Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 29 agosto 2024

“Il punto è volersi bene”: una riflessione

Parlando al Giffoni Festival nel luglio scorso, il cardinale Matteo Zuppi ha detto che “il punto è volersi bene”: «Credo che questo dovremmo impararlo tutti, che può esistere un legame senza che necessariamente ci sia un risvolto giuridico. Il punto è volersi bene». Alla domanda «Per volersi bene, c’è bisogno di credere? No – risponde il cardinale –. C’è tanta gente che dà forme di altruismo e attenzione al prossimo, forme di generosità, senza credere». E aggiunge: «Aiuta credere? Sì. Ti aiuta a non usare gli altri, a volergli bene per davvero, ma le religioni non hanno l’esclusiva del voler bene». Sulla questione (precedente qui) pubblichiamo l'articolo che segue di Andrea Mondinelli.

“Il punto è volersi bene”: una riflessione

Amare il prossimo come se stessi apre una serie di stimolanti riflessioni. Cosa significa amare, se non volere il bene della persona amata? L’amore verso noi stessi significa volere il bene per noi, anzi, di più, volere il massimo bene. Amare se stessi, pertanto, significa l’unione con Dio, che è la Bontà stessa. A questo punto, dobbiamo amare il prossimo nello stesso modo: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34).

Come ci ha amato Nostro Signore Gesù Cristo? Con il suo Sacrificio in croce: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12-13). Nel versetto seguente, Gesù spiega anche come essere suoi amici: «Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando».

È evidente che l’amore verso il prossimo non è un optional e che tale amore va oltre quello semplicemente umano: con il «Come io vi ho amati» ci viene esplicitamente richiesto un amore verso gli altri non solo umano, ma divino. Come è possibile, visto che siamo delle semplici creature? Non c’è che un solo modo ed è quello della cristificazione, dobbiamo essere da Lui assimilati. Questo è esattamente il frutto della comunione eucaristica ricevuta con le giuste disposizioni. Ricordiamoci sempre che il sacramento della comunione è a sua volta il frutto di quell’Albero della vita, che è la Santa Croce del Calvario, nel sacrificio che si rinnova ad ogni Santa Messa.

L’amore tra Cristo, che è il capo, e la Chiesa, che è il suo corpo mistico, rappresenta il vero amore verso se stessi. Questo ci è manifestato nel sacramento del matrimonio, segno dell’amore tra Cristo e la Chiesa sua sposa, sacramento che San Paolo definisce grande mistero. Anche qui è presente l’amore verso se stessi, perché gli sposi sono una carne sola. Per questo il santo sacrificio della Messa è assolutamente indispensabile alla vita matrimoniale cristiana, poiché ne è la fonte.

Non c’è alcun dubbio che l’amore a cui ci chiama Nostro Signore Gesù Cristo è quello della Carità, la più grande delle virtù teologali. Quella virtù che è sempre uguale sia in questa vita terrena sia nella vita eterna, uguale sia di qua che di là come spesso ripete padre Barzaghi. Dio si serve anche di noi per amare le creature fatte a Sua immagine e somiglianza, facendoci così partecipi della sua gioia come bene evidenziato da Santa Teresina del bambin Gesù[1].

Alcune considerazioni sintetiche. La carità che esercitiamo verso il prossimo scaturisce da quella divina, perciò è di natura uguale. Pertanto, non si può amare il prossimo senza amare Dio e non si può amare Dio senza amare il prossimo: il nostro amore verso il prossimo è la cartina di tornasole di quello verso di Dio.

Inseriti in questo fuoco dell’amore divino, ci si rende conto immediatamente che non è cosa nostra. San Paolo lo dice apertis verbis: «Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio»[2]. È proprio questo che rende necessaria la cristificazione: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me»[3]. L’esercizio della virtù a questi gradi eroici appartiene ai santi, che percepivano l’infinita distanza tra la creatura ed il Creatore[4], ma che inseriti nel fuoco divino letteralmente s’infiammavano, due esempi per tutti: San Filippo Neri[5] e Santa Veronica Giuliani[6].

Eppure, anche noi siamo chiamati dal Signore a percorrere la stessa strada. Penso che un buon esercizio da compiere per riuscire ad amare il prossimo sia quello di ricordarsi di una fiaba molto amata da G.K. Chesterton: «In La Bella e la Bestia c’è una grande lezione: una cosa deve essere amata prima di essere amabile»[7]. Nostro Signore Gesù Cristo ci ha amato proprio così, ben prima che fossimo anche lontanamente amabili, quando eravamo schiavi del peccato e quando ancora ci cadiamo. Pertanto, nelle persone che ci appaiono disprezzabili e non degne di amore dobbiamo semplicemente vedere il riflesso di noi stessi: anche questo amore verso di loro significa amare noi stessi.

Che succede se siamo in stato di peccato mortale, quindi privi della grazia santificante? Siamo ancora capaci di tale amore? No, in quanto siamo tralci staccati dalla Vite e come tali incapaci di quell’amore verso il prossimo richiesto da Nostro Signore; in tale stato tutti i nostri atti sono solamente umani e non ci procurano merito agli occhi di Dio nel giorno del Giudizio. Tuttavia, la misericordia di Dio è talmente grande che seppure in stato di peccato mortale perdiamo i meriti acquisiti quando eravamo in grazia di Dio, una volta confessati, li riacquisiamo.

Oggi la grave crisi di fede è sotto i nostri occhi, ma se la fede diminuisce allora la Carità si raffredda[8] e viene sostituita da una che è falsa, priva di verità e sganciata dalla fede, così bene compendiata dalla frase “l’importante è volersi bene”[9]. Un amore non conforme ai comandamenti Dio è un allontanarsi da Lui ed è un rapportarsi disordinato nei confronti delle creature[10]. In altre parole, è il peccato che determina la perdita della presenza di Dio nell’anima. A pensarci bene, come definire il significato di volersi bene senza alcun riferimento a Dio? Qual sarebbe il metro di giudizio se non il nostro così gravemente insufficiente?

La lettura per la meditazione non può essere che la prima lettera di San Paolo ai Corinzi 13, 1-13 nota anche come Inno alla Carità.
Andrea Mondinelli - Fonte 
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[1] «Quando il Signore aveva comandato al suo popolo di amare il prossimo come se stesso, Egli non era ancora sceso sulla terra, perciò sapendo bene fino a che punto si ami la propria persona, non poteva chiedere alle sue creature un amore più grande per il prossimo. Ma quando Gesù diede ai suoi apostoli un comandamento nuovo, il suo comandamento, non parla più di amare il prossimo come se stesso ma di amarlo come Lui, Gesù, lo ha amato, come Lui lo amerà fino alla consumazione dei secoli…
Ah! signore, so che tu non comandi niente di impossibile, conosci meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, sai bene che mai potrei amare le sorelle come le ami tu, se tu stesso o mio Gesù, non le amassi in me ». (Ms C, 290) https://www.carmeloveneto.it/joomla/mostra-della-misericordia/294-4-teresa-e-le-opere-di-misericordia
[2] Rm 7,18-19
[3] Gal 2. 16-20
[4] Raccontava dunque la santa vergine Caterina da Siena ai suoi confessori, tra i quali, senza merito, sono stato anch’io, che all’inizio delle visioni di Dio, cioè quando il Signore Gesù Cristo cominciò ad apparirle, una volta, mentre pregava, le comparve davanti e le disse: «Sai, figliola, chi sei tu e chi sono io? Se saprai queste due cose, sarai beata. Tu sei quella che non è; io, invece, Colui che sono. Se avrai nell’anima tua tale cognizione, il nemico non potrà ingannarti e sfuggirai da tutte le sue insidie; non acconsentirai mai ad alcuna cosa contraria ai miei comandamenti, e acquisterai senza difficoltà ogni grazia, ogni verità e ogni lume». dalla Legenda Maior di Santa Caterina da Siena, scritta dal beato Raimondo da Capua, Cantagalli, Siena, 1994, pp. 97-106 https://www.gliscritti.it/antologia/entry/741
[5] Celebre è l’episodio miracoloso che avvenne la vigilia di Pentecoste del 1544: mentre era intento nella preghiera, lo Spirito Santo come globo di fuoco gli penetrò nel petto, allargandogli il cuore. Dai suoi occhi e dal suo volto, specialmente nel fervore della preghiera, si vedeva trasparire il riflesso di quella fiamma d’amore che lo consumava interiormente. https://lanuovabq.it/it/san-filippo-neri-1-1-1#:~:text=Nel%20giorno%20di%20Pentecoste%20del,persone%20che%20testimonieranno%20di%20aver
[6] A volte Santa Veronica nel suo petto custodisce letteralmente due cuori: il suo e quello di Gesù. Il primo batte normalmente, il secondo le solleva le costole, tanto che in convento le consorelle, anche da lontano, ne sentono il battito. Vedono Veronica bruciare per l’effetto del fuoco di questo “secondo cuore” e per refrigerio corrono ad immergerle le mani nell’acqua, che inizia subito a bollire https://www.comunitasanluigiguanella.it/santa-veronica-giuliani-il-risveglio-di-un-gigante/. Quale esempio più efficace dell’anima capax Dei!
[7] Chesterton, L’etica del paese delle fate (Ortodossia, 1908)
[8] «Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12).
[9] Per volersi bene, c’è bisogno di credere? «No – risponde il cardinale –. C’è tanta gente che dà forme di altruismo e attenzione al prossimo, forme di generosità, senza credere». E aggiunge: «Aiuta credere? Sì. Ti aiuta a non usare gli altri, a volergli bene per davvero, ma le religioni non hanno l’esclusiva del voler bene». https://lanuovabq.it/it/zuppi-il-cardinale-queer
[10] “Aversio a Deo et conversio ad creaturas”, Sant’Agostino De Civitate Dei, 12, 6

17 commenti:

Anonimo ha detto...

È un mantra ( ingannatore) diffuso su ogni bocca in specie parrocchiale, d'altronde vivi e lascia vivere ( che il sodomita continui ad esserlo come l'adultero e il fornicatore... sono sempre i peccati sessuali a farci cadere fin dall'origine come si evince da tutta la Bibbia) furono parole del capo Bergoglio.

Anonimo ha detto...

Il postconcilio ha creato una nuova religione, di stampo protestante, vuota di contenuti ed insipida, che attira sempre meno fedeli: Zuppi ne è un rappresentante e non è il solo!!

Anonimo ha detto...

Il "volemose bene" del card Zuppi è un principio, purtroppo, radicatissimo. Cristo stesso per il (poco) credente è oramai solo più un grande uomo che disse, sostanzialmente, di farsi del bene l'un l'altro. In qualche discussione ho faticato molto ad andare oltre questa banalità, ma non c'è stato verso. L'arroganza che poi ho trovato portava a una sorta di autorazzismo verso le generazioni precedenti considerate bigotte in quanto "spaventate" dall'inferno. Certo, quando la vita pare essere più soddisfacente di un ipotetico paradiso che bisogno c'è di sperare in un'aldilà la vita terrena basta e avanza a soddisfare (forse) le mie voglie? I risultati sono sotto i nostri occhi e sono sicuro che li conoscete meglio di me. Non sono un grande retore, quindi ad un certo punto ho educatamente chiuso il discorso perchè stavo perdendo la pazienza. Ogni tanto mi chiedo se, in questi casi sia più caritatevole, anche per il puro proprio diletto, cercare di ridicolizzare l'interlocutore. Ma questo è un mio pensiero personale. Saluti, Daniele

Anonimo ha detto...

L'altro giorno avrei voluto commentare la Tradizione, poi, il pensiero mi è sembrato non ancora chiaro, semplice. Ora davanti al generico 'volersi bene'  mi è tornato alla mente parte del precedente giro dei pensieri. Quindi provo a far sintesi tra Tradizione e Amore. In tutto il  Creato coesistono due elementi uno eterno e l'altro caduco. Quello eterno sostiene anche il sistema del caduco che comunque variamente si ripete nel nascere, crescere, morire. La Tradizione è  figlia primogenita dell' Eterno, mentre lo spirito del tempo, discendente lontano lontano dell'Eterno, è destinato a nascere, crescere e morire, in tempi comunque brevi. Simile mi sembra la diversità  tra l'Amore ed il 'volersi bene; il primo è proprio una caratteristica dell' Eterno, mentre il secondo è una caratteristica personale delle Creature, spazio/temporali, dell'Eterno. Detto ciò, Tradizione e Amore sono i fari che devono,  dovrebbero, guidare l'essere umano e le società che ne derivano. La Tradizione, con tutte le sue caratteristiche, dovrebbe guidare l'uomo a cristianizzare lo spirito del suo tempo;  l'Amor divino, con tutte le sue caratteristiche, dovrebbe guidare l'uomo a cristianizzare il generico volersi bene, comune, in parte, anche alle creature. 
m.a.

Anonimo ha detto...

Vi ricordate le sirene del mito Ulisse? È uno passi più b¹elli e famosi di tutta l’Odissea. Ma perché? Perché dietro questo mito è racchiusa una grande verità.

«Nessuno è mai passato di qui senza fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,» dicono le sirene ad Ulisse. E non gli stanno mentendo: con il loro canto seducono i marinai e li spingono a gettarsi in mare. Ulisse però adotta uno stratagemma per sopravvivere: si fa legare all’albero maestro della sua nave e copre le orecchie dei suoi uomini con la cera, così che non sentano il loro canto. Ecco, che cosa vi sta dicendo Omero? Che l’uomo è facile da ingannare. Chi parla con sincerità viene spesso deriso e frainteso e la massa da la sua preferenza a chi invece lo seduce e lo lusinga con un dolce canto, tanto dolce quanto velenoso e fatale.

Ma perché le sirene riescono ad incantare i marinai? Perché le loro parole sono così persuasive che riescono ad ingannare gli uomini. Ricordate il latinorum di Don Abbondio, il linguaggio forbito dell’Azzeccagarbugli? Tutti questi personaggi hanno una cosa in comune: distraggono, sviano, ingannano. Sono come le sirene di Ulisse. Ma riescono ad avere la meglio sugli altri perché sanno parlare.

Fateci caso, gli uomini più potenti del mondo che cosa fanno? Parlano! Vi persuadono a sostenere le loro idee soltanto con le parole. Non vi puntano un fucile contro la testa, non vengono nelle vostre case, non vi fanno assolutamente nulla, si limitano a parlare! Conoscono le parole giuste e sanno come usarle!

Dietro i momenti più importanti e più significativi della storia umana, la distruzione di Cartagine, il concilio di Nicea, la riforma protestante, l’ascesa di Hitler, non vi furono le armi ma delle parole! «Carthago delenda est», disse Catone. Furono queste piccole, semplici parole a segnare la fine di uno degli imperi più grandi del mondo antico. E ricordatevi sempre, un operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo lui è il padrone.

Anonimo ha detto...

Il modernismo funge da velo sugli occhi che impedisce di vedere fin dove la melma è arrivata.
La denuncia delle derive, dell'eresie e dell'Apostasia nella Chiesa appare a molti come luce insopportabile e come affronto all'autorità, che ricordo non essere padrona ma custode e garante.
Laddove è giusto amare e ubbidire, è anche giusto richiamare e correggere. Non vi è misericordia senza giustizia e giustizia senza misericordia, ciò vale sia nella vita di fede sia in quella civile sociale.
Questo è il tempo sì dell'ubbidienza ma in primo luogo a colui che ha istituito la Chiesa, colui che è Via, Verità e Vita, e per questo ricordo quei passi che un cattolico non può far finta di non conoscere:

Atti 4, 19-20
«Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».

Galati 1, 6-10
«Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 1Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!»

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

@amico delle 9:27
della protestantizzazione sapevo da decenni, ma un giorno, forse per prendermi in giro, il mio cliente valdese ha detto che nella sua comunità ci sono "parecchi" ex cattolici.
Sì certi comportamenti esagerati della Chiesa (rectius: di singoli parroci) sono stati dei veri autogol ed hanno avuto le conseguenze che ho riferito: se so di un caso in cui era riuscito a intervenire l'Arcivescovo in persona, non è stato sempre così. Per evitare che ci siano queste disparità di trattamento, e le interpretazioni che le generano, occorre ribadire la concezione gerarchica della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Dunque Gesù Cristo è morto in croce per aver annunciato "volemose bene anche senza Dio". Pensiero puramente laico che solo un ateo può sostenere.
Non certo un cristiano, tantomeno un rappresentante della Chiesa di Gesù Cristo, che morì per aver insegnato l' esatto opposto.
Evidentemente è il vangelo secondo l' on. Zuppi Iscariota.
Aloisius

Catholicus ha detto...

"se anche un Angelo o nii stessi vi annunciassimo un Vangelo diverso, sia Anatema!" sentenzia San Paolo, l' Apostolo delle genti; figurarsi se ad annunciare un "vangelo" farlocco (per usare un eufemismo) sono persone della statura di Zuppi, Tucho, Bergoglio & C., manco a parlarne....non ha nemmeno senso commentare le loro sparate, nessun vero cattolico può attribuire loro alcun peso magisteriale, pastorale o di qualsiasi altro tipo.

Anonimo ha detto...

Esistono gli affetti umani, l'amore coniugale benedetto da Dio, infine l'amore divino. Un cardinale dovrebbe essere competente solo di quest'ultimo.

Anonimo ha detto...

A Roma, l'espressione "volemose bene" ha un significato spregiativo: vuol indicare l'atteggiamento di chi crede di risolvere difficili problemi esistenziali con formule scipite come la suddetta, che più vuote non potrebbero essere.
ar

Anonimo ha detto...

"Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni."
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2012/documents/hf_ben-xvi_hom_20120607_corpus-domini.html

Anonimo ha detto...

"Da questa falsa priorità dell'azione sulla verità proviene tutto il disordine morale del nostro tempo"

"In principio era il Verbo". La progressione indica: prima il verbo e poi l'incarnazione. Ciò fu invertito da Goethe, che indicò all'uomo moderno il modo di sottrarsi a qualsiasi obbligo morale, dicendo: "In principio era l'azione". Significa: prima vivete, poi giustificate la vostra vita. Prima operate, poi pensate al modo di giustificare il vostro operato. Prima impossessatevi degli altrui beni, poi promulgate una legge per sanzionare il furto. Da questa falsa priorità dell'azione sulla verità proviene tutto il disordine morale del nostro tempo, in quanto gli uomini non imperniano più la loro vita su un credo, ma si scelgono un credo adeguato al loro sistema di vita.

(Fulton J. Sheen, da "La felicità del cuore")

Anonimo ha detto...

Ogni tanto su youtube mi capitano registrazioni del passato, se mi interessano, mi fermo. Oggi è  capitato don Alberto Secci , era il gennaio di 3/4 anni fa, il tema era la Sacra Famiglia e da qui il confronto con la famiglia di oggi. Il divorzio, anni '71/'74, di fronte al quale molti cattolici cedettero, Padre Secci ricorda che uno strenuo difensore del matrimonio 'per sempre' fu Amintore Fanfani. Il quale era economista. Piedi in terra e testa in Cielo. Non ricordavo nulla in merito, tanto meno la posizione  granitica di Fanfani. Avendo ora, davanti agli occhi, tutte le conseguenze derivate da quella sciagura, riconosco che il divorzio fu una delle tante trappole, presentate in nome della libertà e della correzione di errori pregressi, dove popoli interi caddero a danno anche della loro condizione economica, oltre il danno dello sbandamento di adulti e minori. Ma questo terremoto si sommò a quello della Chiesa, Famiglia religiosa di milioni e milioni di esseri umani. In questo mondiale sommovimento tellurico, don Secci si riallaccia alla Sacra Famiglia entro la quale Gesù  stette, sottomesso, fino ai 30 . Anche qui, magnifico schiaffo, morale, in faccia destinato alla nostra emancipazione PRECOCE dei bambini. Gesù  invece stette in famiglia pregando, studiando, sappiamo che a 12 anni fu in grado di confrontarsi nel Tempio con i dottori, ed imparando il mestiere da Suo padre. Sì,  su questi particolari semplici e da tutti comprensibili, è tempo di ricostruire la Chiesa Cattolica ed la Famiglia Cattolica. Il resto... fuffa!
m.a.

Anonimo ha detto...

Castellaz Giovanni
"I giudici tolgono il figlio ai genitori che non vogliono il cambio di sesso. Due coppie (una in Svizzera, l'altra negli Usa) si son viste portar via i loro ragazzi, minorenni, perché si sono ribellate al trattamento per la transizione di genere imposto dagli ospedali. Con l'avallo dei gruppi pro Lgbt".

Una notizia che fa tremare le vene e i polsi. Mi chiedo da che tipo di virus siano stati colpiti i giudici per arrivare a tanto scempio. Si sono lasciati plagiare e ipnotizzare dai servi di satana che mirano a soppiantare le leggi del creato. La ribellione dei popoli deve essere di massa contro questi satanisti e loro satelliti, in questo caso giudici, magistrati, istituzioni, partiti che avallano porcherie del genere!

Laurentius ha detto...

A meno di un miracolo, non vi sarà nessuna "ribellione dei popoli". A ribellioni per motivi ideali - sentire pensare volere - non è nemmeno il caso di pensare, essendo il denaro il principio e la fine del pensiero e dell'azione dell'uomo moderno.

Anonimo ha detto...

Trump dice che i trasgender non devono competere negli sport femminili e subito si becca un titolo da nazi discriminatore dei "sacrosanti diritti transgender"...sempre vivissimi complimenti ai giornali italiani servi