Mi è capitato, scorrendo distrattamente i social, di imbattermi in un post che ha catturato la mia attenzione più del previsto. L’immagine mostrava due sfere luminose unite da un filo di energia e portava una frase curiosa: «I fisici scoprono un effetto quantistico in cui le decisioni prese nel presente sembrano modificare gli eventi del passato».
La spiegazione era semplice e suggestiva. Nel mondo delle particelle, la scelta di osservare un fenomeno sembra influenzare ciò che quel fenomeno era già stato. Un pensiero che a prima vista pare fantascienza, eppure appartiene al linguaggio della fisica contemporanea.
Forse, con l’avvicinarsi di novembre, la mente è già orientata verso i defunti, verso quel mistero del tempo che si apre sull’eternità. L’eco di quel post mi ha condotto spontaneamente al pensiero del purgatorio. In quel luogo dell’anima, il tempo non scorre più come sulla terra, ma diventa profondità. Lì la misericordia di Dio opera come una luce che penetra il passato, risana le ferite e ricompone la vita in un’armonia nuova.
Il purgatorio è il tempo della misericordia che rilegge. Dio non distrugge ciò che è stato, lo purifica con dolcezza, lo trasfigura. Ogni dolore, ogni errore, ogni rimpianto viene immerso nella pienezza del suo Amore. È come se la grazia di oggi toccasse le ore di ieri, dando loro un significato redento. Così la preghiera per i defunti diventa un atto d’amore che attraversa il tempo. Ogni Messa, ogni suffragio, ogni Rosario recitato con fede è un raggio che raggiunge chi si purifica, una carezza che discende nel passato dell’anima amata e la conduce verso la luce.
San Tommaso d’Aquino insegna che in Dio non esiste successione di istanti. Egli vive in un eterno presente. L’anima che entra nel purgatorio è come immersa in questo atto unico di Amore, che unisce in sé tutto ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Il Sangue di Cristo, versato una volta per sempre, tocca ogni tempo. In quell’unico sacrificio tutto trova il suo compimento, ogni storia viene raccolta, ogni colpa purificata, ogni ferita guarita.
Pregare per i defunti significa partecipare a questo mistero del tempo redento. Le nostre preghiere non vanno verso il passato, ma verso Dio, che contiene il passato, il presente e il futuro. Egli le accoglie e le diffonde là dove la sua misericordia vuole giungere. In questa comunione che attraversa i secoli, la Chiesa terrena e quella purificante si sostengono a vicenda, in un unico respiro di amore.
Il purgatorio rivela che l’amore è più forte del tempo. Le nostre preghiere non sono gesti che si perdono nel silenzio, sono fili che uniscono le due sfere della vita terrena e della vita eterna. L’immagine che avevo visto sui social si è trasformata così in una parabola spirituale: due mondi che si toccano, una luce che scorre in entrambe le direzioni, un legame che nessuna morte può spezzare.
Nel mistero del purgatorio, Dio riscrive la storia di ciascuno con la penna del suo Sangue. Ogni atto d’amore, ogni sacrificio, ogni perdono dato o ricevuto, diventa un frammento di eternità che brilla nel tempo. Tutto ciò che abbiamo vissuto viene abbracciato, tutto ciò che è rimasto incompiuto viene colmato, tutto ciò che è ferito trova pace. È il tempo redento, in cui la misericordia di Dio si fa Signora del passato e l’amore diventa la vera legge dell’universo.
don Mario Proietti
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