Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 17 giugno 2021

Pio XII, quanti sono gli ebrei che ha davvero soccorso?

Che molti abbiano in passato buttato la croce su Pio XII è notorio. Che la posizione di Pio XII procedesse sul filo di una lama, non è difficile immaginare. Che il Rabbino Capo di Roma Israel Zolli nel febbraio del 1945 chiedesse ed ottenesse il battesimo scegliendo di prendere il nome di Eugenio, è una di quelle notizie che scivolano sempre fuori dalla memoria personale e collettiva. Ora che si facciano tante storie per stabilire se furono mille, diecimila, centomila, un milione, venti milioni gli ebrei salvati è nella natura umana decaduta. Nella certezza che Pio XII è stato uomo di grande Fede professata ed agita, sappiamo che ha pregato ed operato instancabilmente in particolare per tutti gli ebrei per quelli in fuga, per quelli condannati a morte e per quelli morti. Oggi, senza farsi incastrare dagli algoritmi, Pio XII occupa il suo posto tra i Santi Cattolici e tra i Giusti tra le nazioni. 

Anche lo storico Hubert Wolf ha ammesso che Pio XII ha aiutato quanti più ebrei possibili. Sullo sfondo un dibattito complesso sulla figura di questo Pontefice.

Quante sono state le richieste di aiuto da parte di ebrei ricevute da Pio XII? Johan Ickx, direttore dell’archivio storico della sezione “Rapporti con gli Stati” della Segreteria di Stato, ha contato 2800 richieste di aiuto, relative a quasi 5 mila persone. Ma lo storico tedesco Hubert Wolf ha sottolineato che le richieste sarebbero ancora di più: circa 15 mila. Ammettendo, però, che davvero Papa Pacelli abbia aiutato gli ebrei quando possibile, e in questo modo riposizionandosi nel dibattito tra gli storici, prendendo una posizione più morbida nei confronti del Papa.

Operazione di marketing? Forse dirlo è azzardato, ma di certo Wolf non ha specificato in che modo abbia conteggiato queste 15 mila richieste e come le abbia classificate, né ha rivelato quale sia la fonte del conteggio (magari sono gli stessi archivi in Vaticano, magari addirittura archivi presenti in Germania). Mentre Ickx ha reso nota una documentazione precisa, certosina, con riferimenti diretti. Una operazione volta a fare giustizia della figura di Pio XII con la forza dei documenti e della storia, non certo della propaganda.

E qui serve fare un passo indietro. Quando il 2 marzo 2020 sono stati finalmente aperti gli archivi del Vaticano relativi al periodo del pontificato di Pio XII, gli storici hanno cominciato a scandagliarli. Veniva rimproverato, in particolare, un silenzio del Papa al tempo della Shoah, silenzio attaccato nell’opera teatrale Il Vicario di Rolf Hochhut, che ha dato il via alla leggenda nera su Pio XII.

In realtà, già dai documenti noti si sapeva della enorme operazione di salvataggio degli ebrei messa in capo da Pio XII e dai suoi collaboratori in tempo di guerra, e in tempi non sospetti, in un saggio su Politiche dei rifugiati dal 1933 ad oggi: sfide e responsabilità. Nel saggio, che risale al 2017, Ickx utilizzava i conteggi molto attendibili e mai purtroppo pubblicati del diacono Dominiek Oversteyns, il quale aveva concluso che il 63,97 per cento degli ebrei presenti a Roma alla fine delle Seconda Guerra Mondiale erano stati aiutati e salvati da Pio XII, in collaborazione con gli uffici vaticani o il clero diocesano di Roma, un lavoro fatto in mezzo a mille difficoltà, con le pressioni dei nazisti che attaccarono anche 60 conventi su 235 a Roma.

A causa della pandemia, gli storici hanno potuto accedere agli archivi solo per pochi giorni, ma che furono sufficienti a Wolf e alla sua equipe di teorizzare, sulla base di alcuni documenti tra cui una nota di monsignor Dall’Acqua, che Pio XII avesse saputo dell’Olocausto in corso ma avrebbe voluto volutamente ignorare le fonti, anche per via di un “pregiudizio antisemita” che colpiva prima di tutto i suoi collaboratori.

Quando Wolf dichiarò questo, si creò grande sconcerto nel mondo accademico, e si aprì nuovamente un dibattito sui “silenzi” di Pio XII. Ora, Wolf dimostra di aver cambiato opinione.

Lo fa con una intervista ad Herder Korrespondenz dello scorso 30 aprile, in cui parla di circa “15 mila petizioni di ebrei di tutta Europa che, a causa della persecuzione da parte dei nazisti, si sono rivolti a Pio XII per chiedere aiuto”. Si tratta di – prosegue Wolf – “documenti in prima persona impressionanti, testimonianze sconvolgenti della persecuzione, del disagio e dell’orrore durante il regime nazionalsocialista”. E aggiunge che la Santa Sede ha risposto quando possibile alle richieste di aiuto, con “soldi, cibo o un riparo”, e che Pio XII aveva letto personalmente un bel po’ di petizione, anche facendo concedere visti.

Wolf ha anche detto che è “è troppo presto per stabilire se le azioni di Pio XII sotto nazionalsocialismo debbano essere rivalutate”, ma allo stesso tempo che l’immagine di Pio XII va delineata in maniera più complessa.

Toni certamente meno battaglieri di quanto da lui affermato nel 2020. Toni che tradiscono un cambiamento di rotta, sebbene nel segno della ricerca di un obiettivo preciso, che è poi quello di dare nuova forza e interesse alla sua ricerca. In pratica, nel momento in cui Pio XII verrà fuori per quello che è, tutti gli storici che lo hanno attaccato saranno costretti a riposizionarsi. Per ora, però, il dato di 15 mila richieste di aiuto fa sicuramente più effetto rispetto alle 2800 richieste delineate da Ickx. Ma quelle 2800 richieste di aiuto sono “la lista Pacelli” più verificata possibile, con dati che – lo ammette lo stesso Ickx – potrebbero anche essere rivisti un giorno al rialzo, ma che rappresentano ad oggi la cifra più attendibile, sebbene meno suggestiva.

Ickx ha scritto recentemente il libro Pio XII e gli ebrei, che è il frutto di una prima lettura dei pezzi di archivio ora aperti al pubblico. Un libro narrativo, ma basato su documenti storici. In particolare, Ickx ha ripercorso le storie delle 2800 richieste di aiuto che si trovano nel fascicolo “Ebrei” trovato nell’archivio della Seconda Sezione della Segreteria di Stato, in cui si delinea anche la storia del bureau messo su per salvare gli Ebrei.

Scriveva Ickx: “Per quanto ne so, sempre molto limitatamente, la segreteria di Stato del Vaticano era l’unico ministero degli Esteri al mondo con un ufficio apposito e una completa rete internazionale destinata al soccorso delle persone perseguitate durante la Seconda guerra mondiale. Oggi, la serie Ebrei ne è la dimostrazione”.

Sempre nel saggio del 2017, Ickx forniva cifre dettagliate: quasi 5.000 ebrei vennero ospitati e nascosti nei monasteri cattolici, 3000 trovarono rifugio nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, 1460 nelle case cattoliche, 60 in edifici italiani in terreno extraterritoriale e 40 direttamente in Vaticano.

I dati che stanno emergendo ora mostrano che la leggenda nera su Pio XII in silenzio di fronte al nazismo è solo una leggenda.

Matthieu Baumier, saggista francese, rispondendo alle accuse dell’anticlericale Michel Onfray ha voluto mettere in luce alcune cifre: “Tra il 1934 e il 1937 — ha scritto nell’Antitrattato di teologia — il 35% dei preti cattolici tedeschi subì interrogatori nelle sedi della Gestapo. In Baviera si registrò la chiusura di 150 scuole cattoliche tra il gennaio e l’aprile del 1937. Le persecuzioni e gli omicidi spiegano bene la prudenza del cardinale Pacelli, il quale, una volta eletto papa, imparerà a non mettere in pericolo i cattolici con dichiarazioni troppo forti o impulsive. Pio XII era stato testimone diretto delle persecuzioni, e proprio per questo conosceva l’importanza della discrezione quando si trattava di salvare esseri umani che si trovavano a vivere in un regime totalitario” .

La Chiesa, infatti, non era rimasta in silenzio. Il 21 marzo 1937 Pio XI pubblicò l’enciclica Mit Brennender Sorge, una denuncia pubblica del nazismo che non mancò di suscitare la reazione della Gestapo, che impedì la diffusione del testo, mentre la Gioventù Hitleriana “saccheggiò molte sedi vescovili tedesche, i preti vennero aggrediti, il vescovo di Rottenburg fu cacciato dalla sua diocesi. Hitler proibì ai vescovi di diffondere l’enciclica e fu letta come un atto politico antinazista”. Il principale estensore di quella enciclica era, appunto, il Cardinale Pacelli.

Pinchas Lapide, ex console d’Israele a Milano è arrivato a scrivere che “la Chiesa cattolica, sotto il pontificato di Pio XII, ha salvato 700.000 ebrei da morte sicura. Secondo alcuni addirittura 860.000”.

Al di là di ogni sensazionalismo, sarebbe bene consultare le carte e non dare annunci ad ogni minima scoperta, ma solo quando questa è contestualizzabile e circostanziata. Solo in questo modo si potrà liberare Pio XII da ogni lettura parziale, e riconsegnarlo alla Storia.
Andrea Gagliarducci (17-05-2021) - (Fonte: ACIStampa)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

“Il frutto e l'amore vanno insieme: il vero frutto è l'amore che ha attraversato la croce e le purificazioni di Dio. Di tutto ciò fa parte il "rimanere". In Giovanni il verbo greco "ménein" (rimanere) compare dieci volte. Ciò che i Padri chiamano "perseverantia" - il resistere pazientemente nella comunione con il Signore attraverso tutte le vicissitudini della vita - viene qui posto con evidenza al centro. Un primo entusiasmo è facile, ma a esso segue la costanza anche sulle monotone vie del deserto che occorre attraversare nella vita - nella pazienza del procedere sempre uguale, quando il romanticismo della prima ora diminuisce e rimane soltanto il puro e profondo "sì" della fede. E' proprio così che si forma il vino buono. Agostino, dopo le radiose illuminazioni dell'inizio, dopo l'ora della conversione, ha vissuto profondamente la fatica di questa pazienza, ed è proprio così che ha appreso l'amore per il Signore e l'immensa gioia dell'aver trovato.
Se il frutto che dobbiamo portare è l'amore, il suo presupposto è proprio questo "rimanere" che profondamente ha a che fare con quella fede che non lascia il Signore…
(J. Ratzinger-Benedetto XVI, da “Gesù di Nazaret”)

Una fede di cui non saremmo capaci.

Dove è sempre Lui il protagonista.

Così anche il nostro rimanere è per un legame che non stringiamo
da noi.

Ed è sempre Lui che rimane. Nel nostro rimanere.

Sulle monotone piste dei nostri deserti.
Tentati dai miraggi.
Sconfortati, nella nostra debolezza mortale.

Così abbiamo trovato, perché ci siamo lasciati trovare.

Così ancora vieni a scovarci, fin qui.
Ad ogni mattino.

Fatti capaci di rimanere.
Nella Tua materna pazienza.

Che nutre la nostra.

Anonimo ha detto...

Che molti abbiano in passato buttato la croce su Pio XII è notorio. Che la posizione di Pio XII procedesse sul filo di una lama, non è difficile immaginare. Che il Rabbino Capo di Roma Israel Zolli nel febbraio del 1945 chiedesse ed ottenesse il battesimo scegliendo di prendere il nome di Eugenio, è una di quelle notizie che scivolano sempre fuori dalla memoria personale e collettiva. Ora che si facciano tante storie per stabilire se furono mille, diecimila, centomila, un milione, venti milioni gli ebrei salvati è nella natura umana decaduta. Nella certezza che Pio XII è stato uomo di grande Fede professata ed agita, sappiamo che ha pregato ed operato instancabilmente in particolare per tutti gli ebrei per quelli in fuga, per quelli condannati a morte e per quelli morti. Oggi, senza farsi incastrare dagli algoritmi, Pio XII occupa il suo posto tra i Santi Cattolici e tra i Giusti tra le nazioni.

mic ha detto...

Un commento più che centrato. Grazie! L'ho inserito nell'incipit.

Anonimo ha detto...


Subito dopo la fine della II gm, personalità ebraiche di spicco facevano a gara nel ringraziare spontaneamente Pio XII per il grande aiuto dato agli ebrei perseguitati e per i molti salvatisi grazie a quell'aiuto.
Persino Einstein, mi pare, libero pensatore e "razionalista", si è unito al coro.
Le cose sono cambiate dopo l'apparizione dell'infame lavoro teatrale "Il Vicario" di un autore tedesco, comunista, forse agente sovietico. La calunnia di Pio XII "complice" di Hitler cominciò a diffondersi, alimentata dalla stampa comunista, all'origine - un esempio classico di "disinformazione" targata Mosca. Poi cominciò ad esser diffusa anche da circoli ebraici: ora Pio XII era diventato un Papa che era stato non solo zitto (ma in realtà qualcosa aveva pur detto, nel messaggio natalizio del 42 o 43) ma che non aveva fatto niente per gli ebrei ed anzi alla fine era da considerarsi "complice" di Hitler!
Un rovesciamento completo, l'ingratitudine più nera. Dei farisei, disse il Signore, se non mi sbaglio: "Mi hanno odiato senza motivo".
Ci sono voci ebraiche di minoranza che tuttavia continuano a difendere la memoria di Pio XII. Speriamo che un giorno non lontano anche il resto dei loro correligionari si convinca dell'errore in cui sono caduti.

Anonimo ha detto...

Ci fu un un'aiuto agli ebrei di cui si parla piuttosto poco. Non fu durante la guerra, ma prima. Ovvero dopo la promulgazione delle leggi razziali (1938). Gli USA non avevano le frontiere aperte ma la Argentina si. Quegli ebrei che si diressero verso l'Argentina ritornarono in Italia sani e salvi dopo la guerra

Aloisius ha detto...

E gli ebrei hanno mai salvato i cattolici dalle persecuzioni?
In una situazione inversa, li li avrebbero salvati, i li salverebbero nelle sinagoghe e nelle loro proprietà, a rischio della loro vita, come hanno fatto tanti cattolici?
Aloisius

mic ha detto...

Di aiuto agli ebrei ho un esempio in famiglia. Mio zio lavorava per una grande ditta di arredi da bagno ed idraulica sita nei pressi di piazza Venezia (Dallara, il nome se non ricordo male) i cui proprietari erano ebrei. Per i diversi anni in cui la famiglia è stata lontana da Roma tutto lo staff ha continuato a portar avanti l'attività per riconsegnarla intatta e fiorente ai proprietari al loro rientro, i quali in seguito l'hanno cessata di loro iniziativa...