Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 29 ottobre 2017

Riforma luterana: La Gnosi contro il Logos - Stefano Fontana

Riprendiamo di seguito, dal sito dell' Osservatorio internazionale Cardinale van Thuan [qui], ringraziando per la segnalazione, la Relazione tenuta il 21 ottobre 2017 a Salerno nell’ambito del Convegno : “2017 quattro Centenari: la sfida della storia, la risposta dell’Eterno.

Mi sono chiesto quale cifra possa esprimere contemporaneamente tutti e quattro gli avvenimenti che vengono celebrati in questo 2017: la Riforma luterana, la nascita della Massoneria, la rivoluzione comunista, le apparizioni di Fatima. Credo si possa dire che ciò che esprime, in estrema sintesi, la lotta tragica che questi avvenimenti esprimono sia di origine gnostica, si tratta della battaglia della Gnosi contro il Logos. Ѐ una battaglia già persa per la Gnosi, dato che il Prologo del Vangelo di san Giovanni non dice che in principio era la Gnosi ma che in principio era il Logos. Ma l’apostasia gnostica combatterà fino all’ultimo e in questa battaglia continueranno a prodursi molte sofferenze.

La Gnosi è un’eresia complessa. Tra i tanti suoi aspetti voglio qui ricordarne uno particolarmente importante per il nostro discorso. La Gnosi nega la realtà e la vuole riplasmare. Il comunismo, come diceva Dostoevskij, non riguarda il tema della giustizia, riguarda il tema di Dio. I demoni del suo romanzo omonimo, non sono semplici riformatori sociali, vogliono devastare il piano di Dio e sovvertire l’ordine del creato stabilendo il “diritto al disonore”. La Bibbia comincia con il peccato gnostico: “Eritis sicut dii”, che nella Massoneria e nel Comunismo ha avuto ed ha la propria continuazione. A Fatima, al contrario, la Madonna denuncia questi tragici errori e indica la via per contrapporsi ad essi in modo vittorioso.

Il luteranesimo come forma dello gnosticismo

Ma perché sostengo il carattere gnostico del pensiero di Lutero? Il motivo principale è che il Monaco tedesco sostituisce la fides qua alla fides quae. La fede ha due versanti: l’atto di fede della persona da un lato (fides qua) e il contenuto delle verità di fede rivelate da Dio in Cristo Gesù (fides quae). La fede di Lutero si fonda sulla sincerità fiduciale dell’atto individuale di fede e non sull’adesione alle verità rivelate. Si fonda sulla coerenza con se stessi e non sulla coerenza con Cristo. A Lutero interessa il Cristo della fede e non il Cristo della storia, il Cristo per me e non il Cristo in sé. Nel luteranesimo è implicita una demitizzazione del Cristianesimo realizzata nella nostra epoca nel modo più radicale da Rudolf Bultmann e denunciata in modo altrettanto radicale da Benedetto XVI a Regensburg nel 2006. Quel famoso discorso fu considerato solo per le conseguenze circa i rapporti con l’Islam, ma conteneva anche una essenziale critica alla prospettiva di Lutero la cui posizione comportava la riduzione dei contenuti della fede all’atto di fede; in ciò consiste appunto la demitizzazione. Il Luterano pensa che la sua fede non abbia bisogno di ragioni, di argomenti e di contenuti: è una passione non una fede, è una fede senza dogmi e quindi anche senza eresie.

La sostituzione della realtà della fede con l’atto soggettivo di fede è applicazione del principio gnostico di rifiuto del reale e della volontà di riplasmarlo. Ѐ un atto di rivoluzione ed ogni rivoluzione affonda le radici nello gnosticismo. Il luteranesimo non può essere una riforma, esso è stata una rivoluzione gnostica. Ciò è evidente nella contrapposizione tra fede e ragione per cui viene meno la possibilità di conoscere l’ordine del creato e il suo carattere normativo per la morale personale e sociale: la legge morale naturale. La natura non è conoscibile dalla ragione, che rimane al buio.

Ѐ così che il Dio creatore viene contrapposto al Dio salvatore, in perfetta sintonia con il sentire gnostico. Come Marcione sosteneva che la natura creata era frutto di un Dio malvagio, padrone oppressivo assetato di sangue, così Lutero ritiene che la natura creata sia inquinata irrimediabilmente dal male, oggetto dell’ira divina. Come Marcione pensava che il Dio di Gesù Cristo è un Dio di comprensione e di misericordia, così Lutero pensa che la salvezza non dipenda dal nostro rispetto di un ordine di natura e di grazia ma dal manto misericordioso con cui Dio decide di coprire i nostri peccati, come un debitore traccia un segno di penna sulla cifra del debito. La salvezza verrebbe dalla negazione della creazione e dal suo ordine, come hanno sostenuto tutte le utopie rivoluzionarie di tipo prometeico e chiliastico, dagli anabattisti a Thomas Mŭnzer, da Mably a Karl Marx alle teorie di Ernst Bloch, ma come non può richiedere il Dio dal volto umano rivelatosi in Gesù Cristo. Il superamento della natura nella storia, il superamento della verità nella misericordia, il superamento della prassi nella teoria o della dottrina nella pastorale sono esempi di gnosticismo post-luterano.

La centralità della coscienza e i suoi danni

Lutero pone sul piano religioso il principio di immanenza. Cristo dentro la coscienza e non la coscienza aderente a Cristo e in Lui vivente. Dal piano religioso il principio della centralità della coscienza si è trasposto al piano filosofico e teologico. Originaria è la coscienza e tutto quanto è, è dentro la coscienza. La filosofia moderna è essenzialmente protestante perché gnostica; la realtà è immanente alla coscienza. Kant separa ragione e fede e ritiene vero solo ciò che la coscienza pone. Hegel intende come vero solo il sistema, ossia la coscienza storicamente dispiegata. Schleiermacher pensa che Dio sia dentro la coscienza e propone una Chiesa liquida. Wittgenstein pensa che la morale e la religione si possano solo mostrare e non dimostrare e il Modernismo dirà che la rivelazione di Dio avviene nell’autocoscienza credente della Chiesa: non Cristo in sé ma Cristo per noi.

Tutta la filosofia moderna è stata influenzata dal luteranesimo, compresi i suoi esiti nichilistici di chi, a partire da Nietzsche ma insieme a diversi precursori prima di lui, hanno sostenuto che in fondo anche la coscienza è frutto di determinazioni incoscienti. Da allora, il semplice “accadere” ha sostituito il principio di immanenza stesso: l’esito filosofico della riforma protestante non può essere che il nichilismo debole dell’indifferenza.

L’influenza sulla teologia cattolica

Essendo che il luteranesimo ha influenzato in modo determinante la filosofia moderna e la filosofia moderna ha influito in modo determinante sulla teologia, anche la teologia cattolica è stata inquinata a fondo dal luteranesimo. Con una contraddizione: se la fede luterana non ha ragioni e la teologia si fa con la ragione, che rimane della teologia cattolica se accoglie il punto di vista luterano? E infatti la teologia cattolica, sotto quella influenza, si  è depotenziata nelle sue pretese teoretiche ed è diventata teologia narrativa o ermeneutica della fede. Karl Rahner e il suo allievo Walter Kasper pensano, con Kant, Hegel e Heidegger, che l’uomo sia dentro il problema e che possa conoscere solo “situato” storicamente. Lì avverrebbe la rivelazione di Dio, in modo apriorico, atematico e pre-religioso. Ѐ la “svolta antropologica” che importa nella teologia cattolica il principio protestante del primato della coscienza e della prevalenza dell’atto di fede sul contenuto della fede. Non si ritiene più possibile incontrare i contenuti della fede, ma solo le interpretazioni. la tradizione diventa una serie di interpretazioni e non la trasmissione fedele di un contenuto, e negli studi teologici cattolici non si insegnano più i contenuti della fede – vale a dire i dogmi –  attestati dal magistero in ascolto della tradizione, ma le opinioni dei teologi, le loro interpretazioni. La vittoria dell’ermeneutica sulla metafisica nella teologia cattolica è la più evidente attestazione dell’influenza esercitata dal protestantesimo e una chiara vittoria, anche se momentanea, dello gnosticismo.

Simul iustus et peccator

Il luteranesimo è gnostico anche perché ritiene che l’uomo possa essere peccatore e giusto simultaneamente. Anche il cataro osservante pensava di poter essere libero spiritualmente nella lascivia sessuale, libero interiormente perché altro è lo spirito e altra è la materia del corpo. Questo è solo uno strumento che non incide su chi lo usa. Dall’invenzione della pillola contraccettiva alla fecondazione artificiale e all’utero in affitto la visione gnostica del corpo ha fatto molta strada. Si è trattato di un principio tragicamente fecondo. Le sette luterane sono arrivate ben presto ad accettare tutte queste novità e sono all’avanguardia nel riconoscimento dei cosiddetti diritti civili e oggi celebrano nelle loro chiese i “matrimoni” tra persone omosessuali. Non c’è un ordine naturale cui l’uso del corpo debba attenersi e l’uomo vive come in due regni, il regno interiore della fede e il regno esteriore della schiavitù. Oggi anche tanti cattolici, vescovi compresi, accettano l’omosessualità e la fecondazione artificiale e ciò è sintomo della protestantizzazione della fede cattolica. Per il cataro è possibile essere santo nella sozzura morale, per qualche vescovo cattolico è possibile che una unione omosessuale sia il luogo dove si sperimenta la grazia di Dio. In mezzo sta il luteranesimo con la sua dottrina simul iustus et peccator.

La politica dei due regni

Due sono i regni. Nel regno interiore l’uomo è soggetto solo a Dio cui egli aderisce nel sacrario della sua coscienza individuale, senza Chiesa, senza magistero, senza tradizione. Nel regno esteriore l’uomo è soggetto a tutti. Egli nella società è come un mulo che deve essere bastonato. A ciò serve il potere politico, a tenere legata la bestia che l’uomo è sul piano naturale. Il potere politico non persegue finalità di bene comune perché la società non rispecchia un ordine naturale comprensibile dalla ragione. Del potere politico il protestante ha paura e nello stesso tempo gli è indifferente perché non c’entra nulla con la sua salvezza. Egli è così timorosamente obbediente da adattarsi ad ogni pensiero dominante. Onnipotente, il potere politico, ed inutile nello stesso tempo, ai suoi occhi. Ad esso è deputato il ruolo di tenere insieme i cittadini che sono guidati solo dall’egoismo. Senza il potere la società sarebbe un branco di lupi affamati che si sbranano l’un l’altro. La visione disperata di Hobbes ha i suoi presupposti in Lutero. L’uomo è solo un lupo per l’altro uomo. Ecco perché il luteranesimo è all’origine del convenzionalismo politico, sia nella forma assolutistica di Hobbes sia in quella democratica di Rousseau.. Senza Lutero non ci sarebbe stata la democrazia che Tocqueville vedeva votata alla concentrazione pianificata del potere, la democrazia vuota e onnipotente di oggi, vuota e proprio per questo oppressiva e intollerante. Lutero era intollerante con i contadini in rivolta che voleva vedere – come in effetti furono – impiccati. Ugualmente la democrazia moderna riesce ad essere intollerante nella sua apparente tolleranza tanto quanto un potere assoluto. Ѐ quanto avviene oggi: una società fondata sulla luterana libertà di coscienza che impedisce a chi vuole attenersi alla propria coscienza anche in pubblico di poterlo fare. Se il giudice supremo è la coscienza, la coscienza alleata con altre coscienze può anche abolire la libertà di coscienza. Ѐ la dittatura del relativismo, che segue necessariamente l’abbattimento dei contenuti della coscienza come fonte della loro verità.

Sbagliato concentrarsi sulle “intenzioni” di Lutero

Ma è soprattutto nella dottrina teologica dell’evoluzione del dogma che il luteranesimo fa breccia nel cattolicesimo. Si tratta infatti di un modo per annullare la tradizione o, meglio, per farla coincidere con l’autocoscienza credente della Chiesa. Come se la rivelazione avvenisse nelle coscienze dei fedeli. Il modernismo, che proprio questo diceva, deriva dal protestantesimo attraverso il giansenismo ed ambedue risalgono allo gnosticismo.

In questo 500.mo anniversario della Riforma protestante abbiamo assistito ad una celebrazione di Lutero, avvenuta in varie forme anche molto azzardate e temerarie. Un aspetto ha segnato l’atteggiamento della Chiesa cattolica in questa occasione, l’idea di trattare la Riforma non con riferimento alla dottrina ma alle intenzioni del monaco Lutero. Si è creduto così di poterlo rivalutare  come un appassionato di Dio, dando poi la colpa alla degenerazione delle contingenze storiche e alle rigidità della Chiesa cattolica. Ma già così facendo la Chiesa cattolica ha fatta propria la posizione protestante, che proprio in questo consiste, nel dare il primato alla coscienza sul dogma. Si è potuto così dire che Lutero non voleva una rivoluzione ma una riforma e il cardinale Kasper lo ha paragonato a San Francesco. Si è anche potuto dire che le differenze tra cattolicesimo e luteranesimo non sono sostanziali. L’intento era di favorire una prassi comune, ma anche questa è una concessione alla mentalità della Riforma che antepone la prassi alla dottrina. Lutero aveva uno scopo “pratico” e non conoscitivo o teoretico: sentirsi in Grazia di Dio. A lui interessava il Cristo per lui e non il Cristo in sé.

Ricollegandosi alle intenzioni di coscienza di Lutero e non alla dottrina luterana si vuole forse rivedere i contenuti dottrinali senza darlo a vedere. Se questa ipotesi fosse vera comporterebbe l’assunzione del principio gnostico della riplasmazione della realtà a partire dalla coscienza e sposerebbe la visione modernista del dogma, come qualcosa che si evolve con la coscienza. Una applicazione del paradigma ermeneutico come sostitutivo del paradigma metafisico.

La Dottrina sociale della Chiesa

Nella visione protestante la Dottrina sociale della chiesa è impossibile e non è da escludere che il suo lento abbandono nella Chiesa cattolica non derivi dall’influenza del luteranesimo. L’allentamento del rapporto tra fede e ragione, la rinuncia ai principi non negoziabili, l’oblio della legge morale naturale, la revisione del rapporto tra procreazione, apertura alla vita e socialità, la svolta antropologica con l’eterno slogan “ripartire dall’uomo” che era già fallito ai tempi di Maritain e del Vaticano II, l’abuso della categoria del discernimento, il pastoralismo senza dottrina, la presenza senza identità, l’idea che si possa collaborare con tutti … tutto questo mette in crisi profonda la Dottrina sociale della Chiesa, e si tratta di una crisi di origine luterana.

21 commenti:

irina ha detto...

Bellissimo. Da conservare. Da leggere e rileggere con grande attenzione. Bravissimo. Grazie.

tralcio ha detto...

Grazie per questo articolo! E grazie a Stefano Fontana.
Grazie anche per averci rinviati al discorso di Regensburg non per l'ennesima riflessione sui rapporti con l'islam, ma per rileggervi la salutare critica alla ragione moderna, altrimenti sanguinario totem del sacrificio per gli idolatri del nostro tempo.
La fede cristiana non è mai un aut aut e non può accettarne nemmeno da chi (s)ragiona.
La luce della fede non chiede di spegnere quella delle lampadine a filamento o a led.
Ma l'uomo dei lumi (prodotti dalla propria intelligenza) deve mantenere l'etica e l'atteggiamento di una volontà di obbedienza alla verità. La gioia che scaturisce dalle possibilità aperte dalla modernità non deve tacere le terribili minacce che ne emergono.
E la teologia, per contribuire a contenere e a dominare questi rischi, ha il diritto di sottrarsi alle limitazioni autodecretate della ragione di ridurre tutto a fenomenologia rinchiusa in un divenire storico. La teologia cristiana non si pone tra le scienze come mera "scienza razionale su Dio" (sarebbe superflua, essendoci già la filosofia), ma come scienza subalterna alle verità di fede, rivelate da Dio, essendo superbia indagare razionalmente ciò che supera la ragione ed è accessibile solo mediante la luce della fede con la sua Verità creduta (perchè l'uomo non "produca" o "possegga" Dio con le proprie idee, facendosi lui stesso "dio") che fa, plasma e compie la storia. La scienza degli uomini sappia stare al suo posto. La teologia non è soltanto una disciplina storica e umano-scientifica, ma interrogativo sulla ragione della fede e come tale deve avere il suo posto nel vasto dialogo delle scienze.
Ogni riduzione della teologia a soggettivismo, a psicologico esistenzialismo che fa della fede un prodotto del nostro pensiero e riduce Cristo a fede personale, spegne la luce della fede e condanna l'uomo al peccato delle origini, accendesse pure, luciferinamente, tutte le luci che può.

Sentinella ha detto...

Bellissimo da conservare e tirare fuori al momento opportuno, esposizione molto chiara....il Signore lo benedica.

Anonimo ha detto...


Un bell'articolo, pieno di spunti. Tuttavia, riportare a Lutero l'impianto cosiddetto gnostico che si attribuisce all'intiero pensiero moderno mi sembra eccessivo.

Intanto bisognerebbe vedere se l'etichetta di "gnosticismo" applicata all'intero pensiero moderno sia legittima, se cioè sia legittimo includere l'intero pensiero moderno e contemporaneo in questo concetto di "gnosticismo". Lo gnosticismo, pur nella complessità delle sue molteplici componenti, non è, come dice il nome, una "conoscenza"(gnosis) in grado di garantire la salvezza all'anima rinchiusa e persa nella materia malvagia?
Il problema fondamentale dello gnosticismo non era quello della salvezza? Era lo stesso di Lutero, che voleva la certezza della propria salvezza eterna, qui ed ora, subito. In questo senso il parallelo tra Lutero e gnostici sembra giusto, ma sino ad un certo punto.

Infatti, la conoscenza che ci procura la salvezza per lo gnostico risulta da un processo iniziatico nel cui ambito il sapere sapienziale occupa il posto essenziale. Si tratta di un sapere che si elabora per stadi (dei quali si prende coscienza) e si basa in special modo sul mito e sui simboli, e senza escludere la magia e la teurgia. Insomma, lo gnosticismo tende sempre al perfezionamento del Sé mediante il possesso elaborato di dottrine esoteriche, anche segrete. Perfezionamento e anche salvezza, per chi ha una fede nel sovrannaturale. In questo senso, la massoneria speculativa è più vicina allo gnosticismo e può apparirne una forma. Il parallelo massoneria-gnosticismo è senz'altro corretto.

Ma per Lutero la salvezza era data dall'atto di fede fiduciale nel valore salvifico della Croce, che ci avrebbe già salvato a prescidere dalle nostre opere. E questo ti basterebbe credere, pensava lui, per sentirti "giustificato" da Dio! Ossia, in un evento (la Croce) che, per molti gnostici, è mitologico, dal momento che essi tendono ad identificare Cristo con un eone ossia un'epoca, non semplicemente temporale ma cosmicamente pregnante, se così posso dire, perché inclusiva delle "rigenerazioni" e delle "gerarchie" gnostiche. Il Cristo "cosmico" degli gnostici riappare con Blondel, Teilhard de Chardin, de Lubac...

Né si possono mettere pensatori politici come Hobbes o Rousseau sulla scia di Lutero. Ad esempio, per Hobbes, il libero esame delle Scritture era una vera bestemmia; era per lui il Sovrano temporale l'unico autorizzato ad interpretarle (reagiva così Hobbes a ciò che aveva visto nelle terribili guerre civili inglesi, dove le varie fazioni protestanti si massacravano in nome del vero cristianesimo). Prima di Hobbes, senza essere materialista come lui, Jean Bodin aveva teorizzato il concetto della sovranità dello Stato come potere assoluto indipendente in sé dalla religione, il cui scopo essenziale era la pace dei sudditi, anche per reagire alle guerre di religione, che devastarono la Francia per tutto il Cinquecento (nove campagne militari accertate).
PP

Anonimo ha detto...

Grazie, molto bello e pregnante. Questo articolo ha il grande e raro merito di considerare gli avvenimenti storici in sinossi, cioè legati dal filo conduttore comune della Storia, della società, della cultura. Davvero, uno scritto che apre la mente. Complimenti.

Luisa ha detto...

Questo succede a Bruxelles:

l`arcivescovo Joseph De Kesel, fatto cardinale da Bergoglio, ha prestato la sua cattedrale ai protestanti che, in sua presenza, hanno commemorato i 500 anni della Riforma, durante la predica fatta da ...un pastore protestante, alcuni giovani (definiti integristi) hanno protestato recitando alcuni passi della Bibbia, sono stati espulsi dalla polizia.

https://www.leforumcatholique.org/message.php?num=837669

Victoria ha detto...

Bravo! Grazie.

Catacumbulus ha detto...

PP ha detto: "la conoscenza che ci procura la salvezza per lo gnostico risulta da un processo iniziatico nel cui ambito il sapere sapienziale occupa il posto essenziale".

Ci sono specialisti che hanno negato la possibilità di giungere a dare una definizione di "gnosticismo" (si vede ad es. Aldo Magris in "La logica del pensiero gnostico"), poiché esso costituisce un mare magnum di sette, che, da un lato, condividono quasi sempre alcune caratteristiche dottrinali, ma che, dall'altro, non ne condividono la maggioranza; ciò che impedisce di trovare un minimo comune denominatore definente lo gnosticismo in essenza.

Se a questo problema oggettivo, prescindendo qui dallo specifico approccio di Magris (basato sulla dialettica hegeliana), si aggiunge il fatto che parrebbe necessario distinguere tra "gnosi" (movimenti, religioni e sette gnostici pre-cristiani) e "gnosticismo" (= gnosi esplicitamente opposto al Cristianesimo), allargando così moltissimo gli ambiti storico-teoretici di indagine, la soluzione va ricercata, a mio modesto avviso, nell'individuare una definizione "metodologica" e non precipuamente "contenutistica". Il che è espresso, non so quanto consapevolmente, dallo stesso articolista, quando afferma che "La Gnosi nega la realtà e la vuole riplasmare". Si tratta infatti di una caratteristica essenziale di tipo metodologico ed epistemologico, che si può sintetizzare usando il termine "volontarismo": si vuole che la realtà sia in un certo modo, indipendentemente da come effettivamente è.

Il che apre, però, ad almeno due aporie.
1) Per volontarismo si intende normalmente, quando lo si vada ad individuare storicamente, quella dottrina emersa soprattutto all'interno dell'agostinismo e poi del francescanesimo medioevale (Scoto-Hockahm), che avrebbe poi portato, ad es. secondo Hans Jonas (ma a mio avviso Jonas è molto tendenzioso, anche se in parte dice il vero), al soggettivismo moderno (in realtà le cose sono più complesse). Mentre nel caso della gnosi e dello gnosticismo avremmo a che fare con un volontarismo di altro tipo, sia perché anteriore, sia perché spesso esoterico.

2) Ridurre la questione ad un essenza metodologica, sembrerebbe condurre ad un'eccessiva semplificazione, poiché alla fine si tratterebbe di una contrapposizione tra chi rifiuta il "realismo filosofico" e chi lo rifiuti. [continua, appena posso]

Catacumbulus ha detto...

Dunque, per quanto attiene alla prima aporia, si può lavorare sull'ipotesi che i due tipi di volontarismo (quello di origine teologica e quello esoterico) si siano incontrati e infine persino fusi, anche se poi possono trovarsi nuovamente "s-fusi" (nella modernità). Il che non è ipotesi così peregrina, dato che tutti riconoscono quanto l'Accademia Neoplatonica fiorentina di Marsilio Ficino, che sta alle origini della modernità stessa, abbia profondamente "trafficato" con esoterismi sincretici di ogni tipo; venendo a costituire uno dei centri fondamentali di diffusione di queste pratiche, poi recepite dalla massoneria esoterica (che è la vera massoneria), in tutta l'Europa moderna.

Per quanto attiene alla seconda aporia, come l'altro esempio emblematico di Nicolò Cusano insegna, l'essenza della logica gnostica consiste nella negazione metodologica del principio di non contraddizione (coincidentia oppositorum). Il che, sintetizzo terribilmente, sul piano teorico ci porta alla possibilità addirittura di intendere come forma finale di gnosi secolarizzata, lo stesso relativismo contemporaneo (che, ma bisognerebbe spiegare esattamente come, è contraddittorio)...

Anonimo ha detto...


Nello gnosticismo originario non è definibile un nucleo base di dottrine?

Se uno legge i vari "Vangeli gnostici" tale nucleo non balza forse all'occhio?

Ma qual'è la conclusione dell'approccio "metodologico"?

Sull'origine della Modernità bisognerebbe poi intendersi. Se è nel Neoplatonismo rivissuto da un Ficino etc. sembra allora difficile vederla in un Lutero, che appare alquanto lontano dal Neoplatonismo. E'vero che lui detestava specialmente Aristotele ma questo non lo faceva diventare platonizzante né tantomeno neoplatonico.
La modernità nasce da una serie di componenti, sviluppatesi anche ad opera di circostanze storiche (p.e. l'esigenza di uno Stato aconfessionale per evitare le guerre civili a sfondo religioso che affliggevano il cristianesimo). Speculativamente, irruppe ad un certo punto sulla scena il nuovo pensiero scientifico, con la sua nuova immagine del mondo, che appariva fondata nei fatti della natura. Quello fu forse il colpo decisivo e fu portato dalla scienza non dal sapere esoterico, che pur furoreggiava nel Rinascimento.
Galileo e Newton si interessevano anche di magia, astrologia, alchimia? Era una moda diffusa. Ma nei loro scritti scientifici non c'è nulla di tutto ciò.
PP

Una pesca proficua... ha detto...

“LA DOTTRINA CATTOLICA E’ COME UNA RADICE NELLA TERRA piantata dalla Divina Provvidenza nella sua Chiesa“. Ma questa radice necessita di nutrimento e non di cambiamento; per crescere è necessario che LE MEMBRA si attivino e per nutrirla bisogna esserne testimoni fedeli e santi.

https://cooperatores-veritatis.org/2017/10/25/san-francesco-di-sales-e-la-vera-lotta-contro-il-protestantesimo-inedito/

Catacumbulus ha detto...

A livello accademico risulta spesso difficile cercare di proporre lo studio della commistione tra saperi gnostico-esoterici e saperi essoterici (sia filosofici che scientifici), perché si parte spesso dal pregiudizio illuministico che non possano realmente intrecciarsi, quasi fossero antitetici. Eppure, di fatto, da sempre, questi due aspetti convivono nelle stesse menti, che di giorno appaiono razionaliste e di notte si dedicano all'esoterismo. L'ateismo razionalistico illuminista è episodio largamente minoritario nella storia della cultura europea e laddove non si fosse rigorosamente cattolici, spesso, e specialmente all'interno del mondo protestante, si cadeva vittime di sincretismi esoterici vari. Per non parlare di quanti, sia tra i filosofi che tra gli scienziati moderni, furono massoni (e la massoneria vera, come tra gli altri, dimostrano i lavori di Padre Siano, è satanismo). Ora, non mi pare per nulla ragionevole intendere tutto ciò solo come una sorta di moda culturale superficiale, anche perché dalle proprie origini chiaramente gnostico-esoteriche tali sapienze contrarie al principio di non contraddizione, sono giunte a proporsi persino secondo i canoni della formalizzazione logica moderna (v. logiche paraconsistenti). E' invece più che ragionevole assumere come ipotesi di lavoro che queste menti non fossero schizofreniche e che, dunque, l'esoterismo abbia precisi e profondi influssi anche su quanto può apparire puramente essoterico. Io sono convinto si possa ad esempio dimostrare come vi sia uno stretto legame tra il relativismo etico (ma anche aletico) imperante oggigiorno, che costituisce la parte essoterica del pensiero massonico-libertario, e la logica gnostico-esoterica che da sempre si è contrapposta alla logica del principio di non contraddizione. Studi storiografici in questo senso sarebbero da abbinarsi ad analisi teoretiche, per constatare di fatto e in teoria quanto gli influssi esoterici abbiano contato nello sviluppo di tante dottrine, soprattutto filosofiche, ma forse anche scientifiche.

Anonimo ha detto...


L'esoterico e l'essoterico, che si intreccino, occorrerebbe una qualche dimostrazione,
per quanto riguarda il pensiero scientifico.

--Einstein fece più volte aperta espressione di spinozismo. Ammirava Spinoza e lo disse. La sua identificazione di Dio con la natura ricalca il Deus sive natura di Spinoza. Qui ci troviamo di fronte a dichiarazioni esplicite; non c'è nulla di esoterico; tutto si svolge alla luce del sole, per così dire. Con la sua idea di un universo finito e illmitatamente curvo, grazie all'identificazione di spazio e materia-energia, escludente un Creatore, Einstein si poneva, se vogliamo consapevolmente, nella scia dell'immanentismo spinoziano. Ma tale nesso (che non è comunque esoterico) non aiuta molto una volta che si affrontino le sue teorie scientifiche in senso stretto, che seguono una logica loro intrinseca e vanno comprese e/o confutate seguendo quella logica.
Inoltre, la storia della scienza fa vedere che ogni nuova concezione parte dal tentativo di risolvere i problemi lasciati in sospeso dalla visione precedente. Al tempo di Galileo, la cosmologia aristotelica era giudicata da tempo insufficiente (anzi, lo era già nell'antichità).

--Se leggiamo i Principi matematici della Filosofia naturale di Newton (1686), riesce difficile trovarvi connessioni esoteriche. Ho letto, in italiano, con la dovuta fatica, parte delle parti che Newton consigliava di leggere ai non addetti ai lavori: oltre alle Prefazioni, gli Assiomi o Leggi del moto, del libro I solo la I sez. e l'inizio della II; parte consistente del libro III o sistema del mondo. Si è sovrastati e schiacciati da tutta quella difficilissima geometria. Ma si tratta di geometria, appunto e di calcoli matematici. Lo stesso dicasi dell'Ottica, per quella parte (piccola) che ne ho letto e delle Lettere a Oldenburg, su varie questioni dell'ottica: restiamo sempre nell'ambito della scienza. Quando dimostra N. p.e. che la luce è sempre la stessa, sia riflessa che rifratta, lo spiega sulla base dei suoi esperimenti con i prismi, dei calcoli relativi, etc. Nelle famose "questioni" costituenti il libro III dell'Ottica, tratta dei più vari argomenti scientifici, in modo discorsivo, e si interroga sul significato dei fenomeni; ma anche qui, dove sarebbe l'elemento esoterico? Si può sempre dimostrare che ci sia, ma bisognerebbe farlo nel caso concreto, non restare ad un'ipotesi di carattere generale.

--Confesso la mia ignoranza: che cosa sono le logiche paraconsistenti?

PP

Catacumbulus ha detto...

Per quanto riguarda le "scienze empiriche" moderne mi esprimo con assoluta prudenza e totale beneficio d'inventario, poiché non ho avuto il tempo di approfondire adeguatamente la questione delle relazioni tra le loro origini e, definiamolo così, il mondo variegato degli esoterismi sapienziali. Tuttavia le segnalo questi 3 testi: Betty Jo Teeter Dobbs, "Isaac Newton scienziato e alchimista; il doppio volto del genio", ed. Mediterranee,Roma 2002; Gianfranco Infante, "Gli ambigui padri della scienza", Editrice UNI Service, Trento 2009; Gianfranco Infante, "Le radici esoteriche della scienza moderna", Edizioni Segno, Udine 2006.

Il primo, visto che lei cita proprio il caso di Newton, è un vero e proprio studio accademico (ed. originale: "The Janus Faces of Genius", Cambridge University Press, 1991), anche se in Italia è stato pubblicato dalle edizioni Mediterranee, ma anche questo è indicativo... L'autrice, una storica della scienza morta pochi anni dopo la pubblicazione di questo saggio, dimostra sostanzialmente questo: Newton intese le proprie ricerche scientifiche come una verifica sperimentale, diciamo così, di un contatto diretto con il trascendente, ottenuto mediante l'ermetismo alchemico, religione superiore a quelle essoteriche.

Non è questo il luogo adatto ad esporre nemmeno alcuni dei contenuti interessantissimi del volume in oggetto, ma in sintesi quello che ne emerge è questo, a mio avviso: Newton è perfettamente ancorato ad un paradigma epistemologico, insieme, classico-antico ed esoterico. L'intellettuale antico è infatti depositario e ricercatore di un sapere olistico, appunto in contrapposizione alla scissione moderno-cartesiana della res cogitans e della rex extensa e, quindi, della "scienza moderno-razionalistica" da quella esoterico-sapienziale. Per semplificare, ciò fu vero nella maggior parte dei casi (lo fu per i filosofi presocratici e perfino per Platone, se teniamo presenti gli influssi orfici, mentre non fu così per Aristotele, quasi un unicum...) fino all'avvento del Cristianesimo, che, si badi bene, non eliminò l'ideale di un sapere integrato, bensì sostituì, condannandoli come luciferianamente pericolosi, i riferimenti all'occulto e alla magia con l'integrazione tra l'uso "perfetto" della ragione aristotelica, sottomessa al principio di non contraddizione, e la sapienza sovra-razionale derivante dalla Rivelazione (= integrazione tra filosofia e teologia); ponendo poi dal punto di vista "pratico" al vertice di tutto ciò la vera mistica, ossia la vera pratica ascetica (la cui espressione più chiara, a mio avviso, ci è data da San Giovanni della Croce).

In estrema sintesi, allora, la modernità sembra nascere come recupero di quanto cassato e condannato, giustamente, dalla cultura medioevale (diciamo meglio, dalla parte migliore di essa, ossia dalla filosofia e teologia aristotelico-tomista, recepita nel governo della Chiesa), conservandolo attualmente in modo particolare proprio all'interno dei circoli massonici (la cui essenza è esoterica).

A titolo di pura esemplificazione parziale le farei notare: 1) i profondi legami tra l'irrazionalismo metafisico-etico del nominalismo (linea Scoto-Ockahm e in particolare di quest'ultimo) e l'estremo razionalismo logico dello stesso nominalismo, esemplificato da Ockahm, che non a caso è stato considerato precursore della logica neopositivista, per il suo estremo rigorismo razionalistico in logica; 2) le non superficiali interconnessioni tra Raimondo Lullo e Leibniz, via Giordano Bruno (e Cusano). Tutto ciò per indicare quanto in certi autori fondamentali sia profonda la presenza sia di aspetti esoterici, che dei più espliciti risultati essoterici nelle matematiche e nella logica... Evidentemente l'impressione di una contraddizione nel coesistere di questi due mondi è tutta nostra e deriva da un pregiudizio che abbiamo assorbito dal razionalismo. [segue]

Catacumbulus ha detto...

Con la denominazione "logiche paraconsistenti o logiche della contraddizione" si indica nella logica formale contemporanea una famiglia di sistemi logici che pretenderebbero di poter risultare significanti, pur "trattando e tollerando" negazioni del principio aristotelico di non contraddizione (al loro interno la contraddizione non implica, cioè, "qualsiasi cosa"). Per un'introduzione: 1) Francesco Berto, Lorenzo Bottai, "Che cos'è una contraddizione", Carocci, Roma 2015; 2) Francesco Berto, "Teorie dell'assurdo. I rivali del Principio di Non-Contraddizione", Carocci, Roma 2009.

Un autore che propone un'interpretazione paraconsistente di Scoto, adducendo interessantissimi legami storiografici tra francescanesimo nominalista e saperi esoterici come la cabbala ebraica, è Luca Parisoli in "La contraddizione vera", Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2005. Ma la storia dello sviluppo del pensiero europeo da questo punto di vista offre possibilità immense di approfondimento, si pensi solo alla "coincidentia oppositorum" di Cusano, altro autore fondamentale...

irina ha detto...

Forse Ildegarda di Bingen è la Santa ove i due aspetti, esoterico ed essoterico, sono vissuti 'naturalmente'.Tutto il monachesimo, che visse in contatto quotidiano con la natura, lavorata, custodita, osservata e amorevolmente conosciuta, imparò semplicemente a vedere, attraverso l'amor di Dio che sempre dischiude i suoi misteri a coloro che lo amano, dietro la natura il mondo che la sostiene.
La spaccatura avviene quando ci si vuol appropriare di quello che riteniamo il meccanismo della vita, cioè della tecnica, mettendo Dio all'angolo; è allora, credo, che l'esoterismo, convivente con l'essoterismo si appoggiano alla magia ed al mondo dei demoni; l'esoterismo diventa magia esso stesso e demoniaco. Diventando semplice tecnica, l'ambiente esoterico si riempie di orecchianti che pretendono di imporre agli altri tecniche che loro stessi non conoscono e/o non hanno capito. Ieri leggendo l'articolo di Blondet sull'ibridazione della razza bianca con queste massicce immissioni coatte di giovani di colore, sono andata a rileggere alcune pagine riguardanti il Karma e le razze. Secondo la legge del karma ci reincarniamo in razze sempre diverse secondo le qualità che dobbiamo sviluppare, del periodo storico e altro, poichè razze diverse possiedono caratteristiche diverse, come le persone.Tutto ciò non è deciso e messo in atto al tavolino da quattro cxglxxnx dell'ultim'ora, ma dalle gerarchie angeliche che eseguono direttive più alte.Avendo frequentato per anni l'ambiente conosco e so le storie che ognuno racconta a se stesso con la storia del Karma, senza essere mai sfiorato dal 'mea culpa'. Tanto più gli spostamenti di popoli che si vogliono ancorare su una terra per forza, con lo 'ius soli, per esempio. Fanno gli apprendisti stregoni sulla pelle delle persone di razze diverse, che impazziscono, impoveriscono e dopo tre generazioni ancora non sono integrate, perchè fondamentalmente quello non era il loro destino, il loro karma, la loro vita, il loro compito davanti a Dio e agli uomini. Concludendo non reputiamoci più di quello che siamo, cerchiamo la via strettissima della Croce, da parte mia un grande tiè agli apprendisti stregoni miliardari alla Soros e alla sua ed altrui corte di servi, ignoranti e superbi oltre ogni misura demoniaca.

Anonimo ha detto...


L'esoterismo e la scienza, ma la vera scienza non c'entra.

--Grazie per la spiegazione del significato di "logiche paraconsistenti", un termine che resta comunque ostico, per non dire incomprensibile all'uomo comune.

--A questo punto, non sarebbe meglio leggere direttamente i testi di Newton, quelli alla nsotra portata, si intende? Che cosa c'`e di esoterico nelle tre leggi del moto che Newton pone a base di tutto il suo sistema?
Come sappiamo, la I legge formula il principio d'inerzia, già intuito con chiarezza da Galileo. Il principio d'inerzia resta alla base della fisica moderna e deriva da ragionamenti sui fatti dell'esperienza. "Ciascun corpo persevera nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, eccetto che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse". Dagli antichi sino al Rinascimento italiano, si dava un'interpretazione diversa dei fatti: si credeva che il mantenimento di un moto richiedesse una continua applicazione di forza (Alberto Pala). INvece non è così. Vedi p.e. il moto dei proiettili. Si può sempre sostenere che il principio non è fondato, ma con argomenti scientifici, non tirando in ballo l'alchimia o l'esoterismo in generale.
Qualsiasi cosa pensasse Newton sul trascendente e il modo cui rapportarvisi, le dimostrazioni che egli dà dei suoi assiomi e principi si basano sulla geometria euclidea e sul calcolo matematico rigoroso. Due forme di sapere che non mi sembrano molto affini alle "metodologie" esoteriche.
Intendendo il pensiero di un autore, in questo caso uno scienziato, sempre e unicamente come sviluppo e applicazione di un suo pre-concetto mondo di convinzioni soggettive e sostanzialmente irrazionali, ci si preclude la comprensione dell'autore stesso. E non si va mai alla c o s a s t e s s a , vale a dire non si confronta mai il pensiero dell'autore con la realtà cui vuole applicarsi. Vogliamo sapere se il principio di inerzia sia vero o falso, che l'autore l'abbia elaborato su presupposti "alchemici o esoterici" (cosa cui non credo affatto, anche perché era stato già intuito da altri scienziati) è cosa che appartiene alla sua storia personale.
PP

Catacumbulus ha detto...

Se Newton ha fatto vera scienza, è falso che la scienza non c'entri con l'esoterismo, poiché, tutto al contrario, essa sarebbe stata inconcepibile per Newton stesso senza la stretta relazione che la legava alla sua visione esoterico-religiosa. E poiché alla fin fine le teorie scientifiche e le tecniche che ne derivano non sono che strumenti neutri, ciò che conta infinitamente di più per comprendere un autore, un movimento culturale e un'epoca storica sono i principi dottrinali e morali in base ai quali quelle stesse tecniche strumentali verranno utilizzate per modellare o cambiare la storia. Dunque che coloro che hanno effettivamente in mano "gli strumenti" si ispirino a una visione ateo-materialistica, agnostico razionalista, magico-esoterica o cattolica non mi pare cosa affatto indifferente, al di là del fatto che tecnicamente le cose funzionino secondo le stesse leggi.

irina ha detto...

Forse sarebbe più opportuno ragionare sui sette doni dello Spirito Santo, per darci una griglia comune e CATTOLICA:

- Sapienza;
- Intelletto;
- Consiglio;
- Fortezza;
- Scienza;
- Pietà;
- Timor di Dio.

Sono certa che abbiamo tutti gli strumenti a nostra disposizione ma, non sappiamo più usarli, decodificarli, riconoscerne il significato,la funzione nell'ambito della conoscenza del mondo, di noi stessi e dei 'Cieli'.Non ho notizia di scandaglio di questi doni dello Spirito Santo nel processo conoscitivo.E'mia ignoranza?
Detto così, a sentimento, nella conoscenza e nella pratica delle virtù è insito un affinamento che consente di distinguere questi doni nel processo del conoscere: essere in grado di dare quindi ad ogni pensiero, oggetto, fenomeno il reale posto che gli compete nell'ambito di quello che stiamo appena appena conoscendo e di quello che già sappiamo.Però questi sette doni non li conosciamo, non siamo in grado di parlarne come esperienza quotidiana, semplicemente. Mistero. Forse li sappiamo ripetere a memoria ma, non sappiamo riconoscerli in azione. A parer mio sono tutti insieme il ponte tra visibile ed invisibile.

Catacumbulus ha detto...

Inoltre farei notare che spesso c'è molta più distanza di quanto si crede tra le teorie scientifiche e i fatti che si suppone costituiscano le conferme empiriche di esse. E' ben noto ad esempio quanto fossero errate, e forse del tutto inesistenti, le prove addotte da Galileo per dimostrare la sua teoria eliocentrica (la quale, guarda caso, era strenuamente sostenuta dagli ambienti esoterici, v. G. Bruno). Ma su questo terreno non voglio spingermi a sostenere nulla con sicurezza, poiché, ripeto, non ho approfondito, salvo avere compiuto qualche lettura propedeutica e critica del pensiero dei più. Tali letture, però, dimostrano senza alcun dubbio che coloro che vengono considerati scienziati rigorosi per antonomasia, spesso non lo erano affatto e questo dato non può essere ignorato, se si bada veramente a ricostruire il complesso delle cause che influiscono ancora molto sul tempo presente.

Taluni, come l'autore dei due volumetti citati sopra, arrivano addirittura ad affermare:
"Ma se l’eliocentrismo fosse più semplice, perché la NASA si ostina a considerare la Terra ferma, quando fa i calcoli per seguire il movimento delle sonde spaziali?" (http://crombette.altervista.org/sisterma_copernicano_alla_prova.htm).

Magari si tratterà di sciocchezze colossali, ma non si può escludere a priori che non ci sia del vero, solo perché volutamente si vuole ignorare una parte della realtà storica (l'humus culturale esoterico in cui sono nate molte teorie scientifiche e in cui sguazzavano i loro autori).

Anonimo ha detto...


Un dialogo tra sordi - ultimo intervento

E'un dialogo tra sordi, ma lo ripeto ancora una volta: non bisogna confondere l'aspetto soggettivo con quello oggettivo. Trattandosi di scienza, ossia di comprensione della natura e delle sue leggi, bisogna distinguere i problemi che oggettivamente si ponevano agli indagatori e che richiedevano un metodo scientifico, dalle componenti culturali soggettive di ogni indagatore (la loro individuale "precomprensione"). Queste ultime certamente influiscono sull'elaborazione del metodo da parte dello scienziato ma tale influenza va dimostrata entrando nel merito (come ho detto più volte) dei singoli concetti o teorie. Per esempio, nella visione del mondo di Einstein, come ho ricordato, si nota un certo spinozismo, da lui stesso professato. Ma tale spinozismo vale più per la filosofia che E. crede di ricavare dalle sue teorie e scoperte che per il contenuto fisico di esse, in senso proprio. Se vale poi come presupposto delle sue teorie, queste vanno comunque analizzate e criticate per il loro specifico significato fisico, che non ha nulla a che vedere con la filosofia di Spinoza.
Si scrive ancora oggi che Galileo non avrebbe capito che l'orbita della terra è una ellisse. Lui la riteneva circolare, influenzato (via neoplatonismo fiorentino, forse) dall'idea che il cerchio fosse una misura perfetta, sola degna di rappresentare l'orbita del nostro pianeta. Ma resta il fatto che l'orbita della terra è quasi un cerchio non è una ellisse. I disegnetti che si vedono sui libri scolastici sono errati. In una figura ellissoide o circolare, la lunghezza dell'asse minore divisa per quella dell'asse maggiore dà 1.0 per il cerchio. Ebbene, la proporzione per l'orbita terrestre è : 0,99986, cioè quasi 1.0. Il sole è di poco spostato dal centro di questo quasi-cerchio. Certamente i dati astronomici erano noti a Galileo.
Impostare la critica alla modernità filosofica e scientifica uncamente sulla base del trito argomento di una sua supposta", globale origine "sapienziale", a mio modesto avviso è solo una nuova forma di oscurantismo, un regresso culturale che ostacola la giusta critica al pensiero moderno, in tutti i suoi aspetti. L'evoluzionismo darwiniano e neodarwiniano, elemento portante dello scientismo dominante, ha praticamente tolto ogni autorità al racconto biblico della Creazione, e quindi all'intera Bibbia, al concetto stesso di Dio creatore. Invece di almanaccare sulle sue supposte origini esoteriche, sarebbe meglio attaccarlo sul piano scientifico, studiandolo a fondo, in modo da metterne bene in rilievo le numerose ed evidenti lacune.
PP