Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 26 agosto 2024

Scritti bellici / Il caso Durov

Sul caso Durov e la libertà di manifestazione del pensiero – grazie a chi lo ha segnalato – un articolo molto interessante. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Scritti bellici / Il caso Durov

Traduco da Reuters (domenica 25 agosto 2024): “Pavel Durov, il miliardario russo -francese fondatore e amministratore delegato dell'app di messaggistica Telegram, è stato arrestato all'aeroporto di Bourget, alle porte di Parigi, sabato sera, hanno dichiarato TF1 TV e BFM TV, citando fonti non identificate. Durov viaggiava a bordo del suo jet privato, ha dichiarato TF1 sul suo sito web, aggiungendo che era stato colpito da un mandato di arresto in Francia nell'ambito di un'indagine preliminare della polizia. Sia TF1 che BFM hanno dichiarato che l'indagine si è concentrata sulla mancanza di moderatori su Telegram e che la polizia ritiene che questa situazione abbia permesso alle attività criminali di avvalersi indisturbate sull'app di messaggistica.”
Per comprendere la gravità di questo arresto, occorre un accenno al quadro normativo: il 5 luglio 2022, il Parlamento Europeo ha approvato il Digital Services Act (DSA).
In estrema sintesi, il DSA prevede che tutti i prestatori di servizi digitali debbano, tra l’altro: fornire informazioni esplicite sulla moderazione dei contenuti e sull’uso degli algoritmi per i sistemi di raccomandazione dei contenuti, che potranno comunque essere contestati dagli utenti;
collaborare con le autorità nazionali se richiesto;
denunciare i reati.
Inoltre, le piattaforme online e i motori di ricerca di grandi dimensioni, a partire da 45 milioni di utenti al mese, vengono assoggettate ai seguenti più rigorosi obblighi (indichiamo unicamente quelli più rilevanti nel contesto in esame):
  • condivisione dei propri dati chiave e dei propri algoritmi con le autorità e con i ricercatori autorizzati per comprendere l’evoluzione dei rischi online;
  • collaborazione con le autorità nelle risposte alle emergenze;
  • prevenzione dei rischi sistemici come la diffusione di contenuti illegali o con effetto negativo su diritti fondamentali, processi elettorali, violenza di genere, salute mentale.
In pratica, il DSA pone a carico dei prestatori di servizi digitali l’obbligo di moderare e censurare i contenuti degli utenti, al fine - esplicitamente dichiarato - di prevenire “la diffusione di contenuti illegali” o “l’effetto negativo su diritti fondamentali, processi elettorali, violenza di genere, salute mentale.”

Il DSA s’inserisce in un contesto normativo mondiale ben diverso:
In Italia, la censura è espressamente vietata dalla Costituzione. L’articolo 3 recita: 
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” L'articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”
I medesimi principi, veri e propri cardini della democrazia e dello Stato di diritto, sono esposti
  1. nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il cui articolo 10 recita: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera.”
  2. nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il cui articolo 19 recita: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
  3. nel Patto internazionale di New York (ratificato in Italia con la legge 25 novembre 1977, numero 881) il cui articolo 19 recita: “Ogni individuo ha diritto a non essere molestato per le proprie opinioni.”
Se ne deduce che – almeno fino all’approvazione del DSA, salutato da Ursula von der Leyen come un accordo storico “in termini sia di rapidità che di sostanza”, ciascuno dei cittadini dell’Unione Europea fosse libero di esprimere sui social media (che fino a prova contraria rientrano nella categoria “ogni altro mezzo di diffusione”) il proprio pensiero e questo suo diritto individuale non potesse essere limitato da un regolamento di natura privatistica quale quello sottoscritto dall’utente al momento della registrazione sulla piattaforma di un prestatore di servizi digitali.

Per anni abbiamo denunciato la gravità della censura dei contenuti operata dai social media. Oggi siamo certi che Twitter e Facebook abbiano censurato i nostri post e ci abbiano sospeso gli account (e abbiano utilizzato algoritmi atti a nascondere i nostri post) a loro totale discrezione. La nostra inerzia ha fatto sì che una forma di censura del tutto illegale sia diventata legale (con l’approvazione del DSA). Tuttavia, si pone un problema di gerarchia delle norme in quanto il DSA confligge con norme costituzionali.

Ma torniamo al caso Durov. La responsabilità penale è personale. Questo è un principio cardine di ogni ordinamento giuridico. Se l’arresto fosse motivato dalla violazione degli obblighi contenuti nel DSA, nulla quaestio: tanto varrebbe dichiararsi colpevole. Al contrario, se fondamento dell’arresto fossero le accuse di complicità con gli autori di reati commessi anche grazie all’utilizzo di Telegram, si spalancherebbe uno scenario distopico. Sarebbe come condannare Alfred Nobel – inventore della dinamite – quale correo di una rapina in banca fatta con l’uso di un candelotto.
Da giurista, mi permetto un commento: il tempo dei diritti individuali è tramontato il giorno in cui ci siamo piegati, accettando senza ribellarci in massa una reclusione domiciliare imposta con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Da quel giorno, tutto è stato possibile, dagli obblighi vaccinali all’approvazione del DSA.

Leggiamo un estratto del Decreto che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50: 
“Considerato l'evolversi della situazione epidemiologica; Considerato che l'attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività; ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di integrare il quadro delle vigenti misure di contenimento alla diffusione del predetto adottando adeguate e immediate misure di prevenzione e contrasto all'aggravamento dell'emergenza epidemiologica; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare il quadro delle vigenti misure di contenimento della diffusione del virus, estendendo, tra l'altro, l'obbligo vaccinale ai soggetti ultra cinquantenni e a settori particolarmente esposti, quali quello universitario e dell'istruzione superiore.”
Oggi sappiamo che i cd vaccini non arrestavano né il contagio, né la diffusione, né l’aggravamento della malattia. Eppure, nessuno più protesta per ciò che ci è stato imposto.
Nessuno (a parte qualcuno di noi giuristi) ha protestato quando è stato discusso il testo del DSA. Ma uno sparuto gruppo di giuristi nulla può fare (se non – a futura memoria – salvare la propria coscienza denunciando la violazione dei diritti in atto). Occorre un risveglio delle coscienze e – il potere ne è perfettamente consapevole – il risveglio è impossibile in questo contesto in cui la stampa mainstream non fa informazione ma propaganda. Qui sta l’importanza di Telegram, unica piattaforma i cui contenuti – fino ad oggi – non erano soggetti a censura.

Durov libero, dunque, per la libertà di tutti noi.
Avv. Alfredo Tocchi - Il Giornale d’Italia, 25 agosto 2024

28 commenti:

Anonimo ha detto...

"Da quanto risulta, Pavel Durov, inventore e patron del social Telegram è stato arrestato mentre faceva scalo all'aeoroporto Le Bourget (Parigi).
Stando alle prime indiscrezioni di un funzionario, Pavel Durov verrà sottoposto a carcerazione preventiva, per il timore di fuga.
Le accuse sono particolarmente significative. Durov è accusato di possibile complicità con un'infinità di crimini (terrorismo, droga, frode, riciclaggio di denaro, occultamento, contenuti pedofili, ecc.), in quanto sulla sua piattaforma non avrebbe disposto sistemi di intervento per moderare gli scambi e in quanto si sarebbe rifiutato finora di cooperare con le autorità europee.
Questo è, probabilmente (la base legale non è stata ancora resa nota), il primo arresto eccellente in applicazione del Digital Services Act, il regolamento censorio europeo, approvato nel 2022 ed entrato in vigore nel febbraio di quest'anno.
Sono peraltro di pochi giorni fa le minacce, niente affatto velate, del commissario europeo Thierry Breton a Elon Musk, colpevole anche in quel caso di potenziale complicità con reati vari e con l'esercizio "della violenza dell'odio e del razzismo" per avere maglie troppo larghe nella "moderazione" dei contenuti su X.
Nonostante Durov sia russo, Telegram (diversamente dall'altra creazione di Durov, VK, ha sede amministrativa a Dubai, proprio per evitare interferenze governative, consentendo una maggiore libertà nelle comunicazioni.
Ecco, e ora vi prego, cari progressisti europei, cari liberali, cari infaticabili combattenti per la democrazia e la libertà, metteteci una volta di più di buon umore, spiegateci ancora una volta come:
a) non ci sia nessuna censura in Europa;
b) sia necessario difendere con le armi i valori europei dalle orribili autocrazie orientali;
c) sia nostra inderogabile priorità la difesa dei diritti umani (tipo art. 19 UDHR: "Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione (....) di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.")
Cit. Andrea Zhok

Vedi anche ha detto...

L’Ai Act in Gazzetta europea, Anorc: “Obiettivo tutelare diritti e libertà fondamentali dei cittadini”
Autore: Piero Bonito Oliva
intelligenza artificiale

ROMA – “L’AI Act non è stato concepito per bloccare i sistemi di IA, ma per favorire i mercati digitali attraverso una tutela il più possibile effettiva dei nostri diritti e libertà fondamentali. Starà a noi interpreti applicarlo coerentemente a tali intenzioni”. È quanto dichiarato da Andrea Lisi, avvocato, esperto di digitalizzazione, privacy e diritto dell’informatica e Presidente di Anorc Professioni, in occasione della pubblicazione in Gazzetta europea dell’AI Act. “In realtà, questo regolamento non è arrivato in maniera isolata e senza un insieme di premesse – prosegue Lisi – lo scenario internazionale si è arricchito negli ultimi anni di tantissime dichiarazioni e di convenzioni di carattere internazionale. Non se ne parla soltanto oggi: già nel 2017 ci fu una risoluzione del Parlamento europeo sulla robotica. Ci sono un insieme di regolamentazioni europee dagli inizi degli anni 2000 che cavalcano le tematiche della digitalizzazione. È chiaro che in quest’ultimo periodo, in seguito al fenomeno della datificazione, in questo quadro di digitalità pervasiva che ci riguarda, il legislatore europeo ha voluto regolamentare di più, con l’AI Act che adesso è arrivato e poi con un insieme di regolamenti che riguardano propriamente i dati: il Digital Governance Act (settembre 2023), il Data Act (novembre 2023), il Dsa (Digital Services Act, ottobre 2022), il Dma (Digital Markets Act, luglio 2022)”.

“TEMPI DI ATTUAZIONE DA 6 A 36 MESI”
“Il quadro europeo - continua Lisi - è composto da tante regolamentazioni, forse anche troppe, che si occupano di tutelare i diritti e le libertà dei cittadini, che rischiano di essere messe a dura prova da un utilizzo incontrollato dell’innovazione digitale, che continua a essere ben salda nelle mani di pochissimi player. L’evoluzione digitale oggi è sfuggita dalle mani dello scenario europeo, almeno a livello infrastrutturale e di patrimonio di dati. Tutti i dati che ci riguardano a livello internazionale sono nelle mani di pochissimi soggetti, che si sono arricchiti a nostro discapito, senza una reale trasparenza. L’AI Act è la reazione dell’Europa, di carattere regolamentare, a questa forma di digicrazia, che può mettere in discussione i principi democratici su cui sono fondati i nostri Stati nazionali. Una reazione di carattere intransigente, non contro il mercato digitale: quest’ultimo, per continuare a progredire, deve essere fondato sulla fiducia da parte dei cittadini europei. L’Ai Act dunque non è nuovo. I tempi di attuazione saranno da 6 mesi a 36 mesi, soprattutto per i servizi di IA dai rischi elevati. Il quadro normativo, comunque, c’era già per poter tutelare i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini”.

IL WEBINAR
Il tema dell’Intelligenza artificiale e le novità introdotte dall’AI Act sono approfondite in un webinar gratuito disponibile sulla piattaforma DIGEAT+ a questo link: https://digeat.tv/video?w=48369″

Anonimo ha detto...

Ma quanto son "buoni", loro possono censurare a loro piacere per il 'nostro bene".... il troppo stroppia , si dice, ed ammazza ...

Tolkienmania ha detto...

Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore! Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno! Ci sarà l'ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra, vi invito a resistere! Uomini dell'Ovest!

La mia terra di Rhoan

Anonimo ha detto...

Il modo migliore e più efficace per superare ogni forma di censura imposta con la forza da chi si crede il padrone delle idee e del discorso è quello di ignorare gli inviti del mainstream a costruire una società della diffidenza e del distanziamento.
Possono chiuderci i canali, bannarci i profili e rendere invisibile ciò che scriviamo sui social o altrove, ma se rimaniamo veramente uniti e amici nella realtà, non solo nella rete virtuale, non riusciranno mai a interrompere il flusso di comunicazione, consapevolezza e reciproco aiuto che dall’amicizia scaturisce.
Una comunità concreta non può essere smantellata con un click.
Buon inizio di settimana e continuiamo a lottare uniti per la salvaguardia dei diritti reali e fondamentali, in primis la nostra libertà di parola e di azione!

mic ha detto...

Sfogliando stamane le pagine social la mia residua fiducia nella natura umana ha subito l’ennesima incrinatura.

Ho infatti visto pagine che applaudivano gli interventi sanzionatori nei confronti di Pavel Durov e Elon Musk, e lo facevano nel nome dell’interesse pubblico a “evitare la disinformazione” e “limitare l’anarchia sul web”: “Non è che questi tycoon privati si possono sentire al di sopra delle leggi!”
E fin qui, avremmo a che fare con una tesi politica, una tesi straordinariamente ottusa, ma formalmente rispettabile come tutte le affermazioni politiche.

Solo che poi mi è sovvenuto che su quelle stesse pagine, proprio le stesse, durante la pandemia si giustificava la censura sui social, anche quando era totalmente e manifestamente pretestuosa, e lo facevano nel nome del fatto che “dopo tutto i social sono imprese private, e fanno quello che gli pare; se non ti piace, puoi sempre andartene”. Questo, per dire, veniva sbattuto in faccia quando veniva chiusa la propria pagina per un mese per aver pubblicato un articolo del British Medical Journal che contrastava la narrazione ufficiale (ogni riferimento a cose e persone riconoscibili è puramente intenzionale).

Dunque finché censura in linea con la narrativa ufficiale è un'impresa privata libera di fare fa quel che gli pare, quando non censura è un'impresa privata che deve essere messa in riga nel nome dell'interesse pubblico.

mic ha detto...

Segue
Ora, la questione che mi si pone è l’eterno dilemma: “Ci sono o ci fanno?”

Vedo infatti solo due interpretazioni possibili, che potremmo chiamare, per darci un nome icastico, l’interpretazione alla Carlo Maria Cipolla e l’interpretazione alla Sartre.

La prima interpretazione accetta la possibilità che questa gente, nonostante spesso si tratti di affermati professionisti, giornalisti, persino accademici, molto semplicemente sia così sconfortantemente scema da non vedere la contraddittorietà dei propri criteri. In effetti una profonda verità del più citato dei libri di Cipolla (peraltro, grande storico) è che “La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.” (II legge fondamentale). E a questa verità, per sconfiggere la mia incredulità, si affianca la Prima Legge: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.”

La seconda interpretazione assume invece che questi soggetti non siano stupidi, ma siano in malafede. Diciamo che è gente così in malafede che persino la loro malafede soffre di malafede. Questa genia è disposta serenamente a qualunque menzogna, contraddizione, doppio e triplo standard purché ciò si attagli ai propri interessi del momento. Qui l’onnicomprensività della malafede semplicemente ha abolito le funzioni di verità, viste come orpelli inutili. Avremmo dunque a che fare con il cinismo utilitaristico più conclamato, dove ogni appello al vero e all’integrità sarebbe sconfitto in partenza dalle esigenze pragmatiche correnti.

C’è, tuttavia, temo una terza interpretazione, che fonde entrambe le precedenti. A metterci sulla buona strada è ancora una volta Cipolla, questa volta con la Terza Legge: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita.”

Dovremmo fare spazio all’amara possibilità che l’abolizione di ogni criterio di verità, integrità, ragione nel nome di una concezione utilitaristica del vero (“Proclamo come vero ciò che mi serve”), abbia finito per creare le condizioni per la più perfetta stupidità: la stupidità in malafede, che avendo perduto ogni contatto con il vero e il reale non è più nemmeno in grado di percepire il proprio porco interesse.

Questo è il più grande dei pericoli, in cui se non mi inganno stiamo sguazzando: la presenza diffusa di un gran numero di persone disposte a mentire, distorcere, falsificare opportunisticamente, ma senza più nemmeno la capacità di percepire cosa sia nel loro, per quanto meschino, interesse.
Ecco a voi il Male.
Cit. Andrea Zhok

Anonimo ha detto...

Inseguono i "coltelli virtuali" sul web, mentre i coltelli reali nelle strade fanno strage. Oramai l'Europa occidentale è diventata un serbatoio di violenza fratricida, un luogo da cui sarà bene, forse, fuggire lasciando che i lupi divorino se stessi.

Anonimo ha detto...

C'è da dire che su telegram c'è una viva comunità nazionalsocialista che mette in mostra i piani degli ebrei per il dominio Globale, sarà per quello che vogliono censurare telegram

Anonimo ha detto...

Riflessione : Ed e' per questo che e' mia convinzione che l' "anticristo" sia gia' qui e si stia rafforzando oltre ogni misura,. Ed e' per questo che non solo Mons. Strickland e molti sani fedeli Sacerdoti ci esortano alla preghiera, alla penitenza, sia per trovarci con l'anima monda il piu' possibile, sia per attenuare per quanto possibile il castigo inevitabile (per l'intercessione necessaria della Santa Vergine : Mons.Burke) . Vi/mi domando come si da' forza al male ? Mi rispondo : nutrendolo. Ma credo che si sia fortificato anche per la diminuzione della pratica religiosa, per l'annacquamento della nostra e altrui fede che fa fare ai Ministri di Dio un solo Santo Sacrificio in dieci Operai mentre in passato (ma anche oggi nel VO) ogni Sacerdote offriva all'Eterno le Sante Piaghe del Figlio onde svigorire /logorare le forze del male. Come disse Padre Pio : sono talmente numerosi che oscurano la luce del sole (piu' o meno).
LJC et MI!

Anonimo ha detto...

Alcuni esempi applicativi del nuovo modello di diritto europeo, quello che ha preso forma con il DSA e che viene applicato nel caso Durov.

1) Arrestata la ministra degli interni tedesca per complicità nel plurimo omicidio a Solingen, da parte di un immigrato siriano. La ministra ha infatti permesso, non bloccando a monte i processi di immigrazione e ospitalità, che l’omicidio si perpetrasse.

2) Arrestato il rettore Z dell’Università XY (metterci quasi qualunque ateneo) per complicità nell’attività di spaccio di stupefacenti che si verifica negli edifici sotto propria responsabilità. Il rettore ha infatti permesso, non intervenendo a monte, che il reato di spaccio si perpetrasse.

3) Arrestato il barista Mario, proprietario del bar Sport, dove Peppe lo Sporco e Garcia Ignazio Barroso detto U’Carcamagnu si sono messi d’accordo per rapinare il tabacchino di fronte. Avrebbe potuto mettere una microspia per ascoltare le loro conversazioni e denunciarli, ma non l’ha fatto.

Continuate a piacimento.
Cit. Andrea Zhok

Anonimo ha detto...

La questione è semplice, e ha a che fare con i sistemi di responsabilità. Se la responsabilità è personale, è personale, altrimenti è collettiva. La responsabilità collettiva è esistita in certe fasi della storia. In Cina si punivano collettivamente interi villaggi per i reati eventualmente commessi da un singolo membro del villaggio. L'idea è che avrebbero dovuto educarlo meglio e avrebbero dovuto sorvegliarlo.
Si può fare. Ma perché funzioni si deve essere all'interno di una forma sociale dove le appartenenze collettive siano solidissime, fino all'integrale identificazione dell'individuo con un collettivo, e dove di conseguenza chi governa un collettivo ha potere assoluto sui suoi membri. Il piccolo problema è che tutto, letteralmente tutto ciò che funziona nelle società moderne è esattamente agli antipodi dell'idea di responsabilità collettiva. Dunque inventarsi forme di responsabilità indiretta, non personale, in un contesto come quello odierno è semplicemente una mostruosità pretestuosa.
Andrea Zhok

Anonimo ha detto...

Il caso Telegram è inquietante, siamo passati da "Twitter/Fb sono piattaforme private e gli stati non possono fare quasi nulla" a "Telegram è piattaforma privata e deve fare ciò che vogliono gli stati".
Che poi in realtà gli stati non decidono nulla in occidente, sarebbero le élite di Ue e Nato, non votate direttamente da nessuno che decidono tutto.

Anonimo ha detto...

Alla eterna domanda: ci fai o ci sei? Non si può che rispondere, a forza di fare lo scemo, uno lo diventa veramente. Perché?  Perché  dietro ci sono due vizi capitali,  la superbia e l'accidia. Il vizio, a diversità  del peccato che è occasionale e/o saltuario, il vizio invece è  una abitudine radicata. Dunque qui siamo davanti a due abitudini radicate in buona parte della società, alta e bassa. Sappiamo che la superbia si accompagna all' ignoranza e l'accidia è  una pigrizia aggravata da indolenza e viltà. In sintesi possiamo dire che il superbo non sa di non sapere e l'accidioso non sa che  un costante esercizio fisico e mentale  lo trarrebbe fuori dalla sua inerzia. Allora chiediamoci come è  accaduto che gran parte della società,  piuttosto che far lo sforzo di mantenersi agile nel pensiero, nella morale e nel fisico, abbia preferito 'fingere che essere' 

Prima responsabile la Chiesa Cattolica quando è venuta meno al suo ruolo di Maestra  dei vizi e delle virtù, dei Comandamenti, dei Sacramenti, dei sette doni dello Spirito Santo, delle sette opere dei Misericordia corporale e delle sette opere di Misericordia spirituale, dei sei peccati contro lo Spirito Santo, dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, dei Quattro Nuovissimi. Questo elenco preso dal Catechismo di San Pio X, primissime pagine, sarebbe dovuto essere il compito base della Chiesa Maestra ma, si aggiornò. A ruota seguì lo Stato con la servente stampa. Anche lo Stato  si aggiornò e optò di fingere piuttosto che essere. Con i due pilastri che avevano scelto la finzione il popolo, inconsapevole,  istintivamente imitò, si adeguò ed imparò che fingere era più facile e remunerativo che essere. Così iniziò la corruzione catto/ nazional/ popolare. Che inebetì non solo una nazione, ma una intera epoca. Fatte salve le poche eccezioni. Quando arrivano al potere gli attori  vuol dire che da tempo si recita già su larga scala nella vita reale, pubblica e privata.
m.a.

Anonimo ha detto...

Recitare, fingere, simulare lungo tutta la vita porta come conseguenza che si finisce per mentire anche a sé stessi. Uno si crea una personalità fasulla che cozza con quella vera tacitata. La fasulla è  facile che diventi sempre più dispotica per dimostrare la sua forza, che nei fatti non ha, perché  solo il vero ha una sua forza intrinseca. All'interno  della simulazione è difficile  memorizzare  tutto il falso a cui si è  annuito o il vero che si è contraddetto. La mente si confonde e si finisce con il recitare sempre peggio. La superbia ignorante copre il fatto che tra il prossimo esistono persone che individuano le bugie dette e le cause per cui sono state dette, mentre l'accidia,  tra inedia e viltà, copre ogni strada verso la verità e verso un cambio possibile di cammino. È  facile che anche sul letto di morte si possa fingere, avendo la maschera vinto. Ma nulla sappiamo di quel profondo vero per cui altri hanno pregato e pregano.
m.a.

Anonimo ha detto...

I peccati non diventano virtù solo perché compiuti su vasta scala. Il bene è ancora bene anche se nessuno è buono; e il male è ancora male anche se tutti sono malvagi.

(Fulton J. Sheen, da "La pace dell'anima" edizioni Fede e Cultura)

Anonimo ha detto...

Pavel Durov, fondatore di telegram arrestato a Parigi, è solo la prima vittima dello sciagurato Services Act, il pacchetto di norme varato dalla Commissione europea a inizio anno. Chiamano "lotta alla disinformazione" la loro battaglia per imporre bavaglio e censura.

Anonimo ha detto...

A poche ore dal caso Durov-Telegram questo è uno sviluppo molto importante:
1) In una lettera ufficiale al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati statunitense, Mark Zuckerberg ammette che l’amministrazione Biden-Harris ha fatto pressioni per censurare diversi contenuti ai tempi del COVID.

2) Riconosce di aver ceduto in più di un’occasione a queste pressioni, privando quindi i cittadini statunitensi del diritto costituzionale a un’informazione libera e trasparente.

3) Certifica di aver impedito la diffusione della notizia del computer del figlio di Biden, Hunter, pubblicata dal New York Post pochi giorni prima delle presidenziali del 2020, quando si affidò ai fact checkers di Meta che validarono la versione dell’FBI secondo cui si trattava di disinformazione russa. E invece era tutto vero; peccato che la stampa americana lo abbia ammesso solo molti mesi dopo.

Zuckerberg ha espresso rammarico per quanto accaduto e ha dichiarato che ha cambiato le regole sui fact checkers.
Resta l’inaudita gravità della sua ammissione. Abbinatela alle potenzialità censorie del Digital service Act in vigore nell’Unione Europea, nonché ad altri recenti episodi e il quadro appare drammaticamente chiaro.

Confermo e rilancio: la libertà di opinione è in pericolo nelle democrazie occidentali.

Anonimo ha detto...

Lo scritto sopra è di Marcello Foa

Anonimo ha detto...

Ci sono quelli che amano sfoggiare la propria virtuosità, a mo’ di distintivo da ostentare orgogliosi, quando si tratta di mostrare in pubblico di essere cittadini modello, di quelli che recepiscono al volo e in toto le indicazioni di comportamento etico-sociale dettate da governi amici. Naturalmente, se sono progressisti. Altrimenti, be’ vadano pure a farsi fottere. Avete presente quelli che nel triennio-Pfizer sedevano isolati a una panchina di un parco imbavagliati e con sicumera ostentavano la lettura di un libro? Oppure quelli che si indignano se non possono pagare con carta un caffè al bar? Oppure quelli che quando si parla di lavoratori artigiani a partita iva arricciano infastiditi il naso perché si tratta di persone dal senso civico nullo in quanto volgari evasori fiscali? Nella nostra contemporaneità questi virtuosi appartengono al campo largo della sinistra con autocertificazione di progressismo, la quale democraticamente non tollera nulla che non sia sintonizzato con la propria idea di mondo. Be’, costoro non li sentiremo mai esprimere indignazione per i mostri sacri del capitale finanziario, quello che detta le leggi su come l’uomo (specie) deve conformare il suo ethos allo spirito del tempo che richiede totale asservimento alle bronzee leggi del mercato globalizzato. Non li sentiremo mai indignarsi contro una multinazionale che evade – spesso elude – il fisco con l’avallo, anzi l’aiuto, di Paesi che offrono politiche di fiscal dumping grazie alle quali praticano regimi di tassazione particolarmente favorevoli ai colossi. Dagli al bottegaio, al meccanico, al carrozziere! mai agli iinclusivi Amazon, Zuckerberg eccetera. Come l’urlatore di professione Landini, ormai sindacato dei diritti civili coniati a Davos, che vorrebbe l’aborto inscritto nella Costituzione ma poi quando dovrebbe fare il suo mestiere (di sindacalista) finge di non sentire né udire né vedere quello che fa il suo mentore Elkan. In un’intervista molto interessante rilasciata ieri alla “Verità” Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, diceva che «mentre i negozi pagano tasse in Italia e lasciano i profitti del loro lavoro nel proprio Paese, le multinazionali che si celano dietro l’e-commerce spostano la sede dove è fiscalmente più conveniente. Ciò consente di essere più competitivi sui prezzi». Multinazionali che possono permettersi di praticare prezzi più bassi perché semplicemente non pagano le imposte. La Deluise dà un’idea molto chiara di quale sia lo stato delle cose a proposito della web tax, che nel 2022 ha fornito un gettito fiscale di solo 390 milioni a fronte di quello fornito dalle attività di prossimità di 7,7 miliardi nonostante lo sproposito di fatturato delle multinazionali. Ecco perché il virtuoso cittadino progressista – quello, per capirci, del disegnino di prima, che amava sfoggiare il suo impegno intellettuale seduto bendato alla bocca in un parco semideserto – sia letteralmente stregato (è proprio il caso di dirlo) dalla Kamala Harris, diventata nuova vessillifera di libertà e democrazia, o plaude all’arresto di Pavel Durov, come prima a quello di Assange, simpatizza col poeta attentatore di Fico, insomma mostra entusiasmo per gli entusiasmi della galassia dem.
Antonio Catalano
27 agosto 2024

Mi tocca concordare con Marco Travaglio ha detto...

Libertà vigilata
( di Marco Travaglio )

"Siamo talmente mal messi che ci tocca difendere Povia. Invitato a presiedere la giuria di un talent a Nichelino e a esibirsi in un concerto, s’è visto annullare tutto dal sindaco per “la sua posizione sui diritti civili e la sua contrarietà ai vaccini, diverse dalla mia amministrazione”. Ma, sia chiaro, “non è una questione politica”. E invece è proprio una, anzi “la” questione politica. Tantopiù che quello è il 40° concerto che annullano al cantante. Se fosse per le sue qualità artistiche (secondo noi scarse, malgrado il primo posto a Sanremo 2006), nulla quaestio: se un cantante non ti piace, non lo inviti e morta lì. Ma se lo inviti e poi lo rimandi a casa per ciò che dice o pensa, si chiama censura. Che in una democrazia liberale non ha cittadinanza, altrimenti la democrazia liberale smette di essere tale. Noi siamo vaccinati e vaccinisti (senza obblighi, però) e sosteniamo i diritti civili: ma fra questi c’è la libertà di espressione, di dissenso e pure di scempiaggine, purché non si torca un capello ad alcuno. E un cantante si giudica da come canta, non da ciò che pensa. Ma da quando esportiamo la democrazia, in casa ce ne resta sempre meno.

Tutti fremono di sdegno per un elenco di “agenti sionisti” da boicottare pubblicata sul web da un sedicente “Nuovo Pci”: giusto, non si fanno liste di proscrizione. Il guaio è che molti degli indignati speciali, e persino dei personaggi citati, dal 2022 compilano liste di proscrizione di “agenti putiniani” che non sono né agenti né putiniani, ma hanno il grave torto di non pensarla come loro sulla guerra russo-ucraina. Poi c’è l’arresto, nella patria dei Lumi e della Liberté, del fondatore della app Telegram, Pavel Durov, imprenditore russo con vari passaporti. Può darsi che sia il nuovo Barbablù, ma se l’accusa è che le chat del suo social network sono utilizzate, grazie alla loro particolare segretezza, da organizzazioni criminali, oltreché da milioni di russi, di occidentali e persino da Zelensky, il suo arresto ci ripugna. E ci fanno scompisciare i giornaloni furiosi con “l’internazionale sovranista” dei Musk e dei Salvini che difendono Durov, ovviamente per conto di Putin. Durov fuggì proprio dalla Russia, che nel 2018 voleva bloccargli Telegram. Solo che allora l’Occidente protestò e Amnesty urlò: “Giù le mani dalla libertà di espressione”. Ora invece tutti tacciono quando il commissario macroniano Ue Thierry Breton minaccia di bandire X perché Musk è trumpiano e non fa come Zuckerberg, che mette le censure e le fake news di Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp al servizio dell’altra banda: quella “democratica” dei Biden e delle Harris, i “buoni” che possono fare come o peggio dei “cattivi” in ragione della loro innata bontà. Più combattiamo la Russia e più le somigliamo".

Anonimo ha detto...

Durov è  vissuto in Italia, a Torino, dove il padre ha insegnato, alla Università, Letteratura romana ( credo  intendesse latina). Parla quindi italiano. Su visione tv si può  seguire tutto dalla sua voce.
m.a.

Anonimo ha detto...

Ricordo amici e conoscenti che cascavano dal pero quando gli dicevo degli interventi censori e sanzionatori in periodo Covid: "Ma no, ma davvero? A me pare che i social siano il regno della libertà; pure troppa!"

Non solo, ricordo anche i molti - che ho mandato al diavolo senza passare dal via - che ragionavano secondo il classico stile dei servi congeniti del potere, dicendo: "Beh, se ti hanno bloccato ci sarà stato un buon motivo! Devi averla fatta proprio grossa."

E ricordo anche quelli che sbottavano con l'aria di chi la sa lunga, gridando alla "teoria del complotto", quando dicevo che per coordinare questa attività censoria ci doveva essere una regia centrale e che gli unici ad avere questo potere erano gli USA (la NSA nei suoi vari compartimenti).

Fa perciò piacere notare questa lettera ufficiale di Zuckerberg, di ieri, dove si ammettono nero su bianco le pressioni ricevute dalle agenzie governative (relativamente al Covid, ma non solo), e si chiede scusa per aver ottemperato con eccessiva sollecitudine.

Quanto alla tempistica, ho come l'impressione che, dopo la prospettiva di sostegno di Kennedy (da sempre critico della gestione Covid) a Trump, stiano preparando il terreno per una possibile inversione di rotta con il probabile nuovo governo.
(Andrea Zhok)

Anonimo ha detto...

In occidente c'è anche troppa libertà, quella libertà del tutto aliena dalla Verità.

Sereno Graffiante ha detto...

In occidente c'è troppa libertà senza Verità. Concordo.
Il cattolico democratico fa sfoggio di tolleranza, come si vede anche in questi interventi, ma il cattolico non può essere veramente democratico. Il cattolico democratico sta con Barabba, io sto con Gesù. E faccio un elogio dell'intolleranza in nome della Verità.

mic ha detto...

Dopo che gli Emirati Arabi avevano rescisso i contratti con la Francia per la fornitura di aerei in segno di protesta,
ULTIMA ORA:
il CEO di Telegram Pavel Durov è stato ora rilasciato.

Anonimo ha detto...

Il mondo occidentale è peggiorato dal 2020 e si sta sempre più disumanizzando, scivolando verso una decadenza inarrestabile.
Da 4 anni ormai è passato il messaggio che lo Stato può regolare le vite dei cittadini con un'invadenza raramente vista prima; si decidono addirittura i sentimenti che è giusto nutrire, i crimini per cui indignarsi maggiormente, ideologizzandoli; si è arrivati al punto che una società ipersensibile ad ogni forma di generalizzazione non ha esitato a definire possibili colpevoli miliardi di maschi sulla terra per il solo fatto di essere uomini.
Come combattere contro tutto ciò?
Ignorare quando è possibile, ribattere con argomenti solidi, non cadere nelle trappole che mirano a far passare il dissidente per persona deprecabile, non cedere alla tentazione di abbassarsi al loro livello.
Lo so, non è facile convincere qualcuno che l'erba è verde in primavera, perché l'unico argomento con cui controbattere è l'evidenza che lui nega.
Per questo la battaglia sarà lunga e faticosa, ma, credetemi, finirà con una vittoria della logica e del buon senso
(Stefano Burbi)

Anonimo ha detto...

"Julius Evola parlava, a proposito dell’uomo differenziato , di “impersonalità attiva”, il dovere dell’individuo estraneo alla massa di lottare mantenendosi diverso senza cadere nell’individualismo o nell’eccentricità. Oggi domina l’impersonalità passiva di un tipo umano gregario, a cui una regia di intelligenza sopraffina fa credere di essere unico. Bertrand Russell affermò che le nuove scienze, in mano a un apparato di potere organizzato, avrebbero fatto credere che la neve è nera. Oggi siamo oltre: molti si sentono legittimati a colpire, punire, chi continua a pensare che la neve è bianca. Da decenni istituti scientifici “riservati”, università, settori delle forze armate lavorano per plasmare l’uomo-preda del potere, a sua volta predatore, nemico dei dissenzienti".