Paola Cortellesi è stata ospite della Luiss, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico con un intervento in chiave ideologica tuttora nelle mani della sinistra. L'attrice si è spesa in un monologo incentrato sugli stereotipi sessisti a suo dire presenti nelle fiabe che sono diventate iconiche nel tempo. Il suo intervento mostra, l'ossessione della sinistra per la cancel culture, In questo caso è toccato a Biancaneve, che secondo l’attrice e regista era trattata come “una colf” dai nani. Non sono mancate reazioni di cui diamo di seguito un esempio (non lo si poteva dir meglio(... Mi viene in mente un recente commento di Salvini sul flop del lungometraggio animato Wish, della Disney, vittima dell’"eccesso di politically correct". Stravolgere fiabe e miti deturpandoli come fanno alla Disney da almeno 50 anni alla lunga non paga e non porta lontano. Occorre tenere i piccoli lontani da questo scempio e raccontiamo loro le fiabe nelle versioni originali. All’interno delle fiabe, se non vengono edulcorate e quindi snaturate dei loro contenuti più inquietanti che sono però anche i più significativi, si possono rintracciare alcuni elementi comuni, archetipici, temi ricorrenti, che possono aiutare il bambino a confrontarsi con sé stesso e ad affrontare e placare paure e inquietudini. Ed è così che il racconto fiabesco più di tutti gli altri diventa un fondamentale strumento di crescita e di consapevole confronto con il mondo degli adulti.
Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica che caratterizza la nostra epoca.
"Biancaneve faceva la colf...".
La predica femminista della Cortellesi
Gentile Paola Cortellesi,
mi permetta una riflessione sulle Sue considerazioni inerenti la favola di Biancaneve che a Suo parere sarebbe sessista in quanto, la bella fanciulla protagonista, avrebbe fatto da colf ai sette nani.
Innanzi tutto Le faccio notare che fare la colf non è un disonore ma un lavoro dignitoso come tutti i lavori onesti.
Sicuramente non sarà la massima aspirazione professionale per donne e uomini (sì perché vi sono anche molti uomini che svolgono tale mansione) ma non tutte hanno avuto la fortuna che ha avuto Lei. La fortuna di nascere bella, di avere un innegabile talento e soprattutto di avere la capacità di ruffianarsi a destra e a manca (nel Suo caso solo a manca) per ottenere visibilità e successo. Ma ciò non toglie che chi passa il battitappeto su quel red carpet sul quale sfilano quelle come Lei agghindate in mises firmatissime e luccicanti di gioielli, svolga un lavoro meno dignitoso.
Ma torniamo a Biancaneve. La fanciulla aveva tutte le caratteristiche per diventare una “Cortellesi d’Antan”. Era bellissima ed era pure una principessa, quindi poteva aspirare ad un trampolino di lancio in società non indifferente.
Però a causa di una cattiva matrigna, la nostra Biancaneve si ritrovò abbandonata in un bosco e ivi rimase viva per miracolo, cioè salvò la pelle solo grazie alla pietà di un uomo, il guardiacaccia di corte, che disobbedendo agli ordini della sua padrona (la matrigna di Biancaneve) non uccise la fanciulla.
E già qui, volendo fare l’esegesi della favola in chiave moderna, come ha fatto Lei, potremmo dire che il femminicidio fu commissionato da una donna ma non ebbe luogo solo grazie al buon cuore di un maschio. Ma lei si è guardata bene dall’evidenziare ciò perché questo particolare non è propedeutico (anzi sconfessa) la narrazione mainstream femminarda (uomo cattivo e violento /donna buona e indifesa) della quale Lei si è erta a profetessa.
Ma veniamo al nocciolo del “problema” da lei sollevato. È vero che nella favola Biancaneve si rimbocca le maniche e si occupa delle faccende domestiche per i sette nani, ma lo fa volontariamente e lo fa perché i sette nani che ogni giorno si rompono la schiena per 14 ore in miniera, l’hanno amorevolmente ospitata nella loro modesta casetta.
Quello che emerge da questa favola è la storia di una donna che è sfuggita alla furia omicida di un’altra donna grazie ad un uomo e che è sopravvissuta grazie al buon cuore di altri uomini che la hanno ospitata disinteressatamente e lei da donna dignitosa ha provveduto ad operarsi per ricambiare l’ospitalità ricevuta.
Ma forse a Lei cara Cortellesi sarebbe piaciuta una Biancaneve che una volta installatasi nella casetta dei sette nani avesse chiesto la separazione in tribunale e preteso di avere la casa assegnata e un assegno da parte dei sette nani per il suo mantenimento!
Ma ciò succede nella realtà, non nella favole. Purtroppo!
Cordiali Saluti, Alberto Mascioni.
26 commenti:
La Cortellesi afferma che Biancaneve faceva la colf sfruttata dai nani.
Belen ci fa invece sapere che vive in una società patriarcale e che se il suo sedere non è più sodo allora viene sorpassata da colleghe più giovani e belle.
Niente da fare, lo sport nazionale su cui blaterare e riempire le pagine dei giornali ormai è questo: " Er patriarcato".
La prima, che era una brava comica, ormai sta prendendo la strada della Murgia, ovvero quella di spacciare per intellettualità la propria mediocrità conformista e politicamente corretta.
Inutile stare a sottolineare che soggetti simili non hanno le categorie per leggere il valore simbolico dei racconti tradizionali.
La seconda, accusa di maschilismo un sistema che le ha permesso ricchezza e fama, proprio sulla base di quel requisito di cui si lamenta.
Fenomeni.
Chissà cosa avrebbe pensato di questa "storia triste" dei nostri giorni la grande Cristina Campo.
Lei partiva dalla fiaba e creava un viaggio affascinante, che portava nuova luce su quel che credevamo di sapere.
Fiaba è sinonimo di fratelli Grimm; Jacob e Wilhelm, due secoli fa, raccolsero le storie della tradizione tedesca e le portarono sino a noi.
È sinonimo di Italo Calvino che, nel 1956, fece lo stesso con i racconti popolari italiani degli ultimi cent’anni, trascrivendoli in una lingua comprensibile a tutti nel volume Fiabe italiane.
Queste storie hanno vari tratti caratterizzanti: nel contenuto, nella struttura, nella forma.
In tanti ne hanno scritto, tra questi un posto d’onore spetta proprio alle riflessioni di Cristina Campo.
Nel saggio "In medio coeli" si sofferma, tra gli altri aspetti, sull’importanza del viaggio in questo tipo di narrazione.
Hänsel e Gretel, Biancaneve, Raperonzolo, I musicanti di Brema… i protagonisti di questi e molti altri racconti lasciano la propria casa per andare incontro all’ignoto.
Nelle fiabe, come si sa, non ci sono strade.
Si cammina davanti a sé, la linea è retta all’apparenza.
Alla fine quella linea si svelerà un labirinto, un cerchio perfetto, una spirale, una stella - o addirittura un punto immobile dal quale l’anima non partì mai, mentre il corpo e la mente faticavano nel loro viaggio apparente. Di rado si sa verso dove si vada, o anche solo verso che cosa si vada.
Questo errare è un movimento apparente.
I protagonisti sono convinti di andare verso qualcosa – una principessa nascosta in un castello, un tesoro custodito da un drago – o di allontanarsi da qualcosa – una matrigna malvagia, una famiglia tanto povera da non poter sfamare tutti – ma il percorso che compiono è di un altro tipo.
Il viaggio, in queste storie, è l’occasione per mettersi alla prova, per affrontare l’ignoto, per incontrare parti di sé e del mondo di cui si ignorava l’esistenza.
In questo peregrinare protagonista è l’esperienza, non la meta da raggiungere.
Tanto che, scrive Cristina Campo, «la meta cammina dunque a fianco del viaggiatore».
A posteriori sono più che felice di non amare la Cortellesi né avere visto il suo film.
L'ideologia è un brutto mostro.
"A chi va nelle fiabe la sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile. Sperare e affidarsi sono cose diverse quant'è diversa l'attesa della fortuna mondana dalla seconda virtù teologale. Chi ripete ciecamente, ostinatamente «speriamo» non si affida: spera solo, realmente, in un colpo di fortuna, nel gioco momentaneamente propizio della legge di necessità. Chi si affida non conta su eventi particolari perché è certo di un'economia che racchiude tutti gli eventi e ne supera il significato come l'arazzo, il tappeto simbolico supera i fiori e gli animali che lo compongono.
Vince nella fiaba il folle che ragiona a rovescio, capovolge le maschere, discerne nella trama il filo segreto, nella melodia l'inspiegabile gioco d'echi; che si muove con estatica precisione nel labirinto di formule, numeri, antifone, rituali comune ai vangeli, alla fiaba, alla poesia. Crede costui, come il santo, al cammino sulle acque, alle mura traversate da uno spirito ardente. Crede, come il poeta, alla parola: crea dunque con essa, ne trae concreti prodigi. Et in Deo meo transgrediar murum.
La lunga fedeltà del folle, da ascetica e mistica, diventa alla fine apostolica. Al termine della sua discesa agli Inferi, della sua salita al Carmelo, lo attende la misura traboccante, il mondo per soprammercato. Non soltanto l'oggetto del suo impossibile amore ma tutti quelli a cui seppe rinunciare per esso. Non soltanto la sua vita che non volle salvare ma le vite di tutti quelli che ebbero parte - buona o cattiva - alla santa avventura. Il bosco disincantato si anima di figure. Sorgono pallide, dal loro bagno di sangue, le mogli di Barbablù. Persino i teneri, i furbi animalucci che servirono l'eroe come istinti sottili, riacquistano grazia, dignità umane... Terra nuova, cieli nuovi intorno a uno spirito trasformato"
(Cristina Campo)
E Biancaneve disse: «O uomini estremamente bassi, restate qui a spicciar casa e cucinare; oggi vado io in miniera a sfracicarmi i polmoni!».
La sinistra stravolge le fiabe ultrasecolari per piegarle al suo sordido e menzognero disegno ideologico, e questa Paola Cortellesi ne è un esempio lampante : bene ha fatto Alberto Mascioni a farle un severo cazziatone, meritatissimo.
Mi sento poco amante delle favole. Abbiamo una lunga storia da raccontare ai nostri piccoli : la storia della salvezza che è racchiusa nel vecchio Testamento. Fatti mirabolanti , angeli, anni nel deserto, il mar Rosso che si apre per lasciar passare il popolo eletto. E poi la vita di Gesù e magari anche i Vangeli apocrifi. E gli Atti degli Apostoli. E i viaggi di san Paolo , i suoi miracoli e le sue avventure
E poi tutte le vite dei santi, i santi questi sconosciuti : esempi di fede , di virtù e di coraggio...
P.S. Ho visto in libreria il nuovo libro di Augias su San Paolo. Dopo il libro blasfemo sulle ultime ore di Gesù non ho avuto il coraggio di acquistarlo. Ma c'era vicino a me un giovane serio e compunto che, dopo aver riflettuto , lo ha acquistato.
Avrei voluto urlargli FERMATI !
se vuoi conoscere San Paolo prendi in mano il Nuovo Testamento e imparerai a conoscerlo !
E comunque "fare la colf ai sette nani" è un'attività dignitosissima. Il vero stereotipo da sradicare è il classismo radical chic.
"Chissà cosa avrebbe pensato di questa "storia triste" dei nostri giorni la grande Cristina Campo"
Ancora con le celebrità adelphiane...tante vale osannare Tucho
Abbiamo una lunga storia da raccontare ai nostri piccoli : la storia della salvezza che è racchiusa nel vecchio Testamento.
Ok. Ma, con tutto il rispetto per la Scrittura, non è che raccontare le favole rappresenti un'alternativa...
Non si capisce cosa c’entri con la Chiesa, ma ormai, pur di far polemica, va bene tutto.
Non sono d'accordo. Intanto l'intenzione dello scritto non è polemica ma critica seria e motivata.
Inoltre mi pare normale che, come credenti, siamo interpellati anche come cittadini nelle questioni politiche e culturali e nelle derive che caratterizzano la nostra epoca, del tutto speculari - direi anche consequenziali - della crisi di fede che ci attanaglia...
uno sguardo di sufficienza verso gli umili, non basterà per fare di Lei la nuova Virginia Woolf .
Infatti la scrittrice non nascondeva l'alterigia con cui guardava la servitù .
l 10 gennaio 1977 moriva a Roma Cristina Campo, nom de plume di Vittoria Guerrini, nata a a Bologna il 28 aprile 1923, scrittrice e poetessa. Personaggio controverso, fondò la sezione italiana di Una Voce e organizzò nella Città Eterna la resistenza alla messa nuova che culminò con la stesura del "Breve Esame Critico del Novus Ordo Missæ" del padre Guérard des Lauriers (aprile/maggio 1969), con l'intervento di mons. Domenico Celada e di mons. Renato Pozzi per la parte liturgica. Il B.E.C. fu sottoscritto dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, che lo presentarono a Paolo VI nel giugno 1969. Ci furono anche le adesioni verbali dei cardinali Pietro Parente, Pericle Felici e Dino Staffa.
- Non fu certo una "cattolica integrale" (nome che oggi viene affibbiato a cani e porci), E NEPPURE uno stinco di santa, ( del resto non pretendeva di esserlo) ma fu l'artefice della prima e autorevolissima opposizione cattolica al rito montiniano. Preghiamo per la sua anima.
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- Per approfondire la figura di Cristina Campo: don Francesco Ricossa, "Cristina Campo o l'ambiguità della tradizione".
- https://www.sodalitiumshop.it/epages/106854.sf/it_IT/…
-
- "Breve esame critico del Novus Ordo Missæ"
- https://www.sodalitiumshop.it/epages/106854.sf/it_IT/…
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Ricordo l'anniversario, rinnovando l'invito alla preghiera.
Cristina Campo (Bologna, 28 aprile 1923 – Roma, 10 gennaio 1977). RIP +.
Conosco il libro citato; è molto interessante.
Pie Jesu Domine, dona ei requiem sempiternam.
Le fiabe raccolgono, con semplicità, la sapienza popolare attraverso immagini e simboli, molte di esse ruotano anche intorno alle figure della Sacra Famiglia e degli Apostoli. Beati quei bambini che hanno avuto un padre,una madre, un nonno, una nonna che li hanno intrattenuti regolarmente con queste letture. Pochissime sono le Bibbie per bambini ben riassunte e ben illustrate, una sola ne trovai di racconti biblici ben sintetizzati e ben illustrati, naturalmente inglese, purtroppo per noi , pur essendo il paese cattolico per eccellenza, da quello che abbiamo mediamente prodotto in merito non sembra che il Cattolicesimo abbia ispirato nostri degni artisti nel ridire ed illustrare per l'infanzia almeno i racconti cardinali del Veccho e del Nuovo Testamento. Forse sono io che non li ho trovati, spero.
Giusto ricordare Cristina Campo e le sue belle parole sulla fiaba.
È vissuta in sodalizio con Elemire Zolla, se ben ricordo, uno scrittore a modo suo geniale ma gnostico radicale. Nonostante questo, Cristina Campo ha fatto una grande e buona battaglia per la difesa della Liturgia tradizionale mostrando all'epoca più coraggio di tanti cattolici c.d. irreprensibili.
Dio gliene avrà sicuramente reso merito. Solo Lui sa come scrivere dritto su righe che appaiono storte, almeno in parte, come in questo caso.
Inarrestabile il degrado della intellighentsia femminile, sempre più ottenebrata dalle pseudo-categorie del femminismo, come dimostra la giustamente criticata Cortellessi.
Se la Disney, che ha sposato l'ideologia woke ha perso molti spettatori, tra poco dovesse nominare la Cortellesi tra i testimonial per rialzare i ricavi. Indovinate il risultato...
Mi definisci, in due o tre parole tue l’ideologia woke?
Grazie.
Per il troll che cade dal pero sull'ideologia woke. Basta leggere qualche articolo da questo indice
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/09/indice-articoli-su-transumanesimo-e.html
La sig.ra Cortellesi è una brava comica, ma il meglio lo dà nelle parti da coatta romana che pija er sole a Coccio de morto, e per favore, non bestemmiamo paragonando il suo fortunatissimo film in b/n con i capolavori del cinema neo realista, andiamo, è un insulto all'intelligenza umana, volendo anche a quella artificiale.
"È vissuta in sodalizio con Elemire Zolla": buono a spersi, adesso quella roba lì si chiama "sodalizio". Quanti miei amici e amiche vivono "in soldalizio"! E, ahimé, persino i miei due figli. Ma da oggi sono meno preoccupato: il loro ménage è un bel "sodalizio".
Non fu certo una "cattolica integrale" (nome che oggi viene affibbiato a cani e porci), E NEPPURE uno stinco di santa, ( del resto non pretendeva di esserlo) ma fu l'artefice della prima e autorevolissima opposizione cattolica al rito montiniano. Preghiamo per la sua anima.
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- Per approfondire la figura di Cristina Campo: don Francesco Ricossa, "Cristina Campo o l'ambiguità della tradizione".
- https://www.sodalitiumshop.it/epages/106854.sf/it_IT/…
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- "Breve esame critico del Novus Ordo Missæ"
- https://www.sodalitiumshop.it/epages/106854.sf/it_IT/…
È vissuta in sodalizio con Elemire Zolla, se ben ricordo, uno scrittore a modo suo geniale ma gnostico radicale. Nonostante questo, Cristina Campo ha fatto una grande e buona battaglia per la difesa della Liturgia tradizionale
Cattoadelphismo in purezza, dalla padella conciliare alla brace esoterica, il motivo per cui Calasso l'ha pubblicata.
"Non far caso a CHI LO DISSE, MAI FAI ATTENZIONE A CIO' CHE DISSE"(Imitazione di Cristo).
Il "mestiere" di Dio è scrivere dritto sulle nostre righe storte. Forse Calasso davvero aveva intenzioni carttive. E allora? 2+ 2 è= a 4, sia se il conto lo Stalin, sia se lo fa San Giovanni Bosco.
Leggete il libro di don Ricossa e preghiemo per lei.
Ero convinta che la Luiss fosse un ateneo prestigioso
ACTA EST FABULA
“Lo spettacolo è finito, applaudite!” così terminavano le rappresentazioni nel teatro antico, specie romano.
Il termine “fabula” è abbastanza generico. Nella filologia classica si intende ogni tipo di racconto o di rappresentazione (miti, leggende, romanzi, testi scenici comici o drammatici).
Nella critica letteraria, l'insieme degli elementi che costituiscono il contenuto narrativo di un'opera al quale si contrappone l’Intreccio che è un espediente dell’autore volto a spezzare il ritmo cronologico e logico della vicenda.
La locuzione in esame è riportata da Svetonio e sarebbe pronunciata da Augusto sul letto di morte.
A ben pensarci la nostra personale “Fabula” è proprio la vita terrena, unica e irripetibile, come noi. Questo nostro originale “romanzo” avrà necessariamente una fine, sta a noi, orientando bene la prora verso l’eternità beata a far sì che, come nell’esempio summenzionato, il giorno dell’ultimo atto, chiuso il sipario, il Padre Eterno possa dire per noi agli angeli e ai santi: “acta est fabula, plaudite!” E allora, il nostro, sarà davvero un successo eterno.
Roberto Bonaventura
Elucubrazioni Latine
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