"Playing God": una narrativa accecata
di John Horvat
Alcune persone sono così appassionate delle loro prospettive che rimangono accecate da ciò che accade intorno a loro. Possono vedere gli stessi fatti degli altri. Tuttavia, quando sono spinti dall'intenso desiderio di inserire questi fatti in una narrativa, facilmente possono arrivare alla distorsione.
Questa è l'impressione che produce il libro del 2023, Playing God: American Catholic Bishops and the Far Right1 di Mary Jo McConahay. La giornalista cattolica liberal fornisce un resoconto così sensazionale della Chiesa post-Vaticano II che finisce per essere in parte un reportage della CNN, in parte una teoria del complotto e un po' il Codice da Vinci. Il lettore rimane spaesato in mezzo al turbinio di nomi, associazioni e conclusioni, quest’ultime sempre inclinate a sinistra.
Vescovi in combutta con la destra radicale?
Un esempio di questa distorsione è la tesi centrale del libro. L'autore ritiene che i vescovi americani siano una "maggioranza conservatrice" così forte e intransigente da poter contare su di loro per "guidare la deriva a destra del Paese". La maggior parte dei conservatori americani si gratterebbe la testa, chiedendosi dove sia questa maggioranza conservatrice. Con qualche onorevole eccezione, loro direbbero che qualsiasi sbandata verso destra del Paese è avvenuta nonostante i vescovi, certo non grazie ad essi.
Tuttavia, l'autore insiste che i vescovi sono dei collusi. Non ci vuole molto per stabilire le prove: una dichiarazione, un trafiletto, un membro del consiglio di amministrazione, una grande donazione, un'opinione controversa o un amico comune. Nonostante le immense differenze tra i personaggi di questa congiura, tutti vengono fatti marciare allo stesso passo a favore del "nazionalismo cristiano", qualunque cosa esso significhi.
Persi nell'iperbole
Così, tutto si profila monolitico nella narrazione della storia. Una cascata di aggettivi rende tutto iperbolico. L'autore non parla dell'Opus Dei conservatore, ma dell'Opus Dei ultraconservatore. Non è semplicemente Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), ma una più sinistra "rete internazionale cattolica di estrema destra di organizzazioni politico-civiche". A dirigere il tutto è il “potente e segreto” Council for National Policy"2. Tutti sarebbero legati ai vescovi e dediti "all'idea di una nazione di mercato libero assoluto, senza norme di sicurezza, di ambiente e di lavoro né garanzie per quei gruppi che offendono la loro sensibilità cristiana radicale, come le persone LGBTQ+".
Il risultato finisce per essere una narrazione dal ritmo incalzante che presuppone che il lettore sia in grado di collegare tutti i punti. Anche il recensore del New York Times Noah Feldman si perde e ammette di essere "frustrato", affermando che l'autore "ha difficoltà a collegare strettamente i vescovi attuali ai conservatori di spicco o alle istituzioni conservatrici". Il recensore, nonostante sia benevolo, nota con dispiacere che, capitolo dopo capitolo, il libro delinea l’operato di figure chiave del conservatorismo, ma a malapena si citano quali vescovi o che ruolo abbiano avuto loro in progetti specifici.
L'enorme impatto dell'azione conservatrice
Ironia della sorte, la grandiloquente e devastante denuncia ha l'effetto opposto su coloro che sono fuori dagli schemi progressisti (o ultra-progressisti). La sua ampia descrizione del lavoro di figure chiave come Paul Weyrich, Richard Viguerie, Phyllis Schlafly e altri, rivela quanto siano stati efficaci e brillanti nell'organizzare la lotta a favore della famiglia, del matrimonio, dei non nati e di altre questioni critiche della destra religiosa.
Mary Jo McConahay, una baby-boomer che ha vissuto l'epoca che descrive, racconta con vividi dettagli l'enorme impatto dell'azione conservatrice in modi raramente riconosciuti dalla sinistra religiosa. Invece di collusione e cospirazione, un lettore più equilibrato riconoscerà in quell’azione la cooperazione, la creazione di coalizioni e la creazione di reti che hanno permesso di superare gli ostacoli, vincere le elezioni, insediare giudici, creare reti mediatiche e pensare fuori dagli schemi. Tutto ciò è avvenuto in modo legale e pacifico; nessuno ha violato la legge.
Al contrario, la sinistra religiosa si presenta come superata, spacciata e inetta di fronte a una così efficace azione. Forse si tratta di un tentativo di rivendicare quel vittimismo che è parte integrante di ogni narrativa di sinistra. L'autrice fa persino in modo che imprenditori conservatori come i fratelli Koch (peraltro non cattolici e uno dei quali favorevole all'aborto) eclissino benefattori liberal della portata di George Soros e di Bill Gates.
Ortodossia selettiva
L'autrice è attenta a non affermare opinioni non ortodosse sull'aborto o su altre questioni sociali. Tuttavia, critica coloro che mantengono posizioni ortodosse. Ad esempio, nota con irritazione che i vescovi "si sono rallegrati per la decisione della Corte Suprema del giugno 2022, secondo cui la Costituzione degli Stati Uniti non conferisce un diritto all'aborto". Critica il fatto che "vogliono vedere i loro principi morali diventare la legge del Paese". Questo attivismo mette in pericolo le leggi che garantiscono "i diritti alla contraccezione e al matrimonio omosessuale".
Allo stesso tempo, giura fedeltà a Papa Francesco e critica severamente chiunque si allontani dal suo cammino. Tuttavia, la sua fedeltà papale selettiva non si applica tanto al "Papa anticomunista Giovanni Paolo II" o all'"ultra-tradizionalista Benedetto XVI".
Una maschera di ortodossia
Ogni pretesto di ortodossia, tuttavia, viene meno quando si toccano temi più delicati. La superficialità teologica dell'opera è influenzata molto più dalle riflessioni giacobine dello scrittore del National Catholic Reporter Michael Sean Winters che dai sereni sillogismi di San Tommaso d'Aquino. Il recensore Feldman nota che le sue critiche "suonano angosciosamente simili agli attacchi al cattolicesimo fatti da protestanti vecchio stile" miranti più ai contenuti della fede che alle posizioni e alle connessioni politiche che pretende di smascherare.
Come tutte le brave femministe, non può fare a meno di intervenire su quella che definisce "una delle questioni più spinose della Chiesa cattolica romana", ossia il ruolo delle donne, compresa l'ordinazione di diaconesse e sacerdotesse. Nemmeno l'opposizione che ne fa Papa Francesco può superare il suo zelo per questa causa. L'autrice ritiene che se i sondaggi di opinione negli Stati Uniti favoriscono le donne sacerdote, allora la Chiesa deve cambiare. È solo una piccola questione di modifica del diritto canonico.
In effetti, il suo manifestarsi a favore di donne cattoliche scomunicate che pretendono di essere sacerdoti (e vescovi) non lascia dubbi sulle sue posizioni eterodosse, contrarie all'insegnamento ufficiale della Chiesa. Plaude al loro coraggio e alla loro decisione di "non aspettare più che la Chiesa si ravveda".
Una prospettiva di lotta di classe
Anche se l'autore nega con veemenza che il libro adotti la dialettica marxista della lotta di classe, la sua prospettiva marxista è chiara nel vedere tutto attraverso il prisma del potere, della classe e del denaro. Il contenuto del libro non lascia al lettore alcuna possibilità di sfuggire a questa conclusione.
Il libro è incentrato sull'oppressione, sulle reti di denaro, sulle tracce di denaro e sugli investimenti ESG3 e tratta tutti i punti di discussione della sinistra americana, dalla “Teoria critica della razza” al cambiamento climatico. Tom Roberts, ex direttore del National Catholic Reporter, e altri esponenti della sinistra cattolica lo hanno recensito con entusiasmo.
La prospettiva più tragica del libro è questa focalizzazione strettamente politica che tende a ridurre la Chiesa a una ONG che promuove la giustizia sociale. La Chiesa ha una componente politica, come ogni organizzazione che si occupa di persone. Tuttavia, questo aspetto non deve far dimenticare ai lettori il ruolo essenziale della Chiesa.
È assente dalla narrazione la nozione di Chiesa come Corpo mistico di Cristo. Qualsiasi discussione sulla Chiesa dovrebbe essere orientata alla santificazione e alla salvezza, un discorso che invece si trova nei cattolici di mentalità tradizionale, condannati in questo libro. Non ci sono pii riferimenti a Gesù Cristo e alla sua Madre Santissima che servano come punti di unità per opporsi al divisionismo caratteristico della dialettica marxista. C'è invece un soffocante e brutale materialismo chiuso alle cose spirituali e sublimi che parlano di Dio.
Forse è questo il problema. Il libro Giocare a fare Dio dovrebbe includere Dio nella discussione.
______________________1. Giocare a fare Dio: I vescovi cattolici americani e l'estrema destra.
2. Consiglio per la politica nazionale.
3. Investimenti particolarmente attenti al sociale e all’ambiente.
Fonte: Tfp.org, 21 giugno 2023.
5 commenti:
FT ma connesso.
I moti rivoluzionari in Francia, provocati dalle periferie in mano ai mussulmani. Il governo italiano di CD potrebbe finalmente trarne le dovute conseguenze per cambiare tono sul tema immigrazione. Ha mantenuto finora la tesi dei "disperati" da distribuire equanememente in Europa. Tesi non passata per il veto polacco e ungherese, anche se si è affermato il principio dei confini europei da difendere. Ma questa è una soddisfazione puramente teorica.
L'immigrazione verso l'Italia ha assunto un ritmo tale da potersi legittimamente definire "invasione", nei contronti della quale bisogna cambiare politica, ricorrere al blocco navale promesso da Meloni in campagna elettorale.
Gli invasori vanno respinti. Dalle intercettazioni pubblicate su il Giornale, forse passate dai Servizi, si vede come tutti questi tunisini e africani dichiarino apertamente che è venuta l'ora di invadere l'Italia e anche di occupare Lampedusa, che forse già occupano di fatto.
L'impostazione del nostro governo, per quanto migliore di quella del governo di CS, appare del tutto superata dagli eventi. Bisogna svegliarsi, occorre un cambiamento radicale di rotta.
Il presente governo sta facendo bene in tante cose ma questo dell'immigrazione è uno dei suoi punti deboli.
Il compito della marina è innanzitutto quello di difendere le coste dagli invasori.
Ma il presente papa non si metterebbe a strillare se il governo di CD cambiasse politica?
Ebbene, che urlasse pure quanto vuole.
Politicus
Sembra un ottimo libro! Non vedo l’ora di leggerlo.
Grazie per la segnalazione.
Assolutamente d'accordo. Il nostro governo certamente teme di firmare la propria condanna a morte con il blocco. Ma forse la fortuna aiuterebbe gli audaci. Preghiamo.
Un libro di propaganda degli "intoccabili".
Volentieri presentiamo ai lettori Corsica, battaglie e solitudini – Sguardo indiscreto sopra un sogno di libertà, fra molte tentazioni e poche beatitudini.
il singolarissimo caso di una terra divenuta francese pochi decenni prima della nota rivoluzione: un’isola la cui distanza da Parigi era molto maggiore di quella geografica, e per la quale le difficoltà di comprensione erano ben più che meramente linguistiche. Arrivata nelle vesti di diffidente invitato presso uno dei crocevia della storia, visse con travaglio il cammino dei secoli che seguirono.
S
Perché questa opposizione sia reale e benefica, l’uomo d’oggi deve tuttavia fuggire alcuni equivoci, quando non vere e proprie tentazioni, che essenzialmente derivano da un’idea distorta relativa al valore dell’identità. Per essere espliciti: l’identità non ha valore in se stessa, ma lo ha nella misura in cui non si scontra con la Verità. Questo dato vale su ogni piano: culturale, politico, generalmente sociale.
Amare le tradizioni in quanto tali, coltivare un’attrazione per le identità a prescindere dal loro contenuto, rischia di produrre una sorta di ecumenismo identitario che lungi da essere il contrario del globalismo, sarebbe niente meno che il globalismo al contrario.
Sarà sempre legittimo ammirare gli idiomi dell’Africa nera, la cucina del Sud Est asiatico, i colori delle stoffe del Vicino Oriente, non lo sarà invece se la stessa ammirazione si rivolgerà alle «religioni» e ai sistemi di valori ad esse connessi, ove queste si distanzino dalla vera Fede. E questo varrà fintanto che Cristo resterà Re, ovvero per l’eternità.
L’equilibrio è delicato ma chiaro: la diversità è un bene, ma all’interno di un quadro di verità; distinguere per unire, si diceva un tempo. La distinzione, la differenza, è ricchezza se verte su materie libere e non diventa l’espediente per rompere l’unità fondata sulla verità. Mirabilmente sintetizzava questo principio Pio XI nella Quas Primas, quando scriveva: «Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all’impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l’incolumità del loro potere, l’incremento e il progresso della patria».
Alla Corsica auguriamo questo e, con lo stesso spirito, invitiamo i lettori ad un proficuo viaggio di capitolo in capitolo per conoscere meglio quella terra, i suoi uomini, la sua storia e le sue sfide.
Buona lettura!
[1] Sul rischio di un deforme totalitarismo, ammoniva Pio XII: «Considerare lo Stato come fine, al quale ogni cosa dovrebbe essere subordinata e indirizzata, non potrebbe che nuocere alla vera e durevole prosperità delle nazioni. E ciò avviene, sia che tale dominio illimitato venga attribuito allo Stato, quale mandatario della nazione, del popolo, o anche di una classe sociale, sia che venga preteso dallo Stato, quale padrone assoluto, indipendente da qualsiasi mandato» (Summi Pontificatus, 1939).
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