Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 24 marzo 2025

L’Europa è romano-cristiana, non comunista

Tema attualissimo, connesso alla disputa sul Manifesto di Ventotene innescata da Giorgia Meloni con la citazione di alcune sue proposizioni nettamente socialiste e rivoluzionarie, peraltro non a caso, ma sollecitata dal fatto che il documento risultava riproposto dai manifestanti dell'opposizione e conseguentemente riattualizzato. Ne è seguita una reazione scomposta e violenta dell'opposizione, che dura tuttora, a distanza di giorni, come se non ci fossero altri problemi ben più cogenti...-
Da Subiaco parte la sfida dei Conservatori europei alla narrazione progressista: le radici dell’Unione affondano nella civiltà cristiana e nell’eredità di Roma, non nel Manifesto socialista di Ventotene. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

L’Europa è romano-cristiana, non comunista

Non a Ventotene, ma a Subiaco: l’Europa nasce cristiana.
Non è a Ventotene che dobbiamo guardare per comprendere l’anima dell’Europa, ma alle rocce silenziose di Subiaco, dove San Benedetto da Norcia – eremita, monaco e costruttore di civiltà – diede forma a un’idea di Europa fondata sulla fede, sul lavoro, sulla comunità. È qui, nel Sacro Speco incastonato nel Monte Taleo, che pulsa il vero cuore della nostra civiltà: romano e cristiano, non socialista e utopico.

Mentre la sinistra continua a brandire il Manifesto di Ventotene come simbolo fondativo dell’Unione europea, dimenticandone la matrice ideologica dichiaratamente socialista e federalista, i Conservatori europei – riuniti il 21 marzo a Subiaco – hanno voluto rimettere al centro della riflessione politica le radici autentiche dell’Europa.

Il ritorno a Subiaco dei Conservatori europei 
“L’Europa è nata a Subiaco, non a Ventotene”: così ha ribadito Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e co-presidente del gruppo ECR, davanti alla trentina di colleghi giunti da tutta Europa – Italia, Spagna, Finlandia, Cipro e Francia – per celebrare San Benedetto, patrono d’Europa.

Il messaggio è chiaro: l’Europa non può esistere senza riconoscere le sue radici spirituali e culturali. Non è con i sogni utopici di Altiero Spinelli, né con l’ingegneria sociale della sinistra, che si costruisce una casa comune per i popoli europei. È con la Regola benedettina, con il “prega e lavora”, che si edifica la civiltà.

Ratzinger e Pera: le radici dell’Europa sono greche, romane e cristiane 
A dirlo non sono solo i Conservatori riuniti nel Lazio. Lo scriveva con lucidità Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, nel volume Senza radici, scritto a quattro mani con Marcello Pera, già presidente del Senato e intellettuale liberale. “L’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma”, ricordavano. La radice cristiana è inseparabile da quella classica e giuridica romana.

Pera denunciava apertamente i tentativi di estromettere la fede cristiana dallo spazio pubblico europeo, in nome di un laicismo esasperato e di un multiculturalismo che rinnega l’identità. Ratzinger andava oltre: privare l’Europa della sua anima cristiana equivale a condannarla al relativismo, alla perdita di senso, alla decadenza.

La spiritualità bandita dall’Unione europea 
“È stata bandita qualunque idea di spiritualità dentro l’Unione europea”, ha ricordato Procaccini. Eppure San Benedetto non è solo un simbolo religioso, è il fondatore di una civiltà. Senza di lui, senza i monasteri che hanno custodito il sapere, l’arte, la preghiera e il lavoro nei secoli bui, l’Europa non sarebbe quella che conosciamo oggi.

Il monastero benedettino è stato per secoli il cuore pulsante dell’Europa dei popoli, non dei burocrati. A Subiaco, i Conservatori hanno voluto riconnettersi a questa verità profonda, portando con sé la fiaccola di San Benedetto, segno di luce e di unità, ben diversa dalle fumose retoriche progressiste di Ventotene.

Un’Europa confederale, non federalista Nel corso della conferenza, svoltasi al Teatro Narzio, si è riaffermata la visione di un’Europa confederale, fondata sul principio di sussidiarietà e sul rispetto delle sovranità nazionali. Nessun super-Stato guidato da tecnocrati, ma un’alleanza di nazioni libere, radicate nella propria cultura e nella propria identità.

Hanno preso la parola, tra gli altri, i ministri Alessandro Giuli e Francesco Lollobrigida, l’eurodeputato Carlo Fidanza e la vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna. In serata, la solenne celebrazione liturgica con l’accensione della “Fiaccola pro pace et Europa una” ha suggellato una giornata densa di significato.

Torniamo a guardare all’identità 
Chi vuole costruire l’Europa di domani deve guardare a Subiaco, non a Ventotene. Deve riscoprire il volto cristiano dell’Europa, la sua anima romana, il suo spirito comunitario. Solo così l’Unione potrà essere più di una somma di interessi economici: potrà tornare ad essere una vera comunità di destino. Fonte

11 commenti:

tralcio ha detto...

Nella pienezza del tempo il Verbo divino caro factum est.
La creatura piena di grazia, esente dal peccato originale, offre se stessa per la volontà di amore.

Annunciato e preparato da secoli nella sapienza e nella fede di un popolo scelto per questo compito, la Rivelazione di Cristo compie tutta la legge e i profeti.

Segno di contraddizione: separa capri e pecore, destra e sinistra. Amore sempre, misericordia sempre, ma per alcuni significa “beati voi” ed entrare nel riposo di Dio, per altri “guai a voi”, “via da me”, “pianto e stridore di denti”, “non vi conosco”, senza entrare nel riposo di Dio.

L’idolatria che scambia Dio per il vitello d’oro separa molti dalla promessa di entrare nella terra promessa. Non sono giochi di parole: il Cristo versa il sangue della redenzione “per molti”: potenzialmente per tutti, ma poi c’è la libertà di rifiutare il dono.

Così i padroni della legge di Dio, ma non del potere mondano, giudicano malamente il Verbo (non lo riconoscono), sobillano ad urlare “crucifige” e fanno fare il lavoro sporco ai pagani. Gesù ha parole di pietà per chi lo tormenta senza sapere che cosa sta facendo… ben più grave la colpa di chi l’ha consegnato.

Dopo un lungo silenzio, anche con la madre, quasi alla fine della via crucis Gesù dice alle donne: piangete su voi stesse e sui vostri figli…

Ironizzeranno su colui che non scende dalla croce, costruiranno più bello che mai il tempio che Gesù diceva di poter ricostruire in tre giorni… ma nel 70 gli stessi Romani usati per crocifiggerlo raderanno al suolo tutto. Ed è rimasto così, come aveva detto.

Chi ha creduto però ha dato compimento alla legge e i dodici hanno diffuso ovunque il segno della croce, annunciando la salvezza, adorando in spirito e verità.

L’Europa è la via principale attraverso la quale l’annuncio di Cristo ha raggiunto le estremità della terra. Ovviamente è odiata da chi quell’annuncio non l’ha mai digerito.

La Verità di oggi ha detto...

I democratici Prodi e Bertinotti tirano libri e insulti alla destra

Dopo le intemperanze del Professore con la giornalista di Rete 4, l’ex presidente della Camera dice a La7: «Avrei lanciato un volume contro la Meloni quando ha parlato di Ventotene». Sinistra e grandi media? Muti.

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• Bastonata Usa su Kiev: «Il piano Ue non esiste»
• «Nel paese di Saman il suo caso non è isolato»

La reazione di Prodi ha detto...

Forse l'immagine collaudata di Romano Prodi come uomo mite, mansueto e bonario non risponde del tutto al vero, soprattutto dopo l'ultimo episodio, che molto sta facendo discutere in questi giorni: al cospetto di una giornalista di Mediaset, che lo ha posto dinanzi a un estratto del Manifesto di Ventotene in cui si parla della abolizione della proprietà privata, l'euroinomane Prodi ha sbottato con veemenza. E si è infuriato oltre ogni misura: «che cavolo mi chiede? Ma il senso della storia ce l'ha lei o no?». Il suo volto era livoroso, le sue parole palesemente stizzite e contrariate. La giornalista di Mediaset ha successivamente affermato quanto segue, secondo quel che viene ad esempio riportato da "Open": «mi ha tirato i capelli, uno shock». Insomma, Romano Prodi ha letteralmente perso la calma e si è infuriato. Anziché rispondere pacatamente alla domanda, ha rovesciato la scacchiera e ha sbottato contro la giornalista, addirittura - secondo quanto da lei dichiarato - tirandole i capelli. Per chi avesse scarsa memoria, ricordiamo che Romano Prodi fu Presidente del Consiglio nonché Presidente della Commissione europea, ma poi anche consulente in Goldman Sachs dal 1990 al 1993. Una figura emblematica, dunque, della politica italiana ed europea e del sistema finanziario egemonico: come abbiamo estesamente mostrato nel nostro studio "Marx a Wall Street", esiste una sorta di porta girevole, in forza della quale i finanzieri diventano politici della Ue, e i politici della Ue diventano finanzieri (è il caso di Barroso, che, finito il suo mandato alla UE, è passato direttamente in Golman Sachs). Con ciò è confermata la nostra tesi, secondo cui l'Unione Europea, lungi dall'essere il grande laboratorio democratico celebrato ideologicamente da Roberto Benigni (alla modica cifra di un milione di euro: tanto è costato il suo show ideologico), rappresenta il trionfo del capitale finanziario a nocumento dei popoli e dei lavoratori della vecchia Europa. Tra l'altro, ancora nei giorni scorsi, Romano Prodi ha celebrato con enfasi il riarmo dell'Europa proposto dalla vestale del neoliberismo cosmopolita Ursula von der Leyen e si è anzi lamentato che si tratta di un piano "troppo prudente". Sarebbe d'uopo rammentare anche il fatto che Prodi, uno dei protagonisti dell'ingresso dell'Italia nell'euro, ebbe a dire a suo tempo che grazie all'euro avremmo lavorato un giorno in meno alla settimana guadagnando come se avessimo lavorato un giorno in più. Si trattava, con tutte evidenza, di una tesi inconsistente, presto smentita dalle dure repliche della realtà. Come d'altro canto è stata smentita la tesi, infinite volte ripetuta, secondo cui l'Unione Europea ci proteggerebbe dalle guerre: abbiamo ora appreso dolorosamente che le propizia in ogni modo. Adesso non ci stupiremmo davvero se Romano Prodi ci spiegasse che grazie all'euro e all'Unione Europea combatteremo un giorno in meno come se avessimo combattuto un giorno in più. Va sottolineato come gli euroinomani e gli austerici di Bruxelles si rivelino attualmente piuttosto tesi e pronti a sbottare contro chiunque osi mettere in discussione la loro narrazione intrinsecamente ideologica, che sempre più fa acqua da tutte le parti.

Anonimo ha detto...

Cosa vuol dire perdere i freni inibitori?
Semplificando, il deficit riguarda i cosiddetti 'freni inibitori' e fa sì che l'individuo non sia in grado di gestire correttamente i propri comportamenti, o i propri pensieri.

Anonimo ha detto...

Prodi rappresenta perfettamente il cattolicesimo "progressista", che, come scrivevo giorni fa, è attirato e illuminato dal Manifesto di Ventotene.
Meloni ha toccato un nervo scoperto del liberalsocialismo e del cattomodernismo, che ha radici ben innestate nel terreno marxista. Allo stesso modo vari alti esponenti della gerarchia cattolica e teologi di grido, specie amanti delle teorie marxisteggianti in salsa teologia della liberazione, non fanno mistero di approvare i passaggi più controversi e rivoluzionari del Manifesto, spesso inneggiando in modo blasfemo ad un presunto socialismo di Gesù.

Anonimo ha detto...

Da cosa riconosciamo di essere in Europa? Dai campanili.

Anonimo ha detto...

Nel Manifesto di Ventotene non c'è anche anticlericalismo e avversione al cattolicesimo?
L 'Europa poteva ancora andare quando era solo "Comunità europea", nella quale i singoli Stati conservavano la loro sovranità. Fatale è stato il passaggio alla "Unione Europea", una costruzione posticcia dominata dal mercantilismo e dal capitale finanziario. E fondata sul laicismo depravato della Rivoluzione Sessuale.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno fatto il loro dovere nel difendere le origini cristiane della civiltà europea. Hanno tuttavia creato confusione quando hanno parlato di origini "giudaico-cristiane". Il giudaismo non ha a che vedere con i valori alla base della civiltà europea. Se sono cristiani (cristiano-romani e greci: senso del diritto e metafisica classica) non possono nello stesso tempo essere giudaici.
Romano Prodi non è il cattolico domenicalmente devoto che ci ha regalato la legittimazione delle coppie di fatto, anche gay? O forse mi confondo con un altro simile "cattolico", il fiorentino Renzi.?
Meno male che in questo Convegno a Subiaco non si parla di valori "giudaico-cristiani". Almeno spero che sia così.
Politicus

Anonimo ha detto...

Per non dimenticare quando Oriana Fallaci scrisse a Romano Prodi: «Signor Presidente della Commissione Europea – scrive la Fallaci, so che in Italia la chiamano Mortadella. E di ciò mi dolgo per la mortadella, che è uno squisito e nobile insaccato di cui andar fieri, non certo per lei che in me suscita disistima fin dal 1978».
«Ossia dall’anno in cui partecipò a quella seduta spiritica per chiedere alle anime del Purgatorio dove i brigatisti nascondessero il rapito Aldo Moro. Non mi parve serio, Monsieur Meglio: non mi parve rispettoso, pietoso, umano, nei riguardi di Moro che stava per essere ucciso. E supplicai il Padreterno di tenerLa lontana dalla politica. Peccato che al solito il Padreterno non m’abbia ascoltato, che in politica lei ci si sia buttato senza pudore».

«E da allora quella disistima s’è approfondita nonché arricchita d’una antipatia quasi epidermica. Il solo udire la sua voce manierosa e melliflua m’innervosisce, il solo guardare la sua facciona guanciuta e falsamente benigna mi rattrista, Monsieur. Mi rammenta la Comèdie Italienne o Commedia dell’Arte, Pulcinella e Brighella, Arlecchino e Tartaglia».

«La Comèdie Italienne non mi ha mai divertito, Monsieur. Infatti grazie a lei ho riso due volte e basta. Quando al suo agglomerato politico dette l’acconcio nome e l’acconcia immagine d’un Asino, e quando D’Alema La rimpiazzò a Palazzo Chigi. Il guaio è che per spodestarLa, dovette rifilarla all’Unione Europea, ove ci ha fatto fare non poche figuracce, Monsieur».

«Pensi a quella che fece con l’Eurobarometro nell’ottobre del 2003, cioè quando promosse tra i cittadini dell’Ue il sondaggio sulla legittimità-della-guerra-in-Iraq. Sondaggio con cui si chiedeva, fra l’altro, quale fosse il Paese che minacciava di più la pace nel mondo e a cui risposero 7515 persone. Però lei lo rese noto come se si fosse trattato d’un referendum plebiscitario, e in anteprima dette la risposta da cui risultava che secondo il 59 per cento degli europei il paese che più minacciava la pace nel mondo era Israele».
«Oppure pensi a quella che commise, in completo dispregio per il suo incarico, inviando ai dirigenti dell’Ulivo le sessanta pagine in cui si offriva come loro leader».

«Le sue figuracce sono le nostre figuracce, Monsieur. Figuracce dell’Italia. E io soffrii tanto a leggere i tre aggettivi che Hans-Gert Poettering, il capo del Ppe, aveva scelto per condannare il suo secondo exploit: Scorretto, Inaccettabile, Irresponsabile».
«Soffrii in egual misura a leggere l’editoriale che sul Times di Londra si concludeva con le tremende parole: Mister Prodi ha rinunciato al diritto morale di guidare la Commissione Europea e ai popoli d’Europa renderebbe un miglior servigio se tornasse nel calderone della politica italiana. Non ci mancava che lei, Monsieur».

«Voglio dire oltre a Pulcinella e Brighella, Arlecchino e Tartaglia, non ci mancava che Mortadella. Santo Cielo, non le bastavano gli immeritati fasti di Bruxelles? Dove ogni mese lei riceve cinquanta milioni di vecchie lire italiane! E, perbacco!, sono tante! Così tante che mi chiedo come facciano gli italiani, anzi gli europei, a non rinfacciargliele».

Anonimo ha detto...

A proposito del professore, da ricordare la baronia assoluta esercitata all'Alma mater dove fra figli e nipoti, regna da 60 anni, inoltre proprietario della Hera che gestisce erogazione di luce gas acqua e raccolta rifiuti in tutta Emilia Romagna ed altre consociate, vogliamo parlarne?

Anonimo ha detto...

Gli basteranno tutti questi "granai", in fondo ha solo 85 anni; Augias 90;Mattarella 83; d'Alema 75 7e' ancora un bimbo). Tutta beneficienza...

Anonimo ha detto...

Il fattaccio di Prodi è l'emblema dell'intolleranza del potere verso quei giornalisti non organici, o, se vogliamo, dell'assoluta necessità nel nostro supposto "idilliaco" mondo democratico occidentale di non disturbare "color che sanno", perché la democrazia per costoro va pilotata.
Quel che il vicepresidente Vance disse dell'Europa nel suo famoso discorso di Monaco, e cioè che si nota un crescente deficit democratico nella UE, è evidenziato in modo cristallino dalla reazione stizzita di Prodi alla domanda della giornalista e, per certi versi, dalla reazione scomposta della sinistra di fronte alle parole della Meloni sul Manifesto di Ventotene.
Quel che la filosofa Chantal Delsol sostiene circa l'eccesso di libertà quale sintomo della decadenza in atto in Occidente, che ha smesso per questo di essere un faro per il resto del mondo, è condivisibile, a patto che si ammetta che la libertà senza verità è monca e contiene i germi del suo tradimento e del suo abbrutimento (che è quel che vediamo nella nostra variopinta e liquida società).
Oggi in Europa abbiamo abortisti che inneggiano alla pace, senza rendersi conto dell'ossimoro in cui cadono.
Il Sacro è stato accantonato brutalmente in Europa negli ultimi decenni, con un crescendo rossiniano, e a farne le spese sono la bellezza, la vita e la fede.
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