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martedì 12 gennaio 2016

Vladìmir Putin. La sua vita per capire il suo modus operandi e il suo pensiero

Vladìmir Putin. La sua vita
per capire il suo modus operandi e il suo pensiero

di Don Curzio Nitoglia

Prologo

Le recenti vicende belliche in Crimea e in Ucraina (gennaio/settembre 2014) ci fanno toccar con mano ciò che sino a ieri poteva apparire, agli occhi dei più, soltanto una probabilità.
Il Nuovo Ordine Mondiale vuole distruggere Putin e la Russia putiniana, poiché stanno giocando il ruolo del katéchon, ossia “l’ostacolo che trattiene” (San Paolo) le forze della Sovversione mondialista e globalizzatrice (Israele, Usa e l’Arabia Saudita wahabita).

Se non ci fosse stato Putin, gli Usa avrebbero fatto fare alla Siria la stessa fine che hanno fatto fare all’Iraq. L’ostacolo che ha fermato l’invasione della Siria, poi dell’Iran e infine della Russia è stato Putin. Questo è un fatto e “contro il fatto non vale l’argomento”.

Putin è diventato oramai per i mass media finanziati dalla “contro-chiesa” il neo-Hitler, il neo-Saddam, il neo-Gheddafi o il neo-Assad da eliminare[1]. Si inizia con la manipolazione del pensiero (Putin viene già dato per impazzito) a mezzo stampa, televisione e radio per terminare con una condanna capitale pubblica ed esemplare (come è successo per Saddam e Gheddafi), una sorta di “Norimberga 1946/permanente” che non passa e non deve passare proprio come la shoah.

L’Europa[2] e l’Italia del XX secolo, schiave degli Usa già a partire dalla prima e soprattutto dalla seconda guerra mondiale son divenute una mera base logistica di atterraggio e di lancio per gli aerei degli Stati Uniti d’America e d’Israele (che anch’esso, da qualche anno, ha una parte della sua flotta aerea stanziata in Sardegna). L’Unione Europea del XXI secolo è geo-politicamente e finanziariamente un’appendice del nord America, anzi un’appendicite infiammata e oramai purulenta prossima alla peritonite.

Inoltre la politica dell’UE nei confronti della Russia, come è successo con l’Iran e la Libia, è auto-lesionistica per l’economia della Vecchia Europa. Infatti l’embargo decretato dagli Usa e dall’UE contro la Russia ha delle ripercussioni molto gravi sull’economia europea già in semi-fallimento conclamato a partire dal 2010. 

L’alleato naturale (fisico, storico, culturale e geografico) dell’Europa non dovrebbero essere forse proprio le Nazioni limitrofe dell’est europeo e del Mediterraneo: Russia occidentale o europea (non forzatamente quella asiatica), Siria e Libia? L’Atlantico non è forse uno spazio troppo vasto (rispetto al Mediterraneo e all’Europa dell’est) per poter essere valicato facilmente e rifornire, ad esempio, l’Europa occidentale di gas, che la Russia non ci darà più e che gli jiadhisti dell’Isis hanno, recentemente, quasi interamente bruciato in Libia dopo la scomparsa (decretata dagli Usa del Presidente Obama ed eseguita dalla Francia del Presidente Sarkozy) di Gheddafi? Eppure l’UE si è schierata, suicidariamente, contro i suoi vicini di terra e di mare, con i quali commerciava (importando ed esportando) e con i quali non potrà più far affari proprio nel momento del suo maggior bisogno.

I politici europei (marionette nelle mani dell’Alta Finanza e dei Club o Think-Tank mondialisti israelo/americani) fanno finta che il re sia vestito (ossia, che l’Europa e l’Italia stiano in piena “salute”, v. Matteo Renzi), mentre invece “il re è nudo” (v. Christian Andersen). In realtà occorre svegliarsi e unire le nostre forze in vista di arrestare il “trasbordo ideologico/finanziario inavvertito” verso la plutocrazia israeliano/americana e capire se non ci conviene stare con Putin piuttosto che con Washington, Tel Aviv o “Bruxelles”.

Per capire meglio la questione è utile conoscere la vita e il pensiero di Vladìmir Putin. A questo proposito ci è utile un bel libro, ben documentato[3], appena uscito preso l’editore Mondadori di Milano, intitolato Putin. Vita di uno zar, scritto da Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del TG 1 e collaboratore del Sole 24 ore. Mi baso su di esso per porgere al lettore i tratti essenziali della personalità di Vladìmir Putin.

Introduzione panoramica

Vladìmir Putin è nato il 7 ottobre del 1952 a Leningrado (l’odierna San Pietroburgo), che è stata la città sovietica ad aver subìto il più massiccio e cruento assedio nella guerra tra Germania e Urss, assedio durato circa 3 anni, in cui son morti circa 1 milione di cittadini.

I genitori di Putin, che vivevano a Leningrado durante la seconda guerra mondiale, sono scampati alla morte, ma la madre ha rischiato di morire di fame e il padre è stato gravemente ferito ad una gamba in battaglia, ferita che lo lascerà semi-invalido per tutto il resto della sua vita.

Il giovane Vladìmir era piccolo di statura, gracile, ma molto forte di carattere, assai coraggioso, quasi temerario; inoltre non gli faceva difetto un’intelligenza viva e pronta, che lo ha portato a leggere molto, anche se come carattere era piuttosto un giovane “di strada” turbolento e, come ha detto lui stesso, “un teppista”.

A 12 anni Vladìmir legge Lo scudo e la spada un best-seller che racconta le avventure di uno 007 sovietico, diventato successivamente una popolare fiction televisiva, una specie di James Bond sovietico. Dall’amore per questo personaggio sarebbe nata la sua vocazione di entrare nel Kgb, il servizio segreto sovietico, dopo aver conseguito una brillante laurea in giurisprudenza in una delle più prestigiose università dell’Urss, del quale Kgb divenne colonnello e poi Direttore (nonché vicesindaco di Leningrado e Presidente della Russia a partire dal 2000).

La mentalità di Putin rappresenta il tentativo della Russia dopo il crollo dell’Urss (1989) di resistere all’americanizzazione, all’occidentalizzazione e quindi alla globalizzazione del mondialismo. Egli, inoltre, ha scongiurato la restaurazione del comunismo in Russia dopo il 1989 data l’incompetenza dei “democratici”, ossia i partigiani di Boris Eltsin.

Certamente Vladìmir ha combattuto con fermezza e spietatamente la guerra contro la Cecenia, che è stata una “guerra sporca, come lo fu quella degli americani in Vietnam, ma con la differenza che la prima era un pezzo della Russia, mentre l’Indocina era a migliaia di chilometri da Washington” (G. Sangiuliano, Putin. Vita di uno zar, Milano, Mondadori, 2015, p. 6).

Inoltre “la massiccia presenza dei guerriglieri ceceni in Siria, Iraq - a fianco dei talebani e dell’Isis -rivela che, se Putin non avesse stroncato la Cecenia islamica, sarebbe sorto un califfato islamico in Russia che avrebbe minacciato la sicurezza globale” (ivi).

La Russia di Putin non è una democrazia, è questa l’obiezione più frequente contro il Presidente russo, ma “la Russia non può essere una democrazia perché se lo fosse non esisterebbe” (L. Caracciolo, la Repubblica, 7 marzo 2015).

I politologi parlano di “democrazia controllata” per distinguere il regime di Putin da quello totalitario sovietico, da quello autoritario zarista e nello stesso tempo dalla “democrazia libertaria e agnostica” occidentale, che dimentica le sue tradizioni culturali e religiose, le quali al contrario sono la base comune della Russia putiniana.

Per Putin il governo della Russia non può reggersi senza un attaccamento profondo al senso della gerarchia e del comando, al popolo inteso come comunità radicata nella propria terra o Patria, che ha una tradizione religiosa ben specifica (il Cristianesimo) e una cultura (specialmente letteraria e musicale, fisica, matematica e chimica) di prim’ordine.

Invece gli intellettuali occidentali hanno perso il contatto con la realtà e il popolo (che non è la massa) ed hanno installato una Società sradicata, senza terra, Patria, religione, tradizione, gerarchia, ordine, disciplina e soprattutto senza anima culturale e religiosa.

La stirpe in senso lato, la cultura, la tradizione, la religione, una certa metafisica hanno un ruolo fondamentale secondo Putin per poter mantenere in piedi un Paese.

La deficienza di tutto ciò ha portato, secondo Putin, al crollo dell’Urss nel 1989 e porterà al crollo degli Usa e dell’Occidente atlantico, che ha tagliato le sue radici europee per installarsi, contro la sua natura, nel deserto culturale, spirituale e tradizionale dell’America del nord, che al massimo può rifarsi all’illuminismo britannico, il quale è la negazione della metafisica europea ossia greco/romana e cristiana.

Un personaggio, che è un punto di riferimento per la cultura metafisica e tradizionale, ha giocato un ruolo di padre e maestro per Putin: Alexander Solgenitsin, il quale ha sempre ricordato a oriente come ad occidente che la soluzione dei problemi creati dal comunismo sovietico alla Russia non poteva essere il liberismo anglosassone e specialmente americano.

L’adolescenza di Putin

Un episodio della vita di Putin tredicenne ci fa capire la sua personalità, il suo carattere e il suo modo di pensare e di agire (cfr. G. Sangiuliano, cit., cap. I).

Un mattino un bambino amico di Vladìmir viene pestato nel cortile del suo palazzo popolare e periferico, senza ragione, da un bullo grande e grosso di 18 anni. Vladìmir assiste impassibile alla scena e non interviene perché il bullo è accompagnato da un nutrito “branco”. Però per lui l’amicizia è sacra e quindi decide di vendicare l’amico. Si siede nel centro del cortile e aspetta che la sera il bullo rientri a casa. La lotta sarebbe impari, ma Vladìmir salta sopra il bullo e lo prende a pugni, calci, graffi, morsi (G. Sangiuliano, cit., p. 13). Il bullo è sopraffatto dall’aggressività di Putin, che è una delle componenti del suo carattere giovanile, la quale tuttavia è stata domata da Vladìmir con lo judo, la riflessione, gli studi e la voglia di entrare nel Kgb. Il non abbandonare mai un amico, soprattutto se caduto in disgrazia o se in difficoltà, fa parte della personalità di Putin e questo non bisogna mai dimenticarlo neppure a livello internazionale, politico e bellico.

Il padre di Vladìmir si era arruolato volontario in un corpo d’élite dell’Armata Rossa appartenente alla NKVD (l’antenata del Kgb) ed aveva combattuto la battaglia della “sacca della Neva” ove gli scontri erano assai cruenti e persino feroci ed era tornato, finita la battaglia di Leningrado, a casa ma come invalido permanente ad una gamba. Si era iscritto ancor giovane al Partito Comunista Sovietico ed era un comunista convinto e militante.

La madre aveva rischiato di morire di fame nel lungo assedio di Leningrado e ne ha risentito per tutta la vita camminando a fatica ed appoggiandosi sempre ad un bastone. Putin ha confessato di essere stato battezzato in segreto da sua madre, fervente cristiana, contro il parere del padre, convinto ateo bolscevico.

Finita la guerra il padre di Vladìmir trova posto come operaio specializzato in una fabbrica di materiale ferroviario.

La casa della famiglia Putin misura 20 metri quadrati, consta di una sola camera in cui si dorme, si mangia, si studia. Naturalmente la strada diventa il luogo preferito del giovane Vladìmir, che ammetterà di essere stato un piccolo teppista di strada e di essersi conquistato uno spazio vitale nella dura vita della periferia di Leningrado. L’aggressività è una caratteristica del carattere di Vladìmir, che non sopportava di esser insultato e veniva sùbito alle mani in maniera molto violenta e quasi furiosa.

A scuola è vivace, intelligente, indisciplinato, aggressivo, ma capace di riuscire negli studi. “Man mano che cresceva, Putin, pur mantenendo un carattere vivace, migliorò di molto i rapporti con la scuola, cominciandosi a distinguere per intelligenza ed impegno. Intorno ai 13 anni era uno degli elementi più brillanti, seguiva con attenzione le lezioni, approfondiva e leggeva di continuo. […]. La predisposizione ai gesti di violenza resta, ma Vladìmir cerca di indirizzarla in un’attività sportiva: prova il pugilato, ma gli viene spaccato il setto nasale. Allora sceglie il sambo, una lotta tipicamente russa, che fonde elementi di karatè e di judo con l’aggiunta di alcune mosse di corpo a corpo popolare russo. […]. La passione per le arti marziali continuerà negli anni successivi e Vladìmir si dedicherà al judo, diventando, nel 1976, campione cittadino di Leningrado, dopo esser diventato cintura nera del sesto dan” (G. Sangiuliano, cit., p. 22).

L’amore per il Kgb

La sede del Kgb di Leningrado incute timore a tutti, ma nel 1968 un esile ragazzo di 16 anni entra spedito in quel palazzo e chiede ad un agente di guardia informazioni per lavorare presso il Kgb. L’agente risponde infastidito che non si sceglie il Kgb, ma si è scelti. Inoltre occorre una laurea in legge (G. Sangiuliano, cit., p. 39). Vladìmir finisce quindi gli studi secondari, apprende il tedesco e l’inglese assai bene e intraprende l’esame per essere ammesso nella facoltà di giurisprudenza di Leningrado, cosa difficilissima in quegli anni, in cui l’università era riservata ai figli dei burocrati del Partito Comunista Sovietico. Nonostante ciò Vladìmir, nel 1970, supera i test ed entra nella facoltà di legge.

Tuttavia anche negli anni universitari Vladìmir “mantiene il suo carattere introverso e sospettoso di tutti. […]. Non beve alcolici, non gioca, è freddo di carattere” (G. Sangiuliano, cit., p. 42).

Un’altra passione di Vladìmir è la musica classica. Inoltre «è ordinato e cauto anche nelle amicizie femminili. Durante gli studi conosce una studentessa in medicina molto carina, con la quale intraprende una relazione importante. […]. “Fu un amore molto importante, eravamo decisi a sposarci”, rievocherà anni dopo Vladìmir, “avevamo chiesto la licenza matrimoniale, tutto era pronto… quella di annullare le nozze fu la decisione più difficile della mia vita. È stato davvero tremendo, mi son sentito male. Ma ho deciso che era meglio soffrire allora che aver entrambi molti problemi dopo”. Il divorzio era concesso in Urss, ma veniva valutato male dal Partito per chi si proponeva di far carriera. Perché il giovane Putin ruppe la promessa di matrimonio? Non lo ha mai chiarito, ma è probabile che sia stato per la carriera […] il Kgb gli avrebbe suggerito di non sposarsi troppo giovane» (G. Santangelo, cit. p. 44-45).

Alla facoltà di giurisprudenza di Leningrado, Vladìmir incrocia per la prima volta Anatolij Sobciack, un valente e colto giurista. Ora definire Sobciack un dissidente, alla pari di Sacharov e di Solgenitsin, è eccessivo, ma appartiene alla cerchia di intellettuali non in piena sintonia col regime sovietico. Egli propugna, nelle sue lezioni universitarie, il passaggio da un’economia socialista a un’economia di mercato. Il giovane Putin ne resta affascinato.

La chiamata del Kgb

Dopo 4 anni di università Putin ricevette una telefonata. Era un funzionario del Kgb che volle incontrare Vladìmir e restò bene impressionato dal carattere riservato, non particolarmente espansivo, ma pieno di energia, di flessibilità mentale e di coraggio del giovane Putin, che inoltre possedeva alla perfezione la lingua tedesca e inglese. Quindi fu ingaggiato nel Kgb.

A 23 anni Putin si laurea con una tesi di diritto internazionale, il che gli aprirà più tardi le porte per il suo lavoro di agente segreto in Germania orientale. Siamo verso la metà degli anni Settanta, l’Urss è all’apice della sua potenza militare, tecnologica e politica. Invece gli Usa si trovano in difficoltà: si è appena conclusa la guerra in Vietnam con la sconfitta americana (aprile 1975) ed inoltre lo scandalo Watergate costringe il presidente Richard Nixon alle dimissioni. Il neo presidente Jimmy Carter è privo di esperienza e senza una chiara visione di politica estera. Questo stato di debolezza statunitense terminerà nel 1981 con l’arrivo alla Casa Bianca di Ronald Reagan e l’Urss cerca di sfruttare la momentanea crisi nordamericana.

“Dopo 4 anni dalle dimissioni di Nixon i sovietici si erano convinti, grazie ai rapporti del Kgb, che la caduta di Nixon fosse stata determinata… da un complotto ordito dai nemici della distensione. I servizi segreti sovietici indicavano espressamente i sionisti o meglio la lobby ebraica” (G. Sangiuliano, cit., p. 50).

Eppure la potenza dell’Urss corrisponde solo alla superficie della società civile sovietica. La realtà è il fallimento sociale, economico e politico. Il socialismo reale ha prodotto una miseria diffusa in tutta l’Unione sovietica. L’unica cosa che non manca, purtroppo, è la vodka, che alimenta la piaga sociale di un alcolismo diffusissimo.

Ciò nonostante le università sovietiche continuano a sfornare una classe di fisici, matematici e chimici geniali, le cui scoperte vengono, però, affossate dalla burocrazia.

Il comunismo sovietico è fallito

Il Kgb sin dagli anni Settanta era ben conscio di questa situazione reale di degrado interno e sostanziale, che era diametralmente opposta alla facciata di potenza, oramai soltanto esteriore e accidentale, dell’Urss. Questo è un altro paradosso sovietico: il fatto che proprio il Kgb,ossia la punta di diamante del socialismo reale, sia perfettamente conscio del fallimento e dell’implosione oramai prossima del comunismo russo, negata dalla classe dirigente e appena avvertita dalla popolazione. Da una parte la propaganda politica del Partito Comunista esaltava le grandezze apparenti dell’Urss e dall’altra i servizi segreti sovietici andavano maturando la consapevolezza che il sistema era marcio e non avrebbe retto a lungo. Ma negli anni Settanta l’implosione è ancora lontana anche se i germi dello sfascio sono costanti”(G. Sangiuliano, cit., p. 55).

Anche il livello altamente specializzato del Kgb iniziava a scricchiolare. Putin se ne accorge subito. Nel febbraio del 1976 viene mandato a sostenere un corso operativo a Ochta uno dei centri più qualificati dell’intelligence sovietica e lo definisce: “una scuola assolutamente insignificante” (G. Sangiuliano, cit., p. 56).

Negli anni Settanta scoppia il caso della dissidenza dei grandi intellettuali russi. Alexandr Solgenitsin scrive Arcipelago Gulag nel 1972, che viene tradotto in inglese e diffuso in mezzo mondo nel 1974. Il consenso è travolgente anche in Urss. Breznev perde le staffe e lo qualifica “una rozza caricatura anti-sovietica scritta da un teppista”. Solgenitsin replica pacatamente e con argomenti solidi: il comunismo vorrebbe durare in eterno, ma ha fallito irrimediabilmente; l’unica via di salvezza per la Russia è abbandonare il marxismo/leninismo per aderire ad una ideologia politica nazionale e patriottica di base religiosa. Putin è pienamente d’accordo con Solgenitsin. Andropov, l’allora direttore del Kgb, è preoccupato poiché capisce che la situazione reale è quella descritta da Solgenitsin.

Putin ha sempre affermato, in varie interviste riportate da Gennaro Sangiuliano nel suo libro, di non avere mai partecipato alle attività repressive degli intellettuali dissidenti poiché la sua missione era quella del controspionaggio. Anzi alcuni colleghi di Putin hanno testimoniato che Vladìmir “aveva maturato gli stessi punti di vista di Sacharov e provava un rispetto speciale per Solgenitsin” (G. Sangiuliano, cit., p. 62).

“L’agente Putin si va progressivamente convincendo che l’Urss è marcia nel sistema, che la stagnazione economica non sarà mai superata se non si ha il coraggio di rompere lo schema del socialismo reale per passare a un’economia di mercato, perché la proprietà privata è un elemento naturale dell’essenza umana” (ivi).

Il matrimonio

Il 28 luglio del 1983 Vladìmir sposa, dopo 3 anni e mezzo di fidanzamento, una giovane ragazza di nome Ludmilla. Anche lei era stata battezzata di nascosto a 5 anni da sua madre, la cui religiosità mai sopita sarà decisiva per il risveglio religioso di Putin avvenuto qualche anno dopo.

Un fatto intercorso tra Vladìmir e Ludmilla durante il loro fidanzamento, che viene riportato da Sangiuliano, ci fa capire ancor meglio la personalità di Putin. Egli è molto geloso e non accetta comportamenti troppo allegri o occidentali. «Una volta dopo una serata trascorsa in un locale dove Ludmilla si era scatenata a ballare con degli amici, Vladìmir la trae in disparte e le dice a muso duro: “La nostra storia non ha futuro”. La ragazza rimase sconvolta…» (G. Sangiuliano, cit., p. 71). Nel 1985 nasce Maria, la prima figlia, a Leningrado; la seconda, Katerina, nascerà a Dresda. La prima porta il nome della madre di Putin, la seconda quello della madre della mamma, secondo tradizione.

In Germania orientale

Putin arriva a Dresda nel 1985 appena dopo la morte di Cernenko e l’avvento al Cremlino di Gorbaciov. “La crisi morale e materiale del comunismo, latente da almeno un ventennio, esplode e inizia il periodo di turbolenza che culminerà con la dissoluzione dell’Urss” (G. Sangiuliano, cit., p. 79).

Nel novembre del 1989 cade il muro di Berlino e la sede della Stasi (la polizia politica tedesca orientale) viene presa d’assedio; il 3 dicembre tocca alla sede del Kgb di Dresda ove risiede Vladìmir che è ancora un maggiore del Kgb. Egli decide di non usare le armi; la polizia della Germania dell’est è allo sbando e non soccorre i colleghi del Kgb. Putin va a parlare con la folla dei dimostranti e solo quando molto più tardi giunse un distaccamento militare sovietico la folla che si era fatta minacciosa si disperse. «C’erano state tante minacce verbali ma non era accaduto nulla di violento. Gli agenti del Kgb si erano armati, ma il giovane maggiore aveva raccomandato moderazione e calma. Per il resto tutto era chiaro: “Ebbi l’impressione che il Paese non ci fosse più. Era chiaro che l’Urss era malata di quel morbo micidiale che si chiama paralisi del potere”» (G. Sangiuliano, cit., p. 84).

Il crollo del comunismo sovietico e il ritorno a Leningrado

La città è in preda al caos, gli approvvigionamenti alimentari sono scarsi, il riscaldamento è un lusso, il caos e l’anarchia regnano in Urss.

Putin provava un forte disappunto per il crollo di tutto. Era molto disincantato e si chiedeva: “come hanno potuto sbagliare? Non ascoltare le nostre parole? nessuno a Mosca ha letto i nostri rapporti? Noi li avvertivamo di quello che stava per accadere” (G. Sangiuliano, cit., p. 87).

La perestroika (ristrutturazione) e la glasnost (trasparenza) di Gorbaciov non ottengono nulla. Gorbaciov è un dirigente comunista che pensa di poter risolvere il problema sovietico con la distinzione tra comunismo vero e buono contro comunismo falso e cattivo. Egli non ha intenzione di abbattere il Partito Comunista Sovietico, lo vuol ringiovanire e guarire, ma all’interno dell’Urss egli non gode di grande successo come invece avviene all’estero. Al degrado economico si accompagna il caos politico e la presenza costante della criminalità organizzata. Inoltre la fine del comunismo porta con sé il risveglio religioso cristiano ed anche il pericolo della nascita di una sorta di Califfato islamico nelle Repubbliche ex sovietiche di fede musulmana. Nel 1988 iniziano i primi conflitti nel Caucaso tra l’Azerbaigian musulmano e l’Armenia cristiana e si arriverà alla guerra aperta nel 1992.

Frattanto ascende l’ingegnere Boris Eltsin, che sin dall’inizio dà prova di voler veramente cambiare lo status quo dell’Urss e non solo la facciata come Gorbaciov. Il 15 marzo 1989 Gorbaciov viene eletto presidente dell’Urss, ma il 29 marzo Eltsin è eletto Presidente del Congresso della Repubblica Russa e non sovietica. Da quel momento a Mosca ci sono de facto 2 parlamenti, con 2 presidenti: una struttura sovietica e una russa. Questo assetto non può durare. Gorbaciov è sempre più isolato all’interno del suo Paese, sembra un visionario che sogna il ristabilimento del comunismo sovietico sotto una forma meno radicale come era successo nel processo di de-stalinizzazione.

Il 17 agosto del 1991 scatta un golpe dei comunisti radicali contro Gorbaciov, che rimane passivo. Eltsin si schiera sùbito ed energicamente contro il golpe e Putin è con Eltsin. L’atteggiamento deciso di Eltsin fa fallire il golpe. Gorbaciov viene destituito da Eltsin, che decreta la fine dell’Urss e del Pcus (G. Sangiuliano, cit., p. 101-103).

Putin è tentato di lasciare il Kgb e di darsi alla carriera universitaria come assistente del suo vecchio professore Sobcak, il più grande giurista russo, che nel 1990 diventa sindaco di Leningrado con Putin come vice-sindaco. Ma nel 1993 scatta un secondo golpe dei vetero-comunisti contro Eltsin e Sobcak. Nelle ore più critiche Sobcak è asserragliato nella dacia di Eltsin nei pressi di Mosca, ma l’arresto di Eltsin fallisce 2 volte (il comunismo sovietico è veramente in crisi). Putin torna urgentemente a Leningrado oramai chiamata San Pietroburgo. “Raccoglie uomini armati e li schiera in aeroporto” (G. Sangiuliano, cit., p. 114). Il golpe fallisce grazie “alla reazione militare efficiente. Eltsin ordina l’assalto delle forze speciali del Gruppo Alfa, tra gli assalitori c’è un reparto speciale, il tradizionale corpo delle teste di cuoio russe, giunte da San Pietroburgo. A coordinare il trasferimento e a curarne la logistica è l’ex tenente colonnello Vladìmir Putin” (G. Sangiuliano, cit., p. 137).

La conversione di Putin

Nel 1991 la dacia della famiglia Putin prende fuoco. Dentro erano rimaste Maria, la figlia maggiore, e la segretaria di Putin (allora vice-sindaco di San Pietroburgo).
Putin entrò nella casa in fiamme, prese la figlia e la scaraventò oltre il balcone tra le braccia di alcune persone accorse che l’afferrarono al volo, poi aiutò la segretaria a scendere grazie a delle lenzuola strappate ed incordate. Però commise un’imprudenza: rientrò nella dacia oramai riempita di fumi tossici per riprendere una borsa in cui aveva tutti i suoi risparmi, ma non vi riuscì e per ritrovare la uscita dovette avvolgersi in una coperta che gli aveva regalato sua madre, la quale la riteneva benedetta. Quindi saltò fuori un secondo prima che tutto crollasse. “A questo episodio si attribuisce la conversione di Putin, anche se era già stato battezzato, alla religione cristiana ortodossa” (G. Sangiuliano, cit., p. 129).

Gli oligarchi e la mafia russa si impadroniscono della famiglia Eltsin

La Russia, però, finito il rigore sovietico, entrava in uno stato ancora incerto e indefinito in cui Eltsin, caduto vittima dell’alcolismo, della malattia e delle brame delle sue figlie era finito nelle braccia di alcuni speculatori (oligarchi) che avevano iniziato a comperare a quattro soldi i colossi dell’industria russa. Inoltre la mafia aveva iniziato ad approfittare di questo stato di assenza di autorità ed era penetrata nei gangli vitali dello Stato e dell’economia.

Sobcak era un uomo di cultura ma non di governo e non fu capace di rimediare, appariva scollegato dalla realtà. Gennaro Sangiuliano paragona la Russia dei primi anni Novanta alla Palermo degli anni Settanta affetta da due gravi malattie: il capitalismo sfrenato e sregolato e la criminalità organizzata che cerca di rimpiazzare lo Stato.
L’unico uomo politico capace di affrontare una situazione del genere era Vladìmir Putin.

“Eltsin ha avuto indubbi meriti storici e nel contempo incontestabili demeriti. È stato l’uomo che difese la Russia dai rigurgiti di stalinismo, ma che consentì un autentico Far West economico-sociale. […]. Eltsin riteneva che la Russia potesse diventare un’economia di mercato come gli Usa ed affidava la direzione dell’economia a quegli economisti che venivano definiti neo-Chicago boys leningradesi, guidati da Egor Gajdar e Anatolij Cubais [nemico acerrimo di Putin perché non lo ritiene manipolabile], che propugnavano una terapia shock secondo le teorie ultra-liberiste” (G. Sangiuliano, cit., p. 138).

Gli oligarchi che hanno avvinghiato Eltsin e la sua famiglia sono Boris Berezovskij, Vladìmir Gusinkij, Michail Khodorkovskij, Alexey Mordaschov, Oleg Deripaska, Roman Abramovich … non sono estranei a questa strategia alcuni centri di potere internazionale: a Mosca arrivano gli emissari di alcune grandi banche americane

Nel 1996 la salute barcollante di Eltsin tracolla. Nel 1998 arriva alla Russia un sostegno finanziario del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di 11 miliardi di dollari, un anno dopo un’indagine della Corte dei Conti russa dimostrerà come gran parte di quei dollari, invece di andare a sostegno dell’agonizzante economia russa, fossero finiti nelle casse di 27 banche commerciali, molte delle quali non russe… Dunque il sostegno alla Russia si era rivelato soltanto un aiuto alle banche americane ed europee e magari a qualche oligarca “russo” di origine israelitica (G. Sangiuliano, cit., p. 147-148).

Il 25 luglio 1998 Putin viene nominato direttore del nuovo Kgb (Fsb), ma l’Fsb non ha più il potere di una volta, anzi molti suoi agenti sono al servizio degli oligarchi o della mafia russa (G. Sangiuliano, cit., p. 151). In questo periodo Sobcak era caduto in oblio, ma Putin non si è scordato di lui e lo fa espatriare in Francia. Uno dei tratti salienti del suo carattere è che non si abbandona un amico soprattutto se è caduto in disgrazia.

Il 9 agosto del 1999 Eltsin, che, malgrado la dipendenza dall’alcol e la cattiva famiglia che lo circonda, mantiene un barlume di buon senso e di amor patrio, nomina Putin primo viceministro. Infatti capisce che oramai lui è finito come uomo e come leader e comprende che solo Putin ha la forza, l’intelligenza e il coraggio per affrontare gli oligarchi “russi” e la mafia che ha invaso l’intera società russa.

La guerra contro l’islamismo ceceno

Il 13 settembre 1999 a Mosca salta in aria un intero palazzo, in cui abitano le famiglie dei poliziotti russi. Si tratta di terrorismo. La responsabilità è dei ceceni islamisti. La risposta di Eltsin è durissima, ma chi prende in mano le redini della reazione è Putin, che pronuncia una frase rimasta famosa: “è inutile che si nascondano, li inseguiremo ovunque fuggano, ovunque si vadano a nascondere. Anche nel cesso. E li ammazzeremo nel cesso” (G. Sangiuliano, cit., p. 168).

Inizia la tragica partita tra la Russia e gli indipendentisti ceceni di matrice islamistica. Nel 1991 la Cecenia approfittando della debolezza della Russia proclama la sua totale indipendenza da Mosca. Nel 1994 Eltsin invia 40 mila soldati in Cecenia per riprendersela, ma l’Armata Rossa è oramai un fantasma e dopo 2 anni Eltsin è costretto a riconoscere l’indipendenza della Cecenia. Putin, divenuto da poco capo del governo, capisce che la questione cecena è cruciale per la sopravvivenza della Russia. Inizia quindi un massiccio uso dell’aviazione, che bombarda le postazioni dei guerriglieri ceceni. Gli attacchi ora sono massicci e brutali. Il 25 agosto 1996 i generali russi annunziano la sconfitta e l’eliminazione di oltre mille guerriglieri ceceni.

Putin dichiara: “ero convinto che se non avessimo fermato i guerriglieri sùbito, saremmo finiti per diventare una seconda Jugoslavia. Era necessario riprendere il Daghestan e buttare fuori i guerriglieri ceceni” (G. Sangiuliano, cit., p. 173).

La seconda guerra ingaggiata da Putin è quella contro gli oligarchi. Egli “non solo non vuole farsi manipolare dagli oligarchi, ma decide che è giunto il tempo di sganciarsi da loro” (G. Sangiuliano, cit., p. 176).

Eltsin è ancora de jure il capo, ma deve cedere il potere poiché non è più in grado di esercitarlo, oramai schiavo dell’alcol, degli oligarchi e della mafia russa (che è una specie di braccio armato dell’oligarchia neo-liberistica “russa”). L’Occidente, però, non vuole che il potere passi a Putin, il quale farebbe gli interessi della Russia. Tuttavia il potere dovrebbe essere esercitato, se non da Putin, dai “democratici”, che sono sognatori e incompetenti; nella migliore delle ipotesi sarebbe un ritorno all’era Gorbaciov. Allora intervengono Sacharov e Zinoviev che assieme a Solgenitsin spingono l’opinione pubblica alla rivolta contro l’americanizzazione e la globalizzazione della Russia (G. Sangiuliano, cit., p. 181).

Eltsin mantiene ancora un briciolo di amor patrio e di buon senso. Quindi il 31 dicembre del 1999 cede a Putin il potere reale: “due colonnelli delle Forze strategiche missilistiche raggiungono Putin nel suo ufficio di vice premier e gli consegnano i codici di lancio delle armi nucleari. È il vero scettro del potere” (G. Sangiuliano, cit., p. 182). Sùbito dopo Eltsin annuncia le sue dimissioni anticipate.

Gennaro Sangiuliano scrive che il “conservatorismo” putiniano è assai diverso dal neo-conservatorismo liberista statunitense[4]. Infatti per Putin la base della vita politica della Russia deve essere la tradizione sociale, culturale e religiosa russa e non un richiamarsi genericamente ai valori liberal-democratici dell’Occidente. «Il giorno della Pasqua ortodossa, con tutta la famiglia, è nella cattedrale di Sant’Isacco a San Pietroburgo. Inaugura così una consuetudine che lo vedrà presente, negli anni, a tutte le funzioni religiose. “Se la Russia è diventata grande, ripete Putin, non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico, il merito è del Cristianesimo”» (G. Sangiuliano, cit., p. 188-189).

La guerra agli oligarchi apolidi e mondialisti

Putin dà questa definizione dell’oligarca: “esponente dell’alta finanza, che vuole influenzare la politica, rimanendo nell’ombra” (G. Sangiuliano, cit., p. 198); in breve: un appartenente ad una società segreta, che tramite la finanza dirige i politici e il mondo.

I tre nemici di Putin, rappresentati dall’oligarca, sono le sette segrete, l’alta finanza apolide che cerca il guadagno e la ricchezza come fine e il mondialismo che governa il mondo intero tramite lo strapotere della finanza bancaria sulla politica.

Se si legge attentamente il paragrafo (pp. 198-208) che Sangiuliano riserva agli oligarchi “russi” con i quali Putin è entrato in conflitto si capisce che essi son quasi tutti di origine israelitica, e si sono impadroniti - con l’aiuto della malavita organizzata - dell’industria, dei mass media e delle banche russe per dominare da dietro le quinte la Russia intera e per farla confluire nel calderone del Nuovo Ordine Mondiale, diretto dagli Usa e Israele, dalle banche e dalla massoneria.

La lotta è iniziata nel 1996 ed è finita con la vittoria di Putin nel 2013 senza esclusione di colpi, anche cruenti.

Putin insiste sul fatto che un Paese per restare in piedi deve riscoprire la propria origine religiosa che in Russia è cristiana, la quale dà ai cittadini le basi morali per vivere rettamente. Inoltre non si possono ignorare le proprie tradizioni culturali e storiche, che per la Russia non sono né atlantiche né islamiche. La forza di una Nazione è intellettuale, morale e spirituale. Essa deve fondarsi su famiglie unite, numerose, moralmente ordinate e religiose.

Conclusione

Nel disordine mondiale odierno Putin incarna (per quanto l’umana fragilità possa permettere) la forza sana che:
  1. resiste alla globalizzazione; 
  2. ha scongiurato la restaurazione del comunismo in Russia; 
  3. ha anticipato di un ventennio l’attuale lotta contro l’Isis, avendo stroncato nel 1996 la Cecenia islamica, che avrebbe minacciato la sicurezza non solo russa ma mondiale[5]; 
  4. combatte la democrazia libertaria occidentale,che dimentica le sue tradizioni culturali e religiose[6]; 
  5. prevede che essa porterà al crollo dell’Occidente atlantico, poiché ha tagliato (come aveva fatto il bolscevismo nel 1917) le sue radici culturali e religiose e un albero senza radici secca[7]; 
  6. ha capito, sin dagli anni Settanta, la reale situazione di degrado dell’Urss opposta ad una facciata puramente esteriore di potenza inesistente de facto
  7. capisce molto bene, perciò, oggi che la situazione di grandezza degli Usa/UE è del tutto apparente: la deficienza culturale, morale, spirituale e conseguentemente economico/finanziaria dell’occidente è il cancro che lo ha roso interiormente lasciandone intatta solo l’apparenza: il sistema occidentale è marcio (come quello sovietico nel Settanta) e non reggerà a lungo; 
  8. ha lottato contro l’alta finanza apolide mondialista, che voleva impossessarsi della Russia, e dà, così, un esempio all’occidente perché capisca qual è il vero nemico delle nazioni e delle patrie; 
  9. non era desiderato dall’America al potere della Russia poiché avrebbe fatto gli interessi della sua Patria e non del Nuovo Ordine Mondiale, ma al suo fianco sono intervenuti Sacharov, Zinoviev e Solgenitsin (la forza dei veri “intellettuali” che mancano all’occidente che si dibatte tra Charlie e Bataclan[8]) che hanno convinto l’opinione pubblica alla rivolta contro la globalizzazione della Russia;
  10. ha tre grandi nemici spietati e potentissimi poiché diabolici: le sette segrete, l’alta finanza apolide e il mondialismo;
  11. in breve, per riassumere, Putin insiste sul fatto che un Paese per restare in piedi deve riscoprire la propria origine religiosa, la quale dà ai cittadini le basi morali per vivere rettamente. Infatti non si possono ignorare le proprie tradizioni culturali e storiche, che per la Russia non sono né atlantiche né islamiche, senza conseguenze catastrofiche. La forza di una Nazione è intellettuale, morale e spirituale. Essa deve fondarsi su famiglie unite, numerose, moralmente ordinate e religiose. Queste son le lezioni e gli aiuti che Putin offre al povero mondo contemporaneo ammalato terminale di agnosticismo e amoralismo. È significativa la frase pronunciata da Putin il 4 dicembre 2105 all’Assemblea Federale Russa: “La nostra forza è nell’unità, nella combattività. Nell’attaccamento alla famiglia, nello sviluppo demografico[9], nel progresso della nostra vita interiore”.
d. Curzio Nitoglia
__________________________
1. Cfr. la dichiarazione del Premier polacco, che il 1° settembre del 2014 ha paragonato Putin a Hitler, il quale invase la Polonia il 1° settembre del 1939. Dunque Putin va distrutto adesso, senza perdere tempo, come gli Alleati fecero allora, con qualche esitazione, con Hitler.  
2. Tranne qualche tentativo di smarcamento sino agli anni Sessanta/Settanta da parte di Francisco Franco, di Antonio Salazar e di Charles De Gaulle, che oggi - in Spagna, Portogallo e Francia - è stato totalmente soffocato. 
3. I libri, gli articoli e le interviste su/di Putin citati nel libro sono numerosissimi. Qui mi limito a segnalare: A. Solgenitsin, Come ricostruire la nostra Russia? Considerazioni possibili, Milano, Rizzoli, 1999; Id., Il respiro della coscienza, Milano, Jaca Book, 2015; A. Dugin, Eurasia. La Rivoluzione conservatrice in Russia, Roma, Edizioni Il Borghese, 2004; Id., Putin vs Putin, Budapest, Arktos, 2014; A. de Benoist – A. Dugin, Eurasia, Vladimir Putin e la grande politica, Napoli, Controcorrente, 2014; A. Politkovskaja, La Russia di Putin, Milano, Adelphi, 2005; D. Volcic, Il piccolo zar, Roma-Bari, Laterza, 2008; M. Ganino, Russia, Bologna, Il Mulino, 2010; A. Graziosi, L’Urss dal trionfo al degrado, Bologna, Il Mulino, 2011; Id., L’Unione Sovietica, 1914-1991, Bologna, Il Mulino, 2011; M. Geesen, Putin, l’uomo senza volto, Milano, Bompiani, 2012; L. Gianotti, Putin e la Russia, Roma, Editori Riuniti, 2014; S. Canciani, Putin e il neozarismo, Roma, Castelvecchi, 2014; N. Goreslavskaya, Putin, storia di un leader, Roma, Edizioni Il Borghese, 2015; P. Borgognone, Capire la Russia, s. l., Zambon, 2015.
4. Recentemente una rivista brasiliana legata ai neoconservatori americani ha scritto che Putin è ancora comunista poiché ha lasciato come emblema delle forze armate russe la bandiera sovietica. In realtà Putin ha adottato come bandiera della Russia quella zarista, appena ritoccata, però ha voluto lasciare ai militari la bandiera sotto la quale hanno combattuto la seconda guerra mondiale, vista da lui come una guerra non comunista, ma patriottica per la difesa della Russia (cfr. G. Sangiuliano, cit., p. 214-215).
5. Infatti Putin ha scorto sùbito il pericolo della nascita di una sorta di Califfato islamico nelle Repubbliche caucasiche ex sovietiche di fede musulmana ed ha dichiarato: “ero convinto che se non avessimo fermato i guerriglieri islamisti ceceni sùbito, saremmo finiti per diventare una seconda Jugoslavia. Era necessario riprendere il Daghestan e buttare fuori i guerriglieri ceceni” (G. Sangiuliano, cit., p. 173). Il cardinal Louis Pie nel 1859 aveva predetto: “Dio per punire i popoli perversi si serve di popoli ancora più perversi” e dom Prospero Guéranger nel 1858 aveva chiarito che “quando un popolo cristiano si rivolta,mediante l’eresia, contro la divina Rivelazione, Dio lo fa punire da un altro popolo. Il ruolo dell’islam nato in Arabia è questo. Là dove l’eresia non regna non v’è posto per lui. L’eresia delle nazioni cristiane è la vera causa del trionfo dell’islam”. Infine padre Charles de Foucauld nel 1912 aveva ammonito: “i poteri pubblici dei popoli cristiani che incoraggiano la religione musulmana, praticamente si suicidano”. 
6. “Se la Russia è diventata grande, ripete Putin, non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico, il merito è del Cristianesimo” (G. Sangiuliano, cit., p. 188-189).  
7. Per Putin la base della vita politica della Patria deve essere la propria tradizione sociale, culturale e religiosa e non un richiamarsi genericamente ai valori liberal-democratici dell’Occidente. È quello che egli dice da tempo all’Europa, ma la Vecchia Europa greco/romana e cristiana non vuole ascoltarlo: ha tradito la sua vocazione e ne pagherà il prezzo punita dall’Isis che ha finanziato.
8. Povera Vecchia Europa! Davanti all’aggressione e all’invasione dei nuovi barbari dell’Isis sa controbattere soltanto con l’inno della Rivoluzione francese (“satanica nella sua essenza”); con il sovversivo trinomio “libertà, eguaglianza e fraternità” e con l’afro/americanocanto rock “Il bacio del diavolo”, che si suonava al Bataclan di Parigi quando i guerriglieri sparavano … e lo si continua a suonare ancor oggi. Dove trovare ora un S. Leone Magno o un S. Benedetto che han saputo convertire i barbari germanici al Cristianesimo e acculturarli ai valori greco/romani? “Cerco l’uomo, ma lo abbiamo ucciso” si potrebbe dire, parafrasando Nietzsche. 
9. Di qui la sua convinzione di aiutare le famiglie numerose e di avversare i matrimoni omosessuali. Posizione che lo ha reso ancor più inviso alle forze oscure della dissoluzione che manovrano il mondo.  

45 commenti:

Anonimo ha detto...


--Circa Israele e Putin

DA quello che si e' letto sulla stampa internazionale, Israele non si e' dimostrata contraria all'intervento della Russia in Siria, tutt'altro. Prima di muoversi, PUtin ha incontrato a Mosca alti esponenti del governo e dell'esercito israeliani. Non bisognerebbe mettere Israele in tutti i "complotti", come il prezzemolo.

mic ha detto...

Sempre dalla stampa internazionale si apprende che anche una parte della Difesa americana non approva le operazioni americane nello scacchiere mediorientale che di fatto hanno determinato la situazione attuale.

mic ha detto...

NATALE ORTODOSSO. LE PAROLE DI PUTIN NELLA CHIESA DI TURGINOVO, DOVE FURONO BATTEZZATI I SUOI GENITORI

Mercoledì scorso il presidente russo Vladimir Putin ha festeggiato il Natale ortodosso presso la Chiesa dell'Intercessione della Madre di Dio nel villaggio di Turginovo, situato a circa 150 chilometri a nord-ovest di Mosca. Putin ha partecipato alla veglia di mezzanotte e ha acceso una candela nella chiesa dove i suoi genitori furono battezzati nel 1911.

Queste le parole che ha pronunciato nell’occasione, come messaggio di auguri natalizi:

«Questa festa porta gioia e risveglia pensieri puri, ci unisce intorno ad ideali di bontà, amore e misericordia. Questi valori eterni hanno un significato speciale per la Russia, sono un fondamento spirituale per la nostra società. È molto importante che oggi la Chiesa ortodossa russa porti avanti le tradizioni, aiutando le persone a trovare fede e dando loro forza lungo il loro cammino. Ha un ruolo costruttivo nell'accompagnare le giovani generazioni, nel rafforzare l'istituto della famiglia, della maternità e dell'infanzia. Sta facendo un grande sforzo per mantenere l'armonia nei rapporti tra le persone di diverse etnie e religioni. Questo grande lavoro merita un rispetto sincero».

https://www.youtube.com/watch?v=N-9_yxNrLZE&feature=youtu.be "https://youtu.be/N-9_yxNrLZE"

Anonimo ha detto...

Preti sposati. L'asse Germania-Brasile
Nei racconti di un teologo tedesco e di un vescovo brasiliano, il progetto di Francesco di consentire delle eccezioni locali alla norma del celibato del clero. A cominciare dall'Amazzonia
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351206

Luisa ha detto...

In generale non intervengo quando si discute di politica, e non perchè ne ignori l`importanza ma perchè è una mia scelta su questo blog, vorrei solo dire che se condivido molte delle osservazioni e analisi, se è vero che Putin è il nemico pubblico no 1 da abbattere con ogni mezzo ( come lo è Bashar al-Assad), non insisterei troppo sulla sua morale personale, non ne farei un modello a difesa della famiglia e della morale, quando egli dice che una nazione deve "fondarsi su famiglie unite, numerose, moralmente ordinate e religiose" dovrebbe incominciare con il mettere un pò d`ordine nella sua di famiglia.

Annarè ha detto...

Il bello delle grandi persone è che spesso fanno il Bene non grazie alle loro virtù innate, ma grazie all'intervento della Grazia su loro. quanti santi hanno iniziato il cammino alla santità da una posizione di miseria personale? Putin non è perfetto, ma è ciò che di meglio c'è ora sul mercato ed è triste dire questo, perchè il meglio dovrebbe risiedere a S.Pietro (non a S.Pietroburgo). Che Dio lo preservi da chi lo vuole eliminare e lo conduca con la sua grazia alla vera Fede.

irna ha detto...

Forse è da lavorare anche su le donne che fanno le fascinose con l'uomo altrui in modo particolare se ha potere e denaro.Ma dietro questa arte c'è sempre il compito primordiale della donna,custode della vita, sempre più spesso inconsapevole del suo stesso compito ma sempre di più consapevole delle sue arti, del suo potere e di di sè soltanto.

Anonimo ha detto...

Apparentemente OT.
"ma furono date alla donna le due ali dell'Aquila grande per volare nel deserto, per essere nutrita un tempo, due tempi, e la metà di un tempo" (Ap 12)

Un tempo: 1517 (scisma luterano) -1717. Duecento anni

Due tempi: 1717 (nascita della massoneria) - 1917. Duecento anni

La metà di un tempo: 1917 (comunismo sovietico)- 2017. Cento anni.

hr ha detto...

Resipiscenza e riposizionamento strategico
Torna in auge il Catechismo, un forte richiamo alla dottrina nelle risposte del Papa.
Enfasi sulla continuità, l'esempio dei predecessori e dei Santi

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-riconosci-il-peccato-troverai-la-misericordia-14934.htm

irina ha detto...

Quando inizieremo a leggere la storia attraverso il Catechismo la visione che abbiamo di noi stessi, degli altri, della storia stessa si trasformerà acquistando tutte le dimensioni che cita S.Paolo e ancora.
Grazie Annarè,Grazie Luisa.

Luisa ha detto...

Amici miei, devo essere un tantinetto masochista, sapendo che oggi avveniva la presentazione del libricino di Bergoglio-Tornielli ho aperto tv 2000 e son "caduta" su Benigni che lo presentava e commentava in presenza anche di Scalfari ( fra rivoluzionari ci si intende, dixit Begnini), ho visto uno spettacolo a lode e gloria del papa rivoluzionario che sembra aver inventato tutto perfino la misericordia, misericordia ignorata dalla Chiesa matrigna ante Bergoglio, anche se alla fine, prima di chiudere, Lombardi ha dovuto sentirsi in dovere di dire che Bergoglio non fa che continuare quel che facevano i suoi predecessori, nei fatti, compreso il libro, tutto si svolge, giorno dopo giorno, come se fosse lui ad averla riscoperta se non scoperta.
E poi lo sapevate che Bergoglio sta tirando la chiesa verso il cristianesimo ? Che quella è la sua sfida ? No? Parola di Benigni.
E non si vergognano di questo culto della personalità fatto a chi dovrebbe solo cancellarsi dietro Cristo, una corte adulatrice e grottesca, che si complimenta e si autocelebra, e raccoglie qualche soldino en passant, , e che fa tradurre il librino di Bergoglio-Tornielli in 86 lingue contemporaneamente.

Emma ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luisa ha detto...

@ hr
Non siamo ingenui, Tornielli ha dovuto raccogliere e fare il compendio di tutte le critiche fatte a Bergoglio, delle reazioni dopo certe sue esternazioni, parole e azioni, con domande mirate gli ha teso il microfono per rimettere la "chiesa in mezzo al villaggio", per permettergli quel che hr chiama "riposizionamento", solo che non essendo degli adulatori a prescindre pronti a berci tutto, leggendo i passaggi citati da Introvigne ( che ho visto sorridente nel pubblico), ci vengono alla memoria tutte le frasi e azioni che contraddicono quel suo repentino risposizionamento, relativismo...nozione di bene e male ecc.ecc.

Forse... ha detto...

Osservare il link segnalato alle ore 9:40 e' illuminante , fa molto riflettere : Le giovani russe ortodosse e le altre donne piu' o meno mature hanno conservato ancora quel Timore di Dio ( un misto di rispetto e amore ) che noi figli occidentali evoluti abbiamo superato .
A " imitazione" della Vergine Maria , come segno di umilta' tengono il capo coperto , un abbigliamento , una postura e dei gesti rispettosi . Esprimono anche esteriormente l'atteggiamento interiore di " ascolto " della Parola di Dio ....

" La fede viene da ciò che si ascolta e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Rom
10,17). La nostra fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio e l'amore verso Dio successivamente porta all'amore al fratello .

Dio continuamente ci ripete: "ascolta Israele…". Questa insistenza significa che siamo un po’ refrattari?

Nel rito del Battesimo il Sacerdote benedice anche oggi le orecchie perché si aprano ad ascoltare la Parola di Dio ?

Anonimo ha detto...

Il giornale - 12 Gennaio 2016
La proposta della Svezia: "Torni leva obbligatoria per sorvegliare i profughi"
Il ministro degli Esteri di Stoccolma propone la reintroduzione della leva per fronteggiare l'emergenza immigrazione

Anonimo ha detto...

Il giornale - 12 Gennaio 2016
La proposta della Svezia: "Torni leva obbligatoria per sorvegliare i profughi"
Il ministro degli Esteri di Stoccolma propone la reintroduzione della leva per fronteggiare l'emergenza immigrazione

Anonimo ha detto...

1952 Papa Pio XII consacra la Russia come richiesto a Fatima anche se non come Maria SS chiese con tutti i Vescovi in un 'occasione solenne... Maria aveva detto "allafine il Santo Padre mi consacrerà la Russia ma sarà tardi perchè il comunismo avrà seminato i suoi errori nel mondo". L'effetto Putin penso sia " la Russia si convertirà e si avrà un tempo di pace", anche se limitato dalla consacrazione fatta in ritardo e non come richiesto. 2017 speriamo nel Trionfo del Cuore Immacolato.

Anonimo ha detto...


@ russia e fatima

L'evoluzione attuale della Russia verso il cristianesimo (anche se "ortodosso") non sembra concordare con le profezie di Fatima, almeno a priva vista. Occorre forse una reinterpretazione?
Infatti, secondo le visioni e le profezie connesse, il Papa avrebbe fatto la famosa consacrazione nel modo corretto ma "in ritardo". Che vuol dire? Si e' sempre ritentuto: dopo che la Russia avrebbe sparso i suoi errori in tutto il mondo. Ma se oggi sta ritornando al cristianesimo allora che ne e' dello spargimento dei suoi errori in tutto il mondo? Si puo' interpretare cosi': gli errori, cioe' il comunismo con tutti i suoi perversi effetti, la Russia li ha da tempo sparsi in tutto il mondo, anche arabo. Ha fomentato per decenni terrorismo, rivoluzioni, corruzione dei costumi, attuato un costante e criminale (bisogna dire) appoggio ai partiti comunisti di tutto il mondo e alla loro infame politica, nemica della religione, corruttrice dei costumi, ostile ad una sana economia in nome del "tanto peggio tanto meglio".
Con la grave crisi interna seguita al crollo del sistema comunista, la Russia ha in parte espiato le sue colpe. Percio' i suoi errori (il comunismo e connessi) vivono ormai di vita propria (p.e., l'ex partito comunista e' quello che spinge di piu' per l'accoglienza indiscriminata e per distruggere la famiglia e la morale grazie alla Rivoluzione Sessuale). Ha in parte espiato ma non si e' ancora convertita al cattolicesimo. Questa conversione allora non avverra'? Dovrebbe avvenire ma "tardi", quando cioe' la situazione sarebbe precipitata in Occidente, fatto a pezzi da maomettani e fronte sinistrorzo allargato, e il Papa nella distretta piu' feroce si sarebbe finalmente deciso a farla. Allora la Russia, diventata di colpo cattolica per grazia divina, sarebbe intervenuta militarmente in Occidente, ristabilendo la situazione a vantaggio della religione cristiana e della Chiesa (di quello che ne sarebbe nel frattempo rimasto, perche' la pusillanimita' dei chierici attuali deve pur esser punita anche in questo mondo). In seguito a questa vittoria, si sarebbe avuto "un periodo di pace".

Magno di Borbone ha detto...

http://antimassoneria.altervista.org/la-popolarita-della-russia-terra-alla-larga-il-nwo/

Luisa ha detto...

Il Pontificio Consiglio della "cultura"( leggi Ravasi) ha reso omaggio a questo:

http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=795065

Come sottolinea Daoudal al punto in cui ci troviamo va bene anche questo.
Pace all`anima sua.

RR ha detto...

Putin si era fidanzato una prima volta, poi si è sposato, poi ha divorziato. Sia la prima, sia la seconda moglie (ammesso l'abbia sposata) sono sempre state molto in ombra. Idem le figlie.
Non risultano amanti. Rispetto a molti presidenti e capi di governo occidentali (americani, francesi, italiani, inglesi, spagnoli, tedeschi...) non mi sembra abbia una vita sentimentale e sessuale così sregolata.

Comunque, dopo aver seguito lo "speciale" su di di lui trasmesso su Rete4 prima di Natale, e dopo aver letto l' articolo (ieri su Effedieffe), mi ha colto un pensiero: l "omino coi baffi" che tutti i governanti europei temono ritorni, c'è già, è Putin. Con tutte le differenze, con un secolo di mezzo, con la tecnologia di oggi, per una strana, paradossale, eterogenesi dei fini e per gli scherzi delle Storia, ma è "Lui", l'unico che può prendere in mano una paese disastrato, anzi un continente disastrato, e portarlo fuori dalle sabbie mobili dove s'è cacciato (o meglio, dove l'hanno cacciato). E' l'uomo forte, freddo, controllato, che non ha nulla di personale da perdere, che studia e si fa quasi da sé, che capisce fin dove può osare e dove deve fermarsi, che ha in mente solo l'interesse della Madre Patria, che vive frugalmente, che conosce l'alta finanza internazionale, i suoi padroni e metodi, che ha ridato lustro e prestigio all' Armata, che non teme di appoggiare le istanze di compatrioti fuori dai confini, che non si vergogna del passato, non lo idolatra, ma neanche lo condanna "tout court", che si appoggia alla Chiesa, che rispolvera ideali, valori, slogan del passato. Che chiede ed ottiene olimpiadi e campionati mondiali, organizzando, almeno per le prime, uno spettacolo memorabile a celebrazione della storia, cultura. civiltà, potenza del suo Paese, ma soprattutto rinascita.
Putin, l' "Uomo della Provvidenza" ? "Er ist wieder da".
Rr
RR

RR ha detto...

Luisa,
devi capire Ravasi. Lui, in cuor suo, si vedeva come David Bowie: bello, biondo, androgino, colto e di successo. Con uomini e donne. Ma che peccato, è nato in una Lombardia ancora provinciale, terra prosaica, di allevatori ed operai, mica a Londra, la "swinging London" della sua giovinezza. Certo, là al massimo avrebbe potuto diventare come Welby, solo Arcivescovo di Canterbury, numero due dopo la Regina della moribonda Church of England. Qui, invece, a Milano...vuoi mettere essere il succedaneo dell' "Anti-papa"? Ma non gli è riuscito. Ed allora, stordiamoci nel ricordo e nel rimpianto... Oh, Ziggy Stardust...
RR
PS: il meglio, comunque, l'ha dato l '"Osservatore Romano" (ma che si fumano ormai oltre Tevere ?), parlando della "sobrietà " del defunto. O la parola ha cambiato significato in Italiano nelle ultime 24 ore, o si sono "fumati" il cervello. Bowie SOBRIO ? Tutta una vita all'insegna dell'eccentricità, del sopra le righe (anche a scopo marketing e pubblicitario), e parlano di "sobrietà" ? Ma ogni tanto star zitti, no, eh ?

Intanto in Siria ha detto...

http://m.ilgiornale.it/news/2016/01/11/siria-i-raid-russi-hanno-liberato-150-citta-in-un-mese/1212237/

Luisa ha detto...

"Non risultano amanti..."
Beh, cara Rosa, alla bella campionessa olimpica Alina Kabayeva sembrerebbe abbia fatto uno o più figli, anche se il condizionale è d`obbligo visto che Putin fa regnare il più gran segreto sulla sua vita privata, un pò di gossip ogni tanto può starci:):)

Anonimo ha detto...

Premetto che ai tempi che furono mai avrei immaginato di confidare per la salvezza in un Presidente russo. Ma del resto mai avrei immaginato di sentire da un Papa che non c'è un Dio cattolico.
Non so se è il caso, visto l'argomento, di inoltrarsi in considerazioni ma osservo che mentre l'articolo è interessante e condivisibile nella prima parte, manca completamente nella seconda di evidenziare il ruolo attivo dell'Occidente nella disgregazione dell'Unione Sovietica e nel suo successivo saccheggio i cui effetti perdurano tutt'ora al punto che i comuni cittadini ex sovietici, seduti sulle macerie, non esitano di bollare come traditori sia Gorbachev che Eltsin arrivando a rimpiangere l'ex Patria perduta. Poi non attribuirei a Putin una avversione per l'URSS che pare abbia invece detto che "non rimpiangere l'Unione Sovietica significa essere senza cuore, pensare che possa tornare significa essere senza cervello".
Infine se la Russia attuale non è una democrazia tanto meno e per più motivi lo è l'attuale Occidente. Comunque come dicono da quelle parti: Cлава России!
Miles

PS: dimenticavo, naturalmente e senza sorpresa, nel suo totale allineamento e conformismo con i Poteri del Mondo l'attuale Chiesa Cattolica è esplicitamente anti russa, basta seguire i suoi media ufficiali ed ufficiosi.

RR ha detto...

Luisa,
Alina sarebbe la seconda moglie. Prima era un'amante, ora è una moglie. Per amanti intendevo altre donne oltre alle tre già note. Per intenderci "à la Hollande": Ségolène, madre dei quattro figli, ma non sposata, poi Tierweiler (già sposata, non ancora separata quando è iniziata la storia, poi tradita), infine l'attrice, Julie Gaysset, per ora non ancora sposata, e forse, chissà, già rimpiazzata. Si mormora anche della "sindaca" di Parigi.
Tanto per fare un po' di "gossip".

Anonimo ha detto...

Putin difensore della cristianità? a Mosca a settembre ha inaugurato la più grande moschea d'Europa!!Perchè non abbiamo il coraggio di dire anche questo Mic?

http://www.bergamopost.it/che-succede/la-maxi-moschea-inaugurata-mosca-cosi-putin-strizza-locchio-allislam/

marius

mic ha detto...

a Mosca a settembre ha inaugurato la più grande moschea d'Europa!!Perchè non abbiamo il coraggio di dire anche questo Mic?

Perché lo pubblico adesso che lo so.

Silente ha detto...

Talvolta, mi capita di essere in parziale disaccordo con il bravo don Nitoglia. Ma stavolta, mi sento in totale e incondizionata sintonia.
Aggiungo: più di una volta Putin si è schierato con la morale tradizionale e cristiana, condannando i tradimenti dell'Occidente. Abomini come i "Gay Pride" o la propaganda sodomitica non sono ammessi, in Russia. Di più: il nuovo ruolo geo-politico assunto dalla Russia in Medio Oriente non può che destare la nostra ammirazione e il nostro ringraziamento. Sarebbe ora che l'Europa, debole, debosciata, sottomessa alle lobby usurocratiche statunitensi capisse che il suo vero futuro non può che essere in un "grande spazio" (come aveva ragione Carl Schmitt!) eurasiatico. Non con i massonici, liberal, giudaizzanti, arroganti e culturalmente rozzi Stati Uniti, ma con la colta, millenaria, cristiana Santa Russia. Quando l'Ermitage, nel suo primo edificio, venne costruito da un architetto italiano, gli Stati Uniti non esistevano neppure.

Sì, nel deserto politico e morale attuale, la Russia di Putin rappresenta, pur imperfetta, l'ultimo katéchon.

Alla nota n. 3, Nitoglia offre una vasta bibliografia su Putin e la nuova Russia. Mi permetto di selezionare alcuni titoli che vorrei suggerire alla lettura di tutti: A. Dugin, Eurasia. La Rivoluzione conservatrice in Russia, Roma, Edizioni Il Borghese, 2004; A. de Benoist – A. Dugin, Eurasia, Vladimir Putin e la grande politica, Napoli, Controcorrente, 2014; P. Borgognone, Capire la Russia, Zambon, 2015. E poi il recente G. Sangiuliano, Putin, Mondadori, 2015, da cui Nitoglia ha tratto spunti e informazioni.

Silente ha detto...

Putin difensore della cristianità? a Mosca a settembre ha inaugurato la più grande moschea d'Europa!!Perchè non abbiamo il coraggio di dire anche questo Mic?

E' vero, ma l'Islam è una delle religioni "ufficiali" della Russia, che è un paese multirazziale e multireligioso. L'Islam è maggioritario in alcune regioni del sud-est caucasico e centro-asiatico. Ma lì i musulmani non hanno alcuna volontà egemonica e sono fedeli alla Patria russa. E quando, come in Cecenia, hanno provato a ribellarsi, hanno fatto una brutta fine. A Mosca esistono comunità, peraltro discretamente integrate, anche se non sempre pienamente accettate, di immigrati di queste regioni. Sono "immigrati interni". E' quindi accettabile che abbiano un loro luogo di culto.
Lo stesso si può dire di Roma e di Milano?. Certo che no.

Anonimo ha detto...

Matrimonio poliamoroso - da brevettare -

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-come-possono-dei-vescovi-accettare-le-unioni-civili-14940.htm

Luisa ha detto...

Segnalo di Riccardo Cascioli:

Prove tecniche di sottomissione

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-prove-tecniche-di-sottomissione-14933.htm

E riporto la conclusione:

"Come previsto, la “cultura del niente” si sta sgretolando davanti ai nuovi padroni. In Germania e in Inghilterra già sono stati riconosciuti i tribunali islamici per contenziosi familiari, nelle maggiori città europee i quartieri islamici sono off limits per le autorità locali e la poligamia è tollerata. E ora, dopo i fatti di Colonia, abbiamo addirittura gruppi femministi europei che invitano donne di ogni fede e credo a partecipare il prossimo 1 febbraio alla Giornata mondiale del velo islamico, in solidarietà verso i musulmani e contro la presunta islamofobia dell’Europa. Indossare il velo per un giorno, una tragica preparazione al futuro. Il processo di sottomissione è già iniziato."

Luisa ha detto...

Un articolo molto politicamente scorretto di Blondet:

http://www.maurizioblondet.it/i-siriani-hanno-capito-lue-e-femmina/

Anonimo ha detto...

Ho letto stamane la lucida intervista a monsignor Bettazzi (92 anni) su f-day e unioni-adozioni incrociate, sono rimasto solo un attimo perplesso quando ha detto "sono vescovo e laico", com'è possibile nel cattolicesimo, poi mi sono detto perchè no, oggi si può anche essere cattolici e camerati di satanisti, vuoi per il dialogo interreligioso, vuoi per la pagnotta, così, un piede nella Santa Chiesa e uno nel mondo, e tutti ti sorridono ;o)

Anonimo ha detto...

26 gennaio Montecarlo: la massoneria apre le porte? Già le ha aperte in america...ormai siamo tutti massoni?

@Rr ha detto...

Piccola precisazione. Holland non hai mai sposato neppure Tierweiler. Si è sempre trattato di mere convivenze "more uxorio", ma sempre di fatto.

Anonimo ha detto...

Putin difensore della cristianità? a Mosca a settembre ha inaugurato la più grande moschea d'Europa.
Per "par condicio", faccio notare che è ottimi rapporti anche con i rabbini. Sia con quelli Russi, sia con quelli della Crimea. Questi ultimi, i rabbini e le altre personalità ebraiche della Crimea, sono stati in prima fila, nel fare campagna in pro dell'annessione alla Russia. Temevano, come è stato, che l'Ucraina sarebbe finita in mano ai nazisti locali.

Anonimo ha detto...

@A. 12.14.

Bettazzi è uno degli ultimi che parteciparono di persona al CV2, scuola Bolognese, card. Lercaro, era più che peritus, lui, Villa, Ratzinger che è il più giovane di tutti, e qualche altro centenario.Modernista è puro eufemismo.no comment.

Anonimo ha detto...

Villa?
Forse vuol dire Capovilla?

Rr ha detto...

Ai vari anonimi:
- so benissimo che Trierweiler, detta Rottweiler, non è mai diventata, ahi lei, Madame Hollande. Intendevo che era già coniugata, quando ha incontrato Francois. E se la faceva con lui ed un altro in contemporanea
- i mussulamni sono cittadini russi dai tempi degli Zar. Una moschea ci può stare a Mosca, non a Roma, dove c' era finora la più grande d' Europa. Voluta da Andreotti, la DC all'ennesima potenza.
- Putin eè pragmatico, e va d'accordo anche con i rabbini, naturalmente. Va qnche d' accordo con Bibi, se è per questo, avendo però fatto capire a Bibi che la Russia non gli scodinzola, e mai gli scondizolera' dietro. Per altro non mi pare che Putin abbia consiglieri personali ebrei, come invece ha avuto ed ha Obama ( Ralf Emanuel, un nome per tutti)
- Putin non è il Salvatore del mondo. Fa gli affari suoi e del suo Paese, anzi- prego osservare la differenza - della sua Patria. I governanti europei, a cominciare dal ridicolo Renzi, fanno invece i loro personali interessi e quelli del NWO. Che non sta, e non è mai stato, a Mosca.
-Bettazzi è un altro vecchiaccio che ha campato cosi a lungo perché ha fatto un patto col diavolo. "Muore giovane chi è caro agli Dei " , dicevano gli antichi Greci. Avevano ragione.
Come diciamo nel nostro dialetto " peddhi mala non mori mai ", cioè l'erba cattiva non muore mai.
Se vuole essere laico, si spreti una volta per tutte. Di ''sti vecchiacci alla Bettazzi, Scalfari, Napolitano e Co. ne abbiamo fin sopra i capelli.
Rr
PS: ci credo che i rabbini della Crimea erano per il ritorno ala Madre Patria Russa. I famigerati ed amplificati "pogrom" della fine dell' Ottocento-Primo Novecento avvennero in quella che oggi è l'Ucraina. E per altro gli Ucraini non hanno dimenticato chi erano i commissari comunisti che causarono l'Holodomor. Perciò per un Rabbi meglio Mosca che Kiev.

mic ha detto...

http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/09/sergio-romano-putin-ha-ragione-la-nato-non-ha-piu-senso/28851/

marius ha detto...

Anonimo Anonimo ha detto...
Putin difensore della cristianità? a Mosca a settembre ha inaugurato la più grande moschea d'Europa!!Perchè non abbiamo il coraggio di dire anche questo Mic?

http://www.bergamopost.it/che-succede/la-maxi-moschea-inaugurata-mosca-cosi-putin-strizza-locchio-allislam/

marius

12 gennaio 2016 22:18


AVVERTENZA AGLI UTENTI DEL BLOG:
NON SONO IO QUEL MARIUS CHE HA SCRITTO QUI SOPRA.
È UN USURPATORE ;-)
PER CARITÀ NON HA SCRITTO NULLA DI MALE,
MA, POVERETTO, GLI MANCA LA FANTASIA DI TROVARSI UN NICK PERSONALE.
I MIEI INTERVENTI SONO SEMPRE CONTRASSEGNATI DAL LOGO ARANCIONE DI BLOGGER
GRAZIE PER L'ATTENZIONE
MARIUS (QUELLO VERO)

Aloisius ha detto...

Molto interessante questo articolo su Putin, ignoravo completamente questo aspetto cdistiano della sua concezione politica. Grazie Mic.

Non sarà uno stinco di santo, si possono trovare contraddizioni e difetti (e a chi non si troverebbero), ma una chiarezza di pensiero e convinzione sull'importanza spirituale cristiana come radice sociale mi oiacerebbe sentirla in Italia da chi conta.

Anche il Papa talvolta le dice, ma attenua i toni, si preoccupa di infastidire "il dialogo", sembra che le dice perché le deve dire, manca il vigore.

E invece per il rude Putin:

".. la base della vita politica della Russia deve essere la tradizione sociale, culturale e religiosa russa e non un richiamarsi genericamente ai valori liberal-democratici dell’Occidente"
E ancora:
"Se la Russia è diventata grande, ripete Putin, non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico, il merito è del Cristianesimo”»

GRANDE!
E infine:
"..un Paese per restare in piedi deve riscoprire la propria origine religiosa che in Russia è cristiana, la quale dà ai cittadini le basi morali per vivere rettamente. Inoltre non si possono ignorare le proprie tradizioni culturali e storiche, che per la Russia non sono né atlantiche né islamiche. La forza di una Nazione è intellettuale, morale e spirituale. Essa deve fondarsi su famiglie unite, numerose, moralmente ordinate e religiose."

MITICO! Non credevo, lo facevo solo un freddo e oscuro burocrate, una spiaccia sovietica della peggiore risma, e invece ...lo è, ma sotto pulsa un'anima cristiana CORAGGIOSA e decisa, umilmente dobbiamo prenderne atto.
Speriamo che qualcuno lo imiti anche da noi e nella Chiesa.



mic ha detto...

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/14/putin-ha-un-alleato-in-pi-nella-guerra-in-siria-il-patriarca-kirill___1-v-136985-rubriche_c167.htm

Come Pio XII nel 1949 ha detto...

http://it.sputniknews.com/mondo/20160113/1882548/chiesa-serba-contro-ingresso-nato-montenegro.html