Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 14 gennaio 2018

Ave radix, ave porta, ex qua mundo lux est orta

Lux orta est iusto, et rectis corde laetitia (Sal 96, 11).

[...] I rivoluzionari in clergyman probabilmente intuiscono di avere le ore contate e stanno tentando il tutto per tutto per realizzare la propria agenda, ma l’aggressività e intolleranza che li connota è sintomo di estrema debolezza: il loro è un potere basato soltanto sulle menzogne della propaganda e sull’appoggio del sistema massonico che oggi appare imbattibile, ma può dissolversi nel giro di pochissimo tempo. Non conosciamo certo i piani di Dio, ma possiamo presumere che, oltre alle prove, ci riservino grandi sorprese. Il nostro impegno principale, allora, non deve consistere tanto in un rabbioso contrasto alla rivoluzione, quanto in una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro: è questo che fa più paura e porta più frutto. Siamo d’altronde innestati su un albero che non può seccare né essere abbattuto. Non praevalebunt! (Don Elia)

40 commenti:

tralcio ha detto...

Che bella la citazione del Salmo! Ma per essere giusti e retti di cuore, alba di un giorno nuovo e pieni di gioia non bisogna essere rabbiosi. Di qua c'è la grazia di poter cogliere certi segni dal Cielo e di poter essere consapevoli delle derive in atto; di là il peccato.

E' un confine che si può facilmente valicare, passando dalla sofferenza e il disagio per una croce da portare, alla rabbia priva di pietà verso tutto il mondo di chi ce la produce.

Non è proprio il caso di sentirci migliori: è una grande grazia di Dio se ci rendiamo conto della vanità e della superficialità con cui l'uomo, anche quando si dice cristiano, imbelletta religiosamente il proprio essere pur rimanendo totalmente consono al mondo.

Pensarsi "spirituali" perché c'è un involucro religioso sul nostro seguire la massa (non santificando la domenica, ignorando di fare i conti con l'impudicizia, modificando persino le letture della S. Messa per non doverne riflettere troppo su certi argomenti...) è una pia illusione, la quale pur essendo pia resta un'illusione.

Pensarci "buoni" perché mettiamo qualche pratica religiosa nella nostra vita o agiamo qualche opera di misericordia, smentendo clamorosamente i comandamenti è una pia illusione.

Persino dei funerali facciamo l'occasione per mettere al centro e l'emozione e il dolore, l'elogio del defunto lo pone indubitabilmente nella luce, come se non ci dovesse essere mai lo scrupolo di un peccato da purificare, ritenendo "implicita" la prece per la salvezza della sua anima e incidentale la celebrazione della S. Messa, così come la Presenza Reale del Signore, ignorato mentre dal pulpito ci si parla, strappando lacrime. Pia illusione.

Mentre vanno in scena tutte queste pie illusioni e ci capita di sentirci a disagio, ringraziamo Dio per la grazia (questa piccola o grande croce) non montando né in superbia e tanto meno in rancore, perché peccheremmo e perderemmo la grazia che il Signore ci fa.

Dalla croce Gesù guardò con pietà e verità la realtà sotto i suoi occhi, vedendo chi c'era e chi è fuggito, chi ordinava e chi eseguiva, chi lo insultava e derideva e chi piangeva.
Oltre le grandi prove e la croce, Dio riserva sorprese portentose, come la risurrezione.

Intanto però chiede "una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro": chi ne fa esperienza si senta graziato se non ragioniamo secondo il mondo, se non ci adeguiamo alle mode o alle maggioranze, se non rendiamo pie le illusioni ma pia e devota l'attesa del compiersi delle promesse.

Anche se ci chiedesse un po' di solitudine soli non siamo, essendo presente il Signore, la Beata Vergine, i santi, gli angeli e i fratelli e le sorelle che comunque Dio ci fa incontrare anche nelle ore più buie della storia. Soli non siamo, per fede, per cui non facciamoci compagnia con l'ira, la rabbia e il rancore: non sono luce e la spengono in noi.

Anonimo ha detto...

Salve radix, salve porta.....

Anonimo ha detto...

Dice Don Elia:

"...ma l’aggressività e intolleranza che li connota è sintomo di estrema debolezza: il loro è un potere basato soltanto sulle menzogne della propaganda e sull’appoggio del sistema massonico che oggi appare imbattibile, ma può dissolversi nel giro di pochissimo tempo....

..Il nostro impegno principale, allora, non deve consistere tanto in un rabbioso contrasto alla rivoluzione, quanto in una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro: è questo che fa più paura e porta più frutto. Siamo d’altronde innestati su un albero che non può seccare né essere abbattuto. Non praevalebunt!"

E' proprio vero: tutte le dittature -a partire dall'Unione Sovietica - quando erano aggressive, espansionistiche, violente era perchè si percepivano deboli, e lo erano!!

Le forze anticristiane e anticristiche si stanno dando appuntamento, tronfie del fatto che nessuno possa arrestarle e sconfiggerle. Ma nessuno di umano, invece Gesù Cristo tornerà nella sua gloria, anche se ci sono preti che al Credo non ci credono!!

Stimo umili, e come dice S Paolo ai Filippesi 4,4-5:
«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!»

viandante ha detto...

Cara Mic, mi chiedo perché non sia stato riportato tutto l'articolo, che assieme al precedente spiega molto bene la posizione di don Elia riguardo alla Russia e agli ortodossi.

Cesare Baronio ha detto...

Il titolo ha un errore: il saluto alla Vergine non è "ave", ma "salve".

mic ha detto...

Ho citato a memoria e ho ricordato male ma, quanto al senso,è questione di sfumature. Ecco l'intera antifona:

Ave, Regina caelorum,
Ave, Domina Angelorum:
Salve, radix, salve, porta
Ex qua mundo lux est orta.
Gaude, Virgo gloriosa,
Super omnes speciosa,
Vale, o valde decora,
Et pro nobis Christum exora.

Anonimo ha detto...


Mic ha fatto bene a non riportare tutto l'articolo né il precedente.

Fa vedere, l'articolo, unito al suo precedente, che la posizione di Don Elia nei confronti degli Ortodossi non è affatto chiara. Egli sembra minimizzarne le eresie, delle quali non vuole parlare. Nel precedente c'era un appello a PUtin, che sarebbe un devoto della Madonna, presentato come l'Alfiere della Santa Russia che dovrebbe venire, pazienza se dopo una guerra contro il corrotto Occidente, a liberarci dalle spire dell'idra massonica che ci sta soffocando.
Forse Putin sarà un devoto della S.ma Vergine, e si oppone all'omosessualismo e al genderismo che ci affliggono. Conosciamo e apprezziamo i suoi meriti. Ma adesso si sta rivelando anche un devoto di Giuseppe Stalin, personaggio storico non proprio in linea con la devozione mariana. Infatti, da qualche tempo si è iniziata in Russia una pubblica rivalutazione di Stalin e di altri personaggi dell'universo bolscevico, protagonisti spietati della Rivoluzione d'Ottobre. Alcuni giorni fa un articolo su Il Giornale parlava di uno storico russo di oggi, rinchiuso in una clinica psichiatrica e sottoposto a processo con calunniose accuse di pedofilia per aver riaperto il discorso sui crimini del dittatore georgiano, dopo la recente scoperta dell'ennesima fossa comune lasciata da costui in eredità ai russi, contenente novemila scheletri. Notizie false? Non sembrava.
Ma l'internamento di critici e dissidenti nelle cliniche psichiatriche non era un orrore dell'era Breznev? Certo, ai tempi di Stalin, nelle "cliniche" della polizia segreta, si usava come unico medicinale il piombo, calibro 9 o 7,65. E'pur sempre un progresso, rispetto ai tempi in cui governava "Il Padre dei Popoli"...
Quest'improvvisa, almeno in apparenza, involuzione nazional-comunista di Putin, suggerisce di procedere sempre con cautela nel giudicare le cose russe.
Z.

Anonimo ha detto...

# “Il nostro impegno principale, allora, non deve consistere tanto in un rabbioso contrasto alla rivoluzione, quanto in una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro”

Vorrei capire perché la parola “contrasto” debba essere accompagnata dall’aggettivo “rabbioso”, come se fosse connaturale ad esso. Infatti non c’è un invito ad un contrasto della rivoluzione lieto nel Signore, ma un invito a limitarsi alla, imprescindibile e fondamentale, santificazione personale, cioè all’inerzia sul fronte materiale e pubblico.Ma il contrastare la rivoluzione dovrebbe essere un dovere per ogni cristiano, nella letizia del Signore. Nella letizia della croce. E il racchiudersi nella propria intima “spiritualità” potrebbe anche essere molto “rabbiosa”.

Il “pacifismo” non è affatto connaturale al cattolicesimo. Il cattolicesimo è virile, combattivo, attivo. Certo, le armi non sono, se non assolutamente necessario, quelle che uccidono (vedi le crociate, v. S. Giovanna D’arco, V. Lepanto ecc…). Ma la fede cattolica chiama a schierarsi, a prendere posizione tra due campi contrapposti, e a combattere la buona battaglia. Non solo dentro di sé. Ma anche fuori. A difesa della fede. A difesa di Cristo Re, che è costata la vita a molti, che non erano rabbiosi, anche se portavano le armi.

S. Massimiliano Kolbe non insegnava che il contrasto alla rivoluzione fosse rabbioso per sua natura, non dissuadeva dal combattimento. Ma combatteva. Lui e la sua Milizia dell’Immacolata, poi, dopo il CVII; ridenominata e svirilizzata, diciamo annientata, perché troppo poco pacifista. Anche i Francescani dell’Immacolata combattevano la buona battaglia anche sul fronte esterno: radio, giornali, conferenze. Si occupavano del CVII, della massoneria … Annientati pure loro. Il nuovo corso è pacifista, segue l’esempio del massone Gandhi non di quell’Uomo-Dio, che sapeva santamente infuriarsi.

Per chi dimentica che c’è un’ira santa ricordo le parole di San Giovanni Crisostomo: «Chi non si sdegna quando c’e motivo, pecca. Una pazienza irragionevole semina i vizi, favorisce la negligenza e sembra indurre al male non solo i cattivi ma anche i buoni», e di S. Bernardo: «non sempre chi si arrabbia, ha torto; il vile non va mai in collera».

Francamente questo continuo invito alla inerzia (sul piano pubblico e materiale) proveniente da autorevoli esponenti del mondo della tradizione, al parlare sempre “serenamente e pacatamente” alla Veltroni, mi comincia un poco a preoccupare. Mi fa venire in mente, poi, il ritornello di una canzone di Povia: “Fate la nanna bambini… verranno tempi migliori…”

Anna

viandante ha detto...

Per coerenza sarebbe meglio o riportare l'articolo intero o lasciar perdere tutto.
Anche perché poi come fai ad iniziare una discussione ad esempio su quanto detto dall'anonimo Z. senza avere l'articolo davanti.
Certo anch'io ho notato certi mutamenti nell'azione di Putin. Solo campagna elettorale o c'è di più? La massoneria in Russia c'è o non c'è? Non penso che una discussione su questi temi sia fuori luogo.

Sulla questione degli "ortodossi scismatici e eretici" invece mi pare che don Elia abbia dato una sua spiegazione. E non mi sembra fuori di testa, anche se ci sono persone che hanno difficoltà a parlare delle persone se non possono prima etichettarle. Ma pretendiamo di imporre la nostra visione o siamo aperti anche ad interpretazioni diverse? E si noti che qui nessuno, lo ribadisce anche don Elia, sostiene che non vi siano differenze dottrinali e d'altro tipo tra cattolici e ortodossi.
E difronte alla storia, come davanti alla vita, facciamo attenzione a voler vedere tutto solo in bianco e nero, riservando in anticipo per noi il posto dei migliori. L'Unione sovietica è stata un flagello, ma solo per questo ora dobbiamo buttarci spensieratamente tra le braccia dello zio Sam o dell'Occidente in senso lato? O c'è magari un margine di dialogo con la Russia su aspetti che riguardano specialmente l'azione civile?

E se la Madonna a Fatima ha chiesto la consacrazione della Russia e quindi la sua conversione, non è che magari anche noi dobbiamo pregare e cercare di aiutare gli ortodossi a prepararsi a tale avvenimento? O pensiamo sia sufficiente appropriare loro il titolo di "eretici" in modo poco caritatevole per sentire d'aver fatto il proprio dovere?
Certo che chi lavora a volte si sporca le mani, ma non è interrando i talenti donatici che li faremo fruttare!

irina ha detto...

http://www.campariedemaistre.com/2018/01/riassunto-del-lunedi-fra-bibbia-e.html

"...Preoccupantissima è poi la notizia che rimbalza a cavallo dell'Oceano. Una nota abortista olandese sarebbe stata insignita nientepopodimenoche dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno, una onirificenza vaticana. Poiché questa tizia, come unica azione pubblica, ha sostenuto e raccolto fondi per diffondere l'aborto, non vorremmo che promuovere l'aborto sia un merito agli occhi della Sede.
Esiste anche una petizione per chiedere la revoca dell'onorificenza..."

Ho firmato

Anonimo ha detto...

Piano,piano.....dove intenderebbero portarci...?

http://www.lanuovabq.it/it/basta-pranzi-in-chiesa-serve-il-coraggio-del-sacro
"Secondo me, sotto l'organizzazione dei pasti nella chiesa, alberga questa convinzione: si ritiene che all'Eucaristia si possa accedere comunque in qualsiasi stato ci si trovi. Continuando a promuovere questa prassi, diverrà automatico andare a comunicarsi senza confessione, senza penitenza e senza riconciliazione. Invece, altro è il pranzo che Gesù faceva con i peccatori e diverse categorie di persone, e altra cosa è la Cena eucaristica, che è per i riconciliati. Per questo Gesù ha consumato l’ultima Cena, non con tutti ma con gli Apostoli. "

Anonimo ha detto...


"ma pretendiamo di imporre la nostra visione o siamo aperti anche ad interpretazioni diverse?"

Stupisce questo modo di esprimersi da parte di un cattolico. Le "interpretazioni diverse" concernono gravi eresie: dalla negazione del Primato petrino al Filioque (come inteso a partire da quegli orientali che hanno voluto rompere con Roma), dalla negazione del Purgatorio a quella del dogma dell'Immacolata Concezione, all'ammissione del divorzio. E ci sono poi altri aspetti, anche se non sono riconducibili direttamente (credo) ad errori dottrinali, quali ad esempio la Consacrazione della Eucaristia fatta in silenzio (mi sembra ci sia tutta una grossa questione in proposito). Nella c.d. Ortodossia ci sono poi chiese "ortodosse" che professano il monofisismo, come quella etiopica e credo altre, ferme ai primi tre Concili della Chiesa perché non accettano il Concilio di Calcedonia (451), quarto nell'ordine, che appunto condannò il monofisismo e altre eresie cristologiche.
Su questo e altro va innestata, per i russi, l'ideologia della "Santa Russia" quale sorta di "Terza Roma", intesa sempre come giustificazione della politica di espansione dello Stato moscovita, ora "euroasiatico" e in passato "panslavista". C'è infine la nota subordinazione della gerarchia ortodossa al potere politico (gli zar eredi del cesaropapismo orientale). Hanno sempre visto il cattolicesimo come un nemico mortale, da combattere in tutti i modi, innanzitutto come religione dei loro nemici tradizionali polacchi e lituani. Difficile che lo vedano in una luce migliore oggi, decaduto com'è.
Faccio poi notare che, accanto ai meriti di Putin nel ristabilimento della morale cristiana, ci sono anche alcune ombre. Perché non dichiara esser l'aborto un reato, come gli ha chisto il Patriarca di Mosca? Non è sicuro di avere la maggioranza alla Duma? E questo rigurgito neo-stalinista, per così dire? E quale ruolo ha effettivamente svolto e svolge la Russia nel venire in essere dell'arsenale atomico del dittatore nordcoreano?
Per restaurare la fede cattolica, invece di lasciarsi sedurre dalla bellezza esteriore dei riti bizantini, occorre tornare alla Messa OV, alla n o s t r a autentica tradizione cristiana, che è quella dell'unica e vera Chiesa di Cristo. Altra via non c'è, piaccia o meno.
Z.

viandante ha detto...

Certe cose stupiscono solo chi confonde le verità di fede con le più che plausibili interpretazioni della storia e della politica.
Qui non si stava parlando di eresie!
Che poi ci siano aspetti prettamente cattolici con cui guardare alla storia é pure certo, ma di una certezza che non trova di certo maggior conforto a Roma che a Mosca.

Anonimo ha detto...

Infatti, da qualche tempo si è iniziata in Russia una pubblica rivalutazione di Stalin e di altri personaggi dell'universo bolscevico, protagonisti spietati della Rivoluzione d'Ottobre.

Questa non è una novità: la Chiesa Ortodossa in Russia è sempre stata assoggettata al potere, lo è tutt'ora, lo Zar (oggi Putin) ritiene di poterla e doverla comandare. La Russia è sempre stata una statolatria, questa concezione non era certo un'invenzione dei sovietici.

Queste considerazioni ovviamente non disconoscono l'importante ruolo che Putin sta giocando sullo scacchiere internazionale, per contenere l'espansione di certe tendenze. Ma certamente non ne fanno un salvatore. La Russia non può essere salvatrice di nessuno, finché non si converte (come da chiare istruzioni mariane).

Anonimo ha detto...

Padre Scalese sulla premiazione di noti abortisti:

http://querculanus.blogspot.com/2018/01/chi-comanda-in-vaticano.html

Anonimo ha detto...

http://itresentieri.it/le-grandi-citta-deuropa-in-mano-alle-gang-islamiche/

Anonimo ha detto...

Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?

Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati.
"Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio."

marius ha detto...

"Sulla questione degli "ortodossi scismatici e eretici" invece mi pare che don Elia abbia dato una sua spiegazione. E non mi sembra fuori di testa, anche se ci sono persone che hanno difficoltà a parlare delle persone se non possono prima etichettarle. Ma pretendiamo di imporre la nostra visione o siamo aperti anche ad interpretazioni diverse? E si noti che qui nessuno, lo ribadisce anche don Elia, sostiene che non vi siano differenze dottrinali e d'altro tipo tra cattolici e ortodossi. E difronte alla storia, come davanti alla vita, facciamo attenzione a voler vedere tutto solo in bianco e nero, riservando in anticipo per noi il posto dei migliori. L'Unione sovietica è stata un flagello, ma solo per questo ora dobbiamo buttarci spensieratamente tra le braccia dello zio Sam o dell'Occidente in senso lato? O c'è magari un margine di dialogo con la Russia su aspetti che riguardano specialmente l'azione civile?
E se la Madonna a Fatima ha chiesto la consacrazione della Russia e quindi la sua conversione, non è che magari anche noi dobbiamo pregare e cercare di aiutare gli ortodossi a prepararsi a tale avvenimento? O pensiamo sia sufficiente appropriare loro il titolo di "eretici" in modo poco caritatevole per sentire d'aver fatto il proprio dovere?
Certo che chi lavora a volte si sporca le mani, ma non è interrando i talenti donatici che li faremo fruttare!" (Viandante)

"Certe cose stupiscono solo chi confonde le verità di fede con le più che plausibili interpretazioni della storia e della politica.
Qui non si stava parlando di eresie!" (Viandante)

viandante ha detto...

Il titolo degli articoli erano "Rivoluzione e controrivoluzione" e "Lettera aperta a Putin" e ribadisco, il tema non erano le eresie.

Michele Durighello ha detto...

Tornando a don Elia, caro Anonimo che commentasti alle 23.27 ieri,il passaggio fondamentale, molto più che chiaro, è questo.
"Il mio guardare a Oriente non si illude di trovare la panacea per tutti i mali, ma scaturisce da un abbozzo di teologia della storia e da un tentativo di comprensione geopolitica che non siano del tutto impermeabili all’unzione dello Spirito Santo accolta nella preghiera. Non ignoro di certo che, su diversi punti, gli ortodossi siano in disaccordo con noi, ma non sto pensando primariamente al ripristino della comunione ecclesiale, bensì alla necessità di essere liberati dalla dittatura massonica che opprime il mondo e, ormai, anche la Chiesa Cattolica.".Perché in Russia il potere politico e quello religioso adesso stiano congiuntamente battagliando e formino un fronte neoconservatore secondo me è presto detto (con le parole di un ebreo odioso ma non scemo, Marx): la Religione è l'oppio dei popoli.
Putin ha capito che per governare tranquillamente quello Stato (che è molto esteso e problematico) la religione è uno STRUMENTO fondamentale, un nazionalismo che abbia radici religiose è indubbiamente più forte. Non dimentichiamo che in Russia il nazionalismo è un sentimento che in fondo, qualunque fosse e sia il governo del momento, non è mai morto e difficilmente morirà perché caratterizza fortemente i popoli slavi.
Lo stesso orgoglio che li ha resi scismatici renderà,secondo me, difficile, qualunque sia il tempo e il Pontefice, un loro ritorno alla Comunione.

viandante ha detto...

@Michele Durighello
È sicuramente una lettura possibile degli eventi. In che misura le persone agirebbero secondo dettami solo tattici o anche secondo una loro convinzione (che sicuramente risente anche di una loro diversa concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa) non é comunque facile da capire.

Invece sul loro ritorno alla Comunione ecclesiale, se per qualsiasi Pontefice il compito è difficile (io direi quasi impossibile), al Signore nulla è impossibile. Anzi, attende una semplice consacrazione (non difficile, se la si vuole) da parte di un papa.

Anonimo ha detto...

(2) # “Il nostro impegno principale, allora, non deve consistere tanto in un rabbioso contrasto alla rivoluzione, quanto in una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro”

Certa bonum certamen (combatti la buona battaglia)
S.Paolo a Timoteo Parigi, Librairie Victor Lecroff, Rue Bonaparte 90, 1891.
Imprimatur, J.A. Cardinal Foulon, Arcivescovo.

"Un’apologia del cattolicesimo sotto una forma un po’ bellicosa non dispiacerà al pubblico. I tempi la richiedono. Religione di preghiera, di perdono, di pace, di fraternità, il cattolicesimo è anche religione della lotta. Questo nome non è una novità. La Chiesa sulla terra non è forse chiamata militante? Essa è il campo militare del Signore degli eserciti. Essa combatte gli errori, i vizi, l’orgoglio, la barbarie. Ordina a tutti i suoi figli di fare come lei. Primo, di trasportare, nel loro foro interno, la lotta contro le passioni. Poi di aiutarla, in tutti i luoghi, nella sua dolora ma superba lotta. Leone XIII, come generalissimo del Re del Cielo, lo ricordava ieri: La Chiesa, società perfetta, molto più grande di qualsiasi altra società, ha ricevuto dal suo Artefice il mandato di combattere per la salvezza del genere umano, come un’armata ordinata in battaglia..Alla sua guardia le sono state affidate la difesa dell’onore di Dio e la salvezza degli uomini…..i cristiani sono nati per la lotta.[1]

La religione della lotta non è dunque cosa nuova; ma mettere in rilievo questi aspetti sarebbe una nuova maniera di presentare l’apologia della religione. Non nova, sed nove. Noi l’abbiamo sperimentato. Ci è parso di trovare l’ incoraggiamento a regalare questo rilievo alla grande combattente in una lezione venuta dal cielo in tempi che richiamano i nostri. Cominciava la persecuzione contro i cristiani, per durare tre secoli. Il diacono Stefano era stato citato davanti al Sinedrio. I membri di questo Gran Consiglio avevano ascoltato con rabbia, e digrignando i denti, il più bel riassunto che sia mai stato fatto del popolo d’Israele come preparatore del Cristo. Alla perorazione, Stefano, pieno di Spirito Santo, esclamò: “Vedo i cieli aperti e il Figlio dell’Uomo che è in piedi alla destra di Dio![2]” I suoi uditori, induriti, lo lapidarono. Ma il santo diacono ebbe il tempo di contemplare e di annunciare alla Chiesa di Dio questo spettacolo, fortificante per essa: il Figlio dell’Uomo, prima disprezzato, d’ora in poi circondato della potenza divina, nella maestà divina, è in piedi! “Era in piedi, dice san Gregorio il Grande, perché restare in piedi è l’attitudine propria a un combattente e a chi porta soccorso”. Ecco quale fu (e resta!) l’attitudine del Cristo, nel pericolo della sua Chiesa. Ecco qual è attualmente, in unione con il suo Capo invisibile, l’attitudine della Chiesa nel pericolo della civiltà e della società. La civiltà e la società sono minacciate, e la Chiesa è in piedi! Parimenti in piedi devono essere i figli della Chiesa! Celebrando questa attitudine sotto la bella denominazione dei figli della luce, l’apologeta renderà dunque un servizio. La Religione dei figli della luce è, con loro, in ginocchio per pregare, seduta per insegnare e in piedi per combattere!

[1] Citazione tratta dall’Enciclica di Leone XIII Sapientiae Cristianae del 1890.

[2] Atti degli Apostoli, VII,53"

(da radio spada)

Anna

Anonimo ha detto...

O pensiamo sia sufficiente appropriare loro il titolo di "eretici" in modo poco caritatevole per sentire d'aver fatto il proprio dovere?

Non credo che nessuno ritenga sia sufficiente. Necessario sì, e non capisco perché sarebbe poco caritatevole: "caritas in veritate", e sfido chiunque a negare che non lo siano. Non dobbiamo dirglielo? Cioè: da un lato ripetiamo che è sbagliato non dire, come fa la Neochiesa, ai peccatori nostrani che sono peccatori, agli eretici nostrani che sono eretici, ma poi non dobbiamo fare lo stesso con gli altri? Io lo ribadisco, nel contempo non ho problemi a manifestare simpatia nei loro confronti, anche per tutto quello che hanno mantenuto di buono. Pregare ovviamente sì, anche perché ritengo che la Vergine Maria sia l'unica in grado di ricomporre questo scisma.

marius ha detto...

"Il titolo degli articoli erano "Rivoluzione e controrivoluzione" e "Lettera aperta a Putin" e ribadisco, il tema non erano le eresie." (Viandante)

"Cara Mic, mi chiedo perché non sia stato riportato tutto l'articolo, che assieme al precedente spiega molto bene la posizione di don Elia riguardo alla Russia e agli o r t o d o s s i ." (Viandante)

Si può forse parlare degli "Ortodossi" senza menzionare le loro eresie?

viandante ha detto...

@Fabrizio Giudici
In generale prima di affrontare (evidentemente in una discussione) una persona è importante ed utile sapere chi abbiamo di fronte: un eretico, uno scismatico, un ateo, un peccatore incallito ecc.
Questo tramite una informazione o discussione preliminare.
Appurato questo il mio scopo è quello di portare l'altro a conoscere la Verità per poterla amare e servire.
Questo lavoro non è semplice e in generale si scontra con due grandi difficoltà: quella di chi parla (io coi miei limiti e i miei peccati) e quella di chi ascolta (l'eretico, lo scismatico, ecc coi suoi limiti e peccati).
Per ottenere qualcosa, e questo è lo scopo, altrimenti siamo anche noi come i modernisti che si limitano a dialogare, io devo anzitutto conquistare l'attenzione e anche, se possibile, un po' di fiducia da parte dell'interlocutore.
Mi sembra ovvio che dare ad una persona con altre convinzioni religiose rispetto alle mie, dell'eretico o dello scismatico o altro, non aiuta molto. Non dico che non lo aiuti affatto (so bene, come mi direte che questa pugnalata lo farà riflettere), ma ci sono spesso altri modi più efficaci per cercare di convincere l'altro. Con un giro di parole a volte diciamo la stessa cosa, e magari anche di più, che non usando termini quali "eretico, scismatico ecc". Questa è anzitutto una questione psicologica. Un grande santo diceva che si ottiene di più con un cucchiaio di miele che con un barile di aceto.
Lo so bene che, come giustamente si dice nei catechismi, la verità va detta e poco caritatevole è il tacerla, ma va detta in modo approppriato. Spesso invece noi confondiamo l'appropriatezza di questo nostro duro linguaggio con la nostra rozzezza verbale o la nostra incapacità dialettica.
«Veritas in caritate», ma anche "Caritas in veritate"!

Per il resto concordo, se il nostro agire ha dei limiti, la preghiera sincera, per intercessione di Maria Santissima e dei Santi, è sicuramente efficace. Il come lo sa la divina Provvidenza.

viandante ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
viandante ha detto...

@Marius
Si può forse parlare degli "Ortodossi" senza menzionare le loro eresie?

Certamente sì, se non si ha solo quel chiodo fisso in testa.

Anonimo ha detto...

Mi sembra ovvio che dare ad una persona con altre convinzioni religiose rispetto alle mie, dell'eretico o dello scismatico o altro, non aiuta molto.

Ma uno potrebbe dire che anche dare del peccatore e del pubblico concubino a un divorziato risposato, e invitarlo a convertirsi, non aiuti molto: meglio parlare di "accompagnamento", no?

San Francesco di Sales (noto per la sua mitezza anche nel riprendere i calvinisti) questo scriveva nella Filotea:


Un'ultima cosa: pur riprendendo il vizio, devi fare attenzione a non coinvolgere la persona che lo porta. Ti concedo di parlare liberamente soltanto dei peccatori infami, pubblici e conosciuti da tutti, ma anche in questo caso lo devi fare con spirito di carità e di compassione, non con arroganza e presunzione; tanto meno per godere del male altrui. Farlo per quest'ultimo motivo è prova di un cuore vile e spregevole. Faccio eccezione per i nemici dichiarati di Dio e della Chiesa; quelli vanno screditati il più possibile: ad esempio, le sette eretiche e scismatiche con i loro capi. E’ carità gridare al lupo quando si nasconde tra le pecore, non importa dove.


Ora, in generale, sono d'accordo con quello che ha scritto sopra, si usa un tono opportuno in funzione di chi abbiamo davanti e in funzione del suo atteggiamento. Se uno ci parla delle sue questioni personali, si usa dolcezza. Se però viene a pontificare sull'eresia, magari in pubblico per indurre in errore gli altri, si reagisce duramente, perché la protezione delle anime semplici prevale sul fine di far cambiare idea a quel singolo.

Per quanto riguarda gli Ortodossi, penso che bisogna partire dal fatto che non ci troviamo attaccati da loro, cosa che invece avviene con modernisti e protestanti vari: dunque sono d'accordo che si usi con gli uni un tono diverso da quello che si usa con gli altri (anche perché, comunque, gli Ortodossi hanno Cristo sacramentato, e questa è una differenza fondamentale).

Va però anche detto che se la persona con cui abbiamo a che fare ha un certo grado di cultura, sa benissimo che ci si ritiene mutualmente eretici, e non c'è proprio nessun problema ad usare il termine. Personalmente, a volte mi trovo a discutere di religione con amici ebrei, di grande spessore culturale: non facciamo finta di non sapere che il riconoscere Cristo o non riconoscerlo come Messia e Redentore è una differenza dirimente, tanto è ovvio; e quindi, per esempio, non ci diciamo che "adoriamo lo stesso Dio". Le discussioni sono franche e aperte. Non ha nessun senso intraprendere una disputa teologica se non si parte apertamente dal riconoscimento delle differenze delle posizioni.

marius ha detto...

"Certamente sì, se non si ha solo quel chiodo fisso in testa."

Va bene, proponi tu un argomento di conversazione

viandante ha detto...

In generale mi trovo anch'io d'accordo con quanto dice Fabrizio Giudici. Probabilmente le differenze riguardano più il valore e il peso da dare alle singole parole, più che il loro significato.

Lui porta poi, giustamente, l'esempio di Cristo sacramentato che è condiviso con gli ortodossi, che al momento non ci stanno attaccando.
In altri ambiti e luoghi però, i pochi cattolici rimasti devono appoggiarsi su gruppi evangelici per cercare di difendere almeno una parte della visione cristiana sulla vita. E anche in questi ambiti per poter collaborare (condizione indispensabile per poter ottenere qualche concreto risultato politico) si deve poter stabilire una reciproca fiducia.

Pure io conosco evangelici, ortodossi e anche musulmani. Ci si scambia vedute, ci si conosce e sappiamo bene cosa pensano gli altri di noi, rispettivamente loro sanno cosa pensiamo noi di loro. Ma tutto nel massimo rispetto, con la massima chiarezza e schiettezza ma senza per forza usare termini che possono offendere.
Un risultato sicuro di questi incontri è che impariamo, oltre a conoscere meglio gli altri e le loro convinzioni religiose, a conoscere meglio la nostra fede, perché siamo obbligati a studiarla, a sviscerarla, ad approfondirla.
Una grande difficoltà è che spesso, succubi del nostro orgoglio, vorremmo vedere l'altro che alle nostre parole si converte subito o quasi. E no, questo non accade praticamente quasi mai. E poi nemmeno ci deve sfiorare l'idea che siamo noi a convertire lui: è Dio che dona la grazia della fede. Anche se noi possiamo essere lo strumento che lui usa. Comunque noi iniziamo se non a seminare, almeno ad arare il campo...

Ma uno potrebbe dire che anche dare del peccatore e del pubblico concubino a un divorziato risposato, e invitarlo a convertirsi, non aiuti molto: meglio parlare di "accompagnamento", no?
Evidentemente anche qui una generalizzazione non è semplice, ma dare del peccatore, invitandolo a convertirsi ad un divorziato risposato non è un affare da prendere sotto gamba. Ne sanno qualcosa i confessori che sono sicuramente più preparati di tanti altri ad affrontare problemi spinosi. Il modo in cui si dicono le cose è essenziale e in parte fa parte del messaggio evangelico. Parlo del modo di comunicare, non del contenuto!
Comunque queste difficoltà che si riscontrano esponendo alle persone la gravità della loro situazione e mostrando loro nel contempo le soluzioni della dottrina e morale cattolica, sono uno dei motivi per cui a questi problemi - secondo me - non andava dato quello spazio mediatico che invece altri hanno voluto dare loro, iniziando coi due sinodi sulla famiglia per poi continuare con altri documenti fino ad arrivare all'AL.
Queste cose dovevano essere innanzitutto direttive rivolte ai sacerdoti e non date in pasto ad una opinione pubblica, per la maggior parte non cattolica, che non ha gli strumenti per capire la portata della questione. Pensiamo solo quanti cattolici divorziati, ma non risposati, né conviventi con un partner, non sanno che per loro non vi sono impedimenti alla comunione?

Poi lo so, all'opinione pubblica si potevano dire tante belle cose in tanti modi, ma i giornali avrebbero comunque dato peso solo a ciò che a loro interessava, e cioè tutto il contrario di ciò che sostiene la dottrina cattolica.

Elia ha detto...

Ringrazio tutti per gli appassionati contributi, alcuni dei quali confermano con i fatti alcune mie osservazioni, dando altresì l'impressione che qualcuno si consideri più in alto del Magistero pontificio, compreso quello preconciliare. Quello che i protestanti chiamano "libero esame" è un atteggiamento essenzialmente non così lontano.
C'è poi chi sembra avere un concetto di santificazione personale piuttosto intimistico e quietistico, tale da dover necessariamente distogliere dall'impegno pubblico. Non mi sembra proprio che la concezione cattolica della santificazione non abbia inevitabili ricadute nella lotta attiva, ma quest'ultima diventa un'azione soprannaturale, frutto della conformazione a Cristo e della docilità allo Spirito Santo.
Mi permetto infine di far presente che sono disponibile al confronto direttamente sul mio blog, sul quale ritengo di aver licenza di esprimere liberamente le mie opinioni e che comunque nessuno è obbligato a leggere. Qualora se ne vogliano riprendere dei pezzi, gradirei esserne informato in anticipo onde poter dare il mio consenso.

Luisa ha detto...

" Qualora se ne vogliano riprendere dei pezzi, gradirei esserne informato in anticipo onde poter dare il mio consenso.""

Ma "don Elia" il contenuto del suo blog è pubblico e mi sembra che chiunque possa riprenderlo, riportando la fonte, e lei vorrebbe addirittura dare il suo consenso?
Ma tutti noi, chi più chi meno, riportiamo qui contenuti di altri blog, quello di Padre Scalese ad esempio, quelli di Tosatti, Magister, di Rusconi, quelli americani tradotti da Maria, ecc. ecc., è così che funziona la rete mi sembra, contenuto pubblicato contenuto pubblico, se poi lei esige di dare il suo consenso lo metta nero su bianco :) o faccia un blog solo su invito.
E poi perchè non interviene lei qui per alimentare la discussione, quando vengono roprese sue riflessioni?

marius ha detto...

"O pensiamo sia sufficiente appropriare loro il titolo di "eretici" in modo poco caritatevole per sentire d'aver fatto il proprio dovere?" (Viandante)

"Si può forse parlare degli "Ortodossi" senza menzionare le loro eresie?" (Marius)

"Certamente sì, se non si ha solo quel chiodo fisso in testa." (Viandante)


In questa discussione Viandante ha cominciato a parlare della cosiddetta "Ortodossia" ad un livello generale. Poi per sostenere e dimostrare le sue tesi tutte improntate al dialogo ha introdotto il livello interpersonale.
Ora le due cose sono da considerare in modo ben distinto:

- un conto se si sta dibattendo, su questo blog, sugli "Ortodossi" a livello generale: in questo caso non si può certo sottacere l'aspetto dottrinale, ed è un'esigenza del discorso, non si tratta di "avere il chiodo fisso in testa" come asserisce sprezzantemente Viandante ;

- un altro conto se si è in relazione interpersonale con un "ortodosso". Qualsiasi persona sana di mente mica aggredisce il suo interlocutore sparandogli addosso questioni dottrinali, come d'altronde non lo fa pure riguardo ad un cosiddetto divorziato risposato, ecc... Che bisogna entrare in relazione con la persona è cosa ovvia, non c'è bisogno di scoprire l'acqua calda.

L'esperienza mi insegna che coloro che insistono così tanto su questi aspetti sono proprio essi stessi che ne hanno un gran bisogno perché tendenzialmente si comportano nel modo inverso.

marius ha detto...

"Ringrazio tutti per gli appassionati contributi, alcuni dei quali confermano con i fatti alcune mie osservazioni, dando altresì l'impressione che qualcuno si consideri più in alto del Magistero pontificio, compreso quello preconciliare. Quello che i protestanti chiamano "libero esame" è un atteggiamento essenzialmente non così lontano." (Elia)

Come spesso gli accade "don Elia" lancia invettive generiche senza denominare o riferirsi ad un interlocutore in particolare.
Ma si rende conto che questo suo modo di fare non fa che confermare che è proprio lui stesso ad incarnare le critiche che proietta sugli altri?
E dal suo "libero esame"? crede davvero di esserne esente ?


Alfonso ha detto...

Messaggio personale per la cara mic:
pochi sono i polli ma le beccate son tante. Questo mordersi a vicenda, questo continuo olocausto dei personaggi che mi sono cari, questo agitarsi sempre su azioni e pensieri degli altri, mi consigliano di starmene da parte. Auguri.

Anonimo ha detto...

Non volevo elevare don Elia al di sopra del Magistero come mi par brutto darsi addosso reciprocamente quando il nemico comune da combattere è l’indifferentismo religioso che è il primo a non voler tener in conto che la nostra è la vera fede perché Dio si è incarnato e quindi la nostra vita deve essere una lotta tanto spirituale quanto reale. Per il carattere che ho non ospiterei più don Elia qui se il blog fosse mio, non mi piace veder sparare sul mucchio. Questo non toglie che magari scriverò via mail due righe al sacerdote che s’è detto disponibile al confronto. Massima solidarietà e profonda gratitudine a Maria e a tutti i suoi collaboratori per la preziosissima opera che svolgono in questo tempo assai difficile..
Michele Durighello

mic ha detto...

Alfonso,
mi spiace la tua reazione e spero di rileggerti presto.
Se ci sono troppe beccate, bisognerebbe neutralizzarle col ragionamento tra interlocutori disposti all'ascolto reciproco. Oppure ci vorrebbe un moderatore con più tempo di quanto non ne abbia io in questo momento.
Resta fermo il discorso che in ogni caso queste pagine sono una palestra di confronto e di scambio al di là delle diversità di vedute.

Anonimo ha detto...

http://www.lafedequotidiana.it/don-alfredo-morselli-nessun-rischio-scisma-lo-scisma-ce-gia-un-pezzo/

marius ha detto...

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4956

LE SOMIGLIANZE TRA ORTODOSSI E ISLAMICI
La violenza ortodossa viene da una concezione simile ai musulmani (la complicità tra autorità civili e religiose)
di Vittorio Messori

Ci indignano, giustamente, molti aspetti barbarici e liberticidi dell'Islam. Ma pochi sanno di un cristianesimo assimilabile, in certi aspetti concreti, al comportamento di chi segue ciecamente il Corano. Nella Russia degli zar, cioè sino al 1917, le conversioni al cattolicesimo costituivano un reato gravissimo, paragonabile alla diserzione in guerra e al parricidio. L'abbandono della tradizione ortodossa per qualunque altra religione - anche per una confessione cristiana - era punito dallo Stato con il sequestro di tutti i beni, la perdita dei diritti civili e dei titoli nobiliari, per chi ne aveva, e prevedeva la reclusione a vita in un monastero o l'esilio in quella Siberia da cui ben pochi tornavano vivi. Tra i russi, anche illustri, soggiornanti all'estero si verificarono numerose conversioni al cattolicesimo o (seppur di rado) al protestantesimo: questo significava il non poter più tornare in patria, per non essere arrestati già alla frontiera, ma significava anche rappresaglie penali sulla famiglia del "traditore". Non siamo lontani, dunque, dalle condanne a morte dei musulmani per chi lasci la umma, la comunità islamica, la "chiesa" dei credenti in Muhammad ultimo profeta.

ORTODOSSI E ISLAMICI: LA STRETTA UNIONE TRA STATO E CHIESA
La violenza ortodossa viene da una concezione simile a quella dei maomettani, cioè la stretta unione tra Stato e Chiesa, l'intreccio inestricabile, la complicità tra autorità civili e religiose. (...)

Anonimo ha detto...

Non e' facile , forse ci vuole carattere , sacrificio , fermezza , volonta' per rimanere lì dove si e'.
La domanda e' rivolta a ciascuno di noi , ognuno nel proprio ambito :"Mi ami tu ?"
http://itresentieri.it/e-talmente-grande-la-crisi-che-dobbiamo-temere-finanche-gli-anglicani/