Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 6 marzo 2025

La “res nova” odierna è la separazione tra naturale e soprannaturale nella vita politica

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La “res nova” odierna è la separazione tra naturale
e soprannaturale nella vita politica


Nel 2025 saranno trascorsi 100 anni dalla pubblicazione della lettera enciclica Quas Primas (11/12/1925) di Pio XI, nella quale venne proclamata la regalità sociale di Cristo. Questa è un’occasione propizia per riflettere sulla validità dei suoi insegnamenti.

È opportuno partire dallo stato attuale della vita sociale ai nostri giorni. L’analisi offre il seguente panorama: assenza di giustizia e, quindi, di pace. Assenza di giustizia, innanzitutto, poiché prevale la “verità fattuale” degli interessi e non il bene comune. Da tempo ormai “ciò che è comune” è scomparso dall’orizzonte della vita nei Paesi. È vero che le ingiustizie venivano commesse anche prima della modernità, ma è anche vero che, almeno allora, il primato del “comune” sull’individuale era ancora valido.

L’assenza di giustizia conduce coerentemente all’assenza di pace, poiché, secondo l’insegnamento classico, la pace è opera della giustizia (pax opus iustitiae), poiché la prima è tranquillità dell’ordine e la giustizia, in definitiva, consiste nel “dare a ciascuno il suo”.

Questa diagnosi dell’attualità – si potrebbero fare innumerevoli esempi esemplificativi – ci porta a interrogarci sulla radice dei mali presenti, come fece Pio XI nella Quas Primas cento anni fa. Qui è opportuno ricorrere all’applicazione dello schema espositivo adottato da san Tommaso nella sua Summa Theologiae: Dio è il Principio (Parte I) e il Fine (Parte II) della vita umana – compresa la naturale socialità – e a Lui si ritorna attraverso Gesù Cristo come Via (Parte III). Il problema del mondo moderno è che ha escluso Dio e, quindi, Gesù Cristo non solo dalla vita individuale, ma, ancor di più, dalla vita sociale, in particolare dalla politica. In altre parole, uno dei mali radicali della nostra epoca – caratterizzata da successive metamorfosi ideologiche – è il liberalismo, che, in ultima analisi, non è altro che una manifestazione del naturalismo come separazione tra il soprannaturale e il naturale. Su questo punto è necessario ricordare gli insegnamenti di Leone XIII.

Tuttavia, la situazione attuale è addirittura peggiore di quella di 100 anni fa. Una spiegazione potrebbe essere la seguente: negli anni della pubblicazione della Quas Primas di Pio XI, la verità di fede della regalità di Cristo con influsso sulla vita sociale era qualcosa di professato da tutto il corpo ecclesiastico. Vale a dire che la Chiesa credeva nella regalità sociale di Cristo. Purtroppo, oggi non è così, almeno per quella che potremmo chiamare la “Chiesa della pubblicità”, per usare un’espressione di Padre Julio R. Meinvielle.

In questo senso, vale la pena ricordare che la missione evangelizzatrice della Chiesa, più che concentrarsi su questioni legate all’economia (povertà!) o alla politica (democrazia!), deve concentrarsi sulla cultura. L’esperienza dimostra che la configurazione dell’ordine sociale si gioca, prima di tutto, nella formazione – o deformazione – della coscienza degli uomini attraverso l’educazione – o i suoi surrogati. Non bastano – anzi, sono un impedimento al ripristino dell’ordine sociale secondo la legge naturale e cristiana – le “pastorali sociali” impoverite e democratiche. C’è bisogno di autentiche pastorali sociali che professino, con la Chiesa di sempre, quanto insegna l’apostolo san Paolo in Ef 1,10: Omnia instaurare in Christo.

Pertanto, alla questione sociale della separazione tra naturale e soprannaturale nella vita sociale in generale e, in particolare, nella politica, bisogna rispondere, come fece Pio XI 100 anni fa con tutta la Chiesa, con la professione di fede nella Regalità sociale di Cristo. Altrimenti si adempiranno le parole del Salmo 127:1: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori; Se il Signore non custodisce la città, invano veglia la sentinella».
German Masserdotti - Fonte

1 commento:

mic ha detto...

Ovviamente, la gente comune non vuole la guerra. Ma alla fine sono i leader di un paese a determinarne la politica, ed è sempre facile convincere il popolo a condividerla, che si tratti di una democrazia, di una dittatura fascista, di un parlamento o di una dittatura comunista. È molto semplice. Non c’é bisogno di fare altro che dire al popolo che è stato attaccato e accusare i pacifisti della loro mancanza di patriottismo, affermando che possono mettere in pericolo la nazione. Questo metodo funziona in ogni paese.

—Hermann Göring (1946)