Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 15 agosto 2024

Arciv. Viganò / Profer lumen cæcis, Omelia nell’Assunzione di Maria Santissima

Qui l'indice dei precedenti e correlati.
Profer lumen cæcis
Omelia nell’Assunzione di Maria Santissima

Il grande Pontefice Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria Santissima il 1° Novembre 1950 con la Bolla Munificentissimus Deus:
«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la Sua speciale benevolenza a onore del Suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della Sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.»
Queste parole solenni costituiscono l’ultimo dogma definito dalla Santa Chiesa, prima della dolorosa eclissi che da ormai più di sessant’anni oscura la Sposa dell’Agnello. La fine di quel glorioso Pontificato segnò l’inizio di un Calvario che oggi si avvia al proprio epilogo. La passio Ecclesiæ [vedi qui], la passione del Corpo Mistico sul modello della Passione e Morte del suo Capo divino, è un mistero che credevamo riguardasse le singole membra della Chiesa – secondo le parole dell’Apostolo, completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa (Col 1, 24) – ma che gli eventi cui assistiamo ci mostrano nella sua dimensione sociale ed ecclesiale. È l’intero Corpo Mistico che deve soffrire, morire e risorgere, per poter trionfare assieme al Re immortale dei secoli.

La Vergine Maria è misticamente associata alla Passione del Suo divin Figlio: nuova Eva, ha sofferto e patito i dolori di Cristo, nuovo Adamo, meritando il titolo di Corredentrice. La Sua gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo è per noi motivo di gioia e di consolazione, non solo per questo privilegio che il Signore ha voluto riservare – tra gli altri privilegi – alla propria Madre; ma anche perché Ella, Madre e Regina della Chiesa, è figura di quella Gerusalemme celeste, beata pacis visio, che è la Chiesa stessa. In Lei noi vediamo compiuta la volontà di Dio, nell’umiltà e nell’obbedienza che Gesù Cristo testimoniò all’eterno Padre, e che la Chiesa fa proprie nella professione dell’unica Fede e nel vincolo della Carità.

La Vergine Assunta meritò di non conoscere la corruzione del corpo, come non la conobbe Nostro Signore. La tradizione orientale sin dai primi secoli ci mostra un’ininterrotta fede in questa verità: le raffigurazioni della dormitio Virginis ci presentano la Madonna sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre la Sua anima – un’anima giovane come di una bambina – è accolta nel grembo della Santissima Trinità.

Ma se la Vergine Maria è figura della Chiesa; se ne è Madre al punto da averci partorito alla Grazia nei dolori che Ella soffrì misticamente assieme alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo; se ne è Signora e Regina per grazia, per averci riscattati in virtù dei meriti della Corredenzione, possiamo sperare che la Chiesa stessa si vedrà in qualche modo assunta al cielo, come nella visione di San Giovanni: Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2). E chi è costei, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo, se non la Mater Ecclesiæ, la Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra? È Lei, nella potenza della Sua santissima umiltà e intemerata purezza, che riassume in Sé la visione dell’Apostolo prediletto. È Lei, che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati (Ct 6, 10). È Lei la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 3): la sposa dell'Agnello (Ap 21, 9), il cui splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino (ibid., 11); essa non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello (ibid., 23).

Anche la Santa Chiesa è, come la sua Regina, città santa che raccoglie da ogni parte del mondo e da ogni epoca i suoi figli: Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (ibid., 27). Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte (ibid., 7-8).

La visione di Patmos ci mostra la Chiesa trionfante, che in questo è simile alla Vergine Maria. Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo infierirà su di essa nell’illusione di vincerla. E mentre la Chiesa appare schernita, umiliata e colpita a morte – come fu schernito, torturato e ucciso il Salvatore – i suoi Ministri fuggono, si nascondono, negano di conoscere il Galileo. Sola, insieme a San Giovanni, la Vergine Addolorata rimane ai piedi della Croce, a compiere nella propria purissima carne ciò che manca ai patimenti di Cristo. E in questa testimonianza silenziosa, in cui il dolore dell’anima supera incomparabilmente le sofferenze fisiche, Maria Santissima è di esempio a quanti, in questi tremendi frangenti di crisi e di apostasia, restano ai piedi della croce da cui pende, moribonda, la Santa Chiesa. Anch’essi – e noi con loro – soffriamo nel vedere crocifisso il Corpo Mistico, sulle orme del suo Capo. E tutti noi dobbiamo avere nella Madre di Dio la nostra guida, il nostro modello, la stella che ci indica la via dolorosa della Croce come unica strada verso la gloria della visione beatifica.

Non stupiamoci se i nemici di Cristo cercano di oscurare anche la Vergine Maria: essi la temono più del Signore, perché sanno che è a Lei, e a nessun’altra creatura, che la Provvidenza ha affidato la Chiesa e ogni battezzato – Auxilium Christianorum – e che sarà Lei a distruggere la Sinagoga di Satana.

Preghiamo, cari fratelli, che questa passio Ecclesiæ apra gli occhi ai tiepidi ancora intorpiditi nel loro sonno spirituale. Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la vista ai ciechi – profer lumen cæcis, cantiamo nell’antico inno Ave, Maris stella – perché vedano e comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere pace con il mondo, perché non gli appartiene e anzi le è nemico. Perché vedano e comprendano che i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e tutti i mentitori (Ap 21, 7) non possono aver parte al banchetto dell’Agnello, se non convertendosi, pentendosi e riparando al male commesso. E se l’inganno del Nemico ha forgiato una contraffazione di quest’unica Arca di salvezza, la nostra risposta non può essere la fuga o il nascondimento, ma il rimanere vicini al Signore agonizzante e alla Sua Santissima Madre, come San Giovanni.

Attendiamo con fiducia il giorno benedetto in cui il Signore tornerà nella gloria per ricapitolare in Sé tutte le cose, per restaurare definitivamente la Sua universale Signoria. Egli ripeterà alla Chiesa le parole che ha rivolto a Maria Santissima: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct 2, 13-14).

Sarà allora che vedremo la Vergine Immacolata, la Donna rivestita di sole e con la luna sotto i Suoi piedi, coronata di dodici stelle (Ap 12, 1) scendere dal cielo come la Gerusalemme celeste, a conculcare con il Suo calcagno virginale la testa dell’antico Serpente (Gen 3, 15). La Sua umiltà vincerà l’orgoglio ribelle di Satana; la Sua purezza schiaccerà lo spirito impuro; la Sua fedeltà vincerà sul tradimento e sull’apostasia. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
15 Agosto MMXXIV a. D.ñi In Assumptione B.M.V.

12 commenti:

mic ha detto...

Cito mons. Gherardini

... Di tutte queste storture e devianze e ribellioni s'intesse, sì, la passio Ecclesiae, ma è una passione che non s'identifica mistericamente con quella di Cristo, non arricchisce e non dilata la Chiesa come il sangue dei martiri. La mortifica, anzi la strozza, le rifila l'aria che dovrebbe respirare, la riduce al rantolo. Contro questa passio, pertanto, occorre prender posizione, essa va neutralizzata, e l'unica maniera per farlo è quella d'una fedeltà a tutta prova: la fedeltà dei santi.

Ho peraltro accennato, poco sopra, ad una causa quasi metafisica della passio Ecclesiae ed irriducibile per questo ad uno qualunque dei comportamenti umani. Essa nasce dalla sacramentale identità del Cristo fisico e del Cristo mistico e prolunga l'epopea del Golgota nel tempo del già e non ancora: la Chiesa è per questo il Christus patiens. Gli aggettivi “sacramentale” e “misterico”, cui faccio ricorso per qualificare l'identificarsi della Chiesa in Cristo e di Cristo nella Chiesa, portan il discorso sul piano dell'analogia, ancorché ontologicamente fondata. Non si tratta, infatti, di una identità assoluta, ma d'una continuità che il linguaggio dei Padri e della liturgia definisce in mysterio, e quindi di una repraesentatio della Chiesa come continua Christi incarnatio. In particolare d'un rapporto che riproduce nella Chiesa una cristoconformità tale da conferirle quella medesima “immagine del Dio invisibile” che Col 1,15 predica del Verbo incarnato ed in base alla quale la Chiesa ha, del Verbo incarnato, la forma storica d'un amore che si dona fino al sacrificio supremo di sé. La detta repraesentatio non è, dunque, una rappresentazione, se mai è una “ri-presentazione”, o meglio un'assimilazione di due soggetti fin al loro sacramentale ed unificante incontro. Sta qui la ragione per la quale la Chiesa è il Christus patiens, non il Christus passus: rivive nell'attimo che fugge la realtà stessa del Redentore, del Mediatore unico tra Dio e gli uomini, del Rivelatore fedele e qui si radica l'espressione “fuori della Chiesa non c'è salvezza”, oggi superficialmente contestata.
Commossi, pertanto, fin alle lacrime, ci mettiamo nelle braccia di questa chiesa, per aver accesso, attraverso la sua stessa passio, alla passio salvifica di Cristo.

Anonimo ha detto...

Surge, Domine, in requiem tuam, tu et arca sanctificationis tuae.
(Sl 131:8)

Anonimo ha detto...

Supplica per la pace alla B.V. Maria Assunta al Cielo
Di fronte al conflitto in corso in Medio Oriente e in altre parti del mondo, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha proposto di recitare una supplica per la pace a Maria Santissima Assunta. Ecco il testo della preghiera.
https://lanuovabq.it/it/supplica-per-la-pace-alla-bv-maria-assunta-al-cielo
Gloriosa Madre di Dio,
innalzata al di sopra dei cori degli angeli,
prega per noi con san Michele arcangelo
e con tutte le potenze angeliche dei cieli
e con tutti i santi,
presso il tuo santissimo
diletto Figlio, Signore e maestro.
Ottieni per questa Terra Santa,
per tutti i suoi figli
e per l’umanità intera
il dono della riconciliazione e della pace.
Che si compia la tua profezia:
i superbi siano dispersi
nei pensieri del loro cuore;
i potenti siano rovesciati dai troni,
e finalmente innalzati gli umili;
siano ricolmati di beni gli affamati,
i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio
e i miti possano ricevere in dono la terra.
Ce lo conceda Gesù Cristo, tuo Figlio,
che oggi ti ha esaltata
al di sopra dei cori degli angeli,
ti ha incoronata con il diadema del regno,
e ti ha posta sul trono dell'eterno splendore.
A lui sia onore e gloria per i secoli eterni. Amen.

Anonimo ha detto...

Monsignor Viganò: “Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la vista ai ciechi. Comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere pace con il mondo, perché non gli appartiene”

tralcio ha detto...

Il padrone del mondo ha fame di guerra e sta provocando a più non posso. I suoi seguaci hanno esaurito i trucchi con i quali hanno lucrato di emergenza in emergenza, narrando ogni volta la pseudo verità adeguata allo scopo. Sanno di avere una sola opportunità di caos per dirsi utili a qualcosa che ne legittimi il potere presentandosi come il bene che si oppone al nemico: ma il problema è che costoro sono la quintessenza della falsità.
Hanno bisogno di una guerra per mascherare l’emergere della falsità che li caratterizza.
Preghiamo dunque Cristo-Verità perché gli uomini provocati alla guerra siano capaci di combatterla portando la croce di non cadere nella provocazione e che così imploda definitivamente l’enorme escremento che domina la scena di questo mondo.
Siamo dentro fino al collo, come i nuotatori delle gare nella Senna e la senna contiene principi attivi che stimolano la defecazione.
Bisogna conoscere non da informati dai bugiardini e dai bugiardoni che usano il sapere per imbrogliare e uccidere, ma attratti da un desiderio di bene che porta alla verità è alla vita.
C’è una passione, una passività previa al fare: un ricevere La Grazia, un gusto per la bontà e la bellezza, in cui poi spendere il voler fare il bene. L’appassionato poi diventa esperto e bravo. Invece il saputello pensa solo a come fregare il prossimo. Restiamo passivi davanti a chi abbisogna di una reazione che ne legittimo la potenza. Moltiplichiamoci per zero. Affogheranno nella loro merda.

Aloisius ha detto...
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Aloisius ha detto...

Intanto, nella Messa di ieri nuovo Rito, il Parroco di una nota basilica romana, premettendo che "noi abbiamo difficoltà a credere a queste cose" (come se si facesse portavoce dei dubbi di fede dei fedeli, anziché cercare di diradarli), ha avuto il coraggio di affermare - sicuramente per ordini dall' alto, ai quali ha volentieri ubbidito, visto il tipo mondano che non porta quasi mai l'abito religioso del suo ordine, negando l' evidenza delle parole inequivocabili della dichiarazione solenne INFALLIBILE di Pio XII e mescolando alla maniera modernista informazioni vere e interpretazioni false - che l'Assunzione di Maria non è un dogma di Fede, in quanto non vi è traccia nei Vangeli
che "solo dal VI secolo" (come se fosse epoca vicina) hanno iniziato a discutere dell' Assunzione di Maria; che Pio XII avrebbe solo precisato che sta in Cielo, nella gloria, con angeli e santi
che solo questo sarebbe il significato della sua solenne proclamazione.
Ha poi aggiunto che non è Maria la Donna dell'Apocalisse nel passo letto ieri (senza specificare chi sarebbe, secondo la sua illuminata interpretazione).
Il tutto sminuendo la festività, in quanto aggiunta alla festa pagana degli antichi romani (cosa che semmai la rafforza, in quanto sostituisce la festa pagana con quella religiosa) e che la tomba di Maria si trova a Gerusalemme, a conferma indiretta che Maria non sarebbe ascesa al Cielo.
Non me la sono sentita di andarmene durante l’ omelia, né di andarci a discutere dopo la Messa.
Ho continuato ad assistere alla celebrazione pregando anche per lui, senza fare la Comunione perché volevo confessarmi ma non mi piace farlo seduto faccia a faccia come al bar, perché detto sacerdote impone comunque la Comunione nelle mani, quindi non l' avrei ricevuta anche confessandomi, perché ho provato rabbia, sebbene giustificata, e perché non mi fido di quel sacerdote.
Grande dolore nel giorno dell' Assunzione, che si ripete ogni volta che, per vari motivi, non posso assistere alla Messa vetus ordo.
Aloisius

tralcio ha detto...

Caro Aloisius,
se posso permettermi di dare un consiglio, suggerisco di moltiplicare per zero quell'omelia. Maria Santissima è beata e ci vuole beati e non arrabbiati.
Certi sacerdoti escludono dal dogma ciò che non è nei Vangeli, salvo considerare i vangeli tutt'altro che attendibili e quindi interpretabili.
Insomma alla fine è dogma solo che viene scritto e detto negli ultimi tempi.
Non solo da gerarchie dalla dubbia reputazione, ma dal mondo con il quale dialogano appassionatamente, assorbendone ciò che è da credere per essere aggiornati.
Oramai il loro criterio, in cui è accessorio e discutibile l'affidamento a Dio mentre è certissimo il politically correct e il pensare secondo i pareri degli uomini, stride con tutti e quattro i dogmi mariani già stabiliti e soprattutto con il quinto che segnerà la svolta definitiva tra i tempi che viviamo e la fine di questi tempi.
Gesù ascese al Cielo e gli angeli dissero agli apostoli rimasti con il naso all'insù che l'avrebbero visto scendere allo stesso modo. Anche Maria è stata assunta in Cielo, ma a Fatima ha detto che il Suo Cuore immacolato trionferà: un trionfo che certamente la accomunerà a quello della parusia del Figlio. Noi siamo in attesa di Marana tha.
Lasciamo che altri attendano il progresso e qualche altra geniale trovata storico-critica, intrisa di moralismo buonista e di voglie mondane sempre meno sane.

Anonimo ha detto...

"il 1° novembre 1950, il Venerabile Papa Pio XII proclamava come dogma che la Vergine Maria «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Il dogma è proclamato «ad onore del Figlio, a glorificazione della Madre ed a gioia di tutta la Chiesa.»

E nel Vangelo Maria stessa dice: «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata».
E’ una profezia per tutta la storia della Chiesa.
Questa espressione del Magnificat indica che la lode alla Vergine Santa, Madre di Dio, intimamente unita a Cristo Suo figlio, riguarda la Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Le parole di Maria dicono che è un dovere della Chiesa ricordare la grandezza della Madonna per la fede.

Ma perché Maria viene glorificata con l’assunzione al Cielo?
Il Magnificat, questo canto al Dio vivo e operante nella storia è un inno di fede e di amore, che sgorga dal cuore della Vergine. Ella ha vissuto con fedeltà esemplare e ha custodito nel più intimo del suo cuore le parole di Dio al suo popolo, le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe, facendone il contenuto della sua preghiera: la Parola di Dio era nel Magnificat diventata la parola di Maria, lampada del suo cammino, così da renderla disponibile ad accogliere anche nel suo grembo il Verbo di Dio fatto carne.

Nell’Assunzione vediamo che in Dio c’è spazio per l’uomo, Dio è la casa dell’uomo, in Dio c’è spazio di Dio. E Maria, unendosi, unita a Dio, non si allontana da noi, non va su una galassia sconosciuta, ma chi va a Dio si avvicina, perché Dio è vicino a tutti noi, e Maria, unita a Dio, partecipa della presenza di Dio, è vicinissima a noi, ad ognuno di noi. Maria, unita totalmente a Dio, ha un cuore così grande che tutta la Creazione può entrare in questo cuore.
Maria è vicina, può ascoltare, può aiutare, è vicina a tutti noi.
In Dio c’è spazio per l’uomo, e Dio è vicino, e Maria, unita a Dio, è vicinissima, ha il cuore largo come il cuore di Dio.

Ma non solo in Dio c’è spazio per l’uomo; nell’uomo c’è spazio per Dio.
Anche questo vediamo in Maria, l’Arca Santa che porta la presenza di Dio. In noi c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi si realizza nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita e cammino al nostro essere.
In noi c’è spazio, apriamoci come Maria si è aperta, dicendo: «Sia realizzata la Tua volontà, io sono serva del Signore». Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita diventa ricca e grande.
Dio ci aspetta, ci attende, non andiamo nel vuoto, siamo aspettati. Dio ci aspetta: questa è la nostra grande gioia e la grande speranza che nasce proprio da questa festa. Maria ci visita, ed è la gioia della nostra vita e la gioia è speranza.

Cuore grande, presenza di Dio nel mondo, spazio di Dio in noi e spazio di Dio per noi, speranza, essere aspettati: questa è la sinfonia di questa festa, l’indicazione che la meditazione di questa Solennità ci dona.
Maria è aurora e splendore della Chiesa trionfante; lei è la consolazione e la speranza per il popolo ancora in cammino.
Affidiamoci alla Sua materna intercessione, affinché ci ottenga dal Signore di rafforzare la nostra fede nella vita eterna; ci aiuti a vivere bene il tempo che Dio ci offre con speranza.

Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del Cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio qui nel mondo, desiderio di Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio e la forza della fede, che nello stesso tempo è coraggio e forza dell'amore. Amen"

Papa Benedetto XVI

mic ha detto...

Beh, Bergoglio, all'Angelus di ieri, batte il tuo parroco. Maria non già Madre, ma sorella...
"Non dobbiamo immaginare Maria come una statua immobile di cera, ma in Lei possiamo vedere una sorella… con i sandali logori… e con tanta stanchezza, per il fatto di aver camminato dietro al Signore e incontro ai fratelli, concludendo poi il suo viaggio nella gloria del Cielo”.

Anonimo ha detto...

Un consiglio, non richiesto, a Mons. Viganò: si tenga alla larga da massoni ed esoteristi/e.

Anonimo ha detto...

Con i navigli e le vele della Tuttasanta
Volano, protetti dai venti,
Gli amanti della solitudine dei gigli.

Testo originale:

Μέ τό καΐκι καί τά πανία τής Παναγία
Έφυγαν κατευόδιο τών ανέμων
Οι εραστές τής ξενιτιάς τών κρίνων.

- Odysseas Elytis