Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 8 gennaio 2025

Il cardinale pro-LGBT McElroy nominato alla guida dell'arcidiocesi di Washington

Nella nostra traduzione da Lifesitenews la notizia della nomina del nuovo vescovo di Washington con diversi dettagli.
Il cardinale pro-LGBT di San Diego Robert McElroy 
nominato alla guida dell'arcidiocesi di Washington

A seguito del pensionamento del cardinale Wilton Gregory, Bergoglio (annuncio del 6 gennaio) ha nominato il cardinale pro-LGBT di San Diego Robert McElroy alla guida dell'arcidiocesi metropolitana di Washington, DC, trasferendolo dal suo attuale incarico di presidente della diocesi di San Diego, California.
Secondo quanto riportato da The Pillar, McElroy era stato precedentemente proposto come sostituto del dimissionario Gregory, ma all'epoca il Papa non sveva raccolto.
Il 70enne McElroy, elevato al cardinalato da Papa Francesco nell'agosto 2022, ha una storia di sostegno a cause in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa cattolica.

Il prelato ha lanciato appelli per ammettere a ricevere la Santa Comunione i divorziati “risposati”, e le persone attivamente impegnate in stili di vita omosessuali. In effetti, McElroy si è fermamente opposto all’insegnamento della Chiesa sulla natura “intrinsecamente disordinata” dell’attività omosessuale, apostrofando il Catechismo della Chiesa Cattolica come linguaggio “molto distruttivo” sulla questione. Il cardinale ha sostenuto il lavoro del noto sostenitore LGBT Padre James Martin, SJ, e ha suggerito che i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso possono “arricchire la vita” di chi li persegue.

Nel 2021, in qualità di vescovo, McElroy ha difeso l'ammissione alla Santa Comunione dei politici cattolici che sostengono apertamente l'aborto, contro il divieto sancito dal canone 915 del Codice di Diritto Canonico e definendo tale negazione un'“arma politica”.

Il cardinale è stato anche un aperto sostenitore della modifica dell'insegnamento della Chiesa sull'ordinazione sacramentale delle donne al diaconato, utilizzando il Sinodo sulla sinodalità come piattaforma per chiedere un "cambiamento di paradigma" sull'"inclusione delle donne nella Chiesa".

L'ascesa di McElroy a DC arriva dopo un passato travagliato
La nomina di McElroy a Washington avviene nel bel mezzo di quella che, a quanto si dice, è stata una ricerca complessa per il sostituto di Gregory. Il suo nome è stato spesso menzionato negli ultimi mesi in concomitanza con posti vacanti in sedi statunitensi più grandi, ma fino a poco tempo fa sembrava che potesse essere ignorato per quanto riguardava la carica di DC.
La campagna per la sua nomina ad Arcivescovo di Washington ha una lunga storia, con il cardinale di Washington caduto in disgrazia Donald Wuerl che volò a Roma nel 2023 per fare pressioni su Francesco per la causa di McElroy. Una fonte della Segreteria di Stato ha detto a The Pillar che Francesco, il cui pontificato è segnato da atti significativi dell'esercizio del suo potere, si è irritato per l'eccessiva attività di lobbying e quindi si aveva aderito al ruolo di McElroy per DC.

Ma sembra che il nome di McElroy sia stato sollevato ancora una volta quando Francesco, lo scorso 10 ottobre, ha ricevuto in udienza privata tre cardinali: Joseph Tobin, Blase Cupich e McElroy. Durante l'incontro Tobin ha esposto a Francesco argomenti a favore dell'assunzione della sede di Washington da parte di McElroy.

L'allora in carica Gregory non è stato incluso nell'incontro a porte chiuse e durante il sinodo ha rivelato ai media non solo di non essere stato invitato, ma di non esserne neppure a conoscenza. Gregory, a quanto pare, non era un sostenitore di McElroy al pari di Tobin.

Visibilmente invecchiato durante la sessione del Sinodo sulla sinodalità di ottobre, McElroy sarebbe stato escluso da Papa Francesco come possibile candidato alla guida dell'arcidiocesi.

In particolare, poche settimane dopo, Francesco ha ricevuto in udienza privata un altro sostenitore di McElroy, mentre Wuerl tornava a Roma per un altro incontro privato.

Con McElroy ora alla guida dell'arcidiocesi di Washington mentre Donald Trump si prepara a tornare alla Casa Bianca, potrebbe essere proprio l'arcivescovo di Washington, e non il nunzio apostolico (attualmente il cardinale Christophe Pierre), a trasmettere i reali pensieri, sentimenti o l'ira di Papa Francesco all'amministrazione Trump.

McElroy si è espresso in modo particolarmente esplicito su una serie di questioni che stanno a cuore a Francesco e sulle quali Trump ha opinioni molto diverse da quelle del Papa, come l'immigrazione e le questioni climatiche.

Quando McElroy è stato promosso a capo della diocesi di San Diego nel 2015 e poi nominato cardinale nel 2022, Rachel Mastrogiacomo, vittima di abusi sessuali da parte del clero, ha affermato: "Il fatto che McElroy stabilirà la politica per la Chiesa e che probabilmente sarà coinvolto nella selezione del prossimo pontefice mi riempie di sgomento".

In seguito alle notizie di oggi, alcuni commentatori hanno espresso una forte contrarietà per la notizia.
L'editore del blog cattolico Rorate Caeli ha scritto su X: "I cattolici di Washington meritano di meglio, dopo così tanti vescovi pessimi, ma il luogo è un tale covo di corruzione e dissolutezza che McElroy è perfetto". Un sacerdote della diocesi di Evansville, Indiana, ha commentato: "È sorprendente che McElroy non sia mai stato oggetto di un'indagine Vos estis per la sua cattiva gestione delle informazioni in suo possesso relative a McCarrick, una cattiva gestione che ha pubblicamente riconosciuto".

Altri hanno usato toni più elogiativi del curriculum di McElroy.
Padre James Martin, SJ, il noto gesuita pro-LGBT, ha scritto: "Nel nominare il cardinale Robert McElroy come nuovo arcivescovo di Washington, il Santo Padre ha appena scelto uno dei più brillanti e capaci chierici dell'intera chiesa statunitense". Ed ha aggiunto: "Con dottorati sia in teologia che in scienze politiche, e l'esperienza come vescovo di San Diego, il cardinale McElroy è sia sapiente che pastorale. È un dono sia per Washington che per la nazione, e un degno successore del cardinale Gregory".

McElroy è noto tra i cattolici americani per i suoi mancati interventi nei confronti di Theodore McCarrick in merito alle presunte aggressioni seriali.

Nella sua testimonianza esplosiva del 2018 su McCarrick, l'ex nunzio degli Stati Uniti, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò qui - qui, ha attestato che McElroy era a conoscenza degli abusi di McCarrick e che Viganò aveva ricevuto istruzioni dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin di tenere aperto per lui l'episcopato di San Diego.

In effetti, McElroy era stato informato di McCarrick almeno entro il 2016, quando il dott. AW Richard Sipe, uno dei massimi esperti di abusi sessuali clericali e della prevalenza del clero sessualmente attivo, gli aveva inviato una lettera di 16 pagine con la descrizione dettagliata dei presunti abusi di McCarrick. La lettera è stata poi pubblicata nel 2018 da Sipe sul suo sito web affinché tutti potessero leggerla.

Il direttore della rivista Crisis, Eric Sammons, in un post sui social media del 2022 condiviso nuovamente oggi afferma: "La nomina di McElroy al cardinalato è come aver restituito a McCarrick la sua berretta rossa".

I rapporti di McElroy con i cattolici dell'arcidiocesi di Washington e con la nuova amministrazione Trump saranno senza dubbio oggetto di particolare attenzione, mentre egli emerge come uno dei prelati più eminenti del Nord America.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

O.T.
... Libera. La giornalista Cecilia Sala detenuta in Iran dal 19 dicembre ha lasciato Teheran ed è in volo verso l’Italia. È decollato nella tarda mattinata di oggi, mercoledì 8 gennaio, dalla capitale iraniana l’aereo che la sta riportando a casa. La notizia è stata divulgata da Palazzo Chigi con una nota. «Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence - si legge nel documento -, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi. Il Presidente ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa».

Anonimo ha detto...

Può un Cardinale di Santa Romana Chiesa essere "PRO-LGBT"?

Anonimo ha detto...

Gianmarco Landi:
LA MELONI SI È DIS-FATTA DELLA SUA BABY SITTER

Alla restituzione di Cecilia Sala da parte di Teheran corrispondono le dimissioni di Elisabetta Belloni dal DIS. La ‘baby sitter’ della Meloni messa appositamente a capo dei servizi di intelligence da Mario Draghi, evidentemente sapeva cosa stava facendo di ufficioso la giornalista Sala a Teheran, ma non lo sapevano i membri del Governo Italiano e della commissione Copasir, soggiacenti al Parlamento italiano.
Ringraziamo Mike Waltz (NSA) e Marco Rubio (Segretario di Stato) con cui la Meloni ha instaurato un rapporto diretto scambiandosi il numero di telefonino cellulare a Mar a Lago nel corso della sua saggia ‘improvvisata’ a casa Trump. Grazie a questa vicenda ‘congediamo’ Belloni, che peraltro copriva l’emersione delle prove di tutte le schifezze fatte da apparati italiani contro il presidente Trump nel 2020.
Un ringraziamento soprattutto alle autorità di Teheran per la collaborazione che ha permesso a tutti noi di renderci conto di quanto siano fuori controllo le attività di intelligence a capo dei Servizi italiani.

Anonimo ha detto...

Nella neochiesa sta diventando...un requisito per la nomina!!!