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martedì 27 agosto 2024

Che cos’è la Tradizione? / Mons. Lefebvre "Lettera aperta ai cattolici perplessi, cap. XVII"

Che cos’è la Tradizione?
Mons. Lefebvre "Lettera aperta ai cattolici perplessi, cap. XVII"

ai nostri giorni come ieri, il modernismo è davvero l’elemento che mina la Chiesa dall’interno. Prendiamo ancora dall’enciclica Pascendi qualche brano corrispondente a quello che stiamo vivendo ora.
«Dal momento che il suo fine è del tutto spirituale, l’autorità religiosa deve spogliarsi di tutto quell’apparato esteriore, di tutti quegli ornamenti pomposi con i quali essa si mette in mostra come dando spettacolo. In questo essi dimenticano che la religione, se propriamente parlando appartiene all’anima, tuttavia non vi è confinata, per cui l’onore reso all’autorità si riflette su Gesù Cristo che l’ha istituita».
Sotto le pressioni di questi «spacciatori di novità», Paolo VI ha abbandonato la tiara, i vescovi si sono spogliati della sottana paonazza e anche di quella nera come pure dei loro anelli, i preti si presentano in abiti civili e, la maggior parte del tempo, in abbigliamento volontariamente trasandato.

Anche già prima delle riforme generali attuate o richieste con insistenza, san Pio X parlava del desiderio «maniaco» dei riformatori modernisti. Voi li riconoscerete nel seguente brano:
«Per quanto riguarda il culto, (essi vogliono) che si diminuisca il numero delle devozioni esteriori o per lo meno che se ne arresti la crescita... Esigono che il governo ecclesiastico vada verso la democrazia; che una parte del governo venga data al clero minore e perfino ai laici; che l’autorità sia decentralizzata. Riforma delle congregazioni romane, soprattutto di quelle del Santo Uffizio e dell’Indice... Ci sono poi coloro che, facendo eco ai loro maestri protestanti, desiderano la soppressione del celibato ecclesiastico».
Vedete che si formulano le stesse richieste, sicché non si nota alcuna nuova immaginazione.

Per il pensiero cristiano e la formazione dei nuovi sacerdoti, la volontà dei riformatori del tempo di san Pio X puntava sull’abbandono della filosofia scolastica, che doveva esser relegata «nella storia della filosofia, fra i sistemi obsoleti» per caldeggiare l’idea «di insegnare ai giovani la filosofia moderna, la sola vera, la sola adatta ai nostri tempi..., sicché la teologia cosiddetta razionale abbia per base la filosofia moderna, e la teologia positiva per fondamento la storia dei dogmi».

Su questo punto i modernisti hanno già ottenuto quel che volevano e anche di più. In quelle strutture che tengono il posto dei seminari, si insegnano l’antropologia e la psicanalisi, Marx invece di san Tommaso d’Aquino. I princìpi della filosofia tomista sono respinti a favore di sistemi incerti, che riconoscono essi stessi la propria inadeguatezza a render conto dell’economia dell’universo, perché mettono in primo piano la filosofia dell’assurdo.

Un rivoluzionario degli ultimi tempi, prete confusionario molto ascoltato dagli intellettuali, che metteva il sesso al centro di tutto, non si peritava di dichiarare nelle riunioni pubbliche: «Le ipotesi degli antichi in campo scientifico erano asinerie pure, ed è su quelle bestialità che san Tommaso e Origene hanno basato i loro sistemi». Egli stesso cadeva subito dopo nell’assurdità, definendo la vita come «un concatenamento evolutivo di fatti biologici inesplicabili». Come lo sa, se sono inesplicabili? E io aggiungerei: come può un prete scartare la sola spiegazione che è Dio?

I modernisti sarebbero stati annientati, qualora avessero dovuto difendere le loro elucubrazioni contro i princìpi del Dottore Angelico, le nozioni di potenza e di atto, di essenza, di sostanza e di accidente, d’anima e di corpo, ecc. Eliminando queste nozioni rendevano incomprensibile la teologia della Chiesa e, come si legge nel motu proprio Doctoris Angelici (San Pio X, 29 giugno 1914) «risulta che gli studenti delle sacre discipline non conoscono neppure più il significato delle parole con cui sono proposti dal magistero i dogmi che Dio ha rivelato».

L’offensiva contro la filosofia scolastica è quindi necessaria quando si vuole cambiare il dogma, attaccare la Tradizione. Ma cos’è la Tradizione? Mi sembra che spesso la parola non sia esattamente compresa. La si assimila alle «tradizioni» come esistono nei mestieri, nelle famiglie, nella vita civile, al mazzo di frasche fissato sul culmine della casa quando è stata posata l’ultima tegola, al nastro che si taglia per inaugurare un monumento, ecc. Non è di questo che io parlo.

La Tradizione non è il complesso delle usanze legate al passato e custodite per fedeltà a questo passato, anche in mancanza di ragioni chiare. La Tradizione si definisce come il deposito della fede trasmesso dal magistero di secolo in secolo. Questo deposito è quello che ci è stato dato dalla Rivelazione, ossia la Parola di Dio affidata agli Apostoli e la cui trasmissione è assicurata dai loro successori. Adesso si pretende di mettere tutti «in ricerca», come se il Credo non ci fosse stato dato, come se Nostro Signore non fosse venuto a portare la Verità una volta per tutte. Cosa si pretende di trovare con tutta questa ricerca?

I cattolici ai quali si vogliono imporre delle «rimesse in discussione» dopo aver fatto «svuotare di contenuto le loro certezze», devono ricordarsi di questo: il deposito della Rivelazione è terminato il giorno in cui morì l’ultimo Apostolo. È finita, non si può più toccare fino alla consumazione dei secoli. La Rivelazione è irriformabile. Il Concilio Vaticano I l’ha ricordato esplicitamente: «La dottrina della fede che Dio ha rivelato non è stata proposta alle intelligenze come un’invenzione filosofica che esse avrebbero dovuto perfezionare, ma è stata affidata come un deposito divino alla Sposa di Gesù Cristo (la sua Chiesa), per essere da essa fedelmente custodita e infallibilmente interpretata». Ma, si dirà, il dogma che riconosce Maria Madre di Dio risale solamente all’anno 431, quello della transustanziazione al 1215, l’infallibilità pontificia al 1870 e così via. Non c’è stata un’evoluzione? Assolutamente no.

I dogmi definiti nel corso dei secoli erano compresi nella Rivelazione; la Chiesa li ha semplicemente esplicitati. Quando il Papa Pio XII ha definito, nell’anno 1950, il dogma dell’Assunzione, ha precisato che questa verità della traslazione al Cielo della Vergine Maria col suo corpo si trovava già nel deposito della Rivelazione, in quanto esisteva nei testi che ci sono stati rivelati prima della morte dell’ultimo Apostolo. Non si può apportare nulla di nuovo in questo campo, non si può aggiungere un solo dogma, ma solo formulare in maniera sempre più chiara, più bella e più grande quelli che già esistono. Questo fatto è talmente certo, da assurgere a regola da seguire per giudicare gli errori che ci propongono quotidianamente e respingerli senza alcuna concessione.

Bossuet l’aveva già scritto con incisiva forza:
«Quando si tratta di spiegare i princìpi della morale cristiana e dei dogmi essenziali della Chiesa, tutto ciò che non compare nella Tradizione di tutti i secoli, e specialmente nell’antichità è pertanto non solamente sospetto, ma cattivo e condannabile; ed è anche il principale fondamento sul quale tutti i santi Padri (della Chiesa), e i Papi più degli altri, si sono basati per condannare le false dottrine, poiché non c’è mai stato per la Chiesa romana niente di più odioso delle novità».
L’argomento che si fa valere di fronte ai fedeli terrorizzati è questo: «Voi vi aggrappate al passato (fate del passatismo); invece dovete vivere nel vostro tempo!». Certuni, sconcertati, non sanno cosa rispondere. Eppure la replica è agevole: qui non c’è né passato, né presente, né futuro; la verità è di tutti i tempi, è eterna. Per controbattere la Tradizione, le si oppone la Sacra Scrittura alla maniera protestante, affermando che il Vangelo è il solo libro che conta. Senonché la Tradizione è anteriore al Vangelo! Quantunque i Sinottici siano stati scritti molto meno tardivamente di quanto si voglia far credere, prima che i Quattro avessero terminato la loro stesura erano passati molti anni; ora la Chiesa esisteva già, la Pentecoste era già avvenuta, determinando numerose conversioni, tremila nello stesso giorno dell’uscita dal Cenacolo. Cosa ha creduto la gente in quel momento? Com’è stata fatta la trasmissione della Rivelazione, se non per tradizione orale? Non è quindi lecito subordinare la Tradizione ai Libri Santi, né a maggior ragione ricusarla. Ma non stiamo a credere che facendo ciò abbiano un rispetto illimitato per il testo ispirato. Contestano persino che esso sia tale nella sua integrità: «Cosa c’è di ispirato nel Vangelo? Solamente le verità che sono necessarie alla nostra salvezza». Di conseguenza, i miracoli, il racconto dell’infanzia, i fatti e i gesti di Nostro Signore vengono relegati nel genere biografico più o meno leggendario.

Al Concilio si è discusso su questa frase: «Solamente le verità necessarie alla salvezza». C’erano dei vescovi che volevano diminuire l’autenticità storica dei Vangeli, e ciò mostra fino a qual punto il clero sia infetto di neo-modernismo. I cattolici non debbono lasciarsi abbindolare: tutto il Vangelo è ispirato e coloro che l’hanno scritto avevano realmente la loro intelligenza sotto l’influsso dello Spirito Santo, di modo che l’intero suo contenuto è parola di Dio: Verbum Dei. Non è permesso scegliere e dire oggi: «Prendiamo questa parte, ma non vogliamo quell’altra». Scegliere significa essere eretici, stando all’etimologia greca della parola.

Ne deriva logicamente che è la Tradizione a trasmetterci il Vangelo, e spetta alla Tradizione, al Magistero, spiegarci quel che c’è nel Vangelo. Se non abbiamo nessuno che ce lo interpreti, possiamo essere in molti a prendere in modi diametralmente opposti la stessa parola di Cristo. Si sfocia allora nel libero arbitrio dei protestanti e nella libera ispirazione del fermento carismatico attuale che ci trascina alla mera ventura.

Tutti i concili dogmatici ci hanno dato l’espressione esatta della Tradizione, l’espressione esatta di ciò che gli Apostoli hanno insegnato. È materia irriformabile. Non si possono più cambiare i decreti del Concilio di Trento, perché sono infallibili, scritti e promulgati con un atto ufficiale della Chiesa, a differenza del Vaticano II, le cui proposizioni non sono infallibili, perché i papi non hanno voluto impegnarvi la loro infallibilità. Nessuno quindi può dirvi: «Vi arroccate nel passato, siete rimasti al Concilio di Trento». Perché il Concilio di Trento non è il passato. La Tradizione è rivestita di un carattere atemporale, adatto a tutti i tempi e a tutti i luoghi.

6 commenti:

Così va per la maggiore ha detto...

Solidarietà a Giuseppe Povia , cacciato dal sindaco dalla festa patronale per le sue idee non allineate al sistema. Viviamo ufficialmente in un totalitarismo camuffato da democrazia.


Fosse stato impedito a qualche cantante lgbtq+, sarebbe scoppiato il diuturno stracciamento di vesti sinistroide, seguito dal linciaggio giornalistico e televisivo a reti unificate per almeno un mese.
Aloisius

Anonimo ha detto...

È accaduto a Nichelino, alle porte di Torino. Se fosse un titolo di giornale, potrebbe essere "il nichilismo di Nichelino". Il cantante Povia si sarebbe dovuto esibire all'interno di una festa patronale del comune della provincia di Torino. Dico "si sarebbe dovuto esibire", dacché alla fine non ha potuto farlo. Infatti - leggo su "La Stampa" - è intervenuto direttamente il sindaco per impedire la partecipazione del cantante all'evento. Da quel che si apprende dai giornali, il sindaco avrebbe dichiarato "inammissibili" le idee professate dal cantante Povia. A onor del vero, se v'è qualcosa di inammissibile, ebbene è la censura in ogni sua manifestazione e in ogni sua determinazione. Sarebbe utile, almeno spero, far pacatamente notare, con piglio socratico, al sindaco di Nichelino che le idee diverse dalle proprie, giuste o sbagliate che siano, si combattono con le idee e non certo con l'orrenda pratica della censura. Perché il contrario di falsità è verità, non certo censura. Sull'inammissibile orrore della censura mi sono già pronunciato in diverse occasioni, ricordando come il suo erramento sia di ordine a un tempo teoretico e pratico. Sul piano teoretico, censurare le idee lascia trapelare la propria incapacità di confutarle rimanendo sul piano delle idee stesse. Dunque la censura finisce per avvalorare le idee che vorrebbe combattere. Sul piano pratico, la censura risulta una pratica ripugnante, inammissibile in un governo democratico, se quest'ultimo, come sapeva Spinoza, si caratterizza anche e non secondariamente per la "libertas philosophandi", ossia per la libertà di dire senza limiti tutto quel che si pensa. Sì, in questo caso, purtroppo, Nichelino sembra far rima con nichilismo, e più precisamente con il nichilismo della civiltà neo-liberale contemporanea. Anche se - ne sono certo - gli abitanti di Nichelino sono nella massima parte contrari a questa scelta decisamente poco consona a un ordinamento democratico.

Anonimo ha detto...

La democrazia è una truffa in generale, le decisioni vengono prese da un piccolo gruppo di
Oligarchi e questo è accaduto da sempre nei sistemi cosiddetti democratici

Anonimo ha detto...

Notate che il sindaco di Nichelino, medico di nome Tolardo, nel suo sito personale cita pure Pio XI a proposito della politica come forma della carità più alta, ma forse se ne è dimenticato col passar del tempo.

Laurentius ha detto...

Rileggo con piacere, dopo tanti anni, il capitolo decimo settimo della "Lettera aperta ai cattolici perplessi" di Mons. M. Lefebvre. Vedo che nei commenti si discetta su altri temi. Forse lo scritto di Mons. Lefebvre infastidisce per la sua chiarezza? Può darsi.

Anonimo ha detto...

Don Attilio Negrisolo

Sapete cosa vi dico io?
Ho studiato Pio XII per quasi due anni perché una volta
Padre Pio mi disse: guarda che c'è tutto in Pio XII. Così appena mi sono laureato (laureato in Scienze naturali) in Seminario sono andato a studiare tutti i discorsi di questo Papa. A quel tempo erano circa diciotto volumi. Cosa ho trovato? Così diceva Papa Pio XII: Quelli che metteranno a posto il mondo saranno solo gli uomini nei quali la preghiera diventerà una seconda natura!
Sapete che Padre Pio ha fondato i Gruppi di Preghiera per mettere in pratica ciò che il Papa diceva. Dunque oggi, per essere veri cristiani, di alta misura, dovete realizzare questo fatto. I Papi in questo secolo non fanno altro che esortare. Da dove parte la preghiera? Pensa a Gesù quanto ti vuole bene. Preghiera è parlare con Dio... Madre Santa... è tutto Amore Dio, Dio mi circonda con il suo amore fino al punto di essersi incarnato e rimanere nell’Eucaristia; e dopo vuole essere cibo dell’anima mia. Noi siamo nutriti dal Corpo di Gesù, dalla Sua Anima, che si dona tutto a me ed io devo corrispondere al Suo Amore: ho una sete ardente di essere amato nell’Eucaristia

Se mi metto davanti al Crocifisso, davanti all’Eucaristia ecco che io riesco a dirgli: Signore io ti amo, Signore credo al tuo Amore, Signore confido in Te; questa è la preghiera. Se voglio realizzare in terra Gesù Cristo ho bisogno della grazia, e la Grazia è legata alla preghiera: ci si fa santi e si realizza il disegno di Dio nella nostra vita.
Sia lodato Gesù Cristo!