Ritengo che sia indispensabile, nell’attuale congiuntura teologico-pastorale, tener conto di quanto ha esaurientemente dimostrato Enrico Maria Radaelli nel suo ultimo lavoro ("Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo", Edizioni Pro-manuscripto Aurea Domus, Milano 2017), ossia che l’egemonia (prima di fatto e poi di diritto) della teologia progressista nelle strutture di magistero e di governo della Chiesa cattolica si deve anche e forse soprattutto agli insegnamenti di Joseph Ratzinger professore, che mai sono stati negati e nemmeno superati da Joseph Ratzinger vescovo, cardinale e papa. Questa tesi, che così enunciata potrebbe apparire a molti inaccettabile (mi riferisco a tutti coloro che finora avevano visto in Ratzinger come cardinale Prefetto della congregazione per la dottrina della fede e poi come papa Benedetto XVI un provvidenziale baluardo contro quella che lui stesso definiva "dittatura del relativismo"), ha una sua adeguata giustificazione scientifica nel libro di Radaelli, il quale analizza pagina per pagina il testo fondamentale di Ratzinger, quella "Einführung in das Christentum: Vorlesungen über das apostolische Glaubensbekenntnis", che fu pubblicata nel 1968 come rielaborazione delle lezioni di Teologia tenute nel semestre precedente dall’allora giovane professore nell’Università di Tubinga ed ha avuto nel testo originale ben ventidue edizioni, l’ultima nel 2017.
Enrico Maria Radaelli è noto come il miglior discepolo e interprete di quel Romano Amerio che nel 1985 aveva pubblicato "Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX" [qui], che io considero la prima, coraggiosa e seria e documentata denuncia della presenza del modernismo teologico nella forma (retorica) e nella sostanza (ideologica) della "Gaudium et spes" e di altri fondamentali testi conciliari. Imitando lo scrupolo esegetico e l’onestà intellettuale del suo maestro, Radaelli studia attentamente il testo ratzingeriano, citandone i passaggi fondamentali da un’edizione italiana recente (cfr "Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul Simbolo apostolico", Queriniana, Brescia 2000) e facendo subito notare – ed è uno dei dati a sostegno della tesi di Radaelli – che Joseph Ratzinger, anche quando è divenuto prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non ha mai sentito il bisogno di rivederne o modificarne il contenuto. In effetti, nel 2000 scriveva che il suo libro avrebbe ben potuto intitolarsi "Introduzione al cristianesimo, ieri, oggi e domani", aggiungendo:
"L’orientamento di fondo era, a mio avviso, corretto. Da qui il mio coraggio oggi di porre ancora una volta il libro nelle mani dei lettori" ("Saggio introduttivo alla nuova edizione 2000", in "Introduzione al cristianesimo", ed. cit., p. 24).
Insomma, conclude Radaelli, la teologia che Ratzinger ha sempre professato e che si ritrova in tutti i suoi scritti, anche in quelli firmati come Benedetto XVI (i tre libri su "Gesù di Nazaret" e sedici volumi di "Insegnamenti") non è sostanzialmente diversa da quella della "Einführung", ed è una teologia di stampo immanentistico, nella quale tutti i termini tradizionali del dogma cattolico restano linguisticamente inalterati ma la loro comprensione è cambiata: messi da parte, perché ritenuti oggi incomprensibili, gli schemi concettuali propri della Scrittura, dei Padri e del Magistero (che presuppongono quella che Bergson chiamava "la metafisica spontanea dell’intelletto umano"), i dogmi della fede sono re-interpretati con gli schemi concettuali propri del soggettivismo moderno (dal trascendentale di Kant all’idealismo dialettico di Hegel). A farne le spese – osserva giustamente Radaelli – è soprattutto la nozione di base del cristianesimo, quella di fede nella rivelazione dei misteri soprannaturali da parte di Dio, ossia la "fides qua creditur". Questa nozione risulta irrimediabilmente deformata, nella teologia di Ratzinger, dall’adozione dello schema kantiano dell’impossibilità di una conoscenza metafisica di Dio, con il conseguente ricorso ai "postulati della ragione pratica", il che comporta la negazione delle premesse razionali della fede e la sostituzione delle “ragioni per credere”, che costituivano l’argomento classico dell’apologetica dopo il Vaticano I (Réginald Garrigou-Lagrange) con la sola “volontà di credere”, che fu teorizzata dalla filosofia della religione di stampo pragmatistico (William James). Ratzinger ha sempre sostenuto, anche nei discorsi più recenti, che l’atto di fede del cristiano ha come suo specifico oggetto, non i misteri rivelati da Cristo ma la persona stessa di Cristo, conosciuto nella Scrittura e nella liturgia della Chiesa. Ma è una conoscenza incerta e contraddittoria, troppo debole per resistere alla critica del pensiero contemporaneo. Sicché la teologia di oggi, secondo Ratzinger, non riesce a parlare della fede se non in termini ambigui e contraddittori:
"Il problema di sapere esattamente quale sia il contenuto e il significato della fede cristiana è oggi avvolto da un nebuloso alone di incertezza come mai forse prima nella storia" ("Introduzione al cristianesimo", Prefazione alla prima edizione, trad. it. cit., p. 25).
In effetti, la teologia di oggi è costretta ad ammettere che, nell’animo del credente, all’atto di fede (voluto anche se infondato) è sempre associato il dubbio. Ciò avviene perché ormai il fondamento dell’atto di fede non è più, come insegnava il Vaticano I, "l’autorità di Dio, che non può ingannarsi né ingannare gli uomini", ma è l’uomo stesso, il quale ha voluto costruirsi un’idea di Dio che soddisfi le proprie esigenze spirituali. Ma questa idea di Dio, che l’uomo religioso di oggi ha forgiato a propria immagine e somiglianza, è inevitabilmente incerta e problematica, e il teologo ne avverte la radicale incompatibilità con la cultura contemporanea:
"Chi tenta di diffondere la fede in mezzo agli uomini che si trovano a vivere e a pensare nell’oggi può realmente avere l’impressione di essere un pagliaccio, oppure addirittura un resuscitato da un vetusto sarcofago. […] Constaterà la condizione di insicurezza in cui versa la sua propria fede, la potenza quasi inarginabile dell’incredulità che si oppone alla sua buona volontà di credere. […] Sul credente pesa la minaccia dell’incertezza. […] Il credente può vivere la sua fede unicamente e sempre librandosi sull’oceano del nulla, della tentazione e del dubbio, trovandosi assegnato il mare dell’incertezza come unico luogo possibile della sua fede" ("Introduzione al cristianesimo", Prefazione alla prima edizione, trad. it. cit., pp. 34-37).
Radaelli mostra come le medesime espressioni si ritrovino nella pubblicistica del cardinale gesuita Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, il quale andava ripetendo: "Ciascuno di noi ha in sé un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda". Io aggiungerei che sono le medesime espressioni alle quali fa ricorso Gianni Vattimo, teorizzando il credere del cristiano come facente parte del suo "pensiero debole". Ma è proprio questa nozione sostanzialmente scettica della fede nella Rivelazione ciò che, secondo Ratzinger, consente alla teologia un proficuo confronto con la filosofia e con la scienza di oggi, concedendo esplicitamente ad esse il presupposto epistemologico dell’impossibilità della conoscenza razionale di Dio e della legge morale naturale. In effetti, se nemmeno il credente ha la certezza dell’esistenza di Dio e della sua presenza visibile in Cristo, nel dialogo della Chiesa con il mondo moderno bisogna parlare di Dio come di un’ipotesi: un’ipotesi che Kant riteneva necessaria per fondare la pietà religiosa, ma non un’evidenza della ragione naturale in base alla quale è ragionevole credere alla parola di Cristo, rivelatore del Padre. E così mi spiego come Ratzinger, nel suo encomiabile impegno di dialogo pastorale con la cultura secolaristica, abbia chiesto agli interlocutori di progettare una morale pubblica basata sull’ipotesi dell’esistenza di Dio (cfr Jürgen Habermas e Joseph Ratzinger, "Ragione e fede in dialogo", trad. it. a cura di G. Bosetti, Marsilio, Venezia 2005). Così argomentava il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede alla vigilia della sua elevazione al soglio pontificio:
"Dovremmo allora capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita 'veluti si Deus daretur', come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno" ("L’Europa nella crisi delle culture", conferenza tenuta la sera di venerdì 1 aprile 2005 a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica, in occasione del Premio San Benedetto "per la promozione della vita e della famiglia in Europa") [qui - vedi anche].
Io ho letto con particolare attenzione le pagine del libro di Radaelli nelle quali questo concetto di “fede debole” è adeguatamente documentato. Esso investe una problematica filosofico-teologica che, per la sua importanza dal punto di vista pastorale, da sempre sta al centro dei miei interessi di studio (cfr Antonio Livi, "Razionalità della fede nella Rivelazione. Un’analisi filosofica alla luce della logica aletica", Leonardo da Vinci, Roma 2005; "Logica della testimonianza. Quando credere è ragionevole", Lateran University Press, Città del Vaticano 2007; "Filosofia del senso comune. Logica della scienza e della fede", Leonardo da Vinci, Roma 2010; "Quale pretesa di verità può essere riconosciuta alle dimostrazioni filosofiche dell’esistenza di Dio", in "L’esistenza di Dio. Un’innegabile verità del senso comune che dalla formalizzazione metafisica può ricevere piena giustificazione dialettica", a cura di F. Renzi, Leonardo da Vinci, Roma 2016, pp. 19-36). Le analisi di Radaelli sui testi di Ratzinger mi hanno fatto comprendere perché questo grande teologo abbia accettato come inevitabile, al giorno d’oggi, l’interpretazione fideistica del cristianesimo e abbia squalificato come inutile "apologetica neoscolastica" il ritorno alla dottrina classica dei "praeambula fidei", che è certamente di Tomaso d’Aquino ma è stata anche recepita nei documenti dogmatici del Concilio di Trento e del Concilio Vaticano I. La ragione sta nel fatto che fin dagli inizi, cioè fin dalla "Einführung", Ratzinger partecipava a quell’efficientissima operazione culturale che Cornelio Fabro definì come "avventura della teologia progressista" e che non ha come unico protagonista Karl Rahner. Si suol dare troppo importanza al dissidio dottrinale tra Ratzinger e Rahner, in seguito al quale il primo lasciò la redazione di "Concilium" e si unì ai collaboratori di "Communio". La verità è che il dissidio era solo sulla metodologia dialettica e non sui contenuti di fondo della "svolta antropologica" che entrambi intendevano imprimere alla teologica cattolica in vista di una radicale riforma della Chiesa. Per convincersene basterà rileggere quanto Ratzinger scrive a proposito della sua iniziale collaborazione con il collega gesuita durante i lavori del concilio ecumenico:
"Lavorando insieme con lui, mi resi conto che Rahner e io, benché ci trovassimo d’accordo su molti punti e in molte aspirazioni, dal punto di vista teologico vivevamo su due pianeti diversi. Anch’egli, come me, era impegnato a favore di una riforma liturgica, di una nuova collocazione dell’esegesi nella Chiesa e nella teologia e di molte altre cose, ma le sue motivazioni erano parecchio diverse dalle mie. La sua teologia – malgrado le letture patristiche dei suoi primi anni – era totalmente caratterizzata dalla tradizione della scolastica suareziana e dalla sua nuova versione alla luce dell’idealismo tedesco e di Heidegger. Era una teologia speculativa e filosofica, in cui, alla fin fine, la Scrittura e i Padri non avevano poi una parte tanto importante, in cui, soprattutto, la dimensione storica era di scarsa importanza. Io, al contrario, proprio per la mia formazione ero stato segnato soprattutto dalla Scrittura e dai Padri, da un pensiero essenzialmente storico" (Josef Ratzinger, "La mia vita. Autobiografia", Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, p. 123).
Questa mia digressione mi consente di tornare ad affermare che la tematica affrontata nel saggio di Radaelli e l’acume critico con cui essa è trattata rendono un grande servizio alla comprensione di ciò che sta avvenendo nella Chiesa dagli anni Sessanta del Novecento fino a oggi. Sono eventi che io ho spesso sintetizzato parlando di “eresia al potere”. Mi esprimo in termini che possono sembrare semplicistici o esagerati e invece sono pienamente giustificati dai fatti. La realtà è che la teologia neomodernista, con la sua evidente deriva ereticale, ha assunto gradualmente un ruolo egemonico nella Chiesa (nei seminari, negli atenei pontifici, nelle commissioni dottrinali delle conferenze episcopali, nei dicasteri della santa Sede), e da queste posizioni di potere ha influito sulle tematiche e sul linguaggio nelle diverse espressioni del magistero ecclesiastico, e di questo influsso hanno risentito (in grado diverso, naturalmente) tutti i documenti del Vaticano II e molti insegnamenti dei papi del post-concilio (cfr Antonio Livi, "Come la teologia neomodernista è passata dal rifiuto del Magistero ancora dogmatico all’esaltazione di un Magistero volutamente ambiguo", in "Teologia e Magistero, oggi", Leonardo da Vinci, Roma 2017, pp. 59-86). I papi di questo periodo sono stati tutti condizionati, chi per un verso chi per un altro, da questa egemonia, che proprio Joseph Ratzinger designò, poco prima della sua elezione al soglio pontificio, come "dittatura del relativismo". Paolo VI ha certamente presieduto e diretto sapientemente il Concilio dopo la morte di Giovanni XXIII, e di lui vanno ricordati alcuni interventi provvidenziali, quali la redazione della "Nota explicativa praevia" [qui] apposta alla costituzione dogmatica "Lumen gentium", nonché l’esclusione del tema del celibato sacerdotale e della contraccezione dal dibattito in aula (temi successivamente affrontati nelle encicliche "Sacerdotalis coelibatus" e "Humanae vitae"), ma allo stesso tempo ha avvalorato l’interpretazione del Concilio come una "svolta antropologica" dell’ecclesiologia, come l’istanza suprema di un riconoscimento dei valori umanistici della modernità, sulla base di una comune "religione dell’uomo". Giovanni Paolo II ebbe certamente il coraggio di condannare le deviazioni teologiche in campo morale (cfr l’enciclica "Veritatis splendor") e riprese l’insegnamento del Vaticano I contro il fideismo (cfr l’enciclica "Fides et ratio"), ma permise a Karl Rahner di consolidare la sua egemonia sugli studi ecclesiastici e onorò pubblicamente sia lui (con una lettera di encomio per i suoi ottant’anni) sia altri importanti esponenti della teologia progressista (nominando cardinali Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar). Allo stesso tempo si dimostrava sordo agli appelli di molti autorevoli rappresentanti dell’episcopato mondiale che gli chiedevano di contrastare efficacemente la deriva ereticale del movimento ecumenico e dei rapporti con gli ebrei (cfr Mario Oliveri, "Un Vescovo scrive alla Santa Sede sui pericoli pastorali del relativismo dogmatico", Leonardo da Vinci, Roma 2017). Del papa attuale non occorre parlare. Bastano peraltro le puntualissime citazioni che di lui riporta Radaelli in questo suo utilissimo libro.
127 commenti:
Cara Mic che dire....il rischio per un semplice fedele come me, che legge queste cose, appare quello di cadere nello sconforto e di perdere ogni speranza e punto di riferimento. Ai più peraltro, sono discussioni teologiche e dogmatiche incomprensibili, anche con tutta la buona volontà ed impegno, perchè presuppongono una conoscenza delle categorie logiche e filosofiche non indifferente. Quello che però un fedele semplice percepisce è un attacco diretto a Ratzinger. Stranamnete, il 2 gennaio 2018, Sandro Magister, il turiferaio Maximo, ci informa di come gli odierni eresiologi abbiano iniziato l’attacco a Ratzinger, partendo dalla celebre Introduzione al Cristianesimo. Oltre che per l’acutezza dell’analisi, occorre ammirare la tempestività dell’intervento, pervenutoci a distanza di soli 50 anni dalla pubblicazione di quel libro! Caspita...
Inoltre occorre rilevare che nella presentazione del libro c'è una vera e propria richiesta di ritrattazione. Direi che ci vuole coraggio a rivolgerla, ora, ad un uomo che probabilmente non è neppure più in grado di leggerla....
Infine vorrei ricordare a tutti che SuaSantità BXVI appena eletto papa, diede ordine che tutti i libri scritti prima dell'elezione al soglio pontificio, rimanessero a firma Ratzinger, proprio a rimarcare la differenza con L' insegnamento petrino.
Alcune notazioni per Alex:
- Radaelli e Livi non sono eresiologi di professione, sono studiosi che quando si imbattono nelle eresie le denunciano. Le loro opere sono di ampio respiro e ci aprono molti usci di comprensione su questioni teologiche e filosofiche.
- il fatto che ci siano voluti 50 anni per evidenziare alcuni aspetti di questo libro sta semplicemente a significare che, a fronte di una produzione tanto vasta di testi, un'analisi più approfondita di quello in esame - peraltro capillarmente diffuso e quindi consultato e meditato da molti - è stata fatta solo adesso.
- il fatto che è un testo, al pari di altri, scritto come dottore privato e dunque dai contenuti non vincolanti, non diminuisce la gravità della diffusione di un pensiero spurio che non può non inquinare anche l'insieme, per quanto affascinante nello stile e nella profondità.
- non è mai troppo tardi per rendersene conto. Né è ininfluente per chi ha orecchi per intendere....
"L’orientamento di fondo era, a mio avviso, corretto. Da qui il mio coraggio oggi di porre ancora una volta il libro nelle mani dei lettori" ("Saggio introduttivo alla nuova edizione 2000", in "Introduzione al cristianesimo", ed. cit., p. 24).
Caro Alex, oltre quanto detto da Mic, le faccio notare che queste osservazioni riportate del card. Ratzinger datano del 2000! Quindi non si tratta di errori giovanili ora ricusati. Anzi!
E non infierisca sul papa emerito dicendo che non è più in grado di leggere questo testo: ha appena scritto l'introduzione al libro del card. Müller!
Concordo invece sul fatto che la lettura non sia alla portata di tutti. Non si tratta di un libro "divulgativo".
Ma forse è già sufficientemente divulgativo quanto dice e fa il papa attuale, perché anche i non teologhi possano avere gli strumenti a loro adeguati per iniziare a reagire!
"...perchè presuppongono una conoscenza delle categorie logiche e filosofiche non indifferente..."
Radaelli ha insegnato, forse insegna ancora, spiega i termini che usa tracciandone una breve storia, quando necessario.
La nostra fede poggia anche sulla testimonianza degli altri,ma in modo principale sulla ragione e Radaelli mostra i percorsi giusti e quelli errati e perchè sono errati, quindi prende il lettore per mano, non lo lascia vagare da solo in territori sconosciuti.
Ratzinger,amatissimo da molti di noi, è un raffinato figlio de suo tempo, al suo tempo ha parlato ed il suo tempo gli ha risposto con slancio.Ma il suo tempo non era e non è l'Eterno.
quello che un fedele semplice percepisce è un attacco a Ratzinger
Suona come le accuse che ci vengono rivolte di essere contro papa Feancesco. Purtroppo si confonde la critica al pensiero con l'attacco alla persona. Ma non è così: non è questione di essere "contro" ma di riaffermare la verità.
E, soprattutto nei confronti di un papa, non lo si fa certo a cuor leggero...
Scusate, ma sono d'accordo con il fatto che l'oggetto di fede per il cristiano è la persona di Cristo, come dove Ratzinger. Da questo ne derivano i misteri rivelati da Cristo, che sono anch'essi oggetto di fede, ma in seconda battuta.
A trent'anni, il "quando si era giovani" risale a 10 anni prima.
A sessanta, di anni ne sono già passati 40. A novanta, ne sono passati, 70.
Il tempo non è superiore allo spazio, ma nello spazio in cui siamo il tempo passa.
Di me stesso, nemmeno vent'anni fa, posso rivedermi protagonista in prima persona dell'assenso a tante mode progressiste che oggi mi irritano. Sono idee invecchiate con chi, giovanilisticamente, allora mi spronava a rinnovare. E io, che nuovo non sono più, li vedo vecchi e aggrappati ai loro sogni, incapaci di fare i conti con la realtà. Paradossalmente la carta di identità può ingannare: mentre i più giovani si mostrano scettici verso quel giovanilismo, i più attempati credono di essere giovani perché interpreti e vessilliferi di quello slancio, ormai sfiorito, sfumato, tremendamente fallimentare. Ma hanno formato una generazione più giovane, ora incaricata della cura pastorale, convinta che la via sia quella. Intanto il novantenne, che negli anni sessanta dell'ultimo secolo dello scorso millennio era pienamente allineato su quelle posizioni, ha fatto la sua strada, fino al papato. Ha cercato di sterzare, ma è impossibile far sterzare in pochi metri un transatlantico, specie se quasi tutti hanno preso una certa "piega", alla Schettino.
La crociera, l'ha detto Gesù, costa. Non è roba da sconti per occasioni fuori stagione.
Le persone nel tempo possono cambiare proprio perché Gesù può trasformare i cuori. Siamo dei malati, con possibilità d'esser guariti. Dei morti spirituali che possono rivivere.
Joseph Ratzinger attaccato oggi, scientificamente, nel compiacimento dei turiferai massimi del nuovo corso subito pronti a sottolineare l'impresa, può anche avere tutta la fondatezza che si vuole ma resta un'operazione incapace di cogliere la realtà dell'uomo che impallina.
Tutta la vita alla Maddalena chiunque potrà rinfacciare il suo passato dissoluto, ma Gesù risorto è apparso a lei. Joseph Ratzinger è il pontefice che ha denunciato la crisi del cattolicesimo moderno, proprio perchè fu protagonista della seminagione che l'ha prodotta.
A chi riconosce l'errore il Padre corre incontro abbracciandolo. Cerchiamo di non essere sempre nei panni del fratello maggiore, che per molte ragioni non fa mai bella figura.
prima o poi tutti dovranno aprire gli occhi e rendersi conto che se oggi siamo in questa situazione non è per colpa delle "interpretazioni progressiste del Concilio", ma per colpa del modernismo, sintesi di tutte le eresie nata molto prima del Concilio ma che in esso ha trovato la sua consacrazione magisteriale. Tutto il resto sono arrampicate sugli specchi
@ Cari tutti
Vi ringrazio per le vostre osservazioni riflessioni correzioni.
Cara Mic la mia non era affatto una accusa contro di lei. San Pio X diceva in Notre Charge Apostolique che "non è carità tollerare le opinioni erronee anche se in buona fede....". Quindi ben vengano le vostre riflessioni.
Sarà anche tutto vero quello che Radaelli e mons. Livi affermano. Intanto il titolo del libro induce quasi a pensare che il male di tutto Sua Ratzinger...la mente occulta...il cuore del problema: la sua teologia....possibile??? Mi insospettiva poi il tempismo nonchè la pubblicità datane da Magister. Inoltre è lecito denunciare che, per un povero fedele come me che di filosofia conosce solo il poco che si ricorda dagli studi classici, il rischio è quello di perdersi, e di perdere ogni riferimento, di mettere in discussione tutto..., immaginate chi non ha neppure il diploma!!!
Se come sembrerebbe, sono tutti eterodossi, se ci sono pensieri "deboli" o eretizzanti anche in chi è stato scelto da Dio per guidare Santa Madre Chiesa....e mi pare che da dopo Pio XII non se ne salvi uno....che deve fare un povero fedele? Scappare dalla Chiesa Cattolica e rifugiarsi in quella ortodossa???? Oppure ritirarsi, come ha fatto Colafemmina, pregare, digiunare e cercare un rapporto diretto con Dio fino a che Dio non chiarirà tutto?
Dato che il libro cerca il contraddittorio, come enunciato in premessa, io spero che BXVI, uomo umile e mite, abbia davvero l'opportunità, la facoltà e la possibilità di rispondere alle critiche sollevategli.
Ricordo il dibattito di Ratzinger con Oddifreddi. Ripeto. Forse è un tantino tardi...lo dico per BXVI...per la storia e per la Chiesa no. Queste riflessioni sono sempre utili, se fatte con rispetto, carità, amore.
Grazie in ogni caso a tutti.
Magister turiferario massimo? Ma se è "schedato" come una delle punte di diamante dell'opposizione a Papa Francesco...
Io ieri ero di ottimo umore, perché avevo letto questa notizia subito dopo quella dei tre vescovi kazaki. Dopo Natale mi dicevo... ah, se il 2018 iniziasse con dei segni eclatanti... e sono arrivati subito subito.
Voi sapete che io amo molto Ratzinger, come Luisa. Tuttavia, è innegabile che nel suo pensiero ci siano tante zone d'ombra. Non vado nel dettaglio del testo di Radaelli, che è molto complesso, troppo per me; però, per esempio: Ratzinger cita in continuazione Teilhard de Chardin. Io andavo a informarmi sul pensiero di quest'ultimo e mi dicevo: ma questo è un pazzo da legare. Poi però mi fermava la fiducia in Ratzinger: dunque finiva che lasciavo perdere e concludevo che non ero capace di comprendere (ecco, però un po' di quelle idee iniziavano a percolare pericolosamente nella mia testa). Dopodiché, poche settimane fa, Cavalcoli ha pubblicato un sintetico ma chiarissimo elenco delle eresie di Teilhard de Chardin; e allora erano giuste le mie sensazioni, era un pazzo. Che diamine ci faceva nel pensiero di Ratzinger? Mi dicevo: Ratzinger era modernista da giovane, ma poi... Ma poi, non ha mai ufficialmente "ritrattato" alcun punto. Come è stato detto, Ratzinger ha curato ancora nel 2017 l'ennesima riedizione della sua "Introduzione al Cristianesimo". Nel 2016, inoltre, uscì una sua lunga intervista sull'OR che mi lasciò molto perplesso. Certo, ebbo la solita reazione giustificazionista "sarà stata manipolata", ma incomincia a diventare un tic...
Non possiamo più sorvolare su questi dubbi, come abbiamo fatto per decenni. Potevamo farlo mentre sembrava (a noi che eravamo fuori dai circoli "tradizionalisti") che il sistema reggesse, che i modernisti fossero vocali ma pochi e isolati. Lo shock Francesco è stato salutare, da questo punto di vista. Quindi, ottima l'iniziativa di Radaelli, e sui contenuti staremo a vedere. Abbiamo BISOGNO di dispute dottrinali come ai vecchi bei tempi della Chiesa, per dire cosa è bianco e cosa è nero, e affrontare tutti i nodi di questi cinquant'anni, senza censure.
Abbiamo anche bisogno di procedere oltre e spersonalizzare il nostro rapporto con i papi. Un Papa non deve essere belloaltopotentesimpaticofineteologoabilepopolarediplomaticograncomunicatoreeccetera, ovvero una specie di supereroe con tutte le qualità di tutti i campi. Non è mai stato così, salvo eccezioni (quei pochi che hanno meritato, nei secoli, il titolo di "magno"). La percezione del supereroe ci arriva dalle performance di GPII; creato "personaggio mediatico" per nobili motivi, ma le conseguenze di quell'operazione sono deleterie. Dunque, abituiamoci a considerare che un buon papa, come Ratzinger, possa essere ricordato per un po' di ottime cose che ha fatto, ma questo non impedisca di passare al vaglio tutte le cose dubbie.
Oltretutto, pensate un po' se - obiettivo minimo - Ratzinger rispondesse, pur non rinnegando niente: darebbe intanto una lezione di stile a Bergoglio. Se poi andasse oltre...
Pregate piuttosto perché sia in grado di farlo, intendo di farlo liberamente e che ci giunga una sua risposta senza manomissioni. E pregate perché l'affetto per Ratzinger che molti hanno non scateni ora una guerra tra tifoserie.
Scusate, ma sono d'accordo con il fatto che l'oggetto di fede per il cristiano è la persona di Cristo, come dove Ratzinger. Da questo ne derivano i misteri rivelati da Cristo, che sono anch'essi oggetto di fede, ma in seconda battuta.
Non capisco il senso di questo intervento.
Ciò che Cristo Signore è venuto a rivelare non è scisso dalla Sua Persona.
Grazie Anonimo delle 9:38. Grazie Tralcio. Concordo con voi
Cara Mic la mia non era affatto una accusa contro di lei.
Ma io non l'ho presa per un'accusa nei miei confronti. Si tratta di pensieri in libertà, che ognuno qui esprime, ai quali ho replicato come mi veniva. :)
Ah, traparentesi, forse sfugge una cosa: che il libro di Radaelli è una doppia correzione, una a Ratzinger, l'altra a Bergoglio. Dal sito dell'autore:
Enrico Maria Radaelli si propone [...] di raggiungere tre fini:
* primo, convincere l’antico Professore [...] a ripudiare pubblicamente [...] tutti i concetti impropri [...];
* secondo, [...] dimostrare al più largo numero di lettori raggiungibili, essere false e fuorvianti una per una e tutt’insieme le dottrine insegnate, così da contribuire a far ritornare la Chiesa alla solidità della sua fede di sempre;
* terzo, fornire il Santo Padre degli argomenti più forti perché – preciso dovere del Vicario di Cristo – possa servirsi al più presto del Munus docendi al massimo grado consentitogli, così da cacciare dalla Chiesa le dottrine nocive che la infestano [...]
Il modernismo fu inquadrato come "problema grave" già da Pio X. Se già allora era un problema, significa che era cresciuto come tale nei decenni precedenti.
Rileggendo la Spe Salvi si può svolgere l'allarme cresciuto nelle varie pretese scientiste.
Dubitando di tutto, Dio incluso, si giunge a sperare nel regno dell'uomo (Bacone), liberandoci dai vincoli del peccato originale.
La redenzione sarà opera nostra. La speranza è in noi.
E questo è in pratica l'anticristo, una stagione che, seppur breve, sancisce la non necessità di Cristo. Una stagione che seduce persino i religiosi, proprio perché abbisogna di una fede religiosamente intesa a supportarne le pretese. E un cattolicesimo in ritardo, deve per forza allinearsi per restare al passo con i tempi.
Sta qui la crisi della speranza. La nostra crisi.
Noi siamo nel bel mezzo del manifestarsi del disprezzo a Cristo, d'ordine metafisico, o nell'onda lunga di qualche arzigogolata querelle teologica, condita di potere umano?
Qui si sta producendo lo scontro che ha in palio la eterna salvezza delle anime, oppure l'orizzonte si chiude sulla cronaca o al massimo sul progresso degli uomini solidali?
E' il tempo della profezia che si compie (Fatima) o di far tacere i profeti di sventura, critici e scettici verso le aperture dialoganti con quel mondo che San Giovanni contrappone al regno di Dio? Se uno se la passa bene, il suo problema può essere il conto troppo salato che gli hanno presentato al ristorante... Se uno ha una grave malattia allo stomaco, come vorrebbe poter pagare conti, anche molto salati, al ristorante... Gesù è cibo e bevanda.
@ anonimo 09:18 “l'oggetto di fede per il cristiano è la persona di Cristo”
Riporto da “Una questione cruciale: il valore magisteriale del Concilio Vaticano II” di don Gleize, nota 46:
“Questa idea si ritrova in uno studio di Joseph Ratzinger, scritto nel 1965, e pubblicato al capitolo 2 di La Parole de Dieu, Ecriture Sainte, Tradition, Magistère, Parole et Silence, 2007, in particolare alle pp. 68-70. L’enciclica Deus caritas est riprende lo stesso tema nel suo n° 1 (DC n° 2352, col. 166): « All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».
Di primo acchito, una simile descrizione richiama più un atto affettivo che un atto intellettuale. Ora, l’unione con Cristo si realizza innanzi tutto con la fede e questa è un atto formalmente intellettuale. L’intelligenza è fatta non per incontrare delle persone, ma per conoscere la realtà mediante dei concetti e attraverso delle formule. La facoltà che si mette direttamente in rapporto con la realtà come essa esiste concretamente, e dunque con una persona, è la volontà. E la volontà che va incontro a Dio è la carità.
Le espressioni utilizzate da Benedetto XVI suggeriscono una confusione tra la fede e la carità. L’«incontro con una persona» attiene all’amicizia e non alla conoscenza.
L’esperienza soprannaturale (per analogia con l’esperienza naturale) che ci mette in relazione (o in contatto) con Dio e che suscita una conoscenza per connaturalità, esiste certo, ma essa ha luogo con gli atti dei doni dello Spirito Santo, il cui motivo formale è di ordine affettivo, poiché questi doni poggiano sulla carità.
Non si potrebbe negare che la fede deve arricchirsi di questi doni, ma per essere uniti nella vita spirituale concreta, fede e doni devono restare formalmente distinti nella loro definizione, agli occhi del magistero e della teologia. E dal momento che ogni peccatore non è per questo un infedele, la fede può anche incontrarsi concretamente nella Chiesa, senza la carità né i doni."
Anna
E' evidente che saranno utili alcuni chiarimenti.
L'Autore interviene oggi perché, come da lui stesso dichiarato, ha letto il libro solo due anni fa e il problema nasce dal fatto che "Introduzione al cristianesimo" nasce nel 1967 da un corso di lezioni tenuto da Monsignor Joseph Ratzinger (già perito conciliare al seguito del Cardinale Frings) in qualità di Professore di teologia all’Università di Tubinga, raccolto e strutturato nel 1968 in un libro che da allora si è diffuso in tutto il mondo per decenni senz'alcun ripensamento (a fronte delle numerose distorsioni evidenziate). Tant'è che nel 2000 il Professore (divenuto intanto Cardinale) appose all’antico lavoro un saggio che titolò eloquentemente « Introduzione al cristianesimo », ieri, oggi, domani. Così confermando sia dal titolo, che nel testo, a trentadue anni dalla prima stesura, « l’orientamento di fondo » che, scrive egli stesso, resta « a mio avviso corretto ».
Aggiungo, dall'introduzione dell'Autore:
"... Nel 2016 diede infine un’intervista al gesuita Jacques Servais, pubblicata poi sull’Osservatore Romano, in cui l’augusto Autore, tornato cardinale, ribadiva la sua contrarietà più viva riguardo a quello che per lui suona in ogni caso solo come un « meccanismo inaccettabile » inventato, a suo parere, dal vescovo sant’Anselmo d’Aosta, ma che non è altro che la strutturazione più completa e studiata della dottrina cattolica della Redenzione, radicata nelle Sacre Scritture e dogmatizzata nel Concilio di Trento nel 1562 (v. Denz 1753), come illustrato esaurientemente al § 40 del libro. Questa contrarietà alla dottrina cattolica della Redenzione è però solo un aspetto, se pur tra i più ingombranti, dell’erroneità universale che fuoriesce con immane prepotenza dal volume del Professor Ratzinger e che si esplicita sia nel tetragono metodo d’indagine, storicistico, antimetafisico e soggettivistico, che nelle mille nozioni teologiche in cui è articolato.
A p. 265, p. es., l’illustre Teologo scrive: « La dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano ». Questo non è il pensiero del libro più collidente col dogma, ma è di sicuro tra i più sconvolgenti...."
Mi pare che Ratzinger quando ha sentito di dover rettificare l'abbia fatto, senza dire permesso e grazie a nessuno (come nel caso dell'apertura ai divorziati risposati presente in qualche suo testo giovanile poi espunta dall'opera omnia).Se su altre cose non s'è corretto vuol dire che non riteneva di farlo, giusto o sbagliato che sia.Siccome ho meno di 40 anni ma sono cosciente che alcuni casini li ha fatti anche Ratzinger voglio farmi prendere per mano da Radaelli e capire.
Non mancherò di leggere nemmeno IL PAPA DITTATORE per la cui recensione sono pure a ringraziare.
Il "Ratzinger bashing" (è la sua persona attraverso le sue opere ad essere colpita), di cui questo libro sembra essere un apice, è a mio avviso un passo falso, un magistrale autogoal che non rende servizio alla Chiesa, alla fede, al popolo di Dio, che vanifica la battaglia di chi oggi lotta contro le novità reali quelle, nella sostanza e non solo nella forma, introdotte da Jorge Bergoglio, un autogoal che decredibilizza il "mondo tradizionale" e i i pochi coraggiosi che osano prendere la parola in difesa della retta Dottrina, basta leggere gli articoli di chi commenta il libro di Radaelli.
Non è di libri come quello scritto da un intellettuale scientifico rivolto ad una cerchia ristretta di intellettuali scientifici soli capaci di capirlo, chi per incensarlo chi per demolirlo che ha bisogno il popolo di Dio.
Non se il libro di Radaelli avrà "successo" o se finirà prendendo polvere sugli scaffali di certe biblioteche, ma so che il Magistero di Benedetto XVI, le sue omelie, le sue catechesi, le sue encicliche, resteranno e attraverseranno il tempo, dire che sono l`opera di un eretico è un`aberrazione, non sarà la vanità di chi si propone di "controbattere uno per uno gli insegnamenti dell’insigne Teologo ( definito "ora però di nuovo cardinale"...), insegnamenti che ritiene "profondamente erronei e pericolosi" (così pericolosi da aver permesso a tantissimi cattolici il ritorno alla fede , la scoperta o riscoperta della fede), la vanità di chi considera di aver l`autorità per chiedere ad un papa ( vedi risguardi di copertina) di "" ripudiare pubblicamente e in toto il libro e tutti i concetti impropri che ne infettano le pagine, prima che sia troppo tardi", di "fornire al Santo Padre degli argomenti (!) più forti perché possa servirsi al più presto del Munus docendi al massimo grado...", ad aiutare la Chiesa e i cattolici già così divisi, così confusi, ad aiutare la Barca in preda alla tempesta.
E aggiungo che laddove mons. Livi scrive che:
"Giovanni Paolo II ebbe certamente il coraggio di condannare le deviazioni teologiche in campo morale (cfr l’enciclica "Veritatis splendor") e riprese l’insegnamento del Vaticano I contro il fideismo (cfr l’enciclica "Fides et ratio"),,
avrebbe dovuto specificare il ruolo tenuto, in particolare per quelle encicliche , dal teologo di fiducia di Giovanni Paolo, Joseph Ratzinger.
Probabilmente Livi si immola per antica amicizia , un clichè che spesso impedisce al mondo cattolico di dirla tutta ed eliminare storiche incomprensioni.
Dire che la teologia di Ratzinger è sostanzialmente immanentista dice tutto.
L'allievo di Amerio ancora oggi si scaglia contro il suo obiettivo preferito e manda addirittura una copia a Ganswein per la correctio (sic).
Nel merito si tratta dello schema già utilizzato da vari autori sedevacantisti. Si prende un libro degli anni settanta o giù di lì, si estrapola un passaggio e si conclude che Ratzinger è eretico come e peggio degli altri..Come se il magistero successivo fosse inesistente. Cose già viste al tempo della riedizione di Iota Unum , pubblicato la prima volta con i tipi della Ricciardi , la casa editrice di Mattioli.
P.S. Anche allora Magister sembrava affascinato da Radaelli, misteri progressisti..
@Fabrizio
Si tratta del tipico "periodare" di Benedetto XVI che cita prima ampi passi della tesi che intende confutare. Se uno estrapola questi passaggi è chiaro che può anche arrivare a dire che nel libro di Ratzinger è contenuta tale "eresia" o approvazione.
Cose viste e riviste anche con gli atei devoti e la loro religione civile.
@Luisa
Non è di libri come quello scritto da un intellettuale scientifico rivolto ad una cerchia ristretta di intellettuali scientifici soli capaci di capirlo, chi per incensarlo chi per demolirlo che ha bisogno il popolo di Dio.
Questo è un punto interessante: come è stato chiaramente detto, non è un dibattito per la gente comune. Una volta, i dibattiti teologici rimanevano tra teologi, le opere giravano in cerchie ristrette, e con il tempo quello che si consolidava poi percolava - opportunamente spiegato - al popolo. Purtroppo ora tutti sono messi al corrente tutto in tempo reale, ma non possiamo farci niente.
e sue omelie, le sue catechesi, le sue encicliche, resteranno e attraverseranno il tempo, dire che sono l`opera di un eretico è un`aberrazione
Certamente no. Io mica ora vado a bruciare tutti i libri che ho in casa. Ma spero prorio che quei punti poco chiari che qua e là appaiono vengano chiariti: a questo punto mi gusterò l'opera di Ratzinger ancora meglio.
definito "ora però di nuovo cardinale".
Be', cosa doveva dire? Papa non è. E questo è un altro punto oscuro da chiarire: lui - per mezzo delle dichiarazioni del segretario mons. Gaenswein - ha fatto dire che il papato è stato riformato dalle sue dimissioni ed è diventato collegiale. Sappiamo bene che non può essere così; eppure stiamo facendo finta di niente, che quelle dichiarazioni non siano mai state fatte...
così pericolosi da aver permesso a tantissimi cattolici il ritorno alla fede
Non sono pericolosi direttamente per i fedeli, ma oltre a convertire le persone nell'immediato bisogna che si lavori per chiudere i conti con questa stagione. E allora quei punti diventano imprescindibili.
GRAZIE Luisa! Hai espresso in maniera magistrale il pensiero ed il sentimento di moltissimi di noi cattolici.
"So che il Magistero di Benedetto XVI, le sue omelie, le sue catechesi, le sue encicliche, resteranno e attraverseranno il tempo, dire che sono l`opera di un eretico è un`aberrazione, non sarà la vanità di chi si propone di "controbattere uno per uno gli insegnamenti dell’insigne Teologo ( definito "ora però di nuovo cardinale"...), insegnamenti che ritiene "profondamente erronei e pericolosi" (così pericolosi da aver permesso a tantissimi cattolici il ritorno alla fede , la scoperta o riscoperta della fede), la vanità di chi considera di aver l`autorità per chiedere ad un papa ( vedi risguardi di copertina) di "" ripudiare pubblicamente e in toto il libro e tutti i concetti impropri che ne infettano le pagine, prima che sia troppo tardi", di "fornire al Santo Padre degli argomenti (!) più forti perché possa servirsi al più presto del Munus docendi al massimo grado...", ad aiutare la Chiesa e i cattolici già così divisi, così confusi, ad aiutare la Barca in preda alla tempesta."
Parole meravigliose.
A Mic vorrei porre una domanda. Se è vero che Radaelli ha letto solo da poco il libro di Ratzinger, vale la stessa cosa per l'attivissimo Mons. Livi?? che si sveglia ora quando il leone non ruggisce più....mi ricorda tanto la favola di Esopo....
Ha ragione Luisa. Grande autogol! Grande errore.
Leggo dal sito di Magister: "Da ciò si ricava che Francesco non è il solo papa che sia oggi bersaglio di una "correctio" per eresia, perché nemmeno il suo vivente predecessore "emerito" ne è più al riparo."
Ovvero: fare di tutte le erbe un fascio.. come dicono a Roma buttare tutto in caciara
cara Luisa, nessuno critica a cuor leggero Ratzinger, siamo tutti più o meno qui anche grazie a lui (io mi sono laureato il giorno della morte di Giovanni Paolo II, ho riscoperto il cattolicesimo vero anche grazie al clima instauratosi sotto Benedetto e il Motu Proprio), posso anche concordare sul fatto che ora non sia il caso di confondere i semplici con critiche che possono essere pienamente comprese solo dagli adetti ai lavori... ma resta il fatto che almeno tra noi "tradizionalisti" (cioè cattolici) dobbiamo avere il coraggio di dirci le cose come stanno: anche Ratzinger appartiene al mondo conciliare, sia pure stando "a destra" e con la raffinatezza teologica che nessuno gli nega. Andatevi a rileggere bene il famoso discorso alla curia che viene citato sempre per dare addosso agli ermeneuti della discontinuità: lui stesso aggiunge che su alcuni punti (vedi il più dolente: la libertà religiosa) occorre essere in qualche modo discontinui per una migliore continuità con il Vangelo. Possiamo dire oggi che è un discorso che non regge affatto: togli qualcosa al deposito della Fede e verrà giù tutto...
Io sto con Fabrizio Giudici, condividendo tutto quello che ha scritto nel post delle 10:18.
Tra l'altro è verissimo che "Abbiamo BISOGNO di dispute dottrinali come ai vecchi bei tempi della Chiesa, per dire cosa è bianco e cosa è nero, e affrontare tutti i nodi di questi cinquant'anni, senza censure."
Ad una signora che su Ricossa Cristiana, a proposito della rivoluzione attuata nella Chiesa Cattolica dal CV II e dal postconcilio (dottrina, liturgia, pastorale, catechesi, missionari età, esorcismo, ecc.) si chiede retoricamente “ma chi gliel’ ha chiesta una simile rivoluzione a questi traditori?” un altro blogger risponde che “la chiesa sta portando avanti il progetto dei padroni del mondo che vogliono il controllo totale sull’umanità con un unico governo mondiale e una unica religione mondiale.”
Commenti, questi, che smascherano le falsità, le menzogne, gli inganni di un clero che sembra veramente aver perduto la bussola, da sessanta anni in qua (a cominciare da Roncalli); questo per rimaner nel tenero e rispettoso linguaggio, con quello che si suol definire “beneficio d’inventario”, altrimenti ben altri epiteti andrebbero affibbiati a questi pastori (veri? falsi? ai posteri l’ardua sentenza).
Se vogliamo che la Santa Chiesa torni a risplendere è necessario che sia riaffermata la vera dottrina cattolica senza alcun compromesso. Come diceva San Tommaso: "Parvus error in principio, magnus est in fine".
E noi dopo più di un secolo di modernismo dovremmo saperlo!
È su questa base che al di là dei meriti che ogni papa può avere o può aver avuto, è indispensabile riproporre la vera dottrina e condannare gli errori. E i più piccoli a volte sono anche i più insidiosi. Che poi anche nella correzione, come in ogni cosa, vi debba essere la carità mi sembra assai ovvio.
Su questo spero convengano tutti.
Non credo invece sia utile a nessuno né indagare su ciò che veramente un papa potesse pensare - in foro interno è Dio che deve giudicare - o sui motivi più profondi che lo abbiano spinto ad agire in un determinato modo. E secondo me è pure inutile indugiare su testi e documenti ambigui. L'ambiguità che li sorregge, diventata metodo di lavoro, è già più che sufficiente per screditarli!
Credo invece che il limitarci ad analizzare e valutare i fatti sia più che sufficiente per il recupero della fede cattolica. E forse ciò ci evita di cadere nel doppio tranello di giudicare con disprezzo le persone o di stravedere per loro innalzandole agli altari prima del tempo. Cose queste che servono solo a dividerci e a farci perdere di vista i nostri veri scopi: il ricupero della vera fede e la gloria di Dio.
Dice bene Viandante. Evitare di cadere nelle tifoserie: "sono di Apollo sono di Cefa"....
In coda agli ultimi due commenti, credo che dobbiamo pensare bene anche a come ci esprimiamo. Non diciamo "io sto con" o "contro" (l'anonimo delle 14:45 mi perdonerà per la pedanteria, so benissimo che il tono era semplicemente colloquiale). Io non sto con Radaelli o contro Ratzinger, né contro Radaelli e con Ratzinger. Mi interessa che si faccia chiarezza dove è necessario farla.
se la "restaurazione" woytylian-ratzingeriana fosse stata veramente tale, non sarebbero bastati 4 anni di "bergoglismo" per distruggere tutto il castello... io credo che questo papa sia in un certo senso provvidenziale, come diceva qualcuno sopra: dopo l'apparente scontro fra modernismo e Tradizione degli ultimi 50 anni, che in realtà era scontro fra conservatorismo e progressismo in campo ecclesiologico ed etico (ma non sul resto: tutti i papi da Roncalli in poi hanno sostenuto l'ecumenismo e il liberalismo), siamo di fronte al bianco contro il nero, alle dispute sui fondamentali della fede. Evidentemente questo papato è solo la punta estrema e l'esito coerente di un percorso di deriva che ha visto solo apparenti ritorni alla Tradizione. Bergoglio sta lì perché venga fuori tutto il marcio, anche e soprattutto quello che si traveste di conservatorismo apparente (vedi la fine fatta dai normalisti alla Introvigne e Tornielli)
Di fronte allo sfacelo presente nella Chiesa e al rischio enorme per moltissime anime di dannarsi eternamente, la prima cosa da fare è quella di indagare sulle cause che hanno portato a tutto questo.
Non si tratta di attaccare delle persone, ma le eventuali idee errate da loro propagate. E questo credo sia lo scopo delle analisi critiche del prof. Radaelli e di mons. Livi.
Che queste idee sbagliate siano state propagate in buona o cattiva fede, non rientra di per sè nell'analisi da farsi. Direi anzi che è cosa del tutto ininfluente, da un punto di vista oggettivo.
Ed è un lavoro che bisogna fare a tutti i costi, non importa se anche con un notevole ritardo: perché le idee errate continuano e continueranno a diffondersi anche a prescindere dai loro autori, del loro stato di salute fisica ed anche dopo la loro morte.
Vogliamo forse che, facendo finta di nulla, vadano perdute eternamente altre anime permettendo che siano infettate da questi errori? In questo caso, perderemmo innanzitutto la nostra, di anima.
Non cadiamo dunque nell'errore di ridurre il dibattito ad una questione di persone. Esaminiamo i fatti e gli argomenti, con calma e spassionatamente. E tiriamone onestamente le conseguenze (io personalmente l'ho già fatto da anni, evidenziando nel teologo Joseph Ratzinger un tipico esponente dell'ala 'moderata' della 'Nouvelle théologie' neomodernista condannata da Papa Pio XII nell'Enciclica Humani generis).
Cara Mic leggevo sul sito di Aurea Domus, il commento al libro in questione di Radaelli. Si dice che:
l’Autore mostra l’estrema erroneità degli insegnamenti dati dal Prof. Ratzinger nel 1968 nel suo Introduzione al cristianesimo (confermati nel 2000 in un nuovo saggio introduttivo al libro), a cominciare dal metodo storicistico utilizzato, che annienta la Rivelazione ab imis (e la Redenzione come atto di Cristo per placare l’ira di Dio Padre è definita « inaccettabile »), annulla il peccato come ‘offesa a Dio’, il diavolo, l’Inferno, il Paradiso come luogo reale, la carne gloriosa dei santi, svuota la necessità della verginità di Maria per partorire il Figlio di Dio.
Ora io chiedo a lei, cortesemente, giacchè lei ha dato risalto a questo libro, che contiene accuse precise, circostanziate e gravi, per amore di verità, di spiegarci dove come e quando Ratzinger avrebbe:
1) annientato la Rivelazione ab imis (e la Redenzione come atto di Cristo per placare l’ira di Dio Padre è definita « inaccettabile »),
2) annullato il peccato come ‘offesa a Dio’,
3) annullato il diavolo, l’Inferno, il Paradiso come luogo reale,
4) annullato la carne gloriosa dei santi,
5) svuotata la necessità della verginità di Maria per partorire il Figlio di Dio
Penso che sia importante per i suoi lettori che lei ne dia conto, poichè sono accuse molto gravi, che se così fossero potrebbero anche lasciar pensare ad un fedele che Ratzinger fosse scomunicato ipso fatto da tempo avendo aderito con il cuore e la mente e avendo propagato con L insegnamento siffatte gravi eresie.
Grazie in anticipo
http://www.lastampa.it/2018/01/02/vaticaninsider/ita/vaticano/laccusa-gli-insegnamenti-di-ratzinger-pericolosi-per-la-fede-XxF2UKmYFRvnTUMIizlahL/amphtml/pagina.amp.html
Lo aveva detto il filosofo Rocco Buttiglione, commentato la “correctio filialis” che accusava Papa Francesco di propagare insegnamenti eretici: all’origine di molte critiche dottrinali contro l’attuale Pontefice c’è un’opposizione anche ai suoi predecessori e in ultima analisi al Concilio. E ora questa constatazione trova ulteriore conferma in un libro firmato da Enrico Maria Radaelli che critica duramente il pensiero teologico di Joseph Ratzinger e la sua opera fondamentale “Introduzione al cristianesimo” con l’avallo del teologo Antonio Livi, già docente della Lateranense e firmatario della “correctio”.
A p. 265, p. es., l’illustre Teologo scrive: « La dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano »
Questione che tocca il nocciolo della nostra fede.
Non dovrebbe bastare per riflettere e trarne le debite conclusioni?
Questo non è mica un concetto accessibile solo agli addetti ai lavori, agli accademici, ma tocca anche i bimbi in preparazione ai Sacramenti dell'iniziazione cristiana.
Ecco come il turiferario massimo inizia a buttarla in caciara.
In questo si è rivelata profetica l'osservazione di Luisa.
Ma non mancherà la risposta dell'Autore.
Mah, si può star qui a discutere a lungo e passare ancor più tempo a leggere opere che alla nostra spiritualità portano poco o niente, ammesso che non ci distolgano dalla verità.
È comunque un dato di fatto che pochi giorni fa il papa emerito ha voluto difendere il card. Müller con queste parole: ha «difeso le chiare tradizioni della fede, ma nello spirito di papa Francesco» ha «cercato di capire come possano essere vissute oggi».
Ora se la logica esiste ancora, il papa emerito difendendo il cardinale tedesco che ha agito secondo lo spirito di papa Francesco, non ha nulla da ridire su questo "spirito di papa Francesco". E allora dobbiamo concludere dicendo che le differenze tra i due sono forse più di metodo, di sensibilità, di cultura o di cosa vogliamo noi, ma non di sostanza!
Questi sono fatti concreti. Se non é vero smentiteli!
... e questo non è che un solo e semplice esempio. Certo che se non si crede nemmeno a quanto lo stesso Benedetto scrive...
"Sua Santità BXVI lo ha dichiarato, sua voce, di persona, e ne ha parlato il canonista Violi, ampiamente. Inoltre sempre prima di lasciare, ha deciso, lui da Sommo pontefice, di mantenere lo stemma petrino con le due chiavi ed il vestito bianco. Ha mantenuto il titolo di papà sebbene "emerito". Lo ha fatto tutto da Sommo Pontefice"
Quindi, mi corregga se ho capito male: Ratzinger avrebbe finto di abdicare mantenendo però il munus petrino e però contemporaneamente consentendo che il conclave eleggesse un altro papa non si capisce dotato di quale potere? Ma vi rendete conto che oltre a costruire sceneggiature fanatasy, di fatto state dicendo che Ratzinger è un folle che gioca a sdoppiare il papato? Una difesa peggiore di qualsiasi accusa di modernismo...
Forse è meglio che ciascuno legga o rilegga "Introduzione al Cristianesimo" o anche qualsiasi altro libro dello stesso autore. Con attenzione. Il libro di Radaelli non va letto nei risvolti di copertina, se lo si vuol leggere lo si legga tutto. Dopo averlo letto e dopo averne avuto una impressione molto buona, capisco che deve essere riletto e forse letto ancora, non avendo io una consuetudine a guardar le cose con occhio scientifico e nel contempo avendo in orrore la messa sul tavolo della discussione dei miei umori, proprio perchè spesso mi capita. Il tema è grave e serio. Come è stato da più persone sottolineato sono gli errori che vanno trovati e corretti.Non stiamo cercando di alzare un polverone ma, di far chiarezza per quel che possiamo. E se quasi tutti abbiamo guardato fiduciosi a Ratzinger, è il momento di far questo lavoro con animo pacato e fermo nel dirimere il vero dal falso. Questo lavoro sarà utile anche per lui che, in qualche modo percepirà la tensione positiva dei cuori verso di lui e se ne sentirà sostenuto,rendendo più facile un suo ripensamento dove necessario.
Quel commento di cui alla citazione quassù è semplicemente delirante.
Mi meraviglio che chi era in redazione lo abbia fatto passare.
Grazie Irina, è questo lo spirito che deve sempre guidare il nostro impegno!
@Marius 18:50
Mi perdoni, ma io nel testo da lei citato non riesco a scorgere la pistola fumante che vede lei....se Questi sono i ragionamenti di Radaelli stiamo bene...le spiego il mio pensiero al Riguardo. Ratzinger non dice che Gesù è nato da una unione umana. Dice: ...qualora fosse nato da...e prima dice: la dottrina sulla divinità di Gesù non cambierebbe. Diciamo che sta cercando di parlare della divinità di Gesù Cristo anche a coloro che in prima battuta non riescono ad accogliere il mistero della Immacolata Concezione. Quindi non vedo affermazione eretica di Ratzinger. Luisa che ne pensa lei? Comunque ha ragione Irina a dire che sarebbe meglio che ciascuno si rileggesse introduzione al cristianesimo
@cooperatore veritatis
Facciamo un po' d'ordine in quello che ha detto. Posto che leggo Socci e, a campione, molti commenti...
1. Il vestito bianco, lo stemma, eccetera sono segni esteriori. Non sono di per sé una comunicazione chiara, formale in modo verbale, di quale sia la situazione. Richiedono una spiegazione.
2. Tornielli chiese a Ratzinger perché continuava a vestire di bianco, e quello rispose "perché non c'erano altri vestiti". Socci giustamente ironizzò sul fatto che Tornielli ritenne di avere ottenuto una spiegazione sufficiente, perché evidentemente non lo è.
3. Lei conclude "da capire quale dei due sia quello vero", però poco sopra mi dice che è tra quanti si ritengono "liberi" di riconoscere Ratzinger come Papa. Ora, vorrei farle presente quanto problematica è questa affermazione, perché non esiste che un fedele scelga chi è il Papa. Siamo nostro malgrado messi in una situazione di caos. In passato succedeva con papi e antipapi; ma era molto diverso, perché parte della gerarchia sosteneva l'uno, parte l'altro. Le due possibilità apparivano parimenti solide agli occhi di un fedele e quindi bisognava sbilanciarsi. Ora non è così. Non c'è un vescovo o un cardinale che sostenga che il Papa è Ratzinger. Pertanto non è che io sono "libero" di sostenere che il Papa è Francesco: io sono "soggetto" all'autorità della Chiesa gerarchica, non ho facoltà di esprimere un'opinione in questo senso. Se mi chiedono pubblicamente: "Fabrizio, chi è il Papa" io _devo_ rispondere che è Francesco, perché non ho nessuna autorità per fare diversamente. La mia affermazione non è apodittica, perché il caos è tale che potrebbe anche essere come dice Socci (anche se le faccio presente che da un po' non lo dice più, però magari la questione può tornare in auge). Ma non è ammissibile che ogni fedele "scelga" diversamente da quel che dice la gerarchia, in questo caso, perché la disubbidienza alla gerarchia vale solo in caso di evidente sovvertimento dei dogmi e del Magistero (come nel caso della AL), non per questioni di cui non siamo competenti. A meno che, ovviamente, uno abbia le prove dell'invalidità dell'elezione di Francesco, ma mi pare che nessuno di noi le abbia. Può essere che il personale senso del gregge glielo suggerisca, e ripeto magari poi si scoprirà che è pure vero, ma trovo gravemente problematico sostenerlo in pubblico.
In sintesi, però, lei mi ha permesso di rimarcare la grave situazione di caos in cui viviamo, riguardo ai "due papi", che:
1. è stata iniziata dalle dimissioni di Ratzinger;
2. è proseguita dal vestito, dai simboli, dai discorsi sul "munus", cioè da scelte di Ratzinger, e dalle interviste di Gaenswain (che non posso non attribuire a Ratzinger);
3. non è stata chiarita da Ratzinger quando gli è stato chiesto.
E quindi non posso che concludere che è Ratzinger che deve chiarire. Non lo sto rimproverando: può essere che questa cosa, che per noi non ha senso, lo abbia per lui in vista di sviluppi futuri; può essere che non sia il momento di chiarirla; può essere molte cose. Ma prima o poi andrà chiarita, e dovrebbe farlo lui. Perché se non lo facesse prima di tornare al Padreterno, con Francesco ancora vivo, si immagina il casino ulteriore? Quelli come lei che sostengono che Ratzinger è il Papa diventeranno automaticamente sedevacantisti e forse non accetteranno nessuna spiegazione postuma da parte della Santa Sede.
Non dovrebbe bastare per riflettere e trarne le debite conclusioni?
No, mi pare troppo affrettato. Qui, beninteso, io non so dare risposte, ma solo uno spunto. La frase citata è così messa nel contesto:
«La figliolanza divina di Gesù, secondo la fede ecclesiale, non poggia sul fatto che Gesù non abbia alcun padre terreno; la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano. Infatti, la figliolanza divina, di cui parla la fede, non è un fatto biologico, bensì ontologico; non è un processo avvenuto nel tempo, bensì nell'eternità di Dio: Dio è sempre Padre, Figlio e Spirito; il concepimento di Gesù non significa che nasce un nuovo Dio-Figlio, ma che Dio, in quanto Figlio nell'uomo-Gesù, attrae a sé la creatura uomo tanto da essere lui stesso uomo»
La frase c'è, ma, almeno in questo paragrafo e per la mia limitata comprensione, appare come una mera ipotesi di lavoro per rafforzare un argomento: nella pratica non si nega che Gesù è nato da Maria per concepimento virginale. Se però la cancello, il resto del paragrafo rimane valido. Ovvio che se è sbagliata, ed è pubblicata in un lavoro di un teologo di fama, è meglio correggerla.
Mi associo al suggerimento di irina: non corriamo. Sangue freddo e lasciamo che chi di dovere si occupi di queste cose nei modi opportuni.
L'origine di questa confusione è sempre il " rinuncio ma resto papa"
Papa Benedetto XVI si è "fatto di lato".
Non è scomparso: ne' fisicamente, ne' canonicamente.
C'era, dava fastidio e c'è (dando ancora fastidio a quelli ai quali ne dava prima).
Papa Benedetto XVI è un novantenne che fece il Concilio condividendone lo spirito e in seguito ne ha vissuto (e rintuzzato per quanto possibile) tutta la tragica e rovinosa deriva. E' un uomo che ha colto fino in fondo l'errore del modernismo ecclesiale.
Sottilizzare a questo punto sulle ermeneutiche (continue o discontinue) è vano.
Il dramma della frana ecclesiale degli ultimi decenni è stato visto, riconosciuto e denunciato proprio e soprattutto da Benedetto XVI. Perciò contro di lui si sono scatenati i paladini del nuovo corso, tetragoni ad ogni freno, ma anzi smaniosi di rilanciare a più non posso. Quelli che prima erano liberi ed adulti, critici sul papato, e oggi strepitano e peritano di obbedienza... La Dominus Iesus, da cardinale, è come un faro nella tempesta. Il tentativo di ridare dignità alla liturgia, anche vetus ordo, e lo sforzo per togliere i vangeli dallo scempio delle esegesi moderniste sono scialuppe di salvataggio nei gorghi postconciliari. Ha provato con il pro multis, ignorato. Ha provato a togliere alla Chiesa la scusa per la sporcizia. Ha rispettato persino coloro che l'hanno sabotato, da Papa.
Poi Benedetto XVI si è fatto di lato, vestendo ancora di bianco.
Ha detto di averlo fatto liberamente, cioè volontariamente: ma non ha mai detto (e chiunque sia attento se n'è accorto benissimo) che non fosse costretto da certi voleri.
Sfidando l'esagerazione del paragone, anche Gesù ha detto di aver fatto liberamente la Volontà del Padre, anche se questo non ha impedito di vedere all'opera un trio di potentati (Roma, Erode e il sinedrio) e un traditore tra i suoi, a costringerlo.
Benedetto XVI stato capace di umiltà vera in un contesto di pavoni, prime donne e vanesi.
Può aver sbagliato da giovane e non è stato certo troppo aiutato dentro la Chiesa.
Posso supporre che certe nomine porpore siano state decise "politicamente" da personaggi che in curia, durante la malattia di Giovanni Paolo II, si presero molte libertà.
Fuori dalla Chiesa, con la denuncia della dittatura del relativismo e l'accento fermo sulla Verità, è stato temuto e odiato. Da vescovo di Roma gli si chiuse la porta de La Sapienza.
Oggi chi si prende i plausi mondani evita proprio quel linguaggio.
Oggi molti sono indegni persino di incontrare l'emerito di bianco vestito.
Lui che fa? Attende. Spera nel Signore. Non resterà confuso. Speriamo altrettanto per noi.
Una frase infelice, che può essere pericolosa per la fede
La frase in questione è infelice, anche se, inquadrata in tutto il paragrafo, non appare in se stessa eterodossa.
R. sembra voler dire: poiché la divinità di Cristo non è "biologica" ma "ontologica", appartiene cioè alla sua natura, eterna e immutabile di 2nda persona della SS.ma Trinità, non c'`e realtà "biologica" che possa influire su di essa o alterarla. Pertanto, se, per assurdo in relazione al dogma, Cristo fosse nato "da un normale matrimonio umano", cioè da un normale concepimento matrimoniale, questo fatto di per sé non inciderebbe per niente sulla sua natura divina.
Però la frase sembra oggettivamente pericolosa per il dogma della nascita verginale del Signore, ad opera dello Spirito Santo. Perché? Perché coloro che oggi (e ce ne sono) negano il dogma della concezione sovrannaturale e verginale del Signore, potrebbero prender spunto da questa frase per dire: --vedi, possiamo accettare la divinità di Cristo anche ammettendo che la Madonna e san Giuseppe abbiano vissuto da sposi "normali", concependo "biologicamente" il Signore.
Si potrebbe discutere anche sull'incipit: "La figliolanza divina di Gesù, secondo la fede ecclesiale, non poggia sul fatto che Gesù non abbia alcun padre terreno" : poiché la SSma vergine è stata messa in cinta ad opera dello Spirito Santo, rimanendo semprevergine, non bisogna dire che "la figliolanza divina di Gesù" poggia in maniera determinante sul fatto che non c'`e stato alcun padre terreno? L'esser Gesù figlio di Dio perché ab aeterno consustanziale al Padre e il non aver, in quanto incarnatosi mediante Maria, alcun padre terreno non sono due realtà strettamente connesse?
Il ragionamento di R. sembra volerle scindere. E quest'impostazione mi sembra pericolosa per la fede. La connessione risulta dalla Rivelazione, da ciò che i Vangeli ci insegnano sulla nascita del Signore : l'incarnazione del Verbo è avvenuta senza il padre terreno, e questo era evidentemente l'unico modo nel quale poteva avvenire, se Dio così ha voluto; l'unico confacente alla natura stessa dell'Unigenito.
PP
Negli anni 1992-93 il periodico 'Sì sì no no' pubblicò una serie di articoli sintetici ma illuminanti sulla nouvelle théologie e il predominio dei suoi esponenti nella Chiesa postconciliare.
Da qualche anno sono consultabili e scaricabili da tutti sulla pagina web di quel Periodico, assieme a tutti gli altri numeri.
Sono articoli alla portata di tutti, non c'è nulla di particolarmente difficile o troppo 'tecnico', e consiglio vivamente di leggerli tutti nell'ordine di uscita: sono infatti fondamentali per riuscire a comprendere anche la situazione attuale.
Uno di questi riguarda proprio l'allora Card. Ratzinger, e prende in esame soprattutto l'opera in questione criticata dal prof. Radaelli, ossia 'Introduzione al Cristianesimo.
L'articolo di 'Sì sì no no' riporta parecchi passaggi in cui Joseph Ratzinger devia dalla dottrina cattolica, ed altri nei quali egli si rifà direttamente al famigerato Teilhard de Chardin.
Il link è il seguente:
http://www.sisinono.org/j3/anno-1993.html
Una volta sulla pagina web, cliccare per il download su 'Anno XIX N°6.pdf'.
Da leggere assolutamente.
Io non ho né il tempo né le forze (né mentali né fisiche) per replicare a questa stroncatura, secondo me decisamente ingenerosa e anche semplicistica. Non appartengo alla stessa scuola o tradizione del Ratzinger, ho insomma un’altra mentalità, ma questo non m’ha impedito d’essere spesso affascinato e ispirato dalla sua straordinaria intelligenza; e l’ho sempre trovato pienamente ortodosso, anche se s’esprime in termini che, spesso, non son quelli che più piacciono a me o che mi vengono spontanei; ma nella casa del Padre ci son tante dimore...
Ripeto: non mi sento le forze di replicare. Sicché mi limito a una semplice domanda, che non sono il primo a fare, qui: con questi chiari di luna, a che serve polemizzare col Ratzinger? Si dirà: la verità sopra tutto. Senza dubbio, ma qui non si tratta, a mio parere, della verità. E anche se fosse, non ci sono avversari mille volte peggiori?
Maso
La lettura ortodossa degli eretiche comincia nella tese di dottorato di Ratzinger "La teologia della storia di S. Bonaventura":
"Secondo il Nostro, San Bonaventura studia Gioacchino da Fiore come Generale dell’Ordine francescano, “che era quasi giunto al suo punto di rottura a causa della questione gioachimita”, più che come teologo privato, ma, nonostante ciò, «Gioacchino viene interpretato all’ interno della tradizione, mentre i gioachimiti lo interpretarono contro la tradizione. Bonaventura non rifiuta totalmente Gioacchino (come aveva fatto Tommaso): egli lo interpreta piuttosto in modo ecclesiale, creando così un’alternativa ai gioachimiti radicali» . Come si vede l’ idea della “ermeneutica della continuità” è congenere anch’essa al giovane e al vecchio Ratzinger (1956-2005). Ratzinger riconosce che «l’ idea di un nuovo ordine, in cui l’ ecclesia contemplativa degli ultimi tempi deve trovare la sua vera e definitiva forma d’esistenza, viene chiaramente espressa in Gioacchino da Fiore. Il concetto di “ordine” acquista così un nuovo significato e “novus ordo” […] potrebbe tradursi allora come “nuovo ordine salvifico” e “nuovo ordine religioso della società”. […] Si potrebbe forse rendere “novus ordo” persino come “nuovo popolo di Dio”» . Insomma se San Tommaso ha confutato radicalmente la teologia della storia di Gioacchino, «il Dottor Serafico [ha, secondo Ratzinger] un atteggiamento più positivo nei confronti della teologia gioachimita della storia»".
Il Concilio Vaticano II in Principles of Catholic Theology, p. 391, 390, 391.
"Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere confutato? Certamente no. Vuol dire solo che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Quello che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo ... l'obiettivo quindi è quello di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni — [b]alla luce dell'esperienza corrente[/b] [Non alla luce della tradizione! Questo è che fa Bergoglio oggi!], non di sopprimerlo".
"Il fatto è che come disse Hans Urs von Balthasar già nel 1952 … [b]essa [la Chiesa] deve abbandonare molte delle cose che le hanno fin qui dato sicurezza e che ha considerato come date per scontato. [b] Essa deve abbattere gli antichi bastioni ed affidarsi solamente allo scudo della fede".
Domande:
Come se può accetare ciò che se deve scoprire?
Se la Chiesa deve abbandonare molte delle cose... come può ancora affidarsi solamente allo scudo della fede?
Quale sono gli antichi bastioni? Se questi sono stati abbattuti è avuto una rottura, quindi, non vi è continuità tra Concilio e tradizione: un'ermeneutica della riforma nella continuità, ricordando che la continuità è qualcosa già contenuta nella riforma, può sostituire gli antichi bastioni della fede?
Cerca Urs Von Balthasar, lui ha diffeso:
L'inferno che esiste ma è vuoto;
L'apocatastasi;
La Chiesa come "casta meretrix" o l'applicazione della dottrina luterana della Sola Fides nella Chiesa. In altre parole la dottrina di Lutero del "simul justus et peccator” attraverso la definizione di Urs Von Balthasar viene applicata alla propria Chiesa. E questo risultado sono i costanti la coscienza di una Chiesa peccatrice che chiede perdono per i suoi peccati.
Il discorso funebre che Ratzinger ha dedicato a Von Balthasar:
«quello — dice — che il Papa voleva esprimere con questo gesto di riconoscimento, anzi di onore, rimane valido: non più soltanto dei singoli, dei privati, ma la Chiesa nella sua responsabilità ministeriale ufficiale [sic!] ci dice che egli fu un autentico maestro di fede, una guida sicura verso le fonti dell acqua viva, un testimone della Parola, dal quale noi possiamo apprendere Cristo, apprendere la vita» (riportato inH. U. von Balthasar Figura e Opera a cura di Lehmann e Kasper, ed. Piemme pp. 457 s).
Facilissima profezia quella che annunciava come sarebbe stato presentato il libro di Radaelli, fulmini e satte, ironia spprezzante sui "cattolici tradizionalisti", sui "cattolici conservatori" (NCR) che dopo aver attaccato Bergoglio ora attaccano Benedetto XVI , tutti i cattolici tradizionali nello stesso cesto, o come neutralizzare, o tentare di farlo (almeno lo spero), le reazioni di chi intende resistere al nuovo corso, o come dare ai "nemici" la frusta per farsi battere, o come tagliare l`erba sotto i piedi a chi sta forse cercando di trovare il coraggio di unirsi ai pochi che hanno osato esprimersi sulle novità introdotte da Jorge Bergoglio.
Ebbene nel mio piccolissimo, pur considerandomi cattolica senza bisogno di aggiungervi altro ma accettando l` etichetta di cattolica tradizionalista, non mi sento affatto rappresentata dal libro di Radaelli, quel libro non mi rappresenta e non rappresenta i cattolici tradizionali, Radaelli non parla a nome dei cattolici tradizionali ma a suo nome esclusivamente, la sua è l`opera di un uomo che pensa di poter "confutare e rilevare" "tutti(!) gli errori contenuti nel libro del Professore, peraltro mai segnalati da nessuno nella Chiesa (!)", anche sorvolando sulla poca modestia di una tale affermazione, Radaelli è libero di pensarlo, di esserne convinto, ma non bisogna permettere che la sua ricerca personale intralci i passi di chi sta resistendo al nuovo corso, alle novità pastorali e dottrinali, sarebbe fare il gioco di chi vorrebbe zittire e incerottare ogni opposizione, ogni dissenso e che oggi approfitta di quello che ho definito, purtroppo, un magistrale autogoal.
Cui prodest?
All'Α e all'Ω ?
@ Luisa 9:47
GRAZIE Luisa. Concordo.
Dal punto di vista mediatico, un autogol clamoroso. Di quelli che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, sembrano organizzati dal nemico. Ovviamente dal punto di vista mediatico, tutti, Müller, Buttiglione, Spadaro, etc..avranno gioco facile a dire che Pari sono, Bergoglio e Ratzinger e che i cattivoni sono quelli che vogliono distruggere tutto...perchè il messaggio che passa è questo. Ora su mons Livi vorrei stendere un velo pietoso, perchè è uno scandalo che ancora parli dopo che ha messo la firma su un documento, la correzione filiale, che parla chiaramente di eresia di Bergoglio, ed un attimo dopo intervistato dice che non ha mai detto che Bergoglio è eretico....ma...abbiamo tutti il cervello lobotomizzato??? Lo stesso Tosatti lo rimprovera aspramente su questo....che credibilità può avere quest'uomo valutate voi. Per me meno che zero. Anzi è un grave errore che lui abbia firmato la giustissima correzione filiale ed ora si esponga in questo modo dando dell eretico a Ratzinger. Delegittima tutti coloro che hanno firmato la correzione filiale, che non è detto conondividano le sue idee su Ratzinger, e in più squalifica il faticoso lavoro fatto con la correzione filiale.
Ratzinger non dice che Gesù è nato da una unione umana. Dice: ...qualora fosse nato da...e prima dice: la dottrina sulla divinità di Gesù non cambierebbe. Diciamo che sta cercando di parlare della divinità di Gesù Cristo anche a coloro che in prima battuta non riescono ad accogliere il mistero della Immacolata Concezione. Quindi non vedo affermazione eretica di Ratzinger.
La frase c'è, ma, almeno in questo paragrafo e per la mia limitata comprensione, appare come una mera ipotesi di lavoro per rafforzare un argomento: nella pratica non si nega che Gesù è nato da Maria per concepimento virginale. Se però la cancello, il resto del paragrafo rimane valido. Ovvio che se è sbagliata, ed è pubblicata in un lavoro di un teologo di fama, è meglio correggerla.
Una frase infelice, che può essere pericolosa per la fede
Tutto il problema sta nel fatto che conosciamo il nome dell’autore della frase in questione, la cui gravità tra l’altro non viene attenuata dal contesto.
Se non ne conoscessimo il nome saremmo tutti più liberi di valutarla per quello che realmente è.
Infatti succede che, a seconda del grado di affezione, o per motivi di opportunità, o per non offendere gli animi sensibili di una grande maggioranza, il giudizio sulla stessa frase può essere attenuato con termini come “infelice, che può essere pericolosa per la fede”.
Se l’autore fosse un altro, magari un Galantino o qualche suo consimile, o il Papa in carica, non penso proprio che il giudizio sarebbe così sfumato, prudente e possibilista.
Ripeto:
Tutto il problema sta nel fatto che purtroppo conosciamo il nome dell’autore della frase in questione.
La fede in pericolo per la ragione, Mons. Bernard Tissier de Mallerais
della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Indice
Prefazione
Introduzione
Cap. 1 - Ermeneutica della continuità
- Fede cristiana ieri e oggi: il «perché» dell’ermeneutica
- La fede in pericolo per la filosofia
- L’ermeneutica alla scuola dei Padri della Chiesa
- Il progresso omogeneo dei dogmi
- Ritorno all’oggettività dei Padri e dei concilii
- Nuova riflessione per un nuovo rapporto vitale?
- Il metodo: l’ermeneutica storicista di Dilthey
- Benedetto XVI reclama la purificazione del passato della Chiesa
- Dove l’ermeneutica diventa una distorsione della storia
- Un nuovo Tommaso d’Aquino
Cap. 2 - Itinerario filosofico di Joseph Ratzinger
- Da Kant a Heidegger: itinerario intellettuale di un seminarista
- L’agnosticismo kantiano, padre del modernismo
- L’autonomia della ragion pratica, madre dei Diritti dell’uomo senza Dio
- Riconciliare i Lumi e il cristianesimo
- Alla ricerca di una nuova filosofia realista
- Ricaduta nell’idealismo: Husserl
- L’esistenzialismo di Heidegger
- La filosofia dei valori di Max Scheler
- Personalismo e comunione delle persone
- Il dialogo «Io-Tu» secondo Martin Buber
- L’«uscita da sé» secondo Karl Jasper
Cap. 3 - Itinerario teologico di Joseph Ratzinger
- La Tradizione vivente, Rivelazione continua, secondo la scuola di Tubinga
- Rivelazione, Tradizione vivente ed evoluzione del dogma
- La Tradizione, lettura vivente della Bibbia
- La dottrina della fede, esperienza su Dio
- Senso comune, filosofia dell’essere e formule dogmatiche
- Il potere d’assimilazione, motore del progresso dottrinale, secondo Newman
- Lungi dall’asservirsi ai nostri concetti, la Rivelazione li giudica e li utilizza
Cap. 4 - Un’esegesi esistenzialista del Vangelo
- «discese agli inferi»
- «risuscitò da morte»
- «è salito al cielo»
- La realtà dei fatti evangelici posta tra parentesi
- L’esegesi esistenzialista, arte divinatoria
- Un’ermeneutica storicistica
Cap. 5 - Ermeneutica dei tre grandi dogmi cristiani
- Il dogma della Trinità rivisto attraverso il personalismo
- L’equivoco della ricerca perpetua della verità
- Il dogma dell’incarnazione, rivisitato con l’esistenzialismo di Heidegger
- Il dogma della redenzione rivisto dall’esistenzialismo cristiano
- La soddisfazione, delicatezza della misericordia divina
- Una negazione peggiore di quella di Lutero
- Il peccato esistenzialista - Il sacerdozio ridotto a potere d’insegnamento
Cap. 6 - Personalismo ed ecclesiologia
- La Chiesa, comunione nella carità
- La Chiesa di Cristo «sussiste» nella Chiesa cattolica
Cap. 7 - Il personalismo politico e sociale
- Personalismo e società politica
- Il personalismo applicato al matrimonio e alla castità
Cap. 8 - Cristo Re rivisto dal personalismo
- Implicazioni politiche del fine ultimo dell’uomo
- La libertà religiosa purificata con l’aiuto di Emmanuel Mounier
- La civiltà laica vitalmente cristiana di Jacques Maritain
- Confutazioni sofistiche
Cap. 9 - La fede personalista di Benedetto XVI
- La fede, incontro, presenza e amore
- Sperimentazione filosofica ed esperienza mistica
- L’autorità divina rimpiazzata dall’autorità umana
Cap. 10 - Un supermodernismo scettico
- Un anti-programma inaugurale
- Uno scetticismo rassegnato e demoralizzante
- Di fronte allo scetticismo, il rimedio sta in San Tommaso d’Aquino
Epilogo - Ermeneutica dei fini ultimi
- Ritrattazioni
- Il limbo rivisitato dall’ermeneutica
- La morte, un rimedio
- La vita eterna, immersione nell’amore
- La salvezza collettiva secondo Henri de Lubac
- Il purgatorio accorciato
- Un giudizio particolare umanista
- L’opzione fondamentale, economia del peccato mortale
- L’inferno, stato d’animo
Postfazione - Cristianesimo e Lumi
- Un equilibrio fragile
- Mutua rigenerazione e correlazione polifonica
Ringraziamenti
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV143_Tissier_La_fede_in_pericolo_0.html
Diciamo che sta cercando di parlare della divinità di Gesù Cristo anche a coloro che in prima battuta non riescono ad accogliere il mistero della Immacolata Concezione.
Cerchiamo di non fare confusione. Conunque questa affermazione rivela un'altra insidia, perché l'Immacolata concezione presuppone una natura umana ferita incapace di essere fecondata da Dio, di accoglierLo e la necessità della redenzione espiatoria.
È un mistero che accogli o non accogli. La divinità del Signore implica non solo l'Immacolata concezione (assenza di peccato originale) ma anche il concepimento verginale (non conosco uomo) che una unione umana escluderebbe...
E anche qui non ci sono fasi: è un mistero che accogli o non accogli.
Condannare un libro prima di leggerlo non è una posizione cattolica. È una posizione tifosi fanatici. Anche qui se vede la continuità tra Bendetto XVI e Francesco I.
@Luisa
La profezia era facile, ma è sempre così, perché chi ha le leve del potere mediatico può manipolare come gli pare. Tanto per dire, "Dart Fener" Introvigne è arrivato a dire che LNBQ critica tutti i papi fino a Leone XIII, facendo una serie di salti logici incredibili. Se ci preoccupiamo di quello che dicono, ci immobilizziamo da soli.
Il punto è un altro. Qui siamo tradizionalisti, ovvero riteniamo che ci sia un "grave problema" con il Concilio. Giusto? E che va affrontato definitivamente, perché è la radice di tutto. Ora, come affrontava Ratzinger questo problema? Con l'ermeneutica della continuità. Siamo d'accordo che, comunque la si pensasse un tempo, questa prospettiva è fallita e le dimissioni di Benedetto e successiva elezione di Francesco ne è il segno evidente?
Se siamo d'accordo, è evidente allora quest'altra considerazione: chi ritiene che non si può criticare organicamente - ovvero come disputa teologica - il pensiero di Ratzinger, di fatto implica che non ci si può allontanare dall'ermeneutica della continuità. Questo si chiama vicolo cieco. Dunque, è inevitabile criticare seriamente il pensiero di Ratzinger (che poi, ricordo, è Ratzinger-teologo e la sua visione di fondo, non le encicliche e gli altri documenti magisteriali di Ratzinger-papa). Che la critica giusta sia quella di Radaelli, ovviamente, non è detto; ma da qualche parte bisogna iniziare.
Io in questi giorni meditavo su una cosa in particolare. È noto che la metafora con cui Ratzinger giustifica il Concilio, ovvero la necessità di "ribasare" la teologia su fondamenta nuove, è quella del pagliaccio di Kierkegaard (espressa propro in "Introduzione al Cristianesimo"). Lui la ritiene ancora valida (dopo tanti anni, ritiene che la prospettiva di fondo di quel libro è ancora corretta). Riassumo in fretta a vantaggio di qualche lettore che potrebbe non conoscere l'argomento: c'è un circo accampato vicino a un villaggio; il circo va a fuoco; il pagliaccio, vestito in abiti da scena, corre verso il villaggio per cercare aiuto; ma siccome è vestito da pagliaccio non viene compreso dalla gente che pensa sia uno sketch; dunque, nessuno di loro corre in difesa del circo, che brucia completamente e alla fine le fiamme arrivano anche al villaggio e lo distruggono.
Il circo è la Chiesa, il villaggio il mondo; gli abiti da pagliaccio il Magistero fondato sulle basi filosofiche di un tempo, gli abitanti del villaggio il mondo moderno, con le sue idee filosofiche e scientifiche. Ratzinger dice che è impossibile che gli abitanti del mondo moderno possano capire il Magistero com'è sempre stato presentato, ed ecco il motivo per cui è necessario ri-fondarlo su nuove basi filosofihe, prima che tutto vada a remengo.
Domanda: cosa intende Ratzinger per quel "non è possibile" comprendere la "vecchia" filosofia?
1. è una colpa dell'ignoranza degli abitanti, contingentemente intossicati dalle idee moderne, e allora tentiano di presentare le cose in modo per loro più digeribile?
2. è oggettivamente impossibile perché le idee moderne hanno veramente aperto scenari nuovi, da cui non si torna più indietro, e la vecchia filosofia è oggettivamente e definitivamente diventata incapace di spiegare Cristo agli uomini?
@Mic delle ore 10:37
Ti ringrazio per avermi corretto. Nessuna confusione. Ma volevo dire, al posto della Immacolata Concezione, che giustamente riguarda L assenza di peccato originale in Maria Santissima, la concezione verginale di Maria Santissima, ad'opera dello Spirito Santo. Grazie per la correzione della svista.
"Chi legge i commenti ai Vangeli, diventati sempre più voluminosi, alla fine rimane deluso...
Alla fine si ha la sensazione che a quel sovrappiù di parole manchi qualcosa di essenziale: l'entrare nel silenzio di Gesù dal quale nasce la Sua Parola. Se non riusciremo ad ascoltare questo silenzio, anche la Parola l'ascolteremo sempre e solo superficialmente e non la comprenderemo veramente".
Dalla prefazione di Benedetto XVI a "La forza del silenzio" del card. Sarah
Il silenzio totale di San Giuseppe e l'estrema laconicità di Maria, citata nel suo meditare silenziosamente la propria vita accanto a Gesù (per trent'anni tutt'altro che inutili, se Dio non ha trovato di meglio di quello per la nostra salvezza!) è necessario per rivelare tutto. Nel silenzio del sonno gli angeli parlano a San Giuseppe. Nell'umiltà di Maria sgorga il canto che fu inizialmente intimo e solitario del Magnificat. Durante la passione, la crocifissione e dopo la resurrezione, della Vergine non è riportata alcuna parola.
La Madre è presente in ogni Santa Messa accanto all'altare del sacrificio ignorata dai più.
Crocifissa spiritualmente, muore misticamente con il Figlio, corredimendoci. Il silenzio di Maria non è afasia o sobrietà nel parlare, ma capacità sapienziale di fare memoria... non è balbuzie, ne' impotenza, è silenzio di luce e di estasi, un silenzio più eloquente nelle lodi a Dio dell'eloquenza stessa. (liberamente tratto da: "La forza del silenzio")
Le grandi opere sono il frutto del silenzio con il quale si sta al cospetto di Dio. Il timor di Dio, che lo permette, è un dono dello Spirito santo, non è un "complesso", un "retaggio di un modo sbagliato di porci" o un "atteggiamento poco adulto" dei fedeli. Il silenzio è parte integrante ed essenziale di un "diminuire perché Dio cresca" in noi.
Oggi la cattedra petrina è insediata in una basilica del silenzio, orante e "di lato".
Oggi più che le tante ciance occorre saper ascoltare certi silenzi, fatti di grande attesa.
Sono d' accordo con Fabrizio Giudici. Ratzinger ha cercato con L' ermeneutica della continuita' di leggere il Concilio Vaticano II secondo in continuita' con la Tradizione cattolica. Purtroppo il suo tentativo , dal punto di vista delle intenzioni encomiabile, ma dal punto di vista della verità' sbagliato, non e' riuscito. E questo perche' la Verità' prima o poi viene a galla o come si diceva un tempo " prima o poi tutti i nodi vengono al pettine".
Inutile negare che anche se personalmente come Luisa e come tanti altri abbiamo amore e stima per Benedetto XVI, ancor più' da quando vecchio e fragile tenta ancora di sorridere nel suo ruolo di Papa emerito, dobbiamo ammettere che RAZIONALMENTE anche i nodi di Ratzinger prima o poi devono venire al pettine. Il libro di Radaelli puo' sembrare una spietata operazione chirurgica fatta col bisturi tagliente della ragione e della logica e ci puo' ripugnare per un senso di pietà e di amore verso il vecchio Benedetto.
Pero' come dice Fabrizio Giudici siamo in un vicolo cieco: L' ermeneutica della continuita' non regge, e forse e' giunto il tempo di essere più' spietati e meno sentimentali.
Discepolo
Per Fabrizio Giudici, chiedendo scusa dell'intromissione, visto che la domanda era rivolta a Luisa.
1. oggi si è tutti gravemente intossicati di mondo e ogni soccorritore sa che, approcciandosi ad una vittima, deve fare i conti non solo con l'altrui male, ma con la propria incolumità. Fuor di metafora, il Concilio non è inutile se cerca di soccorrere meglio le vittime, preparando i soccorritori a farlo bene, ma diventa deleterio se la "digeribilità" con cui si cerca di indorare la pillola riscrive le definizioni di salute e di malattia. Il disastro "discontinuo" è consistito (e sta consistendo) proprio in quello.
2. solo opponendosi alla dittatura del relativismo e facendo leva sulla verità (ma non sbraitandola, bensì contemplando in modo ancor più sacro il silenzio) ridaremo speranza a chi si è illuso di poter fare a meno di Cristo, usandoLo al più per calcare la scena.
Il pagliaccio di Kierkegaard potrebbe essere rappresentato da chi faccia della fede cristiana una proprietà, un ragionamento, uno schema, una falange macedone, un'ideologia sia in un senso che nell'altro, senza venir smascherato nel proprio peccato, umiliato nel proprio superbo proporsi, convertito nel proprio sentirsi a posto. Il cristianesimo non è paura dell'inferno e nemmeno misericordia a buon mercato, peccando fortiter perchè credo fortius. Sono questi i pagliacci che non muovono nessuno nel villaggio. E Piazza San Pietro sempre più vuota, lo dicono le foto, parlano più chiaro di mille Vatican Insider.
Grazie Tralcio ore 12:28
Magnifica riflessione. Conclusione perfetta.
@Discepolo
più' spietati e meno sentimentali
Diciamo meglio: più oggettivi e meno sentimentali nelle valutazioni che devono essere oggettive, senza che questo ci impedisca di rimanere affezionati e grati al nostro Ratzinger per tutte le cose buone che ha fatto (e può ancora fare). Sentimento e razionalità non sono due cose che si oppongono se le si lascia giocare su piani diversi. Luisa ha ragione quando rileva che, in certe critiche a Ratzinger, affiorano anche antipatie personali.
Mettere sotto accusa Ratzinger e farne il capro espiatorio di oltre 50 anni di caos, culminato con l'ascesa di Bergoglio, è piuttosto ripugnate. Non amo le operazioni ideologiche e quella del Prof. Radaelli mi pare averne tristemente le caratteristiche.
Mons Negri intervistato a proposito delle critiche a Ratzinger dice:
A proposito di confusione, in questi giorni è nata una nuova polemica partita dall’accusa a papa Ratzinger di errori dottrinali mai corretti, e di nuovo si è tirato in ballo il Concilio.
Non voglio perdermi in riletture veloci e ideologiche di momenti fondamentali della vita della Chiesa, quale è stato il Concilio ad esempio: una straordinaria esperienza, complessa, articolata e - perché no – con aspetti non sempre chiari. Oppure il grande e indimenticabile magistero di san Giovanni Paolo II, il suo impegno a riproporre al mondo l’annunzio di Cristo come l’unica possibilità di salvezza e quindi a riproporre la Chiesa come ambito di questa esperienza - come diceva lui - di una vita rinnovata. Queste sono pietre miliari di un cammino che poi ha trovato nel grande magistero di Benedetto XVI un punto di sintesi, il richiamo forte a quella continuità nel passaggio tra la realtà preconciliare alla realtà del Concilio e del post-Concilio: è stata una formulazione di straordinario rilievo, di cui la Chiesa vive ancora.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno innalzato il magistero cattolico a livelli di straordinaria ampiezza. Assurdo piegare l’interpretazione di questi grandi personaggi della vita della Chiesa a interessi di bottega. Ma è assurdo anche stabilire paragoni dei pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI con il magistero di papa Francesco. Nella storia della Chiesa ogni Papa ha la sua funzione. La funzione di Francesco non è certamente quella di riproporre l’integralità e l’ampiezza del messaggio cristiano ma è quella di tirare certe necessarie conseguenze sul piano etico e sociale.
"il pensiero di Ratzinger (che poi, ricordo, è Ratzinger-teologo e la sua visione di fondo, non le encicliche e gli altri documenti magisteriali di Ratzinger-papa)."
Ma il pensiero dell`uomo Joseph Ratzinger, giovane teologo , poi professore, poi vescovo, poi Prefetto della CdF e poi papa, non è restato fisso, non si è congelato in un momento, si è evoluto, sviluppato, approfondito, il Magistero di Benedetto XVI, che nessuno dotato di ragione e fede può definire eretico, è l`apice, il compimento di una vita di studio, di ricerca al servizio della Chiesa, di una vita al servizio della Chiesa tout court.
Il giovane teologo è diventato papa e fra questi due momenti c`è una vita, il cammino di un uomo che non ha mai temuto ( fino a quando diventato papa non ha più potuto farlo) confrontarsi anche in pubblico con chi aveva altre idee , ricordo en passant che uno dei suoi più grandi oppositori-detrattori è il mio connazionale Hans Küng che lo considera un conservatore, che nei seminari francesi era fortemente sconsigliata la lettura delle sue opere perchè era considerato come un pericoloso cripto-tradizionalista ostile alle evoluzioni della chiesa postconciliare...
È normale che si analizzi un`opera immensa non fosse che in quantità, non oso dire in qualità :) , Benedetto XVI chiudeva così la prefazione al suo primo libro su Gesù di Nazaret:" Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell'anticipo di simpatia senza la quale non c'è alcuna comprensione.", avere quell`anticipo di simpatia per Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, teologo e papa, è probabilmente troppo domandare a molti , anche a chi considera essere il primo e il solo (...) ad aver segnalato "tutti gli errori"(!) contenuti in un libro che Joseph Ratzinger ha scritto 50 anni fa.
Non penso che il libro di Radaelli contribuisca a far chiarezza, ad aiutare la coesione e unione di coloro che stanno resistendo, a dare loro argomenti e strumenti, al contrario, soddisfa senza dubbio il suo autore ma se di quel libro forse fra poco non se ne parlerà più, la crisi e la confusione in cui siamo immersi se non sommersi continueranno, è di ben altro di cui abbiamo bisogno in questo momemto, abbiamo bisogno di pastori coraggiosi che osano dire la verità, difendere la verità, a partire da quel che viviamo oggi, ripresentando la Dottrina cattolica immutabile con parole semplici e chiare che sole potranno cominciare ad interrogare se non scuotere le coscienze.
Anonimo 13:19
Non basta affermare che la sana razionale audacia di Radaelli sia un'operazione ideologica. Occorre dimostrarlo...
Mamma mia! Non riesco a starvi dietro.....concordo in toto con Fabrizio Giudici cui chiederei se è lo stesso che postava in blog desaparecido, supporto Luisa sempre e un chapeau a Tralcio 03-01-18 h.23.06, ha detto tutto lui, una piccola chiosa, sapete da dove vengo io e vi posso assicurare che mai e poi mai i testi di Ratzinger professore di teologia dogmatica sono stati adottati nei seminari in ER, anzi, guai a nominarlo, e se proprio la volete tutta, mi sono informato sui corsi svolti dall'ISSR della mia città per parteciparvi come uditore, ebbene, Rahner e Kasper a gogo, Lehmann e tanto Dossetti Melloni Mancuso e quest'anno Milani and.co. per la loro rivoluzione culturale ante litteram, con tanto di libri ed epistolari caldamente raccomandati, fate vobis. Lupus et Agnus.
@ Paolo da Roma e a Mic
Vedi Paolo, quello che tu dici è giusto. Non ha senso condannare qualcuno o qualche cosa se non se ne ha contezza. Sarebbe giusto leggerlo. La verità è che Luisa io ed altri stiamo dicendo un'altra cosa. Di attacchi a Ratzinger, con accuse di eresia, ne sono stati fatti molti. La FSSPX è ricca di studi al riguardo. Quindi non sarebbe una novità il libro di Radaelli. Anzi....
Quello che preoccupa è l'appoggio al libro dato da Mons. Livi, il quale prima accusa di eresia, aderendo alla correzione filiale, Papa Francesco, poi nega questa accusa, e infine accusa Ratzinger di eresia. Converrete con noi quando solleviamo dubbi circa il tempismo è l'opportunità di questa operazione, in un momento nel quale la lotta p si fa più dura. Infatti questa uscita di Mons. Livi, verrà associata a noi cattolici tradizionalisti e servirà a fare di tutte le erbe un fascio (il che significa creare il sillogismo Bergoglio= Ratzinger, cosa che sappiamo non essere affatto vera) e quindi a buttare "tutto in caciara" squalificandoci agli occhi della massa del mondo cattolico. Sul contenuto del libro non mi esprimo in quanto non l'ho letto.
visto che la domanda era rivolta a Luisa.
In realtà no... Ho iniziato a rivolgermi a Luisa, ma poi il resto era aperto a tutti.
Ovviamente sono d'accordo con le risposte. Ma quello che vorrei capire è cosa pensa Ratzinger. Mi spiego meglio: io, fino a un po' di tempo fa, davo per scontato che intendesse la risposta #1 delle due che ho elencato sopra. Da qualche tempo mi viene il dubbio che sia una mia interpretazione, e che invece Ratzinger intenda la #2.
"Ma il pensiero dell`uomo Joseph Ratzinger, giovane teologo , poi professore, poi vescovo, poi Prefetto della CdF e poi papa, non è restato fisso, non si è congelato in un momento, si è evoluto, sviluppato, approfondito, il Magistero di Benedetto XVI, che nessuno dotato di ragione e fede può definire eretico, è l`apice, il compimento di una vita di studio, di ricerca al servizio della Chiesa, di una vita al servizio della Chiesa tout court".
Per quelli che hanno letto il testo:
"In effetti, nel 2000 scriveva che il suo libro avrebbe ben potuto intitolarsi "Introduzione al cristianesimo, ieri, oggi e domani", aggiungendo:
"L’orientamento di fondo era, a mio avviso, corretto. Da qui il mio coraggio oggi di porre ancora una volta il libro nelle mani dei lettori" ("Saggio introduttivo alla nuova edizione 2000", in "Introduzione al cristianesimo", ed. cit., p. 24)".
L'errore che molti stanno commettendo è quello di focalizzarsi solo ed esclusivamente su Joseph Ratzinger. D'accordo che il libro di Radaelli tratta di lui, ma non penso che egli voglia farne il 'capro espiatorio' di tutto il disastro conciliare e postconciliare.
Joseph Ratzinger è solo uno dei tanti esponenti della 'nouvelle théologie', e condivide le responsabilità con parecchi altri. Anzi, assai più responsabili di lui sono Henri de Lubac e Teilhard de Chardin, in quanto 'padri' della medesima nuova teologia e cattivi maestri di tanti altri, tra i quali appunto Ratzinger stesso.
Poco sopra ho allegato un link ad un articolo della rivista 'Sì sì no no' su Ratzinger, che però è solo parte di una serie pubblicata in 9 numeri consecutivi (quello su Ratzinger è il settimo) tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993.
Siccome sono convinto, soprattutto dal tenore di alcuni interventi, che molti NON CONOSCONO AFFATTO le cause della presente crisi ecclesiale (vuoi per motivi anagrafici, vuoi per inattenzione) e dunque finiscono per costruire sul vuoto, mi permetto di insistere:
leggetevi quegli articoli, sono alla portata di tutti.
Così almeno si potrà continuare a discutere su una base solida, anziché parlare di 'attacchi a Ratzinger', di 'clamoroso autogoal' e simili futilità.
Per coloro che avranno la buona volontà di informarsi, riporto i collegamenti web:
http://www.sisinono.org/j3/anno-1992.html
cliccare su 'Anno XVIII N°22.pdf' (Introduzione)
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http://www.sisinono.org/j3/anno-1993.html
cliccare su 'Anno XIX N°1.pdf' (seguito dell'Introduzione)
Anno XIX N°2.pdf (La 'nuova filosofia' di Blondel)
Anno XIX N°3.pdf (Henri de Lubac)
Anno XIX N°4.pdf (Hans Urs von Balthasar)
Anno XIX N°5.pdf (Paolo VI e il colpo maestro di Satana)
Anno XIX N°6.pdf (Joseph Ratzinger)
Anno XIX N°7.pdf (Il Papato di Giovanni Paolo II)
Anno XIX N°8.pdf (Conclusione)
Oggi ci sono due opzioni per uscire dal vicolo cieco: L' opzione " forza del silenzio" di cui e' campione il card. Sarah e a cui penso possa riferirsi questa frase di Tralcio " contemplando in modo ancor più' sacro il silenzio" , oppure L' opzione " appello al Logos, alla ragione"
Forse questo due opzioni non sono contraddittorie ma complementari: chi si sente per temperamento portato piu' ad una passiva forza di resistenza alla menzogna tramite il silenzio è la contemplazione del sacro, non e' da meno di chi invece come Padre Antonio Livi da' di piglio alla tomistica " ragione" anche se c' e' da combattere.
Nel Medioevo esistevano i monaci e i dottori. Gli uni nei chiostri pregavano gli altri nelle Università' disputavano e sbaragliarono gli eretici.
L' opzione forza del silenzio non deve per forza essere opposta all' opzione " appello al Logos" .
Discepolo
Sacerdos Quidam il punto è veramente la Nouvelle Theologie. Chi non la conosce e i suoi rappresentante non può capire che cosa è accaduta con il Concilio, il post-Concilio e oggi accade con Bergoglio. Siamo appena davanti ad uno approfondimento del domínio della teologia progressista, la Nouvelle Teologie, nella Chiesa.
non è restato fisso, non si è congelato in un momento, si è evoluto, sviluppato, approfondito, il Magistero di Benedetto XVI, che nessuno dotato di ragione e fede può definire eretico, è l`apice, il compimento di una vita di studio, di ricerca al servizio della Chiesa, di una vita al servizio della Chiesa tout court.
È quello che ho sempre pensato anch'io. Ma nelle ultime interviste Ratzinger ha confermato che le "linee di fondo" di "Introduzione al cristianesimo" rimangono valide come nell'originale. Dunque, che si faccia chiarezza.
Il magistero petrino è altra cosa, perché c'è l'ispirazione dello Spirito Santo, alla quale certamente l'uomo Ratzinger prestava ascolto, a differenza della chiusura ostinata di Bergoglio.
Perché il Mossad ha simulato un attentato dell’ISIS in Vaticano?
Posto Scriptum – un lettore mi segnala:
“Sul numero 369 del mensile “Panorama Difesa” (mese dicembre 2017) a pag.35, nella rubrica “Intelligence”, facendo riferimento a un articolo del Jerusalem Post, si scrive di una esercitazione antiterrorismo organizzata dal Mossad e dall’ICT (International Institute for counter-terrorism) dall’11 al 14 settembre scorso, in località Herzliya più un’altra rimasta segreta, avente come tema: “un attentato dell’ISIS in Vaticano”. Come citato dal giornale israeliano, nel wargame live, sarebbe stato ricostruito fedelmente il vaticano simulando tutte le possibili tipologie d’attacco. Alla simulazione avrebbero assistito anche membri di servizi di sicurezza stranieri occidentali tra cui italiani (AISE) e del Vaticano”.
(Ritengo questo piuttosto “un avvertimento” e una iniziativa del loro marketing sulla “security”, di cui sono leder mondiali e vogliono esportare. Se volessero davvero fare un “attentato dell’ISIS”, non lo direbbero ai giornali)
http://www.jpost.com/International/What-if-ISIS-attacks-the-Vatican-505361
La mia base sarà così fragile da costruire sul vuoto e dire futilità, forse, ma i miei dati anagrafici dicono che la crisi postconciliare l`ho vissuta "sulla mia pelle" se oso esprimersi così, sono nata e son stata formata ante CVII, ho attraversato quel Concilio e sono scappata lontano da quella Chiesa impazzita che imponeva con violenza la riforma liturgica, ho seguito da lontano le vicende ecclesiali, ho visto la morte di Paolo VI e l`elezione di Giovanni Paolo II, e poi nell`aprile 2005 ho trovato il cammino del ritorno grazie e con Benedetto XVI.
Come per miracolo tutti i nodi si sono sciolti e ho rivissuto, ho ritrovato la gioia della fede, dell`appartenenza alla Chiesa, ho sentito un bisogno inarrestabile di capire, di studiare, di leggere i documenti conciliari, ero sopratutto interessata alla questione liturgica, ho letto i documenti del Magistero di Giovanni Paolo II e in seguito quelli di Benedetto XVI che ha saputo parlare al mio cuore E alla mia mente dandomi sempre più la voglia di approfondire, capire per credere...non ho avuto tutte le risposte, non ho capito certe parole atti o silenzi, ma quelle parentesi non hanno intaccato la mia fiducia e il mio affetto in e per quel Pastore umile, buono e profondo, la mia fede non è una fede sentimentalista, la mia mente non lo permetterebbe:):)
Allora se non condivido quello che considero un attacco a Joseph Ratzinger-Benedetto XVI , se definisco il libro di Radaelli un autogoal, non è per sentimentalismo beato ma perchè quella è la mia opinione fondata sulle mie convinzioni e su quel che penso sia oggi urgente di dire e fare nel caos attuale.
Replica a Livi:
Joseph Ratzinger teologo. Non "modernista" ma moderno
di Antonio Caragliu, Avvocato del foro di Trieste e membro dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/01/04/joseph-ratzinger-teologo-non-modernista-ma-moderno/
Allora se non condivido quello che considero un attacco a Joseph Ratzinger-Benedetto XVI , se definisco il libro di Radaelli un autogoal, non è per sentimentalismo beato ma perchè quella è la mia opinione fondata sulle mie convinzioni e su quel che penso sia oggi urgente di dire e fare nel caos attuale.
La tua è una opinione, una visuale che coincide con quella di Annarita e di altri.
C'è persino chi è arrivato a dire che il solo fatto di affermare che Ratzinger "ridiventato" Cardinale è già un'operazione ideologica. E arrivano una miriade di altre ipotesi e supposizioni, tutte soggettive. Ma questo purtroppo accade perché in un momento di crisi epocale come questo ci si trova a costruire sul vuoto e non sempre si riesce a fare una sintesi che non penda da qualche lato e questo ci impedisce di silenziare paure o colmare vuoti per ascoltare fino in fondo il Logos.
Ovvio che non mi metto a replicare a tutti i commenti perché ci sarebbe da dare i numeri.
Il problema è che navighiamo a vista e ci mancano molte coordinate nonché un nocchiero saldo al timone (non ho detto che manca il nocchiero, ma che non è saldo al timone) insieme ad una ciurma ben compaginata. E tuttavia ci resta la Nave, la bussola e la stella polare.
Se anche ci fosse chi opera attraverso strategie che non sempre siamo in grado di riconoscere, potrebbe forse capitare di essere strumentalizzati nostro malgrado e correre il rischio di trovarci ad essere utili idioti. Ma solo occasionalmente. E ho fede sufficiente per dirla alla meneghina: "dura minga, non può durare"! Perché abbiamo Chi ci preserva non solo dall'incagliarci o frantumarci su scogli insidiosi, o affondare nelle sabbie mobili, o restare in apnea a causa dell'inquinamento che sta superando i limiti di guardia.... Mi si impone, nitida, l'immagine del sogno di San Giovanni Bosco. Le due colonne: l'Eucaristia e l'Immacolata!
Io posso concordare sull'esagerazione, ma almeno tra gli "addetti ai lavori" le cose vanno dette chiaramente: il conservatorismo conciliare fa parte del problema, non della soluzione. E lo vediamo chiaramente ogni giorno di più.
@Mic
Mi si impone, nitida, l'immagine del sogno di San Giovanni Bosco. Le due colonne: l'Eucaristia e l'Immacolata!
Se lei è onesta, riconoscerà che questo Papa è GPII, la cui teologia voi criticate, direttamente e attraverso le critiche indirette a Ratzinger, che nel pontificato di GPII è stato grandissimo collaboratore. Infatti GPII indisse due Anni Santi. lAnno del Santo rosario e l Anno dell Eucarestia.
Cara Luisa lei ha certamente ragione. Purtroppo c'è tanta voglua di fare di tutte le erbe un fascio e di accomunare Bergoglio a BXVI e GPII.
Ma BXVI e GPII giammai rimanevano dritti davanti al Santissimo nè tantomeno hanno mai detto che Dio non è cattolico o scritto AL.erano papi Cattolici.
Per Discepolo delle 15.40
La forza del silenzio non è sprovvista di logos. Dalla Spe salvi, ennesima perla magisteriale, possiamo ricavare l'insegnamento che la salvezza ci è offerta come dono della speranza ed è una speranza affidabile per affrontare un presente anche faticoso, che resta accettabile perché ci conduce a una meta di cui possiamo essere sicuri, così grandiosa da giustificare ogni fatica. Questa speranza per il semplice fatto di esistere ci dà certezza di redenzione (ovvero liberazione dal maligno). Questa speranza sprigiona il suo logos, il suo senso e la sua ragione che sono la luce della fede che ci rende saldi nella prova.
L'alternativa è essere al buio: nel mondo senza speranza e senza Dio (solo con gli idoli).
La speranza è ri-conoscere la Presenza reale di Dio nel mondo, ma gli stessi credenti possono smarrire, nell'assuefazione a essa, la speranza che viene da questo incontro reale.
Oggi cerchiamo di darci speranze riscrivendo persino il vangelo, perché di fatto senza Dio.
Questo è essere nel mondo essendo del mondo: in dialogo con quello e ignari della Presenza.
Il cristianesimo non è messaggio sociale, Gesù non è Spartaco. E' incontro con il Dio vivo.
La società presente viene riconosciuta come impropria, perché il regno di Dio è novità che la speranza affidabile, data dall'incontro con il Dio vivente, anticipa nella fede in Lui!
A mio avviso Gederson Falcometa ha individuato il punto focale: la Nouvelle Theologie e la progressiva occupazione della Chiesa Cattolica da parte dei suoi adepti, massoni coperti o Modernisti in buona fede o meno.
Il nodo è ovviamente il Concilio Vaticano II, salutato da costoro come il momento della loro vittoria sull’oscurantismo di San Pio X ed inizio di un cammino verso il mondo e verso le altre religioni, in particolare con quella praticata dai detentori del potere
OS
Mentre cinque vescovi coraggiosi fanno la Correzione formale, c'è qualcun che, con tempismo eccezionale, fa la Correzione a Ratzinger. A prescindere dal merito delle questioni, davvero non si capisce dove si vuole andare a parare. "Leggermente" allucinante.
"Sacerdos Quidam il punto è veramente la Nouvelle Theologie. Chi non la conosce e i suoi rappresentante non può capire che cosa è accaduta con il Concilio, il post-Concilio e oggi accade con Bergoglio."
Infatti, Gederson, occorre partire da lì. Io ho provato a farlo capire, ma non so se vi sono riuscito.
Molti buttano tutto sul piano personale, dove forzatamente entrano in gioco affetti, simpatie o antipatie. E' un modo sbagliato di affrontare il problema, perché si crea un'atmosfera da derby calcistico che non giova alla ricerca spassionata della verità.
Comunque, per chi vuole affrontare seriamente il problema i riferimenti li ho dati.
Post scriptum: vedo che alcuni evidenziano l'ostilità verso Ratzinger (teologo, cardinale e Papa) come prova dell'infondatezza di ogni accusa di neomodernismo nei suoi confronti.
Questa è un'altra dimostrazione della mancanza di conoscenza su ciò che è successo nella Chiesa negli ultimi 50 anni e in particolare sulla nouvelle théologie (lo ridico: leggetevi gli articoli che ho linkato, sono accuratamente documentati: e poi ne discuteremo, ma con cognizione di causa e non in base a reazioni istintive).
Ratzinger infatti appartiene all'ala cosiddetta 'moderata'della nouvelle théologie, quella riunita intorno alla rivista Communio, da lui fondata insieme a de Lubac e a von Balthasar in competizione con 'Concilium' (la rivista che riuniva invece l'ala 'oltranzista' della medesima nuova teologia).
Si tratta semplicemente di faide interne, per cui gli 'enragés' rivoluzionari della nuova teologia giudicano troppo moderati e filotradizionalisti i membri più 'moderati' dello stesso movimento teologico, quelli cioè che vorrebbero una rivoluzione più soft e più tranquilla.
Ratzinger uscì appunto dalla Redazione di Concilium proprio a causa degli sviluppi a suo giudizio troppo veloci e radicali della rivoluzione progettata durante il Vaticano II che gli altri membri di Concilium volevano portare avanti.
Tutto qui.
@ Luisa:
quando ero ancora un giovane studente universitario (nel 1977) ed ero a rischio di abbandonare la Fede, mi imbattei in un libro di un autore allora per me sconosciuto, Vittorio Messori, dal titolo 'Ipotesi su Gesù'.
La Divina Provvidenza si servì in particolare di quell'opera, anche se non solo di quella, per farmi scoprire l'esistenza di un'apologetica cattolica, in grado di supportare con argomenti inconfutabili la Fede Cattolica. Fu per me una vera e propria rivelazione, un aiuto inaspettato.
Da allora mi sento grandemente debitore con Messori perché è stato il tramite, il mezzo che mi ha salvato dal perdere la Fede.
Solo qualche tempo dopo, una volta affrontati gli studi teologici in Seminario, scoprii che in quel testo vi erano alcune vere e proprie eresie oltre ad un certo numero di errori di vario tipo.
D'altronde era il primo libro di Messori, e lui come riferimento mi sembra che si fosse affidato, almeno in parte, un po' troppo acriticamente ad un testo di Jean Guitton che era stato a suo tempo messo all'Indice dei libri proibiti...
Per me fu un po' uno choc, però superai il tutto pensando che Dio poteva benissimo salvare anche tramite strumenti imperfetti, ed in parte addirittura errati (mi sembra che comunque Messori, nelle edizioni successive, abbia fatto le opportune correzioni).
Questo nulla toglie ancor oggi, dopo tanti anni, alla mia riconoscenza per quel famoso scrittore cattolico per il ruolo, sia pure inconsapevole, che ha avuto per la mia uscita dal tunnel oscuro in cui mi ero trovato.
Morale finale: ho imparato a non 'assolutizzare' nessuno (ogni essere umano ha spesso i suoi lati deboli e le sue pecche), pur conservando piena riconoscenza e simpatia, e a proseguire con serenità sulla via tracciata per me dalla Divina Provvidenza.
Ergo...
@ Luisa
Comprendo la Sua appassionata (e densa di ragioni) difesa di Ratzinger, dal momento che l'avvento di Benedetto XVI ha coinciso - come Lei stessa ci racconta - con il suo "cammino del ritorno" alla Chiesa. Anch'io, nato nel 1955, ho vissuto un'evoluzione spirituale molto simile (progressiva presa di coscienza del degrado liturgico, fuga dal Novus Ordo, rifugio nel Vetus Ordo, esultanza all'elezione del Cardinale Ratzinger a Papa...).
E tuttavia non posso non riflettere sul fatto che all'epoca del lungo papato di Giovani Paolo II - periodo costellato da sempre più frequenti, invadenti e tollerati abusi liturgici, alcuni dei quali videro protagonista lo stesso Wojtyla (ad es., danzatrici in azione nel corso di una Messa in Brasile) - Ratzinger non stava sulla luna, ma occupava una posizione rilevantissima nella Curia, da Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede a partire dal 1981 e fino all'elezione a Papa. 24 anni! Wojtyla informò il suo pontificato ad una vigorosa azione politica, ma per la dottrina e la teologia si appoggiava a Ratzinger. E allora? Se la sente Lei, Luisa, di non avere il minimo dubbio su Ratzinger teologo? E' solo di questo che qui si è discusso: credo che nessuno, almeno su questo blog, abbia l'intenzione di fare un tiro al bersaglio, ma solo di capire se l'ermeneutica della continuità portata da lui avanti sia stata una concausa (certamente involontaria!) della deriva eretica che ci ha portato alla situazione attuale.
Poi, per inciso, ricordo di Benedetto XVI la preghiera nella Moschea Blu di Istanbul: oltretutto, non appartato e in privato, bensì a fianco del Gran Muftì e guardando il mihrab, cioè nella direzione della Mecca...
Per Discepolo: condivido l’appello alla ragione, al Logo, per confutare (senza mai lasciare la preghiera, ma senza limitarci a essa, perché sarebbe una diserzione) gli errori onnipervasivi e insidiosissimi del neomodernismo. Ma aggiungerei, con tutta umiltà, che bisogna acquisire l’abito mentale d’una ben intesa sottigliezza: ricordare che, come dice Dante, “quegli è tra gli stolti bene abbasso / che senza distinzione afferma o niega” (“Par.”, XIII, 115-16). È facile procedere come carrarmati, senza sforzarsi più di tanto d’intendere il senso di parole, frasi e discorsi nel contesto, senza distinguere, lanciando con disinvoltura accuse gravissime come quella d’eresia (il che potrebbe significare, oggettivamente, una calunnia ch’è peccato mortale, e comporta l’obbligo della riparazione, della restituzione della fama)...
Per non parlare della prudenza...
Per me, molte volte mi son trovato in disaccordo colle opinioni di Giuseppe Ratzinger. Penso, per fare un esempio tra tanti, al famoso pagliaccio: con cui, forse, intendeva alludere, più che alla sostanza delle basi filosofiche tradizionali del cattolicesimo, al linguaggio con cui quella filosofia si suol esprimere; ch’è, effettivamente, poco o punto comprensibile per l’uomo contemporaneo. Secondo me, questo discorso è pericoloso: è illusorio distinguere il linguaggio dalla sostanza, e un cambiamento di linguaggio tende a comportare qualcosa di più e di peggio, com’ha dimostrato l’esperienza di questi decenni; occorre allora avere il coraggio, e la santa pazienza, d’uno sforzo faticosissimo di spiegarsi, approfondendo sempre di più le proprie posizioni, e criticando caritatevolmente, in termini razionali, l’irrazionalità del nichilismo posmoderno, in cui pure tutti (anche noi che lo critichiamo) siamo immersi. Tuttavia, altro è dire: “Non sono d’accordo”, o “Vedo qui un rischio”, altro gridare addirittura all’eresia, o almeno a una prospettiva equivoca e non ortodossa. Anche perché il problema posto dal pagliaccio è d’una gravità estrema, mortale, e non si risolve con una semplice alzata di spalle.
Chiedo scusa se son confuso; ma son malato, e la zucca non mi funziona molto.
Maso
Mentre cinque vescovi coraggiosi fanno la Correzione formale, c'è qualcun che, con tempismo eccezionale, fa la Correzione a Ratzinger. A prescindere dal merito delle questioni, davvero non si capisce dove si vuole andare a parare. "Leggermente" allucinante.
Questa affermazione è frutto di una logica distorta ed artefatta.
E' una semplice coincidenza (peraltro il libro di cui parliamo qui è uscito già da diversi mesi) e tra l'altro non toglie nulla alla Correzione dei Vescovi, se non le costruzioni pretestuose di chi ha interesse a confondere le acque o di chi, per varie ragioni, non è sintonizzato con un orizzonte critico allargati alle cause prossime e remote degli effetti eclatanti che stiamo subendo, che restano sminuiti solo dall'ignoranza e dall'insipienza dei mestatori, non certo da chi ha una visuale più ampia e consapevole della complessità delle varie dinamiche e degli scenari che esse producono.
Cara Annarita,
Sulla riforma protestante è conosciuto il proverbio che dice: «Erasmo ha deposto le uova che Lutero ha fatto schiudere». Questo proverbio paragonato alla situazione attuale della Chiesa dice molto a noi che stiamo a parlare di Benedetto XVI e Francesco I. Principalmente perchè Bergoglio non ha deposto le uova ma gli hanno fatto schiudere. Quindi, abbiamo la questione:
Chi ha fatto schiudere le uova?
Se dice che Jorge Mario Bergoglio è un figlio del Concilio e al Concilio se dice comumente che avevano tre posizione e tre massimi rappresentanti: Mons. Marcel Lefebvre che diffendeva il dogma, Joseph Ratzinger che diffendeva la lettera e Hans Kung che diffendeva lo spirito. La posizione della lettera ha uscito vincitrice del Concilio, ha preso posti di autorità e ha concesso alla posizione dello spirito le catedre dell’Università Cattoliche. Non è straneo questo?
Vedete bene, se Joseph Ratzinger è stata la principale personalità al Concilio, al se scrivere un’analise di uno suo libro, dove se trova l’essenziale della sua teologia (come nel “De ent et essentia” se trova l’essenziale del pensiero di S. Tommaso d’Aquino), in uno certo senso non se sta facendo un’analise o se finirà per dibattere sul proprio Concilio?
In qualche modo me sembra che da questo potrà uscire un grande dibattito teologico. Se non me sbaglio, tutti i tentativi di dibatte teologico, dopo il Concilio, hanno falito. Perchè la risposta dei diffensori del Concilio è sempre stata la stessa “è un Concilio Pastorale...”. E penso che la principale proposta del libro di Enrico Maria Radaelli è cominciare questo dibattito. Da quanto conosco, Radaelli (Lo stesso se può dire sul Mons. Livi), è cattolico, un’uomo onesto, non è un imbecile. Il primo libro stampato “Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo” è stato consegnato al proprio Benedetto XVI. Inoltre a questo, una accusa di eresia, come quella che ha fatto Mons. Livi, non vuoi dire una accusa ipso facto de eresia formale (come alcuni hanno capito qui). Benedetto XVI ha ricevuto il libro, e credo che con l’aiuto di Dio, scrivera qualcuna cosa a rispetto. Almeno possiamo aspettare questa risposta, perchè anche Benedetto XVI è un’uomo onesto.
Aspettiamo nel Signore senza preoccupazione! E ricordiamo S. Gregorio Magno che diceva:
“Se lo scandalo viene dalla verità, bisogna sopportare piuttosto lo scandalo, che abbandonare la verità” (Homil. VII in Ezech.)».
R. Garrigou-Lagrange - «La nouvelle théologie : oú va-t-elle? Elle revient au modernisme». Redazione e “Note di commento” di Paolo Pasqualucci
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com.br/2015/01/r-garrigou-lagrange-la-nouvelle.html
Nouvelle Theologie: il ribaltamento di Oreste Sartore
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=554
" ma per la dottrina e la teologia si appoggiava a Ratzinger. E allora? Se la sente Lei, Luisa, di non avere il minimo dubbio su Ratzinger teologo?"
Maurizio, se dovessi avere dei dubbi su "Ratzinger teologo" non sarebbe di certo a causa delle encicliche o altri documenti di Giovanni Paolo II per la redazione dei quali egli ricorse all`allora Prefetto della CdF e suo amico Joseph Ratzinger, penso in particolare alle due encicliche citate da mons. Livi che sono solo due delle perle del Magistero della Chiesa , come lo sono le encicliche di Benedetto XVI , Deus caritas est , Spe salvi e Caritas in veritate.
Per me fu un po' uno choc, però superai il tutto pensando che Dio poteva benissimo salvare anche tramite strumenti imperfetti, ed in parte addirittura errati (mi sembra che comunque Messori, nelle edizioni successive, abbia fatto le opportune correzioni).
Io credo che il secolo scorso è stato l'abominio della presunzione umana, che ci ha precipitato tutti in un caos nel quale lo Spirito Santo si ascolta con difficoltà. Nessuno ne è indenne: a parte qualche raro mistico, spesso non riconosciuto e sbeffeggiato (come i "profeti di sventura"). Dio ha comunque offerto vie di salvezza un po' rabberciate: ovvero, pur non esenti da errore, esse comunque sono servite ad indicare la strada. L'esempio di sacerdos quidam mi pare eclatante.
Quanto alle due correnti teologiche, io non vedo nella velocità la differenza (semmai essa è una conseguenza): la vedo nel fatto che Ratzinger & co. sono persone pie e timorate di Dio, e gli altri no. I primi, pur possibilmente compiendo un errore alla radice, hanno ben presente i limiti: mai accetterebbero il relativismo più eclatante, la sovversione dei sacramenti e della morale. Per cui il fatto che abbiano funzionato da guide nel caos deriva da questa loro qualità personale, non dalla qualità della loro teologia. Gli altri, invece, non sono persone pie: sono disposti ad arrivare a qualsiasi punto il loro ragionamento li conduca. Da qui discende la constatazione della "velocità". Ma se i pii hanno compensato con azioni di governo i possibili eccessi dei loro errori dottrinali, cosa succede quando devono ritirarsi (come Ratzinger)? Che rimangono gli errori dottrinali e nessuno più li controlla.
intendeva alludere, più che alla sostanza delle basi filosofiche tradizionali del cattolicesimo, al linguaggio con cui quella filosofia si suol esprimere
Io credevo così, ma il motivo per cui ho posto la domanda è che non ne sono più tanto sicuro. Prendete per esempio la più volte citata intervista all'OR del 2016, quella in cui spiega l'esigenza del Sacrificio di Cristo contestando la vecchia spiegazione di Anselmo d'Aosta, che non è solo "incomprensibile" come spiegazione, sarebbe "errata":
La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia, e il Figlio che ubbidisce al Padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia, non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata. [...]
Scusate se a questo punto alzo il tiro, ma non è possibile non farlo per onestà intellettuale: davvero per rispetto (fatemi però dire: un soggettivo senso di rispetto) verso un uomo con molti meriti e verso cui siete affezionati (e ripeto: lo sono anch'io) siete disposti ad accettare a scatola chiusa passaggi come questo, senza che se ne dibatta in modo corretto? Roba che riguarda il Sacrificio di Cristo, ovvero il perno su cui tutto si fonda?
Caro Fabrizio,
È proprio incontrando espressioni come questa che ho dovuto con rammarico rivedere la mia grande ammirazione per il cardinale poi Papa Ratzinger.
Il giochino di prendere delle frasi per farle sembrare la fine del mondo è pericoloso, tanto più se a pesare tali frasi è la competenza di chi le ha dette rispetto alla mia. A "scatola chiusa" non accetto quel passaggio, ma tutto lo scritto in cui quel passaggio è inserito.
L'ho scritto anche ieri: non posso amare Dio per paura dell'inferno. E non posso dire di amare Dio, ignorandone bellamente la Volontà, perché tanto è misericordioso. La porta è stretta e i muri necessari: non c'è casa senza muri. Chi allarga a sproposito la porta abbatte i muri portanti e viene giù tutta la casa. Ecco allora il pagliaccio di Kierkegaard, il falso ingegnere che getta ponti sospesi sul nulla illudendo di volare come gli angeli. Non migliore è l'agitatore di paure minacciante castighi parlando di amore.
Il mistero del male risiede nell'assurdo, cioè nel contrario del Logos. Ragionare logicamente dell'assurdo è una pretesa ribelle, che chiede conto a Dio del silenzio di Dio determinato dal nostro chiasso, dal nostro urlare risposte vane e autogiustificanti.
Gesù nel Getsemani prega nel silenzio di Dio mentre monta il frastuono del peccato.
Sulla croce Gesù prega il Salmo 22, l'inno della presenza di Dio, anche se si sviluppa dal grido dell'abbandonato. La debole stoltezza crocifissa, debole stoltezza per le vane luci e potenze ragionevoli dell'uomo ribelle, vince con l'amore la morte e spezza le catene del peccato. Non l'hanno capito allora e facciamo ancora fatica a capirlo oggi, troppo presi dai nostri ragionamenti, incapaci di silenzio.
Il modernismo ecclesiale, di cui il Concilio fu per alcuni il grimaldello per scassinare il dogma e per altri il tentativo di mettere un antifurto al dogma, inoculando dosi omeopatiche di veleno, quasi come un vaccino, è stato un passaggio che ci sta consegnando ribellione, ragionamenti, partiti e lamenti, prime donne e pavoni, meretrici e papponi.
Per tutti resta il mistero del male e la croce per disinnescarne la superba ribellione.
Il Sacrificio di Cristo è l'antidoto al Male. L'unica via di salvezza: Dominus Iesus.
Non migliore è l'agitatore di paure minacciante castighi parlando di amore.
Mi pare che qui si continua a girare attorno al problema, confondendo la pastorale con la teologia (*). Un conto è dire che pastoralmente quella spiegazione può essere difficile da far accettare (qui basterebbe una considerazione tecnica, che la teologia è complessa in generale, anche per altri punti, come per esempio la transustanziazione, e non è certamente alla portata di tutti; non si può pretendere che alla Prima Comunione il ragazzino sia in grado di manipolare con padronanza concetti come le categorie filosofiche della scolastica, e in realtà la maggior parte delle persone non lo sarà mai). E quindi che bisogna trovare spiegazioni più semplici e più convincenti, sul piano pastorale; che però finiscono lì, ovvero sul piano pastorale, e non sono affermazioni teologiche su cui poi qualcuno potrebbe lavorare e sviluppare conseguenze inedite. Ma ripeto che qui Ratzinger sta dicendo che quella spiegazione è teologicamente errata; ne propone un'altra in sostituzione, lo fa con gli strumenti rigorosi propri della teologia, e su queste basi è quindi legittimo aspettarsi che qualcuno prenda spunto e porti avanti lavori con conseguenze inedite. Quali? E chi lo sa? E non dobbiamo quindi accertarci che questa nuova teologia sia robusta?
(*) E vedete che alla fine si arriva, per altra strada, allo stesso tipo di confusione che fa Bergoglio...
Vorrei semplicemente ringraziare Tralcio per tutti i suoi interventi.
Il giochino di prendere delle frasi per farle sembrare la fine del mondo è pericoloso, tanto più se a pesare tali frasi è la competenza di chi le ha dette rispetto alla mia. A "scatola chiusa" non accetto quel passaggio, ma tutto lo scritto in cui quel passaggio è inserito.
Tralcio,
Non se trata di uno giochino di prendere delle frasi per farle sembrare la fine del mondo. Inoltre a questo al dire che “pesare tali frasi è competenza di chi le ha dette” è lo stesso che attribuire un soggetivismo assoluto dove solo chi li ha detto può dire ciò che significa. Inoltre a questo, il testo dove se trova la frase riportata da Fabrizio Giudici, è il testo “Joseph Ratzinger torna in catedra” e può essere letto nell’indirizzo:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351256.html
Il proprio Sandro Magister spiega la ragione del testo:
“Il tema del convegno era tipico della Compagnia di Gesù: "Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa e negli Esercizi Spirituali". E gesuita era anche l'intervistatore, Jacques Servais, belga, discepolo del grande teologo Hans Urs von Balthasar.
Ma da questo Ratzinger ha preso spunto per mettere a fuoco le questioni capitali del pensiero cristiano d'oggi, a partire da ciò che egli definisce "drastici capovolgimenti della nostra fede" e "profonde evoluzioni del dogma", con le drammatiche "crisi" che ne conseguono. Senza esitare a liquidare come "del tutto errata" alla luce della teologia trinitaria una tesi che ha modellato per secoli la predicazione della Chiesa, quella secondo cui "il Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto"". Joseph Ratzinger, Sandro Magister
Il sacrificio espiatorio di Gesù sulla croce è una verità che ogni fedele deve dare assenso di fede divina e cattolica, è parte della rivelazione. Ratzinger-Benedetto XVI in generale riffiuta questa verità. Quindi, il suo attegiamento davanti a questo dogma è lo stesso che abbiamo davanti ad una opinione. Infatti se il dogma può evoluire al punto del suo contenuto diventare nullo, come se potrà dare al dogma l’assenso di fede divina e cattolica? Questo testo è lo stesso in che Ratzinger parla che la Chiesa ha abbandonato il mandato apostolico, e giustamente in questa prospettiva evoluzionistica. Inoltre a questo, ancora all’interno della discussione, se prendiamo Ratzinger come esempio vedremo il drama della Chiesa conciliare. Ratzinger è stato da sempre un teologo progressista, quando era giovanne faceva parte della teologia progressista estremata e con il tempo ha cambiato e oggi, come ha detto Sacerdos Quidam, fa parte della teologia progressista moderata. Se vede in questo itinerario un percorso personale, non se vede in questo itinerario una partecipazione effetiva della Chiesa.
Tralcio,
Non se trata di uno giochino di prendere delle frasi per farle sembrare la fine del mondo. Osservo che dire, come tu hai detto, che “pesare tali frasi è competenza di chi le ha dette” è lo stesso che attribuire un soggetivismo assoluto alle frasi, dove solo chi li ha detto potrà dire ciò che significano. Inoltre a questo, il testo dove se trova la frase riportata da Fabrizio Giudici, è il testo “Joseph Ratzinger torna in catedra” e può essere letto nell’indirizzo:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351256.html
Il proprio Sandro Magister spiega la ragione del testo:
“Il tema del convegno era tipico della Compagnia di Gesù: "Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa e negli Esercizi Spirituali". E gesuita era anche l'intervistatore, Jacques Servais, belga, discepolo del grande teologo Hans Urs von Balthasar.
Ma da questo Ratzinger ha preso spunto per mettere a fuoco le questioni capitali del pensiero cristiano d'oggi, a partire da ciò che egli definisce "drastici capovolgimenti della nostra fede" e "profonde evoluzioni del dogma", con le drammatiche "crisi" che ne conseguono. Senza esitare a liquidare come "del tutto errata" alla luce della teologia trinitaria una tesi che ha modellato per secoli la predicazione della Chiesa, quella secondo cui "il Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto"". Joseph Ratzinger, Sandro Magister
Il sacrificio espiatorio di Gesù sulla croce è una verità che ogni fedele deve dare assenso di fede divina e cattolica, è parte della rivelazione. Ratzinger-Benedetto XVI in generale riffiuta questa verità. Quindi, il suo attegiamento davanti a questo dogma è lo stesso che abbiamo davanti ad una opinione. Infatti se il dogma può evoluire al punto del suo contenuto diventare nullo, come se potrà dare al dogma l’assenso di fede divina e cattolica? Questo testo è lo stesso in che Ratzinger parla che la Chiesa ha abbandonato il mandato apostolico, e giustamente in questa prospettiva evoluzionistica. Inoltre a questo, ancora all’interno della discussione, se prendiamo Ratzinger come esempio vedremo il drama della Chiesa conciliare. Ratzinger è stato da sempre un teologo progressista, quando era giovanne faceva parte della teologia progressista estremata e con il tempo ha cambiato e oggi, come ha detto Sacerdos Quidam, fa parte della teologia progressista moderata. Se vede in questo itinerario un percorso personale, non se vede in questo itinerario una partecipazione effetiva della Chiesa.
Non si tratta di giocare a prendere frasi isolate dal contesto, ma di concezioni personali, oggettivamente dissolutrici del dogma trinitario.
La sensazione di F. Giudici - che qualcosa non torna nel riferimento ratzingeriano al dogma trinitario - è perfettamente giustificata. Vediamo perché.
Mi riferisco a Walter Kasper, "Le Dieu des chrétiens", Ed. du Cerf, tr. fr., 1985, 1996 (orig. ted., Der Gott Jesu Christi, 1982). Nel capitolo finale, pp. 400-452, l'Autore offre un quadro dello "sviluppo della dottrina trinitaria". Da questa ricostruzione si apprende che alla nostra epoca si è sentita una sempre maggiore insoddisfazione per il concetto di "persona", che risale come è noto a Boezio e ha una chiara impronta aristotelica. Il pensiero moderno e contemporaneo non ama il concetto della "persona", ha cercato di sostituirlo con quello di "soggetto" e infine di "relazione".
Questo passaggio, nota Kasper, non è dovuto tanto a Fichte e a Hegel quanto a quella componente del "personalismo moderno" rappresentata da Feurbach, Buber, Ebner, Rosenzweig (p. 418). Questa corrente ha sostenuto che "la persona esiste solo nella relazione, che concretamente non si ha personalità che nell'inter-personalità, non si ha soggettività se non nella inter-soggettività. La persona umana non esiste che nelle relazioni Io-Tu-Noi"(op. cit., ivi). Annoto : quest'idea dell'esser-in-relazione che si sostituisce alla dimensione ontologica dell'individuo, come tale indipendente da qualsiasi relazione con l'Altro, è a fondamento della filosofia del dialogo (che comincia, possiamo dire con Feuerbach e ha avuto in Buber - autore assai caro a Ratzinger - uno sviluppo fondamentale).
Tornando a Kasper: questa nozione di persona come esser-nella-relazione la si è applicata al dogma Trinitario. E proprio Ratzinger è stato (ed è) un corifero di questa concezione.
"In Dio e tra le persone divine vi è infinitamente più d'inter-relazione ed inter-personalità che tra le persone umane, e ciò non avviene malgrado la loro unità infinitamente più grande bensì a causa d'essa. Queste idee le troviamo soprattutto in J. Ratzinger. Secondo lui il concetto di persona esprime "in quanto tale l'idea del dialogo e Dio come essere in dialogo [être de dialogue]. Esprime Dio come l'Essere che vive nella parola e che sussiste nella parola, come Io, Tu e Noi. Ratzinger è cosciente del carattere rivoluzionario di questa concezione della persona come relazione. Non sono né l'antica sostanza, né il soggetto moderno a costituire l'elemento ultimo ma la relazione come categoria originaria della realtà.
Certo, l'affermazione: le persone sono delle relazioni, viene fatta a proposito della Trinità divina, ma ha conseguenze decisive sull'uomo in quanto immagine e somiglianza di Dio. L'uomo non è più [inteso come - PP] un esser-in-sé (sostanza) né un esser-per-sé (soggetto) individuale, autonomo [dotato della sua essenza indipendente - PP] ma come essere a partire da Dio e per Dio [e quindi, poiché il Dio trinitario è relazione -PP] a partire dall'altro e per l'altro. Vive come uomo solo nelle relazioni di Io-Tu-Noi. E'allora l'amore che [nella relazione, nel dialogo - PP] si mostra a conferir senso al suo essere"(op. cit., pp. 419-420).
Dietro il dialogo e l'ecumenismo professato da R. c'è una sua personale metafisica, che non si appoggia né ai Padri né ai dottori della Chiesa, ma a ben individuate filosofie profane, a tendenza esistenzialistica e gnostica, come quelle di un Buber o di un Rosenzweig, esponenti di spicco di una filosofia "ebraica" (almeno come tentativo) nell'ambito del pensiero tedesco contemporaneo.
Personale metafisica che porta in sostanza al dissolvimento del concetto di persona, togliendo il suo fondamento al dogma della S.ma Trinità.
PP
PP
@ Fabrizio Giudici:
Indubbiamente anche la pietas personale ha giocato il suo ruolo, nel caso di Ratzinger.
Ma il ruolo fondamentale lo svolse la constatazione delle improvvise "fughe solitarie in avanti" (espressione di Ratzinger stesso nel testo che segue) dei colleghi di Concilium, mentre lui avrebbe voluto invece "restare fedele al Vaticano II, questo oggi della Chiesa, senza nostalgie per uno ieri irrimediabilmente passato e senza impazienze per un domani che non è nostro" (sempre parole sue nel testo che segue).
'Adelante con juicio', insomma: solo una questione di moderare le fughe in avanti, adottando con un po' di pazienza un ritmo più tranquillo per la riuscita della rivoluzione conciliare, restando aderenti ai testi del Vaticano II, comunque già sufficientemente rivoluzionari per la bisogna.
Non essendo riuscito a convincere i colleghi estremisti di Concilium, fondò appunto insieme a de Lubac e a von Balthasar 'Communio', la rivista dell'ala appunto 'moderata' della nouvelle théologie, dove proseguire la rivoluzione del 1965, sì, ma senza 'impazienze' controproducenti.
Ma ecco il brano del libro-intervista di Messori, nel 1984, all'allora Cardinale Ratzinger:
"... nel 1964 il professor Ratzinger è tra i fondatori di quella rivista internazionale Concilium in cui si riunisce la cosiddetta "ala progressista" della teologia. Un gruppo imponente, con il cervello direttivo in un'apposita "Fondazione Concilium" a Nimega, in Olanda, e che può disporre di un mezzo migliaio di collaboratori internazionali, i quali ogni anno producono oltre duemila pagine tradotte in tutte le lingue. Vent'anni fa Joseph Ratzinger era là, tra i fondatori e i direttori di un giornale-istituzione che doveva divenire l'interlocutore assai critico proprio della Congregazione per la dottrina della fede.
Cosa ha significato questa collaborazione per colui che sarebbe poi diventato Prefetto dell'ex-Sant'Ufficio? Un infortunio? Un peccato di gioventù? E che è successo nel frattempo? Una svolta nel suo pensiero? Un "pentimento"?
Glielo chiederò un po' scherzoso, ma la risposta sarà pronta e seria:
"Non sono cambiato io, sono cambiati loro. Sin dalle prime riunioni, feci presente ai miei colleghi due esigenze.
Primo: il nostro gruppo non doveva essere settario, arrogante, come se noi fossimo la nuova, vera Chiesa, un magistero alternativo con in tasca la verità sul cristianesimo.
Secondo: bisognava confrontarsi con la realtà del Vaticano II, con la lettera e con lo spirito autentici del Concilio autentico, non con un immaginario Vaticano III; senza, dunque, fughe solitarie in avanti.
Queste esigenze, in seguito, sono state tenute sempre meno presenti sino a una svolta - situabile attorno al 1973 - quando qualcuno cominciò a dire che i testi del Vaticano II non potevano più essere il punto di riferimento della teologia cattolica. Si diceva infatti che il Concilio apparteneva ancora al "momento tradizionale, clericale" della Chiesa e che bisognava dunque superarlo: un semplice punto di partenza, insomma.
Ma, in quegli anni, io mi ero già da tempo dimesso, sia dal gruppo di direzione che da quello dei collaboratori.
Ho sempre cercato di restare fedele al Vaticano II, questo oggi della Chiesa, senza nostalgie per uno ieri irrimediabilmente passato e senza impazienze per un domani che non è nostro".
("Rapporto sulla Fede", 1984, a cura di Vittorio Messori, pp. 4 e 5 dell'edizione in pdf al seguente link:
https://socidoc.com/download/50954026-rapporto-sulla-fede-vittorio-messori-a-colloquio-con-joseph-ratzinger_5a0298bbd64ab2e82e1d3dcf_pdf)
Non sto a difendere Joseph Ratzinger, tanto più che sembrerebbe l'impresa della formica che interviene mentre i leoni attaccano l'elefante. Sulla teologia però mi permetto una sottolineatura: non la considero affatto un "ragionare su Dio e di Dio", bensì una sapienza del Signore che è fatta di relazione prima che di sapere. Anche perché "sapere Dio" risulterebbe talmente fanfaronico che la formica di prima tutto sommato è meno fuori luogo.
Dio è la Verità e chi come noi nuota nel regno assoggettato al falsario può solo contemplare la Verità di Dio, perché soltanto il cercare di trattenerla o catalogarla con le nostre zampe intellettuali(stiche) ne ridurrebbe la purezza. Soltanto i puri di cuore vedono Dio e ciascuno di noi sconta l'impurità di fondo d'essere "più precisi che santi".
Il teologo è un mistico che prega, non un principe del foro che stravince con le arringhe. L'abbandono in Dio è tipico del mistico più che del filosofo o dello psicologo.
Certamente non sono mancati alla Chiesa santi dottori mistici, mentre oggi infuriano le pretese dei dotti che ragionano senza spazio sacro, senza santità e senza mistica: in altre parole un fatto di "ragione", quando non di potere, compreso lo scandalo per gerarchie che mantengono il potere e lo esercitano, avendo smarrito e la purezza e il timor di Dio.
Il mistero di Dio chiede molto silenzio, molta circospezione: Dio è Trinità, tre persone, Padre, Figlio, Spirito Santo. Ogni Persona divina, inseparabilmente distinta dalle altre due, è mistero, Dio è tre volte santo. L'incarnazione in Maria Vergine ci ha consegnato il Verbo nella persona insieme umana e divina di Gesù. Con Gesù ci si rapporta nel mistero, chi vede Lui vede il Padre e questa purezza di visione abbisogna dello Spirito Santo.
Prima di fare le pulci a Benedetto XVI su questi temi, mi gratto a lungo, per spulciarmi.
Dominus Iesus
Mentre il "reprobo" aveva il coraggio di scrivere queste cose, a capo della DCF, sbertucciato da quasi tutti, noi stavamo a sorseggiare il the in salotto, con i pasticcini.
15. Non rare volte si propone di evitare in teologia termini come «unicità», «universalità», «assolutezza», il cui uso darebbe l'impressione di enfasi eccessiva circa il significato e il valore dell'evento salvifico di Gesù Cristo nei confronti delle altre religioni. In realtà , questo linguaggio esprime semplicemente la fedeltà al dato rivelato, dal momento che costituisce uno sviluppo delle fonti stesse della fede. Fin dall'inizio, infatti, la comunità dei credenti ha riconosciuto a Gesù una valenza salvifica tale, che Lui solo, quale Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, per missione ricevuta dal Padre e nella potenza dello Spirito Santo, ha lo scopo di donare la rivelazione (cf. Mt 11,27) e la vita divina (cf. Gv 1,12; 5,25-26; 17,2) all'umanità intera e a ciascun uomo.
In questo senso si può e si deve dire che Gesù Cristo ha un significato e un valore per il genere umano e la sua storia, singolare e unico, a lui solo proprio, esclusivo, universale, assoluto. Gesù è, infatti, il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza di tutti. Raccogliendo questa coscienza di fede, il Concilio Vaticano II insegna: «Infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, è diventato egli stesso carne, per operare, lui l'uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Il Signore è il fine della storia umana, “il punto focale dei desideri della storia e della civiltà”, il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti». «È proprio questa singolarità unica di Cristo che a lui conferisce un significato assoluto e universale, per cui, mentre è nella storia, è il centro e il fine della stessa storia: “Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine”(Ap 22,13)».
Tutti bravi a dire "quel goal lì lo segnavo anch'io", dal divano...
Estratto dal "saluto" che Benedetto XVI ha rivolto al card. Müller nel libro in suo onore:
" Anche se è importante la ricerca dettagliata, non meno importante è che la fede della Chiesa appaia nella sua unità interiore e nella sua completezza e che quindi diventi visibile anche tutta la semplicità della fede, nonostante tutte le complesse riflessioni teologiche."
Perché la sensazione che la Chiesa ci imponga un pacchetto di cose incomprensibili, che interessano alla fine solo gli specialisti, è un ostacolo di prima grandezza per il sì al Dio che parla a noi in Gesù Cristo.
Grande teologo si diventa, a mio avviso, non trattando dettagli raffinati e intricati, ma perché si è in grado di rappresentare la finale unità e semplicità della fede."
Proabilmente è anche per questo che considero Benedetto XVI un grande teologo!
Il teologo è un mistico che prega, non un principe del foro che stravince con le arringhe
Verissimo, è il punto chiave. Ma dove sono i mistici del CVII? Io non ne vedo (vi prego di non citarmi Adrienne von Speyr).
@Luisa
Ti rendi conto però che l'ultima frase potrebbe essere benissimo di Bergoglio? Che è così apprezzato proprio perché da' l'idea di rendere facili le cose difficili, che alla fine "basta amare Cristo" e tutte le dottrine sono inutili, però così facendo rende solo la Chiesa più ignorante (cit. card. Caffarra). Ora è ovvio che la frase di Ratzinger non intende affatto quello che intende Bergoglio e c'è un abisso tra i due; benissimo rendere le cose più facili, ma devono sempre rimanere vere. E non ci siamo schiodati dal punto di partenza: che le idee di Ratzinger è giusto siano messe al vaglio, come tutto il resto.
Sulla teologia, definizione non chiara di Tralcio.
La teologia, ci spiega Tralcio, non sarebbe un "ragionare di Dio e su Dio" ma "una sapienza del Signore che è fatta di relazione prima che di sapere".
Confesso che non ho capito. Che vuol dire "sapienza fatta di relazione prima che di sapere"? Quale "relazione"? E "sapienza" che viene dal Signore o nostra del Signore? Alla maniera del sapere c.d. "sapienziale", intuitivo-simbolico?
Grazie dell'attenzione, PP
No, Fabrizio, non mi è nemmeno passato per l`anticamera del cervello di pensare al papa dalle "poche luci teologiche" (ipse dixit), solo un grande teologo come Benedetto XVI, oramai avviato verso la fine del suo cammino terrestre, può dire quelle parole, e dette da lui si sa quale dimensione e quale senso hanno, che non è certo quello di incoraggiare e auspicare una banalizzazione, una semplificazione , che non è la semplicità, della Verità.
Stimato PP, personalmente io non ho alcuna velleità di definire la teologia.
Non ho nemmeno la pretesa di spiegarla, soprattutto a chi ne sa più di me.
Tra l'altro questa mania di "spiegare Dio" (non Lo conosci?! Ma te Lo imparo io!) è un pallino proprio del famigerato CVII, tanto che non pochi conciliari(sti) hanno sostenuto che PRIMA nella Chiesa la Rivelazione era esperienza di un sistema di verità espresse in dogmi formulati una volta per tutte, mentre -DOPO- la Rivelazione, pur ispirata dall'Assoluto, viene recepita da canali umani ben relativi, condizionati dalla propria cultura. Così, con una delle varie fumisterie dialettiche, la teologia non serve nemmeno più a "spiegare" (erklären), bensì a "comprendere" (verstehen). Il "comprendere" va molto più in là della mera spiega e mira a cogliere il "significato spirituale dei fatti". Chiaro no? Ogni casalinga vogherese sarebbe profondamente attratta da simili novità... La fila!
Cerco di essere molto terra-terra, pur parlando del Cielo: la fede nel Dio vivo, rivelato da Cristo, passa innanzitutto da tanto amore, devoto, delicato e adorante. Passa dal sapersi amati e dal sapersi preziosi ai Suoi occhi, lasciati liberi perché l'amore è libero. E dentro questa libertà è talmente vera e forte la luce, che si sceglie persino la croce pur di non smarrire quella compagnia, avendo chiaro che non è una passeggiata. Chi ha il debito con l'umanità di essere stato scelto come sacerdote e ministro di questo annuncio, deve sostenere e accompagnare l'esperienza, con la grazia dei sacramenti, fornendo non solo degli schemi logici, ma soprattutto tempo, occasioni di ascesi e sprone.
In questa relazione ecclesiale, che vede ognuno responsabile del suo sì (o no) a Dio, nella realtà ferita dal peccato e con il sostegno degli aiuti che Dio ha predisposto, beh il "ragionare su Dio" sta alla teologia come un libro di cucina sta alla torta nel piatto.
Forse è per questo motivo che la sapienza (di Dio) riguarda anche il sapore e non solo il sapere. Gesù, nato in una mangiatoia, non ha scelto come forma della Sua presenza un libro, ma l'essere veramente cibo e bevanda. Poi ci hanno "ragionato sopra", un po' insipiditi.
"idee di Ratzinger è giusto siano messe al vaglio, come tutto il resto."
L`opera di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI non sfugge all`esame, all`analisi, allo studio, poi però, per lui come per chiunque, bisogna ancora che l`esaminatore, il critico,lo studioso, non sia parasitato da un anticipo di antipatia, non influenzi la sua analisi con i suoi pregiudizi, quando non sono già giudizi granitici, che sia un cercatore di verità e non un cercatore che cerca quel che vuole trovare, ignorando, occultando, troncando quel che non combacia con il pre-orientamento della sua ricerca....eureka ci siamo, ho trovato, avevo ragione:)
Di analisi preorientate dell`opera di Benedetto XVI ne ho lette più d`una, di persone che pretendono tirare da un passaggio, da un paragrafo, la conclusione voluta, senza riportare quel che lo stesso ha detto magari due righe più sotto, o sviluppato , o modificato, o approfondito in un altro suo scritto...
Chi ha letto i libri, ascoltato gli interventi, di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI sa che egli parte da un punto esponendo un tema, in seguito ci porta al largo esponendo e esaminando le tesi contrarie, prendendole in considerazione per poi contestarle spiegandone i motivi, e infine ci riporta alla riva riaffermando la verità cattolica dalla quale era partito.
Dominus Iesus, par. 15
Due passaggi del par. citato lasciano perplessi:
1. Non si capisce se "la valenza salvifica universale" Gesù la possieda di per sé, in quanto Dio, oppure se sia tale per la comunità dei credenti, che "sin dall'inizio gli ha riconosciuto questa valenza". Che vuol dire poi "valenza salvifica"?
Sarebbe un termine "semplice"? Non è chiaro se la "valenza salvifica" sia un prodotto della fede della primitiva "comunità dei credenti" o se inerisca esclusivamente alla natura divina di Cristo, in quanto tale, a prescindere dal "riconoscimento" della c.d. comunità primitiva dei credenti. (E'chiaro che la "valenza salvifica" del Signore non può essere un risultato della fede della comunità dei credenti, se così fosse sarebbe pura invenzione umana).
L'ambiguità, a mio avviso, riappare nel prosieguo: "Raccogliendo questa coscienza di fede, il Vaticano II insegna...". "Coscienza di fede" non sembra un termine ambiguo? Che si vuol dire esattamente? Che la "valenza salvifica" del Risorto dipende sempre dalla coscienza che se ne ha?
2. "Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza di tutti". Giusto. Però, sappiamo, ce lo ha detto a chiare lettere più volte il Signore in persona,che non tutti si salveranno; anzi, molti andranno in perdizione. Del fatto che il "tutti" vada inteso in senso condizionato alla partecipazione della nostra adesione alla Grazia che proviene da Cristo, qui non sembra esservi traccia. Dio vuole che tutti si salvino; non vuole però salvarci contro la nostra volontà, se ci rifiutiamo alla Grazia. (Forse la Dominus Iesus chiarisce il punto in un altro paragrafo?).
PP
Analisi "preorientate" a danno di Ratzinger? Anche quella di Kasper?
Nell'intervento nel quale ho esposto sinteticamente la personale concezione ratzingeriana della S.ma Trinità, mi sono basato sul riassunto che ne ha fatto in modo competente Walter Kasper, citando in nota diverse opere dell'ex-Papa, incluso il famoso "Introduzione al Cristianesimo". Non si trattava certo di spiluccamenti di paragrafi isolati, presi qua e là, per sostenere tesi preconcette.
Che R. intenda superare la concezione tradizionale della persona in quella della relazione e che abbia applicato tale discutibilissima sua concezione anche al mistero trinitario è cosa nota e scontata, si tratta di una nozione centrale della sua personale teologia. Nozione che non è in linea con la concezione tradizionale della Chiesa sul mistero trinitario, fondata sempre sul concetto della persona. E giustamente Kasper definisce come "rivoluzionaria" la concezione di Ratzinger. Rivoluzionaria e pertanto non ortodossa perché non si può tentare di elaborare una concezione di quel mistero che faccia a meno del concetto-base della persona, fatto proprio dal Magistero della Chiesa per tanti secoli.
Naturalmente si può essere in disaccordo con quanto sostenuto da Kasper su R. e da me condiviso, ma bisognerebbe esprimerlo, il disaccordo, in maniera seria e documentata, se si vuole mantenere il discorso sul piano della probità intellettuale.
Cerchiamo perciò di replicare nel merito degli argomenti, senza ricorrere alle consuete e scontate generalizzazioni.
E magari leggiamoci il libro di Radaelli, prima di inveire contro di lui.
Leggiamo e poi confutiamo, se necessario. Ma leggiamo, studiamo.
PP
Luisa,
le tue parole, esprimono un giudizio soggettivo, restano sulle generali e non ribattono sugli argomenti. Vedi un attimo se non lo dimostra la formulazione che segue:
bisogna ancora che chi analizza la critica, lo studioso, il fedele, non sia parasitato da un anticipo di antipatia, non influenzi la sua analisi con i suoi pregiudizi, quando non sono già giudizi granitici, che sia un cercatore di verità e non un cercatore che cerca quel che vuole trovare, ignorando, occultando, troncando quel che non combacia con il pre-orientamento della sua ricerca....eureka ci siamo, ho trovato, avevo ragione:)
Se limitiamo tutto il problema alla semplice domanda:
Ratzinger fu/è un esponente della Nouvelle Theologie?
credo che la risposta sia univoca.
Dalla Dominus Iesus, punti 4 e 5
In base a tali presupposti, che si presentano con sfumature diverse, talvolta come affermazioni e talvolta come ipotesi, vengono elaborate alcune proposte teologiche, in cui la rivelazione cristiana e il mistero di Gesù Cristo e della Chiesa perdono il loro carattere di verità assoluta e di universalità salvifica, o almeno si getta su di essi un'ombra di dubbio e di insicurezza. Per porre rimedio a questa mentalità relativistica, che si sta sempre più diffondendo, occorre ribadire anzitutto il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo. Deve essere, infatti, fermamente creduta l'affermazione che nel mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è « la via, la verità e la vita » (Gv 14,6), si dà la rivelazione della pienezza della verità divina: « Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare » (Mt 11,27); « Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato » (Gv 1,18); « È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi avete in lui parte alla sua pienezza » (Col 2,9‑10).
La presunta ambiguità in questi argomenti sta soprattutto nei potenti pregiudizi di chi li legge. Perciò è proprio vero: leggiamo e poi confutiamo, se necessario. Ma leggiamo, studiamo... E soprattutto amiamo, adoriamo, diminuiamo perché Dio possa crescere.
I Magi erano di stirpe regale, dei sapienti e pure benestanti, ma si mossero -animati da lucido sapere o mossi dal sapore dolcissimo di quel sapere?- per andare ad adorare un neonato sconosciuto, portando doni e non timbri e carte bollate con tutti i puntini sulle i e il certificato di garanzia dei dottori del tempo, fermi con il sapere al CAP di Betlemme.
Per Fabrizio Giudici:
“La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia, e il Figlio che ubbidisce al Padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia, non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata” (Ratzinger).
Questa frase, presa “uti jacet”, non solo non è eretica, e neanche erronea, ma anzi è condivisibile, e io la sottoscrivo. Forse che si può sostenere una “contrapposizione” tra le persone divine? Tra un Padre inflessibilmente giusto e un Figliolo incline alla misericordia ma “ubbidiente” a qualcosa che magari, sotto sotto, non comprende o addirittura non condivide? È evidente che una simile visione è teologicamente e filosoficamente insostenibile, diciamo pure ridicola, e non è accettabile neanche in una predicazione di tono popolare.
Insomma: il motivo dell’incarnazione, e tutta l’economia del peccato e della redenzione, van considerati all’interno della Trinità, la cui sapienza, e la cui azione “ad extra”, sono le stesse nelle tre persone.
Altra questione è quella di sapere se la concezione qui criticata sia davvero quella di sant’Anselmo.
Maso
I Magi erano di stirpe regale, dei sapienti e pure benestanti, ma si mossero -animati da lucido sapere o mossi dal sapore dolcissimo di quel sapere?- per andare ad adorare un neonato sconosciuto, portando doni e non timbri e carte bollate con tutti i puntini sulle i e il certificato di garanzia dei dottori del tempo, fermi con il sapere al CAP di Betlemme.
Espressioni dure che non mi sento di condividere.
Il sapore dolcissimo di "quel" sapere (quello e non un altro, altrimenti il sapore dolcissimo è un'illusione) lo rende anche lucido ed esprimibile in termini inequivocabili... e non per via di targhe timbri e carte bollate, ma con l'incandescente feconda e integra bellezza della Verità
Tralcio sulla teologia e la Dominus Iesus
1. Teologia. Mi sembra che quello che lei espone sia il modo di intendere la fede, non la
teologia. La fede come esperienza viva e semplice dell'affidarsi a Cristo, alla sua Grazia, alla sua Misericordia. Sulla teologia, condivido gli accenni critici alla teologia contemporanea, diventata un guazzabuglio nel quale imperversano le costruzioni più avventate.
Ma starei attento, se ho ben capito, a condannare come tale la ricerca che mira onestamente alla conoscenza di Dio anche con la ragione, utilizzandola nel giusto modo, fin dove compete all'uomo e non oltre, nella giusta combinazione di ragione e verità rivelate. Qui san Tommaso è sempre validissima guida. Se respingiamo questo tipo di ricerca di Dio, non rischiamo di cadere nel fideismo? L'uomo vuola anche comprendere con il concetto, dato che Dio lo ha dotato di ragione.
2. Dominus Iesus. Non ne ho il testo sottomano. I due paragrafi che lei cita sono chiari.
Nel precedente invece (15) il riferimento del testo al riconoscimento della "valenza salvifica universale" al Cristo da parte dei fedeli resta a mio avviso oscuro. Si sarebbe dovuto distinguere meglio la componente soggettiva da quella oggettiva, dal momento che per noi la fede è pur sempre adesione dell'intelletto e del cuore (con l'aiuto della Grazia) ad una verità di origine divina che esiste di per sé in modo del tutto indipendente da questa nostra adesione.
PP
"Vedi un attimo se non lo dimostra la formulazione che segue...
"bisogna ancora che chi analizza la critica, lo studioso, il fedele, non sia parasitato da un anticipo di antipatia, non influenzi la sua analisi con i suoi pregiudizi, quando non sono già giudizi granitici, che sia un cercatore di verità e non un cercatore che cerca quel che vuole trovare, ignorando, occultando, troncando quel che non combacia con il pre-orientamento della sua ricerca....eureka ci siamo, ho trovato, avevo ragione"
Così tanto per precisare reagivo ad un commento di Fabrizio, comunque il mio non è un giudizio soggettivo, e se lo è è fondato sull`esperienza, e se lo è lo sono anche i commenti che esprimono analisi che si vorrebbero oggettive e conclusive ma che sono altrettante letture soggettive, la mia osservazione si realizza in molti campi di ricerca, e le ricerche su "R" non fanno eccezione, ho detto in questo post quel che mi sentivo di dover dire, sembrerebbe che i miei commenti non siano all`altezza degli studiosi che reputano essere detentori della verità, la sola e unica verità, la sola lettura corretta di "R", altri hanno risposto loro meglio di quanto io saprei e avrei voglia di fare, ringrazio di nuovo in particolare Tralcio per tutti suoi commenti e termino con le parole di Benedetto XVI:
" Anche se è importante la ricerca dettagliata, non meno importante è che la fede della Chiesa appaia nella sua unità interiore e nella sua completezza e che quindi diventi visibile anche tutta la semplicità della fede, nonostante tutte le complesse riflessioni teologiche."
Perché la sensazione che la Chiesa ci imponga un pacchetto di cose incomprensibili, che interessano alla fine solo gli specialisti, è un ostacolo di prima grandezza per il sì al Dio che parla a noi in Gesù Cristo.
Grande teologo si diventa, a mio avviso, non trattando dettagli raffinati e intricati, ma perché si è in grado di rappresentare la finale unità e semplicità della fede."
Riporto, a memoriale - perché sono esattamente corrispondenti alla situazione che riguarda non solo Ratzinger ma tutta la produzione conciliare e post -, le parole di padre Calmel:
"...Mentre cercate di puntellare la vostra predicazione o il vostro insegnamento con un testo conciliare solido, impossibile da distorcere, adatto a trasmettere al vostro uditorio il contenuto tradizionale della Fede e della morale, vi accorgete ben presto che il testo da voi scelto, ad esempio sulla Liturgia o sul dovere delle società verso la vera Religione, è insidiosamente indebolito da un secondo testo, che, in realtà, svigorisce il primo mentre aveva l'aria di completarlo. I decreti si succedono alle costituzioni senza offrire alla mente, salvo eccezioni rarissime, una presa sufficiente. …”
@Maso
Altra questione è quella di sapere se la concezione qui criticata sia davvero quella di sant’Anselmo.
Appunto: davvero dobbiamo pensare che sia ovvio che la Chiesa ha sostenuto con Anselmo un'eresia per NOVECENTO anni?
Appunto: davvero dobbiamo pensare che sia ovvio che la Chiesa ha sostenuto con Anselmo un'eresia per NOVECENTO anni?
Fabrizio,
Il principale problema con S. Anselmo è che lui è il padri della filosofia scolastica. La dottrina dottrina del sacrifizio espiatorio di Gesù è stata annunciata da S. Giovanni Battista quando predicava: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!". Se il sacrifizio di Cristo sulla Croce, non è stato un vero e proprio sacrifizio efficace per la nostra salvezza, quale il senso di considerarlo l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo?
Nell'internet, sul sito Progetto Barruel, se trova due ottimi testi del grande P. Édouardo Hugon, O.P. (insieme al P. Guido Mattiussi, S.J. è l'autore delle XXIV Tesi del tomismo) che commentano il sacrifizio di Gesù, e sono un'ottimo approfondimento:
La Redenzione considerata come sacrificio - Il sacrificio di Gesù Cristo - Prima parte:
I - Perché la Redenzione doveva essere un sacrificio;
II - La teoria del sacrificio.
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/11/Hugon_sacrificio_I.html
Cap. IV - La Redenzione considerata come sacrificio - Il sacrificio di Gesù Cristo -Seconda parte:
III - Il sacrificio della croce. — Gli errori. — La fede della Chiesa;
IV - Prove tratte dalla Scrittura;
V - La testimonianza dei Padri;
La ragione teologica
L'eccellenza di questo divino sacrificio
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/11/Hugon_sacrificio_II.html
Nella terza parte se potrà leggere che gli errori sul sacrifizio espiatorio di Gesù non sono nuovi e non sono frutto di nessuna evoluzione ma della negazione del dogma.
Cerca la Dominus Iesus me sono ricordato da uno importante intervista rilasciata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung intitolata "Risposte alle obiezioni sull'Istruzione “Dominus Iesus”*. L'intervista ha molti punti condivisibile (come ha il documento Dominus Iesus), altri no. Parlando sulla questione dell'ecumenismo il pensiero dell'allora cardinale Ratzinger, come espresso nel documento, è completamente diverso dal pensiero di Bergoglio (anche su Lutero). Le prime due domande che lui ha datto risposta servono per questa discussione, vedete:
[i] "- Signor Cardinale, Lei è a capo di una struttura nella quale "esistono tendenze alla ideologizzazione e alla penetrazione eccessiva di elementi di fede stranieri e fondamentalisti?". Il rimprovero è contenuto in una comunicazione diffusa la scorsa settimana dalla sezione tedesca della Società Europea per la Teologia Cattolica.
- Devo confessare di essere molto annoiato da questo tipo di dichiarazioni. Conosco a memoria da molto tempo questo vocabolario, nel quale i concetti di fondamentalismo, centralismo romano e assolutismo non mancano mai. Certe dichiarazioni potrei formularle da solo senza neanche aspettare di riceverle, perché si ripetono ogni volta indipendentemente dall'argomento che si tratta. Mi chiedo per quale motivo non escogitino mai qualcosa di nuovo.
- Sta dicendo che le critiche sono false perché ripetute troppo spesso?
- No. Solo che [b] in questo tipo di critica predefinita manca la trattazione dei vari argomenti. Alcuni muovono critiche con tanta facilità perché considerano tutto ciò che viene da Roma dal punto di vista della politica e della spartizione del potere e non affrontano i contenuti. [/b] [/i]
Inoltre a questo vi sono altri questione interessante, come:
[i] - Invece Eberhard Jüngel vi vede qualcosa di diverso. Il fatto che a suo tempo il Concilio Vaticano II non avrebbe affermato che l'unica e sola Chiesa di Cristo è esclusivamente la Chiesa romana cattolica suscita in Jüngel delle perplessità. Nella Costituzione "Lumen gentium" si dice soltanto che la Chiesa di Cristo "sussiste nella Chiesa cattolica governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui", non esprimendo con la parola latina "subsistit" alcuna esclusività.
- Purtroppo ancora una volta non riesco a seguire il ragionamento dello stimato collega Jüngel. Io ero presente quando durante il Concilio Vaticano II venne scelta l'espressione "subsistit" e posso dire di conoscerla bene. Purtroppo in un'intervista non si può scendere nei dettagli. Pio XII nella sua Enciclica aveva detto: la Chiesa cattolica romana "è" l'unica Chiesa di Gesù Cristo. Ciò parve esprimere una identità totale, per la quale al di fuori della comunità cattolica non c'era Chiesa.
Tuttavia non è così: secondo la dottrina cattolica, condivisa ovviamente anche da Pio XII, le Chiese locali della Chiesa orientale separata da Roma sono autentiche Chiese locali, le comunità scaturite dalla Riforma sono costituite diversamente, come ho appena detto. In esse la Chiesa esiste nel momento in cui si verifica l'evento.
- Ma allora non si dovrebbe dire: non esiste un'unica Chiesa. Essa si è disgregata in numerosi frammenti?
- In effetti, molti contemporanei la considerano così. Esisterebbero solo frammenti ecclesiali e bisognerebbe cercare il meglio dei diversi pezzi. Ma se fosse così si consacrerebbe il soggettivismo: allora ognuno dovrebbe comporsi il proprio cristianesimo e alla fine risulterebbe determinante il gusto personale". [/i]
Domanda:
Pio XII quando ha detto che la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica sapeva della situazioni della Chiesa orientale, quindi, perchè gli ha definito così?
http://papst.pro/it/s/2982/
Perchè era un Papa genuinamente cattolico senza se e senza ma.
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