Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 30 ottobre 2022

Ultima Domenica di Ottobre ~ Festa di Cristo Re

Istituita da Pio XI l'11 dicembre 1925, questa festa vuole essere una pubblica affermazione dei divini diritti di Gesù sugli uomini, sulla società umana, sul mondo intero. 
Re divino ed eterno per creazione, il Figlio di Dio è fatto uomo per instaurare sulla terra il suo Regno, arricchendolo, con tutti i meriti della passione, di tutti i doni delle grazie. 
La Messa esalta questa regalità, cantata dai Profeti dell'Antico Testamento, riaffermata da Gesù stesso dinanzi a Pilato; predicata dagli Apostoli in tutto il mondo. 
Ed è una preghiera continua, perché le nazioni della terra, "disgregate l'una dall'altra dal peccato", abbiano a trovare nel Regno di Gesù, verità e vita, santità e grazia, giustizia, amore e pace. 
Su Cristo Universorum Rex vedi

Ultima Domenica di Ottobre
Festa di Cristo Re


Intróitus
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem. Ipsi glória et impérium in sǽcula sæculórum.
Ps 71: 1 Deus, iudícium tuum Regi da: et iustítiam tuam Fílio Regis. V. Glória Patri...
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus... usque ad Ps

Orátio
Omnípotens sempitérne Deus, qui in dilécto Fílio tuo, universórum Rege, ómnia instauráre voluísti: concéde propítius: ut cunctae famíliae géntium, peccáti vúlnere disgregátae, eius suavíssimo subdántur império. Qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum.
Introito
Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l’onore. A Lui la glória e il potere nei sécoli dei sécoli.
Sal. 71, 1 - O Dio, dà il tuo potere al Re: e la tua giustizia al tuo Figlio regale. Gloria al Padre…
Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno…

Colletta
O Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo diletto Figlio, Re universale, hai voluto restaurare tutte le cose, concedi propizio che la grande famiglia umana, disgregata dal peccato, si sottometta al dolcissimo imperio di Lui. Che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.

Due feste della regalità di Cristo.
Trovammo già all'inizio dell'Anno Liturgico una festa della Regalità di Cristo: l'Epifania. Gesù, nato da poco, si manifestava ai Re dell'Oriente e al popolo d'Israele come "il Signore, che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l'impero" (Introito della Messa dell'Epifania). Accogliemmo allora "il Salvatore, che veniva a regnare su di noi" (ibid.) e con i Magi gli offrimmo i nostri doni, fede e amore.
Perché la Chiesa al declinare dell'Anno Liturgico ci fa celebrare un'altra festa della Regalità di Cristo, della sua regalità sociale e universale?
Il giorno dell'Epifania noi abbiamo conosciuto la natura della regalità, non meno della dignità del neonato Bambino. Ma, forse, ci siamo lasciati affascinare dalla stella che, brillando nel cielo di Betlemme, ci recava la luce della fede e ci faceva sperare più vivo splendore per l'eternità. Cantammo allora la venuta dei gentili alla fede nella persona dei Magi, giunti dal lontano Oriente ai piedi del Re dei Giudei.

Il laicismo.
Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulle conseguenze della chiamata universale alla fede in Cristo. Le nazioni si sono convertite nel complesso al Signore, che con le conoscenze soprannaturali ha portato loro i benefici di una civiltà sempre ignorata dal mondo antico. Purtroppo, ormai da due secoli, un errore perniciosissimo tutte le rovina e in modo particolare rovina la Francia: il Laicismo. Consiste nella negazione dei diritti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo sulla società umana, sia privata e familiare che sociale e politica. Gli apostoli della nuova eresia hanno ripreso il grido dei Giudei deicidi: Non vogliamo che costui regni sopra di noi. Con l'abilità, la tenacia e l'audacia dei figli delle tenebre si sono sforzati di cacciare Cristo da ogni luogo, hanno dichiarata immorale la vita religiosa, hanno espulso i religiosi, hanno tentato, sebbene invano, di imporre una costituzione scismatica alla Chiesa, hanno separato la Chiesa dallo Stato, negato alla società civile il dovere di aiutare gli uomini a conquistare i beni eterni, scardinato la famiglia con la legge del divorzio, tolto il crocifisso dai tribunali, dagli ospedali, dalle scuole e hanno infine dichiarato intangibili le loro leggi, facendo dello Stato un Dio.

Scopo della festa.
Di fronte a "questa peste dei nostri tempi", i Papi hanno alzata la loro voce. Ma continuando la marea a crescere, Pio XI approfittò dell'anno giubilare, per ricordare in modo solenne al mondo, con l'enciclica Quas primas del giorno 11 dicembre 1925, il pieno e totale potere di Cristo, Figlio di Dio, Re immortale dei secoli, su tutti gli uomini e tutti i popoli, in tutti i tempi. Perché l'insegnamento tanto necessario non fosse troppo presto dimenticato il Papa istituì, in onore della universale regalità di Cristo, una festa liturgica, che fu ad un tempo solenne ammonimento e riparazione per l'apostasia delle nazioni e degli individui, che all'insegna del laicismo tende a manifestarsi nella dottrina e nella vita. In tale festa, per disposizione del Sommo Pontefice, si rinnova la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore.
I fedeli trovano nel Breviario o, in modo più semplice, nel Messale l'insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Cristo, insieme ad incomparabili formule di preghiera, di lode, di riparazione e di domanda da usarsi nella festa. Ma l'enciclica del Papa espone l'insegnamento in tutta la sua ampiezza e noi la riassumeremo, invitando a leggere il testo integrale, affinché, conosciuti i diritti del Signore, si respinga il veleno del laicismo e si vada con confidenza al Cuore di Gesù, che nella sua regalità è soltanto amore e misericordia.

La triplice regalità.
I fedeli potranno vedere nella enciclica come Cristo è Re delle intelligenze, dei cuori e delle volontà; chi sono i sudditi di questo Re; il triplice potere che la regalità comporta e la natura spirituale della regalità stessa.
In senso metaforico si è stabilito da molto tempo l'uso di attribuire a Cristo il titolo di Re, per l'eccellenza ed eminenza delle sue singolari perfezioni, per le quali sorpassa tutte le creature. Ci si esprime così, per dire che egli è il Re delle intelligenze umane, non tanto per la penetrazione della sua intelligenza umana e della vastità della sua scienza, ma piuttosto perché è la Verità stessa e gli uomini devono cercare in lui la verità e da lui riceverla con sottomissione. Egli poi è detto Re delle volontà non solo perché alla santità assoluta della divina volontà corrisponde l'integrità e la sottomissione perfetta della sua volontà umana, ma anche perché, attraverso la mozione e l'ispirazione della grazia, sottomette la nostra libera volontà, facendo sì che il nostro ardore si infiammi per le azioni più nobili. Infine Cristo è Re dei cuori, a causa della sua carità, che sorpassa qualsiasi immaginazione, nonché della dolcezza e della bontà, che attirano le anime. Di fatto, nessun uomo fu mai amato, né lo sarà mai, come Cristo Gesù da tutto il genere umano.

Regalità, conseguenza dell'unione ipostatica.
"Ma, per addentrarci di più nell'argomento, tutti possono vedere che il nome e il potere di Re spettano a Cristo nel senso proprio del termine. È nella qualità d'uomo che Cristo ha ricevuto dal Padre la potenza, l'onore, la regalità, perché il Verbo di Dio, che è consostanziale al Padre, tutto possiede in comune col Padre e, per conseguenza il potere sovrano e assoluto su tutte le cose ... La Regalità di Cristo poggia sopra l'unione mirabile che vien detta unione ipostatica. Ciò posto, gli angeli e gli uomini devono adorare Cristo in quanto è Dio, ma devono obbedire a lui e manifestargli sottomissione anche in quanto uomo, cioè, per il solo motivo dell'unione ipostatica Cristo ha avuto potere su tutte le creature... ".

Il triplice potere.
"La regalità di Cristo comporta un triplice potere: legislativo, giudiziario, esecutivo. Senza questi poteri non si concepisce alcuna regalità. I Vangeli non solo ci assicurano che Cristo ha confermato delle leggi, ma ce lo presentano mentre stabilisce delle leggi ... Gesù dichiara inoltre che il Padre gli ha concesso un potere giudiziario ... e il potere giudiziario implica il diritto di decretare per gli uomini pene e ricompense anche in questa vita. Il potere esecutivo deve poi essere attribuito a Cristo, perché l'obbligo di obbedire ai suoi ordini è per tutti necessario, avendo egli stabilito pene alle quali nessuno che sia colpevole potrà sottrarsi".

Carattere della Regalità di Cristo.
"Che la Regalità di Cristo sia spirituale e si riferisca soprattutto alle cose spirituali... il modo stesso di agire di Cristo l'ha confermato... Davanti a Pilato Gesù dichiarò che il suo regno non è di questo mondo e, nel Vangelo, questo regno ci è presentato come un regno nel quale ci si prepara ad entrare con la penitenza e si entra soltanto per la fede e per il battesimo. Il Salvatore inoltre oppone il suo regno soltanto al regno di Satana e alla potenza delle tenebre; chiede ai suoi discepoli non solo di distaccarsi dalle ricchezze e da tutti i beni della terra, di praticare la dolcezza, di aver fame e sete di giustizia, ma anche di essere pronti alle rinunce e di portare la croce. Se Cristo Redentore si è comprata la Chiesa a prezzo del suo sangue e Cristo Sacerdote si offre perpetuamente vittima per i peccati degli uomini, chi non vede che la sua dignità regale deve avere il carattere spirituale di queste due funzioni di Sacerdote e di Redentore?
Sarebbe tuttavia errore negare che la regalità di Cristo si estenda alle cose civili, perché egli ha ricevuto dal padre un dominio assoluto, tale che si estende a tutte le cose create, le quali tutte sono sottomesse al suo dominio".

Messa
Mentre in cielo gli Angeli e i Santi adorano l'Agnello immolato proclamandolo Re, noi ci raccogliamo nella Chiesa, per rinnovare il mistero della immolazione di questo Agnello e per proclamare anche noi la sua universale regalità nella vita individuale, familiare, sociale e politica, in terra e nell'eternità.
L'Epistola è un cantico vero e proprio in cui l'Apostolo san Paolo, rapito, proclama che cosa è Cristo per Dio, per la creazione e per la Chiesa. Il Padre è invisibile, abita in una luce, in una inaccessibile regione; ma ecco appare in mezzo a noi, perché si fa uomo come noi, versa il suo sangue per noi, Colui che è sua immagine, che è nato da Lui, che è Dio come Lui.
Dio: La creazione è opera sua, tutto per Lui sussiste, in Lui noi abbiamo vita, il movimento e l'essere, tutto esiste per Lui.
Capo della creazione, è capo ancora della Chiesa, che è il suo corpo, la sua Sposa. Tra essi vi è unità di vita e la vita egli l'ha nella pienezza e la pienezza si dispensa senza esaurirsi. Viene da Lui ogni bellezza, viene da Lui ogni santità, come dalla sua sorgente.
Il Padre lo volle così, nel suo disegno volto a ricondurre tutte le cose all'unità primitiva e a pacificare, nel sangue del suo Figlio, tutto quanto esiste in cielo e in terra.
EPISTOLA (Col. 1, 12-20). - Fratelli: Ringraziamo Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce, e, liberandoci dall'impero delle tenebre, ci ha trasportati nel regno del suo diletto Figliolo, nel quale, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di tutte le creature, perché in lui sono state fatte tutte le cose, in cielo e in terra, visibili e invisibili, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà; tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è avanti a tutte le cose e tutto sussiste in lui. Egli è il capo del corpo della Chiesa, lui che è il principio e il primogenito tra i morti, in ogni cosa, affinché sia il primo. Infatti piacque (al Padre) che in lui abitasse ogni pienezza (della divinità) e, facendo la pace mediante il sangue della sua croce, per mezzo di lui ha voluto riconciliare con sé tutte le cose, quelle che sono sulla terra e quelle che sono in cielo, in Gesù Cristo, Nostro Signore.
VANGELO (Gv. 18, 33-37). - In quel tempo: Pilato domandò a Gesù: Sei tu il Re dei Giudei? Gesù rispose: dici questo da te stesso, oppure altri te l'hanno detto di me? Disse Pilato: Sono forse Giudeo? La tua nazione e i grandi sacerdoti ti han messo nelle mie mani: che hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri, certo, avrebbero combattuto perché non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma il regno mio non è di quaggiù. Dunque tu sei Re? gli chiese allora Pilato. Gesù rispose: Tu lo dici, io sono Re. Sono nato per questo, e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la Verità ascolta la mia voce.
Il dialogo tra Gesù e Pilato ci rivela il carattere spirituale e universale della Regalità del Messia, la sua origine e il suo fine: "Io sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità: chi è per la verità ascolta la mia voce". Commentando questo testo, sant'Agostino ci rivela il disinteresse e la bontà del nostro Re: "Che cosa era per il Signore essere re d'Israele? Era forse qualcosa di grande per il Re dei secoli diventare re degli uomini? Cristo non è re d'Israele per esigere tributi, per armare di ferro dei battaglioni e per domare visibilmente i suoi nemici, ma è re d'Israele per governare le anime, per vegliare su di esse nell'eternità, per condurre al regno dei cieli quelli che credono, che sperano, che amano".
Facciamo dunque vedere che siamo suoi sudditi dando a lui l'omaggio della nostra fede, della nostra confidenza e del nostro amore.
Meglio che nelle altre preghiere del santo sacrificio, nel Prefazio è proposta alla fede e alla pietà dei credenti l'esatta nozione teologica della regalità di Cristo. Come Figlio unico del Padre, al quale è coeterno e consostanziale, il Verbo incarnato comunica alla sua santa umanità, in virtù dell'unione ipostatica, la doppia unzione divina del Sacerdozio e della Regalità. In virtù del sacrificio redentore sull'altare della Croce, come per la nascita eterna, egli sottomette al suo indistruttibile imperio tutte le creature in un regno di Verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore, di pace" (P. de la Brière, Études, t. 186, p. 358).

Prefazio

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: Qui unigénitum Fílium tuum Dóminum nostrum Iesum Christum, Sacerdótem ætérnum et universórum Regem, óleo exsultatiónis unxísti: ut, seípsum in ara crucis hóstiam immaculátam et pacíficam ófferens, redemptiónis humánæ sacraménta perágeret: et, suo subiéctis império ómnibus creatúris, ætérnum et universále regnum imménsæ tuæ tráderet Maiestáti: regnum veritátis et vitæ; regnum sanctitátis et grátiæ; regnum iustítiæ, amóris et pacis. Et ídeo cum Angelis et Archángelis... È cosa davvero degna e giusta, equa e salutare renderti grazie in ogni tempo e in ogni luogo, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che ungesti con l'olio della letizia il tuo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Sacerdote eterno e Re dell'Universo, perché immolando se stesso sull'altare della Croce, ostia immacolata e pacifica, compì il mistero sacro della redenzione dell'uomo e, sottomesse al suo impero tutte le creature, procurò alla tua immensa maestà un regno eterno e universale, regno di verità e di vita, regno di santificazione e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Per questo con gli Angeli e gli Arcangeli...

Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell'universo, fa' che tutte le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano alla sua soavissima autorità.
 
(da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1210-1215.)

21 commenti:

Anonimo ha detto...

"Potreste fornirci qualche prova della condizione creata della società?"

"Oltre alla testimonianza di Dio e dello Spirito Santo nelle Scritture, oltre alla testimonianza della Santa Chiesa, possiamo presentare delle prove di tipo razionale. Ogni società è composta da uomini. Ogni uomo è creatura. Pertanto, i rapporti reciproci fra uomini sono una cosa creata. Inoltre, ogni società, come ogni Nazione, costituisce una realtà veramente esistente. Questa realtà è un tutto morale che esiste veramente al di fuori di Dio. Dal momento che essa non è Dio, è stata creata da Dio da cui non può che dipendere in maniera assoluta, come ogni creatura dipende dal Creatore.

C'è un'altra verità fondamentale. Non solo l'uomo dipende da Dio in quanto creatura; dipende da Lui anche perché Dio è il suo fine supremo e ultimo. È evidente che l'obiettivo finale di ogni cosa creata è Dio. In modo più specifico, Dio è la meta ultima, suprema ed infinita di ogni creatura intelligente. L'uomo è fatto per giungere a Dio. Deve capire che è stato creato con questo scopo e deve volerlo raggiungere. Ora, Dio ha posto l'uomo in condizioni tali da poter vivere solo in società.
Dunque, in qualità di essere sociale, l'uomo deve avere come meta finale e suprema Dio.

Sostenere il contrario significherebbe affermare che l'uomo trova il fine della società nella società stessa, atteggiamento che costituirebbe un'idolatria. Ma le società come tali non passano all'eternità. È evidente che esse trovano il loro fine ultimo nel fatto che l'intelligenza e la volontà degli uomini giungono a Dio dentro e tramite le società."

Stralcio ha detto...

nella vita. In tale festa, per disposizione del Sommo Pontefice, si rinnova la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore.
I fedeli trovano nel Breviario o, in modo più semplice, nel Messale l'insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Cristo, insieme ad incomparabili formule di preghiera, di lode, di riparazione e di domanda da usarsi nella festa. Ma l'enciclica del Papa espone l'insegnamento in tutta la sua ampiezza e noi la riassumeremo, invitando a leggere il testo integrale, affinché, conosciuti i diritti del Signore, si respinga il veleno del laicismo e si vada con confidenza al Cuore di Gesù, che nella sua regalità è soltanto amore e misericordia.

Ave Maria! ha detto...

Consacrazione del genere umano al Sacratissimo Cuore di Gesu'
O Gesu' dolcissimo,o Redentore del genere umano,riguardate a noi umilmente prostrati innanzi al Vostro altare.Noi siamo Vostri,e Vostri vogliamo essere;e per vivere a Voi piu' strettamente congiunti,ecco che ognuno di noi,oggi spontaneamente si consacra al Vostro Sacratissimo Cuore.O benignissimo Gesu', abbiate misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attirate al Vostro Sacratissimo Cuore.O Signore,siate il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da Voi,ma anche di quei figli prodighi che Vi abbandonarono;fate che questi,quanto prima,ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il Re di coloro che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da Voi separati; richiamateli al porto della Verita',all'unita' della fede,affinche' in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.Siate il Re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni dell'idolatria e dell'Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno Vostro.Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto;scenda anche sopra di loro,lavacro di redenzione e di vita,il sangue gia' sopra essi invocato.Elargite,o Signore,incolumita' e liberta' sicura alla Vostra Chiesa,largite a tutti i popoli la tranquillita' dell'ordine.Fate che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce:Sia lode a Quel Cuore Divino da cui venne la nostra salute; a Lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli.Così sìa.

Nel 18 Luglio 1959 Giovanni XXIII fece omettere le seguenti parti:
"Siate il Re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni dell'idolatria e dell'Islamismo;e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno Vostro.Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro,lavacro di redenzione di vita,il sangue gia' sopra essi invocato."

cristina ha detto...

Oggi a Milano nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione in Largo Cairoli , dove ogni domenica si celebra la Santa Messa secondo il Vetus Ordo Ambrosiano, ho sentito proclamare queste parole esatte della consacrazione un tempo censurate. Ho sentito un brivido, un frisson , percorrere l' assemblea dei fedeli , secondo me molti tremebondi pensavano Ma si potra' davvero dire così ' ? Ma sara' lecito parlare di idolatria e di islamismo ?
La paura ,la paura di dire le cose come stanno, non si puo' non si puo' ..! Eppure meritoriamente e coraggiosamente le parole esatte della consacrazione sono state dette !
Ne rendiamo grazie a Dio.

Anonimo ha detto...

Submíssa regum fúlgeant
Tibi dicáta insígnia:
Mitíque sceptro pátriam
Domósque subde cívium.

dall'Inno ai Vespri di Cristo Re

mic ha detto...

L'Inno è qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/buona-festa-di-cristo-re-universorum.html

mic ha detto...

Deo gratias!

Anonimo ha detto...

Gravemente errerebbe, chi togliesse a Cristo-uomo il potere su tutte le cose temporali, dato ch'egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio. Pertanto colla nostra apostolica autorità istituiamo la festa di Nostro Signor Gesù Cristo Re, stabilendo che sia celebrata in tutte le parti della terra l'ultima Domenica dì Ottobre, cioè la Domenica precedente la festa di Tutti i Santi. Similmente ordiniamo che in questo medesimo giorno, ogni anno, si rinnovi la consacrazione di tutto il genere umano al Cuore Santissimo di Gesù.

(Quas primas, Pio XI)

Anonimo ha detto...

"La celebrazione di questa festa di Cristo Re, che si rinnova ogni anno, sarà anche d’ammonimento per le nazioni che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti: li richiamerà al pensiero del giudizio finale, nel quale Cristo, scacciato dalla società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la sua regale dignità che la società intera si uniformi ai divini comandamenti e ai principî cristiani, sia nello stabilire le leggi, sia nell’amministrare la giustizia, sia finalmente nell’informare l’animo dei giovani alla santa dottrina e alla santità dei costumi".

PIO XI, Quas primas

Anonimo ha detto...

Il Papa del tempo non ebbe solo intuizione ma constatò la gravitá del momento storico.
Pietro Tumminia

mic ha detto...

Firmator sancte firmamenti eleison|
Compactor sacri fundamenti eleison |
O summe splendor ornamenti eleison |
Christe leo fortis victor mortis eleison |
Christe summi regis auctor legis eleison |
Christe vitae dator et salvator eleison |
Kyrie amborum flamen lapsorum levamen eleison |
Kyrie tolle gravamen dans reis solamen eleison |
Kyrie Trinitatis alma te confitentes et colentes salva eleison

Anonimo ha detto...

Comunque la festa di Cristo Re ricorda che la sola via per la Società è riconoscere di dipendere da Cristo.

Niente finti paradisi in cui "domina il popolo e siam tutti liberi"
Niente finti paradisi in cui "viva l'impresa se sei bravo puoi schiacciare gli altri".

La Sola Alternativa è Cristo re della società, con tutte le conseguenze che questa cosa porta con sé.

Anonimo ha detto...

Te natiónum Prǽsides
Honóre tollant público,
Colant magístri, júdices,
Leges et artes éxprimant.

Anonimo ha detto...

Domenica 30 ottobre 2022, festa di Cristo Re, istituita da papa Pio XI nel 1925 per riaffermare i diritti sovrani del Redentore sopra i popoli e le nazioni della terra.
La festa di Cristo Re

Vi è una differenza sostanziale tra la festa di Cristo Re del Messale di San Pio V e quella celebrata dalla nuova messa di Paolo VI.
Pio XI nel 1925 aveva fissato nell'ultima domenica di ottobre la festa di Cristo Re, per rivendicare i diritti della regalità sociale di Nostro Signore contro gli errori del laicismo.
Nel nuovo rito montiniano invece bisogna aspettare l'ultima domenica dell'anno liturgico per celebrare la festa di Cristo re dell'universo, intesa come regalità escatologica, cioè alla fine dei tempi, per non contraddire la prevaricazione laicista, assecondata dai testi conciliari.

Pio ha detto...

È interessante notare come alla smaterializzazione sempre più spinta della nostra società (si pensi a Internet e a tutto ciò che ne consegue) corrisponda la materializzazione della fede, nel senso che questa perde sempre più il suo lato trascendentale, immateriale (il che è tutto).
La nuova Messa di Paolo VI è la sublimazione, la sintesi di tale processo, che conduce ad una fede umana, tremendamente umana il cui approdo sarà, vorrei sbagliarmi, ma temo sarà, la messa in discussione della divinità di Cristo.
"Il mio regno non è di questo mondo"; forse troppi in Vaticano lo hanno scordato.

Anonimo ha detto...

Vivat Christus Rex!

Anonimo ha detto...

"Se la carne di Maria, discorre S. Arnoldo abate, non fu divisa da quella di Gesù, come poi dalla monarchia del figlio può esser separata la madre? [...]. Ond’è che deve giudicarsi la gloria del regno non solo esser comune tra la madre e il Figlio, ma ben anche la stessa"

{Sant'Alfonso M. de' Liguori, Glorie di Maria, in LIBRO D'ORO DI MARIA SANTISSIMA}

Anonimo ha detto...

Mi sembra opportuno riproporre questo articolo:

https://traditiomarciana.blogspot.com/2020/10/alcune-note-critiche-sulla-festa-di.html?m=1

Saluti, daouda

Anonimo ha detto...

Grazie all'Eterno Padre abbiamo potuto festeggiarTi come si conviene, mio Signore e mio Dio !

Anonimo ha detto...


# Intervento qui sopra, a firma Daouda, propone di leggere un articolo di critica alla Festa di Cristo Re, sul blog "Traditio marciana".
Sono andato a leggere. È un blog di grecoscismatici, ossia di c.d. "ortodossi". L'articolo è un attacco velenoso alla Festività in se stessa, ostile alla personalità di Pio XI.
Insomma, un articolo come potrebbero scriverlo solo nemici del papato quali i grecoscismatici ed eretici, sempre maligno nei confronti di tutti i papi che nomina. Naturalmente, infarcito di icone, le tavolette dipinte sulle quali amano ricamare teologia questi scismatici nostri nemici implacabili.
Mic non deve evidentemente aver avuto il tempo di controllare il testo dell'articolo.
T.

Anonimo ha detto...

Le sfugge che quel blog é composto da fedeli alla liturgia romana intonsa , come le sfugge che la chiesa orientale fa parte dell'ecumene della Chiesa cattolica e non é riducibile ai foziani, come anche sarebbe bene che si accusi da solo di non aver letto bene visti i riferimenti interni e propri all'ufficio e la santa messa secondo il rito romano per tale innovazione.

Poi se lei ama le feste scisse dalla storicitá della nostra Rivelazione e la urta la critica delle feste astratte e idealizzate esamini sé stesso come anche farebbe bene a valutare il fatto che con papa Francesco ( o per altri papi post vaticano secondo ) si può dire peste e corna mentre i precedenti sono idolatricamente intoccabili. Rifletta per cortesia...

Daouda