Oltre che per un ampia analisi sulla tradizione, che ben si allaccia ai temi trattati da questo blog, l'articolo che segue è utile anche per rettificare un errato e deleterio concetto di Tradizione, sull'onda della influenza di Guénon, ancor oggi presente tra alcuni “tradizionalisti”.
Tradizione, Tradizione cattolica, Falsa tradizione
di Paolo Pasqualucci
di Paolo Pasqualucci
SOMMARIO: 1. Il concetto di tradizione. - 2. Tradizione cristiana e non “giudaico-cristiana”. - 3. Definizione di Tradizione cattolica. - 4. La Tradizione cattolica non contiene nulla di segreto, non è esoterica. - 5. La nozione esoterica di tradizione è irrazionale e falsa. 5.1 Lo stravolgimento del significato della Croce da parte di Guénon.
Che cosa si intende per tradizione lo si dà in genere per scontato e lo si lascia all’intuizione. Non sarà male, tuttavia, tentarne una definizione.
1. Il concetto di tradizione. Innanzitutto, l’idea di tradizione include quella di determinati valori, tramandati e mantenuti nel corso delle generazioni. Tramandati e mantenuti, quindi insegnati e fatti rispettare come valori che costituiscono il fondamento inalterabile di una determinata concezione del mondo e quindi del modo di vivere di una determinata società, intesa globalmente come popolo. La tradizione si sostanzia, infatti, nel costume. L’idea di tradizione è dunque connessa a quella di valore e costume. Qui non si lascia spazio ad una determinazione soggettiva di che cosa sia il valore: il valore mantenuto dalla Tradizione è proprio quello che si impone per il fatto stesso di fondare la tradizione e di appartenerle, al di sopra e al di là di quello che possano pensarne i singoli individui, che anzi devono riconoscerlo ed ottemperarvi.
I valori espressi nella tradizione costituiscono la verità della tradizione stessa. Essi sono sentiti come degni di appartenere alla tradizione per il fatto di esser veri, perché si ritiene che in essi si esprima una verità di carattere religioso e morale o solo religioso o solo morale o morale e politico o solo politico od infine solo di costume: una verità comunque oggettiva, che appartiene alla cosa in quanto tale, indipendentemente dal flusso e riflusso delle opinioni e degli eventi. La verità che si sente nei valori della tradizione equivale alla loro conformità all’idea della giustizia: i valori della tradizione sono giusti, questa è la loro verità, ed è giusto osservarli e conservarli.
I valori espressi nella tradizione costituiscono la verità della tradizione stessa. Essi sono sentiti come degni di appartenere alla tradizione per il fatto di esser veri, perché si ritiene che in essi si esprima una verità di carattere religioso e morale o solo religioso o solo morale o morale e politico o solo politico od infine solo di costume: una verità comunque oggettiva, che appartiene alla cosa in quanto tale, indipendentemente dal flusso e riflusso delle opinioni e degli eventi. La verità che si sente nei valori della tradizione equivale alla loro conformità all’idea della giustizia: i valori della tradizione sono giusti, questa è la loro verità, ed è giusto osservarli e conservarli.
La tradizione è dunque un sistema coerente di princìpi e comportamenti che costituiscono le norme, scritte o non scritte, dalle quali l’individuo non può discostarsi o sul piano del costume o su quello delle leggi. Riferita a un’istituzione o a una nazione, la Tradizione appare pervasa di una componente epica: atti gloriosi o imprese memorabili, battaglie, guerre.
In quanto tale, la tradizione la ritroviamo in tutti i campi dell’attività umana, nel senso che in ognuno di essi si forma sempre una tradizione da rispettare; anche, p.e., tra i criminali, onde possiamo parlare di tradizioni buone o cattive, come sono quelle dei malvagi associatisi per delinquere. Le tradizioni cattive, che sono di diverso tipo, o quelle del tutto superate, vanno ovviamente combattute ed eliminate o disattese, per quanto è possibile.
2. Tradizione cristiana e non “giudaico-cristiana”. Come espressione di valori positivi, morali e politici, la tradizione è intesa in Occidente ancora come quel complesso di valori che si rifanno al Cristianesimo e che vengono riassunti nel noto slogan: “Dio, Patria e Famiglia”. Questi tre sono considerati, da sempre i valori tradizionali per eccellenza, anche quando sono negati; valori che in Europa, sin da quando ancora esisteva l’Impero Romano d’Occidente, sono stati modellati dal Cristianesimo, come insegnato dalla Chiesa cattolica. Valori, quindi, cristiani e non giudeo-cristiani, come si usa dire impropriamente dopo il pastorale Concilio Ecumenico Vaticano II. Infatti, il “giudeo-cristianesimo” è stato solo un momento iniziale e locale del Cristianesimo, poi rapidamente scomparso. Né si può dire che i valori dell’Ebraismo abbiano concorso con quelli cattolici alla formazione della nostra civiltà, se solo si pensa al concetto di Dio dell’Ebraismo post-cristiano, fermo al Dio unico e al rigetto del vero Messia, nonché alla concezione del matrimonio come contratto risolvibile col divorzio e ad altri aspetti, riguardanti la religione e la morale (per esempio, il “prestito ad interesse”, ammesso dagli Ebrei nei confronti dei Gentili (Dt 23, 20) e non ammesso per tanti secoli dalla Chiesa). In realtà, nei suoi valori, l’Ebraismo si è posto sempre come antagonista di quelli dell’Europa cristiana anteriore allo scisma protestante. Solo con gli indebiti quanto ambigui riconoscimenti del Vaticano II alla religione ebraica, come se fosse ancora portatrice di un’attesa messianica valida, si è tornati a parlare, in ambito cattolico, di giudeo-cristianesimo: concetto artificioso che falsifica a sua volta il Cristianesimo, mettendolo sullo stesso piano dell’Ebraismo, nonostante quest’ultimo rifiuti Cristo a priori.
Solo nella misura in cui si sono assimilati alla civiltà cristiana, gli Ebrei hanno condiviso la nostra stessa tradizione. Il fatto è che non si possono ricomprendere sotto un unico comun denominatore tradizioni fra loro diverse se non addirittura opposte, in tutto o in parte, quanto ai valori professati. Parlare oggi di valori giudeo-cristiani come valori positivi comuni a cattolici ed Ebrei, ed anzi a tutti gli europei, è poi in particolare assurdo, se si pensa che la maggioranza degli Ebrei sono atei e miscredenti, immersi nel materialismo predominante nelle nostre società. Essi concorrono attivamente al sovvertimento “liberal” della nostra civiltà. Politici israeliti come Sarkozy, Cameron e Hollande, sostenuti da gran parte dei rabbini e degli intellettuali ebrei, sono stati decisivi nell’emanare le leggi infami con le quali si è imposta la Rivoluzione Sessuale alle nostre società.
La realtà di tradizioni tra loro confliggenti è impossibile da negare e va anzi sviscerata contro il conformismo ideologico dominante, che ha fabbricato un’idea falsissima di tradizione comune a tutti i popoli, in quanto aspirerebbero tutti da sempre al vero Dio, alla pace universale, alla dignità dell’uomo, alla democrazia; pseudo-verità che l’ideologia “liberal” dominante da qualche decennio impone come unica moneta corrente (a partire dal Vaticano II, corrente anche in ambito cattolico).
Bisogna, invece, accettare la realtà, storicamente costituita dalla contrapposizione frontale delle tradizioni. Così alla tradizione cristiana in generale dell’Europa e delle Americhe e in particolare a quella cattolica, si contrappone la tradizione rivoluzionaria dell’Europa e delle Americhe, nelle sue varie e ben note componenti. Essa mette l’Umanità al posto di Dio e della Patria, il libero amore ed anzi uno sfrenato ed irresponsabile edonismo al posto della famiglia. Tra le due tradizioni non è possibile compromesso alcuno. Il tentarlo, come ha fatto la Chiesa cattolica attuale nell’“aggiornarsi” ai valori e alla mentalità del mondo moderno, significa solo votarsi al suicidio.
Ma cerchiamo ora di stabilire il concetto di tradizione cattolica in senso stretto.
3. Definizione di tradizione cattolica. Visto il concetto di tradizione sopra delineato, quali sono i caratteri in base ai quali possiamo parlare di “Tradizione cattolica” come qualcosa di specifico, che la distingue dalle tradizioni di altro contenuto? La caratteristica della Tradizione cattolica è quella di rappresentare le verità ed i valori contenuti nella dottrina e nella pastorale della Chiesa cattolica, che li propone ed insegna come verità di origine sovrannaturale.
La Tradizione cattolica è cattolica proprio perché mantiene la pretesa di conservare ed insegnare la Verità Rivelata da Nostro Signore Gesù Cristo, Seconda Persona della Santissima Trinità, incarnatosi storicamente nell’ebreo Gesù di Nazareth, che ha dimostrato in parole ed opere di essere il Messia, il Figlio di Dio annunciato nelle profezie dell’Antico Testamento: Dio fatto uomo, simile in tutto a noi tranne che nel peccato .
Dal punto di vista del contenuto, in senso stretto ed autentico, la Tradizione cattolica è pertanto costituita dall’insegnamento di Nostro Signore per ciò che riguarda la fede e i costumi, ossia la religione e la morale, così come tale insegnamento risulta dai Vangeli e dall’insegnamento degli Apostoli, inizialmente solo orale e subito dopo messo per iscritto. Tale insegnamento è costituito dalle fonti scritte e non scritte (Corpo Neotestamentario e fonti non scritte) riconosciute ed accettate dalla Chiesa e si è concluso, come ha sempre ritenuto la Chiesa, con la morte dell’ultimo Apostolo. Le verità di origine sovrannaturale rivelate in questo insegnamento costituiscono da allora il Deposito della Fede, il cui mantenimento è il compito specifico del Sommo Pontefice, dei Vescovi, dei chierici tutti (nonché, per quanto sta a loro, dei fedeli).
Il deposito non può esser stravolto con insegnamenti ad esso contraddittori o comunque con esso incompatibili. Certe verità di fede e della morale possono sempre esser spiegate in modo più chiaro e ciò è avvenuto in genere nelle dispute teologiche che si sono avute in passato nel controbattere le eresie. Approfondimento nella delucidazione del dogma ma mai novità. Come si suol dire, il dogma della fede può enunciarsi nove (in modo “nuovo” quanto agli argomenti usati) ma mai introducendo nova, nuove cose, novità nel contenuto stesso del dogma.
Il deposito non può esser stravolto con insegnamenti ad esso contraddittori o comunque con esso incompatibili. Certe verità di fede e della morale possono sempre esser spiegate in modo più chiaro e ciò è avvenuto in genere nelle dispute teologiche che si sono avute in passato nel controbattere le eresie. Approfondimento nella delucidazione del dogma ma mai novità. Come si suol dire, il dogma della fede può enunciarsi nove (in modo “nuovo” quanto agli argomenti usati) ma mai introducendo nova, nuove cose, novità nel contenuto stesso del dogma.
Faccio un esempio, su un tema d’attualità. L’indissolubilità del matrimonio è, per i cattolici, dogma di fede, essa costituisce una delle verità fondamentali sempre mantenute dalla Tradizione cattolica. Così è stabilito dalla dottrina della Chiesa, che ha riscontri sia nella Sacra Scrittura che nella tradizione non scritta. Questa verità vale sempre, altrimenti non sarebbe stata rivelata da Dio: il matrimonio deve ritenersi indissolubile oggi come lo era nei primi tempi del Cristianesimo, ai tempi degli antichi Romani. Analizzando il concetto nel merito, si vede che non può mutare, questa verità, perché la natura umana è rimasta sempre la stessa, quanto ai suoi bisogni elementari e primari, ai suoi desideri, istinti, passioni (e i peccati sono rimasti sempre gli stessi, pur variando le modalità di esecuzione nelle varie epoche, a seconda del variare dei mezzi a disposizione per offendere).
Il maschio e la femmina sono spinti sempre dal medesimo istinto vitale di accoppiarsi per riprodursi, presente anche negli animali. In noi, ovviamente, tale istinto viene sublimato dalla consapevolezza, dalla sensibilità, dalla cultura, insomma dal contorno spirituale con il quale l’uomo, proprio perché ha l’anima e il pensiero, lo circonda, lo educa, cerca di controllarlo. Ma resta il fatto perenne che lo scopo primario del matrimonio trascende le persone stesse degli sposi, consistendo nella procreazione e nell’educazione della prole. Il reciproco perfezionamento degli sposi ne costituisce lo scopo secondario, sempre e giustamente subordinato al primario. Su questo fondamento la Chiesa ha sempre insegnato a disciplinare la concupiscenza carnale, il cui fòmite, se incontrollato, è altamente distruttivo (come sapeva anche il pensiero classico, nei suoi migliori esponenti); a farla sfogare unicamente nel matrimonio rettamente concepito.
Pertanto, la diversa sfumatura introdotta nella concezione del matrimonio nella costituzione conciliare Gaudium et Spes, sulla Chiesa e il mondo contemporaneo, appare in contraddizione con la Tradizione cattolica in senso proprio o Tradizione della Chiesa. Infatti, da quel testo si evince (all’art. 48.1) che la procreazione non è tanto il fine primario dell’unione, ciò che ne giustifica l’esistenza, quanto il suo “coronamento” (fastigium): l’istituto matrimoniale e l’amore coniugale sono “ordinati alla procreazione ed educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento [iisque veluti suo fastigio coronantur]”. Ecco perché da qualche decennio, nel linguaggio ecclesiale, si parla sempre di matrimonio come “comunità di vita o di amore aperta alla vita” e non più giustificata unicamente per la procreazione e l’allevamento della prole, cioè per il fatto di doversi “aprire alla vita”. L’espressione “fine primario del matrimonio” non si usa nemmeno più. In tal modo, “l’apertura alla vita” non sembra esser posta come un valore secondario rispetto al c.d. “perfezionamento reciproco degli sposi” nella c.d. “comunità d’amore” che è (dovrebbe essere) il matrimonio? E gli effetti disastrosi, in ambito cattolico, di questa mutazione nella concezione del matrimonio, non sono sotto gli occhi di tutti? Bisogna dunque affermare, in ogni caso, che il dettato di GS 48.1 non esprime un concetto del matrimonio pienamente conforme a quello sempre insegnato dalla Chiesa e quindi pienamente conforme alla Tradizione cattolica.
Questa deviazione dalla Tradizione, e quindi dalla retta dottrina, ovviamente non comporta come tale il riconoscimento del carattere di “matrimonio” alle unioni di fatto o convivenze, che restano concubinaggio, né ad ammettere il divorzio. I cattolici che divorzino e si risposino civilmente sono degli adulteri e il commercio carnale con il nuovo coniuge regredisce a fornicazione. Ogni cattolico che scelga di vivere in situazioni del genere offende grandemente Dio e commette peccato mortale. E sappiamo (perché è stato rivelato) che chi muore in peccato mortale va all’eterna dannazione.
Tuttavia, l’aver posto l’accento più sulla comunione di vita e perfezionamento reciproco degli sposi (inteso nella cruda realtà in genere come libertà di “darci dentro” con il sesso per i primi tempi o anni, con ampio uso di contracettivi, salvo poi pensare ad avere un figlio, che magari non viene più perché Dio non si lascia prender in giro) ha favorito il radicarsi di concezioni eterodosse, ben rappresentate nella parte oggi apertamente deviata del clero, venuta prepotentemente alla ribalta nei recenti due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia (2014 e 2015), che tendono di fatto a riconoscere in modo indiretto (concedendo l’uso di Sacramenti quali la S. Comunione) le “comunioni di vita” rappresentate dai divorziati risposati, dalle coppie di fatto, ivi incluse quelle omosessuali!
Quei chierici e quei laici non si rendono conto dell’assurdità delle loro richieste, inaccettabili in sé e in relazione al vero concetto di Tradizione cattolica. Non si rendono conto, a quanto pare, che simili riconoscimenti, i quali non permetterebbero più di distinguere tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, venendo in tal modo a distruggere il fondamento stesso della morale, sarebbero in antitesi radicale con il Deposito della Fede, rappresentando essi la negazione palese, anche se indiretta, dell’indissolubilità del matrimonio, che verrebbe lasciata alla buona volontà dei singoli, quando invece (ci insegna la Chiesa da duemila anni) essa è stata espressamente dichiarata in modo assoluto e senza sfumature da Nostro Signore e dall’insegnamento degli Apostoli. E non si rendono conto che le prese di posizione dell’Autorità Ecclesiastica da loro assurdamente auspicate sarebbero in ogni caso intrinsecamente invalide, dal momento che l’indissolubilità del matrimonio è di diritto naturale oltre che di diritto divino positivo (che è quello contenuto nella Rivelazione) e nemmeno il Papa può andar contro il diritto naturale e il diritto divino, anche indirettamente.
4. La Tradizione cattolica non contiene nulla di segreto, non è esoterica. La Tradizione cattolica esprime dunque al massimo grado il valore cogente di ogni tradizione che si rispetti. E questo perché le sue fonti sono sovrannaturali onde le verità da esse proclamate devono ritenersi alla guisa di dogmi. Questo è un aspetto che non bisogna mai dimenticare. Così come il fatto che tale tradizione coincide con l’insegnamento della Chiesa per ciò che riguarda la fede ed i costumi. Insegnamento pubblico e comprensibile a tutti. Come è stato pubblico e comprensibile a tutti quello di Nostro Signore Gesù Cristo, che non ha mai insegnato nulla né di segreto né in segreto. Alle guardie del Sinedrio che venivano a catturarlo nell’orto di Getsemani, Egli disse: “Siete venuti con spade e bastoni a prendermi, come se fossi un brigante; ogni giorno ero seduto in mezzo a voi nel Tempio ad insegnare, e non mi avete preso” (Mt 26, 55). Egli ha sempre insegnato ed operato in pubblico, in presenza di testimoni ed in modo accessibile ad ogni intelletto normale. A volte ciò che diceva poteva sembrare difficile, in prima approssimazione, od oscuro, come nel caso delle profezie sulla fine di Gerusalemme e sulla fine del mondo, da Lui volutamente intrecciate in un unico discorso. Ma non si tratta di difficoltà ed oscurità tali da cadere nell’ermetismo per iniziati. Tant’è che esiste una tradizione interpretativa, quella riconosciuta dalla Chiesa, che ha spiegato in modo soddisfacente i passi più difficili dei Vangeli mentre, per ciò che riguarda le profezie, ha spiegato quanto a noi è sufficiente comprendere per le necessità della nostra salvezza.
Quest’è, dunque, un altro punto importante da tener presente per il vero concetto di Tradizione cattolica: la Tradizione cattolica non comprende insegnamenti segreti di Nostro Signore o degli Apostoli, impartiti di nascosto con discorsi mai riportati da alcuno o attraverso simboli misteriosi, la cui interpretazione sia da affidare a cosiddetti “iniziati”. Non li comprende, per il semplice motivo che non ci sono mai stati. Nella vera Tradizione cattolica non vi è nulla di esoterico. Non esiste un Cristianesimo per le masse, per i semplici ed ignoranti, ed uno esoterico (“sapienziale”) per gli iniziati. Questo è un modo di intendere la Tradizione cattolica del tutto sbagliato, che possiamo lasciare tranquillamente ai Massoni, che amano pascersi di questo genere di fantasie. Dal Vangelo di S. Giovanni, per esempio, essi notoriamente ricavano le più strane ed incredibili simbologie. Il concetto di tradizione che ritroviamo nella Tradizione cattolica non ha perciò nulla a che vedere con il concetto esoterico di tradizione. Chi crede di poter conciliare tradizione cattolica e tradizione in senso esoterico, erra grandemente.
5. La nozione esoterica di Tradizione è irrazionale e falsa. La nozione esoterica di tradizione vien detta oggi di preferenza “sapienziale”. La tradizione “sapienziale” si riferisce evidentemente ad un’antica “sapienza”, intesa come conoscenza originaria e superiore. Ma quale può essere? Quella contenuta nei Libri Sacri dei Giudei e dei Cristiani? Anche quella, purché opportunamente interpretata alla luce della “vera” conoscenza, che sarebbe quella “sapienziale”. E quale sarebbe concretamente questa “vera” conoscenza, da porsi alla fonte di tutta la “vera” Tradizione? Tale conoscenza andrebbe ricavata dalle credenze e simboli delle antiche religioni, a cominciare da quelle ariane arcaiche, testimoniate nei Rig Veda. Non solo. Queste conoscenze o tradizioni “primitive” (incredibile a dirsi) sarebbero conservate da millenni in un centro iniziatico misterioso o centro supremo occulto, situato originariamente in Asia, nel Tibet, che si sarebbe in qualche modo mantenuto sino ai nostri giorni, anche se non si sa bene dove. Questo “centro supremo” viene individuato dagli esoteristi in vari nomi di località o città mitiche: Agartha, Thule, Luz, etc. riportati nelle varie “tradizioni”[1].
Le credenze di cui sopra svelerebbero, a chi le sa interpretare, i segreti dell’antica sapienza primordiale e quindi il supposto, autentico significato del mondo e della vita. Si tratta di una conoscenza (mantenuta dal misterioso “centro iniziatico”) che richiede un’iniziazione e si basa soprattutto sull’interpretazione dei simboli. Ciò comporta l’esprimersi a sua volta in simboli. Essa elabora significati in modo appunto “sapienziale” ossia sulla base di una “sapienza” non razionale, poiché non opera mediante concetti e dimostrazioni razionali ma per “illuminazioni”, metafore, analogie. Non si affida al logos, al discorso raziocinante, bensì all’eidos, all’immagine, caricandola dei significati più strani. Significati ovviamente non alla portata di tutti ma dei soli “iniziati”, di coloro che sono in possesso della “scienza sacra”, dell’ermeneutica (da iniziati) che permette di (ri)costruire i significati suddetti. Presso diversi suoi cultori, questa cosiddetta “scienza” fa anche largo spazio, come si può facilmente immaginare, a pratiche iniziatiche intrise di magia e occultismo, con i loro tradizionali contorni libertini e omosessuali.
Nell’ottica “sapienziale” propria della tradizione intesa in questo senso falso e deviato, il Cristianesimo non può quindi esser concepito nella sua autentica natura che è quella di essere l’unica ed assoluta fonte della verità, unica ed assoluta perché l’unica a provenire storicamente dal vero Dio, Uno e Trino. La Rivelazione cristiana viene intesa, invece, in modo del tutto errato, come una manifestazione storicamente determinata della “sapienza primordiale”. Quest’ultima le sarebbe anteriore e la ricomprenderebbe. Il Cristianesimo sarebbe espressione di questa “tradizione” sapienziale e pertanto di qualcos’altro rispetto alla verità assoluta di origine divina che esso pretende di rappresentare. La Tradizione cattolica andrebbe perciò (re)interpretata alla luce della “tradizione primordiale”. Ne consegue che il “vero” insegnamento di Cristo e degli Apostoli deve esser quello “sapienziale” o segreto che dir si voglia, racchiuso in simboli il cui significato il volgo dei credenti non può penetrare.
5.1. Lo stravolgimento del significato della Croce da parte di Guénon. È quasi superfluo sottolineare che il contenuto di questa “tradizione primordiale” resta sempre qualcosa di vago ed indeterminato, dovendo risultare soprattutto dall’interpretazione di miti e simboli, i quali rinviano sempre ad una realtà ulteriore, al di là e più profonda, che resta tuttavia sempre indeterminata e in sostanza inconoscibile, come una sorta di vuoto riempibile all’infinito. Questo nulla fa vedere tutta la falsità dell’idea esoterica di tradizione. Nell’ottica di Guénon, lo sappiamo, la “tradizione primordiale” risulterebbe “dall’unità trascendente delle religioni” onde la tradizione sarebbe “ciò che si conserva com’era in principio, sebbene non nella sua espressione esteriore”. Questa “espressione esteriore” deve esser penetrata, nelle varie religioni, mediante un’analisi dei simboli basata soprattutto sull’analogia, per risalire appunto all’unità della tradizione “primordiale”, alla “sapienza” originaria[2]. Tuttavia, questa definizione di “tradizione primordiale” resta in superficie. La difficoltà di coglierla, dandole concretezza, risulta anche da altri autori, ampiamente influenzati da Guénon, quali il De Giorgio, che scrive: “la tradizione quindi è la confluenza di tutte le vie in Dio e la determinazione integrativa delle vie che conducono a Dio affinché Dio sia veramente il termine che si vuol raggiungere e l’uomo il punto di partenza di questo ritorno al ciclo divino”[3]. Di quale Dio si parli non è spiegato né qui né nel resto del paragrafo, nel quale restano oscure le nozioni di “confluenza” e “determinazione integrativa”.
In una prospettiva del genere, il significato del Cristianesimo risulterà del tutto stravolto. La cosa appare in tutta la sua evidenza se noi consideriamo, a mo’ d’esempio, in che maniera Guénon intenda il significato della Croce di Cristo.
“Se Cristo è morto sulla croce, scrive Guénon, è proprio, si può ben dirlo, per il valore simbolico che la croce ha in se stessa e che le è sempre stato riconosciuto in tutte le tradizioni; ed è perciò che, senza volerne sminuire il significato storico, si può considerarla come una semplice derivazione da questo stesso valore simbolico”[4]. Il valore simbolico della croce, “segno” presente in tutte le “tradizioni” sapienziali, dall’antica India e Cina all’esoterismo mussulmano, nel quale ultimo Guénon era particolarmente ferrato, prevale dunque sul significato storicamente autentico della Crocifissione, che non si riferisce ovviamente alla “croce” in quanto tale, ma alla persona di Colui che sulla Croce è morto.
La crocifissione di Cristo, come fatto storico, non presenta nulla di simbolico, nel senso adombrato da Guénon. La crocifissione era una condanna a morte particolarmente crudele, usata nel mondo antico per reati molto gravi, quali il tradimento e la ribellione. I Romani non la infliggevano certo per il suo significato simbolico, per di più nel senso “sapienziale” del termine. La morte crudele ed infame richiamata dalla sua immagine era considerata un sufficiente deterrente per i traditori ed i ribelli e comunque una giusta punizione per la gravità dei loro reati. Si ricordi lo spavento con il quale Cicerone nominò questo supplizio, definendolo: “crudelissimum teterrimumque”[5]. Gesù vi fu condannato grazie alle false accuse dei Farisei, che lo presentarono bugiardamente a Pilato come un ribelle all’autorità romana. Dal punto di vista del suo significato storico, che non è affatto meramente simbolico, la Croce ha per noi credenti il ben noto significato salvifico: è la morte ingiusta dell’uomo-Dio innocente, liberamente subita per obbedire alla volontà del Padre, esigente riparazione per il peccato di Adamo; evento che permette alla Misericordia divina di perdonare i peccati a tutti quegli uomini e donne che credono in Cristo, improntando integralmente la propria vita ai Suoi insegnamenti.
Il significato intrinseco della Croce di Cristo, e proprio come fatto storico, che è espiatorio (per il peccato di Adamo), propiziatorio ( perché ci ottiene misericordia – propitiatio – per i nostri peccati) e quindi specificamente salvifico, viene completamente perduto nell’ottica “sapienziale” di un Guénon. Dal modo in cui quest’ultimo si esprime, si ha la sensazione che egli attribuisca alla Crocifissione il significato di un simbolo che si doveva realizzare in Cristo, in quanto simbolo ammesso “da tutte le tradizioni”! E difatti, nel suo citato studio, egli sciorina una vasta conoscenza di tutto il simbolismo esoterico della Croce “nelle varie tradizioni”, simbolismo nel cui ambito il vero significato della Croce di Cristo scompare del tutto.
Il significato intrinseco della Croce di Cristo, e proprio come fatto storico, che è espiatorio (per il peccato di Adamo), propiziatorio ( perché ci ottiene misericordia – propitiatio – per i nostri peccati) e quindi specificamente salvifico, viene completamente perduto nell’ottica “sapienziale” di un Guénon. Dal modo in cui quest’ultimo si esprime, si ha la sensazione che egli attribuisca alla Crocifissione il significato di un simbolo che si doveva realizzare in Cristo, in quanto simbolo ammesso “da tutte le tradizioni”! E difatti, nel suo citato studio, egli sciorina una vasta conoscenza di tutto il simbolismo esoterico della Croce “nelle varie tradizioni”, simbolismo nel cui ambito il vero significato della Croce di Cristo scompare del tutto.
Guénon dà del simbolo della croce un’interpretazione che definisce metafisica, ricavandola in particolare dall’esoterismo islamico. In realtà, Guénon, come suo costume, cerca di districarsi tra i vari esoterismi, fabbricando le più singolari analogie. L’esigenza che si esprimerebbe nel simbolo della croce sarebbe quella della determinazione-realizzazione dello “Uomo Universale”, nel quale il “macrocosmo” e il “microcosmo” unificherebbero i “diversi stati dell’essere”. Ciascuno di noi sarebbe solo la “modalità individuale umana” dell’essere o “Sè”. La connessione tra il micro e il macrocosmo può, dunque, risultare in noi solo per analogia, nozione che resta nell’insieme anodina, per quanto Guénon cerchi di chiarirla. L’Uomo Universale dell’esoterismo islamico sarebbe lo Adam Qadmôn della Cabala e “il re” (Wang) della tradizione estremo-orientale. Ora, “l’Uomo Universale non esiste che virtualmente e in certo modo negativamente, come un archetipo ideale, fino a quando la realizzazione effettiva dell’essere totale non gli abbia conferito un’esistenza attuale e positiva”. Tale “realizzazione” viene “simboleggiata” nella maggior parte delle dottrine tradizionali da un segno che è ovunque il medesimo perché ricollegabile direttamente alla “Tradizione primordiale”. E questo segno è appunto “il segno della croce”. E per qual motivo, proprio questo segno? Perché la croce, con i suoi due bracci, indicherebbe “la comunione perfetta della totalità degli stati dell’essere, ordinati gerarchicamente in armonia e conformità, nell’espansione integrale secondo i due sensi dell’”ampiezza” [braccio orizzontale] e dell’”esaltazione” [braccio verticale]”. In questo “segno” abbiamo perciò la rappresentazione di una “doppia espansione dell’essere”. Orizzontalmente, “cioè a un determinato livello o grado di esistenza, e dall’altra verticalmente, cioè nella sovrapposizione gerarchica di tutti i gradi”. Ne consegue, che “il senso orizzontale rappresenta l’estensione dell’’individualità assunta come base della realizzazione [dell’essere o Sè], estensione che consiste nello sviluppo indefinito di un insieme di possibilità soggette a condizioni particolari di manifestazione”. All’opposto, “il senso verticale rappresenta la gerarchia – anch’essa a maggior ragione indefinita – degli stati multipli, ognuno dei quali, considerato nella sua integralità, rappresenta un insieme di possibilità corrispondente a uno dei tanti “mondi” o gradi che sono compresi nella sintesi totale dell’”Uomo Universale”[6].
Da questa fumosa costruzione, che per Guénon sarebbe metafisica, nella quale domina la molteplicità, intesa come pluralità indifferenziata di simboli e significati ricavabili dalla geometria della croce, si capisce con chiarezza solo che (annoto) questa “realizzazione effettiva della totalità dell’essere” è una forma universale di liberazione. Da che cosa, da chi? Liberazione in senso esoterico, ovviamente, trattandosi della “liberazione” (Moksha) della quale parla la dottrina indù e che l’esoterismo islamico chiama “identità suprema”, perché “l’Uomo Universale” che si realizza nella totalità dell’essere, in quanto rappresentato dall’Androgino primordiale nella coppia “Adamo-Eva” avrebbe il numero di Allâh, il 66, che “è appunto un’espressione di tale identità”. Da tutto questo incredibile miscuglio, una sola cosa risulta evidente: che Guénon interpreta la creazione dell’uomo e della donna di cui alla Bibbia, come creazione di un androgino! Infatti, in nota specifica: “Secondo il Genesi ebraico, l’uomo, “creato maschio e femmina”, cioè in uno stato androginico è “immagine di Dio” […] Lo stato androginico originale è lo stato umano completo, in cui gli elementi complementari, anziché opporsi, si trovano in perfetto equilibrio”[7].
Con quale logica Guénon veda nella creazione biblica dell’uomo e della donna quella di un “androgino”, non si saprebbe dire. In questa cervellotica e blasfema interpretazione, ricavata affastellando un guazzabuglio di “analogie” tra i simboli delle varie “tradizioni” esoteriche (di per se stesse già il risultato di elucubrazioni e miscugli di ogni genere), viene chiaramente alla luce la ciarlataneria erudita di Guénon. Su queste basi, come stupirsi che egli ritenesse alla fin fine la Croce di Cristo come simbolo dell’indiamento dell’uomo, rovesciandone del tutto il vero significato, seguito in questo dai suoi discepoli?[8] Dell’Uomo Universale, si capisce, l’analogo del supposto Androgino originario: “Non è l’uomo individuale (che, come tale, non può conseguire nulla al di fuori del proprio stato di esistenza), ma “l’Uomo Universale”, che questa croce simboleggia, a essere veramente la “misura di tutte le cose”, secondo la già ricordata espressione di Protagora”.
Perciò, il famoso passo del Vangelo di S. Giovanni, nel quale Cristo si definisce “la via, la verità, la vita”, secondo Guénon si può interpretare nel senso della sua propria metafisica, riferendolo cioè alla Croce come simbolo dell’Uomo Universale.
“Riprendendo per un istante la nostra prima rappresentazione “microcosmica”, ed esaminando i suoi tre assi di coordinate [confluenti nel centro della croce], la “via” (specifica per l’essere considerato) sarà rappresentata dall’asse verticale; quanto ai due assi orizzontali, l’uno rappresenterà la “verità”, e l’altro la “vita”. Mentre la “via” si riferisce all’”Uomo Universale”, che è identico al “Sé”, la “verità” si riferisce all’uomo intellettuale, e la “vita” all’uomo corporeo (benché quest’ultima possa subire una certa trasposizione); di questi due termini, appartenenti entrambi all’ambito di uno stato particolare, cioè a uno stesso grado dell’esistenza universale, il primo deve essere assimilato all’individualità integrale, di cui il secondo non è che una modalità […] Ciò implica dunque che il disegno della croce a tre dimensioni si riferisca all’individualità umana terrestre, poiché è solo in relazione a questa che abbiamo preso in considerazione la “vita” e la “verità”; questo tracciato raffigura l’azione del Verbo nella realizzazione dell’essere totale, e la sua identificazione con l’”Uomo Universale”[10].
Nel clima sempre più torbido di oggi sembra trovare udienza anche chi, al vero significato della Croce consacrato da tutta la Tradizione di fede della Cattolicità (si pensi ad opere quali L’imitazione di Cristo), sovrappone per l’appunto la falsa interpretazione sapienziale od esoterica della Croce stessa come simbolo grazie al quale “si risolvono tutte le opposizioni” e si raggiunge (simbolicamente) una sorta di armonia universale, quella del supposto “Uomo Universale”. Il sincretismo che caratterizza la nozione “sapienziale” di tradizione sembra mirare allo stesso fine dell’ecumenismo professato oggi dalla Gerarchia cattolica: il raggiungimento della pace nel mondo, dell’armonia universale nell’incontro di tutte le “tradizioni”, e quindi di tutte le esperienze religiose. Un obiettivo che, come sappiamo, non solo non ha nulla in comune con il fine della vera Tradizione cattolica ma le si oppone frontalmente.
Paolo Pasqualucci
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1. Su questo tema, cfr. R. Guénon, Il re del mondo (1958), tr. it. B. Candian, Adelphi, Milano, 1977, con abbondanza di particolari. A giudicare da questo saggio, Guénon, che alcuni si ostinano a ritenere un autentico filosofo, sembrava credere effettivamente all’esistenza di un simile centro e dei relativi “superiori occulti”! Il mito di un centro occulto di sapienza primordiale o tradizionale che ha continuato a operare in segreto nei secoli, è caratteristico della “filosofia” esoterica. Esoteristi quali Reghini, Evola e De Giorgio ritenevano, senza fornire alcuna prova, che “la tradizione pagana”si fosse sempre mantenuta in segreto in Italia, con i suoi riti ininterrottamente dai tempi antichi (sul punto: P. Di Vona. EVOLA E GUÉNON. 2. Tradizione e civiltà, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1985, p. 195).
2. Sul punto, vedi: P. Di Vona, op. cit., p. 113.
3. G. De Giorgio, La tradizione romana, a cura di G. de Turris, Edizioni Mediterranee, Roma, 1989, p. 91. L’Autore sta appunto illustrando il paragrafo dedicato a La Tradizione primordiale, pp. 91-106.
4. R. Guénon, Il simbolismo della Croce (1931), tr. it. T. Masera, Rusconi, Milano, 1973, pp. 13-14.
5. Dr. G. Toscano, La Sindone e la scienza medica, MIMEP – DOCETE, Pessano (MI), s.d., pp. 49-50.
6. Guénon, op. cit., pp. 25-32, per tutte le citazioni. Quest’interpretazone del simbolo della Croce deriva originariamente dall’Alchimia. Vedi: O. Wirth, Il simbolismo ermetico nei suoi rapporti con l’Alchimia e la Frammassoneria (1969), tr. it. di G. Del Ninno, Edizioni Mediterranee, Roma, 1991, voce: La Croce.
7. Op. cit., pp. 33-34.
8. P. Di Vona, op. cit., p. 191.
9. . R. Guénon, op. cit., pp. 131-132.
10. Op. cit., pp. 166-167.
2. Sul punto, vedi: P. Di Vona, op. cit., p. 113.
3. G. De Giorgio, La tradizione romana, a cura di G. de Turris, Edizioni Mediterranee, Roma, 1989, p. 91. L’Autore sta appunto illustrando il paragrafo dedicato a La Tradizione primordiale, pp. 91-106.
4. R. Guénon, Il simbolismo della Croce (1931), tr. it. T. Masera, Rusconi, Milano, 1973, pp. 13-14.
5. Dr. G. Toscano, La Sindone e la scienza medica, MIMEP – DOCETE, Pessano (MI), s.d., pp. 49-50.
6. Guénon, op. cit., pp. 25-32, per tutte le citazioni. Quest’interpretazone del simbolo della Croce deriva originariamente dall’Alchimia. Vedi: O. Wirth, Il simbolismo ermetico nei suoi rapporti con l’Alchimia e la Frammassoneria (1969), tr. it. di G. Del Ninno, Edizioni Mediterranee, Roma, 1991, voce: La Croce.
7. Op. cit., pp. 33-34.
8. P. Di Vona, op. cit., p. 191.
9. . R. Guénon, op. cit., pp. 131-132.
10. Op. cit., pp. 166-167.
78 commenti:
Ora, si può sopportare tutto, ma non gli insulti gratuiti, tanto più a figure importanti, moralmente integerrime e per di più passate a miglior vita. D'accordo, in generale, sulla prima parte. Ma definire Guénon un "ciarlatano erudito" è incredibile. Io ho molte riserve su Guénon, ma oltraggiare una persona DEFUNTA di cui si può dire tutto, ma non certo che era un buffone, mi pare francamente eccessivo. Non mi sembra ci sia un grande sfoggio di pietà, qui.
Inoltre:
1) Si gioca con le parole: che significa "esoterico"?. L'autore non lo sa, o non lo dice, o si affida alle voci di corridoio. Il termine risale a Aristotele, e significa la dottrina "interna", "riservata". Se a "esoterico" sostituiamo "misterico", va bene? Passa la censura? L'autore certamente sa cosa sono i misteri.
2) Se è vero che l'insegnamento di Cristo è stato sempre pubblico, cosa significano questi passi?
"In privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa".
"Non gettate le perle ai porci".
E ce ne sarebbero altri, come quando, per le Beatitudini, il Signore si allontana dalla massa, si erge sulla montagna e declama le Sue sublimi parole.
Ricordo anche che "rivelare" significa velare un'altra volta.
Senza acrimonia: gli autori bisogna leggerli, e poi eventualmente criticarli. Tanto più se, per almeno una parte della loro vita, scrissero su riviste neotomiste e non furono condannati, nonostante le richieste, dalla Autorità.
Grazie.
antichiesa che sostituisce la Chiesa dal di dentro poco a poco con un INGANNo tremendo "per la perversità dei loro cuori Dio permetterà che siano ingannati".
Ottimo .. ma esoterica è la religione che ci viene propinata in questo modo iniziando dai vari Guenon mentre essoterica è la loro di soli iniziati.
https://www.youtube.com/watch?v=UYLQJelwxms
Marco,
si può argomentare senza denigrare l'interlocutore?
Dove avrei denigrato? Mi pare di aver portato vari argomenti: credo di conoscere l'oggetto del contendere meglio di altri. Non solo lo so, ma, a differenza di Pasolini, ne ho le prove.
Se ho denigrato, non l'ho fatto con intenzione malevola, ma con impulisvità, per reazione, e me ne scuso. Io direi invece: si può argomentare senza insultare i morti?
2) Se è vero che l'insegnamento di Cristo è stato sempre pubblico, cosa significano questi passi?
"In privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa".
Questo discorso riguarda anche la gradualità degli approfondimenti, ma anche i diversi livelli di comprensione: diverso è quando si è ancora "carnali", da quando si raggiunge una spiritualità matura. Ricordi Paolo ai Corinti? "Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci".
Nel cristianesimo, non ci sono arcani. I 'fondamentali' vengono conosciuti tutti e subito. In questo senso non si può parlare di esoterismo.
Elisabetta Frezza e i retroscena del gender
https://www.youtube.com/watch?v=Fu-K4sj1cho
A me invece pare che il Cristianesimo, in quanto Verità assoluta ( = Gesù Cristo), di cui nelle altre religioni (alcune: per carità, non voglio incorrere in anatemi lanciati a destra e manca) possiamo trovare "analogie", sia mistero e arcano per eccellenza. D'altra parte, i sacramenti in greco sono "misteri"; e il fatto che Cristo insegnasse IN PRIVATO significherà pure qualcosa. Non tutti sono in grado di discernere certe altezze, per questo Egli non gettava perle ai porci, non dava le cose sante ai cani ("sancta sanctis, foris canes"). Il Cristianesimo è lo svelamento dei misteri antichi, cui aggiunge la cruciale "rivelazione" della Persona divino-umana di Cristo. S. Paolo distingue tra ilici, psichici e pneumatico: ma non era certo "gnostico" nel senso deteriore! Fino ad una certa epoca, inoltre, il Cristianesimo conosceva la "disciplina arcani" e il catecumenato. Quindi affermare che nel Cristianesimo non ci sono arcani, secondo me, significa male intenderlo o "abbassarlo" al piano devozionale. Ripeto, usiamo un altro termine se "esoterismo" non va bene: misterico, ad esempio, mi pare ottimo.
Caro Marco,
la dimensione misterica del cristianesimo è l'irruzione del Sopranaturale e la consapevolezza e l'esperienza che in esso è presente ed opera il Signore : la sua azione umano-divina che riguarda e appartiene al cristiano e grazie alla quale egli è un alter Christus, la cui dimensione più alta è del Sacerdozio.
Il "mistero", nella sua accezione di "nascosto" all'immediatezza del sensibile, non è una conoscenza da acquisire per effetto di una "iniziazione a tappe", ma la Vita soprannaturale in Cristo da assimilare e conoscere e vivere per effetto della grazia che accompagna il cammino di fede.
Quindi affermare che nel Cristianesimo non ci sono arcani, secondo me, significa male intenderlo o "abbassarlo" al piano devozionale.
Abbiamo avuto occasione di scrivere altrove:
L'Annuncio del Vangelo, infatti, sebbene abbia una specificità diversa a secondo se è primo Annuncio o meno, NON HA ELEMENTI SEGRETI E INDICIBILI che debbano essere nascosti all' "uditore"! Chiunque esso sia.
Anzi! Diremmo che è l'esatto contrario! Addirittura più si esplicita del Santo Vangelo, meglio è per chi ascolta!
Ora, l'Arcano però è effettivamente presente in un ambito specifico del Cristianesimo: l'ambito LITURGICO. Infatti i Cristiani sono chiamati a partecipare dei SANTI MISTERI, ovvero dei sacri Riti nei quali il Vangelo (Cristo) REALIZZA ciò che promette (la SALVEZZA!). Ebbene nei Sacri Riti esiste una componente Arcana, e riguarda specificatamente il loro significato intrinseco. Infatti il Cristianesimo conosce un termine, MISTAGOGIA, per indicare il valore "istruttivo" del Rito stesso, nel momento in cui si dischiudono i suoi tesori.
Ebbene questo Arcano NEI RITI, non è un elemento ESCLUSIVISTA riguardo a chi vi accede sia come convertito che come "ravveduto". Ovviamente il convertito e il ravveduto sono in due condizioni differenti, e questo non può non essere considerato. Ma la Mistagogia dei Riti è un Tesoro per entrambi, Tesoro a cui si PUO' e si deve accedere, e non in modo ESCLUSIVISTA. Ovvero: non secondo lo schema di una élite, ma secondo l'abbondanza del Dono di Cristo che è rivolto a TUTTI.
Non tutti sono in grado di discernere certe altezze, per questo Egli non gettava perle ai porci, non dava le cose sante ai cani ("sancta sanctis, foris canes").
Questo fa semplicemente parte della capacità di assimilazione di cui parlavo sopra citando San Paolo e dipende dalla disponibilità all'azione della grazia e dalla fedeltà, cioè non da quanto si apprende, ma da Chi si accoglie e da quanto lo si invera concretamente nella vita...
@ Risposta a Toti
A braccio, rispondo.
1. L'accusa di mancare di "pieta'" (cristiana?) per aver definito il defunto Guenon "un ciarlatano erudito", e' ridicola. Aggettivi forti, purche' non offensivi in senso stretto, sono ammessi nelle polemiche. Altrimenti non si potrebbe criticare nessuno.
2. Che la "speculazione" di Guenon manchi di rigore e di un'intima serieta' di fondo, non mi sembra si possa negare. Egli tende a fondare i suoi concetti di una dottrina esoterica o scienza sacra come che sia su accostamenti analogici tra "tradizioni" diverse, ricavandone con abilita' da grande erudito quale certamente era costruzioni del tutto posticcie, come dimostra la sua interpretazione del simbolo della Croce (alla fin fine un guazzabuglio completo). Ribadisco che l'accusa di "ciarlataneria erudita" e' perfettamente giustificata.
3. Non devo giustificarmi di fronte a nessuno, pero' le do' la lista delle mie letture guenoniane, un'esperienza particolarmente penosa, devo dire:
4. Il significato di "esoterico" mi sembra evidente da quello che scrivo. Una conoscenza segreta, affidata all'interpretazione di testi e soprattutto di simboli da parte di iniziati, conoscenza nella quale si manterrebbe/rivelerebbe una sapienza arcana, primordiale, "sapienziale", di origine asiatica, i cui contorni restano ovviamente sempre sfuggenti e indeterminati. Cosa c'e' di non chiaro in questo modo di intendere "l'esoterico"?
5. L'insegnamento supposto "misterico" di Cristo. Mi sembra che lei professi una concezione appunto guenoniana del Cristianesimo, quando, nel suo secondo intervento, dice: "il Cristianesimo e' lo svelamento dei misteri antichi, cui aggiunge la cruciale "rivelazione" della Persona divino-umana di Cristo". Quali "misteri antichi"? Quelli di Eleusi, all'insegna del fiore di papavero? E perche' la "rivelazione" tra virgolette? Dunque: la "rivelazione" di Cristo si aggiunge ai misteri antichi! Se lei pensa che questo sia il Cristianesimo e' decisamente fuori strada: la Rivelazione viene direttamente da Dio perche' Nostro Signore diceva quello che sentiva presso il Padre ed era Egli stesso consustanziale al Padre. E faceva tutto secondo la volonta' del Padre.
6. Privato e pubblico nell'insegnamento di NS. In privato ai discepoli non spiegava una dottrina segreta ma chiariva ulteriormente quello che aveva detto in pubblico. La profezia sulla distruzione del Tempio fu pubblica. In privato, a tre di loro, ne spiego' il significato, collegandola alla fine del mondo. E questo suo insegnamento "privato", non e' stato poi reso pubblico nei Vangeli stessi, scritti poco dopo la sua morte? Dov'e' qui il segreto, c'e' una dottrina segreta?
"Non gettate le perle ai porci" non e' mai stato riferito a dottrine segrete da non divulgare ma al fatto di "non dare il Santo ai cani", come fanno i sacerdoti indegni che oggi danno la comunione senza confessione ad ogni sorta di peccatori impenitenti e sfrontati, che pretendono la S. Comunione cosi' come sono, in odio a Cristo e alla S. Chiesa.
7. Che "rivelare" significhi "velare un'altra volta" e' affermazione, me lo consenta, poco comprensibile. Puzza di ermeneutica heideggeriana lontano un miglio, del suo contorto concetto della verita' come "disvelamento". IN ogni caso e' definizione del "rivelare" che appare contraddittoria e andrebbe spiegata al pubblico in termini comprensibili.
@ INTEGRAZIONE - ERRATA CORRIGE ALL'INTERVENTO DI PP
Il punto n. 3 non va considerato. Poiche' avevo superato i 4000 e passa caratteri consentiti, ho dovuto cancellare la lista, in fondo non necessaria. IL punto n. 3 deve quindi riteners cancellato. Mi dispiace per il refuso.
1. L'accusa di mancare di "pieta'" (cristiana?) per aver definito il defunto Guenon "un ciarlatano erudito", e' ridicola...
Visto che Lei dovrebbe conoscere il comandamento del "non fate agli altri...", se io dicessi che Lei è un ciarlatano erudito, come la prenderebbe? "Ciarlatano" non è un'offesa? Ma non solo non dico che Lei lo è, neppure lo penso, altrimenti non starei qui a risponderLe. Criticare: avrebbe potuto dire ad es. che Guénon professa una dottrina contraddittoria e incompatibile con la Tradizione cattolica. Ciò che io in buona parte ammetto, soprattutto per quel che riguarda non l'"esoterismo" in sé, ma il volerlo ricercare in riti extrasacramentali. Ma queste sono distinzioni che si possono fare se si ha una certa conoscenza di tutto l'ambiente intellettuale "tradizionalista".
2. Che la "speculazione" di Guenon manchi di rigore e di un'intima serieta' di fondo, non mi sembra si possa negare.
Questo lo dice Lei: molti studiosi non guénoniani ammettono che, se ci sono meriti nell'opera di Guénon, questi concernono proprio rigore e serietà. Il che non significa che egli sia stato infallibile: tutt'altro, Guénon ha preso molte cantonate, come me (che non valgo niente) e forse anche Lei. Significa essenzialmente che era un uomo intelligente, forse geniale, e onesto.
Egli tende a fondare i suoi concetti di una dottrina esoterica o scienza sacra come che sia su accostamenti analogici tra "tradizioni" diverse, ricavandone con abilita' da grande erudito quale certamente era costruzioni del tutto posticcie...
In parte ciò è vero, ma mi peremtta di astenermi dal giudicare i Suoi eccessi nella scelta dei termini.
3. Non devo giustificarmi di fronte a nessuno, pero' le do' la lista delle mie letture guenoniane, un'esperienza particolarmente penosa, devo dire:
Io non ho mai chiesto che Lei si giustificasse.
Lapsus freudiano? La lista è vuota... (ma io non sono freudiano, eh!)
4. Il significato di "esoterico" mi sembra evidente da quello che scrivo. Una conoscenza segreta, affidata all'interpretazione di testi e soprattutto di simboli da parte di iniziati...
Perché non fa riferimento alla vera fonte, Aristotele, invece che a un rimescolamento di termini e concetti poco preciso?
5. L'insegnamento supposto "misterico" di Cristo. Mi sembra che lei professi una concezione appunto guenoniana del Cristianesimo...
A meno che Lei non abbia una conoscenza migliore rispetto alla cognizione che io ho di me stesso, anche qui sbaglia. Basta leggere i Padri della Chiesa.
Dunque: la "rivelazione" di Cristo si aggiunge ai misteri antichi! Se lei pensa che questo sia il Cristianesimo e' decisamente fuori strada
Io ho scritto "svelare", con quella aggiunta "cruciale", che segna la "superiorità" del Cristianesimo rispetto ai misteri antichi. Lei ha interpretato la cosa "ad usum delphini".
6. Privato e pubblico nell'insegnamento di NS. In privato ai discepoli non spiegava una dottrina segreta ma chiariva ulteriormente quello che aveva detto in pubblico...
Mai parlato di dottrine segrete, ma di "misteri": Lei continua a accusami di cose mai dette da me, forse ripetendo schemi consolidati ma non per questo efficaci. Se Gesù spiegò in privato, significa che giudicò "inadatte" le masse. Questo è evidente, oltre che di buon senso.
7. Che "rivelare" significhi "velare un'altra volta" e' affermazione, me lo consenta, poco comprensibile.
Mi scusi, ma basta leggere: ri-velare.
Puzza di ermeneutica heideggeriana lontano un miglio,
Mai letto Heidegger o i suoi sodali. La filosofia contemporanea, come l'arte, è quasi tutta spazzatura.
Cordiali saluti,
Marco Toti
se io dicessi che Lei è un ciarlatano erudito, come la prenderebbe? "Ciarlatano" non è un'offesa? Ma non solo non dico che Lei lo è, neppure lo penso, altrimenti non starei qui a risponderLe.
Marco, perché ti immedesimi? Ciarlatano erudito non è stato detto a te.
Mai letto Heidegger o i suoi sodali. La filosofia contemporanea, come l'arte, è quasi tutta spazzatura.
Non aver letto Heidegger e sodali non impedisce di averne assunto le tendenze per altre vie, tanto ne siamo imbevuti...
@ Duplica a Toti
Egregio Signore, Lei secondo me e' uno che "rompe" nel senso che fa le polemiche solo per offendere. Lo si vede gia' dalla terminologia che usa e dal modo nel quale ha innestato e continuato la polemica. L'ha iniziata accusandomi di non conoscere Guenon, dicendo che "gli autori bisogna leggerli per poi eventualmente criticarli": chiaro il riferimento al fatto che io secondo lei Guenon non l'avrei letto. In effetti, non ho bisogno di far la lista delle mie letture guenoniane per uno come lei, con il quale mi sembra del tutto inutile continuare a discutere. Una sola notazione finale, a margine: affermare che il senso di "ri-velare" sarebbe quello di "velare di nuovo" significa solo fare dell'ermeneutica a buon mercato.
Cordiali saluti e buon anno,
Ultimo mio intervento:
1) Non capisco dove avrei offeso. Chiedo anche a Mic se ci sono offese nei miei interventi "contro" Pasqualucci. Citatele, se ci sono.
2) Dare del ciarlatano a una persona che, oltre a non esserlo, è pure morto, questa si è una offesa. Dato che egli non lo è stato, mi pareva giusto precisarlo: intervenire solo per sé non costituirebbe forse un atteggiamento un poco autocentrato? E stiamo parlando di René Guénon...
3) Io, come lei e pochi altri, si firma con nome e cognome. A me della carriera e dei lazzi mondani non frega niente (sono associato, ma solo abilitato, nessuno mi chiamerà mai in alcuna università). Il tradizionalista, qualunque cosa significhi questa parola, non lo faccio sotto mentite spoglie, sotto copertura o in pensione (e non mi riferisco a chi tiene questo blog o a Pasqualucci).
4) Le garantisco che mi servirebbero molte cose a buon mercato (anche gratis andrebbero bene), anche se non avevo mai pensato ad un'ermeneutica "bon marché". Si tratta solo di stare al senso delle parole, secondo il mio parere.
Buon anno a Lei
Vorrei rispondere al Toti:
1) nell'ottimo studio e assunto del prof. Pasqualucci, ci sono "rivelazioni" tutt'altro che criticabili!! Premetto anche che dare del ciarlatano ad un defunto, che non era affatto sconosciuto, ma che al contrario ha seminato le sue idee, tali da influenzare in negativo il pubblico, non solo è un dovere di ogni ricercatore ma di ogni persona che abbia un minimo di preparazione in materia: il prof. Pasqualucci ne ha da vendere!!!
2) io stessa do' del ciarlatano ad un certo Lorenzo Valla protestante morto secoli orsono, ancora oggi acclamato come il "padre erudita" della filologia, divenuto tale dopo aver prodotto il suo ridicolo saggio "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio".
Il ciarlatano in questione ebbe a costruire un processo postumo sulle intenzioni intime e personali dell'Imperatore Costantino, facendole passare per vere, profittando del fatto che l'unico documento originale rimasto integro della Donazione era stato compilato 500 anni dopo l'originale. Orbene il ciarlatano, e tutti coloro che diedero a lui sostegno, se ne infischiarono degli eventi storici che succedettero in 500 anni, non tennero conto che a Roma nel frattempo sopraggiunsero ben 4 Sacchi: distruzioni capillari e razzie di ogni tipo. Secondo i ciarlatani della storia il documento, avrebbe dovuto comunque rimanere integro malgrado razzie e distruzioni...lor signori erano sicuramente presenti in quei frangenti grazie alla "macchina del tempo", strumento fantascientifico utilizzato da certi "eruditi" come il Valla e suoi "ispirati" contemporanei: con ciò il "saggio" del Valla è divenuto veritiero e la Donazione un falso. Povero ciarlatani...eppure si doveva sapere che un documento così importante doveva necessariamente essere riscritto per le gravi implicazioni che ne sarebbero succedute e anche che il nome stesso di Costantinopoli, ritrovato nella copia della Donazione e così conosciuto dal 330 d.C, non poteva che essere stato scritto in altro modo, mentre il ciarlatano ebbe a "dimostrare" che nella Donazione doveva invece essere scritto il nome di Bisanzio: da quì la "prova provata" della falsità del documento. Tutto ciò dimostra cialtroneria, arroganza e i pregiudizi contro la Chiesa Cattolica che nutriva il Valla e posti al di sopra della vera conoscenza storica e preparazione in materia.
3) così è per il termine "rivelare" che il Toti ha interpretato a proprio uso e consumo, giacchè nel contesto precisato dal prof. Pasqualucci si tratta di Dottrina, e dunque quel RIVELARE è semplicemente inteso come ESSOTERISMO O EXOTERISMO e dunque il netto contrario del significato di ESOTERISMO e di MISTERICO.
Il "rivelare" inteso dal Toti DETERMINA un atto pratico artigianale e/o professionale, ossia: rifare una velatura così denominata in campo artistico o di restauro.
4) l'insegnamento di Gesù è ESSOTERICO e RIVELA ciò che era stato nascosto.
CONCLUDO con un grande plauso al prof. Pasqualucci, per aver spiegato le pieghe nascoste ed ideologiche di Guènon, ma soprattutto per aver spiegato la menzogna architettata ad arte sulle presunte "radici" giudaiche europee.... niente di più falso e semplicemente idee che provengono da ciarlatani.
Marco,
questo tipo di comunicazione che tende a metterla sul personale - e non serve a nessuno se non a distogliere dal focus dell'argomento di volta in volta proposto - è quanto cerco sempre di evitare su questo blog.
Rep40 - Scalfari: "Papa Francesco mi ha chiesto di non convertirmi"
Nel suo intervento dal palco della Festa per i quarant'anni di Repubblica, il fondatore del giornale Eugenio Scalfari parla della sua amicizia con papa Francesco
http://video.repubblica.it/dossier/i-40-di-repubblica/rep40-scalfari-papa-francesco-mi-ha-chiesto-di-non-convertirmi/224941?video&ref=HRER3-1
la menzogna architettata ad arte sulle presunte "radici" giudaiche europee....
Di architettato ad arte c'è l'enfasi sulle "radici giudaiche". Che il cristianesimo - prima di esplodere nell'orizzonte greco-romano e forgiare la cultura europea - abbia radici giudaiche è una sacrosanta verità.
Il Professor Pasqualucci sa della profonda stima e della sincera simpatia che ho per lui e che gli ho riconosciuto più volte qui e altrove. Considero il suo Unam Sanctam uno dei più bei testi sul concilio.
Nel suo intervento qui pubblicato, trovo sintesi assai convincenti, e in cui mi identifico totalmente, come questa:
Così alla tradizione cristiana in generale dell’Europa e delle Americhe e in particolare a quella cattolica, si contrappone la tradizione rivoluzionaria dell’Europa e delle Americhe, nelle sue varie e ben note componenti. Essa mette l’Umanità al posto di Dio e della Patria, il libero amore ed anzi uno sfrenato ed irresponsabile edonismo al posto della famiglia. Tra le due tradizioni non è possibile compromesso alcuno. Il tentarlo, come ha fatto la Chiesa cattolica attuale nell’“aggiornarsi” ai valori e alla mentalità del mondo moderno, significa solo votarsi al suicidio.
E, ancora:
La Tradizione cattolica non contiene nulla di segreto, non è esoterica. La Tradizione cattolica esprime dunque al massimo grado il valore cogente di ogni tradizione che si rispetti. E questo perché le sue fonti sono sovrannaturali onde le verità da esse proclamate devono ritenersi alla guisa di dogmi.
Proprio questa stima mi obbliga però a esprimergli, con rispetto, le mie perplessità su quella parte del suo pensiero che riguarda René Guénon. Ne abbiamo peraltro già parlato qui e non intendo riprendere quella , sia pur cortese e cordiale, diatriba. C'è però un astio (vorrei trovare un termine diverso, ma non posso), da parte di Pasqualucci, nei confronti del pensatore tradizionalista francese che francamente non capisco. Intendiamoci: ovviamente Guénon non fu mai cattolico e molti aspetti del suo pensiero sono, per un cattolico, inaccettabili. Una critica, anche severa, della sua "filosofia" (ma Guénon rifiuterebbe questo termine) è doverosa. Ma vi sono aspetti del suo pensiero che sono assai interessanti e persino illuminanti. Mi riferisco, ad esempio, alla sua serrata critica del mondo moderno, al prevalere del "regno della quantità" come segno dei tempi, ai sui studi sulla simbologia. Anche nella sua metafisica possiamo trovare sprazzi e lampi che un cattolico può non disprezzare. (segue)
Che il cristianesimo - prima di esplodere nell'orizzonte greco-romano e forgiare la cultura europea - abbia radici giudaiche è una sacrosanta verità.
Cara mic, non sono d'accordo se per giudaiche si vuole intendere il giudaismo corrente, così come l'ignoranza diffusa è portata a credere.
Al contrario, se per "giudaismo" si intende la provenienza geografica, ma anche quì il termine non è esatto, allora possiamo in qualche modo essere d'accordo giacchè TUTTE le Civiltà provengono dalla zona della Mezzaluna fertile, così come fu la provenienza degli Etruschi, primi civilizzatori d'Italia, e discendenti di Japhet primogenito di Noè: non è un opzional conoscere la VERITA' STORICA circa la divisione della terra postdiluviana e le varie implicazioni storico/geografiche che ne seguirono.
Anche in questo caso, ci sono cantastrorie contemporanei che, profittando dell'ovvietà della prima zona di provenienza degli Etruschi e dunque anche il modus scrivendi (scrittura destorsa), danno da intendere che avessero origini semitiche e dunque, come da prassi dei cantastorie odierni, intese come giudaiche. Niente di più falso!!!
Gli Etruschi, così come i Romani, i Celti (provenienti dalla Russia) i Greci e gli Europei sono di origini japhetite.
Se invece si vuol sottolineare "radici" giudaiche implicite alla provenienza di Gesù, nato da un ramo rimasto puro di Sem e/o semita, anche qui vi è un errore di base.
S. Paolo alla lettera ai Galati:
"Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3,28)
Dunque l'Europa non ha nessuna radice giudaica da rivendicare, nè storicamente nè antropologicamente nè spiritualmente poichè gli appartenenti alla comunità proveniente dalla Terra Santa: quali S. Pietro e S. Paolo in primis, non portarono con sè radici "giudaiche" bensì nettamente cristiane che si inserirono nel tessuto locale etrusco, romano e greco con implicazioni artistiche e culturali uniche al mondo, poichè è noto che con l'avvento del Cristianesimo l'arte pagana esistente fu completata o rimodellta dalla sferzata iconografica prodotta dalla Dottrina della Chiesa e mai distrutta come i cantastorie vogliono far credere.
Personalmente rigetto, le pretese "catacombe ebraiche" di Roma: chi conosce e mastica un po' di storia e disciplina iconografica, ovviamente non quella insegnata alla skuola di stato che ne ha stravolto il significato, non può che rabbrividire di fronte a cotanta superficialità con cui è stata trattata la materia. Quelle catacombe hanno affreschi e strutture tombali riconducibili alla cultura dei primi cristiani.
Che poi tale comunità fosse giunta anche a Roma questo è un fatto storico, ma non erano cristiani rimasero talmudici e tuttavia solo i cristiani furono costretti a nascondersi nelle Catacombe: infatti gli appartenenti alla credenza talmudica, al contrario dei cristiani perseguitati, presenziavano in veste di saggi, anche alla corte di Costantino prima della sua conversione al Cristianesimo. La madre di quest'ultimo, quando seppe della conversione del figlio, volle che prima di decidere cosa fare avesse ascoltato dieci di questi che erano presenti alla sua corte.
Queste sono notizie poco conosciute e lasciate cadere nell'oblio senza il giusto approccio di ricerca multidisciplinare di cui abbisogna la storia, mentre ci si accontenta del "metodo" Valla che pretese di costruire la storia della Donazione semplicemente traducendo il testo pro domo sua.
Quando la storia viene trascurata i ciarlatani e i menzogneri se ne impadroniscono.
Mi scuso per il disturbo arrecato a mic, a causa dei lunghi commenti, ma non potevo tacere.
Cara mic, non sono d'accordo se per giudaiche si vuole intendere il giudaismo corrente, così come l'ignoranza diffusa è portata a credere.
Ma perché mi costringi a reiterare cose già dette e ripetute mille volte! E' ovvio che per giudaismo non posso intendere quello talmudico né per origini riferirmi a quelle geografiche...
Siete in troppi a scrivere solo per il gusto di una dialettica contrappositiva. E, alla fine non censuro mai abbastanza...
C'è però un astio (vorrei trovare un termine diverso, ma non posso), da parte di Pasqualucci, nei confronti del pensatore tradizionalista francese che francamente non capisco.
Silente, credo che tu veda dell'astio dove c'è solo una netta e limpida convinzione e un corrispondente giudizio. Mi azzardo a pensare che sia perché si tratta di un pensatore al quale molte delle tue dinamiche formative in fondo hanno attinto e attingono tuttora.
Noto che la tua razionalità è in sintonia, meno il sentimento.
E, se posso esprimermi con franchezza mentre quel che dico vale per tutti a partire da me, nel caso in cui proviamo del fastidio o del risentimento rispetto ad alcune espressioni, val la pena chiederci quale nostra zona interiore esse vanno a toccare e perché....
Mic, scusa: il Cristianesimo ha radici ebree, termine che trovo piu' corretto che giudeo. Ma l' Europa ha radici SOLO cristiane, perché quando si forma l' Europa, dalla caduta dell'Impero romano d' Occidente e perdurando quello d' Oriente fino al 1453, il Cristianesimo si è gia' grecolatinizzato, se mi si passa il termine. San Giovanni scrive il suo Vangelo in Greco, i Padri della Chiesa parlano e scrivono in Greco e Latino. Inoltre nei secoli successivi entrano nel Cristianesimo, se non come componenti dottrinali, molti elementi culturali di origine germanica ( a Ovest) e slava (ad Est).
L' espressione " radici giudeo- cristiane" e simili nasce NON in Europa, ma in America, ad opera dei soliti creatori di " narratives" più o meno efficaci. Ha ben poco di religioso nei suoi riferimenti, ed un famoso rabbino americano, Neumann credo, la criticava ferocemente. I suoi creatori l'hanno inventata, in realtà, per annacquare l'identita' culturale europea, la sua civiltà, e dare una base a principi, ideali, valori, delle " proposition nations", come vorrebbero che fossero gli USA e gli Stati europei tutti.
Meno la usiamo, meglio è, anche perché noi non ne abbiamo bisogno. Se vogliamo riferirci a certi comcetti o principi, ci basta da un lato la Tradizione, dall'altro la nostra cultura classica.
Rr
Mic, scusa: il Cristianesimo ha radici ebree, termine che trovo piu' corretto che giudeo. Ma l' Europa ha radici SOLO cristiane, perché quando si forma l' Europa, dalla caduta dell'Impero romano d' Occidente e perdurando quello d' Oriente fino al 1453, il Cristianesimo si è gia' grecolatinizzato, se mi si passa il termine. San Giovanni scrive il suo Vangelo in Greco, i Padri della Chiesa parlano e scrivono in Greco e Latino.
E' vero. Ma l'origine ebraica del cristianesimo non è affatto ininfluente. Basti pensare che c'è una storia di salvezza che comincia con Abramo e affonda le sue radici in un alveo preciso. E non dimentichiamo che San Girolamo (e non solo lui) conosceva alla perfezione l'ebraico, che è importante per entrare nella mentalità oltre che nella struttura linguistica per poter accostare, a a maggior ragione per tradurre, l'Antico Testamento dal testo originale. (Lo stesso Discorso della Montagna è pieno di citazioni rabbiniche, non 'spurie' ovviamente, mentre il Vangelo di Giovanni e quello di Matteo diventano più comprensibili se, sotto il testo greco, se ne riconosce il substrato ebraico). Per la sua Vulgata Girolamo non disdegnava di consultare i rabbini dell'epoca. Tra l'altro era solito incoraggiare i suoi allievi allo studio dell'ebraico come antidoto alle tentazioni... Forse perché un po' ostico, richiedeva impegno distogliendo da altro ;)
Il giudeo-cristianesimo è stato vivo fino al IV secolo. Lo testimonia un mosaico coevo in Santa Sabina che vede l'allegoria della Chiesa e della Sinagoga rivolte l'una verso l'altra. Ovvio che si parla della Sinagoga convertita (lo stesso gregoriano ne custodisce gli echi), non di quella talmudica...
Sui creatori di "narratives" sono d'accordo con te se si accentua il giudeo-cristianesimo con precisi intenti di rigetto della componente greco-romana. Ma penso non sia il caso di cadere neppure nell'enfatizzazione opposta.
Non mi dilungo ora, ma credo che ci tornerò sopra per approfondire.
ci basta da un lato la Tradizione, dall'altro la nostra cultura classica.
Riconosco anch'io l'importanza tanto della cultura classica quanto della Tradizione (nel mio caso si tratta di amore viscerale!). Ma non dimentico che nella Tradizione c'è molto di quel che ho detto sopra e che non fa male riscoprire senza pregiudizi, sia pure con i dovuti distinguo.
a proposito di radici
http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2015/12/soli-deo-placere-cupiens-sulla.html
Conoscevo il testo di Vigiliae Alexandrinae e avrei voluto riprenderlo quando l'ho letto. Ma siamo stati sommersi da altro. Ci ritorneremo per allargare ulteriormente il discorso, di cui in ogni caso quello di V.A. è il focus...
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/03/il-conclave-e-iniziato-attesa-orante.html
rafminimi@infinito.it ha detto...
""LA VERITà SARà GRIDATA DAI TETTI" .Nel CRISTIAnesimo, in quello NON eretico, non c'è posto per nulla di esoterico. Al massimo, su alcuni punti ultra-secondari, non essenziali ai fini dell'economia della salvezza, si può parlare di concetti "ACROAMATICI", ovvero tramandati (almeno concettualmente) oralmente e non iscritto."
13 marzo 2013 10:15
[...]
mic ha detto...
Caro Raf,
"Acroamatico" non è altro che l'equivalente di esoterico, perché si riferisce all'"ascolto" degli insegnamenti dei filosofi da parte dei discepoli già più maturi e ricettivi.
Ovvio che la nostra fede ha bisogno di maturazione e approfondimenti sempre ulteriori attraverso il nutrimento costante che viene dalla fedeltà attraverso Liturgia, preghiera, meditazione Scrittura, vita... Son tutti 'luoghi' nei quali ognuno di noi attinge sia direttamente ai Sacramenti e alla preghiera personale e comunitaria, ma ha anche la gioia e la grazia di ricevere insegnamenti orali da 'maestri' secondo il cuore del Signore.
Quelli di cui stiamo parlando non sono altro, purtroppo che 'cattivi maestri' e 'falsi profeti' e, se siamo stati in grado di riconoscerli, è proprio grazie alla formazione ed agli insegnamenti ricevuti nella e dalla Chiesa.
13 marzo 2013 10:30
[...]
13 marzo 2013 10:58
rafminimi@infinito.it ha detto...
Caro Raf,
"Acroamatico" non è altro che l'equivalente di esoterico, perché si riferisce all'"ascolto" degli insegnamenti dei filosofi da parte dei discepoli già più maturi e ricettivi.
Carissima Mic,
come ho detto,si tratta di punti ultra-secondari, non essenziali all'economia della salveza, e, sopratutto che NON CONTRADDICONO la Rivelazione pubblica. Nell'esoterismo, si insegna una dottrina nascosta, diversa da quella pubblica. Questa è la grande differenza.
La Chiesa ha misteri, la massoneria (di cui Guénon era maestro) ha segreti.
Mic, scusa se insisto: quel che ti scrivi a proposito dei primi secoli e noto ed e ovvio, viste le,orogini della nostra Fede.
Ma fino a pochi decenni fa , NESSUNO usava l' espressione " radici giudiacocristiane" dell'Europa. Perché ? come mai? E perché allora usarle oggi?
E' come l'uso della parola " gay", creata dagli stessi "word makers" , dei quali narra ampiamente "1984".
Rr
Rr, la parola gay fu coniata da lord Byron, per ovvi motivi era impronunciabile, vista l'ipocrisia puritana british dell'epoca, la stessa ipocrisia che impedì ad Orwell di fare outing e lo costrinse a lasciare l'esercito britannico, onorevolmente, apposta lui la usa, con cognizione di causa, i word-world makers hanno deciso e tutti obbediscono, cc compresa poi con questo vdr giocano a carte scoperte, non sarà certo lui a fare campagne contro, sia mai......sentito che in Austria cominciano le lamentele e le denunce per molestie sessuali attuate da studenti afghani e siriani ammessi alle scuole statali, nei confronti di alcune studentesse? Le radici giudaiche hanno fatto abbastanza danni all'Europa, 2 guerre mondiali e la castrazione della Germania e a seguire la schiavitù del resto, le piccole sacche di resistenza saranno presto spazzate via, basta un fermo alla circolazione monetaria, tipo bancomat vaticani, e vedrai come si accoderanno, lo so, è triste, ma è la verità. Lupus et Agnus.
Rosa,
sono d'accordo con te - e l'ho già detto - sul nuovo conio delle radici "giudaico-cristiane" nell'intento di rinnegare quelle greco-romane. Ma non è una buona ragione per misconoscere le prime. Basterebbe non permettere che vengano assolutizzate e persista la minaccia alla nostra civiltà.
Il problema è che sono gli "mistificatori" a muovere le leve del potere e quindi a influire sulla cultura.
@ Ancora una riflessione sul "giudeo-cristianesimo"
Giusti i rilievi di Mic, che concorda con RR e altri interventi quanto all'uso scorretto del concetto di "Radici giudeo-cristiane". E l'uso corretto qual e'? Quello appunto di cui parla la stessa Mic ricordando S. Girolamo etc.
L'idea corretta la troviamo gia' nella Lettera ai Romani, cap. 11, quando S. Paolo parla della riprovazione di Israele e della sua futura conversione in massa, alla vigilia della fine dei tempi. Mi riferisco al passo nel quale fa il paragone con i rami dell'olivo che sono stati tagliati perche' secchi: "ma se qualche ramo e' stato reciso e tu [pagano convertito] che eri oleastro sei stato innestato al suo posto e, reso partecipe della vita della radice e del succo dell'olivo, non ti gloriare di fronte ai rami. Che, se tu ti gloriassi, sappi che non sei tu che porti la radice ma e' la radice che porta te..." (Rm 11, 17 ss.).
L'albero cristiano conserva radici ebraiche, che sono costituite dal Vecchio Testamento e non certo dal giudaismo "talmudico", anticristiano. L'uso improprio attuale del concetto in questione (che risale forse, come puro concetto polemico, al protestantesimo razionalista di fine Settecento, che attaccava il Crist. come religione "positiva", "formale-legalistica" e non del cuore - controllare) avviene in due sensi, a partire dal Concilio Vat. II :
a. nel presentare il Cristianesimo come ontologicamente giudeo-cristianesimo senza distinguere tra il giudaismo dell'Ant. Test. e quello anticristiano successivo o "talmudico". Cio' corrisponde, secondo me, all'errore penetrato tramite la Nostra Aetate e rafforzatosi nel prosieguo, quello di presentare in qualche modo come ancora valida l'attesa ebraica del Messia. Il giudeo-cristianesimo ai cui valori l'Europa si dovrebbe informare e' dunque un sincretismo di due religioni, visto che contempla entrambe le attese messianiche come valide! Tale prospettiva e' doppiamente errata, se si considera che nell'ebraismo attuale predominano le correnti liberali piu' spinte, anticristiane e anti ogni religione, ultralaiche.
b. Nel presentare un dato storicamente scorretto, quello di un'Europa cristiana che sarebbe stata giudaico-cristiana (nel senso sincretistico) sin dagli inizi. Questo non e' vero, la civilta' europea si e' configurata, in passato, come civilta' cristiana tout court, nei confronti della quale l'ebraismo ("talmudico") conservava un atteggiamento antagonistico.
Cara Mic
sì, ho purtroppo, e me ne rammarico, notato dell'astio contro Guénon nelle parole del professor Pasqualucci, autore e persona che, come ben tu sai, gode di tutta mia dichiarata, pubblica, notoria stima. Ma espressioni come "un ciarlatano erudito" (ma anche altre) sono, quantomeno, inopportune e poco coerenti con l'usuale stile sobrio e documentato di Pasqualucci.
Come ho già detto, non intendo affatto aprire nuove polemiche su Guénon (o su Evola), soprattutto perché inutili, inappropriate rispetto alla natura e agli spazi di questo sito e che risulterebbero essere poco comprensibili al suo pubblico usuale. Inoltre ho troppo rispetto (quante volte lo devo ripetere?) per Pasqualucci per aprire (o riaprire) una diatriba su un aspetto che, tutto sommato, possiamo definire marginale rispetto al suo e mio pensiero.
Però rivendico rispettosamente il diritto di dire, sommessamente ma documentatamente, che se vi sono degli aspetti inaccettabili nel pensiero di Guénon (o di un Evola), ad esempio il mito, pur affascinante, di una "Tradizione primordiale" incompatibile (almeno credo) con la Rivelazione cattolica, o la possibile esistenza di un "cristianesimo esoterico" smentito dalla Parola e molti altri aspetti ancora, vi sono altre suggestioni rispettabili ad ascoltabili. Li ho citate nel mio intervento qui sopra: la critica al mondo moderno, l'importanza del significato metafisico di simboli che sono ovunque diffusi (Croce compresa), la visione meta-storica e meta-politica. Tutto qua: credo che equilibrio e moderazione nella valutazione di alcuni autori sia necessaria.
C'è infatti un rischio: che la condanna di certi autori sia, in realtà, nei confronti della loro "antimodernità". La censura di un Guénon o di un Evola da parte dell'odierno apparato mediatico e intellettuale avviene ed è avvenuta in nome dell'Illuminismo, del razionalismo, delle perverse e totalitarie ideologie progressiste moderne. Lo so: non è certo questo il caso di un Pasqualucci (o di un Nitoglia). Ma, come dicevo, il rischio c'è. In fondo, questi pensatori sono detestati, calunniati e condannati perché, appunto, antimoderni, naturaliter aristocratici e antidemocratici, orientati al Sacro. Ed è anche per questo che mi piacciono. O dovrei accontentarmi di un Maritain o di un Guardini qualsiasi, per non parlare di un Kueng o di un De Lubac o persino di un Giussani? Guénon, Evola e altri mi richiamano de Maistre, de Bonald, Donoso Cortes (detestati da Nitoglia). Richiamano le altezze delle vette del Sacro e della metastoria. Lo so, è difficile da capire. Lo ammetto: non sono pensatori per tutti, nel deserto intellettuale e metapolitico di oggi.
Sulla tua risposta delle 17:31, cara Mic, sono imbarazzato, anche perché apprezzo il tuo sforzo esegetico nei confronti del mio pensiero e dei miei processi cognitivi ed emotivi. Grazie: non si smette mai di imparare su se stessi...Tuttavia le mie opinioni le ho espresse, credo pacatamente, rispettosamente e soprattutto razionalmente, nei miei post. A questo proposito, ti pregherei di pubblicare anche la seconda parte del mio post delle 16:16, che ti ho rimandato poco fa, almeno per completezza e comprensibilità del mio pensiero e anche perché cito un lungo elenco di autori cattolici, in maggioranza "tradizionalisti", che hanno apprezzato, sia pure criticamente, il pensiero di Guénon.
Ripeto il mio appello: da cattolici (e da cattolici "tradizionalisti" - come non amo queste virgolette - ) non possiamo parlare di certi autori, come Guénon o Evola, sine ira ac studio, rinunciando contemporaneamente a sterili anatemi e indifendibili apologie? Chiedo troppo?
Trovo sconcertante che ancora oggi molti cristiani insistano a scagliarsi contro l'esoterismo quando il vero nemico della loro religione sono la secolarizzazione, la superficialità, il sentimentalismo. Negli ultimi decenni sono state beatificate migliaia di persone e sono tutti mezze calzette.
Ma, come dicevo, il rischio c'è. In fondo, questi pensatori sono detestati, calunniati e condannati perché, appunto, antimoderni, naturaliter aristocratici e antidemocratici, orientati al Sacro.
Silente, quel che quoto dalla lunga filippica, che ci potevi risparmiare, visto che avevo evitato di pubblicare due tuoi precedenti analoghi post, mi pare non faccia altro che confermare la mia ipotesi di cui sopra....
Sulla situazione della "nuova alleanza ebraico-cristiana (!?)", veicolata dal Concilio e riproposta dal nuovo documento vaticano del dicembre scorso, ricordo quanto espresso qui e nei link richiamati nello stesso articolo:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/12/la-nuova-alleanza-ebraico-cristiana-che.html
Trovo sconcertante che ancora oggi molti cristiani insistano a scagliarsi contro l'esoterismo quando il vero nemico della loro religione sono la secolarizzazione, la superficialità, il sentimentalismo. Negli ultimi decenni sono state beatificate migliaia di persone e sono tutti mezze calzette.
Trovo sconcertante che si minimizzi una 'distorsione' dalla verità solo perché ci sono altre minacce su vari fronti. Al Signore appartiene la Verità tutta intera e noi, in Lui solo, ad essa apparteniamo...
Ricordo a Silente, di cui condivido alcune tesi, che l'espressione "il sacro" fu coniata da un teologo protestante: R. Otto.
Cara Mic,
francamente, non capisco. Sono stato offensivo, irriguardoso, irrispettoso? Ho detto cose sconvenienti? Perché continui a censurare la seconda parte del mio intervento? Completa il mio precedente post. Cita autori cattolici. Sono stato "estremista"? Non credo proprio. Anzi, ho invitato alla moderazione. E allora perché?
"Lunga filippica"? Ma l'argomento è complesso e non si può liquidare in poche battute.
Che dire, oltre ad esprimere la mia delusione, data anche la mia lunga militanza, credo anche affezionata, in questo sito?. Mi dispiace solo per il professor Pasqualucci, verso cui non sono riuscito ad esprimere compiutamente il suo pensiero.
Pazienza. Me ne farò una ragione.
Ovviamente la mia ultima frase è da leggersi: "verso cui non sono riuscito ad esprimere compiutamente il mio pensiero."
Dopo gli interventi di Silente, sembrerò terra terra, eppero' sono una persona pratica.
-Lupus, che sia stato Byron ad usare l'aggettivo " gay" in quel senso, lo ignoravo, e tuttavia non è Byron che lo ha propagandato ed imposto a sostituire altri termini, da quello più " scientifico" di omosessuale agli altri, pervertito, sodomita, "faggott" in Inglese, " pedé" in Francese, " finocchio", in Italiano,ecc.ecc..Ddubito anzi che gli inventori della propaganda LGBT abbiano mai letto Byron.
Su Orwell casco dalle nuvolw, mai letta o sentita 'sta cosa. Mi,sa di falsità messa in giro per motivi politici.era sicuramente tubercolotico, e questo era sufficiente a lasciarlo a casa.
- sulle "radiic": OK tutta la spiegazione, ma siccome il volgo oggi sente la frase nel senso politico, e non perché ci sia un richiaamo a quanto avete scritto, NON usiamola
- sempre a preoccuparsi di pochi intellettuali " a destra", sostanzialmente innocui, anche perché morti, mentre intanto arrivano centinaia di compagni ben vivi a "menar le mani" ( anche non metaforicamente) da sinistra. La Storia non ha insegnato niente. Tutti a spaventarsi ieri per pochi nazifascisti superstiti, mentre i comunisti e gli utili idioti socialisti sfasciavano l'Europa. Vedi oggi chi vuole il ddl Cirinna' ,
gli stessi che han voluto il divorzio, l'aborto e tutte le leggi successive che hanno svuotato di senso anche l'istituto del matrimonio civile e
la famiglia ( equiparazione tra figli legittimi ed illegittimi, divorzio sempre piu breve e senza giudice, ecc.). Oggi il matrimonio civile in Italia
assomiglia sempre più ai PACS francesi: ci si sposa per interesse, per avere una pensione o un posto di lavoro, per la futura eredita',
per la casa, e via dicendo. Come ho già scritto, dovrebbero abolire la parola "matrimonio" e parlare solo di unioni civili. Ma SEMPRE tra
un uomo ed una donna. Oppure abolire del tutto l'istituto pubblico del matrimonio e trasformare il tutto in contratti privati. Solo che cosi lo
Stato non potrebbe esigere alcuna tassa, compresa quella sulla eredita' !
Rr
Rr
Cara Rosa,
si dà il caso che sia stato criticato un intellettuale di destra ma, come accade puntualmente per quelli di sinistra, lo si fa non per 'partito' preso ma perché il suo pensiero contiene elementi inquinanti messi in adeguato risalto.
Bisognerebbe avere l'obiettività di riconoscerlo.
Carissima Mic,
da quanto vedo, il nostro pacato ed equilibrato confronto, che ebbe luogo quell'infausto 13 marzo (data per me già infausta di suo, poiché quel giorno ricorre l'anniversario della morte di mio padre UNA + PRECE) non sembra aver suscitato interesse, né allora, né adesso.
Desidero condividere una semplice applicazione del Simbolismo della Croce ,in cui l'asse orizzontale è rappresentato dal cristianesimo sociale, quello dei Bergoglio, e l'asse verticale dalla grande Mistica, che la Chiesa ha spesso e volentieri perseguitato (troppo profondi, "esoterici", pericolosi per il sonno collettivo ?) : S.Giovanni della Croce imprigionato e bastonato a sangue ogni venerdì nel refettorio,
S.Teresa d'Avila sfuggita all'arresto per un pelo grazie alla sua diplomazia e all'influenza del suo confessore, Margherita Porete bruciata sul rogo, Giovanni Eckhart,l'unico che il Medioevo cristiano abbia chiamato maestro - Meister Eckhart - condannato postumo...
Forse è proprio questo il motivo dell'inglorioso tramonto del Cristianesimo, la morte della Mistica
Ringrazio tutti i benevoli e generosi attestati di stima ricevuti, in particolare quelli di "Silente" (pur nel diverso modo di intendere certi valori o aspetti della cultura "di destra" o di certe vicende storiche). Ringrazio tutti gli intervenuti sul mio articolo.
Sulla "ciarlataneria erudita" di Guenon mi piacerebbe ritornare con un articolo ad hoc, in un secondo tempo, se Mic me lo concedera', per fornirla di ulteriore, approfondita documentazione. Mic ha detto bene: "un intellettuale di destra [Guenon] nel cui pensiero ci sono elementi inquinanti". Questo e' il punto. Bisognerebbe capire anche in quale "destra" conosciuta possa catalogarsi Guenon. Forse a nessuna, a ben vedere. Il prof. Di Vona ha opportunamente richiamato la sostanziale incompatibilita' tra il tradizionalismo di Maurras e quello di Guenon (P. Di Vona, Evola e Guenon. Tradizione e civilta', Soc. Ed. Nap., 1985, p. 61). Non si puo' essere maurrassiani e guenoniani nello stesso tempo.
Come cattolico, l'elemento inquinante fondamentale nel pensiero di G. lo vedo nel fatto che esso annulla in pratica l'idea stessa di Verita' Rivelata, dal momento che "subordina il Cristianesimo alla tradizione primordiale" (Di Vona, p. 331). E quindi: "La sua concezione del Cattolicesimo che ne fa parte di un tutto che lo trascende, ci porta lontano dalle idee di restaurazione e di integralismo cattolici correnti in Occidente" (ivi, p. 311).
E dove ci porta? Alla concezione del Cattolicesimo che poteva avere un massone di alta iniziazione, affiliato all'esoterismo islamico. Una concezione strumentale nell'ambito della restaurazione di una "tradizione", che doveva essere quella "primordiale", rappresentata soprattutto dall'incontro tra induismo ed islam (come intesi da Guenon, si capisce). Ancora Di Vona: "Questo modo di rappresentare il ritorno dell'Occidente alla tradizione, col suo riferimento ad alcune divise massoniche che lo stesso Guenon ha studiato, indica con chiarezza nella Massoneria l'ordine iniziatico destinato a ritrovare la tradizione unica oggi nascosta nel labirinto delle sue forme esteriori, ed a costituire la base di un vero Cattolicesimo superiore alle nazioni, e capace dell'accordo intellettuale con tutte le tradizioni" (op. cit., p. 249). Mi sbagliero', ma questo nuovo, falsissimo "vero Cattolicesimo" guenoniano mi ricorda quello ugualmente falso dell'ecumenismo promosso dal VAt. II. E a tutti voi?
Carissimo Raf,
come hai potuto vedere, il focus della discussione si è spostato, dagli argomenti della trattazione proposta, alla sfera di influenza dell'autore criticato e questo è bastato per spostare l'attenzione più su questo aspetto che sui contenuti. E in alcuni commentatori è prevalsa un'affettività elettiva col pensatore che oltrepassa gli scogli disorientanti del suo pensiero.
Mic,
il mio ultimo intervento non era riferito solamente a questa discussione, ma era più generale, meno teorico e più pratico. Se vogliamo, più politico che filosofico. Anzi sicuramente più politico che filosofico.
RR
"Lunga filippica"? Ma l'argomento è complesso e non si può liquidare in poche battute.
Lunga filippica perché molto elegantemente, ma insistentemente, continua a ribattere a causa di un aspetto che avevo già indicato come marginale : la sfera d'influenza dell'autore in ambiti di 'destra' e mostra l'insorgenza di quella che ho chiamato affettività (più che affinità) elettiva che oltrepassa la ragionevolezza.
Mi spiace non potermi dare il tempo di mostralo, come vorrei, attraverso l'analisi delle motivazioni addotte.
il mio ultimo intervento non era riferito solamente a questa discussione, ma era più generale, meno teorico e più pratico. Se vogliamo, più politico che filosofico. Anzi sicuramente più politico che filosofico.
Lo avevo capito. Anche per questo ho parlato di "affettività elettive" che riguardano la sfera politica.
Riconosco tutta la validità del tuo ragionamento pratico e di fatto condivido la destra dei valori (che sono quelli veri e non illuministi).
Ma desideravo attirare l'attenzione su queste particolari sottolineature teoriche che, se non riconosciute, alla fine non mancano di avere i loro effetti pratici. Magari non su di noi, ma su molti giovani entusiasti delle atmosfere evocate e con meno spirito critico perché mancano degli strumenti per decriptarne i significati ultimi così ben evidenziati da Pasqualucci in questo caso.
Sulla morte della mistica: M. Vannini ha scritto molte cose interessanti in proposito. La tesi è sicuramente suggestiva, ma io non credo che la mistica sia "morta", nel cattolicesimo. Un certo depauperamento è indubbiamente avvenuto: ma l'Autorità alla fine ha riconosciuto la grandezza dei S. Giovanni della Croce, S. Teresa d'Avila etc. Di qui forse il "trionfo" (solo apparente) della psicologia e della psicanalisi, oltre che dell'umanitarismo, in Occidente; a ben guardare, anche le varie filosofie personalistiche, che hanno intorbidato i documenti conciliari, sono segni di questo immanentismo prima latente e poi esploso (fin dall'umanesimo: cfr. introduzione della prospettiva "realistica" in arte).
Alcune precisazioni all'intervento dell'Anonimo: Eckhart non fu condannato postumo, ma 21 sue proposizioni furono condannate, ed egli le ritrattò in vita. L'asse orizzontale della croce non rappresenta il "Cristianesimo sociale" à la Bergoglio (troppa grazia!), ma l'amore per il prossimo, essenzialmente. L'asse verticale è la via che conduce al Cielo (cfr. totem indiani).
E' vero che quanto si attacca Guénon si attacca una parte della mia vita, che ora ho "trasceso" intellettualmente ma non sentimentalmente: ma non credo di essere il solo a reagire per questi motivi. Non so se ci sia convergenza tra l'ecumenismo "deteriore" e quello "esoterico": sul piano dei fatti e della dottrina, parrebbe di no. Si tratta di distinzioni sottili. Gli schuoniani statunitensi, se abbracciano il cattolicesimo, sono tutti sedevacantisti (Schuon partiva da Guénon, per poi differenziarsene su alcuni punti:Cfr. R. Coomaraswamy). Resta il fatto che Guénon non capì il Cristianesimo (Evola ancor meno, e non è vero che negli ultimi anni ne rivalutò l'essenza, ma solo alcune posizioni politiche e altre marginali), anche se mi pare che considerasse la Chiesa cattolica, anche negli ultimi anni della sua vita al Cairo, una istituzione "tradizionale" (dal suo punto di vista). Resta il fatto, pure, che Guénon fu massone, cattolico e sufi al tempo stesso (tra il 1910 circa e il 1930 circa, quando si "convertì" all'Islam): cosa abbastanza stravagante per chi ha sempre condannato il sincretismo. Resta il fatto, infine, che rimane un gigante sul piano intellettuale e un uomo onesto, secondo me. La stessa accademia è piena di guénoniani "in sonno", per non parlare della sua influenza sul piano "spirituale" ed "operativo".
Mic,
magari ci fossero "molti giovani entusiasti"...Io non ne vedo proprio. Forse qualcuno, qua e la, ma la massa è semplicemente amorfa, interessata solo all'ultimo gadget elettronico, l'ultima discoteca, l'ultima ragazza/ragazzo "fatto" o " da farsi", l'ultima droga o vestito o auto sul mercato, ...
Rr
Chi cerca la verità con serietà ed onestà non può che essere ammirato, e se intelligente merita anche di essere ascoltato o letto. Se poi dice di averla trovata allora attenzione, perchè forse la Verità non è un oggetto, e in tal caso può essere solo ri-velata, rivestendola di parole. La ri-velazione è anche tradizione, ossia necessariamente tradimento (perdonatemi!). Ad esempio Gesù ha detto: io e il Padre siamo uno (mi pare che le parole in un Vangelo siano queste)e ci è stato tramandato che il Figlio è una Persona, ha due nature, due volontà, due energie e una ipostasi.
Così è tutto più chiaro ;)
@ Anonimo 21:07
"Due energie"? Quale sarebbe la fonte di quest'affermazione? Ho sempre sentito parlare della unione ipostatica di due nature e di due volonta'. Sara' per mia colpa, ma non mi ricordo di "due energie".
Che la "tradizione" implichi il concetto del "tradire" e' del tutto errato in relazione alla tradizione cristiana. Quando s. Paolo dice che "ha trasmesso cio' che ha ricevuto [da Nostro Signore]" (1 Cr 11, 23: "Tradidi quod et accepi") vuol indicare che il suo "tradere" e' esattamente il contrario di un "tradire"(it.). Egli trasmette esattamente "cio' che ha ricevuto" per divina rivelazione e che, appunto per questo, deve considerarsi "deposito della fede", che non si puo' mutare e che bisogna preservare e difendere, perche' e' "Verita' rivelata" da Dio. La "trasmissione" si svolge all'insegna della fedelta' assoluta verso cio' che viene trasmesso. L'idea che il messaggio sia filtrato da colui che lo trasmette come Apostolo, mettendoci qualcosa di suo, per il solo fatto di trasmetterlo, non puo' aver qui cittadinanza ne' possiamo attribuirgliela con giochi di parole del tipo "tradizione=tradimento", concetti che si escludono a vicenda.
Sempre teste umane hanno gli iniziati.
Il grande contrasto nel fondo del bicchiere sta tra concetto ed immagine.Nella meditazione partiamo dai concetti per arrivare all'immagine, ad una nostra immagine
di quello che i concetti ci hanno detto.Gesù Cristo usa delle grandi immagini, le parabole, per veicolarci dei concetti anche difficili, spesso complessi che capiamo sempre meglio con il passare degli anni. Per non dire che noi siamo immagine di Dio, Uno e Trino.Allora non si tratta di un contrasto? No, direi che è uno sposalizio naturale quello tra la parola e l'immagine a patto che non lo si voglia assolutizzare. Nessuno di noi studiando una pagina di storia, una battaglia, se ne fa certo un'immagine man mano che la comprende ma, non pretende che quella sua immagine debba valere per tutti. E' sua. Con dentro il suo retaggio culturale. Così nei racconti letti o ascoltati seguiamo le immagini e i sentimenti che ci sono trasmessi per poi comprendere i concetti. Tutto questo per dire di non caricare di troppi e pesanti significati quelli che sono esercizi della nostra mente.Un fotografo, un pittore può passare anni a fotografare o dipingerere lo stesso soggetto per cogliere in una immagine quello che lui vi vede. Si dice che il più prolifico degli scrittori alla fine non scriva che un libro e viceversa c'è chi in tutta la vita ha scritto un solo libro. Immagini e concetti.Anche il Vaticano secondo è stato, a parer mio, un equivoco tra concetti e immagini. E' stato come voler fissare le immagini, che sono cangianti, per i tempi che cambiano prima che l'aggiornamento delle immagini possa essere avvenuto. Una sciocchezza. Sarebbe stato sufficiente curare di più la vita interiore dei cristiani, consacrati e non,affinchè ognuno di loro avesse potuto trovare le sue immagini per esprimere i concetti di sempre nel mondo a lui contemporaneo.
Essendo responsabile del blog "TRADITIO LITURGICA", che come dice il titolo contiene la parola TRADIZIONE non posso non sentirmi interpellato dinnanzi a questo articolo.
Al momento devo dire una cosa, che probabilmente approfondirò nel mio blog stesso.
Il concetto di "tradizione esoterica", inteso da movimenti o sette non cristiane è, ovviamente, da rifiutare.
Ma il Cristianesimo ha, nel cuore stesso della sua tradizione, un messaggio di tipo spirituale, interiore, che non può essere "immediatamente inteso", come dice il relatore di questo articolo. Questo messaggio può essere compreso solo dopo un "secondo battesimo", come usava dire Terasa d'Avila e, sulla stregua di lei, tutti i mistici cristiani. E', dunque, propriamente un MESSAGGIO SAPIENZIALE, non intellettuale (come sarebbe quello che si potrebbe immediatamente intendere).
Quanto dice il relatore, dunque, abbassa il Cristianesimo ad un ordine di tipo razionale (con le migliori intenzioni, per carità) e non ha che la mia più forte e strenua opposizione.
Si tratta, alla fine, del solito orientamento mirante a razionalizzare la fede cristiana (come se la semplice predicazione bastasse a "capire" il vangelo) e a sminuire la portata e l'importanza della contemplazione e del monachesimo nella vita cristiana. Sinceramente questo è veleno puro!
@ Replica a Pietro C.
Il significato "sapienziale" di cui al mio articolo e' quello della c.d. "tradizione primordiale", che trascenderebbe tutte le religioni, tradizione frutto comunque del pensiero dell'uomo e non verita' rivelata. Tale "sapienza" e' inaccettabile dal punto di vista del vero concetto cattolico di Tradizione. Il "messaggio sapienziale" di cui all'intervento di Pietro C. e' cosa ben diversa. Il termine appare appropriato purche' non lo si confonda con il "sapienziale" degli esoterici. Comunque, l'autore lo riferisce alla conoscenza che i mistici cristiani riescono (riuscirebbero) ad avere di Dio nelle loro meditazioni o estasi, conoscenza di tipo intuitivo, possiamo dire, che avviene pero' mediante illuminazione dall'alto (se il mistico e' un vero mistico cristiano) e che non puo' pertanto spiegarsi con le categorie razionali del pensare e sentire consueti.
Questa "sapienza" dei veri mistici ci rinvia alla Beata Vergine intesa come "Sedes Sapientiae", sede per Grazia infusa di una Sapienza sovrannaturale. Nelle percezioni mistiche, se cosi' posso dire, di S. Teresa di Lisieux vediamo la presenza di questa "sapienza": nelle consapevolezze ed intuizioni che le venivano dall'Alto, a cominciare dalla consolazione che NS le offriva per le sue aridita' spirituali (queste "consolazioni" sono indubbiamente un modo di partecipare a noi questa "sapienza").
Cio' premesso, non vedo in che cosa avrei "abbassato il Cristianesimo ad un ordine di tipo razionale" che "sminuirebbe la portata e l'importanza del monachesimo etc.". Cosa c'entra il monachesimo? Io qui mi sono limitato a ribadire il concetto di Tradizione cattolica contro le errate e false nozioni di tradizione. Il "sapienziale" e' entrato nel discorso solo come termine che caratterizza la nozione esoterica di tradizione. Che il Cristianesimo sia "un ordine di tipo razionale" che ci libera dalle tenebre delle superstizioni pagane e da tutto l'irrazionalismo presente in vario modo nel pensiero profano, esoterico e non, (e dal suo iperrazionalismo, quando c'e') non v'e' dubbio. Come dimostrano le Lettere di s. Paolo la nostra religione concilia perfettamente la ragione (rettamente intesa) con la Rivelazione. Dire questo non significa affatto "sminuire"(?) la portata della contemplazione nel Cristianesimo. Pietro C. stabilisce dei collegamenti impropri, assenti del tutto dal mio articolo. Del resto, proprio S. Paolo ci accenna alle sue esperienze mistiche e ci fa capire che esse non costituiscono l'essenza del messaggio di Cristo, altrimenti si salverebbero solo i mistici autentici.
Del resto, proprio S. Paolo ci accenna alle sue esperienze mistiche e ci fa capire che esse non costituiscono l'essenza del messaggio di Cristo, altrimenti si salverebbero solo i mistici autentici.
Chiara e limpida la puntualizzazione di Paolo Pasqualucci. E' utile pubblicare messaggi anche dissenzienti perché provocano approfondimenti sempre utili per tutti.
Per condividere e testimoniare, anche i mistici devono rivestire di parole le loro sapienziali e dunque anche 'saporose' intuizioni, usando il vaglio della ragione.
Oggi, aggrediti dall'imperversare di slogan, che non propongono valori ma impongono mode, siamo immersi in un linguaggio che ha perso lo spessore, la pregnanza semantica delle parole degradate, tradite, deformate, strumentalizzate e, in definitiva, inautentiche. Esse, se non provengono da quella zona interiore di silenzio e di ascolto della realtà da cui traggono la loro anima profonda, non sono più in grado di trasmettere la forza e la fecondità che possiede il "sonoro e parlante silenzio della Verità" (S. Agostino)
Per cogliere questa dimensione comunicativa del silenzio, bisogna misurarsi con tutta la difficoltà di tradurre in parole l'esperienza di un "territorio" pressoché inesplorato: S. Paolo usa l'espressione arreta remata per indicare realtà indicibili. Certamente egli parla di una sua esperienza non comune, che non è accessibile a chiunque, ma è dono; tuttavia ogni uomo ha dentro di sé un anelito verso un incontro realizzabile nella profondità del proprio essere silenzioso, che tuttavia è già presente a vari livelli attraverso la grazia assimilata nella vita di fede.
Credo che il discorso di Pietro C. muova dall'accentuazione della dimensione pneumatica propria della spiritualità orientale; dimensione che tuttavia, non può mancare e non manca ad ogni vero credente.
@ Ancora sulla "dimensione pneumatica"
Ringrazio Mic del generoso elogio e del bell'approfondimento. Se mi e' concesso, vorrei aggiungere qualcosa su questo tema, che di per se' esula da quello della Tradizione in senso stretto.
La dimensione spirituale del mistico e' certamente interiore, anche se l'illuminazione gli viene dall'Alto. Se venisse da se stesso, non sarebbe un vero mistico. E' Dio che gli parla nella coscienza, in forma diretta e in vario modo. Gli parla nella coscienza che si e' elevata in contemplazione. Nell'incipit del Libro della Divina Dottrina di S. Caterina da Siena, si legge: "Come l'anima per orazione s'unisce con Dio, e come questa anima, della quale qui si parla, essendo levata in contemplazione, faceva a Dio quattro petizioni". Mediante l'orazione l'anima "si unisce a Dio" e poi si eleva alla "contemplazione". Ora, per il semplice fedele possiamo dire che, quando dice le sue preghiere quotidiane, se le dice bene, anch'egli si unisca con Dio, attraverso la mediazione di tutta la Chiesa invisibile. O e' pretender troppo? Pero' questa "unione" non e' tale da elevarlo "in contemplazione", cosa consentita dalla Divina Misericordia solo a pochi eletti: si tratta di un carisma particolare, un dono concesso a pochi, giustamente.
Come ci "uniamo" anche noi a Dio nelle nostre preghiere quotidiane? Penso a questo famoso passo di Gv, 14 , 23 ss.: "Se uno mi ama osservera' la mia parola e il Padre mio lo amera' e verremo a lui, e dimoreremo in lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole". Ora, nella lotta quotidiana contro di noi per santificarci non dobbiamo osservare la parola di NS? Se la osserviamo, e lo facciamo ogni volta che operiamo bene e vinciamo le tentazioni al male, allora NS e il Padre "dimorano in noi". Come, con un'esperienza nostra mistica? No, di certo. Gia' con la voce della coscienza, se appunto sappiamo darle ascolto, quando p.e. ci ammonisce con parole chiarissime e di fuoco sulle nostre cattive inclinazioni o azioni, con ragionamenti implacabili. E da dove vengono, da noi stessi? No. E' la voce stessa del vero Dio che parla dentro di noi.O quando, piu' raramente, sentiamo una grande soddisfazione spirituale per aver fatto una cosa buona o aver capito una verita' di fede. Insomma, voglio dire che "la dimensione pneumatica" sufficiente alla nostra salvezza ce l'abbiamo gia' dentro di noi, per Grazia, e ci da' un aiuto fondamentale nella nostra lotta quotidiana per santificarci, fortificando la nostra volonta' ed educando il nostro discernimento.
per Paolo Pasqualucci: mi riferivo all'eresia del monoenergismo (Wikipedia, alla voce monoenergismo). Le energie sono due perchè in relazione alle due volontà.
per Pietro C. : apprezzo la distinzione tra messaggio sapienziale e messaggio intellettuale (con la i minuscola). Chiedo solo un chiarimento : il messaggio sapienziale viene PENSATO,cioè si manifesta come pensiero, e in tal caso come distinguerne la qualità rispetto al pensiero intellettuale, oppure ci è stato tramandato e noi crediamo che sia sapienziale?
Mi si scrive:
"Cio' premesso, non vedo in che cosa avrei "abbassato il Cristianesimo ad un ordine di tipo razionale" che "sminuirebbe la portata e l'importanza del monachesimo etc.". Cosa c'entra il monachesimo? Io qui mi sono limitato a ribadire il concetto di Tradizione cattolica contro le errate e false nozioni di tradizione. Il "sapienziale" e' entrato nel discorso solo come termine che caratterizza la nozione esoterica di tradizione. Che il Cristianesimo sia "un ordine di tipo razionale" che ci libera dalle tenebre delle superstizioni pagane e da tutto l'irrazionalismo presente in vario modo nel pensiero profano, esoterico e non, (e dal suo iperrazionalismo, quando c'e') non v'e' dubbio".
Rispondo.
Quanto uno esplicita nei suoi scritti dimostra, di primo acchito, quanto gli sta a cuore. Quanto omette (in buona fede o meno) dimostra che lo ritiene quanto meno secondario.
Nella gerarchia delle importanze, per quanto riguarda il Cristianesimo, non una setta semplicemente esoterica, esiste la cosiddetta "intimità divina" (per riprendere il titolo di un antico libro scrito da un carmelitano già PRIMA del concilio). La cosiddetta vita cristiana ordinaria (obbedire alla morale e rispettare il Credo e le disposizioni ecclesiastiche) non è che buio per i mistici cristiani, ossia, per quanto necessario, non fornisce un contatto reale ed esperienziale (nonché indicibile) con Dio. E' questo contatto ad essere importante mentre tutto il resto sono pure introduzioni ad esso. Avviene certamente con la grazia di Dio ma NON senza che l'uomo non se ne disponga convenientemente.
Esplicitare CHIARAMENTE tutto questo è NECESSARIO per mantenere gli equilibri corretti, altrimenti si fa del Cristianesimo una filosofia come le altre (con la sua morale e i suoi fondamenti teoretici). Ora questa differenza tra una vera mistica e una falsa mistica, tra una vera sapienza e una sapienza fuorviata NON LA VEDO ASSOLUTAMENTE nel suo scritto e questo, secondo me NON E' UN CASO. E' esattamente QUESTA OMISSIONE a determinare un piano inclinato seguendo il quale il monachesimo è svilito di importanza (esattamente COME LA PENSANO I MODERNISTI). D'altra parte la "logicità" del Cristianesimo a cui lei fa allusione pecca, ancora una volta, di una migliore definizione. Anche qui insistere solo sulla "logicità" e non ricordare, sulla scorta della patristica, che il Cristianesimo è, nel suo nocciolo, al di sopra di ogni logicità, fa decadere il Cristianesimo a pura filosofia o, quanto meno, inclina il piano in quella direzione.
Lei si preoccupa che alcuni tradizionalisti sono filo-Guenon. Io mi preoccupo da tanto tempo che molti tradizionalisti hanno un'inclinazione moralistico-filosofica che, pur con le migliori intenzioni, oscurano l'essenza sopra razionale e mistica del Cristianesimo, essenza sapienziale. Come vede ho fondate ragioni di ammetterlo.
Per anonimo 17 gennaio 2016 11.54 (si metta un nick!).
La sapienza evangelica (tout-court) per quanto abbia una forma discorsiva e una sua logica e possa essere "pensata" è fatta per essere VISSUTA.
Prendere gli scritti e i pensieri di un abate, di un eremita, di un santo e dire che li dobbiamo "meditare", ossia pensare, può essere assai limitativo se non giunge ad applicarli almeno in parte alla propria vita.
La sapienza si pone su un piano soprarazionale e ha, infatti, bisogno del paradosso per essere espressa, di una forma simbolica (anche qui Paolo Pasqualucci non distingue le cose con il Cristianesimo facendo alla fine tentare il lettore di chiudere gli occhi dinnanzi a questi fondamentali termini).
Il fine di tutto questo è la vita perché il Logos stesso non vuole essere un semplice discorso razionale (sarebbe un puro filosofo) ma è la vita stessa di DIo (vedi prologo di san Giovanni). Insistere troppo sulla ragione, da un certo punto in poi, è controproducente e attira le critiche di chi, razionalista, vede quello che diversi cristiani non vedono: il piano del Cristianesimo è ben altro, rispetto a quello di un semplice Oddifreddi!
Pietro C.
La sua affermazione iniziale sfonda una porta aperta perché nasce dall'Incarnazione, e dunque riguarda ogni cristiano. Ma già nell'A.T. il popolo che accetta la legge risponde, nell'ordine, "faremo e ascolteremo".
Se il Vangelo non diventa vita concreta rimane lettera morta...
Premesso questo, la meditazione non è fine a se stessa (serve a predisporre la mente e ad accendere il cuore) e qualunque discorso razionale, propedeutico o successivo alla "contemplazione" e all'adorazione profonda (cioè al soprarazionale), non esaurisce l'esperienza ma serve a darne le ragioni sia pure mai esaurendola.
Una cosa è la ragione, facoltà dono, e la ragionevolezza, altra cosa il razionalismo.
@ Ulteriore replica a Pietro C.
Trovo la sua insistita critica poco chiara. Che cosa "non distinguo con il Cristianesimo"?
E di quale "paradosso" stiamo qui parlando? Del "paradosso" di una "sapienza" che ha bisogno di una "forma simbolica" che si pone su di un piano "soprarazionale"? Mi saprebbe fare un esempio, di quello che dice?
Intanto un esempio lo faccio io. S. Paolo, nei famosi passi della Ia ai Corinti, quando dimostra l'inanita' della sapienza degli uomini di fronte alla sapienza di Dio, "follia per i Greci e scandalo per i Giudei" poiche' essa si realizza in "Cristo crocifisso". Dice, ad un certo punto: "predichiamo la sapienza di Dio, misteriosa e nascosta, quella sapienza che Dio, prima ancora che fossero i secoli, aveva gia' destinata per la gloria nostra, sapienza che nessuno dei principi di questo mondo ha mai conosciuta" (1 Cr, 1 e 2, 7ss.). Ora, le profondita' della sapienza di Dio, misteriosa e nascosta ai nostri occhi mortali, come vengono conosciute da noi? Con "forme simboliche" che si esprimono in "paradossi"? La Croce di Cristo non e' certo una mera "forma simbolica". Viene conosciuta, questa divina sapienza solo attraverso la "predicazione" dell'Apostolo, cui viene rivelata direttamente da NS. E la "predicazione" e' o non e' un discorso razionale? S.Paolo non e' mica Gioacchino da Fiore. Senza discorso razionale, con i concetti comprensibili al senso comune, come puo' esserci comunicazione tra Dio e l'uomo? E del resto, il Discorso della Montagna, sul quale si basa l'etica cristiana, non e' un monumento all'argomentazione cristallina e logicamente impeccabile?
E circa il Prologo del Vangelo di Giovanni: lei contrappone il "discorso razionale" alla "vita stessa di Dio". Ma quand'e' che si fara' lo sforzo di esprimersi in modo comprensibile all'interlocutore? che vuol dire "la vita stessa di Dio"? E come se questa vita si potesse esprimere per noi solo in modo non razionale? L'evangelista non puo' testimoniarci la "vita stessa di Dio" in modo razionalmente comprensibile? E difatti, quando scrive che "In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" non si riferisce chiaramente alla vita eterna (zoe')? Il significato e' evidente: il Verbo ha la vita eterna e questa vita e' la vera luce degli uomini. E non e' nemmeno un simbolo, e' un ragionamento, che piu' chiaro non potrebbe essere.
Lei si preoccupa che alcuni tradizionalisti sono filo-Guenon. Io mi preoccupo da tanto tempo che molti tradizionalisti hanno un'inclinazione moralistico-filosofica che, pur con le migliori intenzioni, oscurano l'essenza sopra razionale e mistica del Cristianesimo, essenza sapienziale. Come vede ho fondate ragioni di ammetterlo.
Non è meno dannosa l'inclinazione moralistico-filosofica, che certamente non appartiene a Pasqualucci, di quanto non sia dannoso l'errore di pensatori come Guenon, molto influenti in alcuni contesti...
Al cristianesimo appartiene sia l'essenza mistica e soprarazionale che quella articolata nel pensiero e tradotta nell'azione resa possibile fino alla fine dei tempi dall'opera divino-umana di Cristo Signore nostro.
E del resto, il Discorso della Montagna, sul quale si basa l'etica cristiana, non e' un monumento all'argomentazione cristallina e logicamente impeccabile?
Secondo me no. Cristo parla al cuore, non al cervello. Non è un filosofo (tanto meno un esperto di logica), è Dio.
. Non è un filosofo (tanto meno un *esperto di logica*), è Dio.
AATTENZIONE!
E' il LOGOS. "In Principio era il LOGOS". Che poi, Dio non si "limita" ad essere il LOGOS, ma Gesù Cristo (Vero Dio e Vero Uomo) è il LOGOS.
Dio HA UNA Sua razionalità, che trascende e supera quella umana, non la mortifica.
Una prima regola per discernere i fatti mistici è proprio questa. Se tali fatti sembrano TANTO troppo razionali, QUANTO (anzi, tanto più) troppo poco, c'è da stare in guardia. Es. l'esicasmo bizantino. Il fatto stesso che si dica, che, per definizione, ci sono punti che non possono essere insegnati, se non direttamente dal maestro al discepolo, è una bella stonatura. Non è un caso ("SIMILIS cum Similibus") che solo Montini ha deciso che si può "tollerare", almeno presso i Cattolici di rito Melkita, il culto di "San" Gregorio Palamas. C.(non).V.D. Ciò che hanno sempre affermato alcuni studiosi, ovvero che i veri responsabili dello scisma di Fozio sono stati chierici palamiti è stato confermato dai fatti. Quasi tutti i vescovi melkiti, sono caduti in una sorta di scisma di fatto.
@ Ancora per Pietro C. e M. Toti
1. Pietro C. Mi era sfuggito il suo lungo intervento delle 13:17. Credo finalmente di aver capito la sua imputazione nei miei confronti: nel nominare la "tradizione sapienziale" ho omesso di ricordare la "sapienza" di mistici e monaci. Avrei allora trascurato di ricordare che il Cristianesimo non e' solo ratio ma anche mistica contemplazione del Verbo. Ora, lo ripeto ancora: poiche' la "tradizione sapienziale" da me evocata era quella degli esoterici, di contro a questa ribadivo il carattere razionale del Cristianesimo. Era superfluo ricordare la componente mistica, anche perche' la "sapienza" contemplata dalla componente mistica cristiana non ha nulla a che vedere con la "tradizione sapienziale" di Guenon e sodali. (Che non abbia nulla a che vedere anche per lei, non ne sarei del tutto sicuro, mi corregga se sbaglio). Ribadire il carattere razionale del Cristianesimo non significa certo ridurlo a mera filosofia. La predicazione apostolica ci rivela cio' che possiamo capire delle profondita' di Dio e che serve alla nostra salvezza. S. Paolo scrive anche, mi pare, "noli altum sapere". Questo non significa, ovviamente, che non si debba ricercare la conoscenza di Dio nell'elevazione mistica, s. Paolo stesso ci dice di averla provata. Resta il fatto che tale conoscenza o "sapienza" e' riservata a pochi, e' un dono di Dio per pochi eletti. Del resto, forse che le esperienze degli autentici mistici ci hanno svelato del mistero numinoso della divina Monotriade piu' di quanto ci abbiano fatto conoscere e capire i Vangeli e tutto il Corpo Neotestamentario? Non credo proprio. A che serve allora la speculazione dei mistici sull'inesprimibile divinita'? Trattandosi di santi, cui sono state concesse speciali facolta', serve a confermarci nella fede verso il Sovrannaturale e ad istruirci con la lettura delle loro esperienze, rafforzandoci anche da questo lato nella fede ed approfondendola.
2. M. Toti. La filosofia e la logica non c'entrano per nulla. Mi riferivo alla logica cristallina del senso comune, che hanno anche gli ignoranti ed analfabeti. Se poi Cristo, che e' Dio, oltre che al cuore non e' capace di parlare al cervello, che Dio e'? Un Dio dimezzato, forse?
Ciò che hanno sempre affermato alcuni studiosi, ovvero che i veri responsabili dello scisma di Fozio sono stati chierici palamiti è stato confermato dai fatti.
Chierici palamiti "ante litteram"? Palamas è del XIV secolo, Fozio del IX, lo scisma risale al 1054. La dottrina di Palamas fu "canonizzata" dalla chiesa greca alla fine del XIV secolo.
Se poi Cristo, che e' Dio, oltre che al cuore non e' capace di parlare al cervello, che Dio e'? Un Dio dimezzato, forse?
Non ho detto questo. E' evidente però che le verità più profonde della nostra religione si "intuiscono" col cuore. Trinità, Incarnazione, Croce sarebbero secondo Lei spiegabili col senso comune? Ma questo sarebbe razionalismo. Lo stesso discorso delle Beatitudini rovescia completamente il "senso comune" del tempo: tanto è che Lo crocifissero. A ben guardare, il senso comune confligge con quanto dice Cristo molto spesso. I mistici pregano col cuore, non col cervello: la stessa "elevazione della mente a Dio" (attenzione: la mente non è il cervello!) è al tempo stesso una discesa nell'abisso del cuore, dove è Dio. Cristo non è né Aristotele né San Tommaso, con tutto il rispetto dovuto ad entrambi questi giganti.
E' evidente però che le verità più profonde della nostra religione si "intuiscono" col cuore. Trinità, Incarnazione, Croce sarebbero secondo Lei spiegabili col senso comune?
Più che spiegabili sono comprensibili anche col senso comune, oltre che "intuite e approfondite" col cuore e con la mente.
Lo stesso discorso delle Beatitudini rovescia completamente il "senso comune" del tempo: tanto è che Lo crocifissero.
Il discorso delle Beatitudini non rovescia il senso comune del tempo, ma riscrive e sostituisce il Pentateuco, oltrepassa la Legge, mettendo Gesù (Uomo-Dio) al posto di Mosè e di tutti i Profeti con cui resta in dialogo (vedi Trasfigurazione), ma ne realizza il compimento.
E mi fermerei qui.
Insomma, alla fine girate sempre la frittata. Il papa non è più infallibile, ma voi sì. Grazie delle precisazioni, utili per la mia abissale ignoranza.
Marco,
non mi pare che questa sia una gara in cui avere ragione...
No. Hai ragione. Ciao
Non ho ragione. "È" così. Questa non è una gara. Càpita che ognuno aggiusti il tiro secondo la sua visuale. C'è sempre il rischio che prevalga l'insistenza nel portare avanti le proprie ragioni più che di affermare la verità. Il dibattito dovrebbe servire a chiarire sempre meglio. Tuttavia questo strumento non permette trattazioni esaustive. E càpita di incartarsi su alcuni punti, a volte perché una visuale parziale prende il sopravvento. In questi casi è inutile proseguire.
E con ciò ho cercato di essere un po' più chiaro:
http://traditioliturgica.blogspot.it/2016/01/la-tradizione-cristiana-la-vita-mistica.html
Un caro saluto!
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