Dopo la recente approvazione della Messa Maya [vedi] torna di attualità il saggio di Paolo Pasqualucci sulle eresie della «teologia india».
Interessante il richiamo alla tesi del teologo P. T. Weinandy OFM il quale, in un'intervista del 2019, ha sostenuto, a proposito delle eresie di Bergoglio, l'esistenza di uno "scisma papale interno" alla Santa Chiesa. Inoltre il cap. 3 analizza le eresie di questa "teologia india", propagata da preti formalmente cattolici ("Dio è duale, Padre-Madre; la Natura è divinizzata dalla Dea Madre; l'Amazzonia è luogo teologico ossia terra della Rivelazione; lo Spirito Santo ha già illuminato i pagani, la Chiesa non deve far proselitismo, non è l'unica Arca della Salvezza; la vera fonte della religione è il Mito", pp. 61-72).
Ne riprendo di seguito la Nota praevia e rimando alla trattazione più approfondita qui.
Ne riprendo di seguito la Nota praevia e rimando alla trattazione più approfondita qui.
Nota previa con la quale Paolo Pasqualucci apre il saggio Instrumentum diaboli. Le eresie della “teologia india” nello “Instrumentum laboris” per l’Amazzonia, gradito da Papa Francesco, Solfanelli, 2021, pp. 5-7 – volume di 170 pagine, € 12,00, edizionisolfanelli@yahoo.it)
Lo scopo del presente contributo è soprattutto quello di fornire ai fedeli ampi materiali per poter rendersi conto dell’abisso nel quale stiamo precipitando noi cattolici, vergognosamente traditi dai propri Pastori. L’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi riunitasi nell’autunno del 2019 per discutere di una nuova evangelizzazione per l’Amazzonia [qui indice articoli], sulla base di un elaborato Instrumentum laboris, o “strumento di lavoro”, di poi informalmente approvato, anche se sempre come “strumento di lavoro” da approfondire, dal Papa nel febbraio 2020 nell’Esortazione Apostolica Querida Amazonia, ci viene a dire che dobbiamo ora venire istruiti nella “teologia india” e dare ampio spazio alle donne nella struttura gerarchica e di insegnamento della Chiesa ossia alla “teologia femminista” professata dalla gran maggioranza di loro. Queste pseudo-teologie sono e restano per ovvie ragioni un oggetto misterioso per la stragrande maggioranza di tutti noi. Quest’ignoranza favorisce l’azione eversiva di Pastori che da troppo tempo sono cattolici solo di nome, ci lascia senza difesa contro l’assalto dei nemici esterni e dei lupi travestiti da agnelli oggi pullulanti nella Gerarchia, a cominciare dai vertici. L’esposizione analitica della “teologia india” da me qui fatta, ha necessariamente implicato un’esposizione realistica delle antiche religioni amerindie, culti satanici se mai ve ne furono, sulle quali i “teologi indi” glissano alla grande, limitandosi ad elogiarle sobriamente in quanto culti della supposta “sapienza” degli antenati, da venerare per questa ragione.
Ho anche richiamato l’attenzione sulla dottrina dei c.d. “semi del Verbo” da reperirsi nelle culture e nelle religioni non cristiane [vedi anche]. Questa dottrina è stata male intesa e applicata, dal Concilio Vaticano II in poi, per giustificare le aperture indiscriminate alle altre religioni, che hanno portato alla fine, come dimostrano anche le scandalose celebrazioni del culto idolatrico della Pachamama addirittura in S. Pietro nel 2019, ad una “inculturazione” del cattolicesimo ad esse, capovolgendo il senso originario della suddetta dottrina, abbozzata da alcuni Padri Greci per favorire le conversioni a Cristo.
L’autorevole teologo P. Thomas Weinandy OFM, in una sua intervista del 2019, riferendosi ai più recenti, gravissimi sviluppi negativi del presente pontificato – Sinodo per l’Amazzonia, deriva eretica del Sinodo dei vescovi tedeschi, cerimonie pagane in Vaticano e nelle chiese cattoliche, messa in discussione dell’etica cattolica – ha avanzato l’ipotesi dell’esistenza ormai di uno “scisma papale interno” alla Santa Chiesa. Ha detto: “L’unica espressione che posso trovare per descrivere questa situazione è “scisma papale interno”, perché il papa, proprio come papa, sarà effettivamente il leader di un segmento della Chiesa che attraverso la sua dottrina, l’insegnamento morale e la struttura ecclesiale, è a tutti gli effetti pratici scismastico. Questo è il vero scisma che è in mezzo a noi e deve essere affrontato.”1
Questa autorevole opinione sembra confortare l’ipotesi da me avanzata, anch’essa nel 2019, sotto forma di domanda, quella che tanti fedeli si sono sicuramente posti e si pongono: se approvare un documento infarcito di eresie come lo Instrumentum laboris per l’Amazzonia e chiaramente apostatico perché mirante a sottoporre la nostra bimillenaria religione ad una mutazione radicale, d’impronta neo-pagana, non significhi porsi oggettivamente fuori della Chiesa, attuare uno scisma di fatto o virtuale. Mi sembra che la tesi dello “scisma papale interno”, avanzata da una fonte così qualificata, risponda in modo positivo alla domanda, inquadrando il problema posto dallo Instrumentum in una prospettiva più ampia e in uno schema teologico suscettibile di significativi sviluppi, se i cardinali e i vescovi rimasti ancora fedeli al dogma della fede vorranno, a Dio piacendo, prendere finalmente le necessarie iniziative.
Il presente studio e l’articolo aggiunto in appendice, dedicato alla “eresia luterana” di Papa Francesco, consistente nel suo pubblico, scandaloso elogio all’eretica teoria della giustificazione di Lutero, sono originariamente apparsi (nell’anno 2017 l’articolo [qui] e 2019 lo studio [qui]) in diversi blog cattolici, di quei cattolici rimasti oggi fedeli alla Tradizione della Chiesa. Ho rivisto entrambi i testi, apportandovi sparsi ritocchi. Nelle citazioni le frasi o parole tra parentesi quadre sono mie, tranne espressa indicazione in contrario.
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1. Articolo pubblicato su The Catholic Thing, tradotto in italiano dal blog Chiesa e Postconcilio il 10 ottobre 2019 [qui] .
9 commenti:
"Non si dialoga coi protestanti.
Sappiamo quanto sia valso il primo dialogo di Eva col diavolo!
Dobbiamo predicare il Vangelo, convertire le anime a Nostro Signore Gesù Cristo è non dialogare con esse cercando di assecondare ai loro princìpi."
(Mons. Marcel Lefebvre, Lettera aperta ai cattolici perplessi.)
Servirebbe un richiamo (ma da chi?) ad un pentimento collettivo in ambito ecclesiastico, mirante ad una vera purificazione spirituale atta a fare rinascere l'autentico spirito cattolico troppo spesso soggiogato.
Quel che Solgenitsin chiamava "rifiuto della menzogna".
Introitus
Gen 28:17- Terríbilis est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocábitur aula Dei. ~~ Ps 83:2-3- Quam dilécta tabernácula tua, Dómine virtútum! concupíscit, et déficit ánima mea in átria Dómini. ~~ Glória ~~ Terríbilis est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocábitur aula Dei.
Una Povertà militante: da Giovanni XXIII attraverso Lercaro fino a noi
P. Serafino Maria Lanzetta
Giovanni XXIII in un radiomessaggio dell’11 settembre 1962 (pochi mesi prima dell’apertura del Concilio Vaticano II) definì la Chiesa quale “Chiesa dei poveri”. Era un’espressione mutuata dal Cardinale Suenes che nel frattempo aveva mandato al Papa un “progetto per il Concilio”. Fu poi la volta del Cardinale Giacomo Lercaro, il quale nel dicembre 1962 tenne un discorso programmatico in aula conciliare sul tema della povertà. Una povertà essenziale, militante, che avrebbe dovuto affiancare in modo dogmatico il mistero dell’Eucaristia e della sacra gerarchia. Lercaro elogiò la povertà quale «sacramentum magnum», cioè «come un segno e un modo preferenziale di presenza e di forza operativa e salvifica del Verbo incarnato tra gli uomini». Al primo posto nel lavoro conciliare, a suo giudizio, doveva esserci la formulazione della dottrina evangelica della divina povertà del Cristo nella Chiesa. In realtà, tutto ciò ha avuto come effetto predominante un impoverimento del Vangelo e dell’evangelizzazione. Si cerca sempre un modo più accomodante di annunciare la Parola di Dio, liberandosi non solo di beni superflui ma anche di dottrine scomode. Non è un mistero che molti predicatori che vanno per la maggiore hanno psicologizzato il Vangelo con la scusa della povertà, che da materiale e sociale è diventa nel frattempo esistenziale. Il peccato è normale e umano, perché povertà umana più estrema. E così il Vangelo langue, nel guazzabuglio di dottrine controverse.
Fuori tema e con dolore trasmetto quanto qui riportato:
In data odierna, 18 novembre 2024, alle ore 17 è stato notificato il provvedimento di dimissione dall'ordine dei Carmelitani Scalzi, firmato dal Reverendissimo Padre Miguel Marquez Calle O.C.D., al sacerdote Giorgio Maria Faré. Come aveva anticipato Silere non possum, infatti, il documento era stato firmato dal Preposito Generale, è giunto a Roma per essere controfirmato nella Curia Generalizia, ed ora è stato consegnato all'interessato come prevede il diritto.
https://gloria.tv/post/nfDFpejsw1U23x9QiBdAE8fsW/replies
Speriamo che i suoi confratelli lo sostengano suggerendogli cio' che e' meglio.
Ma quando un'anima attribuisce
a se stessa ciò che è dono divino,
può forse Dio ricolmarla di grazie?
In tal caso Egli la confermerebbe
nella sua opinione falsa ed arrogante.
Per sua misericordia, quindi,
Egli non concede tale abbondanza
di doni e... permette perfino una caduta, affinché l'anima conosca finalmente ciò che ella è da se stessa, affinché non faccia affidamento
su di sé, ma si consacri unicamente
a Lui con piena fiducia.
Ecco il motivo per cui per i santi
anche le cadute erano gradini
verso la perfezione.
Guai, però, all'anima che non accettasse neppure questa estrema medicina e, rimanendo fissa nella propria superbia, affermasse:
“Non son capace di correggermi”, poiché Dio è anche giusto ed esigerà che gli si renda stretto conto di ogni grazia concessa.
Che cosa bisogna fare, dunque? Consacrarsi totalmente con una fiducia illimitata nelle mani
della Misericordia Divina, di cui l'Immacolata è, per volontà di Dio,
la personificazione SK 1100
San Massimiliano Maria Kolbe
De profùndis clamàvi ad te, Dòmine; Dòmine, exàudi vocem meam. Fiant àures tuae intendèntes in vocem deprecatiònis meae. Si iniquitàtes observàveris, Dòmine, Dòmine, quis sustinèbit? Quia apud te propitiàtio est et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine.
Militia est vita hominis super terram
Nel vecchio Testamento, nel libro di Giobbe si legge che “la vita dell’uomo sulla terra è una milizia”.
L’uomo contemporaneo, specialmente il “tiepido” sedicente cattolico, potrebbe storcere il naso dinnanzi a una frase che evoca la guerra e i suoi attributi a paradigma dell’esistenza umana.
Ma non bisognerebbe vivere in pace? Non dovremmo porgere l’altra guancia? Si chiederà chi è sempre ben disposto a seguir pedissequamente tal consiglio evangelico quando la “guancia” non è la propria e quando la “pace” è un compromesso strategico per farsi i fatti propri.
Chi ha un minimo di competenza nella teologia basilare sa che la Chiesa è tripartita: esiste quella Trionfante, dei santi in Cielo; quella Purgante, delle anime salve in via di purificazione; ed esiste quella Militante. Quest’ultima è composta dai battezzati viventi attualmente sul pianeta Terra. A onor del vero sarebbero da annoverare tra queste fila solo coloro che sono in Grazia di Dio, in quanto chi non lo fosse sarebbe da considerarsi come “membra morte della Chiesa” ci insegna San Pio X. In altre parole chi è nel peccato grave è alla stregua di un cadavere putrescente sul campo di battaglia, (ma che può sempre risorgere con la giusta dose di pentimento).
Ciò specificato, è ovvio che la vita, in particolare quella del cristiano, sia simile a quella di un militare che veste una divisa e ha l’alto fine di difendere un valore superiore.
La vita terrena non è un valore assoluto, essa è sacrificabile per un bene più alto. Così è, infatti, in guerra ove si può dare e ricevere la morte, insegna la Dottrina cristiana.
Non ha detto Gesù che non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici? L’amore è una preziosità che supera la vita materiale.
Ne sa qualcosa di battaglie e lotte il glorioso San Michele Arcangelo che essendo Capo delle Milizie Celesti veste l’armatura romana con tunica militare e spada.
Nella vita spirituale, soprattutto, chi non combatte è già dannato. I nemici sono storicamente tre: il Mondo, la Carne e il Demonio.
Una lotta contro ciò che sta dentro di noi, intorno a noi e dentro di noi.
Qual è il peggiore dei tre insidiosi avversatori? La Carne. La nostra natura umana ferita dal Peccato Originale. Un tarlo che abita in noi e con noi. Gli altri due avversari si gestiscono un po’ meglio... ma pur sempre di una guerriglia spietata si tratta.
Un consiglio?
Armiamoci di Santa pazienza e di Santo coraggio che si vince davvero solo una volta morti fisicamente, ma vivi spiritualmente.
Roberto Bonaventura
Elucubrazioni Latine
Il rito maya della messa. Alcuni vorrebbero sentire il parere de Lo Spigolatore Romano. Questa pagina però si occupa di liturgia seria e tradizione. Per tale motivo non tratta neppure del novus ordo. Ecco, il rito maya, come quello zairese (ma pure quello neocatecumenale) è un novus ordo infarcito di elementi ulteriormente inventati e creati a tavolino. L'immancabile sculettamento come lo si ha nel rito zairese lo si trova pure in quello maya, con tutta una serie di cretinate liturgiche che solo i modernisti riescono a inventarsi. Nel rito maya, ad esempio, è stata inserita la figura dell'anziano (che può essere uomo o donna), separata e distinta dal sacerdote. E il presbitero cosa sarebbe? Insomma il rito maya è un mescolamento di novus ordo e paganesimo. Un rito artificiale. Proprio come il novus ordo. Custodire la tradizione per i modernisti significa infatti inventarsela. Il cattolicesimo corre spedito verso la propria dissoluzione totale. È l'auto distruzione di cui parlò già Paolo VI. E passa pure per la liturgia. Soprattutto dalla liturgia. Donfi.
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