Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 29 agosto 2011

La Cattolica. Il vero senso dell'«Extra Ecclesiam nulla salus».

Pubblico una parte dell'Epilogo col quale Mons. Gherardini chiude il suo excursus sapienziale su La Cattolica, sulle orme di S. Agostino. [vedi - vedi]
Buona lettura e buon nutrimento di buon "cibo solido", genuinamente e luminosamente cattolico, che ho trovato copioso, ricolma di inatteso stupore e sempre maggiore consapevolezza ad ogni pagina di questo prezioso testo.


[...] 8 - Lungo il percorso ecclesiologico tracciato da Sant'Agostino ci si è imbattuti in alcuni tratti apparentemente impervii, perché collegati a vicende da noi troppo lontane e ad una mentalità che i troppi saccenti dell'epoca moderna hanno ormai da tempo rifiutato. Riprendo perciò la discussione sul principio «Extra Ecclesiam nulla salus», che, pur non appartenendo al santo Vescovo d'Ippona, fu da lui recepito e riespresso in termini analoghi, divenendo più tardi un'idea-luce della tradizione agostiniana, ad incominciare da quel Fulgenzio da Ruspe (n. 468 † 533), il quale elaborò le più luminose illustrazioni del principio stesso. Codesta medesima tradizione s'integrò nella più volte secolare Tradizione cattolica ed alimentò fino a ieri, senza soluzione di continuità, la vita e le decisioni della Chiesa. Il suo Magistero solenne, inoltre, ha effettivamente emesso non pochi asserti direttamente o no riconducibili al suddetto principio, che pertanto negli anni della mia prima formazione teologica era ancor un chiaro ed indiscusso punto di riferimento. Oggi non è affatto chiaro ed è tutt'altro che indiscusso.

Oggi è infatti discusso il principio in se stesso. Si è sensibili ai cosiddetti elementi positivi delle altre religioni e su di essi si fa leva per negar, o almeno attenuare, l'esclusivismo salvifico della Tradizione cattolica. In alcuni casi un tele «esclusivismo» vien esso stesso «escluso» - non è un gioco di parole - da una critica serrata che speciosamente fa leva su Cristo e risolve il problema nella realtà e nelle luce del suo mistero pasquale. Come se il contestato principio fosse alieno da Cristo ed in special modo da quell'unità/unicità di Cristo/Chiesa ch'è il grande messaggio agostiniano del Cristo totale. Ora, se è incontestabilmente vero che la salvezza può conseguirsi mediante la partecipazione al mistero pasquale di Cristo, resta tutt'altro che chiaro come possa darsi una tale partecipazione in circostanze estranee e talvolta perfino contrarie a Cristo. Per esempio, non è raro che l'accennata partecipazione venga oggi condizionata alla mediazione dell'amore. L'amore è infatti una forza d'urto formidabile; chi non ricorda l'agostiniano «Ama, et fac quod vis», se ami puoi fare quello che vuoi? Se non che il «quod vis» di sant'Agostino presuppone l'amore proveniente dallo Spirito Santo, la virtù infusa della carità soprannaturale, e su questa base egli formula icasticamente un altro ben noto principio «Lex itaque libertatis, lex caritatis» (Ep. 167,6,19). La carità che ama Dio per se stesso e tutt'i fratelli per amore di Dio è la liberazione della stessa libertà e diventa in tal modo il «pondus animae»: guida sicura, arbitro efficace, principio fonte e radice di tutte le virtù. Diciamo pure, allora, che l'amore media la partecipazione al mistero pasquale. A condizione, però, che non s'equivochi sull'amore. Nella prospettiva della salvezza cristiana - la quale non è il sentirsi a proprio agio, il raggiungimento della pace interiore, il compimento delle proprie aspirazioni di fondo, ma solamente la liberazione dal peccato ed il conseguimento della vita eterna - non rientra un amore puramente umano, anche se nobile, ma espresso fuori dall'ambito sacramentale. In ultim'analisi, non ci rientra neanche un non meglio precisato amor-di-Dio. Il rimanere nel vago è caratteristico della teologia contemporanea, ma è come la pretesa di friggere con l'acqua. Sì, tutto si risolve nell'amore ed in esso trova la sua più completa spiegazione anche il vecchio aforisma «extra Ecclesiam nulla salus». Ma fintanto che non esco dal vago e dal generico, continuo ad illudermi o ad illudere che si possa friggere con l'acqua.

Chiara la conclusione: l'amore sì, ma quello che:
  1. è il coronamento della fede e della speranza, radicato nella grazia e frutto della medesima;
  2. quello che, infuso nelle profondità dell'essere come dono soprannaturale per la sua origine e per il suo contenuto nel momento della rinascita battesimale, s'abbevera alle fonti del soprannaturale stesso mediante una vita intensamente sacramentale e si traduce in una continuata «obbedienza di Fede» (Rm 1,5; 16,26), ispirandosi al discorso del monte quale «magna charta» del pensare ed agire da cristiani;
  3. quello infine che, in forza dell'identità ed unità di Cristo e della Chiesa, ineguagliabilmente lumeggiata dal grande Ipponense, l'uno contempla nell'altra e solamente in questa riconosce il volto autentico dell'Uomo-Dio, l'adora e lo confessa.
La conseguenza allora è chiara: l'amore non solo non scalza dal suo secolare piedistallo l'«extra Ecclesiam nulla salus», ma, realizzando se stesso nella sola Chiesa, le dà atto d'esser titolare dell'esclusivismo salvifico che il principio in esame le tributa.

9 - Per uno scrupolo di completezza avrei dovuto dilungarmi pure su altri aspetti, e nient'affatto secondari, dell'ecclesiologia agostiniana. Avrei dovuto interessarmi all'intero edificio ecclesiologico costruito dal grande Vescovo d'Ippona, piuttosto che a qualche suo lineamento. Una tematica come quella del corpo mistico non si riduce al solo «Christus totus»; né quella della «Ecclesia permixta» si risolve nella compresenza di buoni e di cattivi in seno alla Chiesa; sarebbe anzi riduttivo anche il risolverla nelle due componenti del «Christus totus» il Capo e il Corpo, l'unico Cristo. Probabilmente Agostino trae dal «corpo bipartito» di Ticonio conseguenze che lo stesso Ticonio non aveva sospettato, essendosi limitato alla dialettica interna d'un'unica «civitas», là dove due son le «città» che per l'Ipponense si distinguono e si trascendono dialetticamente: quella di Dio e quella dell'uomo. Il De Civitate Dei, in effetti, evidenzia tutt'altro che un «corpo bipartito» la cui componente divina divinizza a sua volta quella terrena ed anticipa nella storia un emblema della città di Dio che dura in eterno. Era piuttosto il concetto ticoniano a idealizzar una Chiesa che, nonostante la sua immanente dialettica, è tutta protesa verso la sua forma finale di Chiesa invisibile. In sant'Agostino l'impianto ecclesiologico è diverso: esso prevede, sì, una bipartizione, ma all'interno del Capo e del corpo, di Cristo e della Chiesa, ossia d'un solo ed unico Cristo. Grazie ad una tale unità, la possibilità d'aver accesso alla Chiesa invisibile passa necessariamente attraverso le maglie di quella visibile. Questa, poi, appunto perché corpo di Cristo, non potrà mai esser compiutamente se stessa se costretta in una struttura politica e tanto meno se a supporto di essa è, sì, la «città dell'uomo», non perché prigioniera dell terra ed avvolta nei suoi miasmi mefitici, ma perché congiunta col Capo come suo corpo e tutta soffusa dei suoi divini splendori che la raccordano con la «città di Dio».

Ciò non significa affatto che la compresenza della Chiesa agostinianamente strutturata di santi e di peccatori, allegoricamente raffigurati dalla compresenza nella stessa rete di pesci buoni e di pesci cattivi (Mt 13,4), non costituisca una sorta di «bipartitio». Non nel senso che una tale discriminazione costituisca l'essenza metafisica della Chiesa, ma sempre e soltanto che la stessa «ratio Ecclesiae» comprende la duplice componente del Capo e del corpo. In realtà, la Chiesa che sant'Agostino descrive nel suo esserci storico è insieme la Chiesa dei buoni e dei cattivi, dei santi e dei peccatori. La loro compresenza, però, non è affatto quella di due componenti della Chiesa, le cui due uniche componenti son il Capo e il corpo. È, per così dire, una compresenza esistenziale, priva d'efficacia costitutiva; se infatti ne avesse, il peccato entrerebbe nel costitutivo formale della Chiesa. Se non che, per il grande vescovo d'Ippona il solo pensare che la compresenza dei santi e dei peccatori finisca per contaminare la Chiesa e sfigurare la bellezza del suo volto, è un errore dei donatisti. La Chiesa è e resta, sin alla fine, «il Capo e il corpo, un solo Cristo».

Gesù aveva infatti insegnato che la cernita del grano e del loglio avviene alla mietitura, non durante la loro crescita. Agostino, non senza qualche se e qualche ma legati più alle contingenze storiche che alla chiarezza della dottrina, ne trae la conclusione che anche la separazione dei buoni dai cattivi sarà opera esclusiva di Dio e solo nell'ultimo giorno: certamente non oggi.

In ciò sta pure una caratteristica, che poi è un arricchimento, del La Cattolica: la quale non è solo senza limiti di tempo e di spazio, non solo universale perché di fatto estesa a tutto l'orbe cattolico. né solo perché portatrice d'un messaggio immutabile nel tempo di fronte a qualsiasi forma di cultura e livello di civiltà, ma anche in quanto ha le braccia aperte a tutti per esser di tutti la santa madre Chiesa.

Per una migliore comprensione, riferita anche alla situazione del nostro tempo, devo aggiungere che sant'Agostino ricordò ad eretici e scismatici che la vera Chiesa di Cristo, oltre a non essere infettata dal peccato dei suoi figli, neppure è frazionata dalle lacerazioni della sua veste. Per l'unità della Fede minacciata dall'errore e l'unità della Chiesa alle prese con lo scisma, la sua esistenza fu tutta un fervere di iniziative: concili parziali e plenari, lettere, scritti e trattati, non solo perché risaltasse agli occhi di ognuno quanto difformi dalla retta Fede e dalla sacra Tradizione fossero le posizioni dei suoi oppositori, ma anche e soprattutto perché più limpido potesse apparire allo sguardo di tutti il volto della Chiesa e perché tutti potessero riconoscere in esso il volto di Cristo.
Il problema di oggi è che oppositori ed eretici sono diventati, rispettivamente, interlocutori e addirittura inclusi canonicamente in essa, con la conseguenza di grande confusione e disorientamento, da cui possiamo uscire solo attingendo agli autentici Maestri come Agostino e alle vigili Sentinelle come Mons. Gherardini, col persistente aiuto della Grazia che riceviamo rimanendo fedeli alla nostra Madre Chiesa portatrice della Presenza del nostro Signore, al quale in primis va ogni onore e gloria ora e sempre.

4 commenti:

Icabod ha detto...

Questo testo è esemplare. Mi ha chiarito definitivamente l'esatto significato ed estensione della Chiesa come "corpo mistico" di Cristo.

Catholic Mission ha detto...

Thursday, December 8, 2011
CONFERENCE OF CATHOLIC BISHOPS OF ENGLAND AND WALES AGREE THAT THERE IS NO VISIBLE BAPTISM OF DESIRE : breakthrough in salvation dogma, back to centuries old interpretation.

Daphne McLeod’s statement over time to reverberate throughout Catholic Church

The Conference of Catholic Bishops of England and Wales (CCBEW) agree there is no visible baptism of desire, it is learnt, they are not to issue a denial.They are in agreement with the statement of the English school teacher. Daphne McLeod said that there can be those saved in invincible ignorance and the baptism of desire and this does not contradict the dogma extra ecclesiam nulla salus.She was not talking theology but making a simple common sense observation.The English bishops have no clarification to issue on her statement and neither on that of the Southwark Vocation Director Fr.Stephen Langley.It follows that implicit baptism of desire and those saved in invincible ignorance are not exceptions to the dogma extra ecclesiam nulla salus.

continued

Catholic Mission ha detto...

continued
In the Letter of the Holy Office 1949 to the Archbishop of Boston ,Pope Pius XII referred to ‘the dogma’, the ‘infallible teaching’.The dogma indicates all non Catholics need to convert into the Catholic Church for salvation (to avoid Hell). The dogma does not mention any exceptions such as the baptism of desire or invincible ignorance.Since they are implicit and not visible to us they cannot be defacto exceptions.


So Lumen Gentium 16 (invincible ignorance/good conscience) is not an exception to the dogma.It does not contradict the centuries-old interpretation of outside the church there is no salvation.


In principle (de jure) it is accepted that there can be people saved with the baptism of desire, invincible ignorance, good conscience, imperfect communion with the church, ‘the seeds of the Word’(Vatican Council II). De facto we do not know any such case and so they do not contradict the dogma.They do not contradict the interpretation of the popes, saints and Fr.Leonard Feeney of Boston, who was not excommunicated for heresy. The excommunication of this courageous priest, was lifted during his lifetime without him having to recant.He was disobedient to the Archbishop of Boston who suggested that there was an explicitly-known baptism of desire which was an exception to the dogma.


The Archbishop rejected the traditional defacto-dejure analysis of magisterial texts and used an irrational defacto-defacto philosophical model.


In principle (dejure) we can accept that ‘God has bound salvation to the sacrament of Baptism, but he himself is not bound by his sacraments (CCC 1257).’ and ‘ the fruits of Baptism without being a sacrament '(CCC 1258) can be there. These cases are not explicitly known to us. De facto we do not know any such case on earth.


In principle,dejure we can accept that ‘the Church has always held the firm conviction that those who suffer death for the sake of the faith without having received Baptized are baptized by their death,’(CCC 1258) in reality only God can judge these cases. They are de facto known only to God.


Catechumens in principle can receive salvation which ‘ they were not able to receive through the sacrament’ if they die before receiving the baptism of water’(CCC 1259). We accept this dejure. De facto we do not know any case so it does not contradict the dogma or Ad Gentes 7 which says all need to enter the Church with Catholic Faith and the baptism of water.


In principle, dejure ‘every man who is ignorant of the Gospel of Christ and of his Church, but seeks the truth and does the will of God in accordance with his understanding of it, can be saved ‘(CCC 1260). De facto the ordinary way of salvation is Catholic Faith with the baptism of water (Ad Gentes 7, Lumen Gentium 14).

continued

Catholic Mission ha detto...

continued
In principle we do not exclude from salvation ‘ all united to the Church only by implicit desire’ (Letter of the Holy Office 1949) and ‘reprove...those who falsely assert that men can be saved equally well in every religion’ i.e every one with no exception needs to convert into the Catholic Church for salvation and there are defacto no exceptions.(Letter of the Holy Office 1949, (cf. Pope Pius IX, Allocution, , in , n. 1641 ff.; also Pope Pius IX in the encyclical letter, , in , n. 1677).


Nowhere in the Letter of the Holy Office is it said that the baptism of desire is visible and so an exception to the dogma extra ecclesiam nulla salus.Neither does Vatican Council II or the Catechism of the Catholic Church make this claim.


The Letter is affirming 'the dogma', the 'infallible statement'i.e the ‘strict interpretation’ of outside the church there is no salvation. It was defined ex cathedra and so it is 'infallilble'. The Letter also affirms implicit baptism of desire. If implicit baptism of desire is considered explicit and known to us, then the Letter would contradict itself.This would be an irrational defacto-defacto analysis.



Similarly Lumen Gentium 14 says everyone needs to enter the Church, ‘the necessity of faith and baptism’.Lumen Gentium 15 and 16 refer to those saved implicitly and who are not formal members of the Church. They can be saved of course in principle and are defacto not known to us.Specific cases are known only to God. Since they are not explicitly known to us they do not contradict Lumen Gentium 14.Here we are using the defacto-dejure analysis.


If you considered implicit salvation as explicitly known to us then Lumen Gentium 15-16 would contradict Lumen Gentium 14. This would be the defacto-defacto reasoning.



Fr.Leonard Feeney was saying that every one de facto needs to enter the Church for salvation and in principle we do not know any exceptions of the baptism of water etc.

The English Cardinals and bishops recognize that every one needs to enter the Church for salvation and there are no visible cases of the baptism of desire. So those saved with the baptism of desire or in invincible ignorance are not exceptions to the dogma extra ecclesiam nulla salus.
-Lionel Andrades
December 8, 2011. Feast of the Immaculate Conception.
http://eucharistandmission.blogspot.com/2011/12/conference-of-catholic-bishops-of.html