Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 16 luglio 2021

“Considerazioni giuridiche sul motu proprio Traditionis Custodes” — Le restrizioni esigono un’interpretazione attenta e letterale

Nella nostra traduzione da Rorate caeli un primo commento al nuovo Motu Proprio Traditionis Custodes di un sacerdote e canonista che scrive sotto pseudonimo. Penso che sarà la prima di una lunga serie. Nostro precedente qui. Richiamo, sulla paventata modifica del Summorum Pontificum, le considerazioni di Mons.Viganò [qui]

“Considerazioni giuridiche sul motu proprio Traditionis Custodes” — Le restrizioni esigono un’interpretazione attenta e letterale

del Padre Pierre Laliberté, J.C.L.*

1. Principi

Il 16 luglio 2021 Papa Francesco ha emesso il motu proprio “Traditionis Custodes” insieme ad una lettera di accompagnamento per i vescovi.

Trattandosi di un decreto restrittivo, il motu proprio di Papa Francesco dev’essere interpretato alla lettera, in conformità con la massima normativa Regula Juris 15 (odiosa restringenda, favorabilia amplificanda). La cosa curiosa è che il documento non ha nemmeno una vacatio legis. [1]

Nel primo paragrafo Papa Francesco afferma che i vescovi costituiscono il principio che unifica le chiese particolari e le governa per mezzo della proclamazione del Vangelo. Dato che il fine specifico del documento è “la ricerca costante della comunione ecclesiale”, sembrerebbe che anche da un punto di vista ermeneutico questo documento dovrebb’essere interpretato nell'ottica di promuovere in modo genuino la comunione ecclesiastica tra fedeli, sacerdoti e vescovi, e da non promuovere sensazioni negative o suscitare malcontento nei fedeli cattolici che sono legati alle forme liturgiche tradizionali.

È opportuno indicare a cosa questo motu proprio NON pone restrizioni. Esso non fa alcuna menzione del Breviarium Romanum preconciliare, del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum. Non opera alcuna abrogazione esplicita di documenti notevoli correlati al Messale Romano tradizionale, e quindi non dovrebbe implicare siffatte abrogazioni. La Messa tradizionale continua a non essere abrogata, e del resto non era mai stata abrogata neanche prima. I diritti stabiliti dalla costituzione apostolica Quo primum tempore, dalla tradizione teologica e liturgica dei riti occidentali e le tradizioni che risalgono a tempi immemori rimangono intatte. Il testo non fa alcuna menzione né dei riti tradizionali delle varie comunità religiose (Domenicano, Carmelitano, Premostratense, etc.) né di quelli delle sedi antiche (Ambrosiano, Lionese, etc.). Non si riscontra alcuna negazione del diritto di un sacerdote di celebrare la Messa in modo privato seguendo il messale del 1962.

Se si legge questo testo parallelamente all’estesa garanzia di diritti concessa dal Summorum Pontificum, chiarita ed espansa dall’Universæ Ecclesiæ — in cui non si trova alcuna revoca espressa dei diritti indicati da Papa Benedetto XVI —, si arriva necessariamente alla conclusione che tali diritti sono canonicamente ancora in vigore.

Questa breve analisi cercherà di far luce sulla seria mancanza di chiarezza da cui questo documento è contraddistinto. È purtroppo evidente che quanti non sono animati dall’amore genuino per la Chiesa, per i suoi fedeli e per le sue tradizioni sfrutteranno le ambiguità che esso contiene.

2. Analisi documentale

L’Articolo 1 tratta dei libri liturgici promulgati dai Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, indicando che essi sono l’“unica espressione della lex orandi del Rito Romano”. In assenza di ogni indicazione contraria, si deve concludere che lo status dei libri liturgici della Forma Straordinaria rimane intatto.

L’Articolo 2 riconosce nella figura del vescovo diocesano il “moderatore, promotore e guardiano dell’intera vita liturgica di una Chiesa particolare”. Ciò è vero, ed è sempre stato così. Questo articolo non fa altro che riconoscere che il vescovo regola la vita liturgica della diocesi, che include anche l’uso del Missale Romanum preconciliare che egli autorizza, così come qualsiasi vescovo autorizza il diritto di ogni sacerdote di celebrare la liturgia.

Analizzando l’Articolo 3, è opportuno notare che le disposizioni in esso contenute si riferiscono al “Messale antecedente alla riforma del 1970”. Se si interpreta questa frase in senso letterale, il Messale antecedente alla riforma del 1970 è l’editio typica del 1965 con le modifiche dell’istruzione Tres abhinc annos del 4 maggio 1967, quindi non il Messale del 1962. Per quanto il sottoscritto ne sappia, il messale del 1965 non è usato quasi mai.

Il comma 1 dell’articolo 3 afferma che “questi gruppi non negano la validità e la legittimità della riforma liturgica dettata dal Concilio Vaticano II e del Magistero dei Supremi Pontefici”. Ciò non dovrebbe presentare alcun problema, dato che il principio fondamentale della riforma liturgica, antecedente a ogni cambiamento, così come viene indicato nella Sacrosanctum Concilium 4, resta il fatto che “in fedele obbedienza alla tradizione, il sacro Concilio dichiara che la santa Madre Chiesa ritiene che tutti i riti riconosciuti legalmente possiedono uguali diritti e dignità; che essa desidera preservarli e promuoverli in ogni modo in futuro”.

Il comma 2 dell’articolo 3 indica che il vescovo di una diocesi ha il compito di designare una o più ubicazioni in cui i fedeli che aderiscono a questi gruppi [che celebrano la Messa seguendo il Messale antecedente alla riforma del 1970] si possono riunire per la celebrazione Eucaristica, che non ha luogo nelle chiese parrocchiali anche se non verranno erette nuove parrocchie personali. Questo passo rimane oscuro da un punto di vista giuridico, dato che potrebbe riferirsi meramente a una restrizione posta all’editio typica del 1965. Mentre il testo indica che questi gruppi non possono riunirsi “nelle chiese parrocchiali anche se non verranno erette nuove parrocchie personali”, esistono altri luoghi in cui queste celebrazioni possono svolgersi.

Il comma 2 dell’articolo 3 indica che il vescovo può stabilire in che giorni sono permesse le celebrazioni Eucaristiche che seguono il Messale del 1962. Non vi è alcun indizio del fatto che il diritto di un sacerdote a celebrare in questo modo sia infranto. Il vescovo può anche designare il sacerdote. E come nel caso della totalità virtuale di tutte le comunità in cui si celebra la Forma Straordinaria, le letture sono di solito proclamate nella lingua vernacolare in conformità con le direttive stabilite da Universæ Ecclesiæ 26: “Come prevede l’articolo 6 del Motu Proprio Summorum Pontificum, le letture della Santa Messa del Messale del 1962 possono essere proclamate o solamente in lingua latina, o in latino seguito dalla versione in lingua vernacolare, o, nelle Messe Minori, solamente in lingua vernacolare”. Il comma 4 indica che dev’essere designato un sacerdote “adatto a tale responsabilità” e fornisce esempi delle caratteristiche positive che dovrebbero contraddistinguere siffatto sacerdote.

I commi 5 e 6 dell’Articolo 3 descrivono in che modo il vescovo deve assolutamente guidare la crescita di tali comunità e parrocchie, in particolare per assicurare che “la loro crescita spirituale sia effettiva” e per “determinare se devono continuare ad esistere”. Ovviamente qui l’enfasi cade su quell’“assolutamente”: i vescovi devono incoraggiare la crescita effettiva di queste comunità e parrocchie. La successiva sottosezione specifica che al vescovo non è imposta in senso stretto alcuna proibizione di autorizzare la creazione di nuovi gruppi, ma che gli si raccomanda piuttosto di “fare attenzione” nell’autorizzare la loro creazione.

L’Articolo 4 stabilisce una distinzione tra i sacerdoti ordinati dopo il 16 luglio 2021 — i quali “dovrebbero” presentare una richiesta al vescovo diocesano, il quale consulterà la Sede Apostolica — e quelli che sono stati ordinati in precedenza. Ma non c’è alcuna indicazione che specifichi che essi debbano farlo davvero, né alcuna menzione di sanzioni in cui incorrerebbero se non lo facessero. Si tratta di un’asserzione esortativa, non obbligatoria. Analogamente, anche i sacerdoti ordinati prima del 16 luglio 2021 sono incoraggiati dall’Articolo 5 a richiedere al vescovo diocesano la facoltà di continuare a celebrare seguendo il Messale tradizionale. Di nuovo, questi due (2) articoli dovrebbero essere letti in modo tale da promuovere in modo efficace la crescita e la comprensione nella comunione tra i sacerdoti e i loro vescovi, in conformità con gli intenti espliciti del presente motu proprio.

L’Articolo 6 asserisce che gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica che si trovavano in precedenza sotto la supervisione della Commissione Pontificia Ecclesia Dei sono ora sotto la giurisdizione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di Vita Apostolica, e stabilisce le competenze sull’osservanza di queste direttive tanto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti come della summenzionata Congregazione.

Anche se l’articolo finale di questo motu proprio sembra essere piuttosto indiscriminato nella sua abrogazione di “norme, istruzioni, permessi e tradizioni precedenti che non sono conformi alle direttive del presente Motu Proprio”, bisogna ribadire che tali direttive sono restrizioni che richiedono un’interpretazione attenta e letterale.

*Pseudonimo di un sacerdote e canonista della Chiesa cattolica Romana
___________________________
[1] La vacatio legis è il periodo che intercorre tra la pubblicazione di un provvedimento e la sua entrata in vigore. Il Summorum potnificum, emanato il 7.7.2007, è entrato in vigore il 14 settembre successivo [N.d.T.]

32 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che di questo risentiranno molto le vocazioni sacerdotali, soprattutto nei seminari diocesani.

Anonimo ha detto...

Ho dubbi sull'interpretazione dell'articolo 1 e mi stupisco che non venga affatto indagato l'unico veramente importante e vago al punto giusto, ossia l'articolo 8.

Per il resto sembra che non si confaccia che una situazione analoga agli anni indultisti, pur essendo una retrocessione rispetto al periodo ratzingeriano.

Niente di nuovo in realtà...ma in realtà dunque il vero attacco è cntro tutti i veri tradizionalisti che continuano a ufficiare la lode quotidiana secondo il breviario pre-piano e seguendo le rubriche ed i messali pre-55.

Ad onor del vero!

daouda

Anonimo ha detto...

Sì, ma loro se la ridono di queste sottigliezze.
Già prima erano assai mal disposti, figuriamoci adesso, armati di quello straccio di motu proprio...
In sostanza, quel motu proprio dice:
quella Messa deve sparire, e più presto sparisce meglio è.
Di conseguenza, prendete tutte le misure necessarie per strangolarla.
Il canonista perde.
Il pistolero vince.

Anonimo ha detto...

Some bishops will use this motu proprio one way, some another, some yet another. The point of the MP is to reestablish a hierarchical stranglehold with the express purpose of eventually eliminating the old mass. This is a long game: suppress as much as you can now, exercise tight control over who is consecrated to the episcopate, and wait...

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente e particolarmente sul breviario pre-piano e le rubriche e i messali pre-55, autentici tesori.

Anonimo ha detto...

ITE, PRINCIPATUS EST

Alla fine, leggendo l'ennesimo commento alla 'Traditionis custodes' che oggi ha, di fatto, commissariato, la Messa nel Vetus Ordo 'liberalizzata' da Benedetto XVI, è possibile distillarne la chiave autentica d'interpretazione.

L'intento, cioè, egemonico.

In controluce -ma neanche tanto fra le righe ma DALLE righe stesse e dal loro significato- è chiaro ed evidente che siamo di fronte ad una stretta il cui obiettivo non è la Messa in latino in sè, bensì tutto quel contesto che si crea, che si creerebbe o che si potrebbe creare, tutt'attorno a questo tipo di celebrazione.

Il che, su un piano spirituale, non si può escluderlo come risultato nei cuori proprio della celebrazione in sè, della sua continuità nel plurisecolare cuore pulsante della Catholica, pur declinata in questi diversi secoli in differenti forme di cristianità.

Questa è un'operazione egemonica perchè non solo, inevitabilmente ed in ogni impasto di cui è fatto l'umano o a cui esso contribuisce, la dimensione del potere è inesorabilmente presente in una qualche gradazione, ma perchè tutto il documento è attraversato da preoccupazioni -appunto- egemoniche: il formarsi di gruppi, l'identificare la celebrazione in vetus ordo come 'ricettacolo' di 'cospiratori' contro il Vaticano II; la stessa modalità delle misure imposte, con controlli, controllini, incaricati ufficiali, riconoscimenti di gruppi.

Tutto un pullulare di lacciuoli che mal si concilia -ma che va invece visto 'specularmente'- con la totale sbracatezza, disinteresse e menefottismo dei 'controlli' sulle messe in italiano, così ferocemente attraversate per decenni da abusi liturgici, fantasie, innesti, espedienti mediatici, narrativi ed altre amenità, da far risultare alquanto 'ridicola' la preoccupazione che questo documento esprime.

Apparenza, però, si badi bene, del ridicolo: c'è una coerenza (appunto, tutta egemonica, di quell'egemonia culturale che sta ammazzando la Chiesa Cattolica come ogni altro ambito politico e sociale) molto pronunciata, la cui base di fondo è la tragica banalizzazione di ogni azione liturgica.

Di quella del novus ordo, diventata l'occasione per una molteplicità talent show -da quelli oratorio-omiletici a quelli dell'innesto simbolico-spettacolare spacciati per 'valorizzazione' del popolo- e di quella del vetus ordo, ridotta in questa visione, appunto a pericoloso 'rito iniziatico' per scismatici da 'destra'.

Detto per inciso: alcuni dei quali reagiscono, porgendo egemonia all'egemonia e così contribuendo allo sconquasso.

Alla fine, ciò che resterà è quanto vediamo tutti i giorni: un triste, vuoto, contrapporsi di involucri.

Tutto il contrario di ciò a cui, ogni messa, del vetus o del novus, dovrebbe condurci.
Sebastiano Mallia su Fb

Silente ha detto...

Mah, mi sembra che l'interpretazione di questo "sacerdote e canonista" sia eccessivamente benevola, minimizzante e ottimista. In realtà è uno strangolamento che porterà all'impossibilità pratica della Vera, Santa Messa.
Questo Motu Proprio è una grande vittoria del modernismo, infernale "Summa summarum" di tutte le eresie.
Silente









Matteo ha detto...

"L’Articolo 1 tratta dei libri liturgici promulgati dai Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, indicando che essi sono l’“unica espressione della lex orandi del Rito Romano”. In assenza di ogni indicazione contraria, si deve concludere che lo status dei libri liturgici della Forma Straordinaria rimane intatto."

Secondo me si deve concludere che ogni altro libro non è espressione della lex orandi del Rito Romano. Questo è già uno schiaffone che messo all'inizio invoglia a non leggere ulteriormente. Un Vescovo può tranquillamente fermarsi qui e non autorizzare più nulla.

E ogni altro articolo non è che porre lacci strangolatori. Il sacerdote deve essere consapevole che va a fare un piacere... E deve essere uno che normalmente celebra nel Novus Ordo... Se solo un sacerdote pensa di celebrare solo nel VO, virnne rimosso

Anonimo ha detto...

Queste sono tutte pie illusioni

Anonimo ha detto...

In realtà è sempre stato chiarisismo, sia come idolatra (Pachahama) , sia come eretico, sia come apostata
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Anonimo 16 luglio 2021 20:41 , se prima era concesso solo quel che era inerente la santa messa riformata del 1962, via di mezzo fra il rito di sempre ed il nuovo rito, senza aggiungere altro, ora è espressamente scritto che qualunque altro modo che non sia quello permesso ( messale e breviario del 1962 )è abrogato.
Se si legge bene l'articolo 8 impedirebbe dunque anche l'utilizzo del breviario pre rivoluzione di Pio X...non mi sembrano sottigliezze, anzi.

Ad ogni modo non c'è nulla da stupirsi, e si ritorna praticamente ad una situazione indultista a meno che l'articolo 1 non porti a qualcosa di peggio come molti paventano.

daouda

Anonimo ha detto...

"Mancanza di chiarezza"? È lo stigma di questo pontificato. Forse voluta. Forse addirittura ricercata.
Giovanni Cerbai

Busiride ha detto...

Il vecchio re di Troia ha gettato innanzi a sé l'ultimo debole e inutile giavellotto, nel tentativo di fermare l'ondata di energie giovani e prorompenti che ormai dilaga per la città: "Senior telum... imbelle sine ictu / coniecit, rauco quod protinus aere repulsum, /et summo clipei nequiquam umbone pependit" (Verg. Aen. 2,544-546).

E.P. ha detto...

La questione del "1965" mi pare un po' una scusa che durerà poco (basterà che qualcuno sollevi un Dubium a cui verrà risposto in tempi fulminei)... e però è fondamentale per capire che il documento è stato scritto da un dilettante autodidatta di diritto canonico, guidato peraltro solo dalla furia anti-tridentina.

L'unico modo con cui può funzionare il Tradimentis dei Custodes è la pavidità dei sacerdoti. Quindi, da questo punto di vista, è comunque una mazzata contro la Tradizione, visto il donabbondismo acuto e cronico che affligge il clero di oggi.

Osservatore ha detto...

In America dove le comunità cattoliche di Tradizione sono importanti ci sarà una reazione forte ...e in Francia

Anonimo ha detto...

commento su gloria.tv
https://gloria.tv/post/pWZNLQJv6xn36VHv1iVEYvQgR
Motu Proprio "Traditionis Custodes" abolisce Summorum Pontificum: PEGGIO del previsto.

Il punto finale ripete esplicitamente : "Le norme, le istruzioni, i permessi e gli usi in vigore che non sono in conformità con i provvedimenti dell'attuale Motu Proprio sono abrogati".

Anonimo ha detto...

"Latin Masses matter"

Anonimo ha detto...

https://accionliturgica.blogspot.com/2021/07/un-motu-proprio-que-trae-muchos.html

Anonimo ha detto...

Come al solito il male è consentito perchè utile strumento per condurre al bene.
Ora la zizzania dovrà essere separata dal grano.
Basta ambiguità, timbri o non timbri.
O con Nostro Signore Gesù Cristo o con la folla che grida "Barabba".

Anonimo ha detto...


Adesso sarà assai più difficile poter andare a una Messa di rito romano antico.

Evidente l'intenzione del motu proprio di mettere i bastoni fra le ruote e di
costringere ad andare alla Messa inventata da Montini e dai suoi sodali ed accoliti.
Piuttosto che andare a quella Messa finto-cattolica sto a casa, la domenica.
Mi leggo il Vangelo del giorno cercando di meditarci su un po' e dico un altro
Rosario accanto a quello quotidiano, del giorno. Un Rosario per la Messa, per il
ritorno alla vera Messa cattolica, per la sparizione dell'infame Messa montiniana.
Faccio peccato? Non credo.
La mia unica possibilità di sicura Messa cattolica è quella di una Messa celebrata
dalla FSSPX, a due ore di macchina da casa mia, su strade difficili. Data l'età avanzata non riesco ad andarci tutte le domeniche. Diciamo allora una volta al mese e qualche volta due.
Ma alla Messa fasulla, che, sarà un caso, ha coinciso con il declino spaventoso della
Chiesa : no, non ci vado.
Più le autorità insisteranno nell'imporre la Messa Novus Ordo e nel combattere quella autenticamente cattolica, più le cose peggioreranno nella Chiesa.
Certo, il papa Emerito, a questo punto, dovrebbe dire qualcosa. Il suo famoso motu pro
prio è stato stravolto. Ma essendo ultranovantenne, difficile che intervenga.
Anche se non si può mai dire.
Z.

Anonimo ha detto...

https://catholicgentleman.com/2021/07/you-cannot-kill-tradition-a-brief-statement-in-response-to-the-muto-proprio-traditionis-custodes/

Anonimo ha detto...

Sia ben chiaro che l'esiziale motu proprio diffuso questo pomeriggio dal Papa costituirà una grandissima sciagura per molte parrocchie e floride comunità di fedeli in Europa e nel mondo.
La pretesa di "riaccompagnare" al nuovo rito romano (quale poi? Ci sono variazioni sul tema per ogni movimento ecclesiale e carismatico che bazzichi questa terra) contenuta nel documento è evidentemente un proclama che sa di provocazione rivolta contro un carisma che non si comprende né si rispetta.
Ma in tutta franchezza per quanto concerne l'Italia nihil sub sole novum.
Anzi, si può quasi dire che "Traditionis custodes" ricalchi perfettamente la ricezione ed attuazione del "Summorum Pontificum" nella Conferenza Episcopale Italiana in questi 14 anni.

pinco ha detto...

Ma se l'olocausto non è più quello di N.S.Gesù (ormai semplicemente profeta), vien da sé che la Messa non ha senso.
Chiedere ai " teologi" della chiesa "cattolico/conciliare" che lavorano in "fede e Costituzione del WCC.

Anonimo ha detto...

"Un fratello, insultato da un altro fratello, se ne andò a trovare l'abate Sisoe di Tebe e gli disse: «Sono stato insultato da questo fratello e voglio vendicarmi». L'anziano lo supplicò: «Non farlo, figlio mio, lascia piuttosto a Dio la cura di vendicarti». Il fratello rispose: «Non avrò riposo, finché non mi sia vendicato». L'anziano disse allora: «Preghiamo fratello», e, alzandosi, soggiunse: «O Dio nostro, non abbiamo più bisogno che vi occupiate di noi, perché ci vendichiamo da soli». A queste parole, il fratello cadde ai piedi dell'anziano e gli disse: «A partire da ora, non disputerò più con quel fratello; ve ne prego, Padre, perdonatemi»."

....

"Un anziano cadde ammalato e non potè nutrirsi per molti giorni. Il suo discepolo gli chiese il permesso di preparargli qualcosa che giovasse a ristabilirlo e gli fece una pappa di farina. Vi era là, appeso al muro, un recipiente che conteneva un poco di miele, e un altro pieno di un olio di lino nauseabondo, che serviva soltanto per la lucerna. Il fratello si sbagliò e, invece del miele, mise olio di lino nella pappa. Assaggiandola, l'anziano non disse nulla e mangiò in silenzio. Il fratello insistè perché ne prendesse ancora e il vecchio si fece violenza per riprenderne. Per la terza volta il discepolo gliene servì, ma l'anziano rifiutò: «Figlio mio, non ne posso proprio più». Il discepolo continuava a incoraggiarlo: «Abba, è buona», diceva, «ne mangerò anch'io con te». Assaggiandola a sua volta, comprese quel che aveva fatto e cadde faccia a terra. «Povero me, Abba, ti ho rovinato, e tu m'hai gravato di questa colpa non dicendomi nulla». «Non affliggerti, figlio mio», rispose l'anziano, «se Dio avesse voluto che io mangiassi del miele, tu avresti messo del miele in questa pappa»"

dai dei e fatti dei padri del deserto.

Buonanotte, daodua

Gian ha detto...

Davanti a tutto questo casino, con la mente in subbuglio e il cuore pieno di angoscia, mi ritrovo nel commento di "Z." delle 23:53, condividendolo in toto, anche nelle intenzioni.

Anonimo ha detto...

De "Duc in altum" :

"Il papa mette la parola fine al tentativo di far navigare la Chiesa sui sentieri dell’ermeneutica della continuità. Per Francesco la liturgia preconciliare liberalizzata dal predecessore è stata usata per dividere, per esautorare il Vaticano II, per non riconoscere il magistero postconciliare, dando sostanzialmente ragione alla Fraternità san Pio X, ossia che tra la Chiesa preconciliare e quella postconciliare vi sia un’incompatibilità assoluta."

Anonimo ha detto...

Non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio....Impresa disperata e sconsiderata.

Anonimo ha detto...

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/home/comunicati-stampa/10233-evento-la-carta-di-venezia

EVENTO: "LA CARTA DI VENEZIA"
Presentazione della “Carta di Venezia” Venezia-Mestre (Novotel), sabato 17 luglio 2021 h.09,00 con il prof. Francesco Lamendola e presentazione del libro curato da Massimo Viglione “Mors tua vita mea” moderano Francesco Toscano e Corrado Ruini

Presentazione della “ Carta di Venezia”
Venezia-Mestre (Novotel), sabato 17 luglio 2021

P R O G R A M M A
h. 09,00 - Introduzione dei lavori:
Corrado Ruini (il Corriere delle Regioni) Francesco Toscano (Visione Tv – Diretta social)

Saluto di Mons. Carlo Maria Viganò

h. 09,30 - Prof. Francesco Lamendola “ La carta di Venezia ”
h. 10,30 – Dibattito
h. 11,30 – Prof.ssa Wanda Massa: presentazione del libro “Mors tua vita mea” curato dal prof. Massimo Viglione con prefazione di Mons. Carlo Maria Viganò
h. 12,30 – Saluti e chiusura dell’evento

L'evento sarà trasmesso in diretta sui canali social di Visione Tv e verrà presentato sempre su Visione Tv giovedì 15 luglio (18,30-19,30). Diretta nazionale su Canale Italia 84 giovedì 22 luglio dalle 21 alle 23 con Vito Monaco nel programma “Notizie Oggi Ore 21” - Digitale terrestre 15 di Serenissima televisione e diretta facebook

Anonimo ha detto...

Con il Motu Proprio Traditionis Custodes, pubblicato ieri, papa Francesco demolisce quanto Benedetto XVI aveva voluto con il Motu proprio Summorum Pontificum, che riconosceva la legittimità e la bellezza della forma liturgica "antica". Ora quanti frequentano la Messa antica sono disprezzati, ridotti in un ghetto, tollerati a mala pena, impediti di crescere.

Anonimo ha detto...

Le problème est bien là : les communautés plus ou moins séparées, qui célèbrent dans la clandestinité ou du moins sans l'accord des évêques, continueront à célébrer la forme extraordinaire.
Ceux qui sont punis, ce sont les fidèles qui souhaitent rester unis à leurs évêques et à leurs paroisse et qui seront sans doute expulsés des lieux de culte qui leur ont été attribués.

Perche' ,visto che si deve seppellire.. ha detto...

Perche' continuare ad emanare direttive in latino e non in lingua come da S.Paolo VI etc.etc.?

Anonimo ha detto...

"Bergoglio è in realtà un uomo di vendetta. Un papa di vendetta. Un gesuita arrabbiato e amareggiato che regola i conti attraverso la vendetta.
Cosa dovrebbero fare i cattolici tradizionali in risposta all'ultimo attacco alla Messa e a tutti coloro che amano la tradizione? In poche parole: ignorarlo. Ignorare il suo messaggio. Ignorare la sua motivazione causata da puro odio e vendetta. Mantenere la calma e continuare ad andare avanti come se non esistesse nemmeno."