Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 17 ottobre 2025

Abbandonare la Chiesa non ha alcun fascino per chi ama la Tradizione

Nella nostra traduzione da Substack.com. Niente di nuovo per noi. Ma giova riprendere argomenti da rispolverare, anche per chi legge solo ora. La papolatria è la falsa devozione di chi non vede nel Papa regnante uno dei 265 successori di Pietro, ma lo considera un nuovo Cristo in terra, che personalizza, reinterpreta, reinventa il Magistero dei suoi predecessori, accrescendo, migliorando e perfezionando la dottrina di Cristo. La papolatria, prima di essere un errore teologico è un atteggiamento psicologico e morale deforme. I papolatri sono generalmente conservatori o moderati che si illudono sulla possibilità di raggiungere buoni risultati nella vita senza lotta e senza sforzo. Il segreto della loro vita è adattarsi sempre, per trarre il meglio da ogni situazione. Per loro è tutto tranquillo e non c’è da preoccuparsi di nulla: la realtà per essi non ha mai i caratteri di un dramma. Il governo della Chiesa è monarchico, ma il papa non è un monarca assoluto. Il suo potere è limitato dal diritto divino naturale o positivo e dai pronunciamenti solennemente formulati ex cathedra dai suoi predecessori. Precedenti. qui - qui.

Abbandonare la Chiesa non ha alcun fascino
per chi ama la Tradizione

Perché fare del papa il fine ultimo del cattolicesimo è una strada sicura verso la catastrofe
Peter Kwasniewski

Nell'immagine a lato: Le porte ovest della Catedral Nueva di Salamanca

Negli ultimi dodici anni (e continuando così), si sente di cattolici che hanno perso o messo in discussione la propria fede perché pensano: "Se un papa può sbagliarsi così tanto, allora la religione cattolica non deve essere vera".
Sicuramente dovremmo essere meno fragili..

Perché il papa dovrebbe essere visto come il "tutto e per tutto" del cattolicesimo? Come l'unica misura di ciò in cui la Chiesa crede e di come dobbiamo vivere e adorare? Questa visione dovrebbe sembrarci francamente bizzarra. Siamo eredi di 2000 anni di tradizione ecclesiastica. Abbiamo la Scrittura che, nonostante le sue oscurità e sottigliezze, insegna con grande chiarezza importanti principi fondamentali. Abbiamo la sacra liturgia, la lex orandi, che da semi apostolici è cresciuta organicamente nei grandi riti d'Oriente e d'Occidente, rendendo notevole testimonianza della lex credendi. Abbiamo gli scritti e la testimonianza di una schiera di santi, tra cui Padri della Chiesa, Dottori e mistici (basti pensare, ad esempio, al Dialogo di Santa Caterina da Siena!); abbiamo centinaia di catechismi reciprocamente coerenti risalenti a prima del crollo conciliare. Quasi ogni papa che abbiamo avuto ha venerato queste fonti e ne ha tratto il proprio insegnamento.

Se, quindi, abbiamo avuto diversi papi meno che eccezionali che si sono rifiutati di orientarsi alle fonti e ai monumenti a cui i cattolici hanno sempre guardato, non significherebbe forse che stanno semplicemente abusando spudoratamente della loro autorità in tutti gli ambiti in cui i papi possono essere imprudenti e fallibili? Non vedo come questo possa cambiare la religione cattolica, a meno che tale religione non venga equiparata all'adozione sconsiderata di ogni opinione, affermazione, capriccio e fiuto di un pontefice regnante.

Continuo a stupirmi che ci siano persone che trattano la distinzione tra insegnamento fallibile e infallibile come meramente accademica, quando l'uno significa letteralmente ha "la possibilità di essere errato" mentre l'altro significa "incapace di essere errato". Le distinzioni tra i livelli di autorità sono in realtà intuitive e hanno cessato di essere intuitive solo perché abbiamo mistificato il magistero.(1)

Sono consapevole che si possono trovare affermazioni esagerate da parte di alcuni papi successivi al Concilio Vaticano I (ad esempio, Pio X) che praticamente equivalgono a "L'Eglise c'est moi". Ma poiché questa posizione in sé non è qualcosa di autorevolmente insegnato o vincolante per noi, appartiene alla categoria della "teologia ufficiale", non alla dottrina cattolica consolidata, tanto meno al dogma – e la teologia ufficiale può certamente contenere errori o omissioni, come spiega così bene Thomas Pink.

La pubblicazione dei miei scritti sull'iperpapalismo ha dato luogo a numerose rivelazioni su quanto alcune persone – soprattutto coloro che mettono in discussione la fede o hanno già abbandonato la Chiesa – abbiano semplicemente identificato il cattolicesimo con la mens del papa regnante, come se la sostanza stessa della fede non fosse conoscibile in alcun modo, a parte ciò che il papa attuale afferma che sia. Continuo a trovare tutto ciò sorprendente.

Cosa succederebbe se un papa, nel suo "Magistero ordinario", contraddicesse il Credo niceno? Butteremmo via il Credo o condanneremmo il papa per averlo contraddetto? Cosa succederebbe se contraddicesse un chiaro insegnamento della Scrittura, su cui c'è sempre stata unanimità? Cosa succederebbe se rifiutasse uno dei venerabili e immemorabili riti liturgici della Chiesa, latino o greco? Mi sembra che non si debba esitare nemmeno un attimo su ciò a cui dovremmo attenerci. Nel momento in cui si afferma che a un papa è consentito discostarsi dalla testimonianza autorevole della tradizione (in cui è racchiuso tutto ciò che la Santa Madre Chiesa possiede, inclusa la Scrittura) o che la sua mente e la sua volontà sopraffanno tale testimonianza a tal punto da renderla totalmente malleabile nelle sue mani, si è già minato il diritto del cattolicesimo di essere sempre e per sempre vero. È spacciato.

L'ironia è questa: più si esalta e si gonfia il papato, più si rende fragile la tesi del cattolicesimo, poiché il tipo di papa che la teoria esige diventa sempre più improbabile o addirittura semplicemente impossibile. Ecco perché l'iperpapalismo sfocia a un certo punto nel sedevacantismo.

L'unico modo in cui la Fede può essere considerata vera, per coloro che la affrontano razionalmente, è se è sempre coerente attraverso i secoli. Sono tra coloro che sono convinti, tra gli altri, da San John Henry Newman che tale coerenza sia presente nella documentazione storica e possa essere accertata dagli uomini di buona volontà. È proprio questa coerenza che troppo spesso è mancata nell'insegnamento non infallibile e nella pratica pastorale dei papi recenti.

"Allora perché non diventare ortodossi?" chiedono alcuni.

Sono romano fino al midollo. Amo il rito romano tradizionale e gli altri riti ortodossi occidentali, e mi trovo molto più a mio agio in essi (così come amo e apprezzo la Divina Liturgia bizantina, a cui ho partecipato assiduamente e in molte lingue, e che ho anche cantato molte volte).(2)

Sono un discepolo di San Tommaso d'Aquino, che batte la tonaca di qualsiasi teologo ortodosso post-patristico. E sebbene ammiri molti santi orientali – cerco di praticare l'ecumenismo del "minimo comune denominatore": ecco perché ho un'icona a casa mia di San Serafino di Sarov, la cui santità non può essere messa in discussione, anche se alcune delle sue opinioni lo devono essere – ciononostante i santi occidentali di ogni secolo sono miei fratelli e sorelle più prossimi.

Sono un musicista che ama il patrimonio della musica sacra occidentale, dal canto gregoriano alla polifonia moderna, comprese le opere per organo a canne degli ultimi secoli. Per varietà, magnificenza e sottigliezza, questo patrimonio supera incalcolabilmente la musica sacra orientale (soprattutto se si esclude il repertorio orientale degli ultimi secoli, cresciuto grazie all'influenza dei compositori occidentali residenti in Oriente!). Per quanto grandiosi siano alcuni edifici ecclesiastici bizantini, mi sento molto più a mio agio nelle chiese romaniche e gotiche d'Occidente. Cito questi vari esempi non per ridurre la Fede alla cultura, ma per parlare dell'intero "fenomeno" della Chiesa romana. È una totalità di vita, cultura, letteratura, lingua, teologia, culto, agiografia.

E poi c'è il bello: se decidessi di andare a Est, a quale dei tanti patriarchi autocefali mi sottometterei? A un gruppo di piccoli papi dall'aspetto elegante (con tanto di pettini liturgici per barbe folte!) e che mantengono intatte le loro gloriose liturgie, ma la cui dottrina non è sempre molto coerente o addirittura comprensibile!

Bellissimo da visitare... ma non è casa mia. La Chiesa cattolica romana è la mia casa spirituale, liturgica ed ecclesiale.

Abbandonare la Chiesa non è nemmeno lontanamente nei miei pensieri, né tantomeno un pericolo imminente e presente. Ed è per questo che sono determinato a combattere con ogni grammo delle mie forze contro qualsiasi gerarca, fosse anche il papa stesso, che minacci o attacchi la fede della Chiesa, così come è sostenuta, insegnata e vissuta in Occidente. Non ha alcuna autorità per farlo. È solo il papa.

E se un papa dicesse (come ha fatto l'ultimo) che tutto ciò che amo della Chiesa latina è "rigido", "nostalgico", "fuori moda", "chiuso alle sorprese" e altre sciocchezze, saprei che è al soldo del diavolo, poiché nessun papa che fosse credente in Cristo e cattolico praticante parlerebbe mai così, o potrebbe anche solo pensare di parlare così.

Vorrei fare un paragone.

Sappiamo tutti che gli Stati Uniti sono profondamente corrotti nella loro cultura. Il cristianesimo autentico qui è sotto attacco incessante da parte del protestantesimo liberale, del capitalismo in fase cancerosa e dell'ideologia woke, per citare solo alcuni dei suoi avversari.

Ora, supponiamo che ci fosse un posto al mondo libero da tali mali; dove la vita fosse, nel complesso, migliore. Un amico potrebbe dirmi: "Fai sempre notare quanto sia corrotto il tuo paese. Perché non te ne vai e ti trasferisci in Tradistan, e la fai finita? Saresti molto più felice lì". Quale sarebbe la mia risposta? "Non mi dispiace visitare il Tradistan, e lo ammiro da lontano, ma l'America è la mia terra, il mio paese, la mia gente. È da dove vengo e dove mi sento a casa. Fa parte di ciò che sono nel profondo. Sono devoto a questo paese con un patriottismo cristiano. Voglio rimanere qui e fare tutto il possibile per aiutarlo. Diventare un espatriato, per quanto attraente possa essere, non fa per me. Anzi, credo di avere l'obbligo, datomi da Dio, di mantenere la mia posizione e di combattere i nemici".

Ebbene, per me è così con la Chiesa latina e, credo, per la stragrande maggioranza dei tradizionalisti latini. Potremmo essere odiati in casa nostra da coloro che si sono rivoltati contro il patrimonio e il nome della nostra famiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarla; e se qualcuno ci caccia ingiustamente dalle nostre stanze, ci accamperemo in giardino finché non potremo rientrare. Combatteremo, con tattiche di guerriglia, i barbari a cui è stato permesso di invadere e seminare il caos. In nessuna circostanza ce ne andremmo e semplicemente abbandoneremmo la nostra casa alla loro violenza.

Messa solenne: ah, a casa!
Mi sembra che l'intera discussione sull'iperpapalismo sia stata gravemente confusa da alcuni dei nostri apologeti cattolici che un tempo erano protestanti o ortodossi orientali e che si sentono minacciati (forse persino tentati?) dalle discussioni sulla caparbietà del papa, sulla sua negligenza, sui suoi errori. Sono tentati di abbandonare la Chiesa. Questo, a sua volta, li rende pessimi apologeti perché enfatizzano eccessivamente il papa e il ruolo del papato. Finiscono per equiparare virtualmente il cattolicesimo al papato.

Questa è un'esagerazione malsana. Il papato è una componente chiave della fede cattolica, ma solo una tra tante. Il papa è uno strumento nelle mani di Dio; ma lo sono anche la liturgia, i santi, le devozioni, i catechismi, i Padri e i Dottori della Chiesa, e le comunità di credenti cattolici di cui facciamo parte, dalla famiglia alla parrocchia alla diocesi. Anche il vescovo, se non erro, ha un ruolo che non è riducibile a quello di direttore di filiale del Vaticano, Inc. Ricordiamo tre passi dell'intramontabile San Vincenzo di Lerino:

Ho quindi spesso chiesto con fervore e attenzione a moltissimi uomini eminenti per santità e dottrina come e con quale regola sicura e per così dire universale potessi distinguere la verità della fede cattolica dalla falsità della pravità eretica; e ho sempre, e in quasi ogni caso, ricevuto una risposta di questo tenore: che se io o chiunque altro desideriamo scoprire le frodi ed evitare le insidie degli eretici man mano che sorgono, e continuare sani e completi nella fede cattolica, dobbiamo, con l'aiuto del Signore, rafforzare la nostra fede in due modi: in primo luogo, con l'autorità della Legge Divina, e poi, con la Tradizione della Chiesa Cattolica.

È un autentico cattolico colui che rimane saldo e ben fondato nella fede, che decide di credere a quelle cose, e solo a quelle cose, che è sicuro che la Chiesa cattolica abbia universalmente e fin dai tempi antichi... È quindi un obbligo indispensabile per tutti i cattolici che desiderano dimostrare di essere veri figli della Santa Madre Chiesa aderire alla santa fede dei Padri, preservarla, morire per essa e, d'altra parte, detestare le novità profane degli uomini profani.

Ma qualunque cosa un insegnante sostenga, diversa da tutte o contraria a tutte, sia egli santo e dotto, sia egli un vescovo, sia egli un confessore, sia egli un martire, sia essa considerata una sua immaginazione privata e separata dall'autorità della comune, pubblica, generale persuasione, affinché, secondo l'usanza sacrilega degli eretici e degli scismatici, rigettando l'antica verità del Credo universale, non seguiamo, con estremo pericolo della nostra salvezza eterna, l'errore appena inventato da un solo uomo.

L'argomentazione di San Vincenzo, che è giusto dire sia sostenuta in una forma o nell'altra da tutti i Padri della Chiesa, non è incompatibile con le diverse tradizioni locali di preghiera, di espressione teologica o di pratiche ascetico-mistiche, a condizione che non si contraddicano sostanzialmente. Ma certamente esclude la pura novità che contraddice ciò che è già divinamente donato; esclude il cambiamento inteso come mutazione evolutiva.

Nei tempi moderni, una mentalità riduzionista è all'opera in tutti gli ambiti della vita e del pensiero; non dovremmo sorprenderci di vederla insinuarsi nelle discussioni su dottrina e liturgia. Così poco olismo, così tanti presupposti meccanicistici. La capacità di vedere il tutto e di considerare le cose come un tutto sembra rara, quando un tempo sarebbe stata del tutto ordinaria. La Tradizione è un tutto che è maggiore della somma delle sue parti; così è il dogma; così è la liturgia.

Il nostro pensiero sul papato deve provenire da un istinto più profondo del positivismo giuridico, più profondo del riduzionismo utilitaristico, più profondo del volontarismo governativo caratteristico dell'epoca moderna. Proprio come dobbiamo riconoscere che i sacramenti non possono essere ridotti alle loro condizioni di validità, relegando tutto il resto a mero abbellimento, così, analogamente, il confronto tra cattolicesimo romano e ortodossia orientale non può essere ridotto a poche posizioni intellettuali binarie:

"Dato che entrambi sostengono le stesse dottrine riguardo ai sacramenti, allora se credi a X riguardo al papa, dovresti essere cattolico romano, mentre se credi a Y riguardo al papa, dovresti essere ortodosso orientale." (Un commentatore più sottile potrebbe aggiungere che anche la tua convinzione di X o Y riguardo al filioque, al purgatorio, all'Immacolata Concezione, ecc., è rilevante.)

In realtà, stiamo parlando di una scelta tra due tradizioni in carne e ossa, che include, ovviamente, le loro posizioni dottrinali, ma che comprende molto, molto di più. La consapevolezza di questa incommensurabile profondità e ampiezza onnicomprensiva della tradizione ha anche il vantaggio di essere più rispettosa: non c'è bisogno di sputare sugli ortodossi per dire che non sceglieresti mai di unirti a loro.

Tornando al nostro punto di partenza: se c'è qualcosa di estremamente malsano nell'iperpapalismo, non sarebbe del tutto in linea con i noti metodi della Divina Provvidenza orchestrare la storia in modo tale da disabituare i cattolici di rito latino, anche se ciò significasse molto dolore e difficoltà? Le dipendenze di qualsiasi tipo sono dannose, quindi dovremmo volerle abbandonare; eppure è doloroso liberarsi dalla sostanza che crea dipendenza. Dopotutto, era bello tifare per il papa ("Giovanni Paolo II, ti amiamo!") ed era confortantemente facile mettere un segno di uguale tra lui e la Fede.

Guardando al crescente scempio postconciliare, possiamo dire che non solo i teologi, ma persino i "cattolici Jane e Joe" sono chiamati a rivedere la loro immagine semplicistica del papato. Come tante cose che vediamo nelle pagine della storia della salvezza, il fatto che Dio permetta certi mali e il Suo suscitare una risposta ecclesiale a essi è una severa misericordia che porta guarigione a un grave disordine. Come può questo non essere positivo e utile per noi, sia a breve che a lungo termine?

Ora, più che mai, è un momento grande e glorioso il fatto di essere cattolici di rito latino, resistendo ai carcerieri della tradizione.(3)
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1 Per la trattazione migliore e più succinta dell'intera questione, vedere il libro Disputed Questions on Papal Infallibility del dott. John Joy.
2 Per quanto riguarda i cosiddetti “ortodossi occidentali”, la loro liturgia è già compromessa dall’inserimento artificiale e anacronistico di un’epiclesi nel Canone Romano, una decisione basata o su una dottrina liturgica della metà del XX secolo, ormai esplosa, o su una falsa teologia della consacrazione.
3 Questa è una traduzione legittima della frase “traditionis custodes”.

2 commenti:

Il Santo del giorno ha detto...

17 ottobre - San Ignazio di Antiochia,
vescovo e martire. (35 circa – 107 circa). Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria, terza città per grandezza del mondo antico mediterraneo.

"Cercate di piacere a Colui per il quale militate e dal quale riceverete la mercede. Non si trovi tra voi nessun disertore. Conservate il vostro battesimo come scudo, la fede come elmo, la carità come lancia, la pazienza come armatura" (Polic., 6, 2).

"Sii sobrio come atleta di Dio. Il premio è l'immortalità e la vita eterna, nella quale anche tu credi fermamente" (Polic., 2, 3).

"II cristiano non è padrone di se stesso, ma è a disposizione di Dio" (Polic., 7,3)

"Io cerco Colui che è morto per noi; io voglio colui che per noi è risorto" (Rom., 6, 1).

"Come il pilota invoca i venti ed il navigante, sbattuto dalla tempesta, anela il porto, così il tempo propizio invita te ad andare a Dio" (Polic., 2,3).

"E' bello tramontare al mondo e risorgere in Dio" (Rom., 2, 2).

Anonimo ha detto...

Nell'insieme Chiesa si è andati di male in peggio e questo insieme è venuto meno all'insegnamento del Signore Gesù Cristo. Solo un piccolo resto sta lottando dove, quanto e come può.