“Voi siete il sale della terra”.
Analisi dello scivolamento di Comunione e Liberazione verso lo “spirito di questo secolo”
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore,
con che cosa lo si potrà render salato? (Mt, 5, 13).
con che cosa lo si potrà render salato? (Mt, 5, 13).
Se c’era un’obiezione che al Movimento di Comunione e Liberazione non si poteva proprio avanzare era che mancasse di incisività. Fin dalla nascita CL si è distinta per un impegno nel mondo continuo, per un giudizio, in questa epoca di scristianizzazione, sempre coraggiosamente controcorrente, costantemente contraria a quello sterile “sentire comune” che è l’espressione endemica di ciò che Giussani chiama “il potere”. L’unità del Movimento di CL è stata il frutto del metodo educativo di Giussani; esso ha sempre insegnato da una parte a impegnarsi nel mondo, a portare Cristo e la visione cristiana per le strade del mondo, e dall’altra a “non essere come tutti”, a non pensare “come tutti”. Tutto ciò non per un ideologico anticonformismo, ma per la constatazione che la vita Cristiana cambia l’ontologia stessa della persona, per cui si smette di essere “come tutti”, come tutti quelli che cristiani di fatto non sono, cioè, nella nostra epoca, la stragrande maggioranza. Maggioranza che purtroppo condiziona la vita e i modi di pensare anche degli stessi cristiani.
In particolare tutto questo è sempre stato vero nella dimensione pubblica del Movimento, a livello civile e a livello ecclesiastico, e ha sempre generato giudizi originali, che mai si arrendevano al conformismo o, peggio, al politicamente corretto. “Vagliate tutto e trattenetene il valore”: con tutti rapportarsi, ma giudicare sempre partendo da Cristo. Questo significa innanzitutto essere il sale della terra.
Addolora molto dirlo, ma negli ultimi tempi il Movimento di Comunione e Liberazione ha perso gran parte del suo mordente civile: a livello pubblico la sua posizione, nei fatti, è andata gradualmente scivolando verso “ciò che pensano tutti”, verso “lo spirito di questo secolo”.
Viva il nonno di tutti gli italiani!
Viva il nonno di tutti gli italiani!
Il primo segnale di questo si è mostrato nel corso del Meeting 2011, in cui Napolitano è stato fragorosamente, lungamente, ripetutamente applaudito. È chiaro che un’accoglienza cortese a tutti è dovuta, ma qui stiamo parlando di ovazioni, di lodi ed elogi sperticati, di una teoria di “pezzi grossi” del Meeting e del Movimento ad accogliere supini il presidente con sorrisoni a trentadue denti! Ad accogliere un uomo che per tutta la vita non ha fatto altro che lottare tenacemente per la dittatura, l’oppressione, la scristianizzazione(1). E che, di ciò non pago, appena due anni prima si era tirato indietro al momento di impedire l’assassinio di Eluana Englaro, di fatto contribuendovi in maniera decisiva. Perché è avvenuto tutto questo? Be’, al di là di un qualche calcolo “politico” che certamente ci sarà stato, e che in sé non mi scandalizza (siamo tutti peccatori), ciò che trovo preoccupante è l’abbassamento al “politically correct”: tutti dicono che Napolitano è buono e caro, che è degnissima persona, anche i ciellini lo devono dire; tutti lo accolgono con grande entusiasmo, anche i ciellini lo devono fare; tutti ritengono che Napolitano sia il grande nonno di tutti gli italiani, anche i ciellini lo trovano un buon nonno. Salvo poi, usciti dall’incontro con l’applauditissimo Napolitano, magari nel corso dello stesso Meeting, commuoversi ascoltando la storia di qualche malato in stato vegetativo accudito da un Padre Aldo o seguendo una mostra sulle vittime del comunismo. È stato il punto più basso della storia del Meeting, per cui alcuni volontari si sono vergognati di indossarne la maglietta!
Mi raccomando, siate educati con l’Amico del Popolo!
La deriva di appiattimento al pensiero comune è continuata nel corso Meeting del 2012. La vulgata che hanno cercato di riversare nelle teste degli italiani dice che nel corso dell’anno 2012 è giunto tra noi l’Amico del Popolo, un salvatore della Patria, e questo salvatore si chiama Mario Monti. E di nuovo è stato invitato al Meeting, questo salvatore della Patria, questo “zio di tutti gli italiani” messo sul trono da re Giorgio. E giù nuovi applausi scroscianti, giù elogi sperticati con solita schiera di Guarnieri & Vittadini in adorante accoglimento, con quest’ultimo che addirittura esprime apprezzamento a Monti parlando in prima persona plurale, come se stesse riportando l’opinione ufficiale del Movimento (episodio giustamente stigmatizzato da Socci) (2), e permettendosi di paragonare l’euro alla Madonna! E ancora, come con re Giorgio, applausi da spellarsi le mani (andatevi a vedere i filmati) da parte di uditorio in stragrande maggioranza ciellino o prossimociellino. Mi permetto di infrangere questo dorato idillio con una domanda: chiedo rispettosamente che cosa abbia fatto l’Amico del Popolo, l’ottimo Salvatore della Patria, per essere tanto apprezzato dai cattolici, ciellini in particolare. Che cosa giustifica quegli applausi?
Da sempre CL batte per la libertà di educazione, per il sostegno alle scuole libere, per il principio di sussidiarietà inteso come principio di libertà. Qualche anno fa girava lo slogan “mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare”. Lo sanno Vittadini, e i pezzi grossi del Meeting, e la massa plaudente, che grazie a Monti decine di scuole libere hanno chiuso o rischiano di chiudere? Che centinaia di attività sussidiarie e no profit, stanno soffocando (3)? No, signori, non “a causa della crisi economica”, ma proprio “a causa del signor Monti”, che per sua stessa ammissione la crisi l’ha aggravata (4)! Perché costoro hanno applaudito con fragore colui che nell’ultimo anno ha fatto chiudere il maggior numero di istituti cattolici dai tempi delle soppressioni napoleoniche? La risposta, purtroppo, è evidente; non è spiegabile con un semplice calcolo politico. La risposta ha nome “conformismo”, la pigra viltà del conformismo. Tutti in Italia pensano che Monti sia il Salvator Patriae, di conseguenza lo devono pensare anche i ciellini. Tutti in Italia pensano che il suo governo abbia “intrapreso la strada giusta”, “preso decisioni importanti”, lo devono pensare anche i ciellini. Nulla importa se quello che costui ha fatto è andato in senso diametralmente opposto alle concezioni sociali, civili, pubbliche cui da decenni il Movimento educa! “La gente” applaude il sobrio Monti, i “buoni italiani” applaudono lo zio Monti, i ciellini in quanto buoni italiani devono anch’essi applaudire il caro Monti, ritenere Monti positivo, perché è questo il retto comportamento da buoni cittadini, da signori bene educati, non vorranno mica dar prova di mala creanza osando pensare che Monti non sia l’Amico del Popolo? Andiamo, non siamo mica dei cafoni!
Il conformismo civile genera conformismo ecclesiastico
Ahimé, a questo appiattimento al conformismo generale della dimensione pubblica non è risultato immune neppure lo stesso Carrón. Il quale in morte del Cardinal Martini ha scritto una lettera (5) cercando acrobaticamente di salvare il pochissimo di salvabile di un uomo di Chiesa che con un gioco di parole tanto malizioso quanto odioso ha osato definirsi “l’ante Papa” (6)! Dopo che tutto l’insegnamento di Giussani era centrato sull’affermare che incontrare Cristo, seguire Cristo coincide con la più profonda aspettativa del cuore umano, coincide con la felicità, la lettera di Carrón ha esaltato un uomo che ha detto frasi del tipo “sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano”. Di nuovo esattamente, diametralmente l’opposto della pedagogia del Movimento, tra l’altro, in uno dei suoi fondamenti! Perché? Perché Carrón è stupido? Certamente non lo è. Tenendo a mente questa tendenza all’appiattimento, di nuovo è un ulteriore passo verso il velenoso conformismo: tutti dicono che Martini è il campione del dialogo, il campione dell’ecumenismo, anche i ciellini lo devono dire, ça va sans dire. Anche se la verità sta da tutt’altra parte, e basta leggere quanto Martini ha scritto, soprattutto negli ultimi dieci anni, per rendersene conto: sempre e costantemente a lavorare “pro domo illorum”. Ecco dunque che la vita pubblica di CL è stata infettata anche dal conformismo ecclesiastico, in questo caso motivato con ogni probabilità dalla necessità di blandire certe alte sfere ecclesiali progressistoidi; dalle quali poi, poco tempo dopo il buonista elogio di Martini, è effettivamente calato qualche riconoscimento.
Strasburgo val bene una Messa
Il culmine del triste spettacolo di massificazione civile del Movimento lo si è tuttavia veduto nelle elezioni politiche di Febbraio 2012, innanzitutto con il vergognoso comportamento di Mario Mauro. Chissà chi si ricorda come Mario Mauro ha costruito gli albori della sua carriera politica. Io me lo ricordo: correva l’anno 1998, il comunista Berlinguer imperversava all’istruzione, e Mauro lottava contro il suo distruttivo progetto di riforma e per il riconoscimento delle scuole libere. Le scuole libere, già, il giusto nome delle scuole private. Mauro infiammava le platee proclamando “difendiamo il futuro!”, mentre centinaia di genitori e studenti vestivano t-shirt con lo slogan “Io sono per la libertà delle scuole e nelle scuole”. Quindici anni dopo che cosa stiamo vedendo? Mario Mauro che si schiera in maniera bulgara a favore di Monti, senza fare alcun genere di distinguo, definendo Monti “il nuovo modo di far politica” (7). Un’affermazione che ha veramente il sapore di presa in giro: forse Mauro non si è accorto che questo “nuovissimo” signore (mai legittimato da alcun voto popolare), ha quasi settant’anni, è da trentadue anni che riceve incarichi da parte di commissioni parlamentari e governi (senza mai essersi dovuto prendere la seccatura di condurre una campagna elettorale), ed è da quasi vent’anni che bazzica stabilmente le istituzioni europee… Si è visto Mauro plaudire all’Attila delle scuole libere, e in questo calpestare tutto ciò che si era incaricato di difendere. E, peggio, abbiamo visto CL non prendere posizione su questo, restare attendista, restare possibilista. E il “mandateci in giro nudi ma lasciateci la libertà di educare” dove è andato? Questo criterio basilare, imprescindibile, fondamentale, più importante dei vestiti, dov’è andato a finire? O ci si prendeva in giro ieri, o ci si sta prendendo in giro oggi, tertium non datur! Mauro, lo sai quante scuole ha fatto chiudere la barbarica politica di Monti? Comunque il comportamento di Mauro ha un’importanza relativa: è il silenzio di CL su questo che è desolante. CL, se ci sei batti un colpo!
Piccola antologia del conformismo civile
Per poter dire che una cosa è conformista, tuttavia, occorre avere un “metro di conformismo” con cui confrontarsi. Per arrivare a dare i giudizi che ho dato ho tenuto a mente una serie di espressioni retoriche e “politicamente corrette” che ora riporto, come se fossero un manifesto, un sillabo del conformismo politico italiano degli ultimi due anni. Sono tutte espressioni totalmente prive di pregnanza, prive di giudizio, perché sono espressioni che tutti, di tutte le estrazioni e tutti gli schieramenti politici, ben conoscono e impiegano e su cui tutti concordano. L’informazione, l’illuminazione, l’interesse che esse portano è perciò nullo, sono il piattume più totale. Eccone qui la breve antologia commentata:
- “consapevoli della gravità del momento” (perché, forse c’è qualche addormentato che ritiene che viviamo un momento roseo?);
- “confronto sincero e costruttivo” (e invece come dovrebbe essere il confronto, forse “menzognero e distruttivo”?);
- “proposte sostenibili” (importante specificarlo, non sia mai che qualcuno pensi che si possano avanzare proposte insostenibili);
- “rispettose della singola persona” (con tutti i politici che dicono “io sono contro la dignità delle persone” bisogna pur specificarlo);
- “i sacrifici fatti da famiglie e imprese” (oh, chi è quel cuor di pietra che non apprezza i sacrifici?);
- “l’Italia in Europa” (l’Italia è in Europa, quanta sagacia in questa osservazione!);
- “la sfida è grande” (traduco in italiano normale “siamo nella palta!”);
- “ma può trasformarsi in un’occasione” (l’artificio retorico più vecchio del mondo “è una difficoltà… ma anche un’opportunità”, ah, il “maanchismo” di veltroniana memoria…);
- “le esigenze di una convivenza veramente umana” (ma perché, c’è qualcuno che dichiara di impegnarsi per una convivenza veramente disumana? Perfino gli alfieri della morte, i radicali, lo dicono);
- “imprenditorialità aperta” (forse perché qualcuno propugna un’imprenditorialità chiusa?);
- “politica per la famiglia” (questa è bellissima: tutti, perfino Vendola, dicono di voler fare politiche per la famiglia. Ma QUALE famiglia?);
- “riforma del sistema scolastico”, “semplificazione burocratica”, “abbassamento del carico fiscale”, “riduzione della spesa pubblica” (questi sono i magnifici quattro: c’è forse qualcuno che dice che non bisogna abbassare il carico fiscale? Che non bisogna riformare la scuola e la burocrazia? O che propone di aumentare il debito dello Stato?);
- “dare al nostro Paese una prospettiva nuova” (mica una prospettiva vecchia, no, una nuova, è tutta un’altra cosa, da una prospettiva nuova si gode tutto un altro panorama, e che diamine!);
- “le scelte prese al di fuori di un dialogo […] con l’unione europea non possono rispondere alle sfide che ci attendono” (anche questa è bellissima…. di nuovo parlare del dialogo, come se un dibattito fosse da solo in grado di risolvere qualcosa, e l’incensata all’UE, che sta bene e piace a tutti);
- “convergenza di uomini e donne” (mamma mia, il politicamente corretto dei sessi! Lezione di lingua italiana: “uomo” significa innanzitutto “essere appartenente alla specie umana”, chiaro?);
- “vecchie forme di corporativismo e clientelismo” (ma se perfino la CGIL dice di essere contraria al corporativismo!);
- “coesione forte” (né più né meno che una tautologia, come dire “coesione coesa”)
Forse qualcuno l’ha già intuito: questa sequela di espressioni strausate e abusate vengono tutte da un unico testo, che, per l’appunto, sembra scritto al preciso scopo di racchiudere in sé tutto il più trito conformismo e la più vacua retorica del dibattito civile di questi tempi. Così, nel triste spettacolo della (non) posizione del Movimento alle ultime elezioni politiche, ha toccato vertici di sublime mediocrità il comunicato della Compagnia delle Opere “Un bene per l’Italia, un bene per l’Europa” (8). Compagnia della Opere che, se certo non coincide con CL, certamente è, o dovrebbe essere, fondata sulla pedagogia di Giussani. Al di là di un generico richiamo di circostanza alle “radici cristiane” (relegato a una frase… la penultima) e a quel principio di sussidiarietà che è la bandiera stessa della CDO, non v’è ombra di giudizio originale. Peggio, si elogia il governo Monti perché ci avrebbe fatto riconquistare la “credibilità internazionale”. Già, è esattamente l’opinione di tutti, “Materazzi aveva ragione e Zidane torto”, “non esistono più le mezze stagioni”, “Monti ci ha ridato credibilità internazionale”, “vent’anni vengono una volta sola”. E il medesimo comunicato arriva a rasentare il ridicolo quando elogia lo stesso governo Monti per il “tentativo” (sic!) di razionalizzare la spesa pubblica! Sì, provateci voi ad andare dal vostro capo e dirgli “dammi un aumento, perché ho fatto un tentativo di migliorare l’azienda (anche se non ce l’ho fatta)”, vediamo come vi risponde! Comunicato che dal ridicolo sfuma nel tragico, quando mostra che un’associazione di imprenditori non si è resa conto, o vuole mostrare di non rendersi conto, delle mille imprese che ogni giorno sono fallite nel mentre che l’Italia è stata governata da Monti… Cara CDO, dove sta l’originalità del vostro giudizio? Che cosa proponete? E soprattutto, voi che cosa avete a cuore? Perché dal comunicato sulle elezioni, pieno di affermazioni buone per tutto e tutti, al di là di un generico buonismo non si vede niente!
La volpe e l’uva
Ha gettato un po’ di scompiglio in CL il fatto che per la tornata elettorale di Febbraio 2013 il Movimento non abbia indicato una posizione ufficiale ai propri appartenenti. Così facendo, di fatto, è come se si dicesse che nessuno merita veramente fiducia. Be’, guarda caso è esattamente ciò che tutti dicono dell’attuale situazione politica: che fa schifo, che non ci si può fidare di nessuno, eccetera. Ecco che lo sta dicendo anche il Movimento. Cioè CL ha esattamente lo stesso giudizio di tutti quanti, si è potentemente massificata. E quel che è peggio è che si ammanta questa ignavia con bei discorsoni sulla necessità di una presa di posizione personale riguardo la politica, su quanto sia opportuno questo momento come occasione per esercitare un giudizio del tutto personale. Insomma, si pretenderebbe di fare di necessità virtù! Potrebbe anche essere un discorso ragionevole, ma allora perché mai lo si fa adesso, e non nelle scorse tornate elettorali? Perché il richiamo a una presa di posizione personale, necessaria per via di una non presa di posizione ufficiale, si fa ora che, guarda caso, tutto è più ingarbugliato, e non si è fatto negli scorsi tempi quando tutto era più chiaro? Sarebbe stato molto, molto più serio e convincente. Ora, guarda, caso, proprio quando la situazione è più complessa, non si prende una posizione ufficiale, e si riveste questa mancanza di scelta di una valenza pedagogica “ah, è per spronarvi a prendere una posizione personale”. Sarò malizioso, ma a me ricorda tanto la favola della volpe e l’uva…
C’è una persona da ammirare, forza, da bravi, diciamo tutti assieme che l’ammiriamo
Pochi mesi dopo questa splendida prova di ipocrisia, il movimento di CL, proprio per bocca di Julián Carrón, ha inforcato quello che è stato forse il peggior episodio di tutta la sua storia. Come ultimo atto degli annuali esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione lo stesso Carrón ha letto uno sconcertante telegramma in cui, a nome dei ventiquattromila aderenti alla Fraternità, si esprimeva Giorgio Napolitano a fresco di rielezione una “ammirazione per la sua persona” (9). Bovina reazione di applausi da parte dei più, perplessità e silenzio da parte di molti. Di nuovo, come sopra, lodi a re Giorgio, al signor Napolitano alfiere della scristianizzazione e dell’oppressione. Ma ora c’è di più. Carrón a nome di tutti ha ufficialmente dichiarato di apprezzare la persona di costui! In base a che cosa si giudicherebbe ammirabile la persona di uno che ha lavorato per la distruzione della libertà, del cristianesimo, della civiltà per settant’anni? Si badi, Carrón non si è limitato a dire che apprezza ciò che ha fatto – e riconosco che oggettivamente ha risolto una situazione che poteva essere ben peggiore, in cui si sarebbe potuto avere al Quirinale Erode-Bonino o il demoniaco Rodotà – non ha detto che ammirava il gesto, ha dichiarato di ammirare la persona! E lo ha detto a nome di tutti gli aderenti alla Fraternità! Che io sappia “ammirazione alla persona” è un’espressione mai usata neanche per il Papa: in genere si è sempre parlato di “ammirazione per il magistero”, “ammirazione per l’insegnamento e per l’esempio dati”, ecc. Casomai il Reverendissimo don Carrón non l’avesse chiaro, chi è andato agli esercizi ci è andato per sentir parlare di Gesù Cristo, non per ascoltare le lodi della persona del comunista Giorgio Napolitano!
Di più, qui si giunge alla più completa schizofrenia! Fino a due mesi prima, come ho detto, l’ordine di scuderia del Movimento era la necessità di una posizione personale riguardo gli aspetti pubblici, riguardo la politica. Molti non avevano ancora archiviato tra gli scaffali della libreria il numero di Tracce per le elezioni, la cui copertina recava il titolo a caratteri cubitali “Decido io”; in quei momenti molti avevano ancora nelle orecchie l’ammonimento, proveniente da Carrón in persona, lanciato nel corso di quegli stessi esercizi stessi, in cui egli stigmatizzavano proprio i comportamenti massificati all’interno di CL in cui egli richiamava la necessità di un paragone personale. E al termine di tutto questo, Carrón compie un’ardita inversione a U ritienendosi in diritto di esprimere la suddetta opinione! Schizofrenia pura: anche se fosse vero che la persona di Napolitano fosse da ammirare, giungere ad affermarlo sarebbe un percorso del tutto personale, secondo il fondamentale principio della vita comune cristiana In omnibus caritas, in necessariis unitas, in dubiis libertas. Non essendo evidentemente il giudizio su Napolitano materia di Fede, è certamente materia “di dubbio”! Siamo in presenza della più completa diseducazione alla ragione, il tutto avente lo scopo di aggregarsi ai rivoltanti peana nei confronti dell’inqualificabile persona (da un punto di vista cristiano) del signor Giorgio Napolitano. Il tutto per dire ciò che dicono tutti, per fare a gara con tutti a dare i giudizi che danno tutti! E sull’altare di una qualche captatio benevolentiae si immola perfino l’uso della ragione, nuovamente dicendo oggi “nero” quando fino a ieri si diceva “bianco”.
La fucilatrice di Butovo
Al Meeting dell’anno 2013 ha avuto grande rilevanza una mostra che ripercorreva il martirio della Chiesa Ortodossa Russa sotto le persecuzioni comuniste (10). Uno degli episodi più tragici, cui nel corso della mostra e del Meeting sono stati dedicati degli specifici approfondimenti, furono le fucilazioni avvenute nel sobborgo moscovita di Butovo, nel corso delle quali si calcola che furono passate per le armi circa 70000 persone, in gran parte religiosi (11) . Le fotografie degli aguzzini, dei soldati, dei graduati, degli ufficiali (fucilatori uomini e fucilatrici donne) che ogni giorno passavano per le armi centinaia di persone innocente, erano riprodotte sui pannelli della mostra, rivestiti delle loro divise d’ordinanza, le armi ancora in pugno. Essi non erano moltissimi: è lecito supporre che chi eseguisse materialmente il “lavoro” fossero solo alcune decine di soldati… ognuno, perciò, aveva direttamente sulla coscienza un migliaio di persone, o poco più, uno, due, dieci, venti, cento, trecento, mille persone innocenti trapassate da proiettili lanciati su pressione del proprio dito. Vecchi malati ultraottantenni, ragazze adolescenti, padri di famiglia, e anche bambini.
In una manifestazione siffatta, che presenta con realismo e crudezza una storia simile, sarebbe possibile scovare uno di quei soldati, uno di quelli, magari una delle donne, una fucilatrice, ancora viva dopo tanti anni, e chiamarla a presentare il Meeting stesso? Lei testimonial del Meeting pur sapendo che non solo ha sulla coscienza un migliaio di persone ma, mettiamo, non sia pentita di aver trucidato mille innocenti, anzi, sia ancora convinta, ancora pienamente fiera di aver compiuto il suo gesto, ancora apertamente disposta a rifarlo, se solo ne avesse occasione, ancora fervida sostenitrice di tutti i fucilatori odierni… Sarebbe possibile? Parrebbe un’assurdità, un’aberrazione di cattivo gusto… in effetti no, esattamente questo non è accaduto. A presentare il Meeting non è venuta propriamente una fucilatrice di Butovo, ma una donna che, per sua stessa ammissione, ha eliminato CON LE SUE STESSE MANI MILLE NASCITURI! E, non paga di ciò, ha organizzato una struttura che ne ha sterminati altri diecimila! (12). Questa persona, così come allora i fucilatori di Butovo, non solo non ha pagato per le proprie azioni, ma oggi ha raggiunto i massimi onori, ricoprendo la carica di Ministro degli Esteri. Per questo, e solo per questo, un’altra schiera di “pezzi grossi” del Movimento CATTOLICO di Comunione e Liberazione (Vittadini, Mauro, Guarnieri) si sono detti “onorati” di averla a presentare il Meeting, le hanno stretto la mano (sì, signori, quella stessa mano che PER MILLE VOLTE ha SOPPRESSO BAMBINI nel grembo materno, quella stessa mano che è ancora FIERA di ciò che ha commesso, QUELLA MANO AVETE STRETTO sorridendo, PROPRIO QUELLA). No, non stiamo parlando della cristiana accoglienza, che a tutti è dovuta, non stiamo parlando di un invito al Meeting allo scopo di mostrarle la bellezza dell’esperienza cristiana, cosa doverosa per qualunque cristiano, affinché essa si converta, prenda coscienza del male gigantesco che ha commesso e, magari, salvi la sua anima! Qui stiamo parlando di accoglierla a presentare il Meeting, dicendosi onorati di averla tra sé, ecc. ecc. E in ciò Guarnieri&co. hanno calpestato tutto il lavoro di migliaia di volontari, che da decenni costruiscono il Meeting mossi soltanto dall’entusiasmo di mostrare la bellezza del cristianesimo. Questo era il Meeting. Oggi la Guarnieri&soci l’hanno ridotto a fare da servitore ai soppressori di nascituri. Chissà che un giorno Dio, circondato dalle anime dei mille bambini vittime della suddetta, chieda conto anche di questo…
Il sale della terra
Ci sarebbero altri episodi da ricordare. Uno di questi è il pilatesco disimpegno riguardo la legge sulla cosiddetta “omofobia”. Proprio all’interno del Movimento su di essa si è formata una sorta di omertosa ignavia, come può testimoniare la profondissima mancanza di conoscenza della vicenda da parte della stragrande parte degli ciellini, ignoranza del tutto fuori dalla norma in un Movimento che ha fatto dell’impegno con il mondo una specifica del proprio carisma. Ignoranza dovuta, tra l’altro, al fatto che l’argomento, all’interno dei vari gruppi di riflessione e scuola di comunità, è stato accuratamente evitato, quasi che i responsabili avessero avuto l’esplicita indicazione di non trattare la questione. Ora però non mi dilungo ad analizzare anche questo: ritengo che il quadro che emerge dall’insieme dei fatti analizzati sia sufficientemente dettagliato. Se si guarda tutto ciò da una prospettiva, per così dire, teologica, può risultare addirittura indicativo come nei tempi scorsi CL sia stata scossa da alcune iniziative giudiziarie nei confronti di alcuni suoi membri che rivestono cariche politiche o imprenditoriali. A mio parere, è assai probabile che la gran parte di tali provvedimenti non sia realmente motivata, bensì frutto di odio e calunnia nei confronti di chi si è speso, pur con tutti i limiti, a portare una visione cristiana nella vita pubblica. Anche qui non c’è da stupirsi: Nostro Signore ha promesso che il mondo avrebbe odiato i suoi seguaci: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato Me.” (Gv 15,18). Questo è il primo motivo di persecuzione dei cristiani: l’aver portato Cristo al mondo.
C’è tuttavia un secondo comportamento per il quale Nostro Signore ha promesso scherno e persecuzione: questi saranno il trattamento del cristiano ignavo, del cristiano conformista, che ha smesso di portare la bandiera di Cristo “segno di contraddizione”. Purtroppo i segni che ho visto nella vita pubblica di CL degli ultimi due anni vanno in tale direzione. Se questo è, e mi sembra evidente che sia, non si prospetta un buon futuro per il Movimento, e ciò è in gran parte dovuto alle scelte che sono state fatte, volte all’appiattimento e all’inaridimento. Se dunque non si cambiasse rotta, già sappiamo ciò che alla lunga attenderebbe il Movimento: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.” (Mt 5,13)
P. J.
- Una sintesi su chi sia il signor Napolitano l’ha fatta Antonio Socci qualche anno fa nell’articolo intitolato “Mio padre minatore e Napolitano” http://www.antoniosocci.com/2010/09/mio-padre-minatore-e-napolitano/
- http://www.antoniosocci.com/2012/08/ma-il-cuore-di-cl-non-batte-per-i-banchieri-se-vittadini-incensa-monti-e-questo-con-una-gaffe-equipara-mammona-alla-madre-di-dio/
- http://www.tempi.it/la-vera-storia-dellimu-al-no-profit-tasse-sulle-opere-di-bene
- http://www.ilgiornale.it/news/interni/monti-si-costituisce-ho-aggravato-crisi-836643.html
- http://www.corriere.it/cronache/12_settembre_04/martini-cl-carron-addolorato_8e78f1e4-f66b-11e1-ac56-9abd64408884.shtml
- http://www.uccronline.it/2012/09/04/la-morte-del-card-martini-grande-uomo-rasente-al-precipizio-senza-mai-cadere/
- http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/intervista_marioMauro.aspx
- http://www.cdo.org/Portals/0/Elezioni/CDO_volantinoElezioni2013-web.pdf
- http://it.clonline.org/comunicati-stampa/default.asp?id=439&id_n=20091
- http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=5678
- http://www.russiacristiana.org/neArchivio/ne2_01/butovopadre.htm
- http://www.imolaoggi.it/2013/07/08/cattolici-al-capolinea-emma-bonino-presenta-il-meeting-di-rimini
58 commenti:
In tema ...
http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/01/il-sentimento-religioso-esiste-la-dove.html
Parlare di sfascio di Comunione e Liberazione mi pare un po' eccessivo, bisognerebbe conoscere bene la base di questo movimento ecclesiale e le sue tante opere culturali, caritative e missionarie per comprendere come non sia un blocco monolitico. anzi è stato sempre pervaso da un'anime critica verso le distorsioni descritte dall'articolo di riscossa cristiana. lo stesso autore dell'analisi è un appartenente a Comunione e Liberazione e molti aderenti hanno chiaro quello che è il vero carisma di questa aggregazione laicale e quello che in alcune parti di essa e in parte nei vertici accade e si pensa. ed è cosa molto dibattuta e approfondita tra le persone, piuttosto in questi anni si sono creati degli ambiti di responsabilità e di leadership che sono divenuti impermeabili alle istanze di maggiore autenticità. La presenza di don Giussani riusciva a ricomporre nell'unità e in un giudizio maggiormente meditato e aderente all'esperienza della Chiesa. Poi sono cominciate le videoconferenze, la leadership univoca, l'appiattimento, come se una sorta di guida e catechesi a reti unificate potesse garantire la continuità degli insegnamenti del fondatore.La conseguenza è stata che l'esperienza e gli interessi anche mondani della leadership sono divenuti quelli vincolanti per tutti e spesso spacciati come il giudizio e l'indicazione della Chiesa. In parte anche la debolezza dottrinale e culturale della Cei e dei singoli vescovi diocesani ha contribuito alla deriva conformista, e non solo di CL, ché in altre realtà è ancora peggio, molto peggio.
fg
L'autore dell'articolo conosce bene lo sfascio di CL: il problema sta nel fatto che l'articolo non parla di uno dei tanti possibili accenti della "base non monolitica", ma parla delle figure più importanti del movimento stesso. Non ha messo in dubbio l'autenticità dei singoli aderentima ha presentato dei fatti precisi che i singoli non possono più ignorare.
Le videoconferenze di Carron, la riorganizzazione interna, i "visitors" e tutto il resto, servivano proprio a frenare lo sfascio. Ma sono inutili i provvedimenti "ad extra" per correggere proprio quegli errori che si commettono "ad intra" e soprattutto al vertice. E non si può accusare un fattore esterno (ad esempio: "i vescovi") di aver guidato o almeno contribuito alla deriva conformista di CL.
Sono finiti i tempi in cui in CL si condannavano le traduzioni eretiche del Credo e del Pater, si leggeva la Summa, si tuonava contro la "lobby dei preti ricchioni" (testuali parole). Infatti sono finiti i tempi in cui i ciellini, in quanto tali, venivano gambizzati a pistolettate, ricevevano sprangate e bombe molotov, venivano cacciati dai seminari e dalle parrocchie.
esistenzialmente periferico abbiamo una lettura leggermente diversa del problema. Scrivo di getto riportando un giudizio personale, non una analisi esaustiva, pronto a fare ammenda di eventuali inesattezze.
Ho conosciuto CL a sedici anni ed ho trascorso tutto il tempo della mia formazione cristiana e culturale in seno al Movimento di Comunione e Liberazione, oltre venti anni. poi la vita mi ha portato altrove ma ho sempre guardato alle vicende di Cl con simpatia e partecipazione, attraverso larga parte della mia famiglia e dei miei amici. Condivido in pieno l'analisi fatta dal nostro sconosciuto (per ovvie ragioni) amico ciellino. Dice sostanzialmente il vero con argomentazioni inoppugnabili. da parte mia tentavo di comprendere il motivo per cui una leadership autoreferente e rinnovata per cooptazione ha così disperso gli insegnamenti di don Giussani appiattendosi su conformismi e opportunismi.
La leadership univoca è proprio frutto di quel conformismo esterno che ha evidenziato l'articolo, ma vi è anche un conformismo interno, che ha le sue forme e genera un senso di scoramento per coloro che non si vogliono adeguare alle indicazioni dei capi. si è generata così una riproposizione in gruppi separati degli insegnamenti e del carisma di don Giussani, la declinazione in modi diversi delle indicazioni educative di Carron. Oramai non si contano i luoghi dove esistono più comunità e ambiti di Cl che vivono all'interno del movimento da separati in casa e buona parte di questa diversa appartenga è tutta giocata sulle vicende politiche e imprenditoriali (Compagnia delle Opere) del movimento. quelli sono i due maggiori ambiti di differenziazione, poi vi è anche uno stile diverso di come vivere la pratica e l'esperienza cristiana, ma questa è conseguenza di quella.
Ultima notazione sui pastori e sui vescovi. Non sono uno storico di Cl e riferisco solo quello che ho vissuto personalmente. Che i rapporti tra Cl e la maggior parte dei vescovi in Italia è stata difficile negli anni è cosa nota, Dopo l'elezione di Woityla CL si identificò totalmente con l'insegnamento di Giovanni Paolo II, a partire del suo storico discorso di Loreto e si sentì poi in sintonia con la presidenza ruiniana della Cei. Che poi questo abbia portato un nuovo clericalismo è possibile. sarebbe stato meglio qualche scazzo in più con i vescovi e la denuncia continua dei preti ricchioni e del progressismo cattolico che l'attuale situazione, dove ci si accomoda alle peggiori nefandezze pur di stare dentro le parrocchie e le diocesi magari in un ruolo di preminenza (ho davanti agli occhi situazioni concrete che confermano questa mia affermazione).
I movimenti, sono tali nella Chiesa, perchè accompagnano per un periodo storico. Anche io credo che CL sia al declino,conme è atato per AC, al quale, in molte diocesi si è sostituito.
Altro verrà, o sta già nascendo.
Io personalmente ho avuto molta avversione per CL, ma devo riconoscere che alcune figure rilevanti per la Chiesa sono venute fuori da esso.
CL e la Tradizione non stanno insieme, non sono mai stati insieme. Tranne nelle illusioni di qualcuno in buono fede.
Non assistiamo un declino, ma a un naturale sviluppo.
Ciao Mic,
Quello che viene descritto nell'articolo sono solo le conseguenze del problema. Non va a fondo della questione il ciellino che ha scritto l'articolo. Non lo fa perché è dentro a CL e non vede le cose in modo chiaro.
Il punto problematico è il pensiero di Don Giussani. Pensiero modernista.
Sarebbe bello pubblicare l'articolo di Vigiliae Alexandrinae che coglie il vero problema:
http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/01/il-sentimento-religioso-esiste-la-dove.html
il papa ieri ha ricevuto Arturo Paoli teologo e padre spirituale della teologia della liberazione. Incontro durato quasi un'ora a Santa Marta.
Clara
L'articolo di Redaelli segnalato nel primo commento (grazie) è di capitale importanza.
invito a leggerlo
http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/01/il-sentimento-religioso-esiste-la-dove.html
Questa interpretazione del pensiero di don giussani come modernista è smentita dagli stessi testi del sacerdote milanese e gli articoli, prolissi fino allo sfinimento, che intendono provarlo sono mistificatori.
Il pensiero di don Giussani è stato sempre fedele a quello della Chiesa e la pedagogia della fede in Cl è stata sempre rigorosa e rispettosa del catechismo della Chiesa cattolica come della Tradizione. Questa è stata la mia esperienza anche nella vicinanza a sacerdoti nati in seno a Cl e che poi sono divenuti vescovi o importanti figure ecclesiali. Don Giussani ha sempre avuto anche una grande inquietudine intellettuale, una continua ansia, si potrebbe dire, di conoscenza e incontro delle forme in cui si declinava nella contemporaneità il cristianesimo. Ma scambiare questo come adesione acritica a pensieri eterodossi ce ne vuole.
Non così negli epigoni di Cl che hanno fin troppa eterodossia rispetto alle origini.
per anonimo ore 17 e 37. Io so per certo che in tutti gli anni 70 e 80 del 900 l'unica realtà diffusa della Chiesa in Italia dove si approfondiva la Tradizione cattolica, si leggevano i Padri della Chiesa, La storia stessa della Chiesa senza tentazioni progressiste, si tentava di porre un argine alle derive della liturgia era quella di CL. Credo che anche nell'Opus Dei si mantenesse un rapporto saldo con la dottrina cattolica, di altre realtà meglio non parlarne, in primis diocesi e parrocchie dove accadeva di tutto.
fg
Credo però che il conformismo descritto nell'ottimo articolo e questa completa sottomissione ai Poteri del mondo, purtroppo, non riguardi solo CL ma la Chiesa intera. Direi che nell'ultimo anno questo adeguarsi ed inchinarsi ai Signori del mondo e ai loro dogmi sia continuato con progressione inarrestabile. L'hanno chiamato "apertura al mondo" e "dialogo" ma è solo conformismo e subalternità. E a cambiare idea, di questo bisogna dare loro atto, non sono stati i centri di potere progressisti ma la Chiesa.
Miles
Per Fg
Tu scrivi: "Il pensiero di don Giussani è stato sempre fedele a quello della Chiesa e la pedagogia della fede in Cl è stata sempre rigorosa e rispettosa del catechismo della Chiesa cattolica come della Tradizione"
Per favore leggi i libri dei santi e dei dottori della Chiesa e dimmi cosa c'è in comune con il pensiero del don Giuss che riduce il cristianesimo e lo stesso Gesù ad un "incontro" a "esperienza". Ma soprattutto paragona gli scritti dei santi con quelli del don Giuss e dimmi cosa hanno in comune.
Gnocchi e Palmaro hanno sintetizzato benissimo il problema di CL nell'articolo "Ma senza dottrina non si è cristiani
Non bastano esperienza, fascino e attrazione per seguire Gesù" in cui rispondono al ciellino Emmanuel Exitu.
Ecco una parte dell'articolo:
"L’esperienza, dunque, poiché il cristianesimo esige non solo di essere conosciuto, creduto, pensato, ma anche vissuto. Ma “esperienza” è concetto ambiguo che porta inevitabilmente con sé una quota di soggettivismo e rischia di relativizzare la fede. Se è vero che il cristianesimo è incontro con Cristo, bisogna insegnare dove ordinariamente avviene: nella Chiesa e nei suoi sacramenti. Certamente il Signore può trovare altre strade per intercettare un’anima, dalla bellezza di un tramonto all’affetto di una “compagnia”. Ma Cristo si incontra nei sacramenti, dal battesimo alla confessione passando per l’eucarestia, e nella preghiera. Per questo vado a messa, mi confesso, mi comunico, mi inginocchio e prego. Perché nel corso della giornata vorrei avere occhi solo per vedere Gesù, orecchi solo per ascoltare Gesù, bocca solo per lodare Gesù e baciare le sue piaghe, mani solo per carezzare Gesù, ma so che, senza di Lui, non ho la forza per farlo."
"Il resto è terreno sdrucciolevole, sul quale i sentimenti rischiano di accecare la ragione e l’esperienza rischia di mangiarsi la verità. Un territorio dove concetti tremebondi e ambigui come “fascino”, “attrazione”, “risposta alla domanda dell’uomo” possono illudere che seguire Cristo sia l’assecondare una gradevole strada in discesa, mentre è proprio il contrario. L’uomo deve combattere contro tutte quelle pulsioni che lo spingono lontano da Gesù. E deve vigilare perché il peccato e il male diventano persino un veicolo privilegiato da pilotare per tenere comodamente insieme l’incontro con Cristo e una vita lontana dal Decalogo, dando del moralista a chi lo fa notare e beffando proprio quel Gesù che ammonisce “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”." (Gnocchi e Palmaro)
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20809
Probabilmente dire che don Giussani fosse modernista è ingeneroso, non penso però sia inappropriato sostenere che fosse moderno. Il che non sarebbe un problema, teologicamente intendo, se non fosse che la modernità, tra tutte le epoche che storicamente si sono succedute dalla nascita di Cristo in poi, fu e rimane quella più difficile a lasciarsi "battezzare".
Ho studiato, alla fine degli anni 90, filosofia in Cattolica, e molti dei miei amici erano e sono ciellini, ho partecipato a diverse loro scuole di comunità, "raggi", convegni, lezioni di teologia, e ho letto i vari "senso religioso" e fruito di molta di quella che era ed è la proposta culturale di CL, l'elemento antropico, diciamo così, è forte.
L'articolista che, ripeto, ingenerosamente stigmatizza un presunto modernismo a monte del movimento, ha ragione nell'indicare come i punti salienti del loro carisma siano nozioni esistenziali quali: "esperienza", "incontro", "senso religioso", "Sehensucht", e anche i loro teologi di riferimento da von Balthasar a Guardini sono tendenzialmente esistenzialisti.
Certo occorrerebbe fare la tara alla nozione di esistenzialismo, ce ne sono di genere diverso, ognuno con una propria fisionomia, ciascuno però irrimediabilmente moderno.
Cl ha avuto indubbi meriti storici, come è stato già pertinentemente ricordato sopra, ma il suo declino di oggi è anche figlio di categorie culturali dubbie delle origini, i cui frutti maturano solo ora.
L'enfasi posta così insistentemente sull'aspetto esperienziale, badate bene non empirico, ha contribuito a quel processo di matrice protestante di soggettivizzazione della fede così disperatamente moderno e, in ultima analisi, non cattolico.
Anche la declinazione economico politica del movimento, la CDO, è frutto di un ortoprassi più che dell'ortodossia, che rileva questo vulnus teoretico-teologico. Affarismo, collusioni politiche impresentabili, gli elogi ai sedicenti tecnici, sono poche delle tante prove a suffragio di questa valutazione.
Il tutto detto sine ira nec studio.
Al netto di tutto questo va ricordato che negli anni pesanti gli unici a contrastare realmente le ideologie anticristiane mettendoci la faccia, e spesso anche le gambe, furono loro; così come loro furono gli unici contro i quali l'ecumenico card. Martini intentò un'azione "inquisitoriale" appunto perché non allineati.
Medaglie d'onore. Molti sono amici, ma appunto amicus Plato, sed magis amica ...
Due mesi fa incontro due membri di cl, ormai di una certa età e che ne fanno parte da una vita. Con loro ed altri di cl ero stato a Cipro e a s. Pietroburgo. Poiché dal 13 marzo scorso vivo un malumore interiore a causa dell'elezione del card. Bergoglio, chiedo loro cosa ne pensano del nuovo vescovo di Roma. Mi dicono che per loro e' il non plus ultra, il massimo della vita e della fede. Faccio presente che per me non è così, anzi. Mi dicono: "Sei un tradizionalista". Sic transit gloria communionis et Liberationis. Alessandro mirabelli
Sono stato studente universitario a Pavia dal 1978 al 1982. Gli unici che avevano il coraggio di parlare di cristianesimo apertis verbis in quegli anni erano i ciellini. La FUCI si era sciolta come neve al sole. Alessandro Mirabelli
Può definire "modernista" Giussani solo chi ha preso un gran bel palo dalla ciellina di cui si era invaghito.
Il pensiero di don Giussani si è formato in opposizione alle mode emergenti nel preconcilio (cioè la riduazione intellettualistica e quella sentimental-emozionalistica). Perciò ha insistito per una vita intera sul fatto che la verità non è un elenco di nozioni da imparare a memoria e ripetere come una cantilena (questo è il limite di tanti tradizionalisti anche di oggi, che in opposizione al sentimentalismo e all'emotività si comportano come se la fede fosse un elenco di nozioni), ed anche sul fatto che la verità non si gioca nell'intimismo (come avviene invece nelle masse protestantizzate, inclusa grandissima parte degli altri movimenti ecclesiali).
Inoltre don Giussani è sempre stato nel mirino di vescovi col dente avvelenato, anche se le sue biografie minimizzano. Questo significa che pur di non andare in polemica coi vescovi ha accettato di tutto, dalla comunione sulle mani all'elogio di soggetti come De Chardin o Martini, sia pure selezionandone quella minima parte in cui si potevano elogiarli senza condividere tutto il resto. Mi dicevano che il Giussani in camicia non era per sprezzo della veste talare ma per evitare di apparire polemico agli occhi del vescovo e dei confratelli (ed è lo stesso motivo per cui gli amici di Alessandro si comportano come i soliti professionisti dell'entusiasmo).
Fu un ciellino dei Memores Domini a portarmi alla mia prima messa tridentina molti anni prima del Motu Proprio e da allora in poi ho sempre provato un enorme fastidio al sentire ciellini indifferenti rispetto al Vetus Ordo: ma come? proprio voi che nella liturgia cantate gregoriano e polifonico? Infatti nonostante Giussani tanti ciellini son partiti per la tangente e hanno insistito "solo" sull'esperienza: e le conseguenze sono quelle descritte da Giampaolo.
Approfitto per invitare i ciellini lettori di questo blog a segnalare questo articolo a gente del movimento o magari stamparlo (senza la parte commenti) per proporlo al proprio gruppetto di fraternità come testo per la prossima scuola di comunità.
Negli anni '80 e '90 avevano ancora l'onestà intellettuale di misurarsi coi fatti senza scadere in diffidenza, banalizzazioni e indifferentismi. Chissà come vanno le cose oggi.
Ah: mi hanno appena fatto sapere che un prete di CL a cui è stato fatto leggere il testo ha risposto di condividere tutto ma di non poterlo pubblicare sul suo blog...
Per Esistenzialmente periferico,
ma sei mai stato di CL? hai mai vissuto in CL?
come fai a dire che: "Può definire "modernista" Giussani solo chi ha preso un gran bel palo dalla ciellina di cui si era invaghito"?
Un consiglio, da uno che è stato in CL per più di 10 anni:
Vai a farti qualche scuola di comunità, frequenta per anni CL, leggi Don Giussani tutti i giorni e poi fammi sapere se pensi ancora che:
"Può definire "modernista" Giussani solo chi ha preso un gran bel palo dalla ciellina di cui si era invaghito"
E leggiti bene l'articolo del Prof. Roberto de mattei:
"Processo ai nuovi modernisti"
http://www.riscossacristiana.it/processo-ai-nuovi-modernisti-di-roberto-de-mattei/
Purtroppo non posso non riconoscermi in qualche modo nella valutazione che il prof. de Mattei ha espresso su CL: il movimento ha INTERCETTATO ( e messo in campo ) molte FORZE SANE del popolo cattolico ma non è riuscito a dare alle nuove generazioni, per lo meno nella misura auspicabile, gli strumenti intellettuali necessari per rispondere adeguatamente alle nuove sfide ( quelle che io riassumo nel confronto tra la dottrina tradizionale e l'avanzare di criticismo razionalistico e tecnoscienza ) . Sul "modernismo" di don Giussani, come di altri, bisogna badare alle gradazioni, alle sfumature e non fare d'ogni erba un fascio. Ho letto che don Giussani attinse largamente all'impostazione di Blondel, che pur rimanendo nella Chiesa fu in corrispondenza con il modernista conclamato Alfred Loisy ( ma anche il santo don Orione rimase sempre in contatto con Buonaiuti ), e a quella di Guardini: il primo teso a privilegiare l'"Azione" come luogo di verifica della validità dell'impulso religioso, il secondo al lavoro per mettere a punto categorie tali da rendere la visione cattolica del mondo accettabile alla gioventù colta tedesca ( diciamo i giovani del calibro degli studenti della "Rosa Bianca" ).In questo senso non si può negare che don Giussanti cercasse un metodo "modernizzante". Ho sempre visto e ammirato il coraggio della gente di don Giussani nel porsi nei vari ambienti come presenza e forza identitaria, oltre che estremamente attiva nell'operare; ma non sono riuscito a trovare chi potesse fornirmi elementi di teologia fondamentale e di apologetica; ad esempio, nessuno con cui parlare delle Cinque Vie di san Tommaso o della necessità del sacrìficio dell'Uomo-Dio per l'espiazione del Peccato Originale. A parte il "libro del mese" ( per lo più un romanzo ), nessun esplicito stimolo a fare approfondimenti e ricerche personali in campo teologico; questo benchè la Jaca Book, casa editrice nata da CL, dopo un inizio con conati stranamente marxisteggianti,proponesse opere molto significative. D'altra parte per rispondere alle esigenze di cui sopra don Giussani avrebbe dovuto essere assecondato da un gruppo numeroso di sacerdoti molto spirituali e molto colti: invece nel primo periodo era quasi solo alle prese con centinaia di studenti. Per cui non c'è da meravigliarsi del suo apparire da protagonista sopra le righe. Sono molto amareggiato dall'uso di proporre la sintesi di don Giussani come quasi unica ed esclusiva; d'altra parte in altri ambienti corrono deviazioni non da poco... e allora il quadro ha anche delle zone un po' opache, oltre alle luci.
Questa discussione su Cl e il presunto modernismo di don Giussani ha toni molti alti in valore e giudizio e di questo come lettore ve ne sono grato, mi avete aiutato a comprendere maggiormente la mia personale esperienza di vita nell'alveo di Comunione e Liberazione e i limiti, da alcuni segnalati, che anche io intravedo nella sua storia e nella attualità. La mia formazione storica mi ha sempre portato a riflettere su Cl in relazione alle dinamiche ecclesiali e sociali piuttosto che ad approfondirne le relazioni con la teologia e la dottrina. Non bisogna equivocare sul termine esperienza, l'incontro con il Cristo è un dono all'esperienza della persona ma non viene mai ridotto a sentimentalismo. La fede in Cristo e nella Rivelazione era immediatamente presentata e coltivata come ragionevole. Io posso testimoniare per certo un particolare rigore nella liturgia e nella esposizione della dottrina e se oggi molti amici ciellini e non, si riconoscono nella tradizione della Chiesa lo si deve probabilmente a quello. Che poi ci sia tutto questo entusiasmo acritico verso il Papa Bergoglio è da sottoporre alla prova del tempo. Vi è una sicura sintonia di linguaggi, una crescente perplessità nella sostanza di alcuni aspetti della Sua azione pastorale. La figura del Papa non si discute mai, e forse questo, come argine a possibili derive apostatiche, non è un male.
un grazie ancora a tutti voi.
fg
Quel sito web contiene un comico elenco di enormi castronerie perché è scritto da uno dei tanti che credono di essere cattolici giocando con le parole senza comprenderne il significato.
Qui abbiamo bisogno di ragionamenti e di argomenti, non di tifoseria o di esercizi stilistici.
Non ho consulrato l'ultimo link proposto, che ho pubblicato per completezza d'informazione.
Il toni del messaggio mi induce ad una considerazione personale, legata al mio modo di essere ed alla mia esperienza che è molto in linea con le riflessioni approfondite sentite e con riferimenti pertinenti che precedono che le rendono equilibrate e utili ad un'elaborazione ulteriore.
Diffido sempre, invece, da chi taglia tutto con l'accetta. Tranne, ovviamente, quando la situazione o l'evidenza incontrovertibile lo richiede. Non confondiamo il fanatismo con la radicalità evangelica.
Grazie, Esistenzialmente periferico, di essere intervenuto.
Noto che la mia sensazione, indotta dal tono dell'intervento, pur non conoscendo il sito segnalato, non era poi così fallace.
"La figura del papa non si discute mai".....forse solo quella dell'attuale perché prima non solo si discuteva, si infamava pure, ah potenza dei media o in cielo o nella polvere, ma attenti, sono volubili e volatili, diffidare sempre degli osanna specie quando enfatizzati troppo....Anonymous.
"Vita Giussani. Vittadini (memores domini): le parole del Giuss che più mi hanno segnato"
"La prima è la parola “esperienza”. Savorana a pag. IX dell’introduzione dice: «Qui mi sembra collocarsi la radice del contributo di don Giussani alla vita della Chiesa: di fronte a una fede popolare che in molti casi sopravviveva come pura tradizione, […] egli si rese conto che la debolezza dell’esperienza cristiana dipende dal fatto che la fede diventa incomprensibile, se i bisogni dell’uomo non sono presi sul serio».
«“Ragionevole” designa colui che sottomette la propria ragione all’esperienza»: è la frase del filosofo Jean Guitton a cui Giussani richiamava spesso. Infatti, per lui «se la realtà si rende evidente nell’esperienza, se “l’esperienza è il rendersi evidente della realtà”, allora, per conoscere qualsiasi cosa, per pronunciarsi a riguardo di qualsiasi cosa, occorre partire dall’esperienza» (pag. 969).
"Esperienza" è lo stesso termine di cui Giussani dialoga con il cardinale Montini, futuro Paolo VI, che la inserisce a pieno titolo nel testo della sua prima enciclica, l’Ecclesiam suam, nonostante l’avesse inizialmente indicata come motivo di preoccupazione nell’ultima lettera da Arcivescovo, il 16 giugno 1963 (pag. 304).
Ma qual è in particolare l’esperienza di cui parla Giussani? A pagina 868 si parla di «esperienza di una corrispondenza tra una presenza e le esigenze strutturali del cuore». Dal suo intervento al primo convegno della Compagnia delle Opere nel 1987 si capisce che non la intende come un’astrazione intellettuale, ma come una dimensione che riguarda tutti. Infatti, non c’è opera, «da quella umile della casalinga a quella geniale del progettista, che possa sottrarsi […] alla ricerca di una soddisfazione piena, di un compimento umano: […] sete di felicità che parte dall’istintività e si dilata a quella concretezza dignitosa che sola salva l’istinto dal corrompersi in falso ed effimero respiro» (pag. 710).
Dove rintraccia Giussani l’esigenza di questa corrispondenza come natura del cuore umano? L’abbiamo sentito prima da Paolo Mieli: nei molti grandi uomini che incontra. Innanzitutto in Leopardi, la cui grandezza sta, secondo Giussani, proprio «in questa impossibilità d’acquiescenza al piccolo […], quel medesimo “amaro desiderio di felicità”, che fu il sentimento più sofferto dall’uomo, è ciò che mette le ali nel canto del poeta», come ebbe a scrivere Giovanni Colombo, il professore di letteratura italiana che Giussani ebbe in prima liceo (pag. 45).".......
http://it.clonline.org/articoli-dalla-stampa/default.asp?id=440&id_n=20375
Mic, facci sapere la tua opinione, grazie
La fede è un'esperienza, un incontro?
DON CARRON CI RACCONTA IL METODO DEL SUO MAESTRO
L’EDUCAZIONE SECONDO GIUSSANI
Intervista:
- Don Giussani ha sempre sottolineato che la fede è un'esperienza, un incontro con un avvenimento. Nel Rischio educativo scrive parole forti: “un Dio che non c'entra con quello che ora, oggi, io sperimento non c'entra in nessun modo, non c'è, è un Dio che non c'è”. Come si può educare a una fede così?
Carron: «E' la cosa più facile del mondo, così come è facile l’esperienza dell’amore: uno resta stupito di fronte al bene che l'altro è per lui! Se di fronte alla bellezza e alla positività dell'incontro con una persona non ci si sottrae - ma si cede a questa attrattiva vincente - si sperimenta la fede come avvenimento, come qualcosa che accade. Io dico che questa è la cosa che convince di più, un po' come la storicità dei vangeli: quello che gli evangelisti raccontano non potevano immaginarselo prima perché era impensabile. Io resto stupito tutti i giorni per il modo con cui i nostri amici affrontano in modo diverso il lavoro, la famiglia, la malattia, una vacanza insieme e come desiderano condividere con tutti la bellezza di una vita così».
http://www.alfredotradigo.it/articoli04-05/47-05-1.htm
Dal catechismo della Chiesa:
"La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana. È bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura"......
"La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. « Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità" ».....
Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo « per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare ».
Conosco bene quel sito web a causa di una mia ingenuità. Infatti dopo averne letto le prime tre righe con la roboante accusa di modernismo a Giussani (che presi per fondata solo perché mi sembrava tanto grossa), subito contattai l'autore sperando di ottenere un riassunto delle sue decine di pagine di elucubrazioni (era on-line solo da un anno; all'epoca erano solo alcune decine di pagine, poi è cresciuto fino all'inverosimile). Lo scambio che ne seguì mi fece cambiare completamente idea e mi fece capire che esistono dei soggetti bizzarri che credono che la fede consista nel ripetere dei mantra e che l'antimodernismo consista nel condannare il modernismo ogni tre parole. Costoro hanno generalmente l'abitudine di esprimere tali mantra utilizzando quante più parole è possibile senza giustificare né argomentare, ma solo giocare con le parole e dividere la lavagna in buoni e cattivi. Spesso il loro dente avvelenato dipende da delusioni romantiche o da castelli di illusioni (come una ex Memores Domini con problemi psicologici che era persino riuscita ad entrare "in casa" convinta che lì sarebbe stata una regina servita e riverita).
Su CL il De Mattei ha fatto un'ottima analisi ma la sua conoscenza è limitata ai libri e ai discorsi di qualche ciellino. Se anche lui avesse avuto degli amici ciellini tradizionalisti si sarebbe espresso in modo diverso. De Mattei, al pari di altri, ha creduto che CL fosse un blocco monolitico.
Andrea, attento a non confrontare le mele con le pere, e a non credere stupidamente che chi parla di "esperienza" è protestante e chi parla di "adesione" sia l'unico cattolico.
Don Giussani descriveva la fede come il "riconoscere una Presenza" (che è un modo per dire che l'adesione personale non è banalmente riducibile ad una scelta di campo). Termini come "incontro" ed "esperienza" sono descrittivi di quel "riconoscere" (gli Apostoli non hanno indetto conferenze stampa per dichiarare il loro appoggio al Maestro: lo hanno "incontrato" e seguito e solo dopo hanno capito). Don Giussani si è formato in un ambiente dove tentavano di ridurre la fede ad un elenco di parole "giuste", ad un noioso intellettualismo e per reazione ha insistito sulla questione dell'esperienza.
Ma guarda te... io che non apprezzo CL devo spiegare CL a chi la disprezza per partito preso.
Per esistenzialmente periferico
Tu scrivi: "Ma guarda te... io che non apprezzo CL devo spiegare CL a chi la disprezza per partito preso."
A parte che la tua "spiegazione" non mi sembra logica. Tu hai mai vissuto in CL? come fai a spiegarmi CL se non ci sei mai stato dentro interamente?
Comunque:
-Tu scrivi: Don Giussani descriveva la fede come il "riconoscere una Presenza"
- In più aggiungo: "Don Giussani ha sempre sottolineato che la fede è un'esperienza, un incontro con un avvenimento"
E' proprio questo il problema, perché la fede precede la conoscenza. Il riconoscere è conseguenza della fede che viene prima in modo soprannaturale. L'esperienza è una conseguenza della fede. Le due cose non coincidono.
Lo spiega bene San Lorenzo Giustiniani in questo passo:
"Innanzitutto, la fede è luce che splende nel cuore di chi la possiede: luce che precede la conoscenza perché quest’ultima è frutto della fede; luce che illumina le menti, che indica le vie del Signore e che risolve ogni dubbio".. "è la fede che dona la conoscenza dei beni invisibili" (L’albero della vita, San Lorenzo Giustiniani)
- Poi tu scrivi: "Termini come "incontro" ed "esperienza" sono descrittivi di quel "riconoscere" (gli Apostoli non hanno indetto conferenze stampa per dichiarare il loro appoggio al Maestro: lo hanno "incontrato" e seguito e solo dopo hanno capito)"
Non è vero che gli Apostoli lo hanno incontrato e seguito, così alla cieca, e solo dopo hanno capito.
Lo hanno incontrato e sono stati illuminati dalla fede, per questo hanno abbandonato tutto e rinnegando se stessi hanno cominciato a seguirlo. All'inizio era una fede debole che poi è cresciuta e si è rafforzata sempre di più....
Mic, tu cosa ne pensi?
Grazie, Esistenzialmente Periferico. Grazie davvero.
Io sono una ciellina che ama San Tommaso, la Liturgia e tanto altro ancora che, probabilmente, condivido con te.
Devo tutto questo a don Giussani. Perché quando l'ho incontrato ero già annoiata della Parrocchia, dell'Oratorio ecc. e incamminata su altre strade.
"Incontrarlo" mi ha riportata in Parrocchia, spinta ad interessarmi di teologia e liturgia, oltre, evidentemente, a riportarmi nella Chiesa, Madre e Maestra.
Grazie perché io non ce la posso più fare a "spiegare" agli Andrea( che sono tanti) e a chi disprezza CL per partito preso ciò che tu, (che non apprezzi CL) hai provato a spiegare.
Per esistenzialmente periferico
Tu scrivi: "Ma guarda te... io che non apprezzo CL devo spiegare CL a chi la disprezza per partito preso."
A parte che la tua "spiegazione" non mi sembra logica. Tu hai mai vissuto in CL? come fai a spiegarmi CL se non ci sei mai stato dentro interamente?
Comunque:
-Tu scrivi: Don Giussani descriveva la fede come il "riconoscere una Presenza"
- In più aggiungo: "Don Giussani ha sempre sottolineato che la fede è un'esperienza, un incontro con un avvenimento"
E' proprio questo il problema, perché la fede precede la conoscenza. Il riconoscere è conseguenza della fede che viene prima in modo soprannaturale. L'esperienza è una conseguenza della fede. Le due cose non coincidono.
Lo spiega bene San Lorenzo Giustiniani in questo passo:
"Innanzitutto, la fede è luce che splende nel cuore di chi la possiede: luce che precede la conoscenza perché quest’ultima è frutto della fede; luce che illumina le menti, che indica le vie del Signore e che risolve ogni dubbio".. "è la fede che dona la conoscenza dei beni invisibili" (L’albero della vita, San Lorenzo Giustiniani)
- Poi tu scrivi: "Termini come "incontro" ed "esperienza" sono descrittivi di quel "riconoscere" (gli Apostoli non hanno indetto conferenze stampa per dichiarare il loro appoggio al Maestro: lo hanno "incontrato" e seguito e solo dopo hanno capito)"
Non è vero che gli Apostoli lo hanno incontrato e seguito, così alla cieca, e solo dopo hanno capito.
Lo hanno incontrato e sono stati illuminati dalla fede, per questo hanno abbandonato tutto e rinnegando se stessi hanno cominciato a seguirlo. All'inizio era una fede debole che poi è cresciuta e si è rafforzata sempre di più.
Mic, tu cosa ne pensi?
Per Fabiola:
Tu scrivi:"Perché quando l'ho incontrato ero già annoiata della Parrocchia, dell'Oratorio ecc. e incamminata su altre strade.
"Incontrarlo" mi ha riportata in Parrocchia, spinta ad interessarmi di teologia e liturgia, oltre, evidentemente, a riportarmi nella Chiesa, Madre e Maestra."
Quindi per te Fabiola, è stato "l'incontro" con il don Giuss a riportarti nella Chiesa?
Prova a spiegarmi, perché non capisco....
Il punto non è apprezzare o disprezzare CL.
Il punto è che CL è ed è sempre stata comodamente inserita nel postconcilio e in tutti i suoi sviluppi.
Poi, c'è sempre un meglio e un peggio: ma per favore, non fatene paladini della Tradizione!
Per Fabiola
Quindi chi non ha avuto il dono di "incontrare" il Don Giuss e farne "esperienza" non ritornerà davvero nella Chiesa....
Anche sant'Agostino, il più grande e influente fra i Padri Latini, presenta elementi di discorso che possono a buon diritto essere ricondotti all'esistenzialismo e all'"esperienza", specialmente nelle "Confessioni": "Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto finchè non riposi in Te..." Però c'è da aggiungere che per arrivare in porto dovette superare problemi "intellettualistici", soprattutto quello dell'esistenza del Male; ciò attraverso una precisa strumentazione filosofica, che attingeva anche al meglio del pensiero metafisico pagano ( il Neoplatonismo per il tramite di sant'Ambrogio ). Dopodichè potè diventare non solo vescovo ( e che vescovo! ) ma anche porsi come un Dottore illustre per capacità dottrinali e apologetiche, nei confronti delle eresie all'interno del Cristianesimo ( Pelagianesimo ) e delle critiche dei pagani, mettendo a punto una visione completa della storia e un "disegno" della società cristiana nella sua interezza che ha fatto scuola per almeno un millennio e mezzo( "La Città di Dio" ). Quel che non mi stanco di ripetere ( probabilmente scocciando molti ) è che la crisi modernistica non poteva non scoppiare a fine '800 e poi riemergere "carsicamente" nella seconda metà del '900 perché nel giro di pochissimo tempo, a partire dal '600, si è passati da una visione del mondo prevalentemente fissista e gerarchizzante a una evoluzionista ( variazionista, decostruzionista, riduzionista, individualista, "liquida" ); ciò per i progressi vertiginosi del criticismo razionalistico e della tecnoscienza che ha riproposto come realizzabile il mito prometeico. Un esempio: lo sfascio della famiglia e l'incombere della teoria del gender non si sarebbero verificati senza l'invenzione degli anticoncezionali e della biotecnologia ( utero in affito e quant'altro ).
Quello che mi sento di dire personalmente è che don Giussani con GS e poi con CL ha avuto il grandissimo merito di riproporre FORTEMENTE la presenza del Cattolicesimo nell'ambito sociale e specificamente nel tessuto economico tramite la CDO, ma che non è riuscito a creare nel movimento l'elite colta capace di affrontare con la necessiaria "intensità di fuoco" i punti precisi della crisi INTELLETTUALE del Cattolicesimo tradizionale. In ogni caso un compito immane di fronte al quale perfino le Università Cattoliche sembrano alquanto in "sospensiva", se non in ritirata. Ai coraggiosi de Mattei, Palmaro e Gnocchi va la mia stima: ma da loro vorrei spiegazioni più elaborate e massmediaticamente spendibili su come conciliare la dottrina tradizionale con la visione criticista-tecnoscientifica. Ad esempio, di fronte al variegatissimo panorama offerto dalla genetica biologica e dall'etnologia la dimostrazione che il matrimonio eterosesssuale monogamico indissolubile rappresenta nel mondo umano il modello unico e insuperabile del legame familiare e della funzione riproduttiva-educativa.
Caro Franco,
Apprezzo molto le tue osservazioni che vanno sempre in profondità e toccano punti ancora non abbastanza sviluppati nel pensiero più propriamente cattolico, che forse ancora non riesce ad elaborare una sintesi efficace tra conoscenza ed empirismo.
Tuttavia molte delle ragioni a favore del modello del matrimonio eterosessuale monogamico indissolubile non sono rintracciabili solo nella legge naturale e nei principi morali ma, proprio per il Logos che li permea, se ne possono trovare ragioni fondanti nelle teorie e prassi di quelle scuole psicologiche e sociologiche che si occupano della persona e dei dinamismi psicofisici e relazionali che insieme alla persona edificano la società (quando non sono ad una dimensione e perciò stesso relativistiche).
Comunque l'approccio non può non essere multidisciplinare. E forse è proprio questa integrazione multidisciplinare che consenta una visione olistica della Realtà che manca.
Andrea non posso parlare per Fabiola naturalmente, ma tanti di noi abbiamo scoperto, o riscoperto la Chiesa tramite l'incontro con un prete, una suora. Questo non vuol dire tutto si esaurisce con l'incontro del prete, ma che tramite il prete incontriamo Cristo. Per qualcuno può essere don Giussani, per altri padre Manelli, per altri un anonimo don pinco pallino parroco di un'anonima parocchia.Where is the problem?
Dani
ho ammirato CL quando si è opposta alla desistenza suicida dell'azione cattolica nel '78 ed ancor più quando ha condotto una meritoria battaglia in occasione del referendum perduto dell'81. da allora un seguito gli anni vivaci in cui CL ha arginato la deriva cattocomunista (che l'indimenticabile Del Noce - Rimini '89 - denunciava mentre mons. Tonini negava). il sabato e 30giorni sono stati indubbiamente meritori. accanto ad alcuni
abbagli (Weil, Bloy, Camus, Mounier ecc.) i ciellini hanno condotte campagne da encomiare (la minuziosa documentazione dello stravolgimento nelle traduzioni liturgiche del NO)e riscoperte meritorie (Pound, Milosz, Villon, Péguy, la lotta dei cristeros, ecc.). il periodo della fioritura è finito, quando, in occasione della crescita del loro peso politico, è calata la mannaia del potere, con avvisi giudiziari: il sabato ha chiuso (con una breve riapertura e l'infelice direzione Liguori, 30giorni è stato consegnato al sen. Andreotti che ha operato una piallatura dolce ma sistematica di tutto ciò che poteva ingenerare fastidio).
da allora la situazione è peggiorata fino a precipitare con la morte di Don Giussani.
i politici ciellini stanno ora percorrendo il medesimo cammino della vecchia azione cattolica, senza peraltro sembrare avvertiti che c'è chi li precede, e con ben altri appoggi, ambizioni e speditezza (Sant'Egidio).
il giro si chiude: stanno tornando dove erano partiti.
l'idea di Don Giussani di un cattolicesimo ad un tempo fedele e moderno non si è concretizzata.
se il fondatore ha subito il fascino per l'esistenzialismo (più o meno periferico) nei suoi seguaci è prevalsa una peculiare adesione al primato della prassi (è buono ciò che rafforza il potere della confraternita)
Il problema l'aveva ben diagnosticato don Baget Bozzo dicendomi: "il problema dei ciellini è che non studiano abbastanza" (San Tommaso+)".
Nel vedere gli attuali politici tremebondi rimpiango i giovani appassionati che ho incontrato. erano una voce vitale al confronto con molti degli ineccepibili e democratici frequentatori di oratori e consigli pastorali.
Per franco: non e' nata prima la pillola, e dopo lo sfascio della famiglia, ma prima la dottrina che ha portato allo sfascio della famiglia, e quindi gli scienziati, formatisi a quella dottrina, hanno inventato la pillola.
Prima la filosofia e l' ideologia, poi le scoperte ed innovazioni tecnicoscientifiche. NON sono queste ad aver messo in crisi la Chiesa. la crisi parte da molto lontano, dala fine del Medioevo, dal Rinascimento e soprattutto l Riforma. Il metodo scientifico arriva dopo, Poi arriva Cartesio, ecc.ecc.
e SOPRATTUTTO molti preti e vescovi e fedeli borghesi han visto la vittoria prima della Rivoluzione francese, poi delliberismo, quindi della Rivoluzione bolscevica e quella degli Alleati- massoni gli uni, comunisti gli altri- e son saliti sul carro del vincitore.
SEMPLICEMENTE VIGLIACCHI, che han cercato di rivestire le loro vergogne con gli abiti paludati della filosofia e della scienza.
Rosa
Se la fede è "il riconoscere una presenza" se è "un incontro", se è "un'avvenimento che diventa esperienza" allora Gesù si è sbagliato quando ha rimproverato San Tommaso che voleva vedere, che voleva fare l'"esperienza", che voleva toccare prima di credere.
Invece Gesù ha detto: "BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO!"
San Gregorio Magno spiega in cosa consiste la vera fede:
"Ci reca grande gioia quello che segue: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”[Giovanni 20, 28]. Con queste parole senza dubbio veniamo indicati specialmente noi, che crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi. Siamo stati designati noi, se però alla nostra fede facciamo seguire le opere. Crede infatti davvero colui che mette in pratica con la vita la verità in cui crede. Dice invece san Paolo di coloro che hanno la fede soltanto a parole: “Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti”[Tito 1, 16]. E Giacomo scrive: “La fede senza le opere è morta” [Giacomo 2, 26]"
(San Gregorio Magno, Omelie 26, 7-9, in PL 76, 1201-1202)
Mic, OS "Purtroppo" è un avverbio che sono costretto a usare spesso. Purtroppo devo sottoscrivere l'affermazione "... i ciellini non studiano abbastanza... ", fatta da Baget Bozzo, probabilmente in quanto discepolo del card. Siri, considerato ultraconservatore, ma estremamente preparato e non solo in materia teologica: per fare un esempio, capace di smontare in termini molto precisi il dogma del Darwinismo, irrinunciabile presupposto della visione "mobilistica" del mondo propria dei laicisti ( vedasi il sito dedicato al presule genovese ). Beh, mi è capitato di conoscere una professoressa di scienze ciellina, umanamente persona bellissima, ma che accettava tranquillamente il Darwinismo secondo la formula di Monod "il caso e la necessità", senza rendersi conto che qui si trova un punto cruciale, "stantis aut cadentis" della visione religiosa dell mondo, come testimoniato da Ratzinger e Schonborn.
Vorrei ribadire che per me le uscite di carreggiata dei modernisti sono dovute fors'anche a una certa forma di supponenza e protagonismo, ma sicuramente alla mancanza di risposte adeguatamente elaborate a problemi REALI e URGENTI relativi al confronto tra fede e tecnoscienza, molto di più che tra fede e tematiche umanistiche. Così, per quanto riguarda Teilhard De Chardin, animatore segreto ma non troppo del "progressismo" postconciliare, si trattava dell'ormai irrinunciabile "ingranamento" fra la storia biblica e la storia naturale, i cui tempi appaiono enormemente più lunghi dei quattro o seimila anni a cui si poteva credere senza troppe preoccupazioni fino al '600, con processi molto più contorti di quanto sembrava fino all'altroieri. Pio XII, dopo aver sdoganato il metodo storico-critico con l'enciclica "Divino Afflante Spiritu" del 1943 ( chi poteva ormai credere alla lettera all'Arca di Noè ? ) fece lo stesso per l'evoluzionismo ( un evoluzionismo finalistico ),con la "Humani Generis" del 1950, accontentandosi di tenere fermo il punto del Monogenismo per il suo legame con il Peccato Originale. A mio parere l'apertura rimase come una "pezza" sul problema, che avrebbe richiesto una elaborazione molto vasta ed approfondita; per cui filtrò ovunque e si impose il pensiero di Teilhard, che spostava l'accento sul Cristo come Punto Omega del processo di trasformazione e "coscientizzazione" dell'universo e della società, sminuendo o evadendo del tutto il concetto del Sacrificio Espiatorio di Gesù sulla Croce "sub Pontio Pilato", in un punto preciso del tempo e dello spazio. In sostanza è la linea di pensiero di Hans Kung e di Vito Mancuso.
Suppongo che battaglia per la difesa della "famiglia naturale" sia così fiacca perchè è stato messo in crisi il concetto di Natura come entità fissa, quindi invariabile e non decostruibile.A questo proposito non posso nascondere la meraviglia per quei pensatori, anche notevoli, come R. Amerio ed E.M.Redaelli, che propongono il ritorno alla metafisica delle essenze, senza considerare che il pensiero metafisico di san Tommaso era connesso con una una visione fissista del cosmo. Personalmente mi sembra di intravedere una via d'uscita: la Legge Naturale non si riferisce all'universo com'è adesso, ma è una legge di "rimessa a norma" del mondo per restituirlo alla situazione edenica: il corrispettivo religioso del concetto di Utopia, senza il quale non reggono nemmeno le legislazioni laiciste "umanitarie". Questo però significa rimettere a punto il trattato teologico "De Deo creante et elevante" in reelazione alla cosmologia e alla storia naturale: un lavoro decisamente impegnativo. Quanto alla "desistenza" di CL come di altri, me compreso,credo che passi la voglia di combattere quando gli strumenti argomentativi delle proprie istanze sono avvertiti come fragili.
Se ho sbagliato, magari scivolando nello Gnosticismo, "corriggetemi" pure.
Rosa. Leggo solo ora il suo intervento delle 18,40. Cercherò di controbattere in breve, contrariamente al mio solito ( ahimè, è così ).
Nel Medioevo comparvero diverse eresie, da quella catara ( XII - XIII secolo ) a quella hussita ( XV secolo ). Lei è sicura che l'eresia di Lutero non avrebbe fatto la stessa fine se alla metà del '400 non fosse stata realizzata e largamente diffusa la STAMPA A CARATTERI MOBILI? Si trattò di una rivoluzione dell'informazione in senso ultravelocizzante che consentì alle idee del Protestantesimo di diffondersi come una fiammata non solo attraverso trattati, trattatelli e catechismi, ma anche libelli e foglietti volanti illustrati, ad esempio con il papa dalla faccia di porco, che finivano in mano al popolo.
E' lo schema interpretativo marxista, per me in larga misura accettabile, per cui la STRUTTURA TECNICA-ECONOMICA determina, o con termine più accettabile, INFLUENZA LA SOVRASTRUTTURA CULTURALE E GIURIDICA.( Ciò, ovviamente, anche se accade il processo inverso ).
PS Chiedo scusa se mi esprimo in termini grevi. I preservativi esistevano già nell'antichità, ma dovevano essere realizzati in pelle fine di capretto e simili e richiedevano un lungo e attento lavoro di cucitura. Ben altra cosa rispetto alla moderna produzione a raffica.
"OS ha detto...
ho ammirato CL quando si è opposta alla desistenza suicida dell'azione cattolica nel '78 ed ancor più quando ha condotto una meritoria battaglia in occasione del referendum perduto dell'81".
Quella battaglia non fu meritoria, perchè prevedeva anche un'opzione per una legge "mini-abortista", come via d'uscita in caso di fallimento di quella abrogazionista tout court.
Bisogna però dire che lo scandalo fu dato in primis dai vescovi italiani, che l'appoggiarono, dimenticando che non si può fare il male affinché ne venga un bene. Cosicché su scandalosa indicazione della CEI i ciellini e tanti altri cattolici di buona volontà firmarono, molti senza rendersene conto, anche per un referendum "minimale" gravemente illecito in quanto, appunto, 'miniabortista'.
scusi, franco,ma per me lei e' o troppo colto o troppo complesso nell , esprimersi perche' io riesca a seguirla. Io credo che invece amerio et al. abbian fatto bene tentare di riportare la metafisica al centro.
ho da poco rivisto il periodo storico dei sofisti , socrate e Platone. mi e' sembrato di un' attualita' sconvolgente.
rosa
PS: certo che nell' antichita' si usavano i preservativi, e si abortiva pure. Ma nel giuramento d' ippocrate si afferma che non si procurera' mai l'aborto, perche' evidentemente era ritenuto un crimine, almeno tre secoli prima di Cristo. Ippocrate inorridirebbe se rinascesse alla vista delle cliniche americane dove si fanno SOLO aborti. E questo e' frutto diun'ideologia nata nell'800 ed evolutasi in peggio nel'900, e degli scienziati ed intellettuali che ci han creduto, vendendosi l' anima al diavolo che l' ha inspirata.
rosa.
Non devono studiare solo i ciellini, deve studiare anche Andrea che pensa che una cosa si conosca solo "vivendola" (come l'aborto, la droga e l'omosessualità, nevvero?). Il tema proposto in questa pagina era la dinamica che ha portato al "conformismo di CL", non la gara a chi mette per primo l'etichetta di modernismo a tutto ciò che non è Lefebvre. Dato che Andrea ha lanciato giudizi sommari, ha autorizzato chiunque a fare altrettanto verso di lui (oltre a dimostrare la sua scarsa onestà intellettuale: il cattolicesimo non è una tifoseria). Un cretino anonimo alle 14:46 si scandalizzava accusando chissà chi di aver eretto CL a "paladini della Tradizione". Anche lui crede che la fede sia una tifoseria, appioppando alla cieca etichette di "pro-Tradizione" e "anti-Tradizione", come se il mondo fosse in bianco e nero.
Allora, si stava parlando non di chi viene prima (l'uovo o la gallina) ma della vita di fede. Chi la riduce a "incontrismo" o a sentimentalismi, sta censurando l'aspetto dottrinale (come avviene nei movimenti ecclesiali oggi). Chi esalta "esclusivamente" l'aspetto dottrinale, la sta riducendo ad un intellettualismo (come avviene in certi ambienti conservatori e tradizionalisti). Giussani si è "sempre" scontrato con l'intellettualismo da una parte e con l'indifferenza dall'altra: per questo mi pare perfettamente logico che abbia controbattuto il primo insistendo sull'esperienza e la seconda insistendo sul senso religioso e tutto ciò è innegabilmente in controtendenza rispetto all'andazzo postconciliare.
Non so valutare quanto Giussani nella sua vita abbia indirizzato i suoi a conoscere "bene" le verità di fede. So che Giussani ha sempre detto di non aver voluto fondare nulla (e "movimento" è per definizione qualcosa in cui ci si può trovare di tutto: io ci ho trovato persino dei tradizionalisti ed una malcelata abortista). Le analisi di De Mattei, di don Curzio Nitoglia, ecc., non le posso condividere "senza riserve" perché sembrano ignorare un aspetto della questione.
E cioè il fatto che il problema della singola anima è se il famoso "incontro" è connesso con il desiderare di conoscere le verità di fede o no. Se non vado errato, Giussani diceva che non puoi innamorarti di una donna e non avere il desiderio di conoscerne il nome, dove abita, ecc.: per cui, nonostante la deriva di CL, devo onestamente dedurre che non è stato lui a ridurre CL ad un "incontrismo". Per esperienza personale devo anche considerare i "tradizionalisti ciellini" (esistono, ma sono costretti a nascondersi bene), uno dei quali mi fece conoscere la Messa tridentina molti anni prima del Motu Proprio.
Infatti il dramma dei movimenti oggi è che ti fanno "incontrare", "esperienziare", "vivere", bla, bla, bla, ma poi in nessuno di loro si trae la conseguenza del mettere mano con entusiasmo non dico al Denzinger ma almeno al Piccolo Catechismo di san Pio X. La protestantizzazione ha abolito lo studio della dottrina (e questo errore non si corregge commettendo l'errore opposto): per questo abbiamo cristiani che sanno tutto del ramadan, tutto del kosher, e niente del digiuno quaresimale.
Per Esistenzialmente Periferico
Si, ha ragione, anch'io devo studiare. Lo ammetto. Ho solo 24 anni e non so tante cose.
Ammetto di aver sbagliato a dire che non puoi dare un giudizio se non vivi una cosa. Mi scuso con lei che sa tutto. Infatti ho parlato con delle persone molto cattoliche, mai state in CL, che mi hanno confermato l'ambiguità del pensiero di Giussani.
Tu scrivi: "oltre a dimostrare la sua scarsa onestà intellettuale: il cattolicesimo non è una tifoseria"
Lo so benissimo che il cattolicesimo non è una tifoseria, e grazie per il complimento. Invece lei che da del "cretino" ad una persona di cui ha letto un solo commento dimostra un alta onestà intellettuale?
Vorrei continuare il dibattito, ma senza insulti gratuiti che sono partiti da lei, grazie.
Qui il problema è ciò che portava avanti Don Giussani, dicendo che: la fede è "il riconoscere una presenza" è "un incontro", è "un'avvenimento che diventa esperienza". Giussani afferma che il cristianesimo è un incontro di cui si fa esperienza e che poi si continua a rifare quest'esperienza... ma poi si ferma lì CL. Si ferma all'incontro, allo stupore.
Se leggi i libri del Don Giuss trovi sempre l'argomento dell'incontro, della'avvenimento, dell'evento ecc... Non dire che lui non c'entra nulla con questo problema dell'"incontrismo".
I miei amici ciellini, non pensano alla salvezza eterna, non ci pensano neanche minimamente. Non si preoccupano di sapere se amano Dio sopra ogni cosa con tutto il cuore e se seguono i suoi comandamenti. Perché per loro si riduce tutto all'esperienza dell'incontro, allo stupore. Ho un padre di CL che ha 58 anni e che non mi ha mai parlato della salvezza dell'anima, dell'odio del peccato, dello stato di grazia dell'anima.
Per me l'esperienza della fede è il fare la volontà di Dio, cioè la dottrina che diventa esperienza, che vivo!
In CL uno può dire di aver fatto l'incontro e l'esperienza mentre vive contemporaneamente nel peccato.
Mic, puoi dirci la tua opinione? grazie.
Ma il principio della sapienza non è il timor di Dio?
Leggi anche questo, se vuoi. Ti metto il link:
«Solo lo stupore conosce»
Un brano da Il miracolo del cambiamento. Appunti dalle meditazioni di Luigi Giussani per gli Esercizi della Fraternità di Comunione e liberazione (Rimini 1998), supplemento a Litterae Communionis – Tracce, n. 7, 1998
http://www.30giorni.it/articoli_id_15165_l1.htm
Andrea,
leggi con attenzione ciò che scrive Esistenzialmnete periferico.
Non fermarti alle battute nei tuoi confronti (che non riguardano te ma quello che hai scritto che non ha colto il tema specifico di questo articolo). In quest'ultimo intervento ha ben spiegato cosa pensa di Giussani, dell'"incontrismo", da dove nasce, come non necessariamente esclude la conoscenza.
E dunque andiamo oltre e basta con la polemica spicciola.
Va bene, andiamo oltre.
Dimmi allora cosa ne pensi tu.
@ Rosa. Ammesso e concesso che io sono stato troppo complicato, non nego affatto che Amerio e Redaelli abbiano fatto opera meritoria nel riproporre la metafisica delle essenze; però esiste un ulteriore e inevitabile problema: quello di accordare questa metafisica prevalentemente "statica" ( "STAT VERITAS" )con i cambiamenti STRUTTURALI che sono avvenuti di fatto, e con una accelerazione straordinaria negli ultimi secoli, e in progressione impressionante in questi decenni. Cambiamenti che si possono riassumere nella possibilità di "decostruire" ( ovvero smontare per poi rimontare in forme nuove come si fa col lego ) prima la materia fisica ( da cui la fissione atomica e quant'altro, fino alla bomba di Hiroshima ), poi le strutture biologiche ( da cui la manipolazione genetica, con i connessi problemi di bioetica e biopolitica ). Il prof. Umberto Veronesi, cancerologo di fama e ascoltatissimo opinionista laicista, benchè di madre molto devota, sostiene che la differenza somatica tra maschi e femmine è destinata ad attenuarsi perchè non esiste più la rigida differenza di ruoli funzionali che vigeva anticamente: l'uomo a caccia contro bestie spesso feroci, la donna a casa ad alimentare, allevare, custodire i figli ( massimo impegno fisico: l'orticoltura ). Ormai, nella civiltà delle macchine, che un ragioniere o anche un tramviere sia maschio o femmina non fa differenza. Quanto alla famiglia, bisogna considerare che prima della "civiltà delle macchine" valeva il principio "il numero è potenza": l'avere molte braccia maschili per coltivare la propria terra e difenderla contava eccome. In un simile contesto la religione era considerata un elemento essenziale della vita sociale, in quanto supporto dei valori di gerarchia e solidarietà intrafamiliare. Data questa situazione, nel campo tradizionalista si impone una riflessione sul concetto di NATURA che vada oltre la semplice citazione biblica "Maschio e femmina li creò". Occorrono argomenti tali da poter essere considerati anche dalle persone laiche o laicizzanti: ad esempio che la vita sociale dell'uomo necessita di una "polarità" ( come indicato figurativamente nel simbolo orientale dei "Tao" ). In questo senso la distinzione del "maschile" come polo della forza penetrante e del femminile come polo della "tenerezza accogliente" sarebbe da consideare funzionale all'equilibrio della vita sociale.
Si tratta di poroblemi di "antropologia" che dovrebbero essere studiati molto più in profondo; altrimenti ( è solo un esempio ) si annaspa quando si tratta di spiegare il No al sacerdozio femminile. Quanto all'idea che possano coesistere più tipi di famiglia, occorrerebbe considerare se e quanto la sua realizzazione non porterebbe nel lungo periodo al disfacimento del tessuto sociale.
Tutto ciò, ripeto, con studi critici molto più raffinati di quanto non si faccia adesso e non solo con affermazioni apodittiche, peraltro rispettabili.
Rapidamente, purtroppo, il tempo è quello che è.
Andrea, la lettura che fai della pericope giovannea, sulla scorta del grande Gregorio, è sbagliata.
Ti rimando a questa pagina http://www.gliscritti.it/approf/areopago/potterie2.htm
dove sono spiegate le ragioni esegetiche per cui quell'interpretazione è forviante.
In sintesi, il verbo usato è crediderunt (a sua volta traduzione di pisteuesan, aoristo di pisteuw, che indica sempre l'azione puntuale al passato), un piuccheperfetto, certo non traducibile con il "crederanno", così che la versione più adeguata è: "beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto", riferendosi cioè agli apostoli che, differentmente da Tommaso, hanno creduto ai report degli altri.
Può sembrare una questione piccola, ma non è così, l'enfasi sulla fede cieca, senza bisogno di segni è, ancora una volta, luterana, e soprattutto non coerente con il dettato evangelico.
A Franco, invece, vorrei dire questo: esiste anche oggi un'apologetica sana, che elabora argomenti all'altezza delle inquietudini intellettuali laiche più informate, certo non ha più i canali di diffusione di un tempo, quando erano appunto i gesuiti a sobbarcarsi l'onere di sostenere il confronto con l'intellighenzia egemone sulle colonne della Civiltà Cattolica.
E' vero che la riflessione sulla natura e i suoi cascami sono indifferibili, oggi i docenti di Oxford propugnano il transumanesimo, cui fa da corollario l'ideologia gender dell'indifferenziazione, di cui Veronesi si fa paladino, ma ti assicuro che esistono solidi aregomenti scientifici che contrastano questi pseudo-ragionamenti, e curiosamente la scienza reale, quella cioè non ideologica, reagisce con maggior vigore contro queste derive di quanto non faccia la riflessione teologica.
Probabilmente il problema è questo, la teologia non si occupa di scienza, lasciando il campo libero agli improvvisati imbonitori del momento, ma ci sono scienziati e filosofi, non necessariamente organici alle commissioni pontificie (in perenne ritardo sulle questioni reali), che considerano e argomentano questi temi con la dovuta profondità e cognizione di causa.
Non posso ora per evidenti motivi di spazio e tempo entrare nel dettaglio delle questioni da te sollevate, ma se t'interessasse possiamo farlo via mail, io stesso, occupandomi di filosofia della scienza e bioetica, vedo ab intra i dibattiti di cui parli e conosco le posizioni dei due fronti. Ci sono sempre ottime ragioni a suffragio dell'insegnamento morale tradizionale, ragioni persuasive anche per l'uditore contemporaneo.
Un caro saluto a tutti.
Per Franco
"Può sembrare una questione piccola, ma non è così, l'enfasi sulla fede cieca, senza bisogno di segni è, ancora una volta, luterana, e soprattutto non coerente con il dettato evangelico"
Io non ho assolutamente detto che la fede deve essere cieca.... La conversione e il cambiamento del cuore è già un segno. Anche i miracoli sono dei segni. la conversione è un miracolo della Grazia.
Dal pezzo di San Gregorio:
" “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”[Giovanni 20, 28]. Con queste parole senza dubbio veniamo indicati specialmente noi, che crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi. Siamo stati designati noi, se però alla nostra fede facciamo seguire le opere. Crede infatti davvero colui che mette in pratica con la vita la verità in cui crede."
Il punto è questo, che noi crediamo anche se "crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi" Cioè senza l'esperienza sensibile.
La prova sono le opere. "Crede infatti davvero colui che mette in pratica con la vita la verità in cui crede."
Cosa c'entra il luteranesimo?
Per Giampaolo
Non ho mai detto che la fede dev'essere cieca. Ma l'esperienza può ingannare.
"NOLI ME TANGERE" (Gv 20,17) - LA FEDE NON INGANNA! L'ESPERIENZA PUO'INGANNARE.
Gesù disse alla Maddalena:«Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre»
Commento, San Bernardo di Chiaravalle:
"Non è forse vero che il cielo e la terra, e tutto quello che di carnale l’occhio può scorgere, passeranno e periranno prima che passi un solo iota o un solo apice di tutto quello che ha detto Dio? Eppure la Maddalena cessò di piangere solo quando vide Gesù con gli occhi e non aveva voluto consolarsi nella parola del Signore, facendo più conto dell’esperienza che non della fede. Ma l’esperienza può ingannare.
Viene dunque rimandata alla conoscenza più sicura che viene dalla fede; poiché colei che apprende ciò che il senso ignora, fa una esperienza fallace. Non toccarmi (Gv 20,17) le dice, vale a dire: non fidarti di questo ingannevole senso; appoggiati sulla parola, abituati alla fede.
La fede non può sbagliare, la fede che abbraccia le cose invisibili non sente la povertà del senso e va oltre anche i confini dell’umana ragione, il corso della natura ei termini dell’esperienza. Perché interrogare l’occhio per una realtà a cui esso non arriva? E perché cercare dalla mano ciò che è al di sopra di essa? È troppo scarsa l’informazione che l’uno e l’altra ti possono dare. La fede ti parli di me, essa che può farlo senza sminuire la mia maestà Impara a cercare la certezza, e a seguire la sicurezza in quello che essa ti suggerisce. Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre mio (Gv 20,17).
Quasi che una volta asceso al Padre voglia o possa essere toccato da lei. E lo potrà veramente, ma con l’affetto, non con la mano; con il desiderio, non con gli occhi; con la fede, non con i sensi. Perché, dice, cerchi tu adesso di toccarmi, tu che pensi di comprendere la gloria della risurrezione tramite i sensi del corpo? Non sai che ancora durante la mia vita mortale, gli occhi dei discepoli non furono capaci di sostenere per un momento la gloria del mio corpo trasfigurato, che pure avrebbe dovuto morire? Io mi adatto, è vero, ai tuoi sensi, mostrandomi in forma servile, per farmi riconoscere, come d’abitudine. Ma la mia gloria è divenuta stupenda per te, troppo alta e non la puoi comprendere. Differisci dunque il giudizio, sospendi la sentenza, e non affidare la definizione di una cosa così grande ai sensi, ma riservala alla fede. Questa darà una definizione più degna, più certa, avendo una cognizione più piena. Questa comprende, con il suo mistico e profondo seno quale sia la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità. Ciò che occhio non vide, né orecchio udì, né cuore umano comprese, questa lo porta in sé quasi racchiuso in un involucro, e lo conserva sigillato."
(San Bernardo, dal sermone 28 sul Cantico dei cantici)
Andrea, purtroppo non ho 48 ore al giorno per rispondere in modo "politically correct" ad ogni maldipancia esternato nello spazio commenti di questo blog: se uno scrive cretinate io gli do del cretino, se uno si atteggia a tifoso, io gli do del tifoso, tutto qui: ho un caratteraccio e lo hai scoperto solo perché ti sei atteggiato a maestrino dell'eterodossia di CL.
Sono il primo a dire che CL insiste troppo sull'incontro e sullo stupore ma ho pure citato Giussani per dimostrare che quella è una deriva e non l'intento originale: a differenza di altri, per me è un piacere essere documentatamente smentito. Ma siccome prima di scrivere non leggi nemmeno una riga, non te ne sei accorto: per esempio confondi CL con i libri di Giussani e riduci CL alle impressioni a caldo di ciellini che sono passati da te senza sciorinare due etti di articoli del sanpiodecimo. Hai continuamente dato l'impressione del professorino intellettualista, per esempio quando confondi l'empirismo con l'esperienza e tiri in ballo san Bernardo per sostenere la tua confusione. Rischi di finire nel club di quelli che pensano che Gesù abbia fondato non la Chiesa ma una facoltà di teologia.
L'articolo presentato su questa pagina documentava il modo in cui CL, fin dai vertici, sta andando alla deriva. Non era una gara a sparare per primi su CL. Ed è stato pubblicato prima che ne pubblicassi uno io, sullo sfascio di CL, che ti avrebbe suscitato meno furori.
Per esistenzialmente periferico
Scusa, hai ragione che faccio un po' di confusione. E che mi faccio prendere dal furore. Non volevo dar l'idea del professore. Mi spiace.
Posso chiederti solo una cosa?
Tu , quando fai esperienza dell'incontro con Gesù nella tua vita?
Io sono certo di incontrarlo quando ricevo l'eucarestia. Sono certo che viene nel mio cuore. Oppure, quando prego so che lui mi ascolta e che posso unirmi a Lui. Poi, per fede so che Lui è sempre presente e agisce dentro di me e fuori di me.Ad esempio quando sono tentato prego e gli chiedo aiuto e con Lui vinco la tentazione.
Quando sto male e vedo tutto buio, so che Lui c'è e non mi abbandona. So che con la sua Grazia che vive in me Lui mi aiuta sempre, mi santifica.
Leggendo i santi mi sto accorgendo che l'esperienza di Dio si può identificare con le consolazioni, con le estasi, con esperienze sovrannaturali. O sbaglio?
Per questo faccio fatica a capire l'esperienza e l'incontro di cui parla Giussani.
Se sto dicendo castronerie dimmelo pure, anche tu mic. Voglio solo capire.
Questa pagina presentava un articolo sulla "deriva" di CL elencando una serie di fatti che non si possono smentire perché non sono opinioni teologiche. Non era un referendum sul gradimento di CL. Ora tu dici delle cose condivisibilissime perfino dai ciellini stessi (e lo dico io che non sopporto CL, pur sapendo che a scavar bene forse lo trovi un ciellino che minimizza il valore dei sacramenti) e che perciò non risultano sufficienti a supportare le tue precedenti affermazioni. Perciò preferirei chiuderla qui, visto che sembri inseguire solo una rivalsa e non hai a disposizione un'eventuale illuminante e definitiva dimostrazione della presunta diabolicità di CL.
Ritengo che la crisi di CL,sotto gli occhi di tutti, abbia radici profonde e certamente non recenti.
Quelle condizioni al contorno, che 30 anni fa rendevano le parole di don Giussani attraenti (grazie anche al suo innegabile carisma), oggi sono venute meno. E la proposta, per contro, nei contenuti, accenti e modalità è rimasta cristallizzata.
Quella lunghezza d’onda sulla quale don Giussani riusciva a sintonizzarsi negli anni ’70 e ’80, oggi e’ sparita. Sostituita da altre priorita’ e sensibilita’ non piu’ in sintonia con la proposta di CL.
Per dirla alla Moretti: “il DNA degli italiani e’ cambiato”. Ecco perche’ il movimento, e non è il solo, in Italia appare affaticato.
In un' intervista di qualche tempo fa a Giancarlo Cesana, leader storico del movimento, c’e’ tutto lo smarrimento di chi e’ incapace di comprendere e accettare i cambiamenti di mentalita’ e sensibilità.
Trent’anni fa, racconta Cesana, quando in università sostenevamo le nostre idee e le nostre battaglie, ci attaccavano. Anche fisicamente. Oggi gli studenti fanno spallucce e rispondono “ognuno e’ libero di pensare e fare cio’ che vuole”. Poi si voltano e se ne vanno indifferenti.
Da qui Cesana parte con l’analisi sulle colpe dei genitori sessantottini, l’emergenza educativa in Italia, la mancanza di veri maestri, il relativismo, la crisi della famiglia e della scuola, le colpe dello statalismo, la società malata etc. etc.
Una retorica, questa, da tempo cara a CL. Che fa ormai del catastrofismo il perno del proprio messaggio, confondendo, non si capisce quanto involontariamente, la propria crisi con il degrado della societa’ tutta. Una sorta di autoassoluzione del movimento e dei suoi leader, insomma.
Come spiegare a Cesana che negli ultimi dieci anni le adesioni a Sant’Egidio sono quasi raddoppiate? E che la comunita’ di Bose fondata da Enzo Bianchi non e’ decuplicata solo per problemi logistici?
Le giovani generazioni sono, si, indifferenti. Ma non in assoluto. Semplicemente sono indifferenti alla proposta di CL che tocca tasti ormai privi di appeal. Che non stimolano piu’ la curiosita’, l’interesse e l’adesione delle nuove generazioni.
Ma c'e' dell'altro. L'immagine che CL ha dato di se' negli ultimi anni. A torto o ragione (penso a ragione) quella di una lobby affaristica e di potere in grado di influenzare, e non sempre in maniera trasparente, la politica in tutte le sue forme.
La vicenda opaca degli appalti nella sanita' lombarda che ha coinvolto il faccendiere Dacco', Formigoni e Simone docet.
E, con l'immagine cosi' deturpata, e' difficile pensare che dei giovani, pieni di idealismo, speranze e buoni propositi, si possano avvicinare a CL.
Giovanni
CIAO
Lo spettatore è qui per condividere la mia testimonianza su come finalmente mi sono unito al quartiere degli Illuminati e sono diventato RICCO, FAMOSO E POTENTE, ho fatto del mio meglio per diventare un membro del quartiere ma sono stato derubato più volte, prima di imbattermi finalmente in una testimonianza su la rete così ho contattato l'agente, avevo tanta paura che mi chiedesse un sacco di soldi prima che potessi unirmi alla cappa ma con mia sorpresa ha chiesto solo di comprare gli oggetti che ho fatto e oggi sono così felice di dirlo al mondo che è ricco ed ha saputo costruire tante attività con tutto questo, ho la somma di 20 milioni di dollari sul mio conto personale e sono anche conosciuto in tutto il mondo per gli affari che mi sono stati affidati dagli Illuminati e che hanno anche il potere di fare quello che voglio ... So che molte persone possono essere sulla mia strada e cercare aiuto qui è la loro e-mail ufficiale: templeexcellent2@gmail.com
www.gaia.com/article/what-is-the-illuminati
Fai attenzione ai truffatori e devi avere più di 18 anni.
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