Qualche tempo fa, don Alfredo Morselli ha anticipato in forma di lettera a mons. Carlo Maria Viganò (cf testo sotto) le considerazioni pubblicate successivamente nel blog messainlatino.it. Qui di seguito, la email di don Morselli a mons. Viganò e la risposta di Sua Eccellenza. Qui indice dei precedenti.
Eccellenza carissima,
Ave Maria! Vorrei spiegare meglio perché non imputo al Vaticano II tutta la colpa della crisi attuale, pur non negando la sua funzione di detonatore (che senza esplosivo non combina nulla). Le strategie di marketing si dividono in strategie push (spingere) e pull (tirare); cioè una ditta per vendere un prodotto può cercare di crearne il bisogno e spinge una cosa di cui non c'è reale necessità. Oppure può - dopo indagini di mercato - capire che un'ampia fetta di potenziali clienti sentono la necessità di un certo prodotto. Le due strategie spesso si combinano.
Qual è l'analisi "commerciale" pre-Vaticano II? Il termometro di una buona parte del clero e intellighenzia cattolica segnava corruzione morale, tiepidezza, paura, orgoglio, carrierismo, desiderio di schiodarsi dalla Croce e di venire a patti con il mondo.
La pentola scoperchiata da Viganò bolliva già da molto tempo.
San Paolo diceva che sarebbero venuti tempi in cui gli uomini si sarebbero circondati di maestri secondo le loro voglie, maestri che avessero assecondato e reso possibile chiamare bene il male e viceversa (Cf. 2 Tim 4:3)
I maestri secondo le voglie del mondo hanno capito che era giunto il momento di presentarsi al mondo stesso e vendere a buon mercato il loro prodotto.
Quello che dico è che se non fosse stato pronto il mercato, il prodotto non sarebbe stato lanciato.
Dopo la morte di S. Pio X gli uomini hanno continuato a peccare, la lotta al modernismo si fece evanescente, il modernismo ricrebbe a tal punto che Pio XII, Garrigou Lagrange, Cordovani non riuscirono a scalfire la Nouvelle Théologie che occupava tutte le cattedre. La massoneria collocava i ricattabili più immondi nei posti chiavi e i buoni (in realtà non veramente buoni) furono tanti don Abbondio.
Il tumore diffondeva metastasi ovunque e l'ultimo Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI non poterono che somministrare palliativi.
Qualcuno critica anche i suddetti pontefici, ma forse era il meglio di cui il Padre Eterno poteva disporre. Oppure misteriosamente lasciava che andasse a formarsi un provvidenziale "male della pena".
E nel frattempo la "provetta" con un pontefice in vitro ad hoc era custodita nei laboratori dei modernisti. Ora il malato è all'hospice, appeso al duplice filo del "non praevalebunt" e delle promesse di Fatima. E anche alla gran quantità di Sangue della terza parte del segreto.
In Corde MatrisSac. Alfredo M. Morselli
* * *
Risposta di Mons. ViganòNatività di San Giovanni Battista
24 Giugno 2020
Caro e reverendo don Morselli,
La ringrazio per la Sua email, nella quale vedo confermata la Sua visione soprannaturale degli eventi che affliggono Santa Madre Chiesa.
Concordo con Lei sul fatto che il Concilio Vaticano II non può esser considerato come una sorta di soggetto a sé, dotato di volontà propria. Studi autorevoli hanno dimostrato che gli schemi preparatori faticosamente predisposti dal Sant’Uffizio dovevano confermare l’immagine di una Chiesa granitica che nella realtà, specialmente lontano da Roma, dava segni di pericoloso cedimento. E se fu così semplice sostituirli con nuovi schemi preparati nelle conventicole dei novatori tedeschi, svizzeri e olandesi, evidentemente molti esponenti dell’Episcopato (con la loro corte di sedicenti teologi, la maggior parte dei quali già oggetto di censure canoniche) erano corrotti nell’intelletto e nella volontà.
Quella che Ella identifica con le più comuni strategie di marketing e che giustamente vede realizzata nel Concilio fu un’operazione disonesta, una truffa ai danni dei fedeli e del clero: per incrementare il business, si cambiò il prodotto e l’immagine aziendale, promuovendolo con campagne pubblicitarie e sconti. Gli “avanzi di magazzino” vennero liquidati o mandati al macero. Ma la Chiesa di Cristo non è un’azienda, non ha finalità commerciali e i suoi ministri non sono manager. Questo errore clamoroso, anzi questa vera e propria frode fu concepita da personaggi che con questa visione umana e mercantile delle cose spirituali dimostrarono non solo la propria inadeguatezza, ma anche la propria indegnità al ruolo che ricoprivano. Eppure fu proprio quella mentalità che segnò ufficialmente la rottura con la Tradizione: trasformare la Chiesa in azienda significò metterla in assurda competizione con la concorrenza delle sette e delle false religioni, imponendo un adeguamento del “prodotto” alle presunte esigenze della clientela, e al tempo stesso impose anche la necessità di suscitare nei possibili acquirenti il bisogno per “beni e servizi” alternativi, nuovi, di cui essi non sentivano ancora la necessità. Ecco allora l’enfasi comunitaria della Liturgia, l’approccio “fai da te” alla Sacra Scrittura, il “fuori tutto” di Dottrina e Morale, le nuove divise del personale… Credo che, se vogliamo mantenere la similitudine che Ella ha suggerito, non si possa negare che proprio per eliminare la presenza di un prodotto che non ha molti concorrenti si dovesse non solo renderlo meno esclusivo, ma prima o poi giungere a far assorbire l’azienda che lo produce da una più potente e diffusa: inizialmente il prodotto migliore viene tenuto come “prima linea” per una clientela più esigente, poi viene tolto dalla produzione e infine scompare anche il marchio. Procedendo su questo cammino scivoloso, sciagurato e distruttivo, siamo arrivati al fallimento dell’azienda per mano del suo liquidatore argentino, pronto a consegnare la Chiesa della Misericordia Spa nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale. Probabilmente Bergoglio confida che, in questo nuovo assetto, gli sarà riconosciuto un qualche ruolo dirigenziale, non fosse che come riconoscimento per l’opera compiuta.
Non è chi non veda che questa visione commerciale non ha nulla di cattolico, soprattutto dal momento che la Chiesa appartiene a Cristo, che ne delega il governo ai Suoi vicari. Trasformare la Chiesa in quello che non è e che mai potrà essere si configura come un peccato gravissimo e un crimine inaudito, verso Dio e verso il gregge che Egli ha ordinato di pascere in pascoli ben definiti, non di disperdere nei crepacci e tra i rovi. E se di questa rovina immane sono responsabili degli amministratori infedeli che hanno falsificato statuti e bilanci, e truffato i clienti, si dovrà chiedere loro conto: redde rationem villicationis tuae (Lc 16, 2).
Cum benedictione+ Carlo Maria Viganò
40 commenti:
Sandro Magister:
"Sul caso serio dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò la Santa Sede tace. Tace la congregazione titolata a vigilare sulla “dottrina della fede”. Tace papa Francesco il cui mandato originario, come successore di Pietro, è di confermare nella fede.
Il calcolo che sottostà a questo silenzio è verosimilmente quello di lasciare andare alla deriva Viganò, in solitudine o quasi.
In effetti, da quando s’è scagliato contro il Concilio Vaticano II come focolaio di eresie, sostenendo che si debba “lasciarlo cadere ‘in toto’ e dimenticarlo”, l’area di consenso attorno all’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti è entrata in fase calante.
L’apogeo del suo successo mediatico Viganò l’ha raggiunto il 6 giugno con la sua lettera aperta a Donald Trump “figlio della luce” contro il potere delle tenebre, e con la risposta entusiasta del presidente americano in un tweet divenuto virale.
Ma allora i temi erano altri, più di politica che di dottrina. Erano quelli esposti nel precedente appello lanciato da Viganò l’8 maggio contro – a suo dire – il “Nuovo Ordine Mondiale” d’impronta massonica perseguito da quei poteri “senza nome e senza volto” che piegano ai propri interessi anche la pandemia del coronavirus.
A quell’appello apposero le proprie firme, dopo quella di Viganò, tre cardinali e altri otto vescovi. Ma se oggi egli lanciasse un altro appello per mettere al bando l’intero Concilio Vaticano II, forse nemmeno tra quegli undici se ne troverebbe qualcuno disposto a sottoscriverlo."
Semplice, chiaro, stringato.
Grazie!
Auspichiamo che Dio voglia, e Mons.Viganò agisca, per un veloce redde rationem.
Inspiegabilmente Sandro Magister ci va ancora giù duro, tirando in ballo anche mons. Schneider e continuando ad ignorare le nostre osservazioni al Cardinale... che bisognerà integrare in base alle più recenti sottolineature accennate in questo articolo e percorrendo l'intero suo intervento su cui già si è discusso qui (prima e dopo Magister):
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/06/il-cardwalter-brandmuller-e-le.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/06/mons-vigano-non-e-sullorlo-dello-scisma.html
e qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/06/paolo-pasqualucci-rispettosa-replica-s.html
Il titolo di Magister di oggi:
Le “fake news” di Viganò e soci, smascherate da un cardinale
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/07/13/le-%e2%80%9cfake-news%e2%80%9d-di-vigano-e-soci-smascherate-da-un-cardinale/
Francamente trovo poco serio affidare ad un titolo eclatante un apostrofare che non sta né in cielo né in terra e tirando in ballo per l'ennesima volta un cardinale già rispettosamente confutato nonché vergando ulteriori osservazioni ad hominem che non entrano nel merito delle numerose questioni seriamente dibattute
sorprendente e sgradevole l'infierire di Magister!
Quelle di Magister non sono notizie, ma puro wishful thinking, suo o di un prelato vaticano.
Intanto il silenzio di Roma è più imbarazzato e imbarazzante che non una sagace strategia.
L'analisi di Don Morselli è ottima: da innamorato di Maria sta con Gesù e con la verità.
Ancor più meritoria, e Mons. Viganò lo condivide, la visione soprannaturale degli eventi.
Mentre però si guarda al falsario come puro spirito, sono evidenti i maneggi dei trafficoni terreni che hanno truffato "i consumatori", agendo da dentro (come quelle banche che appioppano titoli farlocchi alla propria clientela, promettendo utili da favola).
"Ma la Chiesa di Cristo non è un’azienda, non ha finalità commerciali e i suoi ministri non sono manager. Questo errore clamoroso, anzi questa vera e propria frode fu concepita da personaggi che con questa visione umana e mercantile delle cose spirituali dimostrarono non solo la propria inadeguatezza, ma anche la propria indegnità al ruolo che ricoprivano".
Qui lo scambio tra questi due uomini di Dio (ribadisco: innamorati di Maria) arriva nelle parole di Mons. Viganò a smascherare l'odio a Cristo e alla Sposa e l'intento diabolico:
per "eliminare la presenza di un prodotto che non ha molti concorrenti" bisognava "non solo renderlo meno esclusivo, ma prima o poi giungere a far assorbire l’azienda che lo produce da una più potente e diffusa"...
Eh sì... Altro che battezzare! Ci si vanta di non aver mai battezzato!
Altro che "valori non negoziabili"... Si mercanteggia su tutto, lodando i mercanti di vita.
C'è un crollo nelle nascite in Italia... Chissà se la CEI dirà qualcosa di diverso.
Mons. Viganò chiude usando la parola più adatta: trattasi di "peccato gravissimo" e un crimine inaudito, verso Dio e verso il gregge che Egli ha ordinato di pascere in pascoli ben definiti, non di disperdere nei crepacci e tra i rovi.
Dunque: redde rationem villicationis tuae (Lc 16,2).
Non diamoci pensiero più di tanto, le maschere stanno cadendo. Che cadano! Meglio per tutti, anche per i mascherati che hanno la possibilità finalmente di convertirsi sul serio al Signore nostro Gesù Cristo. Basta con l'ipocrisia e le prese di posizione di facciata, sempre ideologica.
Siamo grati. Grazie Signore Gesù!
A Magister le hanno toccato il concilio, atmosfera dove tuto ha senso e consenso. Per molta gente può cadere tutto, e incluso ci sono dei seri problemi quando, ad es., in un matrimonio uno dei coniugi apre gli occhi e l'altro continua a repirare sempre la chiesa nata dal concilio.
A tralcio...l'azienda che ha sostituito...è chiesa massonica.Sostituzione ontoogica permessa x castigo...La Salette lo disse
Magister si è rivelato per quello che è: un conservatore a cui interessa soltanto difendere "il sistema".
Per lui le verità dogmatiche contraddette dal CVII contano meno di zero, così come non contano le argomentazioni logiche.
E da quando si è lanciato in questa patetica e livorosa battaglia contro Mons. Viganò, invece che argomentare utilizza slogan e penosi attacchi personali.
Il falso sistema in cui ha sempre creduto (ermeneutica della continuità) è andato PUBBLICAMENTE in frantumi e, invece che prenderne atto, attacca coloro che hanno contribuito a smascherare quel sofisma teologico.
Purtroppo la maggior parte delle persone non sopporta coloro che dicono delle verità "scomode" e preferirebbe sentirsi profetare illusioni.
Essendo Magister uomo di Ruini, riconosciamo che probabilmente è il cardinal Ruini ad attaccare Viganò.
Mons. Viganò non ha parlato dei papi citati da don Morselli, ma non credo ne abbia la stessa considerazione, o mi sbaglio?
"Il tumore diffondeva metastasi ovunque e l'ultimo Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI non poterono che somministrare palliativi".
D. Alfredo è un buon prete, ma la sua analise è sbagliata. Paolo VI, celebrò il Concilio, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI l'applicarono. Non possiamo negare il vincolo esistente tra questi Papi come se non avesserò delle responsabilità in quello che è accaduto al Concilio e al Post Concilio.
Non se può cittare il P. Garrigou Lagrange, e la sua denuncia sulla Nouvelle Théologie, e dimenticare che Giovanni XXIII ha riabilitato tutti i teologi della Nouvelle Théologie, che hanno partecipato al Concilio come periti e dopo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II sono stati creati cardinali per volontà del Papa.
Sandro Magister è stato formato dai maestri della Nouvelle Théologie, guardate quelle che presenta come "Mie prime letture importanti, da studente liceale":
– “I santi segni”, di Romano Guardini;
– “Il mistero pasquale”, di Louis Bouyer;
– “Bible et Liturgie”, di Jean Daniélou;
– “Missarum Sollemnia”, di Josef A. Jungmann;
– “De Mysteriis”, di sant’Ambrogio;
– “Catholicisme”, di Henri De Lubac;
– "Cristo e il tempo", di Oscar Cullmann. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/chi-sono/
Penso che questa formazione spiega la sua relazione sproporzionata ai testi do Mons. Viganó. Magister ha piena coscienza del punctum dolens che ha toccato Mons. Viganó.
Scusate, ma Magister su quale giornale scrive?
Non è per caso "Repubblica", ammiraglia della flotta progressista fondata e diretta dal massone Scalfari?
Cosa vi aspettavate?
C'è ancora tanta ingenuità nel mondo "tradizionalista", a quanto pare.
Antonio
"Povero Magister", come si è ridotto a voler confutare le Verità che sia Don Morselli che l'arc Carlo Maria Viganò hanno sapientemente esposto. E' giunta l'ora del redde rationem. Che il Signore sempre benedica questi due veri pastori e uomini di Dio.
19000 nati in meno, certi, come confronto tra 2019 e 2018 (dato ISTAT).
In più, qualche decina di migliaia di aborti.
Nessuno fa una piega: viva i diritti!
35000 morti -asseriti tali- da virus.
Italia in lock down, quasi azzerando la Costituzione e persino sospendendo le messe!
Viva i "dritti"!
(as)segni dei tempi?
Gederson ha perfettamente ragione.
Aggiungo una piccola nota per don Morselli: dire che 3 "buoni e santi papi" non potevano fare altro che somministrare palliativi equivale a dire che anche un buon papa é impotente difronte al male che avanza nella Chiesa.
A questo punto avere o non avere un buon e santo padre é assolutamente indifferente.
Credo che sia una cosa veramente assurda da dire e, per chi l'ascolta, da digerire.
È veramente difficile da accettare la crisi che sta vivendo la Chiesa con tutte le sue implicazioni,tanto che anche un buon sacerdote come don Morselli si sente in dovere di giustificare l'ingiustificabile.
Antonio
Concordo con don Morselli, per quanto reputi Mons. Viganò coerente e di sicuro affidamento.
Il fatto è che, come alla Bibbia si può far dire tutto e il contrario di tutto se viene letta in modo fondamentalistico e se si decontestualizzano alcuni brani, così il Vaticano II e non solo.
Padre Pio non ha mai detto nulla contro il Vaticano II.
Padre Carmelo da Sessano, che fu amico di Padre Pio, testimonia come il santo di Pietrelcina non fosse affatto contro il Concilio Vaticano II ma, questo sì, era solo preoccupato delle riforme che poi si sarebbero potute prendere.
E' vero che Padre Pio chiese il permesso, che ottenne, di continuare a celebrare la Messa tridentina, ma, secondo padre Carmelo, era per un fatto quasi "affettivo" e non perché contestasse la nuova forma della Messa.
Ed è anche vero che, a un certo punto, disse che il Concilio andava chiuso.
Episodio confermato anche da Padre Eusebio Notte, che fu assistente del santo per 5 anni.
Padre Eusebio ha scritto che a un inviato di Papa Paolo VI, che gli chiedeva un parere sul Concilio, Padre Pio rispose che quello che doveva dire il Concilio lo aveva ormai detto e che, perciò, era ormai ora che si chiudesse. Cosa che Paolo VI fece.
Interessante anche la lettera che, poco prima di morire, Padre Pio scrisse a Papa Paolo VI, dicendogli che aveva guidato magistralmente la Chiesa.
Matteo d'Acquasparta nutre una legittima curiosità sulla considerazione, o meno, del mons. Viganò circa il ruolo che può essere stato lasciato ai Pontefici in tutte le traversie di questi tempi trascorsi...mah...a provare a rispondere, senza pretendere di dire o svelare quello che l'interessato non dice, c'è in effetti da considerare, almeno, che il problema non è solo chi lo sviluppi conciliari li ha accompagnati ma, di più, chi li ha instradati come poi eterogenesi dei fini...lo voglio, almeno balbettare, perché su questo non trattengo infine l'impressione che il senso delle indicazioni di Viganò siano poi così distanti da quelle di Morselli, ma...nel senso appunto che accenno.
una mania, etichettare sempre come massoni i nostri avversari.
Massoni, poi, come? Perché effettivament iniziati e iscritti a qualche loggia o per la loro mentalità, la loro visione laicista del mondo?
Non si capisce.
Siamo nel pieno della profezia di Fatima. Preghiamo il Santo Rosario. Il Cuore Immacolato di Maria trionferà.
Già alla fine degli anni Quaranta la Madonna, alle Tre Fontane, si lamentava con Cornacchiola della secolarizzazione nella Chiesa. Il Modernismo, evidentemente, scorreva sotto traccia.
Il Concilio Vaticano II, al di là delle varie considerazioni che si possono fare sul suo sviluppo, che forse poteva essere un po' diverso, non lo so, e sulle sue conseguenze, non ha originato il neo modernismo, ma l'ha solo manifestato.
Anticipando il Sessantotto forse è anche risuscito a mitigarne, almeno in parte, la devastazione.
Capisco che quando si rivisitano le tradizioni ecclesiali occorre molta prudenza per non "danneggiare" la Sacra Tradizione, ma l'intenzione dichiarata del Vaticano II era proprio quella che occorreva evidenziare la Tradizione, e non tradirla.
I tradimenti sono venuti dopo e si sono verificati quando ci sono stati abusi che il Concilio non prevedevano come, ad esempio, le "messe beat" o le "omelie" tenute dai laici.
Interessante anche la lettera che, poco prima di morire, Padre Pio scrisse a Papa Paolo VI, dicendogli che aveva guidato magistralmente la Chiesa.
In verità alla lettera appose solo la firma, mentre il suo contenuto è quasi tutta farina del sacco del suo superiore dell'epoca, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, un "controllore" discreto delle attività del Padre. Ma è chiaro che formalmente la sua deferenza verso il Papa regnante era indiscussa. Nondimeno, c'è chi vuol vedere in quel suo detto un po' birichino, "il pesce puzza dalla testa", e pure in quell'altra sua frase, "nave senza nocchiero", un velato riferimento proprio a Paolo VI.
Padre Carmelo da Sessano - è vero - disse quelle cose, ma egli aveva qualità diplomatiche e si sapeva muovere in certi ambienti. Sarebbe stato controproducente affermare cose diverse, anche perché a lui premeva avviare la causa di beatificazione del Confratello.
Lei scrive: "a un inviato di Papa Paolo VI, che gli chiedeva un parere sul Concilio, Padre Pio rispose che quello che doveva dire il Concilio lo aveva ormai detto e che, perciò, era ormai ora che si chiudesse. Cosa che Paolo VI fece."
Scrivono Gnocchi e Palmaro, in L'ultima Messa di Padre Pio:
“Il nostro confratello”, ha spiegato Padre Carmelo da Sessano, “non era tanto contrario al Concilio, quanto preoccupato della piega che aveva preso. Temeva le innovazioni irrompenti, diffidava del fronte olandese che con austriaci ed altri si era già costituito”». Il Padre aveva ben presente l’ammonimento lanciato contro chi intendesse mutare anche un solo iota della santa dottrina.
https://padrepiopietr.wordpress.com/2015/12/06/lultima-messa-di-padre-pio/
Altra fonte:
«L’autorizzazione a poter celebrare la messa in latino fino alla morte sollevò Padre Pio, che era preoccupato delle diverse riforme e novità che agitavano la Chiesa e che rinfocolavano le divisioni tra i padri conciliari. Dopo aver ringraziato il cardinal Bacci dell’indulto concesso dal papa, gli diede una specie di consiglio: “Il Concilio, per pietà, finitelo in fretta!”» (YVES CHIRON, Padre Pio. Una strada di misericordia, Torino 1997, p. 336).
Mi pare che lei edulcori un poco ...
"Gederson ha perfettamente ragione".
Caro Antonio,
Come ho detto D. Alfredo Morselli è uno buon prete, ma l'opinione da lui espressa quando ha detto:
"Dopo la morte di S. Pio X gli uomini hanno continuato a peccare, la lotta al modernismo si fece evanescente, il modernismo ricrebbe a tal punto che Pio XII, Garrigou Lagrange, Cordovani non riuscirono a scalfire la Nouvelle Théologie che occupava tutte le cattedre".
Non se prova storicamente, perchè Pio XII ha condannato i membri della Nouvelle Théologie e li hanno rimossi dalle cattedre che occupavano. Il Professore Paolo Pasqualucci ci racconta la vera storia di ciò che accadde tra il pontificato di Pio XII e quello di Giovanni XXIII, nell'articolo "GARRIGOU-LAGRANGE, Réginald: Dove va la Nuova Teologia? Ritorna al modernismo♣ Redazione e “Note di commento” di Paolo Pasqualucci", dove ha scritto:
"Giovanni XXIII permise che nella fase preparatoria fossero inseriti tra gli esperti o “consultores” della commissione che si occupava dello schema di costituzione sulla riforma liturgica, proprio i teologi censurati e costretti al silenzio sotto Pio XII per le loro cattive e mai ritrattate dottrine. Notò lo storico Levillain: “La composizione di questa commissione faceva vedere che si era praticata una larga apertura. Tra i consultori si notava la presenza dei Padri Congar, de Lubac, Hans Küng etc. Tutta la squadra dei teologi condannati implicitamente dall’enciclica Humani generis nel 1950 era stata chiamata a Roma per volontà di Giovanni XXIII. Il Concilio si apriva in un’atmosfera di riconciliazione…”[22]. Di “riconciliazione” con l’errore, bisognerebbe dire, visto che nessuno degli erranti “riconciliati” si era pentito e pubblicamente ritrattato!
Lasciò che i cardinali novatori, con una serie di iniziali e ben studiati colpi di mano procedurali, alterassero illegalmente lo svolgimento del Concilio, riuscendo a conquistare la maggioranza nelle dieci commissioni incaricate di redigere gli schemi dei documenti da votare in aula. In tal modo furono mandati al macero tutti gli schemi preparatori, tranne quello sulla liturgia perché parzialmente gradito ai novatori, grazie anche alla massiccia presenza nella fase preliminare della sua elaborazione della torva genìa appena menzionata qui sopra, al § 1. Le nuove commissioni cominciarono a riscrivere i documenti da votare secondo un’impostazione che rivelava l’infiltrazione neomodernista. Cominciò così una dura, triennale battaglia contro la minoranza “conservatrice”, mentre la palude, cioè la stragrande maggioranza dei vescovi, stava a guardare, cercando di capire da quale parte si sarebbe schierato il Papa. Paolo VI, proseguendo nel solco tracciato da Roncalli, si schierò con i neomodernisti, dei quali per temperamento e sensibilità faceva parte (era un devoto ammiratore di de Lubac, come del resto Giovanni Paolo II, suo amico personale, che lo fece addirittura cardinale). Tuttavia, come Papa e per salvaguardare almeno in parte il potere che gli derivava (per diritto divino) dal primato petrino, Paolo VI dovette intervenire più volte per temperare certi eccessi (anche se in genere questi suoi interventi non erano spontanei ma provocati dalla pressione della minoranza che difendeva il dogma). Alla fine, pur costretta a qualche compromesso, vinse, come sappiamo tutti, la “nouvelle théologie” vanamente denunciata a suo tempo da Garrigou-Lagrange, improntando di sé non solo lo stile, l’atmosfera dei documenti conciliari ma anche le loro dottrine, ambigue ed erronee su punti essenziali della nostra fede[23]".
L'opinione di D. Alfredo Morselli lascia capire che Pio XII ha perso la lotta contro la Nuovelle Théologie, e che per questo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non hanno potuto fare niente che "sommnistrare dei paliativi". Per quanto rispettoso sia D. Alfredo Morselli, tale opinione è inaccettabile. Per quanto rispettoso sia D. Alfredo Morselli e sviluppa un buon apostolato in molti aspetti, questa opinione espressa nella Lettera a D. Viganó è inaccettabile.
Devo finire, perchè purtroppo non ho molto tempo per scrivere. Così aggiungo che al di fuori della promozione dei nuovi teologi agli esperti del Concilio. Ci sono dichiarazioni di Giovanni XXIII che contraddicono chiaramente il pontificato di Pio XII. Per verificarlo, basta leggere la prima enciclica di Pio XII, Summi Pontificatus, e paragonarla al discorso di apertura del Concilio. Nella Summi Pontificatus me sembra che abbiamo una dell'ultima volta che un Papa ha parlato come Vicario di Cristo, dicendo:
"Come vicario di Colui, il quale in un'ora decisiva, dinanzi al rappresentante della più alta autorità terrena di allora, pronunziò la grande parola: «Io sono nato e venuto al mondo per render testimonianza alla verità; chiunque sta per la verità ascolta la mia voce» (Gv 18,37), Noi di nulla Ci sentiamo più debitori al Nostro ufficio, e anche al nostro tempo, come di «rendere testimonianza alla verità». Questo dovere, adempiuto con apostolica fermezza, comprende necessariamente l'esposizione e la confutazione di errori e di colpe umane, che è indispensabile conoscere, perché sia possibile la cura e la guarigione: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Nell'adempimento di questo Nostro dovere, non Ci lasceremo influenzare da terrene considerazioni, né Ce ne tratterremo per diffidenze e contrasti, per rifiuti e incomprensioni, né per timore di misconoscimenti e di false interpretazioni. Ma lo faremo sempre animati da quella paterna carità che, mentre soffre dei mali che travagliano i figli, indica loro il rimedio, sforzandoCi cioè di imitare il divino modello dei pastori, il buon pastore Gesù, che è luce insieme e amore: «Seguendo il vero con amore» (Ef 4,15).
All'inizio del cammino, che conduce all'indigenza spirituale e morale dei tempi presenti, stanno i nefasti sforzi di non pochi per detronizzare Cristo, il distacco dalla legge della verità, che egli annunziò, dalla legge dell'amore, che è il soffio vitale del suo regno. Il riconoscimento dei diritti regali di Cristo e il ritorno dei singoli e della società alla legge della sua verità e del suo amore sono la sola via di salvezza.
Nel momento in cui, venerabili fratelli, scriviamo queste righe, Ci giunge la spaventosa notizia, che il terribile uragano della guerra, nonostante tutti i Nostri tentativi di deprecarlo, si è già scatenato. La Nostra penna vorrebbe arrestarsi, quando pensiamo all'abisso di sofferenze di innumerevoli persone, a cui ancora ieri nell'ambiente familiare sorrideva un raggio di modesto benessere. Il Nostro cuore paterno è preso da angoscia, quando prevediamo tutto ciò che potrà maturare dal tenebroso seme della violenza e dell'odio, a cui oggi la spada apre i solchi sanguinosi. Ma proprio davanti a queste apocalittiche previsioni di sventure imminenti e future, consideriamo Nostro dovere elevare con crescente insistenza gli occhi e i cuori di coloro, in cui resta ancora un sentimento di buona volontà verso l'Unico da cui deriva la salvezza del mondo, verso l'Unico, la cui mano onnipotente e misericordiosa può imporre fine a questa tempesta, verso l'Unico, la cui verità e il cui amore possono illuminare le intelligenze e accendere gli animi di tanta parte dell'umanità, immersa nell'errore nell'egoismo, nei contrasti e nella lotta, per riordinarla nello spirito della regalità di Cristo".
Gederson, quello che dici con tanta passione è interessante, tieni presente, se vuoi, che il magistero del papa Pacelli è qualche cosa di unico nelle vicende degli ultimi secoli, e presenta una sua complessità e articolazione che merita di essere rilevata. Vi si possono trovare prospettive che si aprono procedendo come per opposizione interna. Molto, se non tutto, di quello che sarà il tenore complesso, e le tensioni interne, della successiva fase conciliare, dipenderà proprio dalle premesse poste da quel particolare pontificato, posto in un frangente epocale difficilissimo. Peraltro, in genere, si approcciano oggi i contenuti delle dottrine di Pio XII estrapolando di volta in volta quei tanti, ampi stralci, che possono risultare rassicuranti per le attese di chi li impiega, trascurando di interrogarsi sui passaggi più delicati e innovativi, che magari sono meno diffusi e prolissi, ma a ben vedere risulteranno anzi nevralgici e decisivi. Va bene? Ti prego di soffermarti da capo, con pazienza, su questa cosa che ti accenno, che potrà sembrarti inaspettata.
Don Morselli fa del cerchiobottismo
Caspita... sono stato censurato!
Alle 9.40 ho commentato come Anonimo ma sto giro mi firmo!
Dissi: "Don Morselli fa del cerchiobottismo" e aggiunsi che il fatto che chiamasse "santo" Papa Giovanni Paolo II la dice lunga, se non che l'aggiunta è stata epurata.
Nessuna vena polemica: personalmente concordo col compianto mons. Gherardini e ritengo che le canonizzazioni non siano infallibili ma il punto non è questo.
Semplicemente non vedo quale accordo possa esserci tra chi pare difendere a spada tratta i papi del post-concilio con chi ritiene che, non solo non abbiano fatto nulla per arginare la deriva, ma che addirittura vi abbiano contribuito, ovviamente in diverse forme e maniere, al punto da non porsi alcun problema ad anteporre l'appellativo di "santo" a uno di loro.
14 luglio 1789 presa della bastiglia... rivoluzione francese..... 8 dicembre 1965 rivoluzione nella Chiesa Cattolica - gli stessi rivoluzionari hanno preso l'altra bastiglia ma per distrtuggerla ed in 50 anni l'hanno distrutta.. prima hanno distrutto l'Europa e poi hanno distrutto la Dottrina Cattolica... ma il Giudizio arriverà per tutti.. anche per i distruttori occulti e visibili..Il Signore la domenica non ha debiti... il sabato ha sempre saldato tutto.
Sinceramente di ciò che dicono i francescani di P. Pio me ne in fischio altamente. La piega (piaga) presa dai francescani, in generale, é semplicemente vergognosa.
In particolare quelli attuali di San Giovanni in Rotondo sono bravi solo a fare spettacoli per raccogliere soldi, in nome di P. Pio, come per pagare profumatamente Piano per la costruzione di un tempio massonico, che nulla a che vedere con una chiesa che dovrebbe celebrare il sacrificio Eucaristico.
Aiutati in questo da una crocchia di presunti figli spirituali di P. Pio, come Al Bano, la Marini ecc...ridicoli
Antonio
L'unico vero errore di Pio XII è stato quello di non colpire duramente i teologi fedifraghi, i vari de Lubac, Rahner, Congar etc. Invece di silenziarli e togliere le loro opere dagli scaffali (ma tutti le leggevano sottobanco) doveva impor loro un redde rationem pubblico, seguito da scomunica, se si fossero rifiutati o avessero cercato di menare il can per l'aia.
Ma la situazione sembrava sotto controllo anche così, le misure prese sembravano sufficienti, evidentemente. O comunque, doveva sembrar impossibile far di più (l'ambiente era già inquinato).
C'era stata poi la Humani generis, nella quale il Papa aveva condannato, non formalmente però, gli indirizzi teologi modernisti riemergenti.
Pio XII fece cardinale il cugino di mons. Marcel Lefebvre, Joseph Lefebvre, di tendenze moderniste, partecipe del gruppetto di lingua francese che preparò in fretta il giorno prima in latino l'intervento di poche righe che il card. Liénart avrebbe pronunciato, come se fosse stato spontaneo, quando interruppe la seduta inziale del Concilio, dando inizio alla ribellione poi sanzionata da Giov XXIII. Nel tragitto in macchina verso S. Pietro, Liénart aveva imparato a memoria il breve testo (fonte è Levillain). Ebbene, non ho mai capito perché Pio XII non abbia fatto cardinale anche mons. Marcel Lefebvre, del quale aveva grandissima stima per tutto quello che aveva saputo fare in Africa. Se ci fosse stato un Marcel Lefebvre tra i dieci cardinali che dirigevano il Concilio nei primi giorni, forse i modernisti non sarebbero riusciti a imporsi.
Sembra che Pio XII si attenesse a una certa tradizione, che impediva di avere più di 72 cardinali, numero del primo invio di discepoli da parte di NS. POssibile? Giov XXIII invece appena eletto cominciò subito a nominar cardinali, con prevalenza di quelli novatori. In particolare, diede subito la porpora a Bea, personaggio di modesta levatura, che fu però l'eminenza grigia del Concilio, anche sotto Paolo VI, garantendo l'orientamento novatore, quello della via "moderata", fatta di sapienti ambiguità e qualche compromesso con la Tradizione (contro gli estremismi di Rahner, inizialmente seguito anche dal giovane Ratzinger) messa a punto dal belga mons. Phillips.
Sì, è esattamente quello che penso pure io.
Senza condividere il plauso ai papi post conciliari, devo tuttavia condividere la nota che rileva come dopo san Pio X sia stato un decadere. Lo stesso rifiuto di ubbidire alla Madre di Dio ne è conferma piena senza calcare la mano sulle pecche dei suoi due immediati successori evidenziato da Gnocchi, sul libro bianco del difensore di padre Pio che col ricatto riuscì a fermare la persecuzione. Padre Pio era tenuto ad obbedire per il proprio voto, e quindi beveva anche il veleno, per obbedienza. Ha combattuto la buona battaglia contro la massoneria ecclesiastica però, da par suo.
Omelia di Padre Giorgio Maria Faré sull’importanza del tempio di Dio.
13 luglio 2020, Santuario del Carmelo di Monza.
Sito web: http://www.veritatemincaritate.com
https://www.youtube.com/watch?v=TjEt3bPZDj0&feature=youtu.be
Simone Veronese 9:50,
concordo. Ma un conto è questo commento. Un conto la battuta di un Anonimo alla quale avrei dovuto aggiungere quanto ora più esplicito.
E, francamente, il mio impegno è tale che non posso star lì a puntualizzare più di tanto...
Grazie per aver insistito.
Che la deriva modernista fosse presente nella Chiesa prima del CVII non dovrebbe essere una novità, giacché S.Pio X lo stava denunciando già ad inizio secolo.
Ciò che fa la differenza sostanziale, cosa che gli ermeneuti della continuità e i conservatori di tutte le risme non vogliono intendere, è che col CVII il modernismo (madre di tutte le eresie) è entrato nei documenti ufficiali (seppur non dogmatici) della Chiesa, obbligando i fedeli di fatto a credere quanto prima veniva anatemizzato dalla Gerarchia.
"Molto, se non tutto, di quello che sarà il tenore complesso, e le tensioni interne, della successiva fase conciliare, dipenderà proprio dalle premesse poste da quel particolare pontificato, posto in un frangente epocale difficilissimo".
Lorenz, non ho adesso molto tempo per dare una risposta maggiore ma ci faccio una domanda: le premesse poste dal pontificato di Pio XII sono stati svilupati nel senso che Papa Pacelli gli hanno posto o in altri sensi? In un'altro post lui ha parlato della Divino Afflante Spiritu e io ti ho raccontato la storia della polemica intorno al documento che in uno primo momento ha finito con la condanna dal Sant'Uffizio di quelli che presentarono un'interpretazione in senso modernista della Lettera Enciclica di Pio XII. Sarà che qualcuno può trovare l'articolo di Mons. Antonino Romeo "L’Enciclica Divino Aftlante Spiritu et les Opiniones Novae, Divinitas 4 (1966) pg.378- 456"?
L'unica questione che poteva essere la causa della convocazione di uno Concilio dopo Pio XII era proprio il problema della rinascita del modernismo. La Nouvelle Théologie era presentata per i loro rappresentanti come la Teologia delle fonti, era una Teologia che rifiutava il magistero come regola prossima della fede e faceva delle regole remote la regola prossima. Oggi i rappresentanti di questa Teologia al potere ci propone di interpretare il Concilio alla luce della tradizione, ma questo significa proprio interpretare un'atto della regola prossima alla luce di quella rimota. Questo è solo un esempio di che i rappresentanti della Nouvelle Théologie che ha trionfato con il Concilio, non possono essere considerati degli interpreti fedeli del magistero di Pio XII, ma i suoi traditori.
“Nella enciclica Humani Generis (1950), prossegue Tamayo, comparabile per la sua intolleranza ed anti modernismo al Syllabus, Pio XII condanna severamente i teologi che intentavano svilupare la riflessione cristiana in dialogo con la modernità. Condanna l’evoluzionismo, i movimenti storici-critici, il ritorno alle fonti del cristianesimo, etc. Qualch’uni di loro sono stati espulsi delle loro catedre ed incluso esiliati etc.(Chenu, Congar, de Lubac…). Or bene, gli stessi teologi, condannati da Pio XII ed l’Humani Generis, sono stati chiamati 10 anni dopo per Giovanni XXIII, per che liderassero e fondamentassero la riforma della Chiesa del punto di vista teologico. Il ConcilioVaticano II è stato un Concílio piutosto di teologi che di Vescovi, ancora che abbia avuto un componente pastorale importantissimo. Una parte dei documenti e dei contenutti di questi documenti del Vaticano II sono stati presi ed estrati delle opere di teologi come Rahner, Haering. González Ruiz, Congar, Chenu,etc. E tuttavia, gli stessi teologi chiamati da Giovanni XXIII come periti del Concilio, sono caduti sotto sospetto nel pontificato di Giovanni Paolo II e sono stati condannati una altra volta, sin che, fino ad oggi, sia stata fatta la loro riabilitazione. Il caso più emblematico è stato quello di Hans Kung, teologo di Giovanni XXIII, e quasi venti anni dopo, espulso della catedra di teologia di Tubinga. Una Università civile! Quarant’ anni dopo del Vaticano II (il quadragesimo anniversario si celebra al primo d’ottobre del 2002) diventa necessaria una nuova Riforma che riprenda lo spirito del Vaticano II e che vada ancora più in là, nel intento di rispondere ai nuovi problemi” (Juan J. Tamayo, Las grandes líneas de la reforma de la Iglesia. Il grossetto ed il sottolineato sono miei. http://perso.wanadoo.es/laicos/2002/854T-JuanjoTamayo.htm ).
“La Nuova Teologia, più tardi, si ha domandato, perplessa, come era stato possibile percorrere una tale distanza in tre anni. Non solo si aveva fatto posto alla sua interpretazione; il suo nucleo era stato riconosciuto ed incluso come un autentico svilupo” (Padre T. M. Schoof, La Nueva Teologia Catolica, Ediciones Carlos Lohlé, Buenos Aires- Mexico, 1971, pp.314).
Bravo Antonio, se non l'avesse scritto lei, l'avrei scritto io.
Un errore che molti fanno è quello di "divinizzare" Padre Pio, di crederlo onniscente in materia religiosa.
Padre Pio fu un grande Santo ma ciò non significa che sapesse tutto ciò stava accadendo.
Se anche Padre Pio avesse lodato sperticatamente un concilio che ha contraddetto il dogma, quel concilio resterebbe un concilio eretico (o un conciliabolo).
I cattolici devono essere fedeli primariamente a Dio ed al Magistero dogmatico: le opinioni private dei Santi e le rivelazioni private vengono MOLTO dopo.
La vivenda della Divino Afflante Spiritu è raccontata da Mons. Francesco Spadafora nel libro "Il trionfo del modernismo nell'esegesi cattolica". Il libro è stato pubblicato dal giornale antimodernista Sisi Nono e possono essere scaricate nel sito dal giornale nell'indirizzo:
https://www.sisinono.org/anno-1994.html#
Dal Anno XX N°2 al Anno XX N°22 hanno pubblicati degli articoli che formano il libro di Mons. Spadafora che parlano del trionfo del modernismo nel Pontificio Istituto Bibbico. La presentazione del libro è fatta nell'anno 1993 con il numero Anno XIX N°22, disponibile nell'indirizzo:
https://www.sisinono.org/anno-1993.html?download=480:anno-ix-n-22
È próprio nella presentazione che Mons. Spadafora parla del caso Della Divino Afflante Spiritu e dopo torna a parlare nell'Anno XX N°11. Questo libro è fondamentale per quelli che vogliono capire quello che è accaduto con la Chiesa. In speciale il caso della Divino Afflante ci mostra chiaramente che esistono tantissime interpretazione del Concilio perchè l'autorità Della Chiesa non vuole compiere la sua funzione. In uno primo momento il Sant'Uffizio ha bloccato la falsa ermeneutica della Divino Afflante Spiritu. Dopo l'elezzione di Paolo VI questa è permessa e mai abbiamo avuto un giudizio di Roma sulla falsità o veracità di un'interpretazione di documenti magisteriali. La pluralità ermeneutica è stata desiderata dal próprio Papa!!!
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