Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 24 ottobre 2021

Domenica XXII dopo la Pentecoste - Il pericolo particolare degli ultimi tempi è la crisi della verità

L'uomo è sacro perché appartiene solo a Colui di cui è immagine.
Domenica ventiduesima
dopo la Pentecoste


Messa

Secondo Onorio di Autun la Messa di oggi richiama i tempi dell'Anticristo (Gemma animae, l. IV, 93). La Chiesa volgendo i suoi occhi nel futuro al regno di questo uomo del peccato (2Ts 2,3), e come se già provasse la persecuzione finale, prende l'Introito dal Salmo 129.
Se, insieme al senso profetico che hanno oggi le parole di questo salmo, noi vogliamo una applicazione presente e pratica, data la nostra miseria, richiamiamo il Vangelo della settimana precedente, che era una volta il Vangelo di questa Domenica. Ciascuno di noi si riconoscerà nel debitore che non può pagare e può sperare soltanto nella bontà del padrone e, nella confusione della nostra anima umiliata, grideremo: Se tu, o Signore, consideri le iniquità, chi può resistere davanti a te?

Epistola (Fil 1,6-11). - Fratelli: Confidiamo nel Signore Gesù che avendo cominciato in voi l'opera buona, la perfezionerà fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto che per voi nutra questi sentimenti, perché vi ho nel cuore, come coloro che, e nelle mie catene, e nella difesa, e nella conferma del Vangelo, hanno partecipato alla mia gioia. Dio mi è testimonio come io ami voi tutti nelle viscere di Gesù Cristo. E questo io domando, che la vostra carità abbondi sempre più nella conoscenza e in ogni finezza di discernimento, finché eleggiate il meglio, siate schietti e irreprensibili fino al giorno di Cristo, ricolmi per Gesù Cristo di frutti di giustizia a gloria e lode di Dio.
L'anima di san Paolo.
San Paolo, in nome della Chiesa, attira nuovamente la nostra attenzione sull'avvicinarsi della fine, ma l'ultimo giorno, che domenica chiamava giorno cattivo, oggi, per due volte nel breve tratto della lettera agli Efesini che è stato letto, lo chiama giorno di Cristo Gesù. La lettera agli Efesini è piena di confidenza, l'allegrezza è straripante e tuttavia ci parla della persecuzione che infierisce contro la Chiesa e del nemico, che profitta della burrasca per scatenare le passioni perverse perfino in mezzo al gregge di Cristo. L'Apostolo è in catene, gelosia e tradimento di falsi fratelli accrescono i suoi mali, la gioia vince la sofferenza del suo cuore, perché egli è giunto a quella pienezza dell'amore in cui nel dolore trova sviluppo la carità. Gesù Cristo è sua vita, la morte un guadagno e tra la morte, che nell'intimo del cuore desidera, perché lo ricongiunge a Cristo e la vita, che moltiplica i meriti e il frutto delle sue opere, non sa scegliere. Per lui non contano le considerazioni personali e sua gioia di oggi, sua gioia futura è che Cristo sia glorificato: il modo non conta. La sua attesa non sarà vana, perché vita e morte glorificheranno nella sua carne Cristo (Fil. 1,15-20).
La preghiera di san Paolo.
Di qui, nell'anima di Paolo una sublime indifferenza, che è il vertice della vita cristiana e non ha niente di comune col torpore fatalistico in cui i falsi mistici del secolo XVII pretesero soffocare l'amore.
Da queste altezze del cammino della perfezione che egli ha raggiunto, quale prodiga tenerezza ha per i suoi fratelli il convertito di Damasco! Egli dice: Dio mi è testimone che io vi amo e vi desidero tutti nelle viscere di Cristo. Una aspirazione lo impegna, lo domina (Fil 1,24-27): che Dio, il quale ha cominciato in essi l'opera buona per eccellenza, il perfezionamento del cristiano, che nell'Apostolo è completo, la prosegua e la termini in tutti per il giorno in cui Cristo comparirà nella sua gloria (Col 3,4), e prega perché la carità, la veste nuziale dei benedetti dal Padre che egli ha promessi all'unico Sposo (Rm 8,38; 2Cor 11,2) li circondi di un fulgore degno del gran giorno delle nozze eterne (Durando, Rationale, VI, 139).
Il Liberalismo
La carità si sviluppa in essi se cresce nella intelligenza e nella conoscenza della salvezza cioè nella fede, perché la fede è base della giustizia soprannaturale. Una fede limitata porta ad una carità limitata e si ingannano coloro, che non hanno per la verità rivelata la cura che hanno dell'amore. Il loro cristianesimo si riduce a credere il meno possibile, a dichiarare inopportune nuove definizioni, a restringere presuntuosamente l'orizzonte soprannaturale per rispetto all'errore. Essi dicono che la carità è regina delle virtù e per essa usano magari la menzogna; riconoscere all'errore i diritti che ha la verità è per loro l'ultima parola della civiltà cristiana, che poggia sull'amore. Dimenticano così che primo oggetto di carità è Dio, verità sostanziale, del quale la menzogna è il nemico peggiore: non è atto d'amore mettere allo stesso livello l'oggetto amato e il suo mortale nemico.
Integrità della fede
Gli Apostoli non pensavano così e, per far germogliare nel mondo la carità, seminavano la verità. Nei loro discepoli la verità sviluppava l'amore e, fatti luce essi stessi, per mezzo del Battesimo (Ef 5,8), più di ogni cosa stava loro a cuore non venire a patti con le tenebre. Negare la fede era il delitto più grave; esporsi inavvertitamente a sminuire i diritti di essa, era imprudenza grave (ivi 15-17). Il cristianesimo, che aveva trovato il mondo nella schiavitù dell'errore, nelle tenebre che immobilizzavano gli uomini nella morte, pensò che far brillare la luce era il solo mezzo di portarli a salvezza e non seguì altra politica fuorché quella di proclamare la potenza della verità, affermando i diritti esclusivi di regnare sul mondo.
E il cristianesimo trionfò dopo tre secoli di lotta accanita e furibonda, per le tenebre che dominavano e che volevano dominare ancora, serena e radiosa per i cristiani che versando il sangue affermavano sulla terra giubilanti il regno dell'amore e della verità. Oggi avendo l'errore ripreso, con la connivenza dei battezzati, i suoi pretesi diritti, la carità di molti è diminuita rapidamente (Mt 24,12) e la notte si stende di nuovo sopra un mondo agonizzante e freddo. La linea di condotta dei figli della luce (Ef 5,8) resta quella dei primi tempi: custodire fedelmente la parola di verità (ivi 11,16), senza paure e senza incertezze, fieri di soffrire per Cristo, come i loro predecessori e come gli Apostoli (Fil 1,28-30) perché fino a che resterà al mondo un bagliore di speranza, quel bagliore lo troverà nella verità.

Vangelo (Mt 22,15-21). - In quel tempo: I Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere come cogliere Gesù in fallo nelle parole. E gli mandarono i propri discepoli con gli Erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo la verità e non ti curi di nessuno, che non guardi in faccia alle persone. Dicci dunque, che te ne pare? È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Ed egli disse loro: Di chi è questa immagine? e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Lezione di prudenza
Se la Chiesa, in queste settimane che ci presentano gli ultimi giorni del mondo, ci ricorda continuamente la prudenza dell'intelletto, come virtù che in quei tempi i suoi figli devono custodire, bisogna dire che il pericolo particolare degli ultimi tempi sia la crisi della verità. Domenica consegnava come arma difensiva lo scudo della fede, come arma offensiva la parola di Dio; otto giorni prima raccomandava la circospezione dell'intelligenza (Epist. della XX Domenica) per conservare nei giorni cattivi la loro santità fondata sulla verità (Epist. della XIX Domen.) dato che la loro ricchezza consiste nella scienza (Epist. della XVIII Dom.). Nell'Epistola di oggi ha proposto ancora l'intelligenza e la scienza, perché sole hanno la potenza di sviluppare il loro amore e completare l'opera della loro santificazione per il giorno di Cristo. E ora nel Vangelo conclude opportunamente queste lezioni dell'Apostolo narrando un fatto tolto dalla vita del Salvatore e dando ad esse l'autorità che porta sempre con sé ogni esempio preso dalla vita del divino modello della Chiesa. Gesù si presenta come modello dei Suoi fedeli nelle imboscate tese alla loro buona fede dai complotti dei cattivi.
Il tributo a Cesare.
Era l'ultimo giorno dell'insegnamento pubblico dell'Uomo-Dio, quasi la vigilia della sua partenza da questo mondo (Martedì Santo). I nemici, tante volte giocati nonostante la loro astuzia, tentarono uno sforzo supremo e i Farisei, che non riconoscevano il dominio di Cesare e il suo diritto ad un tributo, si unirono ai loro avversari, i partigiani di Erode e di Roma, per porre a Gesù la questione insidiosa: È permesso o no pagare il tributo a Cesare? Se rispondeva che non era lecito, provocava la collera di Cesare: se rispondeva che si poteva pagare il tributo, perdeva il suo credito davanti al popolo. Con prudenza divina Gesù sventò l'insidia. I due partiti, stranamente alleati. nell'odio, non vollero comprendere la sentenza che poteva unirli nella verità e tornarono presto alle loro querele, ma la coalizione formata contro il giusto era spezzata; lo sforzo dell'errore, come sempre avviene, si era volto contro di essa e la parola da essa provocata, passando dalle labbra dello Sposo a quelle della Sposa, non cessava più di risonare nel mondo, in cui resta base del diritto sociale nelle nazioni.
L'autorità viene da Dio.
Date a Cesare quello che spetta a Cesare e a Dio quello che spetta a Dio, ripetevano gli Apostoli e, proclamando alto che bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini, aggiungevano: Siate soggetti alle autorità, perché l'autorità viene da Dio e le autorità che esistono le ha stabilite Dio. Chi resiste alle autorità resiste all'ordine stabilito da Dio e si attira la dannazione. Siate sottomessi perché questo è necessario, sottomessi non solo per paura, ma per dovere di coscienza. Per lo stesso motivo voi pagate dei tributi ai principi, perché essi sono ministri di Dio.
La volontà di Dio (1Pt 2,15) è sorgente e compimento di qualsiasi autorità fra gli uomini e l'uomo per se stesso non ha alcun diritto di comandare i suoi simili. Il numero non modifica questa impotenza degli uomini sopra la mia coscienza perché, numerosi o meno, io sono eguale a ciascuno di essi per natura e sommare il diritto degli altri su di me è sommare il nulla. Però Dio, volendo che gli uomini vivessero in società, ha voluto una autorità che unisca la volontà di molti nell'unità di un fine che tutti interessa. Egli lascia agli avvenimenti disposti dalla sua provvidenza e agli uomini stessi molta libertà per la scelta della forma in cui dovrà esercitarsi il potere civile e il modo di trasmetterlo, ma i depositari del potere sovrano, una volta investiti, non sono esonerati che da Dio nella sfera delle loro legittime attribuzioni, perché il potere viene da lui solo e non dai loro popoli, i quali, non avendo per se stessi potere, non lo possono dare. Se essi rispettano il patto sociale nelle sue condizioni, il potere ricevuto per il bene della società non reca danno alla società stessa e il loro diritto all'obbedienza è il diritto di Dio medesimo, sia che essi esigano un tributo necessario per il loro governo, sia che stabiliscano leggi, che limitino la libertà lasciata dal diritto naturale nelle relazioni della vita, sia che mandino soldati a certa morte per la difesa della Patria.
In tutti i casi è Dio che comanda per mezzo loro e vuole essere obbedito e mette nelle loro mani la spada per la punizione dei ribelli di questo mondo (Rm 13,4) e punirà Lui stesso nella vita futura quelli che non saranno emendati.
La legge che obbliga.
È grande la dignità di questa legge umana che fa del legislatore un vicario di Dio stesso e risparmia ai sudditi l'umiliazione di abbassarsi davanti ad un altro uomo, ma perché la legge obblighi e sia legge davvero deve prima di tutto informarsi alle prescrizioni e alle proibizioni dell'Essere Sommo, che solo può darle un carattere augusto facendola entrare nel dominio della coscienza. Ne deriva che non vi possono essere leggi contro Dio, contro Cristo, e la sua Chiesa e, da quando l'uomo che comanda non ha più Dio con sé, la sua potenza è solo forza brutale. Un principe o un'assemblea che pretendano regolare i costumi di un paese contro Dio, hanno solo il diritto alla rivolta e al disprezzo di ogni uomo ragionevole e dare il nome sacro di legge alle loro tiranniche elucubrazioni è indegna profanazione del cristiano e degli uomini liberi.

Preghiamo: O Dio, nostro rifugio e nostra forza, ascolta le preghiere che tu stesso hai insegnato alla tua Chiesa e concedici con sicurezza quanto domandiamo con fede.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 525-530)

24 commenti:

mic ha detto...

24 ottobre: San Raffaele Arcangelo

Il suo nome significa “Dio guarisce”, talvolta liberamente reso come “Medicina di Dio”.
Arcangelo della salute, del viaggio e dell’amore sponsale, è patrono degli ammalati, dei ciechi e degli oculisti, dei farmacisti e degli infermieri, dei viaggiatori e dei viandanti, dei fidanzati e degli sposi; è custode specialissimo dei matrimoni e particolarmente invocato nei casi di follia e di disturbi mentali.

Nella Sacra Scrittura compare nel Libro di Tobia:
«Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di sé stessi. Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla Gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della Gloria del Signore».
(Libro di Tobia 12,10-15)

Preghiera a San Raffaele Arcangelo:
«Dirígere dignáre, Dómine Deus, in adiutórium nostrum, Sanctum Raphaélem Archángelum.
Et quem Tuӕ maiestáti semper assístere crédimus, Tibi nostras exíguas preces benedicéndas assígnet.
Per Christum Dóminum nostrum.
Amen».

San Raffaele Arcangelo, prega per noi.

Anonimo ha detto...

«Guarda, la differenza fra l'Occidente e l'Oriente è una sola... cioè è la logica [logiké]; l'Occidente crede in essa, l'Oriente crede nello Spirito Santo. Non è il Credo, il 'Filioque' o le altre differenze... perché il 'Filioque' si può anche intendere bene. E' lo Spirito Santo che conta... e l'unione delle Chiese la si fa così; se si è uomini di Dio, se si ha lo Spirito Santo allora si è Uno... l'unione avverrà tramite questa via, non tramite le altre strade che sono una presa in giro e farse [...] Anche in Oriente la logica sta entrando molto nella Chiesa e c'è grande confusione, la maggioranza dei vescovi pensa con lo stesso cervello e mentalità del sindaco...» (Paisios del monte Athos)

«Un giorno, si presentò [a san Leopoldo da Castelnuovo] un sacerdote a chiedergli consiglio. Aveva scritto un grosso volume nel quale, diceva, di aver finalmente spiegato chiaramente il mistero della Santissima Trinità. Nientemeno! Appena sentita la cosa, Padre Leopoldo si alzò, tutto infiammato in viso, e disse: "Mistero spiegato, mistero negato! Bruci subito quello scritto!" Non volle sentire altro e licenziò il malcapitato» (p. Pietro da Valdiporro, "Il servo di Dio p. Leopoldo da Castelnovo", Padova, Tipografia Antoniana, 1950, p. 184)

«Un tale disse al beato Arsenio: "Come mai tanta cultura e scienza non ci servono a nulla e questi zoticoni di egiziani possiedono tali virtù?" Il padre Arsenio gli dice: "A noi non serve a nulla la cultura mondana, ma questi zoticoni di egiziani hanno conquistato le virtù con le loro fatiche» (Arsenio 5, in "Vita e detti dei padri del deserto", Roma, Città Nuova, 2011, p. 95)

Messe conventuelle à l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux ha detto...

Abbaye Sainte-Madeleine
https://www.youtube.com/watch?v=Mo-o7zfW6YU
Messe du 22e dimanche après la Pentecôte

mic ha detto...

Non mi sembra adeguato il confronto tra logica e Spirito Santo.
La logica sottende il Logos che non può essere mai scisso né messo in antitesi con lo Spirito Santo...
Poi possiamo discutere delle differenze tra oriente e occidente, che non necessariamente dovrebbero diventare contrapposizione, se non toccano i dogmi come avviene nell'ambito ecclesiale....

mic ha detto...

In fondo siamo al dilemma di sempre, cioè al rapporto equilibrato tra fede e ragione, anche se effettivamente oggi la ragione, o meglio il razionalismo, rigetta la fede in un contesto di secolarizzazione.

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=RehYsfhhRgE

A Trieste per indicare una lucida e forte via politica a chi doverosamente protesta

+mugur p ha detto...

Gentile risposta romana mic a delle affermazioni pneumatiche eterodosse di così detti ortodossi. Che elevazione dell'anima meditare l'immagine che si ha davanti in Roma nella San Pietro con la Cattedra di Pietro - che è anche il Trono del Logos in terra - di Bernini sotto i raggi di luce filtrati dalla vetrata dello Spirito Santo. Il Logos dono dello Spirito in Maria Madre e Maestra della Chiesa; lo Spirito dono del Logos dalla destra del Padre.

Domanda tremenda principalmente per gli uomini di Chiesa: ha detto...

Rendere a Dio quel che e'di Dio, prima di tutto il culto che Gli e' dovuto.
Glielo stiamo dando?

mic ha detto...

"Il Logos dono dello Spirito in Maria Madre e Maestra della Chiesa; lo Spirito dono del Logos dalla destra del Padre."

Viator ha detto...

Raffaele, guida divina, ricevi con bontà l'inno sacro che le nostre voci supplichevoli e gioiose ti dedicano.

Dirigi il nostro cammino verso la salvezza, sostieni i nostri passi, perché non andiamo vagando senza meta, avendo perduto il sentiero del cielo.

Guarda a noi dal cielo e riempi le nostre anime dello splendore brillante che discende dal Padre santo dei lumi.

Restituisci ai malati la salute, fa' cessare la notte dei ciechi e guarendo i loro corpi, riconforta i loro cuori.

Tu, che stai davanti al sommo Giudice, scusaci per i nostri delitti; placa l'ira vendicatrice dell'Onnipotente, tu cui noi affidiamo le nostre preghiere.

Tu, che sostenesti il gran combattimento, confondi il nostro superbo nemico e, per vincere lo spirito di rivolta, donaci forza, aumenta in noi la grazia.

Sia gloria a Dio Padre e al suo unico Figlio con lo Spirito Paraclito e ora e sempre. Così sia.

(da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959)

mic ha detto...

Sul discorso tra fede e ragione mi viene in mente Romano Amerio, in Iota Unum, quando parla della dislocazione della divina Monotriade.

Lo spiega bene Claudio Otto Menghini:

L'ordine corretto della Trinità è Padre, Figlio, Spirito Santo, cui corrispondono
1. l'Essere
2. il Pensare (Logos, la logica)
3. il Fare (le opere, la carità)

La catastrofe attuale nasce da due dislocazioni. La prima è quella della modernità che mette il pensare prima dell'essere, dunque il cogito cartesiano, il razionalismo, l'idealismo filosofico (il mondo non è oggettivo, il mondo è come lo penso io - idealismo liberale - oppure come lo pensa lo Stato etico - idealismo socialista).

La seconda dislocazione è quella della postmodernità che mette il fare prima del pensare, e dunque il primato della prassi, l'irrazionalismo, il sentimentalismo, "basta che c'è l'amore", il rifiuto del principio di non contraddizione.

La soluzione è tornare all'ordine corretto e dunque la logica va vista al suo posto nell'ordine trinitario, né prima né dopo.

mic ha detto...

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/07/romano-amerio-quando-lazione-il.html

Murmex ha detto...

Nell'omelia di oggi don Floriano Abrahamovicz spiega bene il tragico errore compiuto da chi oggi combatte : farlo in nome delle Costituzioni, figlie esse stesse di quel nichilismo dissoluto che nega la realtà, condannato da Papi da lui citati. Analisi del c d contratto sociale, dottrinaroussoiana definita dal Magistero chierico, illusoria. Quello che viviamo viene da lontano, purtroppo tante persone volenterose non lo capiscono, la lotta rimane sterile

Anonimo ha detto...

E non ha parlato della fsspx? Strano..

Anonimo ha detto...

Eccellente risposta Mic, anche io avevo notato l'assurda contrapposizione tra logica e Spirito Santo. Hai fatto bene a ricordare anche il grande Romano Amerio perché, quello della errata dislocazione della divina Monotriade, ę il cuore del problema e del pensiero del grande filologo cattolico.
Antonio

Anonimo ha detto...

Leggo in alcuni blog ispanici che oggi in p.zza S.Pietro, è stato negato l'ingresso a dei fedeli cubani con le loro bandiere e i loro striscioni, fermati prima dalla PS poi dalla gendarmeria vaticana, la scusa ufficiale era che non erano vaccinati o sprovvisti di gp, altra discriminante erano troppi e la piazza è sotto stretto controllo sul limite dei fedeli ammessi per paura di attacchi terroristici, dopo aver visto le foto dei poveri cubani tristi e seduti per terra ( e non venivano da Cuba, ma da tutta Europa ad altri paesi) mi chiedo se questa è chiesa accogliente e misericordiosa........

ICKSP ha detto...

Sunday Mass: 11:30 AM EASTERN TIME (ET)
Streaming avviato 29 minuti fa
https://www.youtube.com/watch?v=HfOcPEaT9DQ

Anonimo ha detto...

Il brano di Vangelo di oggi della XXII domenica dopo la Pentecoste (calendario tradizionale) presenta il noto passo di Gesù il quale, dinanzi al tranello postogli dai farisei circa il pagamento delle tasse all'imperatore romano, risponde: «Date a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio» (Mc, 12, 17).
In questi ultimi cinquant'anni si è voluto falsare il significato di questa frase di Gesù, attribuendo a essa l'enunciazione del principio della cosiddetta laicità dello Stato, cosa che comporta, anche per i cattolici impegnati nella cosa pubblica, di potere credere a ciò che si vuole in privato (dare a Dio), mentre nell'ambito pubblico esistono solo le leggi dello Stato, e a esse va un'obbedienza assoluta.
Da sempre i nemici della Chiesa hanno fatto proprio questo falso significato - è il passo in base al quale il regime nazionalsocialista nella Germania degli anni trenta pretendeva la sottomissione totale dei cattolici allo Stato, visto come un'entità dotata di potere quasi divino. Il problema è che negli ultimi decenni questa è diventata anche l'interpretazione dei cattolici per giustificare la propria inazione contro leggi gravemente contrarie alla Legge di Dio.
La realtà è, infatti, del tutto opposta.
In una sua enciclica, Leone XIII scriveva: «Queste funzioni, poi, dei due poteri, sono sapientemente regolate perché sia dato a Dio ciò che è di Dio, e per volontà di Dio, a Cesare ciò che è di Cesare; il quale ‘è grande qui perché in Cielo è minore; infatti egli appartiene a Colui al quale appartiene il Cielo e ogni cosa creata'».
La Legge di Dio è quindi superiore alle leggi umane e deve nuovamente tornare a governare le nazioni.
Nella sua enciclica 'Vehementer', san Pio X afferma che la fede cristiana deve essere riconosciuta come il fondamento del vivere civile, e condanna duramente i tentativi di separazione tra Chiesa e Stato. Il principio che lo Stato stesso non debba riconoscere alcun culto religioso è secondo San Pio X «ingiurioso verso Dio, poiché il Creatore dell'uomo è anche il fondatore delle società umane e conserva nella vita tanto loro che noi, individui isolati. Perciò noi gli dobbiamo non soltanto un culto privato, ma anche un culto sociale» . Inoltre questa tesi danneggia gravemente la stessa società civile, la quale «non può essere né prospera né duratura quando non vi è posto per la religione, regolatrice suprema e sovrana maestra allorché si tratta dei diritti e dei doveri dell'uomo».
Nell'omelia della Santa Messa di beatificazione di padre Rupert Mayer, gesuita perseguitato ai tempi del Terzo Reich, papa san Giovanni Paolo II lamentava che a fronte di un gran parlare di diritti dell'uomo, si taceva del tutto sui diritti di Dio, intimamente legati ai primi. In verità, proseguiva il Papa, «laddove Dio e la Sua legge non vengono rispettati, neppure l'uomo può vedere onorati i propri diritti». Conseguenza del disprezzo verso Dio e della persecuzione riservata ai suoi servitori, i dirigenti nazionalsocialisti avevano trattato inumanamente anche gli uomini. Ugualmente, nel tempo presente, «diritti di Dio e diritti dell'uomo resistono o crollano insieme. La nostra vita è ordinata, quando è in ordine il nostro rapporto con Dio. ... Anche oggi è necessario dare a Dio ciò che è di Dio. Soltanto così all'uomo sarà dato ciò che gli appartiene» .
Guido Villa su Fb

Murmex ha detto...

Suggerisco di ascoltare questa omelia, che spiega bene ciò che non posso qui sintetizzare. Dobbiamo capire di non fondare l'opposizione su basi definite dai Papi chimeriche , illusorie , perché non aderenti all'ordine naturale della creazione, ma frutto di dottrine perverse. È questo il nodo da capira

Anonimo ha detto...


"Il regime nazista pretendeva la sottomissione totale dei cattolici allo Stato visto come un'entità divina.."

Nein. L'ideologia nazista pretendeva la sottomissine totale dei cattolici, in quanto razzialmente tedeschi, al Fuehrer non allo Stato.
Il Fuehrer rappresentava l'unità del popolo tedesco razzialmente omogeneo ("un voto, un popolo, un Fuehrer", diceva il famoso slogan elettorale - "Eine Stimme, ein Volk, ein Fuehrer"). Quest'unità trovava la sua realizzazione, il suo punto focale nella Guida Suprema (il Fuehrer, colui che guida, il Duce) che l'incarnava misticamente, interpretando oracolarmente le esigenze e il destino della stirpe.
Il Fuehrer era il capo del partito nazista (partito nazional socialista tedesco dei lavoratori - NSDAP), realizzava nella sua persona, con il suo carisma, l'unità di partito unico e popolo tedesco. lA diade nazista fondamentale era: capo carismatico - popolo, unificata nel capo carismatico; partito unico e Stato erano funzionali a quest'unità. Gli ufficiali tedeschi giuravano fedeltà al Fuehrer, quelli italiani al Re non a Mussolini, l'Italia era rimasta una monarchia costituzionale, nonostante il sovrapporsi dell'apparato autoritario del fascismo.
Lo Stato, come concetto, occupava una posizione secondaria nell'ideologia nazista. Era semplice strumento di attuazione del Fuehrerprinzip, del potere assoluto del Fuehrer. Nella autodivinizzazione del Fuehrer si divinizzava il popolo, il destino del quale doveva compiersi apportando distruzione e morte a tutti i non-tedeschi, cominciando con gli ebrei, mediante una serie di catastrofi provocate da guerre totali e campagne di sterminio, al fine di procurarsi un immenso, eterno spazio vitale.
Una concezione delirante, barbarica, che potè affermarsi solo a causa della grave crisi sociale ed economica nella quale era piombata la Germania, nel primo dopoguerra e soprattutto dopo la crisi economica mondiale del 1929.

Murmex ha detto...

DellaFSSPX non parla mai. Parla di cose più importanti

Anonimo ha detto...

http://www.unavox.it/messa.html
Messe tradizionali

Anonimo ha detto...


Don Floriano, un tempo appartenente alla fsspx, è sulla linea ultra-zelante di mons. Williamson.

Anonimo ha detto...

Don Luca Paitoni
S. ROSARIO MEDITATO - 26 OTTOBRE
Gesù bambino
https://www.youtube.com/watch?v=LgASX6rMADE