Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 30 ottobre 2016

don Elia. Adoratori del nulla

Pur conoscendo Dio, non l’hanno glorificato né confessato come Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrato il loro cuore insensato. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti (Rm 1, 21-22).
Il sussidio pubblicato, con largo anticipo, per la preghiera comune che dovrebbe aver luogo in Svezia il 31 ottobre prossimo (ma che stiamo chiedendo al Cuore immacolato di Maria di impedire) è un gioiello di formalismo modernista. Non vi si percepisce più la minima preoccupazione per la verità dei contenuti professati da cattolici e protestanti, ma unicamente un’ossessiva attenzione a salvaguardare le forme. Se d’altra parte ci si desse pensiero di quel che gli uni e gli altri credono o meno, si sarebbe ovviamente obbligati a riconoscere che non c’è affatto accordo; questo creerebbe non pochi imbarazzi all’indiscutibile volontà di incontrarsi, riconciliarsi e collaborare. Allora ci si lancia in ideologici balletti verbali per un equo trattamento di precedenza nel nominare questi o quelli, per un uso non discriminatorio del maschile e del femminile, per un carattere non vincolante dei testi proposti, così da lasciare spazio alla spontaneità e all’improvvisazione in un evento che è stato preparato da mesi e definito nei minimi dettagli…

A prescindere dalla realtà effettiva, è l’aspetto formale che bisogna incondizionatamente salvare, in un’ottemperanza cieca agli imperativi categorici di una correctness di facciata cui è indifferente il contenuto reale. Ecco allora che si invita a ringraziare Dio per i doni della Riforma senza nemmeno accennare quali siano: essa è una grazia per la Chiesa e su questo non si discute; che di fatto l’abbia divisa non conta nulla. Ecco allora che si chiede perdono per i torti e le colpe del passato, ma senza individuarli e senza alcuna puntualizzazione storica sulle rispettive responsabilità: l’importante è pentirsi pubblicamente di non meglio specificati peccati altrui, non certo dei propri peccati attuali. Ecco allora che si rinnova l’impegno – fosse qualcosa di concreto, finalmente! – di proseguire nel dialogo (leggi: decostruzione delle identità religiose) e di porsi insieme a servizio di poveri e migranti (leggi: sostenere l’invasione sul piano ideologico e pratico).

Sul fronte opposto, c’è chi pensa di combattere questa pianificata deriva con una riproposizione invariata della filosofia e teologia neoscolastica, quasi che nella Chiesa, dopo quell’epoca, non si fosse prodotto più nulla di valido e di serio. Apparentemente imbattibili nelle loro argomentazioni tanto serrate quanto dotte, i paladini della conservazione sembrano convinti che ogni evoluzione socio-culturale equivalga ad una degenerazione e che sarebbe sufficiente, per rimediare a tutto, restaurare un sistema politico-ecclesiastico che per la verità, in quella forma ideale, storicamente non è mai esistito. Inutile tentare di aprire un dibattito in proposito: a colpi di sillogismi e bordate erudite, l’obiettore sarà inesorabilmente ridotto al silenzio o costretto ad accettare una visione del reale quanto meno improbabile, visto che su molti e importanti dettagli i suoi difensori sono spesso in disaccordo persino fra loro, accanendosi in accese diatribe senza via d’uscita.

Senza nulla togliere ai meriti di san Tommaso d’Aquino e dei suoi migliori commentatori, non si può firmare un assegno in bianco su qualsiasi conclusione teologica o morale che si ammanti della loro autorità. Nonostante le numerose acquisizioni irreversibili che dobbiamo loro, inoltre, non esiste comunque un sistema di pensiero perfetto, a maggior ragione se il suo oggetto è Dio. La rivelazione divina e la vocazione umana hanno un carattere soprannaturale; questo non è soltanto una parola, ma una realtà che ci supera all’infinito. Un sistema teologico che pretendesse di essere perfetto e autosufficiente cadrebbe nello stesso errore di fondo che si rimprovera alle filosofie contemporanee: quello di prodursi come costruzioni intellettuali che si giustificano da sé senza bisogno di alcun fondamento che le trascenda, ma che hanno perso il contatto con l’evidenza del reale. I sistemi filosofici moderni hanno generato mostri come Robespierre, Lenin, Hitler, Stalin, Mao, Pol-pot… Analogamente, gli eccessi speculativi della tarda scolastica degenerarono nel nominalismo, senza il quale un Lutero e un Calvino non si sarebbero mai potuti imporre.

È ovvio che nessun neoscolastico estremista ammetterà mai di negare praticamente la trascendenza divina, ma di fatto c’è una forte probabilità che non stia facendo altro che giocare con le parole e i concetti astratti. Il suo edificio intellettuale assomiglia molto ad un magnifico castello di cristallo che, oltre ad essere terribilmente fragile, lascia intravedere al proprio interno… il vuoto. Che Dio effettivamente esista o non esista, al limite, può risultare del tutto secondario, se non irrilevante: ciò che egli adora è il suo sistema concettuale, dietro il quale potrebbe pure nascondersi il nulla. Se quell’acuto speculatore non ha mai fremuto di sgomento e desiderio nell’irruzione della presenza divina, se il fuoco della Scrittura o la vampa dell’Eucaristia lo lascian gelido come il ghiaccio, se la sublimità dei riti lo annoia e stanca, a meno che non valga a nutrirne l’orgogliosa prosopopea… c’è il rischio che egli non sia altro che un abile sofista.

Ma cos’avrà mai in comune con coloro che combatte, apparentemente così diversi? Anch’essi, in fondo, adorano il nulla, mascherato però non da una costruzione teologica fossilizzata, bensì da un raffinato sistema intellettuale che prende a fondamento Kant, Hegel, Marx, Nietzsche, Wittgenstein, Adorno… È naturale che il secondo piaccia di più ai controllori del pensiero collettivo e ai magnati dell’editoria, divenendo così maggioritario; ma dietro non c’è niente – e non dev’esserci niente, altrimenti qualcuno potrebbe ricominciare a porsi domande e a pensare veramente, stufo delle risposte preconfezionate che gli sono propinate da una parte e dall’altra. D’accordo, quelle fornite da una scuola di pensiero tradizionalista saranno generalmente più sicure, mentre le eventuali deformazioni non toccheranno mai i livelli di assurdità delle idee propagandate dalla dittatura del relativismo; ma proprio l’abituale affidabilità della prima può rendere le sue trappole più insidiose. Chi, per uscire dal pelago dell’incultura attuale, si è lasciato mentalmente decostruire per acquisire un pensiero integralista, che farà quando resterà deluso pure da quello? A che potrà ancora aggrapparsi per rimettersi intellettualmente in piedi?

Quanti pericoli, Signore, in questa Chiesa confusa! La ricerca dell’unione con Te, a quanto pare, non interessa più a nessuno o quasi; le esperienze e le dottrine dei Santi stanno bene sui libri, come oggetto di studio accademico o risorsa di battaglie apologetiche: ma, quanto a poterle rivivere, gli uni diranno che i tempi sono cambiati, gli altri che occorre guardarsi dall’orgoglio e dall’illusione. Da una parte sproloquiano con l’ideologia della mistica politica, dall’altra mi tarpano le ali con l’osservanza materiale di pratiche e devozioni. I mistici del passato non sarebbero andati molto lontano, con queste premesse, e non hanno comunque avuto vita facile: basti pensare a Padre Pio, assediato tra i positivisti che lo accusavano di isteria e i legalisti che volevano obbligarlo a celebrare in mezz’ora. «Ma cchist’ so’ ppazz’…», avrà borbottato ogni tanto con il suo umorismo sapiente. A parte gli scherzi, è l’esperienza del Tuo mistero, Gesù, che mantiene la mente e il cuore sulla retta via; ci vuole un’adesione vitale alla Tua realtà.

Per non essere scomunicato come modernista, preciso che questa esperienza, per essere autentica, non può certo prescindere dalla sana dottrina, dallo stato di grazia e dalla comunione gerarchica del Corpo mistico. È proprio quest’ultima che, oggi, risulta particolarmente problematica: molti Pastori non sono più affidabili, anzi hanno spesso bisogno di farsi redarguire dai fedeli. Manteniamoci allora uniti ai successori degli Apostoli nella misura in cui esercitano il ministero in modo retto e fedele, riconoscendo nelle loro persone, al di là dei limiti individuali, la funzione divina che hanno ricevuto. Quando, di principio o di fatto, ci si pone fuori della comunione ecclesiale, alla lunga le deviazioni sono inevitabili, per quanto si protesti fedeltà alla Tradizione, e si finisce per smentire ciò che si pretende di difendere. Noi vogliam Dio, come si cantava un tempo: non la funzione di un sistema di pensiero, ma il Dio vivente che ci chiama a condividere – e già ora può farci pregustare – la Sua eterna beatitudine d’amore.

51 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo con le diatribe senza fine estremamente estenuanti e nulla educative. E nulla secondo la Volontà del Signore. Che siano colpevoli anche di Lutero e simili,no invece. Che siano adoratori del nulla anche meno. né più e né meno direi quanto a litigiosità e adorazione del nulla della percentuale attuale in ogni ramo cattolico attuale (e com'è brutto dover scrivere ciò!) esclusa la massa modernista popolo con clero che proprio non è più cattolica manco in percentuale.

Anonimo ha detto...


Due osservazioni sullo stimolante articolo di Don Elia

1. La denuncia sul pericolo di una nuova "neoscolastica" che incomberebbe su coloro che si definiscono tradizionalisti o comunque vogliono essere oggi fedeli alla tradizione della Chiesa. Trovo la tesi molto interessante. Si potrebbero avere maggiori ragguagli, magari con l'indicazione di qualche autore?

2. Su Lutero. Una postilla. E' vero che il suo sistema di pensiero risente del nominalismo ossia del processo di decadenza della Scolastica. Gia' avviata del resto (non vorrei sbagliarmi) verso quell'opaco "scolasticismo" che porto' ad un certo punto ad imbalsamare la speculazione nella mummia di Aristotele. La crisi protestante fu pero' anche un risultato della crisi morale che da troppo tempo affliggeva la Gerarchia cattolica e che il Papato non riusciva a risolvere. Di fronte ad un Papato e a un clero troppo mondanizzato (anche se non nella misura che pretendono i suoi nemici) la spiritualita' dei fedeli tendeva a volgersi a forme personalistiche, individualistiche, pencolando alla fine verso certe componenti torbide della mistica cristiana, sempre giustamente combattute. Penso ad esempio al rapporto che sembra esserci tra gli scritti di Mastro Eckart e la "logica" di Lutero, che pure per temperamento e' tutt'altro che un mistico.
Quando si parla di "mondanizzazione del clero" si intende in genere il Papato rinascimentale, con certi suoi eccessi in campo estetico e del costume. Ma la "mondanizzazione" era cominciata molto prima, gia' in pieno Medio Evo, con le continue lotte politiche nelle quali la Chiesa si trovava immersa, anche per colpa sua, non solo dell'imperatore o del monarca nazionale o dello spirito indipendente dei Comuni. SEcoli di politica fatta dal Papa come se fosse un principe temporale come gli altri (grave errore) avevano alla fine screditato la Chiesa, il cui prestigio raggiunse il punto piu' basso al tempo del Grande Scisma d'Occidente, per ricevere un colpo che sembro' quasi mortale con lo scisma protestante.
Si parlava da almeno un secolo se non di piu' di riformare gli abusi nella Chiesa e non se ne fece niente. E poi arrivo' Lutero, con il suo individualismo dissolvente, la distruzione del principio d'autorita' in religione, una punizione terrificante.
La Chiesa riusci' a riprendersi, con il Tridentino e la c.d. Controriforma, ma non fu piu' la Chiesa di prima. Anche perche' era sopravvenuta la rivoluzione scientifica, alla quale manco' una risposta intelletuale adeguata. Ma qui siamo oltre Lutero. PP

Santa Maria prega per noi ! ha detto...

«Da bambina, andando a scuola e vedendo che i miei compagni appartenevano a molte chiese diverse, cominciai a domandarmi quale fosse il vero Ovile, perché avevo letto nel Nuovo Testamento che ci sarebbe stato “un solo Ovile ed un solo Pastore”. Pregai spesso per essere condotta a quell’Ovile e ricordo di averlo fatto specialmente in un’occasione quando, camminando sotto i grandi pini del mio paese natio, guardai in special modo verso il cielo e dissi: “Caro Padre, che sei nei cieli, indicami dov’è l’unico Ovile nel quale Tu ci vuoi tutti riuniti”. Mi sembrò che una pace meravigliosa entrasse nella mia anima e che una voce mi rispondesse: O, figlia mia, un giorno te lo indicherò. Questa sicurezza mi accompagnò in tutti gli anni che precedettero la mia entrata nella Chiesa».
Maria Elisabetta Hesselblad

http://iltimone.org/35258,News.html

irina ha detto...

La diversità tra San Tommaso e gli altri sta nel fatto che San Tommaso credeva in Dio, Uno e Trino. Gli altri hanno pensato di poter costruire una Summa con la loro testa, perchè questa loro testa funzionava benino. Ma questa funzionava benino perchè tutta la cultura era intrisa di cattolicesimo che trovava nella Rivelazione, nella Sacra Scrittura, nei Padri,nei teologi ancora credenti, nei Sacramenti, nella devozione praticata con Fede, nei grandi Santi, la Verità, sempre riscoperta ad ogni generazione.Questa Verità sempre riscoperta, ha però rischiato, in ogni generazione, di essere sepolta dal paganesimo(detto anche gnosticismo e aggiungo spurio con Don Innocenti)sempre risorgente. Come accade allora che la Verità è oggi quasi sepolta del tutto? Perchè gli anticorpi, dai e dai, sono diminuiti parecchio. Un po' come questi sbarchi, a migliaia, quotidiani che alla fine ci seppelliranno. Oppure questa manipolazione continua delle menti che porterà alla demenza di massa. Il sale è diventato insipido ed il lievito rancido lui stesso. Non c'è più nulla che risana o per lo meno abbiamo anche perso la fiducia di tornare con costanza a nutrirci di tutto ciò che ha nutrito le generazioni, sane, passate.Non posso certo presentarmi come la tomista della situazione ma, con mio grande stupore, ho scoperto che San Tommaso è chiaro, semplice nel linguaggio. Confusi, arzigogolati ho spesso trovato quelli che lo spiegano.Ora mi succede di aver, recentemente, sentito le più diverse persone parlare del terzo occhio. Chissà cosa intendono mi son chiesta, non ho fatto però domande per non impegolarmi in esoterismi da bar. Nè sono in grado di affrontare qui il tema, so che sono punti, considerati di risveglio della coscienza, disseminati sul nostro corpo, ad iniziare dalla zona tra gli occhi.Per quello che ho visto, posso dire che se ne parla parecchio ma, nei fatti, sono chiacchiere.Quelli seri tacciono, di seri ce ne sono pochi, i più hanno letto i resoconti dei pochi seri e ne parlano molto. Sono tecniche e come tali possono essere usate per il bene o per il male.Impossibile che ciò accada al Santo vero, che per definizione non si appartiene più in quanto è di Gesù Cristo. Non io, ma Cristo in me.Tanto per intenderci. Ora i Santi hanno avuto per Grazia tutti i risvegli della loro coscienza che Gesù Cristo ha voluto elargire loro, questo da tempo, da sempre. Ed ora arriviamo a Padre Pio che, vuoi perchè a noi più vicino, vuoi che è vissuto quando l'oriente ha sfondato l'occidente a livello d massa,Padre Pio dunque ha scompaginato tutto l'aum aum dellla new age, dell'età dell'acquario, dei maghi maghetti, del grande e piccolo oriente de noantri. Scherzo ma, non pochi sono morti e muoiono per queste tecniche di potere occulto da supermercato, quindi seriamente continuo.Padre Pio cosa ha mostrato con la sua vita: 1)non ha viaggiato; 2)era entro una cultura cattolica cattolica; 3)CREDEVA IN DIO,UNO E TRINO, in MARIA SANTISSIMA, nei SANTI; 4)PREGAVA; 5) ha studiato e ha CELEBRATO LA SANTA MESSA;6)era anima umile e devota; 7) e Dio con lui ha abbondato con doni e Grazie. Era predestinato, dirà qualcuno, a parte che NSGC è libero di elargire a chi vuole ma non pochi dei suoi discepoli e discepole hanno avuto molti dei doni che a lui stesso erano stati donati. Quindi concludendo, credo che l'importante sia essere autentici verso NSGC e verso noi stessi, 'non io, ma Cristo in me'. Oggi questo è però difficilissimo perchè mentiamo a noi stessi per primi e fin da piccoli, perchè tutto è finto, è una commedia, che purtroppo quasi sempre finisce in tragedia. Il nulla che ci attanaglia può cominciare ad essere combattuto con una invocazione a NSGC e/o alla Sua Santissima Madre e tutto può vivere davvero e/o tornare a vivere davvero se profondamente e sinceramente siamo mossi dal "non io ma, Cristo in me".

tralcio ha detto...

Estrapolo dalla "preghiera comune" ed in particolare dalla parte dedicata al "pentimento" queste parole:
"... Innanzitutto, l’assemblea deplora il modo in cui anche positive
iniziative di riforma abbiano spesso avuto conseguenze negative involontarie. Quindi riconosce la colpa del passato. Infine confessa la propria connivenza nel perpetuare le divisioni del passato e costruire altri muri oggi".

Fa un po' senso il termine "conseguenze negative involontarie"... E pensare che la Chiesa (cattolica) considera peccato mortale quello commesso con il deliberato consenso e la piena avvertenza in materia grave!
Qui invece, in ottica mondana e legale, sarebbe tutto "colposo".
In più, invece di chiedere perdono a Dio, personalmente e nel sacramento, ci si limita a "deplorare il modo", come un qualsiasi Consiglio Comunale.
Però l'assemblea confessa (a chi? ai giornali?) la propria connivenza nel perpetuare le divisioni e costruire altri muri...
Ma questi muri che cosa sarebbero? La terminologia è presa a prestito dal verbo bergogliano più che dal Verbo Incarnato...

Forse che Gesù costruisse muri anzichè ponti dicendo che molti sono chiamati, ma pochi gli eletti? Che la porta è stretta? Che per qualcuno sarà pianto e stridore di denti?
Forse che Gesù non ha parlato dell'inferno come possibilità della libertà?
Forse che Gesù non ha presentato Satana come sapiente citatore di versetti biblici?
Forse che a Roma attualmente c'è chi è molto più misericordioso di Cristo?
Forse che la Verità è un optional, da non mettere in agenda a beneficio del dialogo?
Gesù ha detto di non essere venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, perchè si convertano: saranno quindi giustificati i peccatori "per principio" e senza conversione?
Se Gesù è una persona viva e presente e non un'idea, un ideale, o un principio, come è possibile rapportarsi a Lui che versa il proprio sangue (per rendere candide le nostre vesti nel sangue dell'Agnello) se al contempo ci sentiamo autorizzati a insozzare con maggior lena (fortiter...) il vestito?
Di che muri parliamo? Forse di quello che c'è sul cuore assai duro (la sclerocardia di chi approva il divorzio...) e in più taggato di scritte oscene o di slogan politici e di vario mondo con i suoi idoli, perciò impuro e che quindi (beatitudini) non può vedere Dio.

Scrive bene don Elia: ci si ritrova insieme a festeggiare la riforma con i suoi doni, ma non si fa l'elenco, visto che probabilmente ci sarebbe poco o nulla da scriverci dentro!

Oggi all'Angelus, il Vescovo di Roma si è implicitamente paragonato a Cristo, alludendo a Lutero come Zaccheo. In questo quadretto ideale sottoscritto è tra i farisei, tra coloro che vedono il peccato, ma non vedrebbero le persone. Diciamola tutta: se forse potrei essere un costruttore di muri, non sono un libero muratore... Le persone le vedo e cerco di voler bene a tutte. Anche Gesù chiamò amico persino Giuda. Ma lo sapeva traditore! E Gesù dice di amare anche i nemici: il primo e miglior modo di amare un nemico è di dirgli la Verità.
Il nemico può diventare amico nel comune interesse e amore per la Verità.
Il compromesso tra mentitori ci tufferebbe tutti nel regno del Nemico comune, falsario e omicida dal principio.
I malati vengono trasformati in sani dalla Presenza Reale, non dall'Ideale Morale...

Alfonso ha detto...

Spero di sbagliarmi, ma ho l'impressione che le recenti minacce a chi tenta di disturbare il sonno di Bergoglio stanno sortendo conseguenze. Non capisco la filippica contro i paladini della conservazione "imbattibili nelle loro argomentazioni tanto serrate quanto dotte". Qualcuno vuole forse sostenere che si fa peccato ad usare al meglio l'intelletto che per sua natura, in quanto dono di Dio, si applica alla conoscenza e cerca di dare ragioni argomentate alla propria fede e difenderla da coloro, i quali pur conoscendo il Dio Cattolico, non lo glorificano nè lo lo confessano?
Ma veramente c'è qualcuno che dotato di intelletto, e che ama usarlo razionalmente, pensa "che ogni evoluzione socio-culturale equivalga ad una degenerazione e che sarebbe sufficiente, per rimediare a tutto, restaurare un sistema politico-ecclesiastico che per la verità, in quella forma ideale, storicamente non è mai esistito?" Un tale Giano bifronte lo vorrei conoscere. Se avessi dovuto fondare le mie convinzioni religiose sulla sola conoscenza della storia della Chiesa dubito assai che mi sarei mai professato cattolico. Lo stesso dicasi per tutto quello che ho potuto conoscere della Chiesa del mio tempo.
Premettendo che non mi identifico per nulla nell'identikit del "neoscolastico estremista", mi permetto di dire che questo riferimento mi ricorda quello che recentemente è stato fatto agli "adoratori di Putin" , che tutti abbiamo inteso come una premessa a successivi ostracismi.
Vorrei poi che mi si dicesse come e dove io possa fremere "di sgomento e desiderio nell’irruzione della presenza divina", per essere acceso dal fuoco della Scrittura o dalla vampa dell’Eucaristia, immergendomi anima e corpo nella sublimità dei riti.
Se è giunto il tempo di separare il grano dal loglio, e non presumendo di essere io il grano, mettendo quindi in debito conto di essere scomunicato come "tradizionalista" antibergogliano, confesso che proprio non mi sento in comunione con molti Pastori, con i quali anzi intendo tenermi ben lontano.
Domine Deus, spero per gratiam tuam remissionem omnium peccatorum.



mic ha detto...

I malati vengono trasformati in sani dalla Presenza Reale, non dall'Ideale Morale...

Anonimo ha detto...

Comunque, visto che ora mancano due giorni e - salvo miracoli - toccheremo quest'ennesimo abisso, in attesa di toccare il fondo definitivamente... La "preghiera comune" verrà chiaramente recitata in alcune chiese. A parte l'ovvio - non aderirvi interiormente - come devono comportarsi i fedeli?

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

Da ciò che fa sembra che Bergoglio disprezzi ampiamente le argomentazioni teologiche ma badi invece molto concretamente al fine di sbaraccare definitivamente la Chiesa Cattolica per quanto è stata per secoli e che parimenti disprezza. Cosa peraltro già avvenuta o comunque in atto di compiersi.
Miles

marius ha detto...

"Si potrebbero avere maggiori ragguagli, magari con l'indicazione di qualche autore?"

Sottoscrivo.

Infatti "il primo e miglior modo di amare un nemico (e un amico) è di dirgli la Verità.
Il nemico può diventare amico nel comune interesse e amore per la Verità."

A che pro sparar nel mucchio?

irina ha detto...

@...i malati vengono trasformati in sani dalla Presenza Reale, non dall'Ideale Morale...

Più volte mi son chiesta se la santa Messa non fosse anche un esorcismo, a volte infatti uscendo, dopo confessione, Santa Messa e Comunione, avevo pensieri peggiori di quelli con cui ero entrata, pensieri che, fatti pochi passi, scomparivano. Recentemente ne ho avuto conferma osservando una persona disturbata, entrata a Santa Messa iniziata, vestita poveramente,in modo disordinato e sporco. Si spostava tra le panche, si fermava, si sedeva, facendo spesso il vuoto intorno; rispondeva correttamente anche se in modo veloce ed ad alta voce. Al momento della Comunione era davanti all'altare da sola, quando il sacerdote era ancora raccolto in preghiera. Fu la prima persona a prendere la Santa Ostia, voltatosi un urlo, un suono gutturale dal profondo, poi in silenzio è uscito.
Questo posso confermare per esperienza personale e per averlo osservato,in maniera evidente, in altri.

Josh ha detto...

riprendo anche io, mic e tralcio, la veritiera frase:

"I malati vengono trasformati in sani dalla Presenza Reale, non dall'Ideale Morale..."

Vero.

E per giunta, l'Ideale Morale è già stato proclamato, da omissis, troppo alto, troppo iperuranico, irraggiungibile...c'è troppo invisibile, troppo arcano (...)

come se i Comandamenti fossero pesi troppo gravosi, legge impraticabile (aggiungendo un'altra eresia al nutrito lotto)

Gederson ha detto...

Don Elia,

Il piano di fondo del Concilio Vaticano II è stata la lotta tra Nouvelle Thèologie e Neoscolastica. In questo senso il proprio Concilio è stato una rottura con il magistero
pre conciliare che da Leone XIII a Pio XII ha promosso la neoscolastica. Infatti non esiste un sistema teológico perfetto, ma esiste sistema teologici e filosofi sicuri, questa è la ragione della promozione da parte dal magistero. Solo per ricordare qualcuni documenti:

Aeterni Patris, Leone XIII;
Doctoris Angelici e 24 tesi del tomismo, S. Pio X;
Studiorum Dulcem, Pio XI.

Davanti alla promozione del magistero della Chiesa alla neoscolastica, da Leone XIII a Pio XII, me sembra che ha bisogno una chiariazione sulla sua critica alla neoscolastica. Se non fare possiamo pensare che la sua critica è anche contro il magistero che ha promosso questa teologia. Sarà che può fare?

Un caro saluto dal Brasile

P.s.: Le ragioni della promozione della neoscolastica può essere letta in questi commenti della revista La Civiltà Cattolica (1879) alla Aeterni Patris di Papa Leone XIII:

LA REGOLA FILOSOFICA DI SUA SANTITÀ LEONE P. P. XIII. PROPOSTA NELLA ENCICLICA AETERNI PATRIS (I)
http://progettobarruel.comuf.com/novita/16/Cornoldi_Regola_filosofica_Leone_XIII_I.html

LA REGOLA FILOSOFICA DI SUA SANTITÀ LEONE P. P. XIII. PROPOSTA NELLA ENCICLICA AETERNI PATRIS (II)
http://progettobarruel.comuf.com/novita/16/Cornoldi_Regola_filosofica_Leone_XIII_II.html

LA REGOLA FILOSOFICA DI SUA SANTITÀ LEONE P. P. XIII, PROPOSTA NELLA ENCICLICA AETERNI PATRIS (III) [1]
http://progettobarruel.comuf.com/novita/16/Cornoldi_Regola_filosofica_Leone_XIII_III.html

LA REGOLA FILOSOFICA DI SUA SANTITÀ LEONE P. P. XIII. PROPOSTA NELLA ENCICLICA AETERNI PATRIS (IV) [1]
http://progettobarruel.comuf.com/novita/16/Cornoldi_Regola_filosofica_Leone_XIII_IV.html

Gederson ha detto...

P.s2.: Il problema che Leone XIII voglie dare soluzione me sembra essere lo stesso di oggi, come se può leggere:

"Al tempo della quarta crociata, gli eserciti latini circondavano Costantinopoli dalla parte di terra; in quella parte che si specchia nel Bosforo combattevala l'armata veneziana. Grande era il valore di quegli eserciti: ma perchè non coordinato sapientemente da un abile duce, si stremava in vani attacchi; schiere d'eroi irrompevano contro le mura della greca città e s'infrangevano come onde frementi contro immobile rupe. La battaglia cangiò d'aspetto quando Enrico Dandolo, pressochè ottuagenario, Doge e condottiero dell'armata navale, montato in poppa della capitana, arringò i suoi e loro intimò la maniera che subito doveano tutti tenere nell'assaltare la città. Alla voce del valoroso vegliardo, tutte le navi veneziane accostaronsi alle mura e in un baleno, per usare la parola dello storico di Innocenzo III, in un baleno sbarcati i prodi conquistarono venticinque torri e sopra piantatavi la veneta bandiera, entrarono vincitori in Costantinopoli. Tant'è! Se la prudente ed opportuna parola di esperto capitano non incentri in unità di azione le forze tutte dei combattenti, queste disperdonsi, la guerra si prolunga, la baldanza dei nemici aumenta, diminuisce la speranza della vittoria, o almeno questa non si può vedere che in lontananza.

Così avviene nel caso nostro. La guerra tra la verità e l'errore e conseguentemente tra il bene ed il male è antichissima quanto la Chiesa che quaggiù è militante di sua natura. Ma questa guerra, dopo la così detta riforma protestantica, diventò più accanita e feroce, e a' nostri giorni si è fatta universalissima e ferocissima. Possiamo ben dire che filosofi e teologi cattolici, i quali sono la eletta milizia della Chiesa Romana, hanno e con la voce e con la penna costantemente combattuto e che valorosamente combattono. Ma quel sapientissimo Pontefice Leone XIII, che, in tempi cotanto agitati, regge con mano fermissima il timone della mistica nave, avvisò che sparpagliavansi alquanto le nostre forze e che perciò, dall'un lato il nostro valore non era coronato sempre di lieto successo, e dall'altro la baldanza dei nemici di Dio e della Chiesa insolentiva così spudoratamente, da cantare vittoria ed affermare che la scienza avea, a dì nostri, demoliti i fondamentali principii della religione rivelata e, nel campo del diritto, ruinata la Chiesa stessa. Egli, con acutissimo sguardo, conobbe ancora che la strategia dei nostri avversarii, al presente, consiste specialmente nel togliere alla società la vera filosofia e nel sostituirvi quale si sia falsa, pur che si opponga alla fede. Per la qual cosa ad incentrare i dotti cattolici in una comune azione e dare con ciò unità ed efficacia maggiore alla lotta che per la verità sostengono, ed insieme a spezzare in mano agli avversarii le armi loro, in una Enciclica diretta a tutti i Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi della Chiesa determinò quella che possiam dire Regola Filosofica, da seguirsi nelle scuole cattoliche. Questa Regola Filosofica è della massima importanza: come tale è riconosciuta da tutti; da moltissimi pregiata; da pochissimi contradetta; dai sinceri cattolici e dai veri sapienti venerata ed accolta con vero gaudio. Noi non possiamo dispensarci dal considerarla alquanto, comechè ci confessiamo incapaci di farlo con quella dignità che dall'indole dell'Apostolico dottissimo documento è richiesta. Supplichiamo umilmente il Sommo Pontefice, la cui bontà eguaglia la sapienza, che benignamente voglia perdonarci non solo tutto ciò che nel nostro scritto male risponderà a' suoi desiderii, ma eziandio quello che innanzi all'acuto sguardo della sua mente parrà inesatto".

Che propone lei come soluzione?

Gederson ha detto...

Il filosofo Augusto del Noce parla sul Papa Leone XIII nel testo "Il Marxismo de Gramsci e la religione":

"Penso infatti che la coerenza del pensiero gramsciano sia tale da illuminare a contrario il senso della rinascita tomista promossa da Papa Leone XIII e tuttora in corso di elaborazione. Pensiamo al tema dei praeambula fidei. Che altro significa se non che l'accoglimento delle verità di fede presuppone una certa metafisica, una concezione dei princìpi primi sul reale, che è già presente nel senso comune e che il filosofo rende esplicita e difende?"

E:

"Ciò riporta a un tema che meriterebbe ampio svolgimento; quello che ravvisa nella storia del nostro secolo la lotta tra le concezioni generali della storia, inscindibilmente filosofiche e politiche, che erano già state proposte nell'Ottocento; aggiungendo che, mi si perdoni il bisticcio, la debolezza dei cattolici sta proprio nel non aver coscienza della forza di quella che essi avevano avanzato, e che, dopo lunga incubazione, trovò espressione nella rinascita cattolica promossa dal Pontefice Leone XIII, e iniziata con l'enciclica Aeterni Patris, nel 1879. Quanto poco i cattolici siano consapevoli di questa loro forza lo ha mostrato Gilson nel suo bellissimo libro Le philosophe et la théologie del 1960, osservando che se si leggono le principali encicliche di Leone XIII nell'ordine logico e non cronologico in cui egli stesso le ha disposte, in occasione del venticinquesimo anniversario della sua elezione al pontificato, ci si accorge che "Leone XIII prende posto nella storia della Chiesa come il più grande filosofo cristiano del secolo XIX e uno dei più grandi di tutti i tempi", aggiungendo come sia curioso che "così pochi tra i nostri contemporanei, dico tra i cattolici, sembrino aver coscienza di questo fatto". I cattolici hanno infatti dimostrato di essersi accorti assai poco del carattere organico dell'opera leoniana. I vecchi politici cattolici leggevano la Rerum novarum come se fosse isolabile dall'insieme del Corpus Leonianum; coerentemente i nuovi, portando alle conseguenze ultime il difetto di questa linea, hanno del tutto trascurato di leggerla. Ora, la rinascita cattolica deve essere, secondo il pensiero di Leone XIII, inscindibilmente religiosa, filosofica e politica; 'politica', perché richiesta come necessaria per la salvezza anche temporale della società umana, ma questa politica deve appoggiarsi su una filosofia che sia a sua volta preambolo della fede. È avvenuto che l'unità di filosofia e di politica sia stata sentita perfettamente dai marxisti, e stia in ciò la loro forza; mentre non è stata sinora avvertita, se non in minima parte, dai cattolici". http://www.totustuustools.net/pvalori/delnoce_gramsci.htm

Anonimo ha detto...

Solo un breve brano dall'Enciclica Aeterni Patris del Santo Padre Leone XIII:

«Se alcuno affisi l'animo nell'acerbità dei nostri tempi e comprenda bene la ragione di ciò che in pubblico e in privato si va operando, discoprirà certamente che la causa feconda dei mali che ci affliggono e di quelli che ci sovrastano, è riposta nelle ree dottrine che intorno alle cose divine ed umane uscirono dapprima dalle scuole dei filosofi, e si insinuarono poi in tutti gli ordini della società, accoltevi a comune suffragio da moltissimi. Imperocchè essendo all'uomo naturalmente insito che egli nell'operare segua la ragione qual duce, se avvenga che l'intelletto pecchi in alcuna cosa, facilmente dà in fallo anche la volontà; e così accade che le erronee opinioni, le quali nell'intelligenza hanno la sede, influiscano nelle azioni umane e le pervertano. Al contrario se la mente degli uomini sarà sana e poggerà sopra solidi e veri principii, frutterà sicuramente larga copia di beneficii a pubblico e privato vantaggio.»

Il blog "scure di Elia" è forte nella pars destruens, ma nullo nella pars construens: ciò è tipico dei conservatori conciliari, che sminuiscono l'intelletto umano mentre conferiscono grande importanza ad una religiosità sentimentaloide che loro chiamano erroneamente "mistica"; ecco come ne parla la Civiltà cattolica:

«La fede «emozionale», e la coscienza «autonoma» sono i due capisaldi del modernismo: e come tali ci tornarono spesso innanzi quasi ad ogni passo, nella rapida corsa attraverso alle svariate e molteplici manifestazioni della nuova eresia. Col nuovo concetto di fede si esclude o si attenua l'adesione dell'intelletto; si ritiene e si esagera quella del sentimento, nominatamente della fiducia, della unione, ossia della più intima esperienza di Dio. Con la nozione poi dell'autonomia della coscienza si esclude o si deprime ogni norma e legge esteriore, come di autorità dottrinale, così di autorità disciplinare e precettiva, ogni regola esterna insomma.

Ora questi due principii segnatamente si veggono infiltrarsi, con più o meno di audacia, camuffati sotto alte parole mistiche e accenti sublimi di spiritualità trascendente, nella nuova scuola, anzi pure in libri ascetici scritti forse con le migliori intenzioni, ma troppo coloriti a modernità di un misticismo che gonfia le povere anime, non le nutre; che le illude, non le illumina.» ("Il modernismo ascetico", da: La Civiltà Cattolica, anno 59° vol. 2, Roma 1908, pag. 385-402.

Vincenzo

Anonimo ha detto...

In soldoni: il vero mistico sa cosa sia la volontà (potenza cieca, "l'automobile"), l'intelletto (il "guidatore dell'automobile") e i sani principii filosofico/teologici di san Tommaso (gli "occhiali" ovvero i sani princìpi teologico/filosofici e il "codice della strada" ovvero la sana logica tomista); sa che la fantasia e il sentimento, disordinati e mossi dalle passioni, sono di per sé inaffidabili, e quanto possa essere il loro influsso sulla volontà se mancano sani e sodi princìpi intellettuali (codice della strada); chi farebbe guidare un autista cieco (cioè un intelletto privo di princìpi che si fa guidare dalla sola cieca volontà)?

"Don Elia" dice di sé sul suo blog: «Per grazia di Dio, sono sacerdote dal 1995 e dottore in teologia da quest’anno; ... A dispetto di quanto si potrebbe credere, non provengo da un ambiente tradizionalista: piuttosto il contrario. Vent’anni di esperienza pastorale, ...»

Si vede, ahinoi, si vede. E mi dispiace.

Vincenzo

irina ha detto...

@...non dall'Ideale morale

mi è tornata in mente un'argomentazione di Don Giussani, il quale parlava della corruzione della moralità in moralismo; quest'ultimo veniva definito come una sorta di eresia, in quanto privilegia una parte a scapito del tutto.Di contro nel cristiano, consapevole dei propri limiti e della realtà, a cui appartiene,più grande di sè, la moralità accorda il particolare col tutto.
(Luigi Giussani, Scuola di Religione,SEI,2007)

Un tempo l'ideale, in sè,era ben visto in quanto sprone ad egregie cose,oggi però in questo processo infinito mistificatorio anche l'ideale onesto è stato sostituito da mille ideali disonesti con i quali si sono riempiti le menti ed i cuori delle moltitudini.

irina ha detto...

Blondet: Sì, il terremoto E' punizione divina.

Anonimo ha detto...

Siamo trasformati dalla Presenza Reale e non dall'Ideale Morale. Frase falsa o ambigua a essere buoni,in quanto la Presenza è Ideale, certamente non moralismo, ma Gesù Presenza Reale è Ideale Morale. Concordo con i commenti in specie di Irina,Gederson,Vincenzo. L'articolo è interessante proprio perché è una bomba. Può essere stato scritto solo da una mentalità modernista. Aristotele non è un fossile ma una mente aperta al vero a cui la scolastica si rifece.San Tommaso è un gigante a cui il modernismo o neo conciliare non fa manco l'occhiolino: se io cerco la verità la trovo integra in lui mentre la trovo annaffiata di idee spurie nei documenti ultimi conciliari, questo detto da un fedele qualunque.
Riguardo alla litigiosità spezzo un'ulteriore lama: S Caterina e S Vincenzo ritenevano (e difendevano) 2 papi diversi, non fa riflettere? MANCA l'AUTORITà UNA, UNICA, promessa dallo stesso GESU'.Se si esce dalla comunione ecclesiale si è in pericolo, scrive don Elia? Quale comunione ecclesiale? Quella con un apostata? Quella con uno che ha messo la statua di Lutero nei giorni scorsi in Vaticano? Quello che festeggia la riforma come scrive Scalfari tanto per chiarici la dottrina? Ci mancava appunto un'ultimo chiarimento sulla dottrina da parte dell'ateo Scalfari nel duetto begogliano, ma è puntualmente arrivato. E' questa la comunione ecclesiale , con Scalfari Bergoglio Lutero?

Anonimo ha detto...


@ La Vera filosofia e la regola filosofica per attuarla

Molto giustamente, ci ricorda Gederson Falcometa, i Papi hanno indicato nel tomismo la "regola filosofica" piu' adeguata per comprendere la realta'. Piu' adeguata perche' san Tommaso riprende e sviluppa dal pensiero classico i principi logici fondamentali del ragionare e discorrere. Sviluppando ed ordinando elementi gia' in Platone, Aristotele aveva messo in luce le strutture fondamentale del nostro pensiero, quelle che vengono usate, anche senza saperlo, da ognuno di noi nella vita di tutti i giorni, a cominciare dal principio di causalita' e da quello di non contraddizione. Il pensiero di san Tommaso appare percio' solidamente fondato sul senso comune e la recta ratio che Dio ha posto in ciascuno di noi. Gia' ai suoi tempi il pensiero classico greco doveva combattere contro le correnti materialistiche e quelle irrazionali, rappresentate dai cinici, dagli scettici di ogni tipo, dal nichilismo che affiora nel "metodo" della sofistica. Pensiamo alla critica dissolvente esercitata dallo scetticismo antico, a partire da Pirrone (c.a 360-275 a. C.).
Questa contrapposizione e' riapparsa con il pensiero moderno, con i nuovi scettici (Montaigne, etc.). Si rivaluta Pirrone. La recta ratio e' attaccata anche dai nominalisti, sviluppatisi all'interno del pensiero scolastico, che sono volontaristi in politica e teologia (e qualcuno ha sottolineato come, da una concezione del tutto volontaristica di Dio, si sia sviluppato il predestinazionismo eretico di un Lutero e di un Calvino, eretico perche' ammette la predestinazione alla dannazione invece che alla sola Gloria).
Ma dove sta la difficolta' principale nel seguire oggi la "regola filosofica" di ispirazione aristotelico-tomistico proposta dai Papi? A mio avviso, sta in questo: nel fatto che le filosofie avverse (scettiche, materialiste, irrazionali, nichiliste) riescono ad appoggiarsi alla scienza, cosa che in passato impossibile. La scienza, dal darwinismo alla fisica einsteiniana, avrebbe dimostrato che le verita' proclamate dalla Rivelazione cristiana (Antico e Nuovo testamento) non sono credibili. Questa fede nella scienza ha permesso la fabbricazione di veri e propri falsi, come quello che la scienza avrebbe dimostrato esser le tendenze omo del tutto naturali (vedi il saggio di V. Aardweg, del quale si e' parlato su questo blog). La scienza non ha dimostrato un bel niente, in questo campo e non solo.
Sulla base dell'Angelico parliamo di "materia" e "forma" e ti ribattono, con la fisica attuale, che la materia non esiste, e' solo un coagularsi, per cosi' dire, di energia: non esistono fatti o cose ma solo eventi. La scienza sembra aver adottato il motto di Nietzsche: non esistono fatti ma solo interpretazioni (cito a memoria).
Conclusione: allora e' sbagliato ricorrere ad Arist. e all'Angelico? No. E' forse sbagliato il modo di usarli, nel senso che il loro metodo, la loro impostazione realistica, deve esser usata per attaccare lo scientismo dominante nei suoi stessi fondamenti, che sono quelli delle supposte certezze assolute della scienza moderna. Verso la quale, al contrario, la cultura cattolica attuale mostra un impressionante e ingiustificato complesso di inferiorita'. PP

Anonimo ha detto...

http://www.radiospada.org/2015/07/biritualismo-lattuale-avversario-della-messa-tradizionale/

tralcio ha detto...

Premesso che non ho la preparazione di molti che leggono e scrivono qui, non ho remore ad ammettere che la frase sulla Presenza Reale e l'Ideale Morale può prestarsi all'ambiguità e tende a soddisfare più l'effetto della battuta che l'effettività del suo significato.
Volevo semplicemente affermare che Dio non è un'idea e che nel Sacramento Gesù presente agisce davvero, non solo in funzione di ciò che ne pensiamo noi, dei nostri valori e degli ideali.

Certo che il cristianesimo fonda anche una morale, ma Cristo non si limita ad una morale.
Certo che la Parola di Dio si presenta anche tramite la Scrittura, ma la sacra Scrittura non esaurisce la Parola di Dio e il cristianesimo non è una religione del libro.
L'eccedenza del divino su ciò che si risolve unicamente nell'umano è pari alla trascendenza che eccede l'immanenza, allo spirito che eccede la materia, all'esperienza mistica (e comunque sensibile) che eccede ciò che i sensi vorrebbero ridurre ai metri delle scienze sperimentali.
Di fronte alle misure umane, Dio non è misurabile, è incommensurabile.
Di fronte alle leggi scientifiche, Dio è "miracoloso", inspiegabile e ineffabile.
La trasformazione operata da Dio è nella sostanza, mentre gli accidenti paiono gli stessi.
Che cosa può opporre lo scientismo modernista a questa realtà sperimentabile?
Solo lo scetticismo e la superba pretesa di considerare "vero" ciò che è al più un'ipotesi.

Lo possiamo vedere nelle teorie sulla natura, su certe tendenze, sulla specie e l'evoluzione, persino sulla cosmologia, rimpallando ciò che crediamo di toccare in un balletto tra la materia e l'energia, fino a ridurre l'amore all'interno della biochimica delle neuroscienze e la fede dalla biochimica in un banalissimo ambito psicologico, proiezione psichica a contatto e in dialogo con i sensi, ma deprivata di ogni spirito che rende immortale l'anima e distingua l'essere umano creato da Dio da altre specie distintesi solo in base all'adattamento e alla selezione naturale...
In fondo la realtà per questi scienziati è solo la nostra interpretazione. La verità non esiste e ce la diamo noi, a colpi di maggioranza, soldi, spade od ordigni nucleari.

L'osservazione ragionata delle cose invece, è capace di distinguere gli idoli vani, di riconoscere le ideologie, le caricature del vero e le riduzioni a schema.
In questo senso il tomismo ha ancora molto da dire e da dare ai figli dei lumi finiti lontano dalla vera luce e precipitati nell'artificiosità di fuochi di paglia, petardi e zucche vuote con dentro le candeline. I figli dei lumi precipitati nella voglia di ghigliottina, nella brama di idoli, nella legittimazione del vizio e privi della via di uscita, che può essere solo esterna alla volontà malata che si vanta di esserlo e di starci.

Siamo concittadini della disperazione di chi è sopraffatto dalle scosse della terra, dalle menzogne di chi detiene le leve del diodanaro, semplicemente da qualche cellula impazzita che non lascia scampo o da uomini impazziti e armati che uccidono crudelmente chi non conoscono. Siamo disperati, ma crediamo alle scienze umane, avendo cessato di credere a un Creatore e a un Redentore, che pure ha disseminato la storia di evidenze. Siamo abbandonati persino dalla desistenza di chi ha ricevuto per vocazione l'annuncio di tale evidenza.

Perciò la Sua Presenza Reale è la sola trasformazione che può sanare. Non perchè non vi sia una morale, non perchè non vi sia un ideale, ma perchè nessuno pensi che sia "nostro"...

irina ha detto...

Una sola volta partecipai ad una conferenza di fisica,non chiedetemi quale fisica perchè non era per me importante, visto che l'ignoro tutta. Il relatore parlava e scriveva formule sulla lavagna e spiegava le formule scritte, parentesi comprese. Stavo attenta, tanto per imprimere, capire almeno i contorni lontani, quelli generali. Non capii neanche quelli, capii invece quello che in genere, cioè generalmente, quasi sempre, dicevano le parentesi. Queste parentesi, tutte, ognuna a formula sua (leggi modo suo), dicevano di qualcosa di non conosciuto,di non padroneggiato ancora ma, ridotto, supposto conosciuto, padroneggiato, piegato alla comprensione che se ne aveva al momento. Così le formule tornavano tutte al risultato voluto. Ancora una volta mi tornò alla mente Santa Ildegarda,e con lei chissà quanti altri, che conoscevano la natura, minerale, vegetale, animale, la padroneggiavano, la curavano, se ne curavano e con essa si curavano senza averne piegato la comprensione solo, in modo particolare, a formule.Ne avevano una conoscenza viva. Ora noi conosciamo tutto smontandolo,facendo l'anatomia di tutto cioè lavoriamo su ciò che è morto. Quella conoscenza di Santa Ildegarda l'abbiamo dimenticata se non irrisa. Ritengo che le due dovrebbero andare a braccetto per e con amore verso il Creatore che ci ha posto nelle condizioni di addentrarci nella conoscenza del creato in modo completo,con umiltà e gratitudine.Questo vale anche nella religione cattolica che è il punto più alto della conoscenza, a ben vedere. Non so chi ha detto che la filosofia dell'Occidente è una glossa a Platone. Punti di vista. Ma questo punto di vista ci dice che i grandi filosofi non sono merce da supermercato. Ne nasce uno ogni bel po'di tempo. Ora che sono vecchia posso con tutta serenità dire che, se conoscessi la decima parte della Bibbia e la decima parte della Somma contro i Gentili, mi sentirei alfabetizzata. Come non ci si deve vergognare dei propri genitori ed avi, primo perchè senza di loro non saremmo qui, secondo perchè loro hanno conservato qualcosa per noi di cui noi ancora ci nutriamo oggi. E questo in tutti i sensi anche,in modo particolare, non materiali.I loro errori ci aiutano, a non sbagliare più se, lo vogliamo. Tutta questa tiritera per dire che non dobbiamo correre avanti, chissà dove, dobbiamo invece non buttare al vento la nostra eredità ma passarla arricchita ai nostri figli.Arricchita della nostra conoscenza di essa, diventata loro conoscenza, consapevolezza, amore.

Anonimo ha detto...

Il link indicato da mic rinvia a testo troncato, non al TESTO COMPLETO e ufficiale della liturgia comune a Lund che indico qui:
https://www.lutheranworld.org/content/resource-joint-common-prayer-lutheran-catholic-common-commemoration-reformation-2017
da qui si può aprire il PDF in inglese, spagnolo, francese, tedesco
Antonio V.

Luisa ha detto...

Un missionario in Tibet scrive al papa:

http://www.marcotosatti.com/2016/10/31/missionario-in-tibet-al-papa-proselitismo-mi-hai-mandato-qui-a-convertire-pagani-eretici-scismatici/

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore Gederson, Vincenzo, PP
Condivido pienamente.

E' veramente difficile disintossicarsi dall'insidiosissimo e velenosissimo modernismo. Mi é molto dispiacito leggere il post ieri sera.

Anna

mic ha detto...

Perciò la Sua Presenza Reale è la sola trasformazione che può sanare. Non perchè non vi sia una morale, non perchè non vi sia un ideale, ma perchè nessuno pensi che sia "nostro"...

mic ha detto...

Grazie a tutti perché ci siete con la vostra attenta partecipazione e per i sentiti e nutrienti contributi !
Ora attendiamo quel che ne dirà don Elia.

Antonio A. ha detto...

Assecondando l'esortazione di don Elia, il quale evidenzia che «molti Pastori non sono più affidabili, anzi hanno spesso bisogno di farsi redarguire dai fedeli», mi limito, molto più opportunamente, a sottolineare certi passaggi che da lettore, prima ancora che da fedele, non mi hanno del tutto persuaso. E per farlo mi accodo all'interessante intervento di Alfonso (30 ottobre, ore 20.23), che a sua volta integra degli appunti su cui non si può glissare così tanto alla leggera. Leggo spesso, e con partecipazione, gli interventi di don Elia, al quale però stavolta manca quell'incisività e quella chiarezza che lo hanno contraddistinto in altre occasioni.

Trovo limitante anche solo l'impressione che San Tommaso trovasse "perfetto" il proprio sistema, il suo inesausto lavoro; limitante oltre che errato. Fosse stato un altro l'autore di un'affermazione così infelice già in premessa, sarei passato oltre, registrando l'ennesima cantonata da parte di chi l'Aquinate dice di conoscerlo quando invece lo ha magari bazzicato attraverso i suoi detrattori. San Tommaso invece, sul finire del suo percorso, a seguito di una di quelle esperienze mistiche per cui non è certo passato alla Storia, ebbe a dire che tutto ciò che aveva scritto era nulla in confronto a ciò che aveva visto; da allora, infatti, posò la penna per non più riprenderla e si ritirò fino alla sua Confessione finale (la stessa di un bambino di cinque anni, come ebbe a dire il suo confessore).

Si tratta dello stesso San Tommaso al quale Cristo Crocifisso stesso ebbe a confermare: «Hai scritto bene di me, Tommaso», allorché il nostro si attardò col suo pensiero su un argomento ostico come l'Eucaristia. Uno perciò che aveva tutti i crediti per poter affermare senza remore la superiorità del proprio pensiero rispetto a tutti gli altri, cosa che invece non ha mai fatto, né è lecito pensare abbia mai creduto, quantomeno non nei termini evocati. I sistemi di pensiero, quando solidi e degni di essere presi in considerazione, sono sempre risposte a stimoli che l'epoca offre o ai quali costringe, anche nei casi più deprecabili; in questo senso un certo relativismo s'impone da sé, poiché laddove in un dato momento una soluzione a certi problemi pare appropriata, successivamente la stessa potrebbe benissimo sembrare assurda. Ma qui non si parla di Politica, bensì di Teologia, scienza che ha che vedere con l'Eterno, perciò a priori e strutturalmente imperfetta. E come potrebbe essere diversamente? Teorizzare “dal di fuori” circa l'Eternità, come possiamo limitarci a fare noi mortali, mi pare di per sé sufficiente a provare l'impossibilità di qualunque sistema che voglia dirsi "definitivo".

(continua)

Antonio A. ha detto...

(continua)

Altro è però giungere all'affrettata ed illogica conclusione che dirsi tomisti equivalga ad essere impermeabili a qualunque forma di innovazione. Un nesso totalmente artefatto, che non trova corrispondenza alcuna con la realtà. Au contraire, il Tomismo, di per sé effettivamente (ed aggiungo, inevitabilmente) assertivo, consegna tutti gli strumenti necessari per confrontarsi con qualunque tematica, anche quella all'apparenza più aliena al contesto e al brodo in cui tale sistema è macerato. Non ho motivo di dubitare di coloro che all'epoca rilevarono delle difficoltà, dei limiti nella percezione di un Tomismo totalizzante ed inutilmente rigido; diverso è far consistere tale esigenza in una falla o serie di falle, processo, questo sì, quantomeno discutibile.

Inestricabile è l'intrecciarsi di elementi umani a quelli divini nel lavoro di San Tommaso, che parte dalla realtà delle cose, ergo propone un approccio che, anche laddove tratta argomenti quintessenzialmente trascendenti, il tutto si riversa come un fiume in piena sulla quotidianità, sui risvolti oserei dire pratici di certe sue conclusioni. Cambiando i tempi, mutando le epoche, cambiano forse pure i modi mediante cui si manifestano tali (inestricabili, ripeto) connessioni tra una dimensione (Eterno) e l'altra (spazio-tempo), non certo per il mutare delle dinamiche che afferiscono strettamente la prima delle due, queste sì immutabili.

Anche sulle eterne si vuole riconoscere un margine d'errore? Bene, lo si faccia pure. Purché però ci si ingegni a provare errati i ragionamenti ai quali perviene l'Aquinate (errati… non basta dire «inattuali»), e per farlo l'unica è costruire un sistema altrettanto solido, coerente e profondo. Le mezze verità, gli arzigogoli linguistici e/o logici di buona parte della Teologia post-tomista si sono dimostrati insufficienti a tal proposito, anche laddove si è segnalata per una certa brillantezza quanto a certe intuizioni. Il punto però è che si tratta di concetti isolati, addirittura notevoli se presi a sé stante, ma oltremodo fragili nel loro insieme, o perché semplicemente certi teologi non ce la fanno, oppure peggio, per malcelato odio nei riguardi di uno schema così limpido e cristallino come quello edificato da San Tommaso. Che poi, volendo fare un discorso molto più terra-terra, ci sarà un motivo se per circa 800 anni ha tenuto così bene? O anche all'interno della Chiesa si crede ciecamente ad un'Istituzione oscurantista, nemica del progresso (quello vero) quindi dell'uomo, fatta solo di arrivisti e malfattori? Domanda retorica.

Antonio A. ha detto...

(continua)

Forse che alcuni uomini di Chiesa, nel corso dei secoli, abbiano creduto che il Tomismo rappresentasse la parola fine sulla Teologia per via della sua innegabile solidità? Può darsi, e forse è con costoro che Don Elia si scaglia. Ma mi pare che una simile eventualità finisca col ritorcersi contro lo stesso sacerdote, che in tal caso si farebbe portavoce di una critica che andava bene, semmai, 70, 100 anni fa. Oggi chi si accosta al pensiero di San Tommaso d'Aquino ha avuto accesso ad una sconfinata mole di filosofi, correnti, teorie, che magari per lungo o breve tempo ha creduto non solo valide bensì le più valide. Perché tacciare allora degli anonimi contemporanei di ristrettezza mentale se questi, con più o meno cognizione di causa, trova nel Tomismo il miglior mezzo per leggere la realtà che abbiamo sotto gli occhi nonché quella superiore?

Un simile equivoco, frutto di un errato ragionamento, è comprensibile in coloro che la ragione l'hanno messa da parte per mero tornaconto ideologico. Ma poiché non intendo rientrare in quest'ultima categoria, riconosco più che volentieri il beneficio del dubbio a Don Elia, sebbene non possa esimermi dal commentare certe sue conclusioni con perplessità, poiché la loro stessa debolezza presta il fianco a critiche del tipo sin qui espresso. Si cominci per esempio col dismettere le etichette, alle quali l'autore ricorre con disinvoltura malgrado egli stesso faccia notare «che su molti e importanti dettagli i suoi difensori sono spesso in disaccordo persino fra loro, accanendosi in accese diatribe senza via d’uscita», affermazione con la quale non si può che essere d'accordo. Si perda perciò questa cattiva abitudine di valutare un fenomeno partendo dall'errato assunto che sia omogeneo quando invece oramai è profondamente eterogeneo; piaccia o meno, vuoi per carenza di buoni maestri, vuoi perché grazie ad internet siamo tutti un po' più arroganti, non tutti traiamo le medesime conclusioni dal medesimo testo. Che una presunta maggioranza, poi, si segnali per certi connotati in comune significa poco: oggi più che mai le analogie sono incidentali e molto spesso non celano nient'altro se non casuali coincidenze, non rappresentando di certo elementi sufficienti a far rientrare due o più persone nella stessa categoria.

Questo significa non aver ancora compreso la contemporaneità, il mondo che è nato con l'avvento e successiva diffusione della rete prima e poi dei social. Don Elia, consapevolmente o meno, affronta il complesso e tutt'altro che accessibile mondo cattolico di oggi servendosi di strumenti inadatti, facendo ricorso a logiche stantie, non so per quale motivo mascherate di buon senso (che non hanno, mi spiace). A conti fatti, né più né meno di quanto non si abbia già modo di sentire da decenni (ed in questi ultimi anni in special modo) da un qualunque pulpito di una qualunque Chiesa. Eppure tutto ciò non mi consente di poter declassare il nostro con l'infamante qualifica di «modernista», quasi a voler squalificare la sua persona prima ancora che le sue tesi; né una presunta affinità con quanto molti altri sacerdoti vanno affermando è prova di un'affinità totale con una corrente di pensiero, prevalente o meno che sia. In altre parole, no, Don Elia, nessuno le dà del «modernista» (ma neanche del «tradizionalista», se è per questo). Solo, stavolta c'è il rischio che non c'abbia visto giusto. Non del tutto almeno.

P.S. Chiedo venia per la lunghezza, abbiate pazienza.

Anonimo ha detto...

In attesa della risposta di Don Elia, essendo tra coloro che seguono con interesse questo dibattito, ma con non poche difficoltà, chiederei se qualcuno può spiegare in sintesi in cosa consiste questo legame tra "eccessi speculativi della scolastica", "nominalismo" e eretici protestanti:

"Analogamente, gli eccessi speculativi della tarda scolastica degenerarono nel nominalismo, senza il quale un Lutero e un Calvino non si sarebbero mai potuti imporre."

Il nominalismo _credo_ di sapere cosa sia, ma solo per sommi capi. Sempre che lo abbia capito bene.

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

Un vescovo di Roma, che non rappresenta più tutti i cattolici, incontra i luterani della Federazione mondiale, che non rappresentano tutti i luterani, soprattutto in Germania: molti, come qualcuno (forse RR?) ha già scritto, si sono fusi con i riformati" (calvinisti), formando "chiesuole" che non aderiscono alla Federazione mondiale.

Si veda la differenza fra l'elenco delle comunità luterane(-evangeliche) tedesche nei vari Laender e l'elenco delle comunità della Federazione rispettivamente in
http://www.ekd.de/english/regional_churches.html(20 comunità)
oppure https://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89glise_%C3%A9vang%C3%A9lique_en_Allemagne#Les_membres_actuels_de_l.27EKD

e, dall'altra parte,
https://www.lutheranworld.org/country/germany (11 comunità)
https://fr.wikipedia.org/wiki/F%C3%A9d%C3%A9ration_luth%C3%A9rienne_mondiale

Anonimo ha detto...

La scienza non sarà mai in opposizione a Dio padrone della scienza essendo Creatore . Dio è mistica ma è anche ragione, e la ragione viene prima del sentimento, è dopo aver riconosciuto la Verità ed avervi aderito che subentra la mistica.O ad un'esperienza del sentimento subentra l'intelletto.Sono connessi. Il sentimento è anche animale, non l'intelletto, la ragione. Vorrei ricordare però che nelle consolazioni ci può ingannare facilmente il demonio e che la mistica nelle vie superiori è notte dello spirito, angosciante e non soddisfacente il sentimento, è persino "dubbio" della ragione, basti leggere Santa Teresina "sono seduta al tavolo degli atei e mangio il loro pane". E' prova totale della fede che dopo aver raggiunto con la ragione e il sentimento la Verità si ciba di fede esclusiva, di speranza contro ogni speranza. La prova dell'anima, suprema , come prova pure nei secoli recenti è stata la scienza.Dio prova la fede. Quando la scienza dubita di Dio deve ammettere i propri limiti "per ora non comprendo", vivere di fede. Non insuperbirsi. Certamente è stata una grande prova (e lo dico per esperienza) in quanto se fosse vero l'evoluzionismo (ciò che ormai risulta non vero, sì cioè microevoluzione di adattamento all'ambiente, no macroevoluzione per salti) sarebbe falsa la Bibbia che parla di Creazione.Sarebbe falso Dio? Mi dissi che se anche all'origine ci fossero stati 2 punti che fecero big bang allora quei 2 punti o erano Dio o Dio li aveva fatti e continuavo a credere in Dio e nella Sacra Scrittura . Ammetto comunque che è stata la prova più rischiosa per la mia fede. La prova di amore a Dio nella via razionale e nella via mistica. Dio vuole essere amato. Fidarsi di Lui.

Rr ha detto...

La Verita è Una, la menzogna e l'errore sono molteplici ( credo sia un pensiero metafisico greco, chiedo venia, ma per me quella è l'unica vera filosofia, anche se di 2400 anni fa, i moderni mi sembrano sempre molto confusi e dei gran parolai).
Quindi: una, due, 10, 100, 1000confessioni protestanti, riformate, evangeliche, o come ora han deciso di chiamarsi (ogni tanto si ridanno un nome, per essere sempre politically correct). Ogni giorno in USA si sveglia un mezzo pazzo, mezzo alcolizzato, mezzo puttaniere, e si inventa una sua nuova "confessione" riformata, un'ennesima setta.
Quindi come si può, anche con le migliori intenzioni, star loro dietro, ragionarci insieme, arrivare a Dichiarazioni comuni ? Comuni a chi,
ai luterani svedesi o quelli tedeschi o americani, ognuno con sottili, ma esistenti differenze? O con i calvinisti, gli evangelici, gli anglicani, i presbiteriani, ecc.ecc.?
L'ennesima cazz..ta di un ignorante presuntuso, che attibuisce al mondo intero, alla Chiesa, ai signori, ai ricchi, ai teologi... tutte le sue mancanze, limitazioni, malattie, i suoi "minus".
E che ogni cosa che scrive, o fa scrivere, sembra sempre un'escamotage per aiutare, venir in soccorso, aggiustare, "sanare" un qualche problema religioso, esistenziale, sociale, di qualche amico, parente, conoscente, ecc.
Oh quanto soffrono coloro che non possono comunicarsi insieme con la persona con cui condividono tutto ( il coniuge, il compagno, il concubino ?) !
Ma quanti cattolici sposati con luterani conosce costui? Forse a Baires ce ne saranno un migliaio ( non credo), ma nel mondo ? Quanti
ne conoscete voi ?
Tutto 'sto volemose bene e' infantile, femminile, sentimentale...Tornasse oggi Lutero, prenderebbe a calci da Lund a Wittenberg prima la pastora( dopo averla ,agari "sedotta"). E poi gli altri suoi seguaci e Bergoglio. E farebbe bene. Almeno lui le palle le aveva.

Rr ha detto...

La Verita è Una, la menzogna e l'errore sono molteplici ( credo sia un pensiero metafisico greco, chiedo venia, ma per me quella è l'unica vera filosofia, anche se di 2400 anni fa, i moderni mi sembrano sempre molto confusi e dei gran parolai).
Quindi: una, due, 10, 100, 1000confessioni protestanti, riformate, evangeliche, o come ora han deciso di chiamarsi (ogni tanto si ridanno un nome, per essere sempre politically correct). Ogni giorno in USA si sveglia un mezzo pazzo, mezzo alcolizzato, mezzo puttaniere, e si inventa una sua nuova "confessione" riformata, un'ennesima setta.
Quindi come si può, anche con le migliori intenzioni, star loro dietro, ragionarci insieme, arrivare a Dichiarazioni comuni ? Comuni a chi,
ai luterani svedesi o quelli tedeschi o americani, ognuno con sottili, ma esistenti differenze? O con i calvinisti, gli evangelici, gli anglicani, i presbiteriani, ecc.ecc.?
L'ennesima cazz..ta di un ignorante presuntuso, che attibuisce al mondo intero, alla Chiesa, ai signori, ai ricchi, ai teologi... tutte le sue mancanze, limitazioni, malattie, i suoi "minus".
E che ogni cosa che scrive, o fa scrivere, sembra sempre un'escamotage per aiutare, venir in soccorso, aggiustare, "sanare" un qualche problema religioso, esistenziale, sociale, di qualche amico, parente, conoscente, ecc.
Oh quanto soffrono coloro che non possono comunicarsi insieme con la persona con cui condividono tutto ( il coniuge, il compagno, il concubino ?) !
Ma quanti cattolici sposati con luterani conosce costui? Forse a Baires ce ne saranno un migliaio ( non credo), ma nel mondo ? Quanti
ne conoscete voi ?
Tutto 'sto volemose bene e' infantile, femminile, sentimentale...Tornasse oggi Lutero, prenderebbe a calci da Lund a Wittenberg prima la pastora( dopo averla ,agari "sedotta"). E poi gli altri suoi seguaci e Bergoglio. E farebbe bene. Almeno lui le palle le aveva.

Rr ha detto...

Ma possibile che a S.Marta il terremoto non l'abbiano sentito ?
O ci vuole una scossa 8 Richter e il Cupolone che crolla per farli rinsavire tutti ??

Don Elia ha detto...

Temo che ci sia stato un grave equivoco e me ne scuso per quanto è dipeso da me. Non ho assolutamente nulla né contro san Tommaso né contro la neoscolastica e i Papi che l'hanno sostenuta (sarebbe somma presunzione!), ma mi sembra che un certo modo di usarli possa far perdere di vista il mistero di Dio, ridotto a una funzione del pensiero astratto. Non me la prendo con il passato, ma con chi al presente sfrutta il tomismo per giustificare le proprie scelte, non sempre coerenti con la sana dottrina, che pur pretende di difendere. Per carità non posso fare nomi, ma vorrei mettere in guardia i lettori dal prendere tutto per oro colato, purché sia di matrice tradizionalista. Taluni utilizzano un metodo argomentativo con cui si può svuotare la Parola di Dio e relativizzare perfino la dottrina, senza prendere in seria considerazione quelle obiezioni della cultura contemporanea che meritano ascolto, ciò che invece ha sempre cercato di fare Benedetto XVI, con buona pace di chi lo bolla come modernista tout court e spara a zero su di lui, a cui tanto deve, invece, chi ama la liturgia di sempre.

Anonimo ha detto...

@ Elia P.

A me pare che dal suo articolo emerga chiaramente il rifiuto del tomismo in quanto tale anche perché sono assenti le coordinate di riferimento (nomi, autori), e lei questa impressione me la conferma quando parla di Ratzinger, il quale fu sempre notoriamente antitomista già dai tempi della scuola e incline a teologie basate su kantismo e hegelismo.

Per quanto riguarda gli autori: ci sono stati moltissimi che non comprendendo a fondo san Tommaso (come Rosmini ad esempio) ne hanno distorto il pensiero già prima del conciliabolo, ma i loro errori sono stati palesati e condannati dall'autorità competente; personaggi come Chenu, Congar e successori hanno forse qui e là mantenuto una parvenza esteriore, un guscio di tomismo, ma tomisti veri non sono mai stati (Chenu ad esempio parlava di "esperienza religiosa", tipico marchio del modernista). Dunque non comprendo bene quali siano gli autori tomisti o neotomisti che si possono usare "in un certo modo" per giustificare scelte incoerenti colla sana dottrina, ridurre il mistero di Dio ad una funzione astratta, relativizzare la dottrina, non prendere in seria considerazione le obiezioni della cultura contemporanea che meritano ascolto (?) e come ciò si possa fare. Inoltre mi è parimenti oscuro, al leggere il suo ultimo commento, quali siano gli autori non tomisti che invece non sono incoerenti colla sana dottrina e non relativizzano i dogmi tra i teologi contemporanei: forse Ratzinger, che lei cita? Se lei non approfondisce la sua pars construens e non ci dà i punti di riferimento della sua teologia e della sua filosofia ad essa "ancilla", il suo commento può disgraziatamente parere una furba operazione per smarcarsi nascondendosi dietro Ratzinger liturgista latitudinare, operazione che in certi ambienti può anche riuscire ma con me non funziona; le dirò che, per età e per le vicissitudini della vita, ho una notevole esperienza di entità postconciliari allergiche a circostanziare le proprie affermazioni (oltreché allergiche all'odiato "astrattismo tomista"), modalità queste da cui, se me lo consente, vorrei metter ben in guardia i lettori, e perciò mi scuso con lei per l'insistenza: gli è che, ipnotizzato dalla sua innegabile verve critica, ho sperato che ne potesse uscire qualcosa di autenticamente cattolico. Forse anche di questo mi dovrò scusare?

Vincenzo

Anonimo ha detto...


@ Su Ratzinger "modernista tout court". Uso errato della tradizione.

Alcuni lo ritengono tale, anche se egli sembra in realta'appartenere al filone moderato del modernismo. Criticare alcuni aspetti particolarmente negativi del pensiero attuale, come il "relativismo" dei valori, non e' cosa incompatibile con una visuale che, per altri aspetti, resta "modernista". Che cioe' accoglie determinati concetti essenziali del pensiero moderno non integrabili con il cattolicesimo. La domanda da porre e' la seguente: qual e' il criterio in base al quale accettare o respingere proposizioni del pensiero moderno? Lo stabiliamo sulla base dello aristotelo-tomismo, il criterio, ossia della metafisica classica, per quanto riguarda l'etica e la filosofia? Non sembrano questi i punti di riferimenti di Ratzinger, che ha citato ad esempio piu' volte Martin Buber quale suo maestro, per la "filosofia del dialogo" ed altro: un pensatore frutto dell'ebraismo liberale, a tinta esoterica.
Se sul piano etico Ratzinger ha svolto una critica costante al "relativismo" dominante oggi in Occidente, nello stesso tempo egli sembra condividere la mentalita' genericamente "storicistica" tipica dell'Occidente attuale. Cio' lo si nota, a mio avviso, proprio nel campo della liturgia. Il pur encomiabile "sdoganamento" della Messa OV, sembra egli l'abbia visto non come un ripristino della vera Messa ma come 1. un riconoscimento alla sensibilita' di una parte dei fedeli; 2. Un antidoto alle degenerazioni imperversanti nella Messa NO; 3. Un mezzo per favorire un eventuale miglioramento del rito NO mediante possibili reciproche integrazioni, in nome di una concezione "evolutiva" della liturgia.
Egli, come molti altri, non sembra rendersi conto che una concezione "evolutiva" della liturgia (grazie alla quale si e' creato il NO) e quindi della tradizione e' il prodotto di una visione della realta' nella quale il divenire prevale sempre sull'essere (vedi la hegeliana "Scienza della logica"). E questa concezione, sia pure in una forma degenerata dovuta all'intervento di altri fattori, e' alla base del "relativismo" imperversante oggi nei valori.
Con questo, non voglio dire che il pensiero cattolico non possa prender nulla dalla cultura profana. Altrimenti, non si sarebbe in passato nemmeno potuto utilizzare Aristotele (l'Aristotele dei tomisti contro quello degli averroisti), o Platone e lo stesso neoplatonismo, che, se non erro, ha avuto una certa influenza su sant'Agostino. Personalmente, trovo ancora molto belle certe riflessioni di Plotino sull'anima. Il problema e': quale pensiero si puo' utilizzare? Oggi, in particolare, dimostrandosi la modernita' ostile al trascendente e in particolare ad ogni forma di Rivelazione?
Come Papa, poi, Ratzinger, piu' che fare interventi da studioso non avrebbe dovuto condensare in un documento pastorale di vasta portata le sue critiche al "relativismo", conferendo loro sostanzialmente il significato di una condanna ex cathedra?
E' un peccato che Don Elia non se la senta di precisare meglio le sue critiche. Credo anch'io che ci sia un uso errato della tradizione e del passato della Chiesa, per questo vorrei capire meglio in che senso Don Elia lo intende, quest'uso errato. PP

Anonimo ha detto...

Errata corrige: nel mio commento 1 novembre 2016 06:53 non si legga "Ratzinger liturgista latitudinare" ma: "Ratzinger liturgista latitudinale" (cioè liturgista "che si estende in larghezza", con palese venatura ironica. Siccome ero indeciso tra "latitudinale" e l'attinente ma forse troppo specifico "latitudinario" nella fretta ne è uscito l'ibrido "latitudinare". Si capiva lo stesso ma comunque mi scuso per il refuso. Grazie.

Vincenzo

irina ha detto...

Ci sono scogli interiori, non quelli che riparano, ma quelli che impediscono i quali hanno la loro funzione, non subito comprensibile, poi ad un certo punto spariscono ed allora si capisce la loro funzione in quell'anima particolare. Il Cardinal Biffi sosteneva, a ragione, che le virtù sono puntellate da qualche debolezza, cito a senso. Bisogna riconoscere che sono pochissimi gli insegnanti, i divulgatori di San Tommaso capaci di farti entusiasmare. Personalmente non ne conosco. Per decenni, Tommaso, per me è stato nella nuvola polverosa, alla quale polverose persone si avvicinavano per dovere, e si capiva. Fu entusiasmante per me il primo libretto di San Tommaso, suo proprio. Leggevo, capivo, era chiaro, ero contenta e lo sono ancora. Tutto ciò è accaduto intorno ai miei sessanta anni.Mi rammarico tantissimo di tutti questi ritardi che non posso recuperare più e vorrei con tutto il cuore che nessuno più si trovasse nella mia condizione. Quindi, da ignorante entusiasta, mi dilungherò un poco su san Tommaso. Più di un commentatore ha citato e cita il fatto che Tommaso alla fine della sua vita ebbe una Rivelazione, dopo la quale esclamò che tutto il suo lavoro era paglia e, non scrisse più. Per me questa è una ragione sufficiente per ripercorrere passo passo tutto il suo itinerario di pensiero con amore e devozione. Se alla fine, ripercorrendo umilmente le sue orme, al Signore piacesse, in piccola parte, rivelarSi a me, tanto da farmi esclamare che il mio studio è stato un filo di paglia, sarei felice. Tutta questa ruminatio , lunga anni ed anni, ha dato un risultato cercato da tanti e ad altri semplicemente elargito in piena gratuità o con un impegno di carattere diverso. Sicuramente Dio, Uno e Trino, è molto di più di quanto Tommaso può aver messo insieme nella sua vita, però l'esercizio, l'umiltà, la sapienza a livello umano devono essere state possenti se davanti alla Rivelazione lui stesso, che non si era risparmiato mai, ha detto che il suo lavoro era "paglia".Ecco mettiamola così, se uno oggi mi dicesse : vorrei esercitare la mia mente a livello professionale cattolico, in quale palestra vado? Vai da Tommaso, con lui arrivi fino ai vertici! Ora che io sappia nessuno nel rinascimento, nella rivoluzione scientifica, nell'occasionalismo, nell'empirismo,Pascal o Vico,nell'illuminismo,nella filosofia trascendentale,nel romanticismo, nell'idealismo, nell'hegelismo, nel marxismo, nel positivismo, nello storicismo, nel pragmatismo fino alla neoscolastica e oltre fino alla epistemologia post- popperiana, nessuno davanti all'opera sua, per Rivelazione divina, ha detto che essa era paglia. Quindi ne deduco che studiare San Tommaso è un buon esercizio mentale che,pur non solleticando curiosità, vanità,ambizioni di fondare sistemi filosofici al passo con i tempi,mette in grado distinguere il Verbo dalla glossolalia.

Josh ha detto...

Irina....ho appena scritto a Don Elia praticamente cose simili a quanto hai scritto qui adesso..al di là dei parallelismi, riporto ciò che si può dire, che però per me era implicito nel suo post:

San Tommaso ha grandissimi meriti. Parte del disastro attuale deriva, mi sembra, anche dall'averlo estromesso dalla formazione e dai seminari.
Nella 2nda scolastica, e dopo, c'è da dire però che nella Chiesa diminuisce l'ascesi e aumenta il razionalismo, fino ad opere teologiche non voglio dire insufficienti, ma che non convertono più nessuno, anche tronfie del proprio intellettualismo.
Lo stesso S. Tommaso passò in silenzio gli ultimi anni della vita e se non ripudiò la sua opera, le fonti riportano che ne era scontento, perchè non si può "riassumere" Dio, perchè è troppo grande per far sì che nè completamente il nostro spirito, e meno ancora la nostra mente, lo possano contenere.
Considerava la propria opera omnia pari a nulla o come un catechismo per bambini, rispetto all'immensità del mistero di Dio.
Non bisogna dunque confondere i piani.
Per quanto sia tra le opere cattoliche forse la maggiore e più sistematica, -e tra le mie preferite- era solo, a suo avviso, un tentativo di riassumere e catalogare, incompleto e anche improprio davanti alla immensità, santità, infinitezza di Dio.
Guarda bene che S. Tommaso stesso sta in realtà dicendo quel che dici tu.
La mente non è il solo luogo teologico dove Dio si mostri. Nè è vero che se si mostra nell'anima, nello spirito, al cuore, si tratti allora di sentimentalismo o emotività (cosa di cui ti hanno accusato tra le righe). Attenzione che Dio stesso rimarca "le mie vie non sono le vostre vie".
Giusto avere guide e modelli, sbagliato avere percorsi obbligati in riferimento a troppi idoli (se così vissuti) umani e solo razionalistici.
E' così come dici: "...un certo modo di usarli può far perdere di vista il mistero di Dio, ridotto a una funzione del pensiero astratto."

E' un rischio reale, cui credeva S. Tommaso stesso!
Lui stesso infatti si poneva la questione perchè consapevole che abbiamo a che fare non con forme di razionalismo, o di astrazione del pensiero, o di categorie, ma con un Dio vivente.

Anonimo ha detto...

cosa pensava Benedetto XVI di Lutero, suoi elogi all'eretico
http://www.lastampa.it/2016/10/27/vaticaninsider/ita/vaticano/pensiero-e-spiritualit-di-lutero-erano-del-tutto-centrati-su-cristo-UZGUOKTDaUlvRJDyxW5jHO/pagina.html

Anonimo ha detto...

P. Reginaldo Garrigou - Lagrange O. P.
Professore di Dogmatica alla Facolta di Teologia dell'Angelico di Roma
Da: Essenza ed attualità del Tomismo, Roma 1946, pag. 13-39.
L'attualità del Tomismo e i bisogni del nostro tempo

«Diverse recenti pubblicazioni più o meno errate sulla natura e il metodo della teologia ci offrono l'occasione di richiamare il valore che la Chiesa riconosce alla dottrina di San Tommaso, e di mostrare come essa risponda ai bisogni più urgenti dell'ora presente, nel disordine che turba tante intelligenze,

I. — Recenti deviazioni

Tale disordine si manifestò già all'epoca in cui prese a pullulare il modernismo, di cui i 65 errori condannati dal Decreto «Lamentabili» e dall'Enciclica «Pascendi» erano quasi tutti, se non tutti, delle eresie, e talune di esse eresie fondamentali sulla natura stessa della rivelazione e della fede ridotta a pura esperienza religiosa.

Era l'indizio, non d'una crisi della fede, ma d'una assai grave malattia delle intelligenze, la quale le conduceva, sulle tracce del protestantesimo liberale e attraverso il relativismo, allo scetticismo assoluto.

Per apportare rimedio a questo male, in gran parte dì ordine filosofico, Pio X richiamò — come già aveva fatto Leone XIII — la necessità dì fare ritorno alla dottrina di San Tommaso, e disse anche nell'Enciclica «Pascendi»: — Magistros autem monemus, ut rite hoc teneant Aquinatem vel parum deserere praesertim in re Metaphysica, non sine magno detrimento esse: Parvus error in principio, sic verbis ipsius Aquinatis licet uti, est magnum in fine — [«Ammoniamo poi quelli che insegnano di ben persuadersi che il discostarsi dall'Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno.» — «Un piccolo errore nei principî, per dirla con lo stesso Aquinate, diviene un grande errore nelle sue ultime conseguenze.»] — Così pure nel Motu proprio Sacrorum Antistitum 1 Sept. 1910 [Cf. Enchiridion clericorum, 1938, n. 805, 891 ]. Malgrado questo richiamo, alcuni spiriti continuarono, coscientemente o inconsciamente, nell'opera di discredito della filosofia e teologia scolastica che non rispondevano più secondo essi alle esigenze della vita, neppure della vita interiore che permettono, ci dicono, di giudicare di ogni cosa. Alcuni sostenevano persino non essere, in fondo, la teologia che una spiritualità, una esperienza religiosa che ha trovato la sua espressione, intellettuale. E spesso si giungeva a scrivere «esperienza religiosa» ove si avrebbe dovuto dire «fede cristiana e cattolica», dimenticando che l'oggetto proprio della esperienza religiosa anche la più autentica è assai ristretto in paragone di quello della fede che essa presuppone. Il giusto quaggiù esperimenta l'affetto filiale che lo Spirito Santo gli ispira a proprio riguardo, ma non ha esperienza della creazione libera ex nihilo, nè della distinzione reale delle Tre Persone divine, nè dell'Unione ipostatica, nè del valore infinito della Redenzione e della Messa, nè della vita eterna dei beati, nè dell'eternità delle pene, e tutto ciò egli lo crede infallibilmente perchè Dio l'ha rivelato, come la Chiesa lo propone. L'esperienza religiosa autentica, che procede dai doni di scienza, di intelletto, di sapienza, di pietà, presuppone la fede, ma non si identifica con essa. (...)»

irina ha detto...

Josh,
hai scritto l'essenziale: Dio vivente; Tommaso l'ha trovato attraverso stretto realismo.

Gederson ha detto...

Caro D. Elia,

Ringrazio a Lei per la risposta. Penso che non ha molto da parlare gli altri amici che hanno commentato hanno parlato molto bene del problema.

Voglio solo aggiungere che il modernismo e il liberalismo devono essere combatutti ma più che loro deve essere combatutta la Nouvelle Théologie. Infatti questa ritorna al modernismo ma gli ha superato e ancora oggi sappiamo più sul modernismo che sulla Nouvelle Theologie.

Un caro saluto dal Brasile a te e a tutti

Josh ha detto...

tra i molti concetti richiamati anche saggiamente da tanti,
rimane che va definito anche cosa si intenda come "coscienza «autonoma»" come fatto da condannare. Si intende 'coscienza autonoma' da condannare come elemento del modernismo quando uno pretende una coscienza autonoma/gonfio di visioni personali dalle verità eterne, dalla S. Scrittura, dalla Tradizione, dal Depositum Fidei, dal principio di autorità (nel senso: che cosa ha autorità nella fede? nulla comunque sopra o CONTRO la Rivelazione). In questo caso, una coscienza pretesa autonoma (lett,. che si dà leggi proprie da sè) da queste cose, è elemento da condannare.

Sono nato nel postconcilio; ma non c'entra nulla e non ne faccio un caso di modernità o modernismo, ma se uno non avesse coscienza autonoma OGGI dovrebbe essere 200% obbediente anche a tutte le novità di bergoglio.

la coscienza autonoma in altra accezione è però sempre esistita anche nella S. Tradizione; si pensi a un S. Atanasio; non è che la sua coscienza fosse annullata nel volere del pontefice allora regnante...ma nemmeno S. Caterina da Siena, per dirne un'altra;

e mai come ora serve oggi, per mantenere una coscienza in ascolto di Dio/S. Scrittura/S. Tradizione/magistero perenne/ quando di fatto 3/4 della gerarchia spingono in direzioni ereticheggianti.

Rimane altresì il fatto che domani al giudizio ognuno verrà anche giudicato singolarmente, secondo i propri pensieri parole opere e omissioni, che ha scelto di fare, vivere, adottare secondo quella che credeva la propria coscienza, e secondo quanto gli era stato spiritualmente dato. E anche questo dato di fatto non c'entra nulla col modernismo; verremo giudicati singolarmente, nella propria coscienza autonoma e non certo per blocchi collettivi.

Per quanto molti dei passaggi critici incontrati qui siano di grande importanza, a me sembra che Don Elia si riferisse anche ad altro, e un po' tutti o dovessero approfondire oltre, e non era sede; o almeno fare attenzione anche alla disambiguazione di alcuni concetti e anche termini.

Elia ha detto...

Cerco di fornire gli ulteriori chiarimenti richiesti, pur non potendo essere esaustivo. Un apporto della cultura contemporanea, per esempio, è l’approfondimento del ruolo del soggetto nella conoscenza. Non è necessariamente un varco aperto al soggettivismo; san Tommaso stesso vi accenna con due noti assiomi: "Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur"; "Cognitum est in cognoscente secundum modum cognoscentis" (ciò che mostrano, fra l’altro, reazioni così diverse allo stesso scritto). Un altro apporto è l’attenzione alla persona umana nel suo aspetto relazionale e nelle concrete condizioni di vita dell’individuo; tenerne conto non significa necessariamente accogliere in modo acritico le conclusioni relativistiche del personalismo. Un altro ancora è la sensibilità per la dimensione storica del pensiero e della coscienza, che non sfocia obbligatoriamente nello storicismo e nell’idealismo; a titolo di esempio, la riflessione sull’ominizzazione dei nascituri ha conosciuto una lunga evoluzione, legata al progresso delle cognizioni scientifiche, nella quale si sono registrate anche posizioni erronee, finché la genetica non ci ha consentito di riconoscere nell’embrione un vero essere umano in potenza. Si potrebbe continuare; il mio intento è mostrare che, pur mantenendosi saldamente radicati in una visione realista (fondamentalmente tomista e anche neoscolastica), non ci si può limitare a riproporre invariabilmente un sistema filosofico-teologico elaborato nella prima metà del secolo scorso come se, nel frattempo, non fosse successo nulla oppure come se tutto ciò che è stato prodotto dopo fosse da scartare a priori.
Oggi la maggior parte delle persone, anche di media cultura, è priva delle fondamentali categorie di pensiero necessarie per comprendere la metafisica o, semplicemente, per concepire la realtà oltre l’aspetto fisico-quantitativo. Se non ci si sforza di mettersi nei loro panni, si rischia di costringerle a fare tabula rasa delle loro convinzioni religiose per ricostruire sul nulla un edificio intellettuale a cui non saranno in grado di aderire realmente, in modo intimo e vitale (ciò che non è sinonimo di intimismo o vitalismo, ma una condizione imprescindibile perché la conoscenza – specie se di natura religiosa – sia un processo significativo per la persona, cioè capace di strutturarla interiormente e di guidarne la libertà). Con quella premessa, anche l’insegnamento morale può scadere in un appiccicare precetti positivi e negativi cui mancherà una sincera adesione della coscienza, creando così una mentalità e una prassi formalistiche che non trasformano l’interiorità dell’uomo e inquadrano la sua esistenza in un’osservanza materiale di regole. In un contesto del genere, basta avere le nozioni giuste su Dio ed essere in regola con un codice esterno; tutto potrebbe funzionare perfettamente etsi Deus non daretur, senza vera fede né reale amore per Lui.

Elia ha detto...

(Continua)
Qual è, in tutto questo discorso, la pars construens? Sul piano intellettuale, coltivare un tomismo aggiornato (come, per esempio, quello rappresentato dalla "Sintesi dogmatica" di padre Jean-Hervé Nicolas, che non è accessibile a tutti, ma può servire di base a chi deve istruire gli altri), senza per questo aprire la porta a qualunque “aggiornamento” dell’ultimo mezzo secolo. Anche se non ha prodotto una sintesi sistematica, un altro autore che mi sembra di grande acume speculativo è l’oratoriano Louis Bouyer (1913-2004), che conosceva bene il tomismo pur senza essere un tomista tout court: luterano francese approdato alla fede cattolica nel 1939 attraverso la scoperta dei Padri e della Liturgia, dimostra una conoscenza vastissima delle fonti più svariate, che esamina con rigore analitico e retto giudizio. Non è indispensabile ritrovarsi d’accordo con ogni sua affermazione, ma certamente ci sono nella sua opera intuizioni luminose che risolvono spesso con grande lucidità questioni anche complesse. Il “rinnovamento” postconciliare lo renderà critico e schivo, probabile motivo della damnatio memoriae che, almeno in Italia, ha subìto; in Francia le sue opere sono state ristampate di recente, avviandone così una provvidenziale riscoperta.
Ma al di là della formazione teologica, che non tutti possono permettersi, ciò che mi sembra più carente in un certo ambiente tradizionalista (che preferisco non nominare per non danneggiarlo in ciò che ha di buono) è un’educazione religiosa che si ferma all’esposizione di nozioni e precetti, di cui non si può certo fare a meno, ma che devono essere presentati in modo tale da consentire una reale adesione di tutta la persona e da aiutarla a fare una corretta esperienza di Dio (cosa che non implica che tutte le verità di fede possano essere oggetto di esperienza). Questo non è cadere nel sentimentalismo o privilegiare l’emotività (come in molte esperienze falsate o carenti che imperversano oggi), ma riconoscere che lo scopo di tutta l’opera divina di rivelazione e salvezza è stabilire l’uomo nell’amicizia con Dio. Questo fine richiede indubbiamente una retta conoscenza di Lui e una sana vita morale come conditiones sine quibus non, ma coinvolge l’interezza della persona umana in tutte le sue dimensioni, compresa quella affettiva: l’amicizia è una relazione, alla quale – in questo caso – l’uomo è elevato dalla grazia. Una buona formazione religiosa deve condurre ad una vita di autentica relazione con Dio; che in questo campo ci siano esperienze false o deviate non vuol dire che occorra rinunciarvi. Non siamo forse fatti per conoscere, amare e servire Dio in questa vita e goderlo eternamente nell’altra?