Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 1 aprile 2012

Quei moralisti che relativizzano il dogma e assolutizzano la propria ideologia. Considerazioni finali sul "caso Livi"

Volentieri pubblico questa replica di Mons. Antonio Livi alla Lettera aperta di Enzo Bianchi
pubblicata su « Messainlatino.it » (prima pagina - seconda pagina).


La lettera aperta di Enzo Bianchi non fa che confermare l’intenzione di lui e del suo difensore d’ufficio, Marco Tarquinio, di ignorare la fondatezza delle mie critiche.
Io avevo voluto solo richiamare (vedi intervento) l’attenzione su un evidente caso pastorale, quello del millantato credito di un intellettuale che – per come vien presentato – molti considerano un monaco, un sacerdote e un teologo, mentre queste qualifiche, nei termini in cui vengo usate nella Chiesa cattolica, non gli appartengono.

Tarquinio (vedi intervento) ha evitato di entrare nel merito delle mie considerazioni sui modi più adeguati di orientare l’opinione pubblica cattolica, e invece ha costruito ad arte un caso criminale (il “caso Livi”). Non c’era ragione di inventarsi un “caso Livi”, che non interessa nessuno e non serve a niente; Tarquinio e Bianchi sanno benissimo (anche se continuano a dire che non mi conoscevano) che da mezzo secolo mi sto adoperando per favorire una adeguata conoscenza degli insegnamenti autentici della Chiesa, mettendo in evidenza, a partire da questi, i criteri che servono a discernere, tra tanti autori che si presentano come interpreti affidabili della verità cattolica, quelli che effettivamente lo sono.
L’ultimo lavoro di livello scientifico che ho realizzato con questa precisa finalità è un trattato che si intitola Vera e falsa teologia e che ha come sottotitolo: Come distinguere l’autentica “scienza della fede” da un’equivoca “filosofia religiosa”. Si tratta di un testo di studio, riservato a specialisti, e la mia speranza è che quei pochi che vorranno studiarlo lo sappiano apprezzare e diffondano poi questi criteri ad ambiti più vasti del pubblico.
Io però, nel frattempo, non ho rinunciato a cogliere alcune possibilità di rivolgermi direttamente a questo pubblico più ampio, e ho continuato a scrivere delle brevi note su riviste specializzate (Il Timone, Studi cattolici, Rivista del clero italiano, Sacerdos, Città di vita, Nuntium, Fides Catholica, Vita pastorale, per citarne alcune), e in questo contesto si spiega il mio intervento sul La Bussola quotidiana, dove sollevavo appunto un caso pastorale, quello dell’opportunità che un giornale ufficialmente cattolico continuasse a presentare Enzo Bianchi come autorevole maestro di dottrina cristiana.

Il priore di Bose ritiene ovviamente del tutto meritata la sua fama di biblista e di teologo, e Avvenire (giornale che Tarquinio identifica in tutto e per tutto con la Chiesa) assicura che la sua ortodossia è « indiscutibile ». Pertanto, i rilievi critici sui suoi scritti che io mi sono « azzardato » a fare sarebbero soltanto malevole interpretazioni, che costituirebbero oltre tutto un grave attentato all’unità dei credenti, un peccato contro la carità del quale io dovrei « vergognarmi ». In realtà, i discorsi di Bianchi dai quali io avevo preso spunto giustificano ampiamente la mia critica, sorretta peraltro da seri argomenti teologici e corredata da citazioni testuali. Ciò è stato riconosciuto da non pochi esponenti dell’episcopato italiano e da qualificati teologi, mentre Tarquinio e Bianchi insistono ad accusarmi di menzogna e di perfidia.

Riassumo dunque i motivi specifici di questo mio intervento su La Bussola quotidiana. Io mi riferivo innanzitutto all’apologia di Hans Küng che Bianchi aveva fatto sulla Stampa, scrivendo tra l’altro: « La complessità dei problemi sollevati, la durezza di certi accenti polemici, l’incomprensione reciproca ha portato a scavare un fosso sempre più ampio tra Küng e il magistero cattolico ».
Parlare di « incomprensione reciproca » tra i magistero e il teologo equivale a mettere sullo stesso piano (il piano delle opinabili ipotesi scientifiche) gli insegnamenti dell’uno e dell’altro: ed è proprio quello che i “falsi profeti” pretendono, accusando le autorità ecclesiastiche di non averli capiti.
Insomma, loro, di che cos’è il vero cristianesimo ne saprebbero molto di più. La Chiesa avrebbe fatto male, molto male, a diffidare dell’ortodossia di Küng, fino a togliergli la facoltà di insegnare ufficialmente la teologia cattolica a Tubinga. Altre misure “repressive” non si conoscono: quella che si conosce è il minimo che l’autorità ecclesiastica potesse fare dopo che il teologo svizzero aveva insistito a sostenere le sue tesi eretiche.

Perché una sola cosa è « indiscutibile », almeno per chi conosce i fatti e li esamina serenamente, alla luce della dottrina cattolica, e cioè che le tesi di Hans Küng rappresentano la negazione esplicita di tutti i dogmi, a cominciare da quello che nella Chiesa garantisce la funzione carismatica del Papa, ossia la sua infallibilità quando si pronuncia « ex cathedra » su argomenti attinenti alla fede cattolica.
Interpretando la rivelazione divina con le categorie dell’idealismo dialettico, Hans Küng non solo contesta la disciplina ecclesiastica (chiedendo l’abolizione del celibato sacerdotale e l’ordinazione sacerdotale delle donne), non solo critica le norme della morale cattolica (a proposito di contraccezione, di aborto, di omosessualità eccetera) ma attenta al cuore stesso della fede nella Rivelazione, che presuppone la « dottrina degli Apostoli », ossia il Magistero, nella definizione degli articuli fidei e nella loro interpretazione autentica. Da Infehlbar in poi, Hans Küng ha inteso sempre discutere il ruolo ecclesiale di Pietro, l’apostolo al quale Gesù, come narra il Vangelo, ha assicurato la sua speciale assistenza, in modo che la sua fede — allora e nei secoli a venire — non venisse meno, ed egli, una volta convertito, confermasse i suoi fratelli.

L’indefettibilità della Chiesa (« le porte degli inferi non prevarranno su di essa ») non sussisterebbe senza l’infallibilità del Magistero, ossia del collegio episcopale, formato dai vescovi cum Petro et sub Petro.

A Bianchi tutto questo importa ben poco; egli sa bene che Hans Küng ha denigrato tutti e tre i papi con i quali ha avuto a che fare per motivi dottrinali (Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI); sa soprattutto che nei riguardi del beato Giovanni Paolo II il teologo svizzero si è espresso in termini gravemente offensivi in un articolo sulla stampa anticattolica tedesca, subito ripreso e pubblicato integralmente in italiano dal Corriere della Sera; per ultimo, sa che ai giornali di orientamento massonico fa comodo che un cattolico porti acqua al mulino della loro polemica contro l’idea stessa di dogma (la pretesa della Chiesa di verità cattolica e l’autorità dottrinale del Papa). Malgrado tutto ciò, Bianchi va a parlare bene di Hans Küng proprio su uno di quei giornali! E Tarquinio ritiene quest’« uomo di Chiesa » adatto a parlare di fede cattolica nel giornale dei vescovi italiani...

È o non è lecito dubitare dell’opportunità pastorale di fare da altoparlante a questi orientamenti dottrinali? Ora, è proprio sulla responsabilità pastorale che si basano le mie osservazioni critiche nei confronti di Bianchi e del direttore di Avvenire. Quello che ambedue dimostrano con i loro discorsi, prima e dopo il “caso Livi”, è la convinzione che la pastorale della Chiesa non possa o non debba prestare troppa attenzione al dogma, e per questo non solo non condividono ma proprio non capiscono il disagio che io provo nel rilevare comportamenti e discorsi pubblici che contribuiscono al disorientamento dottrinale dei cattolici.

Si sente ripetere spesso che “il cristianesimo non è una dottrina”. L’espressione di per sé è ambigua, ma può essere intesa nel modo giusto se completata con il riferimento alla persona di Cristo, come fa talvolta Benedetto XVI. Ma dire che il cristianesimo non è una dottrina non equivale affatto a dire che “il cristianesimo non ha una dottrina”, perché nessuno può aderire con la fede a Cristo se non accetta la sua dottrina (ci si scorda che Egli ha detto: « La mia dottrina non è mia ma di Colui che mi ha mandato »).
E la dottrina della fede non è, non può essere, qualcosa di vago e indeterminato, ma ha una precisa determinazione nelle “formule dogmatiche”.

Ora, se si sa e si riconosce senza riserve mentali che le formule dogmatiche sono l’oggetto proprio della fede, un cattolico non può contribuire volontariamente a far sì che qualcuno, presentandosi come autorevole interprete della fede, neghi espressamente le formule dogmatiche o le relativizzi, ossia non le consideri come verità assoluta.
Ognuno deve fare quello che può per opporsi a questa pastorale erronea, quale che sia la buona fede o il prestigio personale di chi la pratica. Certamente, spetta all’autorità ecclesiastica dire l’ultima parola circa l’ortodossia di una dottrina, ma ciò non toglie che la salvaguardia dell’ortodossia sia responsabilità di ogni cristiano, specie se si tratta di sacerdoti che intendono essere fedeli al ministerium verbi. Il discernimento – grazie al dono della fede – è reso possibile dal fatto che il significato e il senso essenziale di ogni dogma è alla portata di tutti coloro che veramente hanno la fede, così che il confronto critico tra la verità creduta e la dottrina che la contraddice è possibile a tutti.

La frase che ho riportato, alla luce della metafisica implicita nel senso comune e nelle formule con cui la Chiesa ha elaborato il dogma cristologico, non permette altra interpretazione che quella che io ho dato. Gesù, come persona è Dio, non una creatura. La persona del Verbo Incarnato ha due nature: quella sua propria (l’essere Dio) e quella “assunta” dell’umanità; ma la persona rimane una sola, ed è Dio. La natura umana di Cristo è creata, ma Lui, Cristo, non è una creatura. La persona è, in termini metafisici, la “sostanza”, mentre la natura è l’insieme degli accidenti propri.
Uno può usare il linguaggio che vuole: quello preciso della teologia o quello vago della letteratura. Ma i testi che passano per sussidi della catechesi non possono contenere espressioni e frasi che inducono all’errore sul vero significato dell’Incarnazione e della Redenzione. È un controsenso. La catechesi deve rispettare il linguaggio del dogma, perché altrimenti la fede nel mistero rivelato non c’è più. Lo diceva anche Paolo VI nell’enciclica Mysterium fidei a proposito del linguaggio con cui si deve esprimere il mistero eucaristico. Si deve parlare di “transustanziazione” e non di “transfinalizzazione” eccetera.

Infine, per restare in tema di pastorale, il Vaticano II, concilio pastorale, non ha certamente avallato la traduzione del dogma in un linguaggio che testualmente lo neghi: ha invece raccomandato la traduzione del dogma in formule consone alle modalità di pensiero del nostro tempo, purché la logica di base sia quella delle verità del senso comune. Il senso comune non può che interpretare l’espressione « il suo essere creatura », riferita a Gesù, come la negazione implicita del suo « essere Dio ».
La logica del senso comune è ineludibile: non si può pensare che Gesù sia, come persona, una creatura come tutti noi e allo stesso tempo « Colui per mezzo del quale sono state create tutte le cose ».
Quando si opera nel campo della pastorale e si pretendono per sé dei titoli di autorevolezza dottrinale, si deve parlare di Gesù in termini rispettosi della verità rivelata; in concreto, per il caso di cui mi sono occupato, se ne deve parlare chiaramente come di una persona divina che ha unito a sé la natura umana (« il Verbo, che è Dio, si è fatto carne ») e non come di una persona umana.

Un linguaggio come quello usato da Bianchi nel suo scritto (che Tarquinio definisce « una bella e intensa meditazione »), considerato anche tutto il contesto, non aiuta certamente a ravvivare la fede in Cristo come Redemptor hominis, il Dio-con noi.

Tra pochi giorni la liturgia cattolica mette in bocca ai fedeli l’invocazione: « Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo ». Per aiutare a dire queste parole con convinzione di fede non servono, anzi sono controproducenti, i discorsi moraleggianti di Bianchi, che – ripeto e sono in grado di documentare in ogni sede – rispondono alla logica dell’umanesimo ateo. Perché i miei rilievi dottrinali non vengono nemmeno presi in considerazione dal direttore di Avvenire? Perché gli sembra ridicolo e scandaloso il fatto di aver usato l’aggettivo “eretico”? Forse perché condivide l’opinione corrente secondo la quale non si può dire di nessuno che sia eretico, nel significato ovvio di contraddire un dogma, in quanto non si deve più parlare di dogmi; se io lo faccio, sono “fuori”, sono legato a una triste mentalità dogmatica ormai superato da tempo.

Ma si rendono conto – Tarquinio e tutti quanti la pensano come lui – che questa allergia alle distinzioni dogmatiche altro non è che il risultato di quella « dittatura del relativismo » che Benedetto XVI ha chiaramente denunciato già all’inizio del suo pontificato?

Antonio Livi
Decano emerito della Facoltà di Filosofia e Docente di Filosofia della conoscenza alla Pontificia Università Lateranense.

40 commenti:

don Camillo ha detto...

Mai titolo fu più azzeccato.

Anonimo ha detto...

Gli interventi di Bianchi sul blog Messainlatino sono un incredibile autogol. Innanzittutto perchè a quel blog tradizionalista così facendo danno autorevolezza e fanno pubblicità, e secondariamente perchè questa autodifesa di Bianchi manifesta chiaramente che da un lato ha accusato il colpo e dall'altro lato sembrerebbe averlo spinto a più moderazione.......vedremo se tale moderazione durerà.....

Anonimo ha detto...

L'autorevolezza di quel blog è stata estorta con anni di ambiguità e ora, più scopertamente, viene usata per ospitare i conservatori del concilio e lasciar disprezzare i veri amanti della tradizione.
Infatti, basta esporre una critica, per quanto garbata e motivata, che si viene silenziati senza argomenti ma con insulti tollerati dalla Redazione e tacciati da tradi-protestanti o addirittura sedevacantisti.
Si può e si deve sorvolare su fatti episodici; ma nel mio caso ero sistematicamente aggredita da pesanti insulti, calunnie e derisione, mirati ovviamente a delegittimare qualunque cosa dicessi. La replica, per quanto equilibrata, che per dignità a volte non era possibile omettere dava la stura a snervanti assurde e inutili diatribe.
Di fatto hanno ottenuto lo scopo di tacitare non solo me, ma persone che portavano contributi di grande valore, come Dante, Don Camillo e svariati altri, messi tutti allo stesso livello dei sedevacantisti quelli veri...
Alla fine, ognuno fa le proprie scelte, col rammarico che l'inquinamento generale non risparmia nemmeno il mondo tradizionale.

Quanto alla possibile moderazione di Bianchi, mi permetto di esprimere seri dubbi, avuto riguardo alla sua evidente non-cattolicità.

Icabod ha detto...

Mons. Livi critica anche Coda:
vedi Fabrizio Cannone, su Corrsipondenza romana

"Qualche giorno prima mons. Livi, con la medesima acribia teologica e filosofica, aveva espresso alcune serissime riserve nei riguardi del teologo Piero Coda, certamente meno conosciuto del Bianchi, ma ben noto, come un capofila del progressismo cattolico. In questo lungo testo, pubblicato dal blog Disputationes Theologicae, Livi stila preventivamente 10 criteri per distinguere gli errori dal dogma cattolico: si tratta di punti di fondamentale importanza teologica che non abbiamo lo spazio di riprendere qui. Ma che certamente dovranno essere sapientemente valutati da chi non vorrà proporre una nuova Professio fidei che voglia escludere le ambiguità teologiche più diffuse, anche in connessione con la giusta interpretazione o applicazione delle novità conciliari.

Livi accusa Coda di essere dipendente dall’idealismo di Hegel e di identificarsi «volutamente con il metodo di quella ‘filosofia religiosa’ moderna e contemporanea» che egli ha «denunciato altrove come fonte dell’inquinamento metodologico della teologia cattolica del Novecento».

Anche Coda, come Enzo Bianchi, Hans Küng, e prima di loro Karl Rahner, ha ribaltato l’ermeneutica tradizionale: non legge infatti la filosofia e le opinioni del tempo alla luce del Vangelo, ma reinterpreta le categorie bibliche e teologiche, alla luce della modernità immanentista ed anti-teista.

Infine, secondo Livi, mons. Coda ignora «le differenze dottrinali tra cattolicesimo, ortodossia e protestantesimo». Cosa, in verità, né innocente, né rara nella teologia accreditata come scientifica nel post-Concilio. Auspichiamo che questa di Livi sia la prima di una serie di ormai indispensabili messe in guardia che dimostrino come la lettura del Concilio alla luce della Tradizione sia la strada obbligata per depurare la teologia cattolica dagli abbagli della modernità."

Anonimo ha detto...

Mic, vedo che sei a conoscenza di cosa sia avvento su messainlatino. io non l'ho capito. ho solo capito che da quando non c'è Enrico quel blog è decaduto molto. Ma Enrico lo hanno estromesso, o s'è ritirato da solo?

Dante Pastorelli ha detto...

Una splendida lezione che non sortirà alcun effetto.

Anonimo ha detto...

Non so rispondere ad Anonimo. Bisognerebbe chiedere ad Enrico.

Anonimo ha detto...

Sai Dante, la tua realistica considerazione, purtroppo dice anche l'effetto delle nostre denunce e riflessioni.

Beh, intanto, per quanto riguarda il blog, qualche passante che ama la verità, forse ne trarrà profitto.
Noto che ci sono molti lettori e pochi interventi. Speriamo che ci sia chi ne trae profitto.
In effetti però sono il feedback e le domande che fanno progredire le riflessioni.

Anonimo ha detto...

legge infatti la filosofia e le opinioni del tempo alla luce del Vangelo, ma reinterpreta le categorie bibliche e teologiche, alla luce della modernità immanentista ed anti-teista.

Se la filosofia e le opinioni del tempo non sono fondate sull'oggettività, si rischia di far dire al Vangelo quello che le tendenze suggeriscono e non consente di discernere cosa le suscita e dove ci stanno portando.

Mi sono imbattuta in molti esempi concreti in recenti documenti. Ne sto preparando un articolo.

loredana ha detto...

Mons. Livi avanti cosi complimenti per il suo coraggio e per la sua retta dottrina!!!EGREGIO SIG BIANCHI MI DISPIACE MA LEI E' AMBIGUO IL SUO TONO MELLIFLUO NON CONVINCE NON CREDA DI ESSERE UN UNTO DAL SIGNORE PERCHE' NON LO E' ASSOLUTAMENTE!!!! ANCHE SE PUO' VANTARE DI SCRIVERE SU AVVENIRE O FAMIGLIA CRISTIANA SE VA DA GAD LAERNER SE VA AL TG1 SE I SUOI LIBRI SONO IN PRIMA FILA NELLE LIBRERIE PAOLINE SE E INVITATO DAI VESCOVI COME UN SAIBABA CATTOLICO UN ILLUMINATORE DI NOI POPOLO BUE CHE CAMMINIAMO NELLE TENEBRE!!!LA MIA FEDE L'HO RICEVUTA DA CRISTO E LEI NON LA NUTRE AFFATTO ANZI.... !!!PREFERISCO I SANTI A LEI .I VESCOVI INVECE DI ASCOLTARE LE SUE CHIACCHIERE FAREBBERO BENE A RISCOPRIRE GLI INSEGNAMENTI DEI SANTI I QUALI SONO SEPOLTI CONSIDERATI ROBA D'ALTRI TEMPI!!!!I VESCOVI FACCIANO PIUTTOSTO STUDIARE IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PER ARGINARE L'ANALFABETISMO RELIGIOSO DELLE PERSONE NOSNOSTANTE LA PRESENNZA DI TANTI TROPPI ILLUMINATORI COME LEI!!!

Anonimo ha detto...

Il pensioero di Bianchi mi sembra simile al catechismo olandese del 1967. Si dichiarava cattolico ma era molto vicino al protestantesimo. Ieri sono intervenuto su MiL e ho dimenticato di ricordare un fatto dirimente. Nel 1989 Bianchi ed altri 62 teologi italiani (fra cui gli alessandrini don Guala e don Guasco) firmarono un documento fortemente critico nei confronti di Giovanni Paolo II. Vi risulta che Bianche abbia mai fatto pubblica ammenda di quella firma apposta contro il Papa? Ci vuol ben altro che essere invitati ad un sinodo dei vescovi. O il Papa non sapeva dei trascorsi di Bianchi oppure è stato un gesto di misericordia verso chi aveva criticato corrosivamente il predecessore. Alessandro M.

Dante Pastorelli ha detto...

Non capisco perché continuiate a parlar di MIL. Lì han fatto una scelta, non so se spontanea o indotta.
State contenti, umana gente al quia, scrive Dante III Purg. Dove quia è il fatto. Prendete atto e non statevi a por domande a cui non verrà risposta. Ognuno il suo blog lo imposta come crede. Poi chi ci vuol rimanere non s'adonti.
Dante e don Camillo non eran certo i più qualificati, ve n'erano altri di ben maggior spessore che sono spariti anche molto tempo avanti.

Anonimo ha detto...

Caro Dante, ho risposto ad una domanda e la mia delusione è recente.
In ogni caso, l'invasione modernista tollerata e lasciata a briglia sciolta è ora diventata un'inondazione...

Anonimo ha detto...

Cara Loredana,
non credo che Enzo Bianchi leggerà la tua requisitoria urlata.

Dante Pastorelli ha detto...

Il Papa sapeva e sa tante cose. Non si può non sapere quando si è prefetti della CdF. Forse crede che la via del silenzio e della infinita misericordia a senso unico sia la più positiva per rimetter in carreggiata la Chiesa.

Dante Pastorelli ha detto...

MIC, le inondazioni travolgono e distruggono.

Anonimo ha detto...

Il pensioero di Bianchi mi sembra simile al catechismo olandese del 1967. Si dichiarava cattolico ma era molto vicino al protestantesimo

Purtroppo non è l'unico. E' solo uno dei tanti cattivi maestri che sono di casa anche nei seminari. Bel formatore di sacerdoti!

Anonimo ha detto...

come mai questo testo è pubblicato qui e non su la Bussola quotidiana?

giovanna ha detto...

Alla fine, ognuno fa le proprie scelte, col rammarico che l'inquinamento generale non risparmia nemmeno il mondo tradizionale.

Mi permetto di dire la mia a questo proposito, per quel che può valere.
Per me che, per così dire, sono rimasta indietro, non ho trovato dove posare il capo, e insomma cerco di capire e di orientare al meglio il mio personale percorso di fede, se è dolorosa la frammentazione della chiesa, lo è ancor di più se possibile ritrovarla anche nel mondo tradizionale. L’appello alla Tradizione dovrebbe produrre unità, incentivarla, renderla visibile, perché la Tradizione è un po’ la cartina al tornasole dell’ortodossia cattolica, luogo di unità dunque e di convergenza univoca. Così credevo e questo mi convinceva a proseguire su quella via. Invece vedo che anche tra chi autorevolmente difende la Tradizione vi sono divisioni e punti di vista differenti su cose non marginali. Questo, almeno per me, genera dubbi e dubbi. Alimenta le incertezze invece che aiutare a trovare il bandolo della matassa...

giovanna ha detto...

Certo, come è stato detto, ci si può ritagliare il proprio spazio e lì esprimersi senza incappare in quelle riprovevoli inondazioni di insulti e volgari etichettature, che imprigionano il pensiero altrui senza rispettarlo. E, confesso, ho una benevola invidia per quelli fra voi che riescono a vedere con limpida chiarezza le cose come stanno. Non avendo però il favore di un simile discernimento, a me non resta che ritirare i remi in barca e cercare di arrangiarmi come posso. Questo dico solo per mostrarvi come l’eterogeneità delle posizioni anche in ambito tradizionalista possa produrre effetti deleteri anche nei semplici cercatori come me. Se non c’è unità, visibile, fruibile, che chiesa è? Di che chiesa si parla, di che tradizione, di che verità, se non fanno germinare una comunione autentica in Cristo ma anzi incrementano le divisioni?

Preciso (ultimamente sono stata fin troppo fraintesa!) che non c’è alcun intento polemico in quel che dico e penso. Tutt’altro. Approfitto per rinnovare e porgere a tutti i miei auguri per questa settimana di adorazione e di attesa e per una Santa Pasqua.

Eruanten ha detto...

Enzo Bianchi:"la riflessione teologica ha tuttora da guadagnare a tener conto dell’analisi acuta e tagliente di Küng."

Ho concluso, vostro onore.

don Camillo ha detto...

Questa spaccatura tra modernisti conservatori (LIVI) e modernisti progressisti (BIANCHI) ci deve far molto riflettere. Se Livi, che è un volpone, si è preso la briga di rompere il muro di omertà è evidente che qualcosa è cambiato, o meglio si è rotto il muro di omertà perché il cambiamento è troppo evidente.
Bisogna capire cosa o chi rappresenta Bianchi. Sono finiti gli anni '80 e '90 dove l'ecumenismo ottimista toccava il suo culmine. Ora l'ecumenismo non è più una priorità come sembrava nel post concilio. E quindi Bianchi ha perso il suo "splendore" non che l'abbia mai avuto per la verità... però sapeva ben vendere la sua merce specie ad un Chiesa che rinnegando il passato era (è) in ricerca di una "nuova" identità.
Ieri in San Giovanni in Laterano c'è stata una preghiera "ecumenica" animata dai frati di Taizè... che fiasco! C'era il Cardinal Vicario, praticamente l'unica attrazione! Era per i giovani della Città! La domanda: ma dove erano i giovani? Tolte le suore (per fortuna che ci sono) e qualche sparto ragazzino costretto a partecipare dal proprio don, c'erano solo uomini e donne di 40 anni (molto pochi), quelli cioè che affollavano la comunità ecumenica nei tempi d'oro. E gli altri? e i giovani?
Il re è nudo, qualcuno diceva giustamente...
Spero che questi clamorosi fallimenti facciano aprire gli occhi ai preti della mia generazione.

Circa poi MiL concordo con l'ottimo Dante. C'è ben poco da aggiungere.

Dante Pastorelli ha detto...

Cara Giovanna, il mondo della cosiddetta Tradizione è variegato, anche perché le posizioni teologiche son sempre state diverse nella Chiesa. Sapessi quante se ne dicevano i Padri. S. Girolamo mi sembra definisse corvaccio S. Ambrogio. Nel mondo cosiddetto tradizionale c'è da fare una precisa distinzione tra chi esprime perplessità, dubbi ed anche critiche per vero amore per la Chiesa, e questi perseguono l'unità nella verità. Altri portan divisione perché esaltan le loro posizioni come le uniche della Chiesa. Ma non è detto che questi ultimi siano davvero legati alla Tradizione. Poi qualche squilibrato si trova anche dalla nostra sponda. L'importante è essere uniti in questioni essenziali per la sopravvivenza della Fede. per far un esempio di cose marginali, io mai avrei definito mons. Livi un volpone. Mi sembra che stia affrontando temi seri ed in modo serio. Bisognerebbe essergliene grati.
Ognuno di noi ha il suo carattere e una specifica formazione.
Gli istituti tradizionali, pur con diversa sensibilità, lavoran tutti per formare i giovani preti nella sana dottrina e nella retta teologia, oltre che nella santa liturgia.

Anonimo ha detto...

Da passante non iscritto a nessuna fazione, ma semplice credente cattolico, mi sia concesso un modesto suggerimento.

Lasciate cadere ogni ripicca personale e unite le forze. I disagi del "post-concilio" al quale è dedicato questo blog sono stati vissuti da tutti i cattolici, con maggiore o minore consapevolezza. Il risultato è anche che c'é in giro una ignoranza spaventosa e la voce del Magistero autentico resta come sommersa da una cagnara ancora non sopita.

Visto che le cose stanno comnciando a cambiare, e questo accade per merito del Papa e dei Vescovi a lui fedeli (e non potrebbe essere diversamente)approfittiamone per re-imparare la buona dottrina con la loro guida, e per tornare a viverla.

Tanti equivoci stanno per essere dissipati, anche grazie alla buona conclusione della vicenda della Fraternità San Pio X, e molti cattivi maestri stanno per essere smascherati, come già si vede dall'esempio coraggioso del Prof. Mons. Livi. Questi sono gli esempi da seguire.

Dividersi ora in piccoli partiti... capisco che viene facile, ma sarete tutti d'accordo che è perfettamente inutile!

don Camillo ha detto...

Gli istituti tradizionali, pur con diversa sensibilità, lavoran tutti per formare i giovani preti nella sana dottrina e nella retta teologia, oltre che nella santa liturgia.
-----------------
Dovrebbero, dovrebbero... lavorare tutti! e qui giusto per ricordare vorrei citare il punto F della lettera di Bianchi.

"Quanto al mio ecumenismo o impegno per l’unità dei cristiani e nella Chiesa, faccio presente di aver sempre mantenuto vivo il dialogo e la fraternità anche con i cattolici tradizionalisti. Ne fa fede, per esempio, la mia amicizia con l’abate del Monastero benedettino di Barroux e l’invio presso quella comunità di monaci di Bose per fraterne soste spirituali."

Bianchi si vanta di essere amico di Barroux monastero ED, dove Père Basile Valuet O.S.B si è sperticato a dimostrare CONCILIO alla mano di come sarebbe "tradizionale" e in linea con il passato la "libertà religiosa"

A. "Sotto il nome seduttore di libertà di culto, si nasconde l'apostasia legale della società civile"
[papa Leone XIII ] (grazie hpoirot)

B. “…La libertà religiosa non si deve intendere come il permesso che Dio ci dà nello scegliere una religione od un’altra ma un diritto dovuto dalla società alla persona…”

sinceramente non trovo continuità! Ti credo che sono amici!

Dante Pastorelli ha detto...

Il Barroux da molto tempo ormai ha cambiato rotta. Lo spirito originario non esiste più. E neppure la gratitudine. L'ho scritto più volte.

Serafino ha detto...

Quando ci si sposa un islamico, NESSUNO chiederà alla sposa di farsi islamica a sua volta (TUTTI i principali capi islamici, da Maometto ad Arafat, passando per i sultani ottomani, avevano ALMENo una moglie cristiana). Però:
a) se vive in un paese orientale, la sposina sa che, da quel momento, nei censimenti sarà conteggiata tra i musulmani;
b) OVUNQUE si viva, se si vuole avere una remota speranza di essere ben vista dai parenti del marito e/o di poter esercitare un'ombra di Autorità/diritti sui figli è una regola implicita che si DEVE diventare non solo islamica, ma che, da una convertita, ci si attende che sia più zelante degli altri. Morale: gli eventi di Le Barroux stanno la come spauracchio. Una volta che la congregazione ha "sPOSATO" i modernisti (siano essi moderati/incoerenti o estremisti/coerenti) è fatale che si fa la stessa fine. Si finisce per offrire la "Copertura a destra" di Bianchi (Le Barroux) o dei neoc (Campos).

Anonimo ha detto...

come mai questo testo è pubblicato qui e non su la Bussola quotidiana?

Può darsi che la Bussola lo abbia rifiutato. Che dire?
Forse anche loro ogni tanto perdono la bussola...

Anonimo ha detto...

Dividersi ora in piccoli partiti... capisco che viene facile, ma sarete tutti d'accordo che è perfettamente inutile!

Anonimo 19:15,

Ci commuove il quadro idilliaco che ci fornisce prima di questo piccolo consiglio, che comunque non ci riguarda...

Anonimo ha detto...

Questo dico solo per mostrarvi come l’eterogeneità delle posizioni anche in ambito tradizionalista possa produrre effetti deleteri anche nei semplici cercatori come me. Se non c’è unità, visibile, fruibile, che chiesa è?

Ti comprendo e mi dispiace, e moltissimo, per tutte le volte che non volendo possiamo essere occasione di scandalo per qualcuno. Ne chiedo anche perdono al Signore.

Ti ha già risposto Dante.
E in fondo siamo tutti qui con i nostri limiti.

Anonimo ha detto...

accio presente di aver sempre mantenuto vivo il dialogo e la fraternità anche con i cattolici tradizionalisti. Mi ricorda il classico:"I miei migliori amici sono negri", aforisma pronunciato spesso dai peggiori razzisti dell'Alabama.

Anonimo ha detto...

Trovo che l'anonimato toglie molto mordente alla sua battuta, che poco ha di cristiano, prima ancora che di cattolico. L'autentica Cattolicità non conosce nessun tipo di "razzismo" o di divisione.
Ci sono purtroppo divisioni subìte, delle quali non si è responsabili.

Dante Pastorelli ha detto...

Non ho capito la battuta dell'anonimo. Ma lui è il negro o il razzista dell'Alabama? O tutt'e due?

Stefano78 ha detto...

Questo dico solo per mostrarvi come l’eterogeneità delle posizioni anche in ambito tradizionalista possa produrre effetti deleteri anche nei semplici cercatori come me. Se non c’è unità, visibile, fruibile, che chiesa è?


Sono completamente d'accordo con Giovanna...

Purtroppo, A MIO AVVISO, ci facciamo trascinare dalla foga.

Sono nostri limiti umani, ma vista la gravità della situazione andrebbero superati INSIEME.

Dovremmo guardare sempre alla VERITA'. E' quella che deve guidare tutti, non le "situazioni" più o meno spiacevoli...

E' ovvio che le persone che potrebbero essere arricchite, nelle voci della rissa, creata o subita, si allontanano!

Il senso di questa informazione corretta, infatti, dovrebbe essere primariamente il chiarimento nella confusione, l'Unità nella Verità, la testimonianza nell'Esempio, l'amore totale per la Tradizione di Dio...

Non viviamo certo nelle nuvole, e conosciamo ciò a cui umanamente andiamo incontro. Non ci sono citta di "utopia" dove vivere... Ma allo stesso tempo ci devono essere delle priorità...

In molti, infatti, c'è la tenace volontà di non accettare dati ormai acquisiti dalla storia, recente e passata, anche se positivi. Anche se solo "iniziali"...

Questa tenace volontà non credo sia riconducibile a nulla che abbia a che fare con la "Santa Battaglia" della fede!

La volontà di divisione TENACE, il radicalismo nell'IDEOLOGIA della "purezza" (detenuta sempre da chi la professa e dal gruppo a cui appartiene, che sia vero o meno!) sono tuttora componenti non secondarie di questi tristi giorni.

E su queste ccomponenti la pubblicistica anti-cattolica, interna alla Chiesa (la maggioranza) ha costruito montagne... Soffocando la campagna per la Verità... Era inevitabile? Non credo. Davanti a fatti inevitabili ce ne sono anche di evitabilissimi!

Il discorso è simile per la SPX, rispetto ai fatti acquisiti relativi al CV II. Oggi non è ieri, e le cose sono cambiate. Anche se sono ancora in una zona "d'ombra", indefinita, vi sono gli strumenti per affrontare i problemi.

I dibattiti interni alla SPX, vengono ri-portati (come abbiamo visto anche di recente), da elementi interni ad essa che secondo me NON LAVORANO PER LA VERITA', continuamente su posizioni radicali immutate e immutabili ripsetto a temi che invece nell'Orbe cattolico, e GRAZIE A BENEDETTO XVI (senza il quale questi temi no sarebbero stati nemmeno pensati!), sono stati acquisiti. E vengono finalmente discussi con critica costruttiva!

Non è possibile credere che SOLO il lavoro di "auto-eletti" sia costruttivo! Vi sono persone che combattono la stessa battaglia e che andrebbero considerate allo stesso modo, in spirito di servizio alla Chiesa.

Io spero, infatti, che la soluzione sperata con la SPX faccia compiere delle scelte definitive a chi non lavora per la Chiesa.

Dante Pastorelli ha detto...

Lo spero anch'io, Stefano.

Viator ha detto...

Così si Esprime Agnoli su Enzo Bianchi ne Il Figlio del 26 aprile:

Sono reduce dalla lettura dell’ultimo libro di Enzo Bianchi, "Per un’etica condivisa" (Einaudi), e non posso non riflettere sulla distanza che esiste tra il pensiero di questo famoso monaco mediatico e l’ortodossia cattolica. L’errore di fondo, che inficia tutto il ragionamento di Bianchi, è quell’ ottimismo mondano che si è insinuato profondamente nel pensiero ecclesiastico e cattolico nell’epoca del post Concilio. Mondano, intendo, perché ignora o sminuisce del tutto l’esistenza del peccato. “Quando la Chiesa, scriveva parecchi anni fa il Cardinal Journet al cardinal Siri, prenderà coscienza sino a che punto lo spirito del mondo è penetrato dentro essa, si spaventerà”.
Ma come è penetrato questa mentalità, di cui Bianchi è oggi uno dei massimi alfieri? A mio modo di vedere all’epoca del Concilio, allorchè in molti si diffuse l’idea che col mondo, inteso in senso evangelico, occorresse trovare un modus vivendi pacifico e conciliante, sempre e comunque. Bisognerebbe anzitutto ritornare a quegli anni, per evitare di costruire leggende e miti come quelli che piacciono ai vari Melloni, Mancuso e, appunto, a Enzo Bianchi: il concilio non fu una pacifica e simpatica riunione di vescovi e periti, tutti in perfetto accordo tra loro, ma fu una lotta dura, che vide la presenza di posizioni problematiche e critiche, rispetto alla volontà di “aggiornamento” e “innovazione”, di molti uomini di grande spessore, dal cardinal Siri, più volte papabile, ai cardinali Ottaviani, Ruffini, Bacci, sino al Coetus Internationalis patrum, formato da centinaia di padri conciliari, e raccolto intorno a mons. Marcel Lefebvre.
[...]

Viator ha detto...

Questa la conclusione:

... A Bianchi sfugge, come avrebbe detto Amerio, che lo stile è questione secondaria, nel senso che viene dopo, logicamente e non cronologicamente, perché l’Amore procede dalla Verità, e non viceversa. Gli sfugge, inoltre, che il suo irenismo indifferentista e relativista è stato già bollato da san Pio X, allorché deprecava quanti alla sua epoca si adoperavano per un “adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede, tenera assai per i miscredenti”, all’apparenza, ma in realtà priva di vera misericordia, perché spoglia di verità. A chi continuava a sponsorizzare una “conciliazione della fede con lo spirito moderno”, Pio X indicava il crocifisso, e ricordava che certe idee “conducono più lontano che non si pensi, non soltanto all’affievolimento, ma alla perdita totale della fede”. Perché se io non fossi un credente, e leggessi, per cercavi una parola di verità, il libro di Bianchi, arriverei alla conclusione che la verità non esiste, e che la mia sete di verità è roba da persone senza “stile”. Caro Bianchi, la verità, nella carità, mi dice sempre un’amica pro life, ma: la verità, per carità! Questo è l’unico stile, della Chiesa, di Cristo e del suo Evangelo, cioè della buona novella (vede che la novella, il messaggio, è importante?)

Anonimo ha detto...

Condivido anch'io la speranza di Stefano.

Anonimo ha detto...

Il Prof. Pastorelli scrisse:Non ho capito la battuta dell'anonimo. Ma lui è il negro o il razzista dell'Alabama? O tutt'e due?
La frase :"Faccio presente di aver sempre mantenuto vivo il dialogo e la fraternità anche con i cattolici tradizionalisti" la ha pronunciata Bianchi. Mi sembra che denoti e riveli lo stesso senso di sufficienza & superiorità, espressa quando il razzista dell'Alabama pronuncia "I miei migliori amici sono negri". E, senz'altro, nell'uno e nell'altro caso (Bianchi ed il razzista dell'Alabama) è funzionale a rimarcare la differenza. Ovvero il messaggio neppure troppo nascosto della frase di Bianchi è "Non considero i Tradizionalisti dei Cattolici, ma dei "Fratelli separati", con i quali istaurare rapporti di tipo ecumenico. Sono fedeli di una forma di Cristianesimo diversa dalla mia(per fortuna!Aggiungo)"

Dante Pastorelli ha detto...

Mi sarà consentito dire che il testo non era molto chiaro. Ora ho capito.