Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 27 gennaio 2018

27 gennaio, 'Giornata della memoria'. Chi e cosa ricordare?

In questa Giornata, strumentalizzata in lungo e in largo a senso unico, pubblico una mia vecchia riflessione, generica perché scritta anni fa, seguìta da un'altra letta stamane su Fb, più circostanziata in riferimento a tendenze socialmente ed antropologicamente dissolutrici vieppiù imposte dalle distorsioni giuridiche frutto della degenerazione dell'etica conseguente alla caduta dei valori cristiani.

Dal 27 gennaio 2001, in Italia si celebra il giorno della memoria.

Questa celebrazione è stata voluta dal Parlamento Italiano per ricordare gli ebrei sterminati nei lager nazisti. Nella scuola e in molti ambiti della nostra vita civile questa ricorrenza ha valore nella misura in cui fare memoria del male che è sempre in agguato dentro l'uomo ha efficacia educativa per il presente con la speranza di preservazione da analoghi rischi per il futuro. C'è però una dimenticanza, che rischia di vanificare questa giornata. Si può infatti dedicare un giorno della memoria a sei milioni e mezzo di morti tacendo di altri milioni, vittime dei sistemi comunisti, di altre ideologie o di fondamentalismi di varia natura?

Certo del nazismo ci inorridisce e ci spaventa il massacro programmato, l'orrore pianificato, la disumanità divenuta drammaticamente 'normale' in quei giorni e in quel contesto, una delle pagine più terribili della storia. E la consapevolezza dell'accaduto e dei pericoli rappresentati da ogni ideologia dovrebbe radicarsi fortemente nelle coscienze e non rimanere confinata al giorno della commemorazione.

Tuttavia io, donna di questo tempo, non posso dimenticare e, senza  perdermi nella citazione di cifre purtroppo altrettanto drammaticamente rimarchevoli, vorrei nominare le vittime delle persecuzioni in URSS, in Ucraina, in Turchia (il genocidio degli Armeni), in Cina, in Vietnam, in Cambogia, nell' Est Europeo, quelle in America Latina, quelle in Africa, quelle in Afghanistan, in Iraq, nei Balcani (con riferimento a tutte le etnie coinvolte), nel Sudan, in Timor Est. E, oggi, i Cristiani e i Curdi in MO e in Asia. Mi spiace per chi non nomino per ignoranza o per disattenzione.

Per non parlare di altre morti, che restano sconosciute perché si perdono nella fretta indifferente di una quotidianità che fagocita le coscienze, frutto di un odio e di una violenza che si manifestano sotto altre etichette o giustificazioni ideologiche o politiche con un sottofondo spesso economico dal travestimento umanitaristico, ma la cui matrice è sempre riconoscibile nello stesso "Male", che ha nomi diversi: odio, divisione, terrorismo, pretesa di possesso, manipolazione, massificazione, strumentalizzazione, indifferenza, che diventano disumanità.

Non è mia intenzione scatenare in questa occasione una polemica sui totalitarismi; desidero soltanto che il 27 gennaio sia veramente il giorno della Memoria, e quindi che si accomunino nel ricordo tutte le vittime del Novecento: il secolo, che è stato definito della massima violenza dello Stato sull'uomo; ma ad esse vorrei fossero accomunate anche le vittime di ogni generazione che ci ha preceduti nella storia che di genocidi, senza nulla togliere al dramma degli ebrei, ne ha visti davvero tanti.

Tutti dovremmo comunque ricordare che per avere un futuro bisogna guarire dal passato... e la memoria deve essere sana e responsabile consapevolezza e non il "sacrario dell'odio" dal quale tirar fuori ogni possibile ricatto morale nei confronti del resto del mondo chiamato a testimone. Non può restare senza conseguenze asserire che “la shoah” segna “il vertice del cammino dell’odio”, che voleva “uccidere Dio”. Occorre invece respingere la tendenza odierna - che va generalizzandosi sempre di più - di conferire portata teologica e “neo-dogmatica” ad un fatto storico come la shoah (che significa catastrofesterminio) quale “nuovo Olocausto”, visto che l'unico Olocausto è quello di Cristo Signore che nulla e nessuno può rimpiazzare. Infatti, per la Fede cattolica, l’odio di satana ha mosso degli uomini (Sinedrio con il popolo ebraico a lui sottomesso con la connivenza de dominatori Romani, senza dimenticare i nostri peccati) ad uccidere Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nella sua natura umana. Questo è il vero vertice dell’odio contro Dio.

Da ultimo spero che non si faccia ideologia nel giorno della memoria (non è certo questo l'intento della legge; ma sono sempre possibili strumentalizzazioni di ogni genere, che sarebbero ciniche quant'altro mai) ma che si aiutino i giovani e in fondo tutti noi a comprendere che ricordare il male presente nella storia deve servire a prenderne le distanze, a partire da ognuno, per costruire un mondo di pace in cui i valori cristiani, inverati da uomini di autentica buona volontà, siano il fulcro imprescindibile di ogni convivenza non soltanto formalmente civile, che voglia essere anche "umana" nel senso pieno del termine.
Maria Guarini
* * *

Come ogni anno, il 27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria, in ricordo della liberazione del lager di Auschwitz e in generale per riflettere sul male arrecato dal nazismo; mi chiedo, però, a che serve una giornata simile, se compiamo le stesse cose fatte dai nazisti, e mi riferisco ai programmi e alle leggi eutanasiche, miranti ad eliminare i "difettosi" e i "costosi", i malati, gli anziani, i disabili. A che serve ricordare Auschwitz se non si ricorda l'Aktion T4 e soprattutto se se ne ripercorrono i passi, senza peraltro neanche sforzarsi di cambiare copione? (si veda il film "Io accuso", pellicola di propaganda del Reich a favore dell'eutanasia, a base di emotività e parole come "compassione" e "dignità", e peraltro tuttora vietato in Germania, è cambiato qualcosa da allora, quanto a parole d'ordine e utilizzo dei media?)

A che serve ricordare Auschwitz quando nell'Europa odierna i bambini malati (Charlie Gard, Alfie Evans, Ines, i più famosi, ma si pensi anche a Paesi come Danimarca e Islanda che uccidono i bambini down nel grembo materno) possono essere uccisi per sentenza o per legge, magari perfino contro la volontà dei genitori? A che serve ricordare quei morti se, oggi, si proclama di fatto l'indegnità di alcune vite e la disponibilità e la manipolabilità della vita umana? (e anche qui il pensiero va, per ciò che riguarda l'Italia, alla recente legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, che rendono la vita un bene disponibile e il medico l'esecutore testamentario della volontà del malato, un malato la cui volontà è però piegata dalla solitudine della società odierna e dalla massiccia propaganda pro-eutanasia)

Infine, e ciò è sommamente disgustoso, si utilizza il ricordo dei morti di Auschwitz per gettarli nell'agone politico odierno, per utilizzarli contro i "populismi" (che nulla hanno a che fare, ideologicamente e storicamente, con il nazismo o i fascismi europei): penso alla campagna pubblicitaria, ma meglio sarebbe parlare di propaganda pura e semplice, della Regione Umbria, avente quest'anno slogan "Dimenticare li fa tornare - Giornata della Memoria contro vecchi e nuovi fascismi", come penso agli slogan dei vari partiti di maggioranza, italiani ed europei, che utilizzano fantasmi e soprattutto morti di decenni fa per terrorizzare gli elettori.

Chi è che disonora di più i morti di Auschwitz? Chi non si adegua alla giornata odierna (divenuta sempre più ipocrita, sempre più festa dell'unico culto laico autorizzato in Occidente), oppure, invece, chi perpetua le stesse politiche naziste, anche se mascherate con un'aura di maggior presentabilità, o, peggio, chi sfrutta impropriamente la memoria per meri fini politici di bassa lega? 
Roberto De Albentiis su Fb

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente un parlare schietto, non a stereotipi o in politichese ....

irina ha detto...

Vorrei ricordare i sei milioni di italiani morti per legge italiana, approvata dal parlamento italiano, firmata dal presidente della repubblica italiana, di razza bianca mediterranea.
Vorrei ricordare i sei milioni di donne, lasciate sole, prima, durante e dopo l'incubo dell'aborto che tacito le segue lungo tutta la vita fino sul letto di morte.
Vorrei ricordare i sei milioni di padri venuti meno al loro dovere di difesa e guida dei loro figli e delle loro madri,fantasmi anche loro, che li seguono silenziosi sulle strade della loro vita adesso degna.
Vorrei ricordare tutto il personale medico e paramedico che smembra il bambino nel grembo materno e lo tira fuori a pezzi e assembla tutto sul tavolo, per poi scegliere il servibile per qualche casa farmaceutica, per qualche crema di bellezza.

Vorrei ricordare alcune donne istriane incontrate, forse trenta anni fa, in una casa rifugio, tutto avevano perduto, da tutti abbandonate, tutte con la mente ferma là dove il loro dramma s'era mostrato loro irreversibile: La signora che verso le 16 del pomeriggio iniziava a parlar gridando, guardando verso un balcone che non c'era, chiedendo aiuto, spiegazioni, per sè e per le proprie compagne; la signora che passava i pomeriggi seduta vicina al cancello, con la borsa sulle gambe, pettinata, in ordine, in silenzio, 'Cosa fa qui?' 'Aspetto mio marito.Mi ha detto di non muovermi'; la signora che non parlava con nessuno perchè doveva sentir le voci.

viandante ha detto...

27 gennaio
La Chiesa cattolica nel suo rito tridentino, ricorda e venera S. Giovanni Crisostomo.

S. Giovanni Crisostomo fu vescovo di Costantinopoli. Con S. Atanasio, S. Gregorio Nazianzeno e S. Basilio forma il gruppo dei grandi dottori della Chiesa d'Oriente. La sua efficace eloquenza, conosciuta in tutto l'Oriente, gli valse il soprannome di Crisostomo, cioè "bocca d'oro"; il popolo di Costantinopoli, avido di ascoltarlo, si affollava nella cattedrale. Il suo coraggio nel bollare i vizi gli procurò l'esilio dove subì ogni sorta di maltrattamenti. Morì il 14 settembre del 407. Il 27 gennaio è l'anniversario della traslazione delle sue reliquie. Il suo corpo riposa nella basilica di S. Pietro.

Aloisius ha detto...

Condivido su tutto, riflessione obiettiva, vera e libera.
Macvietata, tabu', non mi stupirei se fossimo attaccati come antisemiti.
La domanda che sorge spontanea e':
per quale motivo la memoria dello sterminio programmato degli ebrei e' l'unico che viene ricordato periodicamente e istituito a livello mondiale?
Credo che, per fare un paragone utile a capire (non ho risposte, propongo spunti), tra i vari stermini programmati vadano selezionati quelli simili.
Fermo restando che la malvagità è la stessa, credo che vadano innanzitutto selezionati quelli basati su una presunta superiorità razziale e religiosa, anche se tale pretesto nasconde sempre concomitanti motivi economici.
Poi la vicinanza nella storia, poiché le società dei secoli passati sono troppo diverse, quindi andrebbero paragonati quelli avvenuti tra il XIX e XX secolo.
Inoltre le proporzioni, la quantità di morti, collegata alla durata del regime criminale responsabile.
Infine la industrializzazione e la programmazione premeditata e organizzata dello sterminio.

La shoah degli degli ebrei ad opera dei nazisti possiede tutti questi elementi, forse per questo il suo ricordo è stato istituzionalizzato.
Ma e' anche un dato di fatto che gli ebrei, nel mondo e in tutti i settori, hanno sicuramente mezzi economici e culturali, aggiunti a una determinazione, durezza e unità su certi argomenti che li riguardano, che altri popoli non hanno, quindi riescono a far sentire la loro voce sugli orrori subiti e a non farli dimenticare alle generazioni future perché non si ripetano.

Premesso questo, credo che vada innanzitutto considerato lo strano silenzio sugli stermini dei regimi comunisti, mai ricordati e quasi giustificati
Attenendomi alle caratteristiche sopra elencate, nessuno, nemmeno gli ebrei, parla mai dello sterminio degli stessi ebrei ad opera di Stalin, che raggiunse la proporzione di circa tre milioni, possibile solo con una organizzazione preordinata allo sterminio analoga a quella dei nazisti.
Ad essi vanno sommati i morti programmati nei gulag russi, cinesi, vietnamiti, coreani, rumeni, bulgari, polacchi, cecoslovacchi, ungheresi in circa settant'anni di comunismo (per non parlare dei milioni di morti cinesi per fame e stenti a causa del comunismo di Mao, che solo ora stanno emergendo, anche se senza le caratteristiche sopra elencate)
Nei regimi comunisti il livello di malvagità non è stato certo diverso dai nazisti, compresi aborti per selezionare la razza, l'uccisione delle bambine femmine in Cina, ecc, ma il silenzio regna sovrano... Loro hanno vinto e portato la libertà...
Poi lo sterminio di armeni e curdi ad opera dei turchi, lo scorso secolo, ma guai a parlarne perché sei islamofobo e poi Erdogan si arrabbia.




Anonimo ha detto...

"Per riflettere sul male arrecato dal nazismo " oppure " Per sfruttare impropriamente la memoria "?

27 Gennaio : Forse un'altra occasione persa dagli adulti impegnati in politica e nella Chiesa per insegnare VERAMENTE/ONESTAMENTE alle giovani generazioni . Questo sarebbe il momento buono per far memoria del male che l'uomo ha arrecato e continua ad arrecare a Dio e alla Sua creatura . E' questo il momento salutare della vergogna e della richiesta di perdono !
Uomo , che hai fatto del dono della vita !

Grazie ,
questo bell'articolo fa memoria veramente e non offende la verita' . A parer mio andrebbe distribuito nelle piazze , all'esterno delle Chiese e trasmesso a SAT2000 . L'Umbria , la mia regione , e' diabolicamente incatenata sotto il martello e la falce e respira il gas venefico della massoneria : il massimo !

Unam Sanctam ha detto...

Ricordino i signori buonisti che i campi di concentramento erano copie esatte dei gulag sovietici, introdotti dal regime comunista qualche anno prima della loro introduzione in Germania.
Il loro inventore era генрих грегоревич ягода, ebreo, come la maggior parte dei dirigenti sovietici...

P.S. Ieri mi è toccato il consueto indottrinamento scolastico sulla questione... comprese frasi sulla non-necessità della conversione dei giudei, dette da un'insegnante di religione!
Ma si leggessero quel che diceva il nostro Padre tra i Santi, che oggi festeggiamo: http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a2958/f255/ok_omelie_contro_gli_ebrei.pdf

Anonimo ha detto...

C'e' ancora qualcuno che fa memoria della memoria .
https://www.riscossacristiana.it/giornata-della-memoria-ok-facciamo-memoria-di-paolo-deotto/

Pur non essendo Sacerdote , imitando S.Paolo auguro a tutti La Pace , la Grazia e la Misericordia di Dio .

Anonimo ha detto...

Gli Ebrei hanno la memoria corta, la verità viene sempre a galla!
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=318817&Itemid=100021
Non esistono morti di seria o morti di serie B la vita è un bene non negoziabile per tutti, anche per noi Goyim.

Anonimo ha detto...


I gulag e l'ebraismo, qualche necessaria precisazione

Il sistema dei campi di concentramento e dello sterminio degli avversari di classe in quanto tali non fu inventato da Iagoda, ai tempi di Stalin, ma applicato sin dall'inizio della guerra civile scatenata dal bolscevismo in Russia, e quindi già ai tempi di Lenin. Che di ebreo aveva solo un bisnonno. Il sistema dei Gulag venne perfezionato da Stalin, che di ebreo non aveva nulla e apparteneva ad un'etnia, gli Osseti, di origine turca o turanica, nota (appunto) per la sua spietatezza. Il fondatore del terrore rosso, Zerzinski, era un nobile polacco.
Però è vero che nei quadri bolscevichi c'erano molti ebrei, molti dei quali poi "liquidati" da Stalin, nelle sue periodiche, metodiche "purghe". Ebreo era Trotski (Bronstein), perseguitato e poi fatto uccidere in esilio da Stalin. Ma c'erano molti ebrei anche tra gli esponenti dei partiti socialisti rivoluzionari russi ferocemente ostili ai bolscevichi. Insomma, l'intellighenzia rivoluzionaria, sia comunista che socialista e filoparlamentare, era piena di ebrei, che poi si combattevano tra di loro in nome delle opposte ideologie.

Ma il marxismo, essendo Marx ebreo, non era una filosofia della storia e della società "ebraica". In realtà, di "ebraico", in senso culturalmente mediato, il marxismo sembra avere assai poco. Lo si è sempre assimilato ad un messianesimo ateo, come se l'idea messianica dell'antico Israele fosse stata adattata da Marx al processo rivoluzionario, alla sua concezione materialistica e dialettica della storia.
Ma questi sono accostamenti esteriori. In realtà il marxismo rappresenta una sintesi in chiave materialistica dell'Illuminismo e dell'Idealismo di tipo hegeliano, movimenti di pensiero che di "ebraico" non hanno nulla. Già Spinoza, uno dei padri della modernità con il suo ateismo rigorosamente immanentista (Deus sive natura), è fuori dall'ebraismo in senso proprio anche se sembra utilizzarne alcuni elementi, di origine cabalistica.
La presenza di molti ebrei nei quadri bolscevichi, l'attrazione che la rivoluzione comunista esercitava su molti intellettuali ebrei (oltre che su molti non-ebrei), poteva dare l'impressione superficiale che il bolscevismo fosse un fenomeno "ebraico". Da questa errata semplificazione la mente malata di Hitler trasse la conclusione che per eliminare il comunismo si dovessero sterminare tutti gli ebrei. Ma questa semplificazione faceva il paio con un'altra, ossia che anche per eliminare il capitalismo si dovessero sterminare tutti gli ebrei. Le due semplificazioni dipendevano da una proposizione di fondo, tanto falsa quanto irrazionale: che l'Ebreo, in quanto tale, fosse la causa di tutti i mali del mondo, fosse egli un finanziere americano o un bolscevico o un venditore ambulante del ghetto o un grande pianista.
X.

irina ha detto...

@Anonimo 19:05

Leggendo qui ed altrove articoli sulla memoria della memoria e relativi commenti mi son chiesta ma, la differenza qual'è?
La differenza è la sistematicità, il tedesco è sistematico.

Anonimo ha detto...


Non è esatto dire che i crimini del comunismo siano stati ignorati - unicità dell'Olocausto in che senso

A parte le denunce di Solgenitsin, dopo l'implosione dell'Unione Sovietica e con l'apertura degli archivi russi, c'è stata tutta una letteratura critica del comunismo, ancora in via di sviluppo. E in essa troviamo anche storici e intellettuali ebrei come Robert Conquest e Simon Sebag Montefiore. Per non parlare di grandi scrittori contemporanei come l'ebreo russoj Vassilij Grossman.
Certamente, non paragonabile, sul piano mediatico, alla visibilità dell'Olocausto degli Ebrei. Per varie ragioni, non esclusa ovviamente la capacità di organizzazione e l'attivismo in questo senso degli stessi ebrei o meglio di certi loro istituti, fondazioni etc.
Gli stermini staliniani colpiscono di meno anche perché da un lato erano condotti con metodi ugualmente bestiali ma per così dire "artigianali" (il colpo alla nuca, la carestia imposta, etc.) dall'altro non ne abbiamo avuto la contezza visiva, come nel caso dei campi nazisti. Ancora adesso si viene a leggere ogni tanto: trovata un'altra fossa comune dell'epoca di Stalin con 6000 o 9000 scheletri metre si scavava per fare un parcheggio...
Viene un senso di vertigine, no? Però non paragonabile all'impressione che fa la conoscenza completa del sistema di sterminio nazista, con le camere a gas, i forni crematori, i detenuti ebrei costretti a cavar l'oro dai denti dei cadaveri (i "dentisti di Auschwitz"), etc. Tutta quell'organizzazione, quella perfetta pianificazione, per ammazzare, sterminare, annientare.. E in quel modo orribile. E gente che non sapevi chi era e che non aveva fatto niente di male, colpevole solo di esser nata.
Per questo, dicono gli ebrei oggi: esser ebreo era per gli aguzzini una colpa, l'Olocausto non è pertanto paragonabile agli stermini del Novecento.
Da qui la sua 'unicità'. Su questo io non sarei del tutto d'accordo. 'Unico' nelle mostruose modalità, certamente.
Ma lo sterminio dell'avversario politico o sociale, ritenuto un ostacolo al (supposto) definitivo progresso dell'umanità o di un popolo verso la perfetta felicità; sterminato quindi in quanto tale, per il solo fatto di esistere, appare già nella Rivoluzione Francese (e forse già in embrione in quella inglese di quasi un secolo prima).
Quando Saint-Just dice che "non si può essere re senza colpa" perché già "regnare" è di per sé colpevole e pone il re al di fuori dell'umanità, ragion per cui si può giustiziare il re senza processo, il giacobino enuncia già l'allucinante principio alla base degli stermini di massa futuri, almeno quelli ideologicamente motivati.
La motivazione ideologica di Stalin era la lotta di classe, il (supposto) nemico di classe andava "liquidato", in quanto tale, per il solo fatto di esistere. Quella di Hitler era la razza, il (supposto) nemico della razza, andava sterminato, in quanto tale. Per Hitler era in primo luogo l'ebreo, seguito poi da tutta una lista: zingari, polacchi, russi,...

[Che non si parli troppo dei crimini del comunismo è anche interesse, credo , dei c.d. postcomunisti, ancora ben in sella in Occidente. E nemmeno, a quanto sembra, della "Santa Russia" di Putin. Per quest'ultimo ci possono essere diverse motivazioni, non esclusa quella di non risvegliare gli istinti anarchici e ribelli dei russi, concedendo un'aperta critica ad un passato grande sì, per loro, ma estremamente e forse troppo doloroso].X.

Anonimo ha detto...

E le bombe atomiche d’Iròscima e Nagasachi? E i bombardamenti sulle nostre città? E la distruzione di Dresda? E Montecassino?

Tutto questo, lo ricordo non per attenuare minimamente l’orrore indicibile dello sterminio degli ebrei, e nemmeno i crimini del comunismo, ma perché non se ne parla quasi mai. In fondo, anche l’anticomunismo è a buon mercato, oggi. Ma sulle bombe del Truman si trova ancóra, spesso, chi fa delle difese d’ufficio, o almeno delle distinzioni.

Maso

irina ha detto...

No, i greci non sono ancora usciti da EuroMauthausen
Maurizio Blondet 28 gennaio 2018

https://www.maurizioblondet.it/no-greci-non-ancora-usciti-euromauthausen/

Gino Bortolan ha detto...

Abbiate un minuto di pazienza amici: a me non sembra di essere un’aquila se trovo che il vostro argomentare sia un tantino difettoso. Siamo in Italia, e pur essendo istituita internazionalmente è al senso di responsabilità nazionale che dovrebbe parlare innanzitutto questa giornata: noi non abbiamo ucciso né cinesi, né Kulachi, né Pellerossa, nemmeno gli armeni e non abbiamo sganciato atomiche sul Giappone. Ma nello sterminio ebraico c’abbiamo messo bene lo zampino, pur con tutti i distinguo possibili. Fra pochi giorni ci sarà la Giornata del Ricordo per i nostri fratelli istriani sterminati da Tito e va benissimo, anzi! Vogliamo aggiungere una giornata per lo sterminio dell’aborto e darle la priorità che si merita? Sarebbe auspicabile. Non starebbero nelle dita di una mano le giornate che coinvolgono la responsabilità italiana e potremmo distribuirle comodamente nell’arco dell’anno. Ma cavillare sulla memoria “proprio” quando riguarda gli ebrei mi pare sospetto e presta il fianco agli antisemiti veri: infatti nei commenti qua e là l’antisemitismo fa capolino. Combattiamo pure la strumentalizzazione politica della Giornata della memoria, ma stiamo attenti a non strumentalizzarla ideologicamente a nostra volta. Un appunto per Aloisius: non è vero che gli ebrei non ricordino lo sterminio operato da Stalin nei loro confronti: Elie Wiesel ad esempio ci dedicò tutta la vita, basta leggere le sue pubblicazioni (ad esempio l’Autobiografia) Cordialmente Gino.

lister ha detto...

@ anonimo X

"Stalin, che di ebreo non aveva nulla..."

Josif Vissarionovic Dzugashvili, georgiano.

In georgiano "shvili" significa "figlio di" e "dzuga" significa "ebreo":

Dzugashvili significa "figlio di ebreo"...

Anonimo ha detto...

Credo sia opportuno, in questa Giornata, riservare un piccolo ricordo anche ai cristiani finiti nei lager che, nonostante le tenebre che li circondavano, hanno saputo scrivere pagine di Luce abbagliante. Su tutti, pensando proprio ad Auschwitz, il mio pensiero torna a san Massimiliano Kolbe. Un francescano che quando, dopo la fuga di un detenuto, i nazisti presero dieci prigionieri per spedirli nel “bunker della fame”, si offrì al posto di uno di loro che, piangendo, disse di avere famiglia. Senza acqua né cibo per quindici giorni, molti morirono ma il frate, coi superstiti, tenne duro cantando e pregando la Madonna. E quando, increduli, gli uomini delle SS decisero di eliminarlo iniettandogli acido fenico, costui fissò il medico nazista e, prima di spirare col nome di Maria sulle labbra, gli disse: «Lei non ha capito nulla della vita…l’odio non serve a niente. Solo l’Amore crea!». Ora, non so voi, ma ogni volta che ripenso alla grandezza della fede di padre Kolbe, mi visitano sempre commozione e Speranza. Sì, quella con la s maiuscola.
Giuliano Guzzo

Anonimo ha detto...


Stalin "figlio di ebreo" nel cognome? La fonte? - Colpe italiane - Ebraismo e Olocausto come "luogo teologico"

Non conosco la lingua georgiana. Da quale fonte risulterebbe la componente semantica del cognome di Stalin?
Il padre e la madre di Stalin erano di umilissima origine, ciabattino lui, donna di casa che faceva la domestica e la cucitrice lei, per arrotondare il magro bilancio familiare. Erano tutti e due figli di servi della gleba cioè di contadini poveri vincolati alla terra assieme alla quale venivano venduti, tra i quali era assai difficile trovare ebrei. La madre di Stalin era venuta giovanissima in città probabilmente per andare a servizio presso qualche famiglia borghese armena o russa. Come specifica Isaac Deutscher, dal quale ho tratto queste notizie, "nel Caucaso la borghesia era costituita da russi, armeni o ebrei. Praticamente non esisteva ancora una borghesia georgiana, in quanto i georgiani erano o nobili o servi" (I. Deutscher, Stalin. Una biografia politica, tr. it. Longanesi, 1965, pp. 27-28).

E'vero che nell'Olocausto "ci abbiamo messo lo zampino anche noi", soprattutto all'epoca della RSI, purché non si faccia di ogni erba un fascio, come fanno all'estero, dove mettono Mussolini sullo stesso piano di Hitler, come se avesse deportato e ammazzato allo stesso suo modo. A ognuno il suo: La "discriminazione razziale" mussoliniana, per quanto ingiusta e demenziale, fu manifestazione di un antisemitismo di tipo tradizionale, che privava gli ebrei di molti loro diritti e per così dire ne faceva cittadini di serie B o C, rinchiudendoli di nuovo nel ghetto, con tutte le sue restrizioni e umiliazioni.Potevano però sopravvivere e vivere, anche se male. Niente a vedere con la "soluzione finale" messa in cantiere dal dittatore nazista. Nella RSI c'era poco da scegliere, data la situazione di sudditanza forzata con i tedeschi, ma, accanto a quelli che consegnavano gli ebrei ai persecutori c'erano anche i fascisti che li aiutavano a nascondersi.

C'è poi oggi per noi cattolici il problema dell'interpretazione "teologica" dell'Olocausto data dagli Ebrei, che sposta la questione sul piano religioso. Mic ne ha solo accennato ma è importante perché, se la si accetta, si viene a riconoscere il primato di Israele, come popolo eletto, grazie al "sacrificio" dell'Olocausto, che sarebbe stato sofferto in nome dell'umanità. Tesi inaccettabile per i cattolici autentici e non corrispondente al vero, per ciò che riguarda la categoria del "sacrificio". Come discutibile è la "teologia speculativa" di Hans Jonas, che giudica necessario ridiscutere il concetto (ebraico) di Dio nel suo celebre articolo "Il concetto di Dio dopo Auschwitz" (tr. it. C. Angelino, 1898, Il Melangolo, Genova). X.

Rr ha detto...

La cosiddetta autobiografia di Elie Wiesel è una scoppiazzatura, corretta ed editata in Francese, di un testo scritto da un Ebreo argentino semisconosciuto, scritto nel primo dopoguerra in yiddish, questo si, probabilmente, autobiografico. Sull'identità vera di Elie Wiesel si nutrono molti dubbi, anche se ne parla poco, perché, come Simon Wiesenthal, è stato molto utile alla “causa”.

Frullati dimagranti di cervelli ? ha detto...

"L’assurdità è che, mentre il nostro Paese raggela in un inverno demografico cui ci si propone di rimediare deportando disperati dall’Africa, dal 1978 si sia impedito di nascere a quasi sei milioni di italiani. Forse non è un caso, se sono tanti quanti gli ebrei massacrati dai nazisti. "
http://www.campariedemaistre.com/2018/01/la-liguria-e-linganno-fatale-della.html

Italia: nel 2016 sono state praticate circa 85.000 interruzioni volontarie di gravidanza ;
Oltralpe : quasi 210.000 aborti l’anno ;

Aloisius ha detto...

Gino Bortolan scrive:
"Ma cavillare sulla memoria “proprio” quando riguarda gli ebrei mi pare sospetto e presta il fianco agli antisemiti veri: infatti nei commenti qua e là l’antisemitismo fa capolino. "
Se ne parla nel giorno della memoria perché gli ebrei sono gli unici, per i motivi analizzati, ad essere riusciti ad istituzionalizarlo a livello mondiale.
Quando ne avremmo dovuto parlare?

Poi non è vero che in questi commenti ci siano capolini di antisemitismo.
A meno che il solo dissertare sul giorno della memoria degli ebrei (il cui scopo e' appunto ricordare e dibattere), pur impreciso e lacunoso, non sia considerato comportamento antisemita.
il che sarebbe quantomeno poco corretto.
Forse questo è l' effetto negativo opposto alla shoah, che ogni riflessione o commento critico nei confronti degli ebrei sia considerato comportamento antisemita.
E questo un poco succede, analogamente a quanto avviene all'islam con l'islamofibia.

Tornando alle stragi, le vittime che sicuramente staccano tutti a quantità di morti ammazzati, non per razza ma per religione, sono i cristiani.
Sempre in vetta a quantità di sangue versato, anche con modalità " industriali o ludiche (si pensi al Colosseo) e in modo costante nei secoli.

Ve lo chiedi perché lo ignoro:esiste nella Chiesa una solenne commemorazione, un giorno della memoria, di tutti i martiri cristiani, dalla morte del Signore in poi?

In caso contrario, sarebbe bello stimolarne in qualche modo l'istituzione,

viandante ha detto...

@Aloisius
La Chiesa evidentemente ha un'altra concezione della storia, della vita terrena e del modo e del cosa festeggiare o commemorare rispetto al mondo e rispetto ad altre religioni.
In questo senso i martiri in sè non hanno una "loro" festa, una ricorrenza che tutti li associa.
La Chiesa ricorda tutti i Santi ad inizio novembre e poi ci sono Messe particolari (per uno o più martiri) in occasione della loro festa liturgica.
Questo per quanto ne so io.

Altro potrebbe essere il discorso non a livello di Chiesa - come lei chiede - ma a livello di istituzioni civili. Lì certamente una commemorazione oggigiorno ci potrebbe stare, ma ho i miei dubbi che i poteri forti la vogliano...

lister ha detto...


@ anonimo 28/1 16,25

"Non conosco la lingua georgiana. Da quale fonte risulterebbe la componente semantica del cognome di Stalin?"

https://forum.termometropolitico.it/448833-stalin-e-ebreo.html

Non "risulterebbe": risulta.

lister ha detto...

E della strage di Cristiani ad opera degli ebrei, ne vogliamo parlare?

https://www.radiospada.org/2014/12/la-quinta-colonna-ebraica-e-il-martirio-dei-cristiani-di-gerusalemme/

Anonimo ha detto...


"# Stalin "figlio di ebreo" secondo il suo cognome georgiano: filologia del tutto immaginaria

Sono andato a controllare le fonti gentilmente indicatemi da "Lister". Ho poi cercato su Internet (in inglese) come si dice ebreo in georgiano. Sono approdato al sito Stormfront.org/forum dove si discute di questa sballata interpretazione del cognome di Stalin. Qui c'è anche una dotta esposizione di un professore oxfordiano di slavistica.
Allora: ebreo in georgiano si dice: ebraeli. C'è poi anche un termine spregiativo, "uriya", che non so cosa voglia dire, ma che comunque è molto diverso da dzuga e per questo lo riporto. Questa parola (dzuga) sembra di origine osseta, l'etnia di lontana origine iraniana (dell'Iran esteriore) presente in Georgia da secoli. Potrebbe aver voluto dire in origine: "gregge". Qualcuno ha sostenuto che avrebbe potuto dire in antico: 'acciaio'. Ma è una tesi poco attendibile. Shvili vuol dire "figlio". Ma dzuga è lontano le mille miglia dal voler dire: "ebreo", anche se il suo significato preciso oggi non sembra possibile determinarlo.

L'errata interpretazione del cognome di Stalin sembra sia stata inizialmente messa in giro da un sito norvegese. Essa viene accompagnata anche da notizie biografiche su Stalin del tutto imprecise. Dice che Stalin si chiamava Josif David Giugasvili. Invece il secondo nome era Vissarionovic, all'uso russo, essendo Vissarion il nome del padre: Josif figlio di Vissarion. Fu battezzato da un prete ortodosso che lo registrò sul registro locale dello stato civile con questo nome. Stalin nacque il 21 dic 1879. Il sito in questione gli attribuisce una terza moglie ebrea, che Stalin non ha mai avuto. Ne ebbe due sole. La prima morì di malattia, la seconda si suicidò. Stalin si attribuì due diversi diminutivi: Soso, dimin. georgiano per Josif, con il vezzeggiativo Soselo; Koba, soprannome scelto da lui a Batum, all'inizio della sua attività rivoluzionaria (prima di Stalin, l'uomo d'acciaio, Stal, ted. Stahl). Nel dialetto turco Koba vuol dire "l'indomabile". Queste notizie nella biografia di Deutscher citata. Nulla a che vedere con quanto affermato nel sito mal informato, che scrive Kochba, come se Stalin avesse scelto il soprannome di Bar-Kocheba, l'ebreo a capo della seconda sollevazione nazionale giudaica contro i Romani.

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