Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 3 agosto 2014

Siamo tutti Nazareni

Riprendo da MiL [qui] questo testo di don Alfredo Morselli, da abbinare all'adorazione vissuta il 1 agosto scorso [qui], e a tutta la drammatica vicenda dei cristiani d'Oriente, che continuiamo ad accompagnare con la nostra preghiera, estesa anche a quant'altro minaccia la cristianità tutta.
Ricordo l'iscrizione latina: Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (Gesù il Nazareno, Re dei Giudei).
Nell'immagine a lato anche le trascrizioni ebraica e greca.


I – Origine del termine Nazareno in senso dispregiativo.

I Cristiani, fin dall’inizio della loro storia, furono chiamati dai loro nemici - giudei e pagani - con vari titoli dispregiativi: nazareni, galilei, atei, greci e impostori, maghi, superstiziosi, sibilliani (seguaci della Sibilla), causanti la propria morte (gr.: biathanatoi), parabolari (= che gettavano la loro vita alle belve), disperati, popolo che fugge la luce (lucifugax natio), sarmentiti e semaxii (per via del palo lungo sei piedi, detto semaxis, a cui venivano legati e coperti di sarmenti per essere bruciati vivi) [1]. Tra tutto questo ben di Dio, senz’altro il termine nazareno è l’appellativo che, ex adversariis, esprime il maggior disprezzo; ed è proprio il termine venuto tragicamente alla pur scarsa ribalta mediatica in questi giorni, a motivo della persecuzione islamica contro i cristiani in Medio Oriente.
L’origine dell’uso dispregiativo di questo termine è senz’altro giudaica; At 24, 5, riporta le parole dell’avvocato Tertullio, assoldato dal sacerdote Anania per accusare San Paolo: “Abbiamo scoperto infatti che quest'uomo è una peste, fomenta disordini fra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è un capo della setta dei nazorei”.

La liturgia sinagogale mantiene tuttora una triplice benedizione [vedi anche, per il collegamento con l'abolizione della preghiera per gli ebrei, qui - qui] – in realtà una vera e propria maledizione - contro i settari: si tratta della Birkath Haminim: riportiamo qui la traduzione
“Per i minim (settari) non vi sia speranza, periscano all’istante tutti i superbi, tutti i Tuoi nemici vadano in rovina repentinamente. Tu li annichilirai ai nostri giorni. Benedetto sii Tu o Signore che spezzi gli avversari ed umili i reprobi” [2]
Una versione molto antica della benedizione, forse la più antica che possediamo, ritrovata in un frammento della Ghenizah (specie di ripostiglio dove venivano accantonati i testi liturgici non più utilizzabili, per non buttarli via) della sinagoga del Cairo, aveva una forma significativamente diversa:
"Che per gli apostati non ci sia speranza; sia sradicato prontamente ai nostri giorni il regno dell'orgoglio; e periscano in un istante i notzrim (nazareni) e i minim; siano cancellati dal libro dei viventi e non siano iscritti con i giusti. Benedetto sei tu che pieghi i superbi" [3]
Chi siano questi minim, notzrim, mlasnim, (i cristiani tout-court, oppure quei giudei che mantenevano la circoncisione e i riti mosaici insieme alla religione cristiana, o altre sfumature) è una questio disputata; tuttavia, come ammette Allan Nadler, nella sua recensione [4] al libro di Ruth Langer  Cursing the Christians? [5], qualunque sia stato il significato primitivo del termine, notzrim (nazareni) divenne ben presto un termine per indicare in generale i cristiani [6].
In base a quanto detto, l’affermazione di San Girolamo, secondo la quale i giudei [Christianos]… ter per singulos dies sub nomine Nazarenorum maledicunt in synagogis suis [7], è storicamente fondatissima.

Il termine coniato dai giudei è poi passato sulla bocca dei pagani, come testimonia ad esempio Prudenzio, il quale mette sulla bocca del pretore Daziano la seguente accusa:

Vos Nazareni adsistite/Rudemque ritum spernite [8]
Voi Nazareni fatevi avanti/e disprezzate il rito rude (= la vostra religione)

Ancora, nella Passio S. Romani Martyris, dello stesso Prudenzio, il procuratore Asclepiade chiama la nostra santa religione disciplina Nazarena [9].

Ai giorni nostri, dopo che ci avevano chiamati nazareni i giudei e i pagani, è venuto il turno degli islamici.

II – Motivi dell’uso in senso dispregiativo del termine Nazareno

Nazareth è un umile villaggio della Galilea, e i Galilei non erano ben visti dal giudaismo ufficiale, a causa del maggior contatto – per motivi geografici - con i pagani; Mentre Gesù, (avendo fatto “dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace”; Ef 2, 14-15), vede i territori di confine tra Terra Santa e mondo pagano come il luogo ideale per assegnare a Pietro il primato sulla Chiesa ex circumcisione et ex gentibus (Cesarea di Filippo), il giudaismo ufficiale aborrisce questa contaminazione. 
[Codificata in un mosaico del IV Secolo, presente in Santa Sabina, in Roma: immagine a lato. Alla fine del capitolo, in nota, la descrizione (*)

Non per niente, i Cristiani erano chiamati anche, sempre in senso dispregiativo, Galilei: Giuliano l’apostata aveva stabilito per legge, sperando di cancellarne dalla storia il nome, di chiamare i Cristiani Galilei [10]; bene gli stettero sulla bocca le parole da lui pronunciate in punto di morte “Vicisti, Galilaee!”
Nei Vangeli ci sono diversi versetti che mostrano l’allergia alla Galilea del giudaismo ufficiale:
"In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?"[11]
E quando Nicodemo contraddice gli accusatori di Gesù ponendo loro la domanda: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?", gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!" (Gv 7, 51-52).

Lo stesso ottimo Natanaele (S. Bartolomeo) ha dei dubbi, e quando Filippo gli dice "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret", egli risponde scettico “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” [12].

In conclusione, è gioco dei giudei chiamare Nazareni i Cristiani, accusandoli, da un lato, di commistione pagana e, dall’altro, ricordando che la Scrittura non suffraga in alcun luogo un Messia da Nazareth; è un modo per disprezzare i Cristiani, dichiarandoli inautentici e del tutto estranei alla Torah e ai Profeti, tanto più che la voce Nazareth non esiste neanche una volta in tutto l’Antico Testamento.
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(*) Ai lati del mosaico, due figure femminili sono rappresentate quasi di fronte con movimento convergente verso il centro; sotto i loro piedi si legge a destra:"ECCLESIA EX GENTIBUS", a sinistra: "ECCLESIA EX CIRCUMCISIONE".
La prima è vestita di sottoveste bianca, tunica purpurea ed ha il capo coperto di cuffia e velo purpureo attorcigliato intorno alle spalle e alle vita e tiene in mano un codice aperto nel gesto di chi parla. È il codice del Nuovo Testamento.
La seconda è vestita di sottoveste bianca, di tunica purpurea, ma, a differenza della precedente, invece della cuffia, ha il capo coperto da un sottovelo bianco e da un velo purpureo. Anch'essa regge in mano un codice: è l'Antico Testamento.
Nuovo e Antico Testamento non si oppongono, ma sono fonti dalle quali attinge l'unica Chiesa Cristiana di cui è pastore il Pontefice romano, come dimostrano e la posizione delle figure relativamente al testo e la preposizione grammaticale "EX".
L'alta spiritualità del mosaico dedicatorio ne completa l'eccezionale valore storico.


III – La Rivincita dei Nazareni

 1 – Un nome misterioso

Poste queste premesse, i versetti con cui San Matteo conclude il suo Vangelo dell’infanzia meritano particolare attenzione:
“Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: "Sarà chiamato Nazareno"” [13].
Non solo non esiste un versetto nella Scrittura che suona in questo modo; ma, come abbiamo visto sopra, la voce Nazareth non è nominata una sola volta nell’Antico Testamento.  Evidentemente San Matteo afferma implicitamente che tutto l’AT è riassunto, in un qualche modo misterioso, nella parola Nazareno. Queste affermazioni del I Evangelista corrispondono a quelle di San Luca, che, alla fine del Vangelo, fa riassumere a Gesù “tutto ciò che hanno detto i Profeti”, “cominciando da Mosè”, con le parole: 
“Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme” [14]. 
Anche in questo caso non esiste un versetto che esplicitamente affermi quanto Gesù spiega; ma Gesù qui apre il senso di tutta la Scrittura globalmente presa.

E anche il demonio usa il termine alquanto spaventato e senza alcun sarcasmo, quando dice «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio» [15], oppure «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!» [16]. Il demonio non usa il termine nazareno con tono di disprezzo e sufficienza, come faranno invece i giudei; evidentemente ne conosce il significato, così misterioso da contenere in qualche modo tutto l’Antico Testamento, e da scorgere in esso le ragioni della propria rovina.

Cosa significa dunque Nazareno, se San Matteo lo usa per riassumere il compimento delle Scritture e se il diavolo vede in esso la propria sconfitta?

2 – Il significato etimologico

Poiché Nazaret non è nominata nell’Antico Testamento, non sappiamo ovviamente come questo nome è scritto esattamente, e possiamo risalire all’etimologia solo mediante assonanze. A questo punto si apre un dilemma, perché le radici ebraiche assonanti con Nazareth sono due: nzr e ntzr.
Non esistono ragioni decisive per scegliere nettamente la prima o la seconda etimologia; vediamone il significato.

   2.1 nazir

Se la radice è nzr, allora Gesù Nazareno significa che Gesù è nazir, che vuol dire santo, consacrato, segregato dalle realtà mondane in quanto tutto di Dio. Il verbo nazar significa separare, consacrare, incoronare.
In Levitico 21,12, si prescrive che il sommo sacerdote non profani il santuario del suo Dio, “perché la santità (oppure la corona; eb.: nezer) dell’olio dell’unzione del suo Dio è su di lui come un diadema” [17].
Qui la radice nzr viene usata per indicare la peculiare somma santità dell’unzione sacerdotale, e guarda caso, Gesù è il Messia (=unto) sommo sacerdote per eccellenza.
In Salmo 131,18, leggiamo “I suoi nemici li coprirò di vergogna, ma su di lui fiorirà la sua santità (eb.: nizro)” [18].
In Esodo 29,6 nezer significa diadema: “Gli [ad Aronne] porrai in capo il turbante e metterai sul turbante il santo diadema (eb.: nezer)". Così capiamo come corona non è il significato primario del termine, ma il nome assume il significato dalla funzione, che è qui quella di indicare la santità di chi indossa la corona stessa.
In base a quanto detto, nezer perfettamente si addice al nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, “sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli” [19] e “coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto”[20]
E sembra che il demonio sapesse bene tutte queste cose quando dice a Gesù: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio»[21].

   2.2 netzer

Se la radice è ntzr, allora Gesù è il fiore, il gemoglio.
Is 11,1 così suona: “Un germoglio (eb.: netzer) spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”.
Ben si addice dunque a Gesù anche ntzr, perché, come dice S. Ambrogio, come un fiore stritolato non perde il profumo, ma lo sprigiona, così Gesù, nella sua passione, contrito e ucciso, ha meglio mostrato la forza della sua Divinità [22].
Questo significato, anche se la radice verbale è diversa, è avvalorato anche da Zac 6,12-13, dove Gesù è chiamato germoglio: “Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio (eb.: tzemach) fiorirà (eb.: yitzmach) dove si trova e ricostruirà il tempio del Signore. Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono”.

Lo stesso Spirito Santo unisce, se non le radici verbali, almeno il significato di nazir e netzer in Ps 131,18, già visto prima: super ipsum efflorebit sanctificatio eius, su di lui fiorirà la sua santità.

IV – Conclusione

In base a quanto detto, quando demonio, giudei, pagani, maomettani chiamano Gesù Nazareno e i Cristiani Nazareni, si danno la zappa sui piedi e – involontariamente – proclamano il compimento della Scrittura: “perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: "Sarà chiamato Nazareno"” [23].
Pensano loro di assimilarci ai pagani o di infangarci col disprezzo, ma essi stessi ammettono che il virgineo mistico fiore, nato dalla Vergine Maria, è il Santo per eccellenza, l’Unto del Signore. Dichiarano che Egli è “coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti” [24].
Chiamando Nazareni i cristiani, essi stessi ammettono che “colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli” [25].
Anche noi, se un tempo abbiamo “conosciuto Cristo secondo la carne” [26], se abbiamo dubitato come Natanaele, se non abbiamo capito il senso profondo della parola Nazareno, dicendo con la nostra vita “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” [27], abbiamo poi risposto all’appello di Filippo “Vieni e vedi”.
E così siamo stati “conquistati da Cristo” [28], tutto abbiamo disprezzato per ritrovarci in lui [29], ciascuno di noi ha gustato che “non sono più io che vivo ma che è Cristo che vive in me” [30], che siamo quindi più Gesù che noi stessi. Tutto ormai reputiamo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù [31].
Affascinati dal nostro maestro, ci siamo fidati di lui a tal punto di rinnegare volentieri noi stessi, prendere ogni giorno la nostra croce e seguirlo [32]: “siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini… Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” [33].
E tutto questo non odiando il nemico ma amandolo, equipaggiati non di un odio di segno contrario, ma di un amore contrario dell’odio; e la nostra vittoria è ritrovare un giorno in Paradiso vicino a noi gli stessi nostri nemici.
Insieme alla Vergine Maria che, quando Le fu inviato l’Angelo se ne stava a Nazareth, siamo dunque tutti Nazareni.
don Alfredo Morselli

Nel giorno di preghiera e di digiuno per i nostri fratelli perseguitati in Medio Oriente, oltre alla S. Messa celebrata nella parrocchia a me affidata, offro alla Madonna questa modesta fatica, in tempore persecutionis.
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[1] Cf. J. Bingham, Origines Ecclesiaticae, or Antiquities of Christian Church, vol I, London 1840, pp. 14-24.
[2] Traduzione presa da Luigi Cattani (a c. di), La preghiera quotidiana di Israele, Torino: Gribaudi, 1980, p 106. Cattani usa due parole, per gli eretici e calunniatori, mentre il testo ebraico ha una sola parola: cf http://www.jidaily.com/03928%20meshumadim, visitato il 31-7-2014. Il Talmud babilonese (B’rakhot 28b-29°) afferma che il testo originale ha (laminim = per i settari). La versione più recente in uso ha solo lamalshinim (= calunniatori); cf http://tinyurl.com/p3ukfxd, visitato il 31-7-2014.
[3] Testo tradotto dall’inglese dall’articolo di ph. L Mayo, «The Role of the Birkath Haminim in Early Jewish-Christian Relations: A Reexamination of the Evidence», Bulletin for Biblical Research 16.2 (2006), p. 325. Il testo ebraico è stato pubblicato per la prima volta da Solomon Schechter, «Genizah Specimens», JQR 1 (1898): 657.
[4] http://www.jewishideasdaily.com/4489/features/jews-curse-christians/
[5] Ruth Langer,  Cursing the Christians?: A History of the Birkat HaMinim, Oxford: Oxford University Press, 2011.
[6] “nosrim became an undifferentiated term in later Hebrew usage”.
[7] In Esa. XLIX.
[8] Passio S. Vincentii M., v. 25 (Aurelii Prudentii Clementisi Opera Omnia, ed. A.J. Valpy, vol. I, London 1824, p. 243)
[9] Passio S. Romani M., v. 45, Valpy I, p. 309.
[10] Così S. Gregorio Nazianzeno, Oratio III, cit in J. Bingham, Origines Ecclesiaticae, p. 16
[11] Gv 7, 40-42.
[12] Gv 1, 45-46.
[13] Mt 2, 22-23.
[14] Cf. Lc 24, 13 ssqq.
[15] Mc 1, 24.
[16] Lc 4, 34.
[17] San Girolamo latinizza la costruzione tipicamente ebraica nezer shemem mishcat (=santità/corona dell’olio dell’unzione) con oleum sanctae unctionis (olio della santa unzione); la LXX ha oti to agion elaion to christon tou theou (la santa ungente unzione di Dio); I targumin Onkelos e Neofiti traducono nezer con khelil (= corona); Pseudo-jonatan omette; la Peshitta ha khlil = corona)
[18] La Peshitta, che nel versetto precedente ha tradotto con khlil (= corona), qui usa qwdsh’y (= la sua santità)
[19] Eb 7,26.
[20] Eb 2,9.
[21] Mc 1,24; cf. Lc 4,34.
[22] Cf. Liber II De Spiritu Sancto, cap. 5, cit. in Cornelius a Lapide, Commentaria in Sacram Scripturam, in Matth. 2,23.
[23] Mt 2,23.
[24] Eb 2,9.
[25] Eb 2, 11
[26] 2Cor 5,16.
[27] Gv 1, 45-46.
[28] Cf. Fil 3,12.
[29] Cf Fil 3,8.
[30] Gal 2,20.
[31] Cf. Fil 3,8.
[32] Cf. Lc 9,23.
[33] 1Cor 4, 9-11 passim.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

un bellissimo studio!

La ringrazio...


Romano

Latinista ha detto...

In questi giorni mi sembra di fare un po' il bastian contrario. Allora:

"Morselli" potrebbe derivare o dal nome tardomedievale Morsello, oppure dal villaggio di Morsella, frazione di Vigevano (il cognome è diffuso soprattutto in Emilia, quindi non lontanissimo).
Nel primo caso, don Alfredo è figlio di Morsello, nel secondo viene da Morsella. Falso l'uno e l'altro, ovviamente: don Alfredo è semplicemente nato nella famiglia dei Morselli. Da dove questa tragga il nome è un altro discorso, che non ha direttamente che fare con don Alfredo.

Allo stesso modo, Gesù Nazareno dovrebbe voler dire semplicemente che veniva da Nazaret; da dove questa poi traesse il suo nome è un altro discorso, che non ha direttamente che fare con Gesù. Per questioni di metodo.

mic ha detto...

Latinista,
ho un raro testo di Zolli, l'ex rabbino capo di Roma convertito, scritto come studioso ebreo, eppure con accenti toccanti.
Lo studio di Morselli me lo ricorda; ma lì c'è ancora di più.

Anonimo ha detto...

"Nel NT Gesù vien detto 18 volte «Nazareno». Questo nome deriva dall'ebraico «Nezer», che significa «Ramo», «Germoglio», «Virgulto».

Fra la gente contemporanea, negli anni 29-32 d.C., Gesù era generalmente noto col nome di «Gesù il Nazareno». E' interessante notare che così lo chiamavano pure i suoi maggiori nemici (vedasi Giovanni 18:5-7). Così fu adempiuto quello che i profeti avevano annunciato, che egli sarebbe stato chiamato «Germoglio», «Rampollo», «Virgulto».

Le affermazioni dei profeti Zaccaria, Geremia e Isaia

Il profeta Zaccaria annunciò verso il 520 a.C. quanto segue, circa il Messia: «Così parla l'Eterno degli eserciti: Ecco un uomo, che ha nome il Germoglio.» (6:12)

«Ecco, io faccio venire il mio servo, il Germoglio.» (3:8) (Questi due passi di Zaccaria sono indicati come messianici nel Targum Jonathan.14

Geremia annunciò lo stesso quasi 80 anni prima di Zaccaria: «Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, quand'io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale ... farà ragione e giustizia nel paese.» (23:5)

Anche il profeta Isaia nominò il Messia in questo modo: «In quel giorno, il germoglio dell'Eterno sarà lo splendore e la gloria.» (4:2)

Un gioco di parole ebraiche

Sebbene nei passi predetti venga usata in ebreo la parola «Zamach» («Germoglio», «Ramo», «Virgulto»,) ogni Ebreo che conosceva la Scrittura, sentendo parlare di Gesù «il Nazareno», non poteva fare a meno di collegare il nome «Nazareno» con la parola «Zamach» dei passi predetti. I significati dei nomi hanno nella Bibbia una grande importanza!

Nell'AT ci sono pure altri accenni al «Nazareno». In Isaia 11:1 si legge, per esempio: «Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.» La parola usata testo originario per «Rampollo» è «Nezer»!

Una questione giustificata

Però ora bisogna chiedersi a ragione perché Gesù non fu mai chiamato il Betlemita, ma solo «Gesù il Nazareno» sebbene egli fosse nato a Betleem.

I seguenti accenni devono chiarire come stanno le cose. Allorché il terribile e crudele re Erode detto il Grande ordinò la strage degli innocenti (vedasi Matteo 2), Giuseppe e Maria fuggirono col bambino in Egitto. Dopo la morte di Erode, ritornarono e volevano ristabilirsi a Betleem. Ma allorché Giuseppe apprese che Archelao, il più crudele dei figli di Erode il Grande,17 era a capo della Giudea (veramente questo regno sarebbe spettato a Erode Antipa, fratello di Archelao, ma in un impeto d'ira Erode il Grande, poco prima della sua morte, aveva cambiato il testamento e posto Archelao in luogo di Erode Antipa,18 s'intimorì e non vi andò più.

Perciò Giuseppe e Maria si recarono col bambino Gesù nella regione di Galilea e si stabilirono a Nazaret. Lì Gesù visse per circa 28 anni. Per tal motivo, fu detto «Gesù il Nazareno».

E' sorprendente vedere come la situazione politica abbia svolto una parte importantissima nell'adempimento di questa predizione messianica.

Anche oggi, e spesso proprio dai suoi critici, Gesù viene detto «il Nazareno» o «Gesù di Nazaret», cosicché la profezia che il Messia sarebbe stato chiamato «il Nazareno» viene ancora confermata proprio dai suoi nemici.

4. Dall'Egitto

Sembra cosa alquanto paradossale quando si constata che nell'8° secolo a.C. Iddio fece preannunciare dal profeta Osea che il Messia sarebbe venuto dall'Egitto. In Osea 11:1 si legge: «E fin dall'Egitto, chiamai il mio figliuolo.» In Matteo 2 si può leggere l'adempimento di questa profezia.

Maria e Giuseppe che erano fuggiti in Egitto in seguito all'ordine emesso da Erode di uccidere i piccoli bambini di Betleem, ritornarono di nuovo nel paese d'Israele dopo la morte di questo regnante. Quindi il Messia venne effettivamente dall'Egitto.

Ora appare tutto chiaro: i profeti si sono espressi tutti con molta precisione. Il Messia doveva venire al mondo in Betleem, doveva essere chiamato «Nazareno» ed esser richiamato in patria dall'Egitto!"


Anonimo ha detto...

Latinista,

il modo di interpretazione in teologia della sacra scrittura, non è il stesso nella scienza di etimologia...o filologia...perchè i nomi nel testo biblico sempre hanno significato teologico...non semplicamente geografico..

Quindi, il metodo usato nel articolo è giusto...

Romano

mic ha detto...

Zolli dà anche una versione da nesàr che significa trillare, espressione usata per declamare un poema, brani della scrittura o brani liturgici (la "cantillazione" del gregoriano).
I discorsi rabbinici, la preghiera e la predicazione pubblica avvenivano declamando. Per cui Gesù e i suoi venivano chiamati nazareni dalla radice nsr, predicatori, declamatori, con accentazione profetica.
Le forme aramaiche nasrana e nasora (da nasrana il greco nazarenos, da nasara nazoraios), maestro, colui che insegna in pubblico.
Zolli fa anche l'ipotesi dall'ebraico nazir, il consacrato a Dio, dal nome divino e onnipotente, il santo, l'inviato da Dio. Nazoraios nei 70 è la traduzione di nazir.
Lo stesso neser, flos di Girolamo, con riferimento a Isaia, pensa a Nazareno-nazir nel senso di santo.
E non mancano le altre derivazioni messianiche.

Latinista ha detto...

Mic, Anonimo, Romano,
io sono un filologo e vedo le cose da filologo. Questo modo di procedere noi lo chiamiamo "sovrainterpretazione", e lo condanniamo senza riserve.
Non sono un esegeta biblico, e non posso escludere che questo sia il metodo corrente dell'esegesi biblica, anche se dai miei fugaci approcci alla disciplina non mi era parso. Se è così, meglio che non ci metta più il naso, se no rischio di diventare protestante; ma è possibile che il criterio portante dell'esegesi biblica sia davvero: "tiriamo fuori dal testo tutto quello che ci conviene"? Perché un metodo che per qualsiasi altro testo sarebbe arbitrario per la Bibbia dovrebbe essere ragionevole?

Latinista ha detto...

Romano,
Nazareno non è l'unico nome geografico nella Bibbia. Qual è il significato teologico di tutti gli altri?

Anonimo ha detto...

Mic su MIL hanno censurato un mio intervento che dava il link a questo post.