Abbiamo parlato qui dell'autobiografia di Papa Francesco. Di seguito, nella nostra traduzione da Rorate caeli un interessante articolo del Dr. Tomasz Dekert, che evidenzia come don Bergoglio ammette di aver cercato un aiuto psichiatrico, e poi mostra come rientra nel classico schema di psicologizzazione degli avversari.
Autobiografia di Papa Francesco, o perché il Papa non dovrebbe essere uno psicoanalista —
Articolo del Dott. Tomasz Dekert
Nei recenti resoconti sulla nuova autobiografia di Papa Francesco, due aspetti hanno catturato in modo particolare la mia attenzione. Innanzitutto, il libro racconta episodi della vita di Padre Jorge Bergoglio SJ nei quali ha cercato aiuto da uno psichiatra. In secondo luogo, include la sua ormai tradizionale (in senso ironico) critica di ciò che un sito web tedesco chiama i "rappresentanti della chiesa ultra-conservatori che continuano ad aggrapparsi alla cosiddetta Messa tridentina".
Ricostruisco il discorso del Papa basandomi sulla versione inglese del libro (Papa Francesco, Hope: The Autobiography, trad. R. Dixon, Kindle Edition). Il Papa scrive che noi che “ci aggrappiamo alla cosiddetta Messa tridentina” riduciamo la liturgia a ideologia, che siamo rigidi, una rigidità spesso segnata da “sartoria elegante e costosa, pizzi, guarnizioni fantasiose, rocchetti”.
Secondo lui, il nostro attaccamento alla tradizione non è un “gusto per la tradizione” o un “ritorno al sacro”, ma “ostentazione clericale” (o, come la chiama lui, “una versione ecclesiastica dell’individualismo”) e “mondanità settaria”. Va anche oltre, sostenendo che questa passione per l’abbigliamento elaborato, a suo avviso, nasconde “seri squilibri, deviazioni emotive, difficoltà comportamentali, un problema personale che può essere sfruttato”. Sostiene che i candidati a seminari di orientamento tradizionalista “nascondono la propria personalità in ambienti chiusi e settari” e causano problemi nei seminari stessi (Francesco menziona quattro casi del genere negli “ultimi anni”). Oltre a questo, ci etichetta come ipocriti, retrogradi e utopisti nella nostra visione del passato. E tutto questo, dichiara, è “curioso” e “interessante da un punto di vista sociologico”.
A mio parere, c'è una sottile ma identificabile connessione tra la terapia a cui si è sottoposto padre Bergoglio e il suo atteggiamento verso l'ala tradizionalista della Chiesa. E no, non inendo suggerire che papa Francesco soffra di un disturbo psicologico che scatena una paranoia anti-tradizione. Il problema non sta nel suo stato mentale, ma piuttosto nel fatto che, forse influenzato dalla sua istruzione e dal successo della sua terapia (ovviamente, una mera congettura), crede nel potere esplicativo della psicologia e, peggio ancora, si permette di impegnarsi in analisi pseudo-psicologiche di un intero, vasto e internamente diversificato segmento della Chiesa che sembra fraintendere completamente.
Inoltre, lo fa proprio perché non ci capisce, perché i comportamenti e gli atteggiamenti che osserva non rientrano nel suo quadro cognitivo. Questa pseudo-psicologia funge da strumento ermeneutico, consentendogli, se posso servirmi della letteratura polacca, di "capire" Artur allo stesso modo di Stomil. Solo che c'è un solo Stomil, mentre ci sono migliaia di Artur, e di questi, solo una manciata, probabilmente pochissimi, sono veri Artur [*Vedi nota]. Quindi, secondo la "comprensione" del Papa Stomil assomiglia alla realtà tanto quanto una proverbiale sedia elettrica assomiglia a una sedia normale.
In precedenza, ho detto che il Papa parla di "noi" in termini pseudo-psicologici. In verità, quando leggo, nella sua autobiografia, la critica di Francesco ai tradizionalisti, sono convinto che non stia descrivendo "noi". Piuttosto, si riferisce ad alcuni individui che potrebbe aver incontrato o di cui potrebbe aver sentito parlare. O forse, proprio come ha attaccato il clero siciliano per aver indossato "il pizzo della nonna", si riferisce a persone che ha visto in fotografia. O forse, semplicemente, immagina.
Inoltre, non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che chiunque abbia incontrato nella vita reale fosse probabilmente un chierico (l'enfasi sui paramenti non fa che rafforzare questa affermazione), il quale, contrariamente alla sua strana percezione clericale, non è necessariamente la figura centrale dietro il movimento per la liturgia tradizionale. Questi incontri, associazioni o fantasie, casualmente e con il tipico dogmatismo e sicurezza di sé, vengono poi generalizzati per includere tutti coloro che "si aggrappano alla messa tridentina".
Vorrei chiarire: non sto suggerendo che i fenomeni descritti da Francesco siano completamente assenti tra "noi" (anche se troverei difficile nominare qualcuno tra i miei conoscenti che si allinei completamente con le sue "diagnosi" radicali). Il problema è che costruire tali spiegazioni "psicoanalitiche" per gli atteggiamenti, i desideri, le opinioni e le azioni di interi gruppi di cattolici, che abbracciano paesi, classi, culture e generi, è un errore monumentale e un flagrante riduzionismo.
Sarebbe una cosa da niente se Francesco tenesse queste “diagnosi” private, per la sua “comprensione” alla Stomil. In effetti, prima di emanare la Traditionis Custodes (TC), si è limitato per lo più a tali riflessioni. Le sue omelie a Casa Santa Marta, spesso intervallate da invettive contro i rigoristi; la sua conversazione del 2014 con i vescovi cechi durante la loro visita ad limina apostolorum; e la sua intervista del 2016 con Padre Antonio Spadaro SJ, suggerivano tutte che questo è il modo in cui ci vedeva. Dopo la TC, tuttavia, queste “diagnosi” sono diventate il fondamento per limitare l’accesso alla liturgia tradizionale, dichiarando persino la sua intenzione di sradicarla insieme a coloro che vi erano legati.
Non posso affermare di conoscere il ruolo effettivo che le convinzioni pseudo-psicologiche di Papa Francesco hanno avuto nella sua decisione di emettere TC. Ma lui stesso sembra vederle come fondamento, o almeno come giustificazione, per essa.
In questo senso, si potrebbe dire che noi, tradizionalisti, abbiamo avuto un colpo di sfortuna straordinario. Capita che la persona la cui parola costituisce legge all'interno della Chiesa ritenga del tutto appropriato, persino necessario, svolgere il ruolo di ricercatore - o, quantomeno, di chi può emettere diagnosi - sui nostri presunti disturbi psicologici e sulle nostre motivazioni nascoste. Fa generalizzazioni ampie ed errate basate sui suoi tentativi di comprendere persone che fondamentalmente non riesce a comprendere. Da questa interpretazione errata, conclude che rappresentiamo una minaccia. Di conseguenza, al fine di neutralizzare questa "minaccia", limita il nostro (ma di fatto, di tutti i cattolici) accesso alla liturgia tradizionale e mira a far morire di fame l'intero movimento intra-Chiesa dei suoi sostenitori fino all'oblio ("intra-Chiesa", poiché i tradizionalisti "indipendenti" non ne sono toccati).
Come accademico, mi chiedo: se Francesco scrivesse un articolo basato sulle sue speculazioni psicologiche e lo inviasse a una rivista di psicologia sociale di rango, quali recensioni riceverebbe? Come verrebbero valutati la sua metodologia, la dimensione del campione, la rilevanza teorica e le conclusioni?
Ma che dico? Sfortunatamente per noi, non ha bisogno di sottoporre le sue idee a nessuna revisione o verifica. Invece, ha l'intera Chiesa a sua disposizione, in cui implementarle a suo piacimento.
Dott. Tomasz Dekert[* L'autore fa qui riferimento all'opera teatrale Tango di Sławomir Mrożek. Uno dei suoi temi centrali è la relazione tra un uomo di nome Stomil e suo figlio, Artur. Questa relazione è piena di conflitti e tensioni, derivanti dai loro diversi valori e visioni del mondo. Stomil, incarnando l'avanguardia artistica e la libertà morale, sostiene il caos e rifiuta la tradizione, che considera un segno distintivo della modernità. Artur, d'altro canto, è determinato, anche attraverso la forza e le minacce di violenza, a ripristinare l'ordine, le regole e la gerarchia, percependo la mancanza di principi come distruttiva e vuota.]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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2 commenti:
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Je me demande, à lire les tombereaux d'injures et de grossièretés à nouveau déversés par Bergoglio sur les catholiques fidèles dans sa dernière autobiographie, si ce type est vraiment intelligent. N'est-il pas, au contraire, fondamentalement borné et stupide ? N'est-ce pas, du reste, la raison pour laquelle il réunit autour de lui autant de gens médiocres et « bas de plafond », comme on dit ? Qui se ressemble s'assemble.
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