Il patrono d'Europa commemorato ieri non si batté per salvare militarmente un Impero romano già decaduto (comunque in una situazione dorata rispetto alle follie attuali). Con pazienza e fede, l'ordine di san Benedetto salvò quanto di buono (molto) vi era della cultura classica, e da questo nacquero a tempo debito la Res publica christiana e la civiltà europea.
In questi tempi, occorre recuperare la medesima visione. S. Benedetto morì nell'AD 547. Qui il significato pieno dell'ora et labora. Pregare e lavorare sembra, infatti, una cosa scontata. Chi può sorprendersi del fatto che un santo inviti a i propri monaci e, al di là dei monaci, i cristiani in generale a pregare e lavorare?
Invece l’affermazione è totalmente nuova e lo si capisce dalla parola latina labor che, per i latini non era il semplice lavoro, che loro solitamente definivano negotium da nec-otium, cioè non-ozio, bensì un certo tipo di lavoro, quello manuale, il lavoro fisico; per intenderci: quello che fa sudare.
Ebbene, nel mondo antico questo labor, cioè il lavoro fisico, era destinato solo agli schiavi, perché poco onorevole. San Benedetto, invece, che fa? Non solo dice che il monaco deve lavorare, cioè deve lavorare manualmente, ma va oltre, dice che questo lavoro fisico deve accompagnare la preghiera e che, accompagnando la preghiera, in un certo qual modo si fa esso stesso preghiera.
È per questo che san Benedetto è il padre della civiltà occidentale.
La medaglia di San Benedetto
"Un potente Sacramentale riconosciuto dalla Chiesa Cattolica".
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Crux Sancti Patris Benedicti Non Draco Sit Mihi Dux Crux Sacra Sit Mihi Lux Vade Retro Satana Numquam Suade Mihi Vana Sunt Mala Quae Libas Ipse Venena Bibas |
"Croce del Santo Padre Benedetto, non sia il demonio il mio condottiero, la Santa Croce sia la mia luce. Allontanati, Satana! Non mi attirare alle vanità, sono mali le tue bevande, bevi tu stesso i tuoi veleni!" |
Dagli scritti di San Gregorio Magno, sappiamo che San Benedetto aveva una profonda Fede nella Croce e che con essa operò miracoli.
Questa Fede e la Devozione speciale verso la Croce furono trasmesse alle successive generazioni di Benedettini, ed è proprio da questa Devozione che ha avuto origine la diffusione di "medaglie", raffiguranti San Benedetto con una Croce nella mano destra e la sua Regola nella sinistra.
La Croce, dunque, è stata sempre associata alla Medaglia di San Benedetto.
Nel corso del tempo sono stati aggiunti degli elementi, come per esempio la Preghiera in Latino sul margine della Medaglia, con cui si chiede la presenza di San Benedetto nell’ora della morte.
Non è noto con esattezza quando sia stata coniata la prima Medaglia. I primi accenni che richiamano alla sua storia risalgono al 1647, durante un processo per magìa in Baviera, nel Sud della Germania in cui gli accusati riferiscono di un Monastero Benedettino, Metten, in cui la presenza di una Croce con dei simboli aveva reso impossibile il maleficio.
All’interno della Biblioteca del Monastero, viene ritrovato poi un manoscritto risalente al 1415, che forniva spiegazione sulle lettere.
Nel 1742, Papa Benedetto XIV, con un “Breve”, riconosce la valenza spirituale del "Signum di San Benedetto" e la Santa Madre Chiesa ne riconosce il valore.
Tutte queste caratteristiche sono state incorporate in una Medaglia coniata nel 1880, sotto la supervisione dei Monaci di Montecassino, in occasione del 1400° Anniversario della nascita di San Benedetto.
Il disegno di questa Medaglia è stato realizzato a Beuron, Germania, nella Arciabbazia di St. Martin, su richiesta del Priore di Montecassino, Rev.mo Boniface Krug OSB (1838-1900).
Da quel momento la Medaglia Giubilare del 1880 è diventata la Medaglia più popolare mai realizzata per onorare San Benedetto.
Sulla faccia della Medaglia vi è l’Immagine di San Benedetto.
Nella mano destra tiene la Croce, simbolo cristiano di Salvezza.
Nella mano sinistra vi è la Regola riassunta nelle parole del Prologo “Camminare nelle vie di Dio, con il Vangelo come guida”.
Sul piedistallo, alla destra di San Benedetto, vi è una tazza avvelenata, andata in frantumi quando il Santo ha fatto il Segno della Croce.
Sul piedistallo a sinistra vi è un corvo, che sta per portare via del pane avvelenato che un Monaco invidioso aveva portato a San Benedetto.
Sopra la tazza e il corvo si leggono le parole latine: Crux S. Patris Benedicti (La Croce del nostro Santo Padre Benedetto). Sul margine della medaglia vi sono le parole latine: Eius in obitu nostro praesentia muniamur! (Possiamo essere rafforzati dalla sua presenza nell’ora della nostra morte!)
I Benedettini, infatti, hanno sempre considerato San Benedetto come uno speciale Patrono della morte serena.
Ai piedi di Benedetto la scritta: ex S M Casino MDCCCLXXX (dal Santo Monte Cassino 1880).
Sul retro della Medaglia, la Croce è dominante. Sui bracci vi sono le lettere iniziali di una Preghiera Latina: Crux sacra sit mihi lux! Nunquam draco sit mihi dux! (possa la Santa Croce essere la mia luce! Che il drago non sia mai la mia guida!).
Sopra la Croce vi è la parola Pax (pace).
Non esiste un modo speciale per portare o indossare la Medaglia di San Benedetto.
Lo scopo di adoperarla è di invocare la Benedizione e la protezione di Dio Padre su di noi, attraverso l’intercessione di San Benedetto.
La Medaglia può essere considerata una Preghiera silenziosa, ma anche di esorcismo contro satana; una Preghiera per avere la forza di vincere la tentazione, ma anche per la pace; una preghiera, infine, che la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo sia la nostra Luce e Guida.
La Medaglia di San Benedetto viene appunto annoverata fra i Sacramentali, poiché è un Segno forte e importante, che nella memoria di ognuno richiama il Dono della Fede.
Tale Medaglia non va a sostituire la Corona del Santo Rosario ma, semmai, va aggiunta a Essa; si può concludere che tale Medaglia è una piccola "arma" per rimanere sicuri nella Fede e per combattere ogni giorno la Buona Battaglia, fiduciosi che le “forze del male” «non praevalebunt».
7 commenti:
Il commento del giorno di Pierluigi Bianchi Cagliesi
sabato 22 marzo 2025
U.E.: 850 MILIARDI PER PORTARCI IN GUERRA
https://gloria.tv/noi_cattolici
Il programma...
https://gloria.tv/post/ZHVm9jRxqyhc2cUKm3wEHNZHu
..... ........ ......
Ricordate quando il mentore di Klaus Schwab, Henry Kissinger, scappò dopo esser stato accusato di aver pianificato lo spopolamento?
Henry Kissinger viene ANCORA affrontato, e dice al giornalista di andare all'inferno per avergli fatto domande!
Giornalisti:
Signor Kissinger, mi chiamo Lukadowski... solo una domanda veloce prima che vada..Il consigliere per la sicurezza nazionale di Obama Jones, dice che riceve i suoi ordini giornalieri da lei..
Mi chiedevo, sta ancora dando ordini come il Memorandum 200, dove ha detto che dovrebbe esserci lo spopolamento...
Kissinger:
Vai all'inferno.
Giornalista: Non andrò all'inferno... è solo una domanda.. Memorandum 200 signore.. Che lei ha scritto il 29 aprile del 1974, sullo spopolamento.. Kissinger: Vattene.. sei malato..!! Giornalista: Ah io sarei quello malato..?! Siete voi che volete lo spopolamento..!! @Liberaveritas2
https://gloria.tv/post/K4kSZjBwT87M1sz43YPnQXRJN
Non preghiamo per cambiare la Volontà di Dio, ma per cambiare la nostra.
Non preghiamo per avere cose buone; preghiamo piuttosto di essere buoni.
La preghiera perfetta non è quella in cui diciamo a Dio ciò che desideriamo da Lui, ma quella in cui chiediamo a Dio ciò che Egli desidera da noi.
(Fulton J. Sheen, da "Signore, insegnaci a pregare" edizioni Ares)
Roberto de Albentiis
21 marzo, festa, nel calendario romano e benedettino, di San Benedetto da Norcia, padre del monachesimo latino; di seguito, da "La Santa Romana Repubblica" di Giorgio Falco, due pensieri sul rapporto tra Roma, Europa e la famiglia benedettina...
""L'epopea benedettina quale strumento di diffusione della fede, costruzione dell' Europa cristiana, faro di civiltà e baluardo di romanità."
"S'egli [san Benedetto] fugge di esperienza in esperienza; se in Totila condanna non l'ariano e il re gotico, ma l'uomo che ha seminato la rovina e la morte; se suona così fredda la profezia di Roma, e giungono al monte come un' eco lontana il tumulto della guerra, i contrasti dei popoli, le ambizioni dei principi, ciò avviene perché anch'egli, come migliaia di altri cenobiti ed eremiti per tutto l'orbe romano, vuol fuggire dal mondo. Fuggire, ma - è questo il suo grande significato - non per rinnegare, potremmo anzi dire per affermare, per salvare i più alti valori della civiltà, per creare, tra le tempeste, l'isola di pace, dove arrida la fede, dove siano sacri le meditazioni e il lavoro, la purezza del costume e la carità fraterna, dove l'uomo possa levare gli occhi al cielo senza avvilimento, e la vita, liberata d'ogni gravezza, assuma un suo ritmo alto, operoso, sereno.
Era la negazione ed era la tacita, appassionata invocazione dei tempi. San Benedetto sentì un sé, accolse nella sua grande anima questo grido, e né fece la ragione della sua vita. Da ogni parte dell' Occidente gli si rispose, in ogni terra lontana, appena conquistata alla fede, l'istituto benedettino fu il BALUARDO DELLA ROMANITÀ e lo strumento delle più alte conquiste... Poiché l'ordine rispondeva a una profonda, generale esigenza, oltre la coscienza del fondatore e contro il suo stesso intendimento, il monastero s'incorporò nel mondo e svolse una grandiosa azione economica, sociale, culturale, che fece dei benedettini i maestri e gli agricoltori d'Europa, diventò per larghissima cerchia, banca, laboratorio, azienda agricola, scuola e biblioteca. Poiché perenne, non servo dei tempi, era il valore dei suoi ideali, il monastero di per la Chiesa la riserva delle buone energie nelle ore di smarrimento e di battaglia "."
(pp.95-96)
""La nobiltà dello stile di vita nel monachesimo benedettino"
"Civiltà e devozione si uniscono a dettare le prescrizioni per il canto e la lettura in comune, che debbono essere affidati e permessi solo a chi sia in grado di esercitarli con edificazione e soddisfazione di chi ascolta. Quel discorrere misurato, - che non è silentium, ma taciturnitas, - quel parlare soave, e il rifuggire dallo scherzo e dal riso smodato, quel portamento alacre e pieno di compostezza, quella carità fraterna fra eguali, fatta di reciproco amore e di rispetto, e l'umiltà verso il padre e gli anziani, il prostrarsi ai loro piedi non appena - sia pure per un nonnulla, - si mostrino contrariati, tutte queste prescrizioni, ripetute ed assolute, mirano sì ad uno scopo religioso, cioè al servizio di Dio e alla purezza dell' anima, ma imprimono nel tempo stesso nella società monastica un carattere umano di dignità e di nobiltà, che invano si sarebbe cercato altrove nel mondo contemporaneo"."
(pp. 94-95)
Non draco sit mihi dux.
San Benedetto ha intuito la possibilità di avere per condottiero il serpente antico.
Invoca da Dio questa grazia un attimo prima di chiedere che per lui la luce sia la croce di Cristo.
Oggi per molti la luce è spenta e ci si fa condurre dal drago, che i suoi veleni non se li beve da solo, ma ce li offre degustandoli in gaia compagnia, riunita nella fiera delle vanità.
San Michele è nostro potente difensore: ha già vinto in Cielo e capeggia le schiere angeliche che infilzano il serpente anche sulla terra.
Le medaglie al valore sono della Vergine e dei Santi: chi si lascia condurre dal drago le appunta a generali e fanti, dopo inutili stragi volute da oligarchie votate all’anticristo, ostinatamente ostili alla luce del crocefisso, odiato in quanto smascheratore della perversione con la quale illudono promettendo progressi e costituendo galere.
A Subiaco in un memorabile discorso Benedetto XVI denunciò coraggiosamente il potere della finanza forte dei media. I cristiani non si conformino, come scrive il santo Monaco sulla medaglia.
Era tutto chiaro al Papa. Si è fidato della Provvidenza. Ha conservato la fede e noi con lui, mentre chi ha per condottiero il drago si illude in gaie gozzoviglie.
San Michele sta ricevendo l’ordine e l’universo risplende di luce, la donna vestita di sole è corredentrice. Amen
A Subiaco nel 2005 Joseph Ratzinger ancora cardinale denunciò la dittatura che minaccia l’Europa: non tanto per colpa di chi scrisse a Ventotene, ma dei loro padroni, che se ne servono.
Analoga denuncia da Papa la ripeterà in San Giovanni in laterano parlando ai seminaristi nel 2012, poco prima della declaratio che inchioda i cospiratori interni, i mafiosi ab intra che hanno per duce il draco.
Chi parla di pace e sicurezza evoca l’ecatombe, rimosso il katechon.
Ma alla fine trionfa il cuore immacolato di Maria.
E il draco? Ipse venena bibas.
Sinodo: accanimento terapeutico?
Visto da Roma
https://www.youtube.com/live/o8JuCeJBrGo
Andiamo al (si)nodo.
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