E' una questione su cui mi ripromettevo di intervenire da quando, mesi fa, avevo letto [qui] la proposta di rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (1962) sulle opere di P. Pierre Teilhard de Chardin, S.J. Ora trovo una interessante analisi di Don Manfred Hauke su Vigilae Alexandrinae che riporto di seguito. Intanto possiamo partire da qui.
Come è stato riportato da molti siti, nel novembre dello scorso anno è stata sottoposta alla riunione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura una proposta da far giungere a Papa Francesco, nella quale si chiede di considerare la possibilità di rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (1962) sulle opere di P. Pierre Teilhard de Chardin, S.J. La petizione è stata accolta sabato 18 novembre durante i lavori dell’Assemblea riunitasi sul tema Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia. La proposta è così motivata: “Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato Si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo”. Proponiamo qui di seguito, nella nostra traduzione e con l’autorizzazione dell’Autore, le puntuali osservazioni critiche del teologo Manfred Hauke pubblicate l’8 dicembre dal quotidiano tedesco Die Tagepost.
Recentemente il Consiglio Pontificio per la Cultura ha pubblicato sulla sua pagina internet una “proposta” che risale all’ultima riunione plenaria tenutasi a metà di novembre: “Il futuro dell’umanità. Nuove sfide per l’antropologia”. Un professore italiano di astrofisica avrebbe chiesto in una lettera a Papa Francesco “di considerare la possibilità di ritirare il monitum con cui nel 1962 la Congregazione per la Dottrina della Fede – allora Sant’Uffizio – colpiva gli scritti di padre Teilhard de Chardin sj”. Questa proposta non è stata messa ai voti, anche se i presenti, e tra questi Cardinali, Vescovi e laici, l’hanno fatta propria e anche sottoscritta.
Il monito in questione è molto breve:
“Alcune opere del Padre Pierre Teilhard de Chardin – anche quelle pubblicate dopo la sua morte – vengono diffuse e trovano non poco favore. A prescindere dal giudizio su ciò che attiene alle scienze positive [le scienze naturali], è sufficientemente evidente che le opere suddette contengono ambiguità ed errori tanto gravi in materia filosofica e teologica da ledere la dottrina cattolica. Pertanto gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri della Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio esortano gli Ordinari e i Superiori di Istituti Religiosi, i Rettori dei Seminari e delle Università a proteggere efficacemente le anime, specialmente la gioventù, dai pericoli contenuti nelle opere di Padre Teilhard de Chardin e dei suoi seguaci” (tradotto da AAS 54, 1962, 526).
Si tratta qui dunque non soltanto di dati scientifici concernenti la dottrina dell’evoluzione ma dell’ambito della filosofia e della teologia rispetto al quale le opere di Teilhard contengono “ambiguità” e “gravi errori” non conciliabili con la Fede cattolica.
Ne L’Osservatore Romano del 1 luglio 1962, dove il monitum fu pubblicato per la prima volta, segue immediatamente un commento non firmato dal titolo “Pierre Teilhard de Chardin e il suo pensiero nell’ambito della filosofia e della teologia” il quale prende in considerazione anche il libro di Henri de Lubac su Teilhard. Nel testo, relativamente dettagliato e dotato di precise indicazioni delle fonti, si osserva che il concetto di creazione di Teilhard non corrisponde a quello della dottrina della Chiesa (“unificazione” al posto di creazione dal nulla). E così anche la trascendenza di Dio non è fatta sufficientemente salva. La distinzione tra naturale e sovrannaturale è cancellata. Lo stesso vale per il rapporto tra spirito e materia. Il peccato originale, come inteso dalla Chiesa, è negato. Gli errori qui menzionati non sono di poco conto. Il commento critica anche il libro di de Lubac che, sebbene elenchi numerose mancanze (soprattutto riguardo al peccato originale), loda la concezione complessiva del pensiero di Teilhard sminuendone gli errori.
La proposta del Consiglio Pontificio per la Cultura potrebbe essere convincente se il suo autore, in base a un’analisi dell’opera complessiva di Teilhard, dimostrasse che il Sant’Uffizio incorse in errori di giudizio per non avere studiato con precisione gli scritti di Teilhard. Ma un simile tentativo non è stato intrapreso. Il documento del Consiglio Pontificio, pubblicato in internet senza firme, ammette al contrario che “è chiaro che il tentativo di un’interpretazione filosofico-teologica fatto da Teilhard è in alcuni punti carente e che l’insufficiente precisione del suo linguaggio non favorisce sempre la giusta comprensione”. Non diversamente affermano il Monitum e il relativo commento quando menzionano gravi errori e proposizioni equivoche. Come potrebbe allora il Santo Padre revocare il Monitum?
I redattori del documento sono certi che un siffatto provvedimento sia un “gesto eloquente” per “promuovere il reciproco dialogo tra scienza e fede”? Proprio per gli scienziati è importante un linguaggio chiaro e di quella concettualità ben elaborata che si dissolve nella colata pseudomistica del paleontologo francese. Il biologo evoluzionista Franz M. Wuketits (non credente) osserva, in maniera critica, che la “mistica dell’evoluzione” di Teilhard “è difficilmente digeribile per un uomo più o meno abituato a pensare con chiarezza”.
In Teilhard è senza dubbio apprezzabile lo sforzo di descrivere lo sviluppo del cosmo all’interno di una visione che si orienta a Cristo. In questo senso la concezione teilhardiana ha carsicamente condizionato il documento conciliare Gaudium et Spes, e alcuni Papi, da Paolo VI a Francesco, hanno considerato positivamente alcuni singoli aspetti dell’impostazione del gesuita (vedi enciclica Laudato si’ 83, nota 53). Lo svolgimento concreto di questa sintesi è tuttavia viziato da gravi problemi interni e dai danni che ne sono le conseguenze. Queste difficoltà emersero già all’inizio della “carriera” di Teilhard quando, nel 1922, pubblicò un saggio sul peccato originale. Teilhard, che non era un teologo di professione e insegnava geologia all’Istituto Cattolico di Parigi, in questo scritto sostiene il passaggio dall’animale all’uomo tramite l’evoluzione. Creazione, caduta nel peccato, incarnazione e redenzione non sono eventi storici ma sono messi sullo stesso piano delle realtà interne al mondo. Il peccato originale è da sempre mescolato all’essere del mondo proprio come la realtà di Dio. Il male – il peccato originale – è equiparato alla molteplicità nel cosmo che deve cedere a una progressiva unificazione. In questa concezione non c’è naturalmente spazio per l'origine divina dell’uomo nel Paradiso.
Come ricorda criticamente Walter Kasper, lo stesso Teilhard ebbe una volta occasione di osservare che la sua spiegazione del male ha un sentore di manicheismo. Non desta perciò meraviglia il fatto che a Teilhard fu proibito dai suoi superiori di pubblicare ulteriori scritti teologici.
I teologi Hans-Eduard Hengstenberg e Leo Scheffczyk hanno confermato il giudizio critico espresso durante il pontificato di Giovanni XXIII: l’intera concezione di Teilhard è problematica. Questa conclusione concerne la confusione fra natura e grazia, che favorisce la secolarizzazione, e le affermazioni sull’operare di Dio nel mondo stando alle quali gli interventi immediati di Dio dileguano lasciando posto all’operare delle cause seconde create. L’opera di Teilhard contiene una forte tendenza al panpsichismo e al panteismo. Il gesuita francese è uno dei “padri” della New Age. Nel libro culto di questo movimento negli anni Ottanta (Marylin Ferguson, The Aquarian Conspiracy) Teilhard è l’autore più citato. Il significato dell’anima spirituale dell’uomo, l’influsso degli angeli, che non procedono da alcuna evoluzione, la realtà del peccato originale e la realtà di Dio trascendente il mondo cadono, in Teilhard, nel vortice di un pensiero che riporta alla gnosi. La sua proposta ebbe la sua maggior fortuna negli anni Sessanta del secolo passato trascinati dal fascino del “progresso”, ma nella riflessione teologica intanto c'è stato un ulteriore sviluppo. Il dialogo tra le scienze naturali, la filosofia e la teologia è certamente un importante compito, ma a ciò non può essere utile la proposta di lavare le macchie nere di Teilhard de Chardin.
18 commenti:
La prima volta che sentii menzionare Teilhard fu proprio in ambito gnostico.
LNBQ, Alessandra Nucci,A chi interessa rilanciare Teilhard de Chardin
EDITORIALI20-12-2017
http://www.lanuovabq.it/it/a-chi-interessa-rilanciare-teilhard-de-chardin
Teilhard de Chardin a toujours été considéré — à juste titre, d'ailleurs — comme un charlatan de haut vol par tous les théologiens sérieux et compétents. Théologiens catholiques, j'entends. Il existe, là-dessus, beaucoup de livres fort bien écrits.
Que d'autres charlatans de haut vol et marchands de fables diverses et variées songent maintenant à le "réhabiliter" ne saurait étonner personne. Qui se ressemble s'assemble.
Du reste, et comme disait un compatriote de Bergoglio, l'écrivain Jorge Luis Borges, la théologie paraît être devenue (avec des gens comme Teilhard précisément, mais on pourrait en citer beaucoup d'autres) une simple annexe de la littérature fantastique…
Pierre Teilhard de Chardin
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Pensiero di Teilhard de Chardin
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
P. Teilhard de Chardin era un panteista e la sua opera non poteva non alimentare lo spirito del secolarismo nella Chiesa. Non so se egli sia da considerare il padre della New Age. Un fatto è certo: dagli anni sessanta in poi, le forze distruttrici che si ponevano e si pongono contro la Chiesa Cattolica e la Fede cattolica, sia dall'esterno, che dall'interno della stessa Chiesa, operano in sinergia. Il movimento massonico della New Age ha trovato in P.Teilhard un ottimo collaboratore per scardinare dall'interno la retta Fede cattolica e la Chiesa.
"IO, TEILHARDiano pentito".
Le mie simpatie verso tale figura, hanno molteplici e variegate origini.Tanto per incominciare, potevo avere 8-9 ani, quando vidi per la prima volta un documentario della serie "Sapere" su di lui. Si trattava di un lavoro, poi replicato più volte negli anni seguenti, che è proprio il caso di definire "agiografico". Inoltre, la buonanima di don Pietro (1914-1978 UNA + PRECE) parroco del mio paese dal 1944 al 1974, non faceva mistero, non almeno con noi del gruppo parrocchiale, di esserne un ammiratore sfegatato. Sant'uomo, don Pietro, cui debbo molto, "ULTERIOR & NON ULTIMUS" fu il prete che mi ha battezzato ed il mio primo direttore spirituale.Lui, sempre in talare, soffrendo mise in atto una serie di raccomandazioni episcopali (almeno in quella fase, non si diedero mai "Ordini", ma solo
"raccomandazioni") liberamente "ispirate" allo "spirito post-conciliare", circa l'arredo della Chiesa, con la sparizione di tante statue di santi, molte volte offerte dalla generosità dei fedeli, magari come ex-voto. Non vi dico i malumori. Non a caso, una delle famiglie storicamente più devote e fervorose, passò pressochè per intero, proprio in quel periodo, ai TdG. PERò, come molti preti della sua generazione, era stato contagiato
dall'ammirazione per TEILHARD. I modi di esprimersi "lirici & aulici" (o apparentemente tali) di detto pensatore, avevano addormentato il senso critico circa i contenuti. Contenuti che andavano dalla banalità, all'eresia manifesta. Il modernismo, per quanto apparentemente sconfitto, aveva seminato intorno a sè un senso di inferiorità rispetto alla cultura moderna.
segue.
Le tesi di TEILHARD, con il suo tentativo di lettura della fede, alla luce delle moderne acquisizioni scientifico-culturali (o presunte tali), sembravano suggerire una soluzione. Le "persecuzioni" (o presunte tali) vaticane, finirono per rappresentare un titolo di merito. Don Pietro, infatti, era davvero convinto che, prima della fine del XX Secolo d.C.,
TEILHARD sarebbe assurto alla gloria degli altari. I suoi tentativi di spiegarne il pensiero, ci dicevano tante belle cose, pienamente consone all'immotivato ottimismo che si respirava negli anni '60. "Il punto OMEGA", "L'evoluzione che, una volta che ha raggiunto il culmine nel campo materiale ed individuale, continua in quello spirituale e collettivo". Infatti, per l'uomo, -*RIMASI DAVVERO COLPITO DA QUESTA AFFERMAZIONE*- il prossimo
passo dell'evoluzione, sarà "*L'IMMORTALItà FISICA*". Gli chiesi, a questo punto, se ciò voleva dire che, allora, sarebbe giunto un momento in cui l'uomo sarebbe diventato indistinguibile da DIO. Mi rispose di no, in quanto
DIO è l'Essere perfettissimo, l'Uomo, per quanto si vorrà evolvere, resterà sempre una creatura limitata.
Negli anni '80 Icomprai Mons. Pier Carlo Landucci (Servo di DIO, si è appena aperto il
processo di beatificazione) "Miti & realtà"(non ricordo la casa editrice, però di recente ne è uscita una nuova edizione, a cura delle edizioni Effedieffe). Era una vera e propria "Summa" della critica cattolica intransigente, ai luoghi comuni ed ai miti del pensiero cattolico progressista dei '60-'70. La parte più estesa di tale testo, era dedicata
proprio ad una attenta disanima delle tesi e della vita di TEILHARD. Se interessa, tale disanima, ne riparlerò. Il tutto documentato da un'antologia dei testi di tale autore, testi che, una volta andati oltre il velo di un certo lirismo, si commentavano da soli, per quanto erano insulsi ed eretici. Chiudo il presente testo, riportandone un esempio. Uno dei brani considerati più belli di tutta l'opera di TEILHARD è la c.d. "Messa sul mondo". Testo
che termina con (cito a memoria, non flagellatemi se non ricordo qualche
cosa, ma quello è il senso)" Di fronte ad ogni tramonto, di fronte ad ogni elefante, di fronte ad ogni mucchietto di foglie secche, di fronte ad ogni delinquente, di fronte ad ogni virus nocivo dirò: HOC EST CORPUS MEUM". OVVERO, MA CI 6 O CI FAI? In senso traslato, è di una banalità disarmante, se ci vuole ricordare la Presenza divina. In senso proprio, visto che sono le parole che cambiano la sostanza del Pane, in quella di Gesù Cristo, si tratta di una professione di panteismo puro che fa a pugni non solo con il Cattolicesimo, ma con tutte le fedi in un Dio trascendente e personale.
DIO ci benedica
vostro
UomochenonfuMAI
(Continua, se interessa)
Come detto nell'articolo dal professor don Haucke, uno degli aspetti più importanti dell'opera di Teilhard de Chardin è quello relativo all'evoluzione.
E se oggigiorno una commissione pontificia si può permettere di chiedere la riabilitazione di questo personaggio è perché gli uomini di Chiesa e le sue varie commissioni e gruppi di studio sono oramai convinti che l'evoluzione sia una cosa ormai verificata e certa. Con le stesse argomentazioni per nulla scientifiche di Teilhard de Chardin si abbraccia l'evoluzionismo e ovviamente si è pure soddisfatti di ottenere l'approvazione del mondo "scientifico", che prima ancora che scientifico è anticristiano. Non giriamoci in giro, tra i pochi cristiani che ancora osano combattere su basi scientifiche l'evoluzionismo la maggior parte sono evangelici. I cattolici con la scusa che la Bibbia non va letta in senso letterale, coi panni sporchi stanno gettando anche il bambino!
Non è questo blog lo spazio adatto per entrare in vari aspetti scientifici della questione, ma chi ancora in campo cattolico osa argomentare dal punto di vista scientifico e metafisico contro l'evoluzionismo? Praticamente nessuno.
Stesso discorso per il diluvio universale, per la traversata del Mar Morto, per la monogenesi dell'uomo (origine da una sola coppia di progenitori, chiamati Adamo ed Eva), per la dispersione dell'umanità dopo la torre di Babele ecc.
Eh sì, perché per lo spirito moderno queste cose sono un po' troppo spinte!
E questo è quanto crede il cattolico medio attuale: l'evoluzionismo è un dato di fatto, il peccato originale qualcosa di simbolico, i miracoli un modo letterario per dire che Gesù era una persona con particolari poteri, ecc. Così il soprannaturale ha dovuto cedere il posto al naturalismo.
Non solo.Di questo passo la nostra fede ha perso in concretezza e altro non è rimasto che un vuoto sentimentalismo che non ha più nessuna base condivisa e condivisibile, ma che poggia unicamente sul nostro soggettivismo.
Dobbiamo riscoprire il vero metodo scientifico che nulla teme e deve temere di ciò che la Rivelazione ci suggerisce: faremo un favore non solo alla Chiesa, ma al mondo intero.
Dimenticavo: quello dell'evoluzione e di conseguenza del dissolversi della verità sul peccato originale è uno dei motivi principali per cui i giovani perdono la fede e diventano atei. A fil di logica hanno anche ragione...
, per la monogenesi dell'uomo (origine da una sola coppia di progenitori, chiamati Adamo ed Eva),
AATTENZIONE! Come detto più e più volte da Pio XII, questo punto, a differenza di altri, è DOGMA DI FEDE. OGNI POSSIBILE ALTRA INTERPRETAZIONE NON DEVE ESIMERSI DAL CONSIDERLO UN FATTO STORICO.
La mia esperienza con questo scrittore è stata un ripetersi di questo schema; leggevo qualcosa del suo pensiero (tipicamente un articolo) e, dal basso della mia ignoranza, oscillavo tra un "ma che sta a di' e un "ma questo è scemo". Poi però lo vedevo elogiato da persone di fiducia (di conoscenza, oppure scrittori, o teologi, o prelati, eccetera... ora non voglio riaprire la questione, ma pure Ratzinger) e mi dicevo: vabbè, probabilmente non ho capito niente io. Poi lo rileggevo, e mi pareva roba buona al massimo per un film di fantascienza. Solo recentemente ho letto critiche sintetiche e chiare. È incredibile che sciocchezze così madornali siano ancora in circolazione.
Qualcuno sa il nome del professore di astrofisica che ha proposto di rimuovere il monitum? A differenza di Fabrizio, non ho mail letto de Chardin se non negli estratti nell'opera del Card. Siri, Getsemani. Come ricercatore concordo pero` con il suo giudizio: de Chardin e` il Ron Hubbard "cattolico".
Teilhard de Chardin doveva valer poco anche come scienziato
I suoi settatori lo esaltano anche come scienziato. Ma sembra che egli abbia preso parte attiva da giovane al celebre imbroglio dell'Uomo di Piltdown.
Nel 1909-1915 il geologo dilettante Charles Dawson disse di aver trovato frammenti di un cranio vicino a una mandibola scimmiesca, a Piltdown nell'Essex. Tra gli scopritori c'era anche T. de Chardin. Sembrava l'individuo misto umano-scimmiesco, l'anello intermedio del quale aveva bisogno la teoria dell'evoluzione, per stabilire una continuità tra gli antropoidi e l'uomo. Fu datato a 300.000 anni fa, autenticato dal direttore del British Museum, da un noto scienziato tedesco e da altri. Per 40 anni fu al posto d'onore nel Museo. Ma una revisione compiuta da una commissione scientifica nel 1953 scoprì che si trattava di un falso clamoroso: si erano messi insieme pezzi di un fossile umano e di un giovane e recente orango. Il dente trovato da T. de Chardin, al tempo geologo dilettante, era stato limato; i pezzi erano stati trattati per farli invecchiare e sotterrati. L'imbroglione confessò.
Ho tratto la notizia da un opuscolo di mons. P. C. Landucci, La verità sull'evoluzione e l'origine dell'uomo, ed. La Roccia, s.d., p. 27. L'opuscolo presenta in sintesi tutte le critiche che si possono fare all'evoluzionismo. A T. de Chardin egli accenna solamente.
Esplicito nell'accusarlo di complicità nel falso è stato invece uno degli esponenti più autorevoli (oggi scomparso) del neo-darwinismo : Stephen J. Gould, "The Piltdown Conspiracy" (1983), ora in: Gould, "The Richness of Life. The Essential Stephen Jay Gould", Cape, London, 2006, pp. 182-204. A parte argomenti più tecnici, un indizio significativo è costituito, secondo Gould, dal fatto che nelle sue varie elaborazioni della teoria evoluzionistica, anteriori alla scoperta dell'imbroglio, analizzate attentamente da Gould, T. de Ch. non cita mai L'uomo di Piltdown, che avrebbe dovuto pur rappresentare una prova decisiva.
L'impressione è che, anche per la maggior parte degli scienziati, Teilhard fosse rimasto sempre un dilettante, come scienziato.
PP
Il noto filosofo Etienne Gilson che conosceva di persona Teilhard de Chardin, lo definiva con sferzante ironia "il più cristiano degli gnostici"...
Ecco come il medesimo Gilson racconta uno dei suoi incontri con lo gnostico Teilhard:
«Eravamo nel 1954. Ci trovavamo riuniti ad Arden House, nei pressi di New York, per un simposio organizzato dalla Columbia University, che doveva durare diversi giorni.
Teilhard e io c’incontrammo subito, appena arrivati. Come mi vide mi venne incontro, col volto illuminato da un aperto sorriso e mi domandò ponendomi le mani sul braccio:
“Secondo lei, chi ci darà finalmente questo metacristianesimo che stiamo tutti quanti aspettando?”».
[...] «In seguito, mi sono interrogato cento volte sul senso di queste parole. Il loro senso ovvio mi sembra questo: il Cristo è stato, ed è ancora, l’avamposto di un’evoluzione cosmica, un’evoluzione di essenza religiosa che dev’essere presto o tardi superata o che deve superare sé stessa.
Ammetto tutte le glosse possibili; ma se “metacristianesimo” significa qualcosa, questo termine vuol dire che il cristianesimo è qualcosa che dev’essere superato».
http://www.30giorni.it/articoli_id_19174_l1.htm
De Lubac è il 'padre' riconosciuto della nouvelle théologie, e quindi anche il 'padre' del Concilio Vaticano II guidato da lui e dagli altri 'nuovi teologi'.
Ma in realtà il de Lubac attraverso la nouvelle théologie intendeva diffondere, seppur in modo poco percettibile, le idee del suo confratello e maestro Teilhard de Chardin, di cui era il seguace più fanatico.
Ne deriva che il Vaticano II è in realtà la quintessenza del teilhardismo, abbastanza mascherata ma non troppo. E che il postconcilio non è altro che una più o meno lenta opera di 'teilhardizzazione' della Chiesa Cattolica.
A riprova, potrebbe anche bastare il famoso pubblico elogio di Teilhard fatto nientedimeno che dall'allora Segretario di Stato Agostino Casaroli in una lettera inviata a nome di Giovanni Paolo II a Mons. Poupard, Rettore dell'Institut Catholique di Parigi, in data 12 maggio 1981, per il centenario della nascita del Teilhard, e pubblicata in prima pagina sull'Osservatore Romano del 10-6-1981.
In quella lettera venivano esaltate «la stupenda risonanza delle sue [di Teilhard de Chardin] ricerche, insieme con l'irraggiamento della sua personalità e la ricchezza del suo pensiero », e lo si definiva come «un uomo afferrato da Cristo nel profondo del suo
essere, premuroso di onorare allo stesso tempo la fede e la ragione, rispondendo in questo, quasi in anticipo, all'appello di Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura, aprite, spalancate a Cristo le porte, gli immensi spazi della cultura, della civiltà, dello sviluppo"».
Ed eravamo nel 1981...
Se dunque oggi si arrivasse ad una pubblica farlocca e grottesca 'riabilitazione' del Teilhard, sarebbe solo l'esito ovvio e scontato di un lungo lavoro portato avanti dai nouveaux théologiens, ancor più alacremente in questi ultimi 50 anni.
@ bedwere:
Forse è il Prof. Piero Benvenuti, almeno ho trovato solo lui con il titolo di astrofisico nel sito web del Pontificio Consiglio per la cultura, dove lo si definisce "docente di Astrofisica delle alte energie presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e Direttore del Centro di Studi e Attività Spaziale “G. Colombo” della stessa Università. È stato Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e sub-Commissario dell’Agenzia Spaziale Italiana. È docente del Corso “Scienza e Fede” presso la Facoltà Teologica del Triveneto."
http://www.cultura.va/content/cultura/it/organico/consultori.html
Scusatemi tutti...ma devo aggiungere questo...casomai qualcuno di voi qui avete già dato daffare realmente a leggere e a rileggere padre Chardin? Io sí...e sono più cattolico del papa...o dei papi...( ciò che non è affatto oggidì un gran vantaggio lo so...) ma per me, padre Chardin è e rimane e andrebbe considerato un padre della Chiesa del terzo millenio, gnorsì!!!
Un místico d'altíssimo spicco, anche se neppure considerasse sé stesso filosofo o teólogo...
E cosa che non credo che i suoi entusiasti vaticanosecondisti, bergogliani o curiali abbiano perso neppure loro del tempo a decifrarlo, a decodificarlo, ad assorbirlo, a leggerlo e capirlo, sempre a seconda di tutto il magistero precedente, che non sia stato appena sempre a loro sempliciotto profitto e convenienza ed ignoranza modernoide...
"De Lubac è il 'padre' riconosciuto della nouvelle théologie, e quindi anche il 'padre' del Concilio Vaticano II guidato da lui e dagli altri 'nuovi teologi'.
Ma in realtà il de Lubac attraverso la nouvelle théologie intendeva diffondere, seppur in modo poco percettibile, le idee del suo confratello e maestro Teilhard de Chardin, di cui era il seguace più fanatico.
Ne deriva che il Vaticano II è in realtà la quintessenza del teilhardismo, abbastanza mascherata ma non troppo. E che il postconcilio non è altro che una più o meno lenta opera di 'teilhardizzazione' della Chiesa Cattolica."
Sacerdos Quidam,
Ottimo commento! Veramente il pensiero di Teilhard de Chardin è già all'interno della Chiesa grazie al nuovo teologo Henri De Lubac.
È difficile trovare la parola giusta ma in ciò che dice rispetto alla lotta dopo il Concilio la maggioranza a concentrato gli sforzi in combattere il modernismo. Certamente un giusto combatte. Però, al combattere il modernismo la maggioranza sembra avere dimenticato la Nouvelle Théologie. Questa ritorna al modernismo, come mostra il Padre Garrigou Lagrange, ma se legge alcuni autori che accusano il modernismo nella Chiesa vi è un vuoto, percchè quando se parla del modernismo senza considerare la Nouvelle Théologie siamo trasportati al tempo di S. Pio X. Il post-concilio, e ciò che viviamo oggi, prova anche per l'esperienza che il Padre Garrigou Lagrange stava certo. È possibile leggere ciò che lui ha denunciato nel Concilio e negli ultimi 50 anni della storia della Chiesa.
Teilhard era un panteista radicale e per di più scientista
Ecco un saggio del suo panteismo.
Sue deliranti elucubrazioni sul significato "cosmico" della S. Messa [sic]
"Ma la Messa e la Comunione soprattutto, rivelano quanto profondo e universale sia il loro mistero! Quando il Cristo discende sacramentalmente in ciascuno dei suoi fedeli, ora lo capiamo, non è solo per stare [converser] con lui. E'per assimilarlo un po'di più fisicamente a Lui e a tutti gli altri fedeli nell'unità crescente del Mondo. Quando dice, tramite il sacerdote: "Questo è il mio corpo", queste parole oltrepassano infinitamente il pezzo di pane sul quale sono pronunciate: esse fanno nascere l'intero corpo mistico. Grazie all'Ostia transsubstanziata, l'operazione sacerdotale si estende al Cosmo stesso, il quale, viene trasformato gradualmente dall'Incarnazione, mai ultimata, nel corso dei secoli. C'è una sola Messa al Mondo, in ogni tempo: la vera ostia, l'ostia totale, è l'Universo, che il Cristo penetra e vivifica, in modo sempre più intimo. - Dalla più remota origine delle cose sino alla loro imprevedibile fine, attraverso l'agitarsi innumerevole dello spazio illimitato, l'intera Natura subisce la grande Consacrazione, lentamente ed irresistibilmente. Una sola cosa si forma [une seule chose se fait], al fondo, ora e sempre, nella Creazione: il Corpo di Cristo."(TdChardin, Comment je crois, in Oeuvres, 1969, p. 90, traduzione mia).
E' quasi superfluo rilevare che del significato autentico della Messa cattolica non è qui rimasto nulla.
Cfr. Giovanni Paolo II, Encicl. Ecclesia de Eucharistia, par. 8: "Questo scenario così variegato delle mie celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e per così dire cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull'altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla [...] Davvero questo è il mysterium fidei che si realizza nell'Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Cio creatore torna a Lui rendento da Cristo".
Davvero questo, liberazione-incarnazione "cosmica" per tutti, natura e uomini, è il mysterium fidei che si realizza nell'Eucaristia?
PP
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