri, apprezzato e condannato.

"Proprio novanta anni fa, il 28 agosto 1931, infatti, il governo italiano emanava il Decreto Legge n.1227, recante «disposizioni sull’istruzione superiore». Erano norme che riformavano la scuola superiore, istituendo, tra le tante cose, anche la figura dei presidi..... Ebbene, su 1.250 docenti universitari solo dodici rifiutarono di giurare e persero il posto.
Oggi, dopo novant’anni, meritano di essere ricordati:
– Ernesto Bonaiuti, professore di cristianesimo all’Università di Roma..."

https://lanuovabq.it/it/oggi-come-ieri-la-giusta-dozzina-che-disse-no-al-duce

Difficile, come sempre, nell'essere umano separare e giudicare il bene ed il male.

Anonimo ha detto...

Per 31 agosto 2021 08:09
Tanto per dirne una piccola piccola: ricordo la derisione della bellona della tv7 allorche' Diego Fusaro pronunciava"in tal guisa",eppure e' ancora nel vocabolario.
Quando studiavo la lingua inglese ricordo che l'insegnante Joe D'Jimino ci obbligava a coniugare almeno almeno 2000 vocaboli, oggi, anche per via dello smartphone ecc. si legge sempre meno, ci si accontenta di quel che scrive wikipedia,e il linguaggio e' ridotto al tvb e alle faccette dell'emoticon.Purtroppo.

Anonimo ha detto...

Povero uomo, quantum mutatus ab illo! C’è stato un mutamento profondo forse irreversibile, le persone non sono più quelle di 2 o 3 generazioni fa: viviamo ormai, in mezzo a una popolazione aliena di larve senza pensiero critico.
Ci accade di estendere questa riflessione non a questa o quella persona, ma all’intera società, considerata in generale ma anche nei suoi singoli membri.
https://gloria.tv/post/4utmgQseZd2EDSMeMFi4mdctY

tralcio ha detto...

Esempio di neolingua

dal centrare il discorso su:

dogma, sacrificio, abbracciare la croce, santità, dannazione, si-no e il resto è dal demonio

a farlo su:

ideali, mensa, eliminare la croce, etica, salvezza per tutti, dialogo e il demonio non c'è

Viator ha detto...

Oggi la lingua sta perdendo la sua funzione espressiva ed anche argomentativa.
Il pensiero si indebolisce se la lingua rinuncia ad esprimere ed argomentare, come la lingua si impoverisce se il pensiero non è in grado di andare nella profondità e nella complessità.
La ricchezza del vocabolario (e dell'utilizzo delle parole e dei verbi anche nei tempi e modi appropriati), deriva dal bagaglio acquisito di conoscenza, attraverso la lettura assidua e variegata di libri di vario genere letterario.

Catacumbulus ha detto...

"Klemperer [...] Si stabilì nella DDR"

Bella coerenza! Ne deduco che la giustissima opposizione al nazismo, fu però un'opposizione "per accidens" al totalitarismo...

Attenzione anche al Buonaiuti. Senz'altro pagò di persona, ma fu un esponente di prima linea del modernismo, che, non a caso, dedicò una delle sue prime opere allo gnosticismo: https://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/buonaiuti/lo_gnosticismo/pdf/buonaiuti_lo_gnosticismo.pdf

Anonimo ha detto...

Se qualcuno non ha mai sentito parlare di Ernesto Buonaiuti può cercare le molte voci su internet a lui dedicate. Forse su liberlibri.it si può forse (se cioè qualcuno è capace di farlo) scaricare qualcuna delle Sue opere e farsi quindi una idea personale.
Non sono stato capace di trovare l'articolo citato sulla nuova bussola quotidiana. Ma ricordo che il libro dedicato ai 12 professori universitari che rifiutarono il giuramento richiesto dal fascismo era di G. Boatti ed il titolo era preferisco di no.

Anonimo ha detto...

Non tutto è facilmente spiegabile con la propaganda a tambur battente o con il magnetismo emanato dal Fuhrer quando parlava nei cine giornali, c'erano molti tedeschi contrari al nazismo, ma tacevano per prudenza, gli altri credevano ciecamente nei miti della razza pura, germanica, invincibile, c'erano molte 'cerimonie' copiate dalla liturgia cattolica ché molti dei gerarchi provenivano da famiglie cattoliche, basta vedere il castello di Wewelsburg recentemente riaperto al pubblico, lì di simbologie ce ne sono a bizzeffe, poi l'orgoglio smisurato e il senso della superiorità che hanno tutti gli anglosassoni, il resto è storia, si spera non da ripetersi, ma.......historia magistra docens, discipuli pauci.

In tema con l'attualità ha detto...

I violenti, per il mainstream, in questo momento storico, sono manna dal cielo.
I tg non aspettavano altro.
Non si escludono infiltrazioni nelle piazze di gente violenta per criminalizzare chi scende giustamente a manifestare; dinamica già vista in passato.

Pertanto vi diamo un umile consiglio.
Quando incontrate personaggi come i giornalisti di regime, rispondetegli col sorriso, guardateli con compassione e ditegli che la terra è piatta e che siete lì per discuterne. Poi proseguite serenamente.
Sappiamo che è difficile mantenere la calma di fronte a facce del genere, l' ignoranza mista a viscidume che esprimono certi volti è imbarazzante, ma è l'unica arma efficace per dare loro la dimensione che meritano.

Non bisogna prenderli sul serio.
Fanpage, Open, Repubblica ecc, sono il nulla, sarebbero allineati a qualsiasi potere ci fosse in questo momento pur di portare lo stipendio a casa.
Nell'epoca delle dittature passate, tutte le testate d'altronde esaltavano l'operato dei governi di allora.
I media mentono e mentiranno sempre.

Da weltanschauung Italia ha detto...

É partita la strategia della tensione.
Su tutti i media starete leggendo che una categoria letteralmente inventata dal mainstream (i "no vax") sta mettendo in pericolo la democrazia minacciando a destra e a manca.

Nel frattempo un certo Cazzola (già il nome la dice lunga), ieri sera in tv ha chiamato "terroristi" coloro che non si inoculano e ha auspicato che la celere massacri i novax che manifestano.

Che dire, l'ennesimo ometto che si presenta nei salottini bene, con la pancia piena, il portafoglio gonfio a fomentare odio.

Sui giornali però leggerete che costoro sono vittime di aggressioni e minacce.

Anonimo ha detto...

(Massimo Gramellini, "Bassetti e il talebaNo Vax")
Ma l’infettivologo Matteo Bassetti inseguito fin sotto casa da un No Vax è lo stesso Bassetti che l’opinione prevalente considerava un negazionista quando andava in tv a criticare le chiusure e a sminuire la drammaticità della pandemia? La sua fiducia assoluta nei vaccini lo ha sottratto di colpo alla schiera dei complottisti — che adesso lo considerano un traditore, tanto da arrivare a minacciarlo per la strada —, pur senza avergli fatto ancora guadagnare credito tra gli ultrà del professor Galli, suo feroce competitor televisivo.

In realtà Bassetti non ha mai messo in dubbio il primato della scienza, anche se a molti, compreso lui, faceva comodo farlo credere per poter allestire quei salottini mediatici che si alimentano di opinioni grottescamente contrapposte. La sua parabola disvela la superficialità della comunicazione binaria nella quale un po’ tutti ci districhiamo ai tempi dei social, per cui chi non è «di qua» dev’essere per forza «di là», e se non trovi giusto che Jeff Bezos guadagni da solo come cinque miliardi di persone messe insieme, passi per nostalgico del comunismo; se rifiuti di fustigarti da mattina a sera per il fatto di riconoscerti nei valori dell’Occidente, vieni marchiato come guerrafondaio; e se le profezie di sventura di qualche Cassandra in camice bianco non ti rendono sempre euforico, allora vai annoverato tra i seguaci di QAnon o addirittura di Cacciari.

Per fortuna la vita è più complessa di come la disegnano i media, o forse solo più completa. (Ansa)

Anonimo ha detto...

“Appare sconcertante che da parte degli europei ci sia stata grande solidarietà verso gli afghani ‘purché rimangano lì e non vengano da noi perché non li accoglieremo’. Questo non è all’altezza dei valori e del ruolo dell’Unione”. (Sergio Mattarella).

Ormai quando tace Bergoglio parla Matarella, quando tace Mattarella parla Bergoglio. Se non è il capo (presunto) della Chiesa, è il capo dello Stato, e viceversa.
Per 'l'uno il vaccino è "un dovere morale", per l'altro "è un atto d'amore".
Se non inveisce contro la difesa delle frontiere l'uno, auspica più immigrazione l'altro.
Bergoglio e Mattarella, ovvero le due pompe aspiranti del mondialismo.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Stefano Caiazza:
Non capisco perché uomini delle Istituzioni, nuovi e vecchi personaggi pubblici, giornalisti e teleimbonitori vari soffino sul fuoco del conflitto, della contrapposizione, dell'odio.

Chi semina vento raccogli tempesta, ricorda il profeta Osea (8,7). E non abbiamo bisogno né di vento né di tempesta.

Il punto mi sembra semplice ed evidente.

Se la vaccinazione è consigliata, il consiglio può essere accettato o rifiutato attraverso l'esercizio della libertà di ogni persona che deve essere rispettata.

Se lo Stato ritiene necessaria la vaccinazione, proceda attraverso una legge che la renda obbligatoria.

Mantenere la non obbligatorietà ma pretendere che tutte le persone si sentano obbligate a vaccinarsi attraverso l'esposizione al pubblico ludibrio, le offese, le minacce di far pagare le eventuali cure, il pass verde è un approccio che produce solo effetti insani, estraneo a qualsiasi logica e avulso dal rispetto dei cittadini.

In gioco non c'è solo il presente ma anche il futuro del rapporto tra persone, tra cittadini e Istituzioni, tra eletti ed elettori.

Da Fb ha detto...

Eh, dottoressa!
Mi ha colpito questa intervista apparsa sul Corriere dove la dottoressa Gibertoni, direttrice dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, spiega quanto sia difficile “provare empatia” per i non vaccinati ricoverati per covid nella sua struttura.
Il termine empatia secondo la Treccani è: “… la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona…”
Nel contesto in cui si è espressa, perciò, la sua frase:
“è difficile provare empatia”
rappresenta un delicato eufemismo che sta per:
“fregarsene di come sta soffrendo il paziente, perché in fondo quello stronzo se lo è meritato”
Bè, cara dottoressa Gibertoni, ci terrei a farle sapere che della sua empatia (sua e dei suoi colleghi) non ce ne frega un bel niente, e trovo la sua uscita inopportuna, oltre che di cattivo gusto.
Inoltre trovo alquanto singolare che abbia sentito il bisogno di esternare questa sua considerazione circoscrivendo i casi ad una singola patologia.
Per coerenza mi aspetto che nel suo ospedale non proviate empatia per i diabetici che si sono rimpinzati di Nutella, per i cardiopatici obesi, per i sedentari, per i fumatori accaniti con tumore al polmone, o per quelli che si sono presi l’AIDS a seguito di una vita sessuale movimentata…
Neanche per loro provate empatia? oppure la vostra mancanza di empatia è circoscritta ad una sola, specifica, malattia?
Comunque, le ricordo che voi siete solo dei medici. Non siete i nostri maestri di vita, non siete il Papa, non siete Gesù Cristo. Vi paghiamo per curare i malati e svuotare le padelle, non per dirci come vivere la nostra vita.
Se la vostra aspirazione è di fare i filosofi vi invito a dimettervi, rinunciare al vostro stipendio, pagato anche dai no-vax, (oltre che dai fumatori, dagli obesi, dai frequentatori di fast food e da chi va a trans) e di dedicarvi a tempo pieno alla filosofia.
Perciò la prego: curate i vostri pazienti, sempre che se ne siate capaci, risparmiandoci queste inopportune considerazioni sulla loro presunta coglionaggine.
E poi, Dottoressa, diciamocelo: perfino tre medici del suo ospedale hanno rifiutato di vaccinarsi… voglio dire, nemmeno tra di voi siete tutti d’accordo, e pretendete unanime fiducia dai vostri pazienti? Suvvia!

con simpatia

Anonimo ha detto...

Bonaiuti è stato un antifascista coerente ,una persona intelligentissima e molto colta ,come lo erano anche quelli che lo hanno scomunicato,ma in sintesi era un modernista.Vista la situazione della Chiesa adesso che il modernismo ha stravinto, come andrebbe giudicato il Bonaiuti? I suoi meriti antifascisti valgono in ambito politico ma in ambito religioso aveva torto o aveva ragione?

Anonimo ha detto...


A proposito di neo-lingua

Sul blog dal quale è stato tratto quest'articolo, si legge, tra le rubriche : "musica identitaria". Scusate la mia ignoranza di anziano pensionato, ma che vuole dire?
So comunque che "identitario" è un aggettivo tipico del "politicamente corretto". O no?

Anonimo ha detto...

Il green pass occorre ai mondialisti per tracciare le persone e controllare tutti i loro movimenti.
Sulla falsa pandemia e i piani delle élites ascolti il nuovo intervento di Mons. Viganò.
La salute non c'entra niente.

Anonimo ha detto...

A proposito di Hitler.

Come ha fatto a vincere le elezioni, andando al potere? Ed era poi soprattutto la propaganda la causa del suo successo? Lo era e non lo era.
Si dimenticano due cose:
- la Germania subiva dal 1919 l'eversione comunista appoggiata da Mosca per andare al potere. Il partito comunista tedesco era numeroso, forte e ben armato.
Mosca non lesinava i fondi né i quadri russi per dirigerlo (tra i più famosi l'ebreo Karl Radek, poi scomparso in una delle "purghe" staliniane). Nella guerra civile combattuta per le strade furono i nazisti a sventare la minaccia bolscevica. Similmente furono le squadracce di Mussolini a sventare l'eversione socialista e poi comunista in Italia, imponendosi con la violenza nella lotta di piazza.
- La Germania si stava riprendendo economicamente, durante la Repubblica di Weimar, quando sopravvenne la crisi del 1929, provocando il collasso monetario, la famosa inflazione durante la quale un kg di patate costava 1 milione e passa di marchi svalutati, carta straccia.
Hitler, che aveva assunto un atteggiamento realista e moderato, suscitò la fiducia di parte notevole dell'opinione pubblica, terrorizzata dal bolscevismo e dalla crisi economica.
Questi sono due aspetti essenziali da tener presente. La propaganda non c'entra.
Poi, una volta al potere, Hitler cominciò per gradi la sua strategia ma nei primi anni si mantenne astutamente moderato sui temi di fondo. Risolse invece la crisi economica, fattore essenziale della sua popolarità. Lo fece con un gigantesco programma di opere pubbliche che assorbì milioni di disoccupati (le famose autostrade tedesche a lastroni, la macchina utilititaria popolare [la Volkswagen o macchina del o per il popolo dell'ing. Porsche], il buon livello di vita di tanti lavoratori, le associazioni del dopolavro, che portavano gli operai in vacanza, anche all'estero; l'assistenza alla maternità e infanzia, anche se su base rigidamente razziale purtroppo - iniziative in parte ricopiate da quelle del programma sociale del fascismo italiano - e naturalmente il massiccio programma di riarmo).
- Soddisfece infine l'orgoglio nazionale con la politica di audace "revisione" del trattato di Versailles.
- Con la propaganda ammaliò i tedeschi? IN parte sì. Però aveva creato anche un regime di polizia piuttosto efficiente e non si sgarrava. Quindi, bisognava essere "ammaliati" e restarci. Comunque in Germania, tranne che da un certo momento per gli ebrei, per il resto della popolazione non ci fu il regime di terrore imposto dalla metà degli anni Trenta da Stalin in Russia. Mi riferisco alla vita di tutti i giorni, non agli intellettuali o al clero. Voglio dire: era un regime che stava mostrando un volto sempre più duro, che governava con i decreti e non con le leggi, ma non si può dire che i tedeschi vivessero con il terrore della scampanellata della polizia segreta alle 4 del mattino, come tutti i russi ad un certo punto, e sparivi nel nulla. Nel '36 il regime organizzò le famose Olimpiadi e si presentò al mondo ancora con un volto accettabile (non è vero che Hitler non abbia voluto stringere la mano a J. Owens, il famoso atleta afroamericano).
-- Le grandi adunate naziste, per chi vi aveva assistito, erano molto più trascinanti di quelle fasciste, roba da boy-scouts al confronto. Avevano un carattere "nibelungico", spesso iniziavano al tramonto e facevano ampio uso di spettacolri fiaccolate scandite da impressionanti dichiarazioni corali di fede nel Capo e nella vittoria. Le tenebre, il fuoco, le bandiere con la svastica illuminate dalle torce, vexilla Inferi (ma allora non era ancora così chiaro o lo era in modo ancora confuso).
-- E la mutazione del linguaggio fatta dal comunismo al potere? I riti di massa con la bandiera rossa? Dove li mettiamo?

Anonimo ha detto...


Non ho letto Buonaiuti... Non ha perso nulla. Giuramenti e no

Buonaiuti, sacerdote del clero romano, è stato uno dei capi del modernismo in Italia. Fu scomunicato dal Papa perché non volle abiurare le sue eresie.
Scrisse molto ma senza profondità adottando l'impostazione eclettica tipica dei modernisti. Pescava nella filosofia moderna, nello gnosticismo, nelle religioni orientali, nella teosofia...Al seminario era amico fraterno di Angelo Roncalli, considerato anche lui sospetto di modernismo da parte delle Autorità (si è poi saputo). (Vedendo quello che ha poi combinato Roncalli da papa, si deve dire che le Autorità del tempo non avevano sbagliato nei loro sospetti. Ma Roncalli era un tipo riservato e prudente).
Cacciato dalla Chiesa, B. divenne professore universitario negli atenei italiani. Sembra che come professore fosse brillante e amato dagli studenti. Tenne corsi sulla storia del Cristianesimo. Un rapporto della polizia del tempo (tenuto d'occhio perché notoriamente antifascista) lo descrive come "personalità di gaudente, amante della buona tavola e delle belle donne".
Sembra che il VAticano, dopo il Concordato volesse la cacciata di Buonaiuti dall'insegnamento e di qualche altro ex-prete modernista ivi approdato, ma Mussolini si rifiutò, in nome della libertà d'insegnamento. Buoaniuti ringraziò Mussolini rifiutando di giurare fedeltà al regime che l'aveva protetto dall'ira di Pio XI.
Circa i 12 che non giurarono. Furono cacciati o si dimisero? Credo si siano dimessi, prendendosi la pensione. Non tutti motivarono le loro dimissioni con il fatto del giuramento (controllare).
IL giuramento di fedeltà al regime dominante è rimasto nell'Università italiana. Almeno sino agli Ottanta. Non so oggi. Ma era comunque una barzelletta. Il preside convocava il neoprofessore e gli comunicava che aveva giurato cioè si dava per scontato che avesse giurato davanti a lui e al segretario della Facoltà. Non si voleva perder tempo con una cerimonia che si considerava pleonastica. Non ho mai indagato cosa sarebbe successo a uno che non avesse voluto giurare fedeltà alla Repubblica democratica, motivando il suo gesto.
Ma forse oggi l'hanno abolito.

Murmex ha detto...

Buonaiuti, capofila del modernismo. Una delle talpe che come aveva ben compreso S Pio X, rodevano la Chiesa dall'interno. Paradossalmente, più onesto Lutero. Morì giustamente scomunicato.

Anonimo ha detto...

«Devi umiliarti se vuoi ritrovare la ragione»: questo insegna l’intellettuale incaricato della rieducazione. Se si crede che «due più due fa quattro» mentre il sistema sostiene che due più due fa cinque, si deve avere l’umiltà di confessare che si sta sbagliando, perché il sistema ha sempre ragione. Questo stesso sistema non vuole che il refrattario accetti la versione del «due più due fa cinque» solo per essere lasciato in pace; vuole che il soggetto da rieducare sia intimamente persuaso, convinto e sicuro che due più due fa cinque.

Anonimo ha detto...


A proposito dell'autorità politica che voglia imporre un linguaggio nuovo,
non ci fu un grammatico antico che obiettò ad un intervento imperiale mirante a
risolvere una questione linguistica con la sua autorità (e non si trattava di neo-lingua),
mantenendo la sua diversa impostazione, con la famosa frase:
"Caesar non est supra gramaticos"?

Anonimo ha detto...

Che la carta verde sia uno strumento atto a "convincere" i restii a vaccinarsi è dichiarato pubblicamente e senza mezzi termini. Se come "mezzo di persuasione" si utilizza quello che i comportamentisti definiscono "rinforzo negativo", allora ci troviamo di fronte a un vero e proprio ricatto. Dovremmo quindi riflettere sulla gravità della situazione odierna:
Il governo sta dichiaratamente e pubblicamente ricattando la popolazione per forzare una scelta che non è vincolata, ma di cui chiede ai cittadini di assumersi piena responsabilità.

Una forma di governo in cui si ricattano i cittadini per forzarli a una scelta che allo stato attuale è non solo libera e legale, ma tutelata dalla Costituzione, può ancora considerarsi democratico?
È importante tenere presente che non è una parte della popolazione ad essere sotto ricatto, ma la sua totalità. Chiunque, infatti, potrebbe rientrare nella categoria discriminata se ad esempio rifiutasse di continuare ad aderire al programma vaccinale, magari dichiarandosi contrario a dosi future, o al programma di controllo sociale, ad esempio rifiutando l'utilizzo della carta verde anche avendone i requisiti.
Aggiungiamo che se la prassi del ricatto verrà passivamente assecondata, essa potrà imporsi come modus operandi anche per qualsiasi altra questione futura, se solo il governo riterrà opportuno ricorrervi. È dunque una questione che riguarda tutti.

Si impone quindi una domanda. Che idea del cittadino ha in mente oggi chi governa? Di qualsiasi cittadino, si intende; non solo delle macchiette etichettate dalla propaganda. È evidente che si è considerati adulti e senzienti solo se si sceglie conformemente alle direttive, altrimenti si è dei bambini che vanno guidati e all'occorrenza puniti. Una minorità costitutiva che, se assunta in tutta la sua portata, rende per definizione il cittadino incapace di scegliere per il proprio bene in qualsiasi ambito della vita, compreso quello politico. Chi governa, dunque, non è più un rappresentante dei cittadini, ma un tutore, un educatore, un padre. Un signore, in altre parole.

I processi in corso suggeriscono il progressivo instaurarsi di una forma di autoritarismo paternalista, che chi conosce la storia del secolo scorso ha già visto più volte all'opera. È importante che oggi chiunque assuma la responsabilità delle proprie scelte, perchè tutti siamo chiamati a rispondere del domani, compreso chi fino ad ora non ha avvertito la catena sul collo, avendo condiviso le iniziative del governo.
Se oggi siamo divisi, volenti o nolenti, il futuro ci riunirà in un destino condiviso. Non avremo scuse.
WI

Meditate! ha detto...

Alcuni insegnanti di Rimini hanno cercato di incontrare Bonaccini: ecco il surreale racconto di una di loro
“Cari concittadini,
sono un’insegnante precaria della provincia di Rimini che ha deciso di non rimanere in silenzio di fronte ad un episodio, a dir poco indegno di un paese democratico (che l’Italia non è più), nel quale sono stata coinvolta sabato pomeriggio.
Il presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, è stato invitato a presentare il suo nuovo libro a Rimini nel pomeriggio di sabato 28 agosto, alla presenza di altre personalità del PD della provincia riminese, in primis il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, e il candidato sindaco alle prossime elezioni, Jamil Sadegholvaad.
Dopo aver discusso con altri docenti riminesi che come me hanno una posizione dubbiosa sul vaccino, preoccupati per la gravissima discriminazione a cui siamo stati sottoposti con l’introduzione del Green pass, siamo riusciti ad ottenere la possibilità di incontrare di persona il presidente, poco prima dell’inizio della conferenza, per sottoporgli la nostra richiesta di rendere i tamponi salivari legittimi e validi per il rilascio del Green pass (in quanto meno invasivi rispetto a quelli naso-faringei, ma attualmente non validi per ottenere il lasciapassare).
Ecco il resoconto dei fatti. Sabato pomeriggio attorno alle 18:45 il presidente Bonaccini è arrivato nel luogo della conferenza e, come da accordi, si è diretto verso noi docenti che lo stavamo aspettando. Non ci è stato concesso nemmeno il tempo di presentarci che lui, con toni violenti ed inquisitori, ci ha chiesto ad alta voce: “Siete vaccinate?”. Per un attimo siamo rimaste ammutolite, con gli occhi sgranati, ma lui ha subito rinnovato la domanda, quasi urlando, con un fare sempre più intimidatorio: “Siete vaccinate???”. Nei suoi occhi e nella sua voce vibravano un disprezzo e una rabbia tangibili. Ha proseguito sbraitando dinanzi ai nostri volti esterrefatti: “Io con i non-vaccinati non parlo! Non mi portate i non-vaccinati!”.
Ci siamo sentite come dei vermi che avrebbe schiacciato volentieri se solo avesse potuto. Purtroppo le mie parole non riusciranno mai a rendere la durezza e l’aggresività di quei toni e il carattere violento, quasi irreale, di quella scena. Mentre Bonaccini ci esortava a “toglierci dal cazzo” (sic!), si è intromesso anche il sindaco Gnassi che, con le stesse maniere galanti del suo compagno e collega, mi ha spintonato e ha intimato perentoriamente a me e alle mie colleghe di andarcene subito. Trovandomi faccia a faccia con il sindaco (che ho contribuito a far eleggere per ben due mandati e che fino a qualche tempo fa stimavo per l’impegno e la dedizione profusi per migliorare e valorizzare la nostra città), mentre mi cacciava come una reietta senza neanche avermi dato la possibilità di parlare, gli ho detto che mia madre era un’ex alunna di sua madre, una straordinaria insegnante di lettere che mia madre ha amato per i suoi ideali di uguaglianza e giustizia, che sapeva trasmettere ai suoi studenti; la sua risposta è stata: “Non me ne frega un cazzo di chi sei figlia! Toglietevi dai coglioni!”.

Meditate! ha detto...

...segue
Sapere la mia identità interessava molto invece a qualcun altro poco distante. Infatti, mentre mi allontanavo in uno stato di forte agitazione e smarrimento, due uomini mi hanno seguito: erano due agenti della Digos, in borghese, che mi hanno chiesto i documenti e li hanno fotografati.
Mi chiedo come dei politici possano aver tanto smarrito il senso della loro missione al punto da negare aprioristicamente il dialogo a chi non la pensi come loro, sostituendolo con aggressioni verbali, turpiloquio e spintoni. La storica lotta della sinistra per i diritti di tutti dove si è smarrita? Meschino ed ipocrita riempirsi la bocca di belle parole quando si tratta di donne afghane, migranti e lgbt (gruppi sociali che hanno il sacrosanto ed inalienabile diritto, come tutti gli esseri umani e tutte le altre specie viventi, ad una vita dignitosa e felice) e poi non dire una parola in favore dei propri concittadini così brutalmente discriminati, ma anzi fomentare il clima d’odio contro di essi.
Mala tempora currunt: sed peiora parantur?
Rimini, 30/08/2021
Un’insegnante precaria”

Anonimo ha detto...

Bene ma non benissimo. L’Università di Trieste, dove evidentemente si tengono corsi di zelo comparato, obbedienza supina, trinariciutismo applicato, stacca tutti e sancisce: Green Pass anche da remoto, se uno studente non ce l’ha non può sostenere gli esami neanche da casa sua. È la follia sanitaria che mancava: leggerissimamente politicizzata, forse, ma per la sicurezza di tutti, questo ed altro.

Bene, ma non benissimo: fossimo nel Rettore, davvero magnifico, fatto trenta faremmo trentuno: non basta avere il Green Pass anche da casa, occorre dimostrare di esserne fieri, felici, convinti. Se no a che serve? No, dico, se tu hai il lasciapassare regolamentare ma resti tiepido, se non ti esalti, se non ne fai una bandiera di civiltà, se insomma non lo usi come la Bibbia laica per convertire gl’infedeli, a colpi di QR, a che ti serve? E, soprattutto, chi ti assicura che, in caso, non ti infetti e non diventi contagioso comunque? Sai, la storia delle energie negative, del portare sfiga, tutta quella roba lì. Come cantava Jannacci: “E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al rettore”.

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/opposti-fanatismi-lultima-cosa-che-serve-e-incendiare-il-clima/

Anonimo ha detto...

Mi fa tornare in mente il famigerato libretto rosso di Mao.

Anonimo ha detto...


Dispiace per il brutto episodio.
Mettere però tra le categorie o meglio i gruppi che hanno il "sacrosanto diritto" di essere tutelati nei loro diritti, come tutti gli esseri umani, "donne afgane, migranti, lgbt", tutti sullo stesso piano, mostra una certa confusione di concetti, purtroppo oggi assai diffusa.
Nessuna di queste ha un diritto naturale all'accoglienza dei loro "diritti". Meno di tutti
i viziosi. Se le donne afgane sono di nuovo vittime di un regime ottuso e brutale, ci dispiace per loro ma non sta a noi risolvere i loro problemi. Noi italiani avevamo l'obbligo morale di accogliere i nostri collaboratori afgani e le loro famiglie perché in pericolo di vita.
Ma questo era l'unico "obbligo".
Forse l'episodio di cui è stata vittima potrebbe chiarire le idee alla persona in questione, almeno sulla vera natura di questi esponenti neo-comunisti.
Tanti intellettuali di sinistra sono vittime dei loro miti, non si rendono conto che la loro realizzazione richiede sempre una violenza radicale ed estrema.

Anonimo ha detto...

"Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni '90 era sempre aumentato, nell'ultimo ventennio è invece in diminuzione...

È l’inversione dell’effetto Flynn.
Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei paesi più sviluppati.
Molte possono essere le cause di questo fenomeno.
Una di queste potrebbe essere l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l'impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso.

La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.

La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell'espressione.
Solo un esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.

Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.

Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.

La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell - "1984"; Ray Bradbury - "Fahrenheit 451") hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.

Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale?
Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro?
Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto?

Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.

Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.

Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza."
- Christophe Clavé

Anonimo ha detto...

Non è una confusione di concetti ,è la la ricerca dello sfascio perseguita con determinazione.Questo disegno è sicuramente di quasi tutta la sinistra ma anche la destra non ne è del tutto immune. Leggo oggi sul Giornale riguardo alla legge dello stato del Texas che mira a ridurre drasticamente il voto per posta ."La legge prova a scoraggiare il popolo dem a recarsi alle urne"dice il GIORNALE, ma è esattamente il contrario.La legge vuole limitare il voto per posta ed incentivare la gente a recarsi alle urne.Visto anche che la validità del voto per posta è praticamente impossibile da controllare .Vero Biden?

che confusi.. ha detto...

Infatti!
Vi ricordate i politici copioni nostrani che fecero votare per posta gli italiani all'estero con il risultato che alcuni ricevettero due o tre cartelle cadauno?

Anonimo ha detto...

Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti.
.......................
certo è una proposta geniale, averci pensato prima !
e come fare questo ? col bavaglio ? che soffoca ogni volontà di espressione sia verbale che mimica, e danneggia cuore polmoni e cervello ? e fa sentire ei essere schiavi senza rimedio e senza più un limite di tempo alla tortura ?
anche nelle chiese ?