Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 27 ottobre 2024

Ultima Domenica di Ottobre / Festa di Cristo Re

Vedi diversi precedenti su Cristo Re :
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- Leone XIII - Atto di Consacrazione del genere umano a Cristo Re / Inno Te saeculorum principem
Ultima Domenica di Ottobre 
Festa di Cristo Re
 
Intróitus
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem. Ipsi glória et impérium in saécula saeculórum.
Ps. 71, 1 - Deus, iudícium tuum Regi da: et iustítiam tuam Fílio regis. Glória Patri…
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus,…
Introito
Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l’onore. A Lui la glória e il potere nei sécoli dei sécoli. Sal. 71, 1 - O Dio, dà il tuo potere al Re: e la tua giustizia al tuo Figlio regale. Gloria al Padre… Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno…

Due feste della regalità di Cristo.
Trovammo già all'inizio dell'Anno Liturgico una festa della Regalità di Cristo: l'Epifania. Gesù, nato da poco, si manifestava ai Re dell'Oriente e al popolo d'Israele come "il Signore, che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l'impero" (Introito della Messa dell'Epifania). Accogliemmo allora "il Salvatore, che veniva a regnare su di noi" (ibid.) e con i Magi gli offrimmo i nostri doni, fede e amore.
Perché la Chiesa al declinare dell'Anno Liturgico ci fa celebrare un'altra festa della Regalità di Cristo, della sua regalità sociale e universale?
Il giorno dell'Epifania noi abbiamo conosciuto la natura della regalità, non meno della dignità del neonato Bambino. Ma, forse, ci siamo lasciati affascinare dalla stella che, brillando nel cielo di Betlemme, ci recava la luce della fede e ci faceva sperare più vivo splendore per l'eternità. Cantammo allora la venuta dei gentili alla fede nella persona dei Magi, giunti dal lontano Oriente ai piedi del Re dei Giudei. Il laicismo.
Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulle conseguenze della chiamata universale alla fede in Cristo. Le nazioni si sono convertite nel complesso al Signore, che con le conoscenze soprannaturali ha portato loro i benefici di una civiltà sempre ignorata dal mondo antico. Purtroppo, ormai da due secoli, un errore perniciosissimo tutte le rovina e in modo particolare rovina la Francia: il Laicismo. Consiste nella negazione dei diritti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo sulla società umana, sia privata e familiare che sociale e politica. Gli apostoli della nuova eresia hanno ripreso il grido dei Giudei deicidi: Non vogliamo che costui regni sopra di noi. Con l'abilità, la tenacia e l'audacia dei figli delle tenebre si sono sforzati di cacciare Cristo da ogni luogo, hanno dichiarata immorale la vita religiosa, hanno espulso i religiosi, hanno tentato, sebbene invano, di imporre una costituzione scismatica alla Chiesa, hanno separato la Chiesa dallo Stato, negato alla società civile il dovere di aiutare gli uomini a conquistare i beni eterni, scardinato la famiglia con la legge del divorzio, tolto il crocifisso dai tribunali, dagli ospedali, dalle scuole e hanno infine dichiarato intangibili le loro leggi, facendo dello Stato un Dio.

Scopo della festa.
Di fronte a "questa peste dei nostri tempi", i Papi hanno alzata la loro voce. Ma continuando la marea a crescere, Pio XI approfittò dell'anno giubilare, per ricordare in modo solenne al mondo, con l'enciclica Quas primas del giorno 11 dicembre 1925, il pieno e totale potere di Cristo, Figlio di Dio, Re immortale dei secoli, su tutti gli uomini e tutti i popoli, in tutti i tempi. Perché l'insegnamento tanto necessario non fosse troppo presto dimenticato il Papa istituì, in onore della universale regalità di Cristo, una festa liturgica, che fu ad un tempo solenne ammonimento e riparazione per l'apostasia delle nazioni e degli individui, che all'insegna del laicismo tende a manifestarsi nella dottrina e nella vita. In tale festa, per disposizione del Sommo Pontefice, si rinnova la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore.
I fedeli trovano nel Breviario o, in modo più semplice, nel Messale l'insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Cristo, insieme ad incomparabili formule di preghiera, di lode, di riparazione e di domanda da usarsi nella festa. Ma l'enciclica del Papa espone l'insegnamento in tutta la sua ampiezza e noi la riassumeremo, invitando a leggere il testo integrale, affinché, conosciuti i diritti del Signore, si respinga il veleno del laicismo e si vada con confidenza al Cuore di Gesù, che nella sua regalità è soltanto amore e misericordia.

La triplice regalità.
I fedeli potranno vedere nella enciclica come Cristo è Re delle intelligenze, dei cuori e delle volontà; chi sono i sudditi di questo Re; il triplice potere che la regalità comporta e la natura spirituale della regalità stessa.
In senso metaforico si è stabilito da molto tempo l'uso di attribuire a Cristo il titolo di Re, per l'eccellenza ed eminenza delle sue singolari perfezioni, per le quali sorpassa tutte le creature. Ci si esprime così, per dire che egli è il Re delle intelligenze umane, non tanto per la penetrazione della sua intelligenza umana e della vastità della sua scienza, ma piuttosto perché è la Verità stessa e gli uomini devono cercare in lui la verità e da lui riceverla con sottomissione. Egli poi è detto Re delle volontà non solo perché alla santità assoluta della divina volontà corrisponde l'integrità e la sottomissione perfetta della sua volontà umana, ma anche perché, attraverso la mozione e l'ispirazione della grazia, sottomette la nostra libera volontà, facendo sì che il nostro ardore si infiammi per le azioni più nobili. Infine Cristo è Re dei cuori, a causa della sua carità, che sorpassa qualsiasi immaginazione, nonché della dolcezza e della bontà, che attirano le anime. Di fatto, nessun uomo fu mai amato, né lo sarà mai, come Cristo Gesù da tutto il genere umano.

Regalità, conseguenza dell'unione ipostatica.
"Ma, per addentrarci di più nell'argomento, tutti possono vedere che il nome e il potere di Re spettano a Cristo nel senso proprio del termine. È nella qualità d'uomo che Cristo ha ricevuto dal Padre la potenza, l'onore, la regalità, perché il Verbo di Dio, che è consostanziale al Padre, tutto possiede in comune col Padre e, per conseguenza il potere sovrano e assoluto su tutte le cose ... La Regalità di Cristo poggia sopra l'unione mirabile che vien detta unione ipostatica. Ciò posto, gli angeli e gli uomini devono adorare Cristo in quanto è Dio, ma devono obbedire a lui e manifestargli sottomissione anche in quanto uomo, cioè, per il solo motivo dell'unione ipostatica Cristo ha avuto potere su tutte le creature... ".

Il triplice potere.
"La regalità di Cristo comporta un triplice potere: legislativo, giudiziario, esecutivo. Senza questi poteri non si concepisce alcuna regalità. I Vangeli non solo ci assicurano che Cristo ha confermato delle leggi, ma ce lo presentano mentre stabilisce delle leggi ... Gesù dichiara inoltre che il Padre gli ha concesso un potere giudiziario ... e il potere giudiziario implica il diritto di decretare per gli uomini pene e ricompense anche in questa vita. Il potere esecutivo deve poi essere attribuito a Cristo, perché l'obbligo di obbedire ai suoi ordini è per tutti necessario, avendo egli stabilito pene alle quali nessuno che sia colpevole potrà sottrarsi".

Carattere della Regalità di Cristo.
"Che la Regalità di Cristo sia spirituale e si riferisca soprattutto alle cose spirituali... il modo stesso di agire di Cristo l'ha confermato... Davanti a Pilato Gesù dichiarò che il suo regno non è di questo mondo e, nel Vangelo, questo regno ci è presentato come un regno nel quale ci si prepara ad entrare con la penitenza e si entra soltanto per la fede e per il battesimo. Il Salvatore inoltre oppone il suo regno soltanto al regno di Satana e alla potenza delle tenebre; chiede ai suoi discepoli non solo di distaccarsi dalle ricchezze e da tutti i beni della terra, di praticare la dolcezza, di aver fame e sete di giustizia, ma anche di essere pronti alle rinunce e di portare la croce. Se Cristo Redentore si è comprata la Chiesa a prezzo del suo sangue e Cristo Sacerdote si offre perpetuamente vittima per i peccati degli uomini, chi non vede che la sua dignità regale deve avere il carattere spirituale di queste due funzioni di Sacerdote e di Redentore?
Sarebbe tuttavia errore negare che la regalità di Cristo si estenda alle cose civili, perché egli ha ricevuto dal padre un dominio assoluto, tale che si estende a tutte le cose create, le quali tutte sono sottomesse al suo dominio".

Messa
Mentre in cielo gli Angeli e i Santi adorano l'Agnello immolato proclamandolo Re, noi ci raccogliamo nella Chiesa, per rinnovare il mistero della immolazione di questo Agnello e per proclamare anche noi la sua universale regalità nella vita individuale, familiare, sociale e politica, in terra e nell'eternità.
L'Epistola è un cantico vero e proprio in cui l'Apostolo san Paolo, rapito, proclama che cosa è Cristo per Dio, per la creazione e per la Chiesa. Il Padre è invisibile, abita in una luce, in una inaccessibile regione; ma ecco appare in mezzo a noi, perché si fa uomo come noi, versa il suo sangue per noi, Colui che è sua immagine, che è nato da Lui, che è Dio come Lui.
Dio: La creazione è opera sua, tutto per Lui sussiste, in Lui noi abbiamo vita, il movimento e l'essere, tutto esiste per Lui.
Capo della creazione, è capo ancora della Chiesa, che è il suo corpo, la sua Sposa. Tra essi vi è unità di vita e la vita egli l'ha nella pienezza e la pienezza si dispensa senza esaurirsi. Viene da Lui ogni bellezza, viene da Lui ogni santità, come dalla sua sorgente.
Il Padre lo volle così, nel suo disegno volto a ricondurre tutte le cose all'unità primitiva e a pacificare, nel sangue del suo Figlio, tutto quanto esiste in cielo e in terra.
EPISTOLA (Col. 1, 12-20). - Fratelli: Ringraziamo Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce, e, liberandoci dall'impero delle tenebre, ci ha trasportati nel regno del suo diletto Figliolo, nel quale, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di tutte le creature, perché in lui sono state fatte tutte le cose, in cielo e in terra, visibili e invisibili, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà; tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è avanti a tutte le cose e tutto sussiste in lui. Egli è il capo del corpo della Chiesa, lui che è il principio e il primogenito tra i morti, in ogni cosa, affinché sia il primo. Infatti piacque (al Padre) che in lui abitasse ogni pienezza (della divinità) e, facendo la pace mediante il sangue della sua croce, per mezzo di lui ha voluto riconciliare con sé tutte le cose, quelle che sono sulla terra e quelle che sono in cielo, in Gesù Cristo, Nostro Signore.
VANGELO (Gv. 18, 33-37). - In quel tempo: Pilato domandò a Gesù: Sei tu il Re dei Giudei? Gesù rispose: dici questo da te stesso, oppure altri te l'hanno detto di me? Disse Pilato: Sono forse Giudeo? La tua nazione e i grandi sacerdoti ti han messo nelle mie mani: che hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri, certo, avrebbero combattuto perché non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma il regno mio non è di quaggiù. Dunque tu sei Re? gli chiese allora Pilato. Gesù rispose: Tu lo dici, io sono Re. Sono nato per questo, e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la Verità ascolta la mia voce.
Il dialogo tra Gesù e Pilato ci rivela il carattere spirituale e universale della Regalità del Messia, la sua origine e il suo fine: "Io sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità: chi è per la verità ascolta la mia voce". Commentando questo testo, sant'Agostino ci rivela il disinteresse e la bontà del nostro Re: "Che cosa era per il Signore essere re d'Israele? Era forse qualcosa di grande per il Re dei secoli diventare re degli uomini? Cristo non è re d'Israele per esigere tributi, per armare di ferro dei battaglioni e per domare visibilmente i suoi nemici, ma è re d'Israele per governare le anime, per vegliare su di esse nell'eternità, per condurre al regno dei cieli quelli che credono, che sperano, che amano".
Facciamo dunque vedere che siamo suoi sudditi dando a lui l'omaggio della nostra fede, della nostra confidenza e del nostro amore.
Meglio che nelle altre preghiere del santo sacrificio, nel Prefazio è proposta alla fede e alla pietà dei credenti l'esatta nozione teologica della regalità di Cristo. Come Figlio unico del Padre, al quale è coeterno e consostanziale, il Verbo incarnato comunica alla sua santa umanità, in virtù dell'unione ipostatica, la doppia unzione divina del Sacerdozio e della Regalità. In virtù del sacrificio redentore sull'altare della Croce, come per la nascita eterna, egli sottomette al suo indistruttibile imperio tutte le creature in un regno di Verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore, di pace" (P. de la Brière, Études, t. 186, p. 358).

Prefazio
È cosa davvero degna e giusta, equa e salutare renderti grazie in ogni tempo e in ogni luogo, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che ungesti con l'olio della letizia il tuo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Sacerdote eterno e Re dell'Universo, perché immolando se stesso sull'altare della Croce, ostia immacolata e pacifica, compì il mistero sacro della redenzione dell'uomo e, sottomesse al suo impero tutte le creature, procurò alla tua immensa maestà un regno eterno e universale, regno di verità e di vita, regno di santificazione e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Per questo...
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Vere dignum et iustum est, aéquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: Qui Unigénitum Fílium tuum, Dóminum nostrum Iesum Christum, Sacerdótem aetérnum et universórum Regem, óleo exsultatiónis unxísti: ut, seípsum in ara Crucis hóstiam immaculátam et pacíficam ófferens, redemptiónis humánae sacraménta perágeret: et, suo subiéctis império ómnibus creatúris, aetérnum et universále regnum imménsae tuae tráderet maiestáti: regnum veritátis et vitae; regnum sanctitátis et grátiae; regnum iustítiae, amóris et pacis. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia coeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes

Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell'universo, fa' che tutte le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano alla sua soavissima autorità.
da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1210-1215.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che l'autentica devozione al Sacro Cuore di Gesù, quella diffusa dalla Tradizione secolare della Chiesa, sia ancora molto viva, e che sia destinata a diffondersi ancora di più tra i fedeli.
Ogni volta che si prova a indebolire, svuotare o distorcere un'espressione della Tradizione, questa si radicalizza e rinasce più forte di prima.

Anonimo ha detto...

Gesù all'anima:
« Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote. Lasciami fare perché io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità.

Adora Dio e lascia a Lui, che tutto vede e dispone e permette, la cura del pacifico ordine dei mondo. Lasciati dunque portare anche tu dalle misteriose vie della sua Provvidenza e prega...

Oh la preghiera! Prega, prega, prega e sii certo di operare pregando, perché la più potente delle azioni è la preghiera.

La scala del Cielo è la mia Volontà. La via per raggiungere la mia Volontà è l'abbandono e la fiducia nelle piccole cose; la via della fiducia è il pensare poco a quello che è successo e a quello che può succedere.
A che scopo pensare al passato che non è più? A che scopo pensare al futuro che non dipende da voi?

Riposate in me compiendo fedelmente ogni proprio dovere, facendo tutto quello che dipende da voi nel momento nel quale dovete operare: ecco il segreto della pace interna e quindi del fervore dell'anima.

Non vi è fervore senza calma e non vi è calma senza pieno abbandono in me...

(Dagli Scritti di Don Dolindo Ruotolo)

Reminiscenze sempre attuali ha detto...

"Ci vorrebbe un telefono azzurro anche per la liturgia. Anzi, soprattutto per la liturgia. Un telefono al quale i cattolici normali possano rivolgersi con fiducia e denunciare gli abusi. “Pronto, Telefono Azzurro per la Santa Messa? Volevo segnalarvi che nella parrocchia XY il prete Taldeitali fa tenere l’omelia alla suora laica che assomiglia a Rosy Bindi”. E, dall’altra parte del cavo, solerti operatori impegnati a stilare un cahier de doléance da girare, in forma ufficiale, alla Chiesa Cattolica apostolica di Roma. E poi ci vorrebbe l’altrettanto solerte intervento di Roma".
(Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro)

Anonimo ha detto...

“Dignus est agnus qui occísus est accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem”

Laurentius ha detto...

⚜️⚜️⚜️ VIVA CRISTO RE! ⚜️⚜️⚜️

Anonimo ha detto...

Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

Anonimo ha detto...

Omnipotens sempiterne Deus, qui in dilécto Fílio tuo, universórum Rege, ómnia instauráre voluísti: concede propítius; ut cunctae famíliæ géntium, peccáti vúlnere disgregátæ, eius suavissímo subdántur império: Qui tecum vivit et regnat.
( Colletta Missae In festo D.N.J.C Regis)