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Eloquenza e scienza non raggiungeranno mai l’altezza e la potenza di supplica che regnano nell’Ufficio dei Morti. Solo la Chiesa conosce i segreti dell’altra vita e la via del cuore di Cristo, solo la Madre può avere il tatto supremo che le permette di consolare gli orfani, gli abbandonati, quelli che sono rimasti sulla terra in lacrime, alleggerendo la purificazione dolorosa ai figli che l’hanno lasciata.
Primo Salmo (116)
Dilexi: il primo canto del purgatorio è un canto di amore. Le angosce di quaggiù sono finite, sono lontani i pericoli dell’inferno e, confermata in grazia, l’anima non pecca più ed ha in sé soltanto riconoscenza per la misericordia che l’ha salvata, per la giustizia che la purifica e la rende degna di Dio. Il suo stato di quiete assoluta e di attesa fiduciosa è tale che la Chiesa lo chiama “un sonno di pace” (Canone della Messa). Piacere a Dio, un giorno, senza riserve! Separata dal corpo che l’appesantiva, la distraeva con mille futili preoccupazioni (Sap. 9, 15) l’anima si immerge in questa unica aspirazione e converge tutte le sue energie, tutti i tormenti, dei quali ringrazia il cielo, perché aiuta la sua debolezza a soddisfare tale aspirazione. O crogiolo benedetto nel quale si consumano i resti del peccato, in cui si paga ogni debito! Dalle sue fiamme soccorritrici, sparita ogni traccia dell’antica sozzura, l’anima piglierà il volo verso lo Sposo veramente felice, sicura che le compiacenze del Diletto non avranno per essa limitazioni.
Secondo Salmo (120)
Come però si prolunga il suo esilio doloroso! Se è in comunione con gli abitanti del cielo per mezzo della carità, il fuoco che la castiga non è materialmente diverso da quello dell’inferno. Il suo soggiorno confina con quello dei maledetti, deve sopportare la vicinanza del Cedar infernale, dei nemici di ogni pace, dei demoni, che perseguitarono la sua vita mortale con assalti, con insidie, che al tribunale di Dio ancora l’accusavano con bocche ingannatrici. La Chiesa si appresta a supplicare: Strappatela alle porte dell’inferno.
Terzo Salmo (121)
Tuttavia l’anima non vien meno e, levando i suoi occhi verso le montagne, sa che può contare sul Signore, che non è abbandonata dal cielo che l’attende, né dalla Chiesa della quale è figlia. Per quanto sia vicino alla regione del pianto eterno, il purgatorio, in cui giustizia e pace si abbracciano (Sal. 84, 11), non è inaccessibile agli Angeli. Questi augusti messaggeri portano il conforto di divine comunicazioni alle quali si aggiunge l’eco delle preghiere dei beati e dei suffragi della terra. L’anima è ormai sovrabbondantemente assicurata che il solo male, il peccato, non la può più toccare.
Quarto Salmo (130)
L’uso del popolo cristiano dedica alla preghiera per i morti il Salmo 129 in modo particolare: è un grido di angoscia e, nello stesso tempo, di speranza. La privazione cui sono sottoposte le anime nel purgatorio deve toccare profondamente il nostro cuore. Non hanno ancora raggiunto il cielo, ma ormai hanno cessato di appartenere alla terra e hanno con ciò perduto i favori con i quali Dio compensa i pericoli del viaggio in questo mondo di prove e, per quanto siano perfetti i loro atti di amore, di fede e di speranza, esse non meritano più. Delle sofferenze, che accettate come sono, varrebbero a noi la ricompensa di mille martiri, nulla rimane a queste anime, nulla fuorché il fatto del regolamento di un conto, che la sentenza del giudice ha appurato. Come non possono meritare, non possono neppure soddisfare come noi alla giustizia per mezzo di equivalenze da Dio accettate. La loro impotenza a giovare a se stesse è più radicale di quella del paralitico di Betsaida (Gv. 5) perché la piscina della salvezza la possiede la terra con l’augusto Sacrificio, i Sacramenti e l’uso delle chiavi onnipotenti affidate alla Chiesa. Ora la Chiesa, che non ha più giurisdizione su di esse, conserva però la sua tenerezza di Madre e la sua potenza presso lo Sposo non è diminuita e quindi fa sue le loro preghiere, apre tesori, che la sovrabbondante redenzione del Signore le ha procurati, paga con il suo fondo dotale Colui che le ha costituito il fondo stesso, perché liberi le anime o allevii le loro pene e in questo modo, senza ledere alcun diritto, la misericordia si apre il passo e raggiunge l’abisso in cui regnava soltanto la giustizia.
Quinto Salmo (138)
Ti loderò, perché mi hai esaudito. La Chiesa non prega mai invano e l’ultimo salmo dice la sua riconoscenza e la riconoscenza delle anime che l’Ufficio che sta per terminare ha liberate dall’abisso o per lo meno avvicinate al cielo. Grazie a quell’Ufficio e cioè alla Chiesa, più d’una delle anime ancora prigioniere è entrata nella luce. Seguiamo col pensiero e con il cuore i nuovi eletti, che sorridendo e ringraziando noi, loro fratelli o figli, si elevano radiosi dalla regione delle ombre e cantano: Ti glorificherò, o Signore, davanti agli Angeli, ti adorerò, finalmente, nel tuo santo tempio! No, il Signore non disprezza le opere delle sue mani.
Il Magnificat.
Ma, siccome ogni grazia di Gesù in questo mondo ci viene per mezzo di Maria, oltre la vita mortale ancora per Maria si compie ogni liberazione e si ottiene ogni beneficio. Dove si estende la redenzione del Figlio si esercita l’impero della Madre. Le visioni dei santi ce la mostrano veramente Regina nel purgatorio, sia che vi si faccia benignamente rappresentare dagli Angeli della sua corte o si degni penetrare lei stessa sotto le oscure volte (Eccli 24,8) come l’aurora del giorno che non ha fine, per spargervi abbondante la rugiada del mattino. Mancherà forse la neve del Libano, dice lo Spirito Santo, alla pietra del deserto? e chi impedirà alle fresche acque di scendere alla vallata? (Ger 18,14). Comprendiamo ora il perché del canto del Magnificat all’Ufficio dei defunti: è l’omaggio delle anime, che arrivano in cielo, è la dolce speranza di quelle che restano ancora nel luogo di espiazione.
Conclusione.
Ogni anima si raccoglie così nel culto delle persone più care e dei più nobili ricordi. È la festa dei nostri cari morti e prestiamo allora l’orecchio alle loro voci, che di campanile in campanile in tutto il mondo cristiano si fa supplichevole e dolce in queste prime notti di novembre. Per tutto l’ottavario facciamo la visita delle tombe in cui riposano in pace i loro resti mortali. Preghiamo per loro e preghiamoli: non abbiamo paura di parlare con essi degli interessi che davanti a Dio loro furono cari, perché Dio li ama e, per una specie di soddisfazione alla sua bontà, le ascolta meglio, se implorano per altri, mentre la sua giustizia li mantiene in una condizione di assoluta impotenza per se stessi.
(da: P. GUÉRANGER, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1234-1245) by Radio Spada
7 commenti:
EPISTOLA (I Cor 15, 51-57). – Fratelli: Ecco vi rivelo un mistero: risorgeremo certamente tutti, ma non tutti saremo trasformati, in un attimo, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Suonerà la tromba, e i morti risorgeranno incorrotti, e noi saremo cangiati. Perché è necessario che questo corpo corruttibile si rivesta d’incorruttibilità, e che questo corpo mortale si rivesta d’immortalità. Quando poi questo corpo mortale sarà rivestito d’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata assorbita nella vittoria. Dov’è o morte, la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo pungiglione? Or il pungiglione della morte è il peccato, e la potenza del peccato viene dalla legge. Ma eleviamo i nostri inni di ringraziamento a Dio, il quale ci ha dato la vittoria, mediante il Signor nostro Gesù Cristo.
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno (Purg. 1,4-6)
L'uomo vestito di bianco, oggi partirà dal Viale della Conciliazione e, per la commemorazione dei defunti, ha scelto di recarsi al cimitero militare francese di Roma "per pregare in suffragio di tutti i morti, in particolare per le vittime della guerra e della violenza".
Strana scelta quella che per commemorare i defunti e le vittime si reca in un cimitero militare francese dove sono seppelliti i goumier, tutti di fede islamica, e - chissà se lo sa, ma dovrebbero informarlo - i goumier sono gli autori delle taciuta, o, se vogliamo, infoibate MAROCCHINATE.
Le marocchinate - non mi stupirei se qualcuno non lo sapesse - furono episodi di stupri di massa compiuti ai danni di 60mila abitanti dell'Italia centro-meridionale, di tutte le età, di ambo i sessi, ma preferibilmente donne. 1.000 omicidi, 60.000 donne stuprare, 1.800.000 violenze carnali ...
E quegli uomini che tentarono di opporsi furono sodomizzati, uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi.
Non si contano le sfortunate che (purtroppo) sopravvissero agli stupri di centinaia di soldati e morirono "solo" a seguito dei traumi fisici riportati. Altre impazzirono.
Le violenze ebbero fine solo con il trasferimento in Provenza del corpo di spedizione.
Strano che Bergoglio non conosca le eroiche gesta di coloro cui oggi egli renderà omaggio visto che, contro di loro, intervenne anche papa Pio XII impedendo l'entrata a Roma di queste truppe, non appena venuto a conoscenza dei crimini di cui si erano macchiate.
Tra le gesta immortali, i goumier annoverano anche l'assassinio dei preti don Enrico Iannone a Valledoria (FR) e don Alberto Terilli di Esperia (FR). Proprio il Parroco di Esperia, per il tentativo di salvare alcune donne, venne legato ad un albero e stuprato per una intera notte. Morì per le lacerazioni interne riportate.
Se avesse voluto veramente commemorare le vittime avrebbe potuto con l'iniziare a chiedersi il motivo per cui nella chiesa dei francesi a Roma ci sono delle lapidi commemorative delle malefatte proprio dei goumier. Avrebbe potuto celebrare in uno dei cimiteri ciociari in cui è forte la presenza delle vere vittime dei cannibali africani d'oltralpe, avrebbe avuto solo l'imbarazzo della scelta: Esperia, Pontecorvo, Ceccano, Castro dei Volsci, Vallecorsa, Sezze, Prossedi, Roccagorga, Priverno. Due province intere, Frosinone e Latina, in cui potrebbe colmare le sue lacune e applicare il Verbo.
Ma in questo mondo alla rovescia si parteggia per i carnefici e non per le vittime .
Bergoglio ha celebrato oggi una "Messa per defunti" al Cimitero di guerra francese di Roma. Motivazione: "Questa BRAVA GENTE è morta in guerra, chiamata a difendere la patria, valori e ideali.."
E ora vediamo chi era questa “brava gente”, questi famigerati goumiers, autori di oltre 60.000 stupri ai danni di donne, uomini, bambini italiani, assassinii, rapine perpetrate per tutta Italia, dalla Sicilia alla Toscana dal ’43 al ’45. Perfino un prete, don Alberto Terrilli, fu violentato a sangue e morì per le lesioni.
Dal 1° all'8 novembre, ogni fedele può guadagnare un'indulgenza plenaria applicabile alle anime del Purgatorio. Ecco le condizioni da soddisfare per guadagnare quest'indulgenza:
Il giorno del 2 novembre: visitare una chiesa, recitare un Padre Nostro e un Credo per i defunti.
Dall'1 all'8 novembre: visitare un cimitero, pregare per i morti.
Condizioni generali dell'indulgenza:
eseguire l'opera prescritta (vedi punti precedenti).
Confessione entro otto giorni prima o dopo l'opera da compiere.
Comunione sacramentale.
Preghiera per le intenzioni del Papa con un Padre Nostro e un'Ave Maria (le intenzioni del Papa sono l'esaltazione della Santa Chiesa, la propagazione della fede, l'estirpazione dell'eresia, la conversione dei peccatori, la concordia tra i principi cristiani e gli altri beni del popolo cristiano).
Distacco da ogni affetto per il peccato anche veniale. Se non c'è questo distacco, dal peccato veniale, l'indulgenza sarà solo parziale, ma ci sarà comunque.
....segue
Dal Catechismo di San Pio X:
§ 10. - Delle indulgenze.
795 D. Che cosa è l'indulgenza?
R. L'indulgenza è la remissione della pena temporale dovuta per i nostri peccati, già rimessi quanto alla colpa; remissione che la Chiesa accorda fuori del sacramento della Penitenza.
796 D. Da chi ha ricevuto la Chiesa la facoltà di dare le indulgenze?
R. La Chiesa ha ricevuto la facoltà di dare le indulgenze da Gesù Cristo.
797 D. In qual modo la Chiesa ci rimette la pena temporale per mezzo delle indulgenze?
R. La Chiesa ci rimette la pena temporale per mezzo delle indulgenze, applicandoci le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesti Cristo, di Maria SSma, e dei Santi, le quali formano ciò che dicesi il tesoro della Chiesa.
798 D. Chi ha il potere di concedere le indulgenze?
R. Il potere di concedere le indulgenze lo ha solo il Papa in tutta la Chiesa, e il Vescovo nella sua diocesi, secondo la facoltà concessagli dal Papa.
799 D. Di quante specie sono le indulgenze?
R. Le indulgenze sono di due specie: l'indulgenza plenaria e l'indulgenza parziale.
800 D. Qual'è l'indulgenza plenaria?
R. L' indulgenza plenaria è quella con cui ci viene rimessa tutta la pena temporale dovuta per i nostri peccati. Perciò se taluno morisse dopo aver ricevuto tale Indulgenza, andrebbe subito in Paradiso, esente affatto dalle pene del purgatorio.
801 D. Qual'è l'indulgenza parziale?
R. L'indulgenza parziale è quella con la quale ci viene rimessa soltanto una parte della pena temporale dovuta per i nostri peccati.
802 D. Che cosa intende di fare la Chiesa nel concedere le indulgenze?
R. Nel concedere le indulgenze la Chiesa intende venire in aiuto alla nostra incapacità di espiare in questo mondo tutta la pena temporale, facendoci conseguire per mezzo di opere di pietà e di carità cristiana quello che nei primi secoli procurava che si ottenesse col rigore dei canoni penitenziali.
803 D. Che cosa s'intende per indulgenza di quaranta o cento giorni, ovvero di sette anni, e simili?
(*) R. Per indulgenza di quaranta o cento giorni ovvero di sette anni e simili, s'intende la remissione di tanta pena temporale, quanta se ne sconterebbe con quaranta o cento giorni ovvero sette
anni della penitenza anticamente stabilita dalla Chiesa.
804 D. Che conto dobbiamo fare delle indulgenze?
R. Delle indulgenze dobbiamo fare grandissimo conto, perché con esse si soddisfa alla giustizia di Dio e più presto e più facilmente si ottiene il possesso del cielo.
805 D. Che cosa si ricerca per acquistare le indulgenze?
R. Per acquistare le indulgenze si ricerca: 1.° lo stato di grazia (almeno nell'ultima opera che si compie) e la mondezza anche da quelle colpe veniali, di cui vuolsi cancellare la pena;
2.° l'adempimento delle opere che la Chiesa prescrive per acquistare l'indulgenza; 3.° l'intenzione di acquistarla.
806 D. Le indulgenze possono applicarsi anche alle anime del purgatorio?
(*) R. Si, le indulgenze possono applicarsi anche alle anime del purgatorio, quando chi le accorda dichiari che si possono ad esse applicare.
Per il vescovo di Dubuque, Iowa, USA, mons. Michael Jackels, bisogna cambiare i metodi di sepoltura, poiché «la questione delle pratiche di sepoltura è un problema ambientale significativo». Inoltre vi è un problema ambientale «per produrre bare, il terreno viene riempito di cemento per le volte, e l’acqua freatica viene inquinata dai rifiuti dell’imbalsamazione».
Non va bene la sepoltura nella terra, perché «consuma terra», non va bene la cremazione perché «una singola cremazione usa circa trenta galloni di carburante, e sia la combustione che il corpo stesso rilasciano sostanze inquinanti nell’aria».
Qual è la soluzione? Idrolisi alcalina e compostaggio,
Spiega il vescovo: «Un’altra opzione è chiamata idrolisi alcalina: una combinazione di acqua calda, liscivia, aria compressa e circolazione usata per liquefare un cadavere in poche ore, cadavere che può poi essere smaltito in modo sicuro nel terreno».
Oppure il compostaggio: «Il corpo viene messo in un contenitore, coperto con trucioli di legno, paglia ed erba medica, usando il calore per uccidere i batteri e il flusso d’aria per la decomposizione».
Questi vaneggiamenti non sono per nulla strani e non sono provocati da un'eccessiva consumazione di superalcolici, bensì frutto della politica (non la chiamo 'pastorale') di papa Francesco sull'ambiente, l'ossessivo ripetere del concetto di 'madre terra' e dell'accusa che contro la 'madre terra' commettiamo peccati ecc. ecc.
Poi, come diretta conseguenza, vengono fuori questi mostri.
Tra l'altro, nel discorso di questo vescovo, non una parola sul significato cristiano della sepoltura, ormai presso questi soggetti la fede è qualcosa di estraneo.
C'è solo da pregare che questo flagello finisca il prima possibile, e che torniamo ad avere a guida della Chiesa un vero pastore di Cristo. Sarà perseguitato, come noi, che gli saremo fedeli, saremo perseguitati, ma almeno avremo (pochi) pastori fidati cui affidare le nostre anime e quelle dei nostri figli.
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