Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 18 ottobre 2017

Intervista a Martin Mosebach: un grande difensore della liturgia tradizionale

Martin Mosebach è un famoso scrittore tedesco, noto sia come romanziere, sceneggiatore, drammaturgo, saggista e poeta. Nel 2007 ha vinto il Premio Georg-Büchner, uno dei più prestigiosi premi letterari del Paese. I suoi articoli sulla sua scoperta e la difesa della liturgia tradizionale hanno fatto un certo scalpore, non potendo essere ignorata la sua voce. Era uno degli oratori del Colloquio del 14 ottobre a Roma in occasione del pellegrinaggio Summorum Pontificum [vedi, nel blog l'intero resoconto dell'evento, compresa la sintesi della relazione di Mosebach].
Martin Mosebach è autore de: La Liturgia romana e il suo nemico, l'eresia dell'informe ed. Hora Decima, 196 pag, 18 euro (In Italia nelle ed. Cantagalli, pag. 251, € 17,90 [qui]).

Qual è stato il ruolo della scoperta della liturgia cattolica tradizionale nella crescita della sua fede cattolica?
È stata la scoperta della liturgia tradizionale che mi ha riportato alla Chiesa. Non sono un teorico né un filosofo, ma piuttosto una persona concreta - la liturgia tradizionale è stata per me la forma visibile della Chiesa e quindi la Chiesa stessa. La religione dell'Incarnazione possiede un rito dell'incarnazione. Il lato fisico del rito mi convince perché il Dio dei cristiani è stato uomo.

Cosa cambierebbe ora sulle sue osservazioni nel libro La liturgia romana e il suo nemico, l'eresia dell'informe, apparso (almeno nella sua traduzione francese) nel 2005?
Dopo aver mandato innumerevoli lettere a Roma, ho capito che nel cuore della Chiesa non c'era ferma volontà di incoraggiare la liturgia tradizionale. Papa Giovanni Paolo II non le ha riservato interesse e il cardinale Ratzinger ha incontrato una violenta resistenza contro tutto ciò che voleva fare per la liturgia. Ero convinto di scrivere per una causa persa. Oggi, la situazione della liturgia appare migliore.

Nel 2005, ha scritto che il cattolico legato al rito tradizionale non aveva «alcun diritto alla speranza». E oggi? E in che misura?
Sarebbe irragionevole affermare che Summorum Pontificum non abbia notevolmente migliorato la situazione del rito tradizionale. La più grande speranza è nei giovani sacerdoti, molto più favorevoli all'antico rito. Ma non dobbiamo dimenticare che la lotta è lungi dall'essere finita. La maggior parte dei cattolici ha perso il senso liturgico. Molti cattolici pii non comprendono il problema della salvaguardia della liturgia tradizionale. A ciò si aggiunge l'incomprensione di gran parte dei vescovi. La mia speranza si basa su una imprevedibile conversione delle mentalità - essa sola può consentire un ampio riconoscimento del rito tradizionale.

Stiamo celebrando nel 2017 il decimo anniversario del Motu proprio di Benedetto XVI, che specificatamente dichiarato che il rito tradizionale non è mai stato vietato, in contrasto con le affermazioni di molti sacerdoti e anche vescovi, rito tradizionale che il papa ha voluto tirar fuori delle catacombe. Ma cosa succede oggi sul campo? In Germania, per esempio?
Effettivamente ci sono molti luoghi dove si può celebrare il rito tradizionale, ma sono di gran lunga insufficienti. Soprattutto, viene impedito ai sacerdoti diocesani di celebrare il rito tradizionale. Nelle parrocchie ordinarie, solo una piccola parte dei cattolici hanno l'opportunità di conoscerlo. Chi lo cerca può trovarlo ora in Germania ma, per cercarlo bisogna conoscerlo e la maggior parte delle persone è ne è resa ancora molto lontana.

Lei solleva il problema dei canti durante la Messa in Germania, che non sono molto antichi (inseriti per rispondere al protestantesimo). E' d'accordo in questo con il cardinale Sarah e la sua lode al silenzio?
Il problema dei canti è soprattutto il fatto che nascondono lo svolgimento della liturgia. La liturgia è confusa per i parrocchiani quando essi cantano mentre il sacerdote sta facendo qualcosa di diverso. È un problema essenzialmente tedesco, che non è ancora troppo importante, salvo che la maggior parte dei canti sono molto belli ma disturbano la liturgia. La lode del silenzio di cui ha parlato il cardinale Sarah è, soprattutto, penso, il silenzio del Canone, che naturalmente non è pronunciato ad alta voce.

La mia arringa contro i canti era soprattutto a favore del canto gregoriano, un ritorno alla musica essenziale della Chiesa, una musica che è parte integrante della liturgia e non la sua decorazione.

Lei nota che l'attuale anti-ritualismo è dovuto più a una debolezza religiosa, ad una sorta di astenia, che ad una passione religiosa. Non è forse peggio di qualsiasi altra cosa?
Sì, è molto più grave! Le eresie antiche furono caratterizzate da una violenta passione: gli eretici erano spesso pronti a rischiare la loro vita e i loro aderenti erano frequentemente ascetici - pensate solo al calvinismo francese. L'attuale crisi è il risultato di un rilassamento della Chiesa e propaga la mediocrità borghese. Produce un'eresia di indifferentismo.

Oggi a Roma, nel settembre 2017, per questo anniversario del motu proprio Summorum Pontificum, non vediamo «questi sacerdoti e monaci inflessibili che tengono ora viva la tradizione con la loro resistenza, perché un giorno non sia ricostruito in maniera libresca (a tavolino)» che stavi chiamando i tuoi voti?
Effettivamente è parte della grande gioia di questo colloquio romano vedere quanti giovani sacerdoti e monaci sono pronti a prendere il testimone. Per quanto riguarda il numero totale di cattolici nel mondo, rimangono pochi in numero, ma comunque sufficienti a mantenere viva la questione del rito. È anche un vantaggio speciale che oggi esistano molte comunità spirituali di carattere molto diverso che si impegnano a mantenere il rito tradizionale - è veramente cattolico e mostra che il rito ha il suo posto in tutte le forme immaginabili di spiritualità.
[Fonte: Anne Le Pape - Presente, 13 ottobre 2017 by TradiNews]
Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio

6 commenti:

Metodio ha detto...

"Stiamo celebrando nel 2017 il decimo anniversario del Motu proprio di Benedetto XVI, che ha specificatamente dichiarato che il rito tradizionale NON E' MAI STATO VIETATO, in contrasto con le affermazioni di molti sacerdoti e anche vescovi..."

Come ho già avuto modo di commentare, questa affermazione non corrisponde a verità. Infatti, nel Concistoro del 24 Maggio 1976, Paolo VI affermò chiaramente che il Novus Ordo fu promulgato per SOSTITUIRE il Rito Tridentino e non per affiancarlo. Ma ecco le parole di Paolo VI:

"È nel nome della Tradizione che noi domandiamo a tutti i nostri figli, a tutte le comunità cattoliche, di celebrare, in dignità e fervore la Liturgia rinnovata. L’adozione del nuovo Ordo Missae NON E' LASCIATA CERTO ALL'ARBITRIO DEI SACERDOTI O DEI FEDELI: e l’Istruzione del 14 giugno 1971 ha previsto la celebrazione della Messa nell’antica forma, con l’autorizzazione dell’ordinario, solo per sacerdoti anziani o infermi, che offrono il Divin Sacrificio sine populo. IL NUOVO ORDO E' STATO PROMULGATO PERCHE' SI SOSTITUISSE ALL'ANTICO, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino."

In base alle parole di Paolo VI si deduce dunque che morti i "sacerdoti anziani o infermi", a cui venne concesso di offrire "il Divin Sacrificio sine populo" e "con l’autorizzazione dell’ordinario", nessuno più avrebbe potuto celebrare con il Messale di San Pio V. Dunque, i vescovi che vietarono di celebrare nella forma tridentina non fecero altro che mettere in atto le parole di Paolo VI. Figuratevi che io ricordo di giovani sacerdoti negli anni '70 scaraventati giù dalle altari semplicemente perché volevano celebrare con il Messale di San Pio V...

Fonte: http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1976/documents/hf_p-vi_spe_19760524_concistoro.html

irina ha detto...

"...La mia speranza si basa su una imprevedibile conversione delle mentalità - essa sola può consentire un ampio riconoscimento del rito tradizionale..."

Eccoci!

Metodio ha detto...

"...il cardinale Ratzinger ha incontrato una violenta resistenza contro tutto ciò che voleva fare per la liturgia..."

Mi domando per quale ragione anche Paolo VI non incontrò "una violenta resistenza contro tutto ciò che voleva fare per la liturgia". Evidentemente il mondo apprezzava le sue riforme liturgiche.

Si potrebbe obiettare che vi fu resistenza da parte dei vari Mons. Lefebvre, Mons. de Castro Mayer, Padre Michel Guérard des Lauriers etc. Tuttavia, Paolo VI esercitò eccome la sua autorità per contrastare chi si opponeva alle sue riforme. Più e più volte pretese obbedienza da parte dell'episcopato mondiale. Proprio nel corso del Concistoro del 24 Maggio 1976 che ho sopra citato, Paolo VI affermò:

"La stessa disponibilità noi ESIGIAMO, con la stessa AUTORITA' SUPREMA che ci viene da Cristo Gesù, a tutte le altre riforme liturgiche, disciplinari, pastorali, maturate in questi anni in applicazione ai decreti conciliari. Ogni iniziativa che miri a ostacolarli non può arrogarsi la prerogativa di rendere un servizio alla Chiesa: in effetti reca ad essa grave danno.

Parecchie volte, direttamente, per tramite di nostri collaboratori e di altre persone amiche, abbiamo richiamato l’attenzione di Monsignor Lefebvre sulla gravità dei suoi atteggiamenti, l’irregolarità delle principali sue presenti iniziative, l’inconsistenza e spesso falsità delle posizioni dottrinali sulle quali egli basa gli uni e le altre, e il danno che da essi proviene alla Chiesa intera."

Benedetto XVI avrebbe potuto fare uso della medesima "AUTORITA' SUPREMA" per imporre "ciò che voleva fare per la liturgia" ma non lo ha fatto. Perché? Forse perché Benedetto XVI non era (e non è) quel "conservatore", quel "tradizionalista" che molti reputano (o sperano) egli sia. Non fu proprio Benedetto XVI una delle menti del Vaticano II?

Felice ha detto...

Metodio ha ragione. Paolo VI aveva effettivamente vietato l'uso dell'antico Messale. Le parole di Paolo VI, che Metodio riporta, sono molto chiare- Inoltre, se celebrare con l'antica liturgia non fosse stato interdetto, non ci sarebbe stato bisogno di un indulto per poterlo fare! Quando Benedetto XVI dice che l'antico Messale non è mai stato abolito contesta l'operato del suo predecessore, è come se avesse detto: "Paolo VI ha fatto quello che non aveva potere di fare". E quando Paolo VI dice che ha fatto la stessa cosa fatta a suo tempo da S. Pio V dice il falso. Dopo il Concilio di Trento sono stati rivisti tutti i libri liturgici per eliminarne tutti quegli elementi che non davano garanzia di essere fedeli alla Tradizione cattolica, riprendendo i manoscritti più antichi. Per questo S. Pio V ha lasciato la possibilità di celebrare con riti che avessero più di duecento anni (un esempio per tutti il rito ambrosiano). Paolo VI e i suoi collaboratori hanno invece inventato un nuovo rito a tavolino. Tutto questo è stato ottimamente spiegato da Ratzinger nel libro: "La mia vita".

Anonimo ha detto...


Paolo VI e la vera Messa cattolica

--Un'abrogazione formale della celebrazione della Messa VO non c'è mai stata. Che al suo posto si dovesse celebrare la Messa NO era ovviamente il desiderio di Paolo VI. Ma espresso in un Concistoro di Cardinali non in un documento magisteriale. E comunque, tale opinione non poteva valere come abrogazione formale dell'antico rito, che avrebbe dovuto essere esplicita, nero su bianco.
Questa "abrogazione formale" Montini non ha mai avuto il coraggio di dettarla, anche perché un Papa non ha il potere di abrogare il rito di una Messa il cui canone, secondo una tradizione consolidata, risale ai tempi apostolici. Se infatti Paolo VI avesse formalmente abrogato l'antica Messa, tale abrogazione avrebbe dovuto ritenersi invalida.
Non per nulla, il card. Ottaviani e il cardinale Stickler hanno sostenuto che la Messa OV non era stata mai abrogata. Nel 1986, GPII ha fatto chiedere a una Commissione di 9 cardinali se la Messa Tridentina era stata effettivamente proibita a tutti gli effetti. Risposta: 8 dissero di no, quando mai; 1 disse di sì.
--La resistenza ci fu, ma non poteva essere violenta, allora, e non era organizzata. Ci fu anche una lettera di migliaia di preti spagnoli al Papa per mantenere la vecchia Messa, senza effetto.
--Ratzinger non fu "una delle menti del Concilio". Era troppo giovane, non aveva sufficiente autorità. "Mente" poi, in che senso? Ratzinger andò al Concilio come segretario dell'arcivescovo di Colonia o di Monaco, un potente cardinale. Gli elementi conservatori lo ricordavano poi (in privato) come un pretino saccente e fastidioso, come tutti i tedeschi e affini dell'Alleanza Renana, che calarono a Roma con lo spirito dei Lanzi di Carlo V. Era un teologo seguace della nuova teologia, settore moderato (rispetto ai Rahner, ai Kueng etc.). Partecipava comunque all'azione di gruppo ed eversiva che i teologi tedeschi stavano svolgendo in Concilio e dintorni, in combutta con gli altri della "Alleanza Renana".

Miserere ha detto...

OT. Interessante intervista a mons. Schneider fatta recentemente durante il suo soggiorno a Buenos Aires, in spagnolo ma lui ha risposto in italiano. I temi trattati: immigrazione, le traduzioni liturgiche, Fatima, Amoris Laetitia, il futuro della Chiesa.

http://adelantelafe.com/entrevista-mons-schneider-padre-ravasi/