Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 9 febbraio 2011

Cronaca di voci di speranza, di attesa e forse di delusione sulla "Riforma" della Liturgia

Così scrive oggi Tornielli sul suo blog Sacri Palazzi. Gli fa eco Paolo Rodari su Il Foglio sempre di oggi, 9 febbraio:
Sarà pubblicato nelle prossime settimane un documento di Benedetto XVI che riorganizza le competenze della Congregazione del culto divino affidandole il compito di promuovere una liturgia più fedele alle intenzioni originarie del Concilio Vaticano II, con meno spazi per i cambiamenti arbitrari e per il recupero di una dimensione di maggiore sacralità. Il documento, che avrà la forma di un motu proprio, è frutto di una lunga gestazione – lo hanno rivisto dal Pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi e gli uffici della Segreteria di Stato – ed è motivato principalmente dal trasferimento della competenza sulle cause matrimoniali alla Rota Romana. Si tratta delle cause cosiddette del «rato ma non consumato», cioè riguardanti il matrimonio avvenuto in chiesa ma non compiutosi per la mancata unione carnale dei due sposi. Sono circa cinquecento casi all’anno, e interessano soprattutto alcuni Paesi asiatici dove ancora esistono i matrimoni combinati con ragazzine in età molto giovane, ma anche i Paesi occidentali per quei casi di impotenza psicologica a compiere l’atto coniugale.... Al Giornale, in un’intervista pubblicata alla vigilia dell’ultimo Natale, Cañizares aveva detto: «La riforma liturgica è stata realizzata con molta fretta. C’erano ottime intenzioni e il desiderio di applicare il Vaticano II. Ma c’è stata precipitazione... Il rinnovamento liturgico è stato visto come una ricerca di laboratorio, frutto dell’immaginazione e della creatività, la parola magica di allora»...
Una prima riflessione a caldo
Non mi sento di anticipare né timori né speranze, in attesa di vedere come si configura l'innovazione e con quali passi concreti riuscirà ad imprimere dei cambiamenti, soprattutto in merito agli abusi liturgici.

Tuttavia, proprio per i riferimenti al card Cañizares e alla sua intervista, non posso non esprimere perplessità perché un movimento liturgico che parte dal basso e che corre il rischio di essere ispirato all'iperattivismo, all'arrembanza, nonché alle discutibili innovazioni di qualche movimento, francamente mi fa venire i brividi... Tanto più se consideriamo che un ambito così serio e sacro come la Liturgia, che ci porta il respiro della Fede Apostolica arricchita da quella delle generazioni e dei grandi Santi che ci hanno preceduto, non può essere messo in mano né a laici cosiddetti ispirati o carismatici, né a liturghi improvvisati e neppure costruito a tavolino (come accaduto per il NO).

Qualunque modifica, dunque, non può in ogni caso nascere dal basso, ma deve sgorgare dalla fede viva e dalla preghiera e dalla 'sapienza' di chi ha dimestichezza e conoscenza anche storica -in riferimento alla Tradizione- ma soprattutto spirituale delle "cose sacre" e della Liturgia, che davvero è la fonte e il culmine della nostra Fede e, poiché lex orandi è lex credendi, ogni innovazione deve rifuggire sia dalle improvvisazioni, sia dalle sperimentazioni, sia dagli spiriti che hanno perso il contatto con la Tradizione e che purtroppo non mancano di darcene drammatiche riprove.

I nostri innovatori, anche attuali, vedono la Liturgia -come pure la Tradizione- con criteri storicistici, che le concepiscono entrambe in evoluzione a seconda dei tempi; ma non ha senso parlare di evoluzione, perchè la liturgia e la tradizione non possono evolvere in senso storicistico, nel senso di subire mutazioni profonde che della Liturgia snaturano il senso principale e allontanano sempre più la Tradizione dalle radici, col pretesto di un supposto enfatizzato, impossibile ritorno alle origini. Esiste, invece, ed è ancor viva una Tradizione che conosce mutamenti e non evoluzione (l'evoluzione anche dei dogmi è un principio chiaramente "modernista") conservando l'essenza della Rivelazione Apostolica originaria.

Si possono fare mille discorsi sul fatto che la liturgia possa mutare, nel senso di creare un nuovo prefazio o introdurre una nuova messa in base al Santorale aggiornato. Questo è aggiornare, rinnovare, non gestire l'evoluzione.

Piuttosto, non c'è il rischio che la Messa Gregoriana, definita "mai abrogata", venga sfigurata con il pretesto dell'"arricchimento reciproco"? Meminisse horret nell'idea di una contaminazione di un tesoro che ci è pervenuto intatto nella struttura essenziale (pensando soprattutto al canone Romano) dal Sacramentario Gelasiano, dal rispetto di Papa Damaso per la Vetus latina, prima ancora che dalla sorgente Gregoriana e che tutt'al più potrebbe richiedere degli aggiornamenti calibrati cum grano salis.

Piuttosto ancora, che fine ha fatto il decreto attuativo del Summorum pontificum, già da tempo pronto sulla scrivania del Papa?

Perché ho parlato di perplessità, pensando all'intervista del Card Cañizares citata da Tornielli:
  1. siamo ancora in attesa delle disposizioni per l'attuazione della Messa Gregoriana, ma il card preannuncia
    «Perciò apriremo una nuova sezione della nostra Congregazione dedicata ad “Arte e musica sacra” al servizio della liturgia. Ciò ci porterà a offrire quanto prima criteri e orientamenti per l’arte, il canto e la musica sacri. Come pure pensiamo di offrire prima possibile criteri e orientamenti per la predicazione».
    Il dramma degli abusi liturgici sembra non sfiorarlo affatto e il rimedio di cui parla è solo di tipo "burocratico"...
  2. E poi:
    «Non so se si possa, o se convenga, parlare di “riforma della riforma”. Quello che vedo assolutamente necessario e urgente, secondo ciò che desidera il Papa, è dar vita a un nuovo, chiaro e vigoroso movimento liturgico in tutta la Chiesa».
    Mi sembra che così dichiari già "tramontata" la "Riforma della Riforma" di Benedetto XVI. Chi lo ha stabilito: di nuovo la Curia? Ed è saggio parlare di un movimento che così com'è adombrato sembra venire 'dal basso', per un ambito così sacro e serio come la Liturgia?
  3. Queste sono le parole chiave dell'intervista del cardinale che celebra con i neocatecumenali [vedi riflessioni su quel rito] quando accenna al "nuovo movimento liturgico"
    «Questo impegno sarà accompagnato dalla revisione e dall’aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni (prenotanda). Siamo anche coscienti che dare impulso a questo movimento non sarà possibile senza un rinnovamento della pastorale dell’iniziazione cristiana».
    Da rilevare che la "pastorale d'iniziazione cristiana" è quella di conio neocatecumenale che sta già entrando nelle diocesi (in molte è già consolidata: Campobasso, ad esempio)
  4. Attenzione a come si esprime il Card. Cañizares:
    «La bellezza è fondamentale, ma è qualcosa di ben diverso da un’estetismo vuoto, formalista e sterile, nel quale invece talvolta si cade. Esiste il rischio di credere che la bellezza e la sacralità del liturgia dipendano dalla ricchezza o dall’antichità dei paramenti. ...»
    Può anche darsi il caso; ma mettere l'accento su questo non ricorda gli slogan ricorrenti di chi pregiudizialmente si riferisce al VO proprio in questi termini?
Alla mia riflessione a caldo di cui sopra arriva questa replica:
Qualunque modifica, dunque, non può in ogni caso nascere dal basso. D'accordo, però dal basso si può preparare il terreno, togliere i rovi... Liberarsi dalla filosofia del sospetto e della diffidenza ad oltranza. Quel che tutti speriamo è una riforma, non una rivoluzione, non una ruspa che butti giù tutto e ricominci da dove eravamo rimasti. Ratzinger disse di sé 'sono un riformista, non un rivoluzionario'. Appunto. E noi?
Per rispondere alla domanda: e noi? Ecco, vorrei potermi riconoscere tra i "riformatori", non necessariamente nella gradualità quando la riforma urge e sono coloro che non perdono mai il contatto col "Logos", la vera "ragion d'essere" di tutte le cose, quelle vecchie e quelle nuove: quelle 'fecondate' e portatrici della Vita Vera, non quelle che sbucano dal nulla, come i funghi velenosi... Quindi non parlerei né di "filosofia del sospetto né di diffidenza ad oltranza", ma di vigile consapevolezza.

Quello che mi suscita perplessità è l'aver già letto in un intervento su Messa in Latino, da una voce inequivocabilmente modernista:
"...chi vuol essere attore e protagonista, si deve fare avanti. Poste "le tre cose" il resto si gioca sul campo. Fecondazione è la parola per chi vuol essere del gioco, chi pensa a "contrapposizione", resta spettatore fuori dal campo, al massimo farà il "tifo" (in un senso o nell'altro)"
Ecco, rimane da capire cosa si intende per 'fecondazione'. E poi, come sarebbe a dire "chi vuol essere protagonista si faccia avanti"... c'è chi sta già andando all'arrembaggio?

E come sarebbe a dire ancora: "si gioca sul campo"... "chi vuol essere del gioco"? Si tratta di un problema che riguarda la Chiesa TUTTA e non dei giocatori in lizza. Inoltre la Chiesa non è una democrazia partecipativa (nella Chiesa la partecipazione non è nel governo, ma in altro...). Oggi, per la verità, appare sempre più un'anarchia: l'ordine gerarchico, che non ha mai escluso la comunione, cancellato con la scusa della "comunione e basta", solo che non si sa più comunione su cosa, essendosi perso per la strada il con CHI, cioè Colui che la crea la Comunione... E allora una faccenda seria e sacra come la Liturgia non può essere lasciata in mani profane, ma affidata a mani e cuori veramente 'sapienti'.

Il problema è nello strapotere della 'cultura egemone', che ha generato la crisi in cui siamo ed ora sta continuando a cavalcarla!
Non resta che metter tutto nelle mani del Signore e della Vergine Santa! A noi toccherà il compito di pregare. Il "resto" che rimarrà fedele avrà due colonne. l'Eucaristia e l'Immacolata (il sogno di don Bosco).

Qualcuno fa osservare inoltre che
per far rivivere il senso del sacro Ratzinger ha riproposto l’orientamento dell’azione liturgica, la croce al centro dell’altare, la comunione in ginocchio, il canto gregoriano, lo spazio per il silenzio, una certa cura dell’arte sacra. Per questo motivo esce con un Motu proprio, una disposizione importante che va a sanare una lacuna divenuta oramai atavica.
Ma il nodo vero da sciogliere è : se in luogo del convivio fraterno non si ripropone chiaramente il Sacrificio di Cristo, che è il cuore della nostra Fede e il vero culto da rendere a Dio primaria funzione della Chiesa da cui tutto il resto scaturisce, cambieranno solo alcune 'forme', ma non cambierà la sostanza

C'è anche chi dice, riportando parole stralciate da uno scritto del card. Ratzinger:
Ogni generazione ha il compito di migliorare e rendere più conforme allo spirito delle origini la liturgia.
A prescindere dal fatto che l'apoditticità di una tale affermazione può essere opinabile, anche in riferimento al contesto in cui è stata pronunciata(1) occorrerebbe scoprire in che cosa il Rito Latino Gregoriano può essere reso più conforme allo spirito delle origini. Davvero occorre rincorrere un fantomatico, enfatizzato e sempre supposto "spirito delle origini" di conio molto protestante, o non si deve invece custodire quel che la Tradizione ci ha trasmesso innovando, se necessario, cum grano salis?

Se è vero che la Tradizione è viva e si arricchisce nove (non nova), non c'è il rischio dell'"insano argheologismo liturgico" di cui parlava Pio XII nella Mediator Dei?

Quello di cui c'è realmente bisogno è colmare lo iato generazionale che ha cancellato i significati autentici e il vero spirito delle origini della Liturgia (non quello supposto ed enfatizzato dalle innovazioni selvagge e da quelle arbitrarie) e di viverla sempre più consapevolmente e profondamente per quanto ci è dato, perché si tratta di un tesoro e di una Grazia inesauribili...

Per tornare alla cronaca di oggi, è interessante tastare il polso - e cogliere l'evolversi - della situazione, che prelude alla dichiarazione ufficiale della Sala Stampa Vaticana, attraverso significativi scritti di Andrea Tornielli sul suo blog:
ore 13.04: Vorrei invitare tutti alla prudenza: non si tratterà, per quanto ne so, di un motu proprio dedicato alla correzione degli abusi liturgici, quanto piuttosto un documento tecnico, che nel ridisegnare le competenze del dicastero del Culto divino, dovrebbe menzionare quel “nuovo movimento liturgico” di cui ha parlato più volte il cardinale Cañizares.
ore 14.32: (...) il testo dell’istruzione applicativa del Motu proprio Summorum Pontificum è in dirittura d’arrivo, da quanto mi risulta. Penso che sarà pubblicata per Pasqua (nota bene per la Sala Stampa: ho scritto “penso”, e il mio pensiero non ha valore, dunque spero che questa risposta – dove esprimo un parere personale – non provochi una tempestiva smentita).
ore 14.57: Come sempre accade, quando soltanto si usa la parola “liturgia” in un articolo, le precisazioni fioccano con una velocità supersonica. Nel mio articolo non parlavo di volontà restrittiva, ma dicevo che il motu proprio potrebbe contenere un passaggio nel quale il Papa affida alla Congregazione del culto divino la promozione di un nuovo movimento liturgico. Che questa sia la volontà di Benedetto XVI non lo dico io che sono niente, lo ha detto più volte il cardinale Prefetto del culto divino, che qualcosa conta in materia liturgica. Lo ha detto al concistoro dello scorso novembre, lo ha detto anche in un’intervista che i lettori di questo blog conoscono bene. Intervista lunga, meditata, nella quale Cañizares spiegava quale fosse la volontà del Papa e descriveva alcune iniziative del dicastero. (...)
Ed ecco il comunicato stampa di Padre Lombardi:
“...è da tempo allo studio un Motu Proprio per disporre il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica - come ad esempio quella di dispensa per il matrimonio ‘rato e non consumato’ - dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Sacra Rota. Ma non vi è alcun fondamento né motivo per vedere in ciò un’intenzione di promuovere un controllo di tipo ‘restrittivo’ da parte della Congregazione nella promozione del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II"
Così si esprime - e non posso che condividere - Francesco Colafemmina [vedi]:
«Come al solito l'intento è intimidatorio: sia nei riguardi di Tornielli che nei riguardi di coloro che vorrebbero promuovere una "riforma della riforma". Nell'articolo di Tornielli non si parla infatti di alcun "controllo restrittivo nella promozione del rinnovamento liturgico". Si parla al contrario di "cambiamenti arbitrari" della liturgia e quindi di abusi liturgici. Così Padre Lombardi, volutamente interpreta pro domo sua (o di chi lavora alla terza loggia) un passo dell'articolo di Tornielli e naturalmente va oltre, lasciando intravvedere il timore di una "Chiesa punitiva" in ambito liturgico. Al contrario - a distanza di 60 anni dal rinnovamento liturgico del Concilio" (più di Bugnini e Lercaro che del Concilio!) padre Lombardi ha il coraggio di riproporci le solite menate sulla "promozione" di questo benedetto rinnovamento liturgico!

Domanda: padre Lombardi ma in questi 60 anni lei dove ha vissuto? Non si è accorto di nulla? Non le sembra che la Chiesa si sia fin troppo rinnovata liturgicamente? E non le sembra che fin troppi altari siano stati distrutti e troppe chiese deturpate in nome della "promozione" del rinnovamento liturgico del Concilio? Tanto nuovo da essere vecchio, datato, stantio, insopportabilmente retorico e francamente ripetitivo?»
Resta ancora da chiedersi cosa potrà fare un dicastero che già non conta molto, nel quale operano consulenti decisamente progressisti e, quindi, con pochissime convergenze verso un culto più "tradizionale"; soprattutto se sarà strumentalizzato, come già si può osservare dall'involversi regressivo della situazione e da certi peana di vittoria lanciati da un movimento in particolare, molto sponsorizzato dagli ambiti più potenti della Curia.

Dove sta andando la nostra Chiesa? Da un lato aumenta la consapevolezza ma, sul piano 'pastorale', i segnali sono sempre più scoraggianti.
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(1) Card. Ratzinger, 28 dicembre del 2001 sul quotidiano francese La Croix: “Alcuni addetti ai lavori vorrebbero far credere che tutte le idee non perfettamente conformi ai loro schemi sono un ritorno nostalgico al passato. Lo dicono solo per partito preso. Bisogna riflettere seriamente sulle cose e non accusare gli altri di essere partigiani di San Pio V. Ogni generazione ha il compito di migliorare e rendere più conforme allo spirito delle origini la liturgia. E penso che effettivamente oggi c’è motivo di lavorare molto in questo senso, e riformare la riforma. Senza rivoluzioni (sono un riformista, non un rivoluzionario), ma un cambiamento ci deve essere. Dichiarare impossibile a priori ogni miglioramento mi sembra un dogmatismo assurdo”.

28 commenti:

Icabod ha detto...

Ci sono dei momenti e delle circostanze nelle quali la voce di chi governa, per il bene di una struttura complessa come la Chiesa, deve uscire forte e chiara.

I se i ma, non possono entrarci: basta ricordare i se e i ma di montiniana memoria che tanto male hanno portato alla Chiesa.

Le "volpi" permettono a Benedetto XVI la pubblicazione di libri, di encicliche, di Mp; ma attenzione a toccare alcune "riforme" fatte da uomini che MIRAVANO AD ALTRO piuttosto che al bene della Chiesa!

A noi toccherà l'arduo compito di pregare. Il "resto" che rimarrà fedele avrà due colonne: l'Eucaristia e l'Immacolata (il sogno di don Bosco).

Anonimo ha detto...

ho visto che siamo arrivati alla stessa conclusione...
da quel che vedo, aumenta la consapevolezza, ma sul piano 'pastorale' i segnali sono sempre più scoraggianti.

Sulla "Riforma della Riforma", ad esempio, c'è una escalation
negativa a partire dal 2009. Vediamola dalle stesse parole di Tornielli prese dal suo blog:

... varrà la pena ricordare che cosa era successo nell’agosto 2009.
Scrissi allora un articolo riguardante la “riforma della riforma” (allora usai questa espressione, che come sapete non è mia, ma di un certo cardinale Joseph Ratzinger) e descrissi alcune intenzioni della Congregazione del culto divino. Tra queste c’era quella di rivedere le introduzioni dei testi liturgici.
Padre Ciro Benedettini, il vicedirettore della Sala Stampa vaticana (vorrei che fosse chiaro che io non ce l’ho con lui né con il padre Lombardi, che fanno queste smentite perché gli viene richiesto) si affrettò a smentire il mio articolo dopo aver parlato con il sottosegretario della congregazione del culto divino, mons. Ward.
Lo scorso dicembre, cioè 16 mesi dopo quell’articolo, il cardinale Canizares (cioè il diretto superiore di Ward, un porporato che una qualche competenza in queste materie ce l’ha, essendo stato nominato Prefetto della Congregazone), ha dichiarato:
Questo impe­gn­o sarà accompagnato dalla re­visione e dall’aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni ( prenotanda )”. Ha detto cioè che la Congregazione avrebbe rivisto le introduzioni dei testi liturgici. E ha confermato la volontà del Papa di dar vita a un nuovo movimento liturgico per una maggiore fedeltà alla riforma voluta dal Concilio.
E’ stato il cardinale Canizares a confermare quanto avevo scritto e a smentire la velocissima smentita di padre Benedettini.
Ora, io sapevo e ho scritto che era in dirittura d’arrivo un motu proprio che riorganizzava le competenze e ne toglieva alla Congregazione del culto divino (cause matrimoniali del rato non consumato). E questo padre Lombardi l’ha confermato.
Sapevo e ho scritto che il motu proprio, in un passaggio del testo, avrebbe incaricato la Congregazione di dar vita a questo movimento liturgico (nell’articolo ho usato il condizionale, e ho parlato di un passaggio: sapevo infatti che la ragione del motu proprio è tecnico-giuridica e riguarda il trasferimento di competenze dal culto divino alla Rota romana).
So, perché lo ha più volte dichiarato il cardinale Canizares, che il Papa desidera che la congregazione dia vita a questo movimento liturgico, prendendo spunto dai cambiamenti che Benedetto XVI ha voluto introdurre nelle liturgie papali.


a questo punto non mi resta che ribadire:

Ma il nodo vero da sciogliere è : se in luogo del convivio fraterno non si ripropone chiaramente il Sacrificio di Cristo, che è il cuore della nostra Fede e il vero culto da rendere a Dio primaria funzione della Chiesa da cui tutto il resto scaturisce, cambieranno solo alcune 'forme', ma non cambierà la sostanza

Anonimo ha detto...

quanto alla pronta smentita - e in quei termini - della Sala Stampa Vaticana, troppo spesso refrattaria ed inerte rispetto ad interventi che sarebbero appropriati soprattutto in difesa della persona del Papa o per adeguati chiarimenti in occasione di molti attacchi e spesso fraintendimenti mediatici, dà molto da pensare proprio nel senso espresso a chiare lettere da Colafemmina

lonewolfe ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

che vi aspettate dalla Chiesa? Una reazione uguale e contraria alla riforma bugniniana, cioè una rivoluzione a colpi di sillabo e atti di governo definitivi che spazzino via d’un sol colpo tutta la sporcizia accumulata in questi 50 anni?

Non mi pare che dal mio articolo si deduca questo. Questa sarebbe una rivoluzione -peraltro irrealistica avuto riguardo ai soggetti che la dovrebbero porre in atto- appunto di segno uguale e contrario a quella che abbiamo subìto per effetto di una certa 'pastorale', che definire discutibile ormai non è più questione di velleitario giudizio, ma risuona nei cuori e nelle menti di autorevoli uomini di Chiesa, con i quali mi sento all'unisono.

Vi aspettate, per dirla in breve, che il VO soppianti il NO cancellando tutte le novità intercorse, pur conoscendo la vigorosa e sulfurea opposizione che la volontà di riforma del Papa deve affrontare?

La mia riflessione si limita a mettere in risalto l'escalation in negativo della "Riforma della Riforma" voluta dal Papa, che non ha mai voluto eliminare il VO, ma ridare ad esso una dignità ed una sacralità che purtroppo non gli sono più propri sia per i 'tagli selvaggi' subìti dalla struttura del rito che veicolano una ecclesiologia antropocentrica, sia per effetto della progressiva diluizione del sacrificio del Signore con l'enfatizzazione della 'mensa della Parola' e del convito fraterno.
Sembra tuttavia, da quel che si è evidenziato nei commenti più recenti che l'accento venga posto sulle innovazioni formali introdotte dal Papa, che hanno dato maggiore sacralità e dignità alla celebrazione, ma non incidono su alcuni "vizi" di fondo della sua struttura, che sembrerebbero restare immutati e senza più alcun riferimento alla cosiddetta "Riforma della Riforma".

Addirittura nella recente intervista a Tornielli ed anche in base a quanto da lui riferito nell'articolo di ieri, mons. Canizares non parla più di "Riforma della Riforma", ma di "nuovo movimento liturgico" che dovrà ricevere impulso da un rinnovamento della pastorale dell’iniziazione cristiana .
Poiché è ormai assodato che questa pastorale è quella di conio neocatecumenale che sta già entrando nelle diocesi, mi sembra il minimo dover lanciare un campanello d'allarme e non continuare a subìre tacendo la neocatecumenizzazione della Chiesa cattolica, nella consapevolezza di ciò che questo comporta, sia a livello dpttrinale-pragmatico che a livello liturgico

Se queste sono le aspettative, di che consapevolezza e realismo si sta parlando? E se queste non sono, perché mai un seppur flebile filino di luce è stato già sepolto sotto la vostra impaziente indignazione?

sei ancora convinta che la nostra sia impaziente indignazione che seppellisce un flebile filino di luce? Dov'è, dati questi frangenti?

Questo parlando dai fatti che sono sotto i nostri occhi, compresa la 'frenata' inopinatamente brusca di Lombardi che proviene dal "potere imperante"... vedremo, tuttavia, quanto ci sarà dato vedere da quel che verrà

Anonimo ha detto...

Per cercare di riconoscere il dito di Dio, l’operare di Dio nelle pieghe degli eventi anche i più problematici.

il dito di Dio negli eventi che stiamo vivendo lo potranno vedere le generazioni future. E forse il Signore si serve dei suoi sacerdoti e fedeli per inserire quel 'filino di luce' nelle pieghe di eventi problematici come non mai, non soltanto con la preghiera e con la penitenza, ma anche con qualunque azione sia dato loro intraprendere con fiducia con l'aiuto e nel cuore della Vergine Immacolata

Alessio ha detto...

Ohibò Mic. non mi ero accorto che avevi già ieri sera ripreso questo argomento su questo blog, ed io che te lo suggerivo sull'altro!

Mi spaventa il fatto che inizio a pensarla come te.. ;)

Ripeto allora qui quanto ho già detto:
Importante è chiarire definitivamente, anche usando l'autorità che un tale MP comporta, per filo e per segno quali sono stati gli abusi (anche frutto di ingenue o spregiudicate sperimentazioni, brutta questa parola...) da non ripetere più, in tutti gli ambiti (compreso eventualmente il CNC che citi, ed eventualmente chiarire cosa è stato concesso e cosa no, senza ombra di dubbio o errata interpretazione, tipo "è vietato....").

Ciò che temo, è un discorso generico slla Sacralità della Liturgia, un discorso generico sulla centralità della Liturgia nella vita di un cristiano (e ce ne serebbe bisogno?!?), insomma un discorso che rimanda ad altro (come una sorta di Legge Quadro), e che dice dice, ma non dice poi nulla (sullo stile un po' dei documenti conciliari, tanto in voga anche oggi).

Se posso suggerirei un testo:
"In tutte le diocesi della Chiesa Cattolica, si applichino i libri Liturgici, senza la minima variazione. Si annullano tutte le concessioni alle Chiese Locali; si utilizzi ad experimentum per 20 anni esclusivamente il Canone Romano per la preghiera Eucaristica. Nel nome..."

Ma in questo caso bada bene ci sarebbero necessariamente delle reazioni anche verso il VO. Secondo il principio del "mutuo arricchimento", pian pian si rimangerebbero il SP, modificando anche quello.

Forse sono un profeta di cattiva sventura, ma secondo me si va in questa direzione. cancellare la babele, significa anche UNIFICARE NO E VO. magari fra 30 anni, ma la spinta dal basso secondo me sarà questa. Dopotutto i continui richiami all'Unità (anche al CNC) spingono secondo me anche a questo.

Che ne pensate?

Anonimo ha detto...

Forse sono un profeta di cattiva sventura, ma secondo me si va in questa direzione. cancellare la babele, significa anche UNIFICARE NO E VO.

caro Alessio,
questa eventualità mi fa letteralmente rabbrividire di raccapriccio.

capisco che il NO non si può cancellare e sostituire col VO. Ma quel che è accaduto è molto più serio e complesso di quanto non si possa star lì ad approfondire in questa sede.

Mi limito solo a dire che il Papa ha parlato della 'coesistenza' delle due 'forme', di sicuro non temporanea, fermo restando un risanamento del NO.

Mi astengo dal dire altro; ma so già dove va il mio cuore, e soprattutto il mio spirito.

Anonimo ha detto...

Ripeto allora qui quanto ho già detto: Importante è chiarire definitivamente, anche usando l'autorità che un tale MP comporta,

da quel che capisco è che il MP serve ad assegnare delle competenze e forse a parlare in qualche modo del cosiddetto "nuovo movimento liturgico"... quindi siamo ancora al livello di organizzazione delle strutture... il risanamento non solo è tutto di là da venire; ma se si profila nei termini che abbiamo potuto inquadrare, risulta anche la possibilità di un ulteriore intorbidamento per effetto di quel "movimento dal basso"

Spero tuttavia di venire smentita il più presto possibile!
Ne riparleremo quando uscirà... nel frattempo è davvero deludente la mancata emanazione del decreto attuativo del Summorum pontificum
Si è già rivelato più che evidente che permettere qualcosa senza promuoverla è quasi come non permetterla, soprattutto quando si riscontrano ostacoli proprio nei vescovi e nei sacerdoti modernisti che, a quanto pare, sembrano la maggioranza... del resto cosa aspettarsi di diverso dalla formazione, dalla ecclesiologia e dalla liturgia e che vanno per la maggiore?

Questo nelle linee generali; poi nessuno può impedire alla Grazia di operare nei cuori che l'accolgono!

stettino ha detto...

Sono d'accordo con lei Mic il mio carattere pessimista non mi fa ben sperare.
Tutto ciò mi sembra assurdo, parlare di riforma della riforma è come affermarne il fallimento come nel caso dei teologi tedeschi che vogliono riformare la chiesa, nnon avrebbe dovuto farlo il CVII.
Se tutto questo è stato fatto per "progredire", "aggiornare" allora perchè riformare ciò che doveva essere migliore del precedente?
Ci si ostina a guardare avanti mentre ciò che è granitico, solido e perfetto è nella tradizione, perchè pereseverare diabolicamente nell'errore, quale timore c'è nel tornare alla messa di sempre?
Infine come è auspicabile un ritorno alla tradizione sposando questà volontà con l'approvazione del direttorio neocatecumenale, di fatto il NCCC per la "nuova evangelizzazione"?
Come si fa ad essere ottimisti gianni?

lonewolfe ha detto...

sei ancora convinta che la nostra sia impaziente indignazione che seppellisce un flebile filino di luce?

Sì. Pur rileggendo anche le tue ultime considerazioni, l’impressione resta quella di un clima arroventato nel quale è difficile capire dove si sta andando. E’ ovviamente solo un punto di vista, un po'alieno e marginale, che ho comunque voluto aggiungere ai vostri.

L’evolversi delle cose forse chiarirà.

Anonimo ha detto...

Jo, la tua impressione va meditata e approfondita e ci sto pregando e riflettendo

Stamattina ho colto questa notizia che arricchisce lo scenario delineato.

Anche il vaticanista Galeazzi su La Stampa parla dell'imminente mp come di un "giro di vite" sugli abusi liturgici, alcuni dei quali nomina espressamente (cosa insolita)

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/388457/

ma la solerte smentita (dal vuolsi colà dove si puote) è subito arrivata a gelare le aspettative di chi ci sperava

lonewolfe ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Observer ha detto...

secondo me "una liturgia più fedele alle intenzioni originarie del Concilio Vaticano II", come riportato da Tornielli, si può intendere in modi diversi, addirittura opposti. Non mancherà chi potrà vedervi un un tradimento dello "spirito del Concilio".

Prescindendo dal ventilato influsso massonico nella riforma liturgica post-conciliare a sostegno del quale non mancano alcune prove (una fra tutte, il superamento del Sacrificio), ormai è andata consolidandosi la partecipazione dei fedeli come popolo sacerdotale, riconoscibile tra le intenzioni originarie del Concilio, non del tutto conciliabile con il rispetto per il cattere sacro e di officio divino del culto che ha diluito di fatto l'agire "in persona Christi", funzione specifica del ministero ordinato.

All'atto pratico, non sarà facile e forse neppure da tutti apprezzabile perchè non compreso, ripristinare quel che già è andato perduto.

Alessio ha detto...

Vorrei segnalare questo documento della Arcidiocesi di Roma, che ho inizato a leggere e che è un sussidio dell'Ufficio Liturgico Diocesano per tutte le parrocchie romane.

http://www.ucroma.it/wp-content/uploads/2011/02/Eucaristia-fa-la-chiesa-Sussidio-Ufficio-liturgico-di-Roma.pdf

Non sono ancora in grado di farmi un'opinione, ma ho la sensazione che qualcosa non torni...

Ad esempio: se per i parroci romani, o per qualunque sacerdote, ci fosse davvero bisogno di un sussidio sull'Eucaristia (oltre a quanto già stabilito dal CCC), non sarebbe il caso di preoccuparsi?
Che i sacerdoti forse non sanno che l'Eucaristia è il fulcro della Chiesa Stessa?

Che cos'è un ripasso, o un sussidio per descrivere qualcosa di nuovo?
Ma è possibile che ogni diocesi debba avere il suo sussidio sull'Eucaristia?
La Chiesa è diventata veramente così "federalista" che ognuno si dota di strumenti propri (insomma fa quello che gli pare)?

Qualcuno ha avuto modo di leggerlo?

Al.

Anonimo ha detto...

Grazie della segnalazione

ho cominciato a leggere il documento e sono basita.

Non sembra neanche scritto da un cristiano e per di più a cura di un sacerdote: innanzitutto la premessa non è un discorso teologico coerente e con un filo logico, ma psicologismo di bassa lega... se il seguito è dello stesso tenore, meraviglia che sia un sussidio destinato ai sacerdoti, che spero non siano stati 'formati' con banalità simili...

Inoltre una rapida scorsa, mi fa vedere che lo sviluppo è tutto incentrato sulla Pasqua e sulla Risurrezione... non è certo un errore di per sé, ma occorre vedere che fine fa il Sacrificio, l'Offerta e l'espiazione.
Per cui ne riparleremo quando avrò potuto approfondire.

La prima impressione è che si tratta della solita zuppa modernista, con uno 'zampino' facilmente riconoscibile.
Del resto, conoscendo le frequentazioni del card. Vallini e il tenore delle catechesi di don Scicolone a Radio Maria non c'è nemmeno troppo da meravigliarsi.

Ma che questo succeda a Roma, la diocesi del Papa e a cura del Cardinal Vicario, mi lascia sempre più sconcertata e addolorata per ciò che accade nella Chiesa e alla Chiesa e, soprattutto, mi chiedo: come accoglieranno i sacerdoti - che mi risultano obbligati a dotarsi del sussidio (!) -questi contenuti così poco cattolici da quel che ho intravisto e che mi riservo di meglio documentare?

Anonimo ha detto...

Piccolo saggio dall'introduzione:

... "Più di trent’anni fa, un grande pastore e liturgista, mons. Mariano Magrassi osb, nella premessa di un suo libro intitolato Vivere l’Eucaristia, riportava il pensiero di un altro autore che aveva affermato: «Da venti secoli ripetiamo la Cena del Signore senza fare quello che ha fatto Lui». E aggiungeva: «È un po’ esagerato, [solo un po' esagerato???!!] ma deve farci seriamente riflettere». Molta strada resta da fare perché la celebrazione dell’Eucaristia possa diventare fonte di vita nuova per tutti i cristiani. La verifica pastorale che la nostra Chiesa porta avanti con impegno mira proprio a questo. È quello che vorrebbe contribuire a realizzare questo testo, prendendo quasi per mano i fedeli e, passo dopo passo, introdurli a gustare la gioia di incontrare il Signore nell’atto dello “spezzare il Pane”...."

se queste sono le premesse...
«Da venti secoli ripetiamo la Cena del Signore senza fare quello che ha fatto Lui».
!!!???

basterebbe questo per farne un falò... non c'è neppure un accenno al culto da rendere a Dio.

Ricordiamoci anche che il Signore, nell'ultima Cena non ci ha portati ad Emmaus allo "spezzare il pane", ma ci ha portati sul Calvario per darci il Suo Corpo offerto in sacrificio e il Suo Sangue versato per la remissione dei peccati e ha detto: "tutte le volte che farete questo, lo farete in memoria di me...

questo è: "prendete e mangiate" ex hoc, cioè proprio da questo (il Suo Corpo) tutti e poi
"prendete e bevete" il Sangue della nuova ed eterna alleanza, mistero della fede, che sarà versato per voi e per molti...

Queste sono le Sue parole, che operano un FATTO, la Presenza del Suo Corpo e del Suo Sangue immolati sul calvario. Noi mangiamo il corpo e il sangue della Vittima, prima di Risorgere con Lui!
Non è un banchetto, è un Sacrificio incruento, che riattualizza e perpetua fino alla fine dei tempi quello cruento subìto da Lui.

Capito?

Leggi cosa scrivevo qui

Se ci perdiamo questo, se non FACCIAMO questo all'Altare e nella vita, Lutero e Calvino docent, non il Signore né la Sua Chiesa...

Anonimo ha detto...

se leggi tutto il thread di cui al link con le cose che ho di volta in volta inserito anche in risposta a Jo, trovi condensata la risposta all'intero cosiddetto sussidio, che è un coacervo di banalità e di eresie, rivestite con i lustrini della Pasqua ebraica (che c'entra, ma è superata) ed altro ancora...

Anonimo ha detto...

Altro piccolo assaggio dalla presentazione

Cardinal Vallini: [questo sussidio] è dato anzitutto a coloro che sono impegnati nell’animazione liturgica – parroci, vicari parrocchiali, catechisti, guide delle assemblee liturgiche – ma viene offerto anche a quei fedeli che, singolarmente o in piccoli gruppi, desiderano entrare nella comprensione viva del Mistero dell’altare per penetrarne il significato, il valore e l’importanza per la loro vita.

Traduzione in italiano: «la nuova liturgia, apparendoci inanimata, ha bisogno di animatori. Animatori che siano numerosi ed esperti (anche il parroco è "impegnato nell'animazione liturgica", sapevate?) a cui diamo anzitutto questo sussidio. Ma lo offriamo anche ai fedeli, sperando di diffonderne qualche copia in più».

quindi il sussidio è anche per gli animatori e per i fedeli...
vediamo come sparisce la centralità del sacerdote "alter Christus".
La 'partecipazione attiva' dei fedeli non è favorita dalla bravura degli animatori e la loro 'partecipazione' non si esaurisce un un 'fare' o nell'esercitare delle funzioni; ma da quel che si insegna e quindi viene interiorizzato sulla S. Messa, su ciò che è, su ciò che accade, sul suo valore salvifico, sul suo valore assoluto e immenso anche quando non c'è la comunità e nemmeno un fedele che partecipa, perché il sacerdote rappresenta TUTTA la Chiesa. E la Messa è Actio di Cristo e non dell'Assemblea (diventa azione dell'assemblea, ma prima ancora di ogni singolo fedele, nella misura in cui il fedele e l'assemblea sono incorporati a Cristo per il tramite del sacerdote)

Ciò vale anche per quel che viene detto qualche pagina più avanti (pag.18) L’Eucaristia è una celebrazione per sua natura comunitaria. (ricorda l'Arguello quando dice "Non c'è Eucaristia senza assemblea") :(

Il card. Vallini evidentemente non conosce e quindi non può insegnare il valore assoluto, immenso di ogni S. Messa a gloria di Dio e per la salvezza del mondo! dimenticando anche che Papa Giovanni Paolo II lo scrive nell’enciclica "Ecclesia De Eucharistia " (2003), al n. 31:
"Si capisce, dunque, quanto sia importante per la vita spirituale del Sacerdote, oltre che per il bene della Chiesa e del mondo, che egli attui la raccomandazione conciliare di celebrare quotidianamente l’Eucaristia, "la quale è sempre un atto di Cristo e della Sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano fedeli".

Vogliamo ricordare che ogni vero cristiano è consapevole di quanto sia importante il coinvolgimento dell'assemblea, ma non si sognerebbe mai di dimenticare che il sacerdote celebra 'in persona Christi'? Il cristiano vive, partecipa, accoglie, loda, ringrazia, Adora... e l'assemblea non è formata soltanto dalla sua comunità, ma è in comunione con la Chiesa di ieri di oggi di domani, terrestre e celeste, nel tempo e fuori del tempo contemporaneamente

Viator ha detto...

Il Vescovo di San Marino Mons. Luigi Negri, su Il Timone, gennaio 2011 : “il Papa sta facendo fatica a fare questa “riforma della riforma”. Esistono tendenze negative di resistenza, neanche tanto passive”.

non è solo una nostra 'impressione', come vedi, Mic!

Alessio ha detto...

"Grazie della segnalazione"

Non so se ho fatto bene, mi sa che ti è andata di traverso la cena...

Scusami Mic, ma come posso sperare di farmi chiarezza, in questo guazzabuglio generale, una sorta di babele generalizzata? Una torre è già crollata...

Immaginami in una stanza, e desideroso di ascoltare qualcosa per capire, apro la finestra, e vengo travolto da un miliardo di voci, le più disparate possibili, PERCHE' SONO DIVERSE, c'è poco da girarci intorno.
Non possono coesistere 2 ecclesiologie così diverse.

ti ho segnalato questo documento, perchè vi ho riconosciuto una teologia non estranea a me ;|
teologia che va ben oltre allo stesso CNC. E' totalizzante e diffusa. Come si fa a rigettarla, se la Chiesa stessa, nei suoi più visibili testimoni, la sposa in toto.

Continuo a credere fortemente che sia impossibile ad una "pera" disconoscere un'altra "pera". Semmai il fatto è che fino al concilio si parlava di "mele", non "pere".

Tu scrivi:
"La 'partecipazione attiva' dei fedeli non è favorita dalla bravura degli animatori e la loro 'partecipazione' non si esaurisce un un 'fare' o nell'esercitare delle funzioni; ma da quel che si insegna e quindi viene interiorizzato sulla S. Messa, su ciò che è, su ciò che accade, sul suo valore salvifico, sul suo valore assoluto e immenso anche quando non c'è la comunità e nemmeno un fedele che partecipa, perché il sacerdote rappresenta TUTTA la Chiesa. E la Messa è Actio di Cristo e non dell'Assemblea (diventa azione dell'assemblea, ma prima ancora di ogni singolo fedele, nella misura in cui il fedele e l'assemblea sono incorporati a Cristo per il tramite del sacerdote)"

Concordo. vero. verissimo

Che confusione c'è in me.

Anonimo ha detto...

La confusione non è solo in te, Alessio, ma in tutta la Chiesa, perché purtroppo è vero quello che dici...

Anch'io ho passato momenti di disorientamento e mi costa molto fare certe affermazioni. Ma quando, come tu dici, la torre è crollata e stai camminando sulle rovine, non puoi lasciarti coinvolgere nel crollo o sommergere dai macigni che cadono ogni giorno di più, e non ti resta che fondarti nel Signore... Lui non cambia, Lui non muta, Lui non si evolve, è lo stesso ieri oggi e sempre... siamo noi che in Lui veniamo trasformati... il difficile è trovarlo dove Lui è davvero e non dove 'spacciano' i suoi simulacri e difficile sembra diventarlo sempre di più.

E' per questo che da quando ho ri-scoperto la Messa Gregoriana non la mollo più, perché sento che la Verità è lì e altrove l'hanno fatta a brandelli: chi ne sventola uno chi un altro; ma sono brandelli, purtroppo!

E questa non è una cosa bella né da capire né da digerire né da dire.

Però, una volta che ti si sono aperti gli occhi, anche se l'istinto ti direbbe di fuggire e basta... senza nemmeno stare a dare spiegazioni a chi vuole dormire ancora (e dice di solito "lasciami dormire, non voglio soffrire, meglio sognare...), non puoi più tacere.

Anche a me piacerebbe poter dire: "svegliatemi quando tutto è sistemato": ma credo che il Signore mi abbia chiesto altro, altrimenti non sarei qui con questa convinzione e anche con questa sofferenza e, di quando in quando, disorientamento, che ogni volta ha bisogno di essere illuminato e ri-orientato nel Signore e nella Sua Chiesa di Sempre... ed è lì che mi radico, non delle sabbie mobili dell'evoluzione perenne e dei cammini che si "fanno" e non si studiano (rinnegando la ragione) e che mentre tu contribuisci a "farli" stai contribuendo a costruire e sviluppare qualcosa di "altro" e di "oltre" la vera Chiesa, che fa anche di te qualcosa di "altro e di "oltre" Cristo Signore!

Alessio ha detto...

"ed è lì che mi radico, non delle sabbie mobili dell'evoluzione perenne e dei cammini che si "fanno" e non si studiano (rinnegando la ragione) e che mentre tu contribuisci a "farli" stai contribuendo a costruire e sviluppare qualcosa di "altro" e di "oltre" la vera Chiesa, che fa anche di te qualcosa di "altro e di "oltre" Cristo Signore!"

steso. colpito e affondato.
sento nel mio cuore che hai ragione. ma comporta per me disconoscere tutta la mia vita spirituale (non solo l'ultima, ma quella di 33 anni...). non ne ho il coraggio. punto.

Al.

Anonimo ha detto...

...omporta per me disconoscere tutta la mia vita spirituale (non solo l'ultima, ma quella di 33 anni...). non ne ho il coraggio. punto.

non devi disconoscere e rinnegare proprio niente, Alessio. Tutto nella nostra vita acquista un senso, se siamo nel Signore.
Se metti un punto puoi sempre ripartire da lì... a volte il coraggio, che poi è Fortezza, bisogna umilmente chiederlo

Perdonami se mi permetto, ma io esprimo il mio pensiero; la libertà è tutta tua...

comunque ti comprendo e ti sono vicina nella preghiera

Alessio ha detto...

"Se metti un punto puoi sempre ripartire da lì... a volte il coraggio, che poi è Fortezza, bisogna umilmente chiederlo".

Già. umilmente chiederlo. metti sempre il dito nella piaga...
C'è sempre un primo passo da fare. ma spesso prefreiamo fare come le 3 scimmiette "non vedo, non sento, non parlo"

va beh.

Torniamo alla liturgia.

Altra segnalazione, di altro genere.

Che ne pensate del libro di Don Nicola Bux:
"Coma andare a messa e non perdere la Fede"

Direi che è pienamente in tema per il tread. Sarà una delle mie prossime letture.

Molto significativa una dedica finale:
“a quanti capiscono poco o nulla di quello che si dice durante la Messa, ma sono devoti, più attenti di un teologo. Quant’è santa la loro partecipazione alla Messa!”.

Comincio a dubitare che le "vecchine di una volta" (tanto screditate dai novatori) avessero torto ...
Al.

Anonimo ha detto...

Al, non ho letto quel libro e non credo di averne il tempo.
Mi colpisce come resti colpito da pregiudizi diffusi, che ora per te si sono trasformati in 'punti sensibili' ;)

la trovo una di quelle 'tenerezze', che poi sono anche meraviglie attribuibili al Signore e alla Sua Grazia

lonewolfe ha detto...

Che ne pensate del libro di Don Nicola Bux:
"Coma andare a messa e non perdere la Fede"


Si lascia leggere grazie al suo taglio divulgativo. Ma mette ordine e fa chiarezza in tanti punti controversi, con serietà e evidente competenza. Aiuta, insomma.

Anonimo ha detto...

Ribadisco il commento del 10 febbraio 2011 alle 16:06,

che ne pensate?