Sono molto grata al Signore quando incontro queste 'meditazioni' (in questo caso di Peter Kwasniewski), ulteriori doni Suoi per mezzo di nostri fratelli, che sono sempre felice di condividere. Respiriamo l'aria delle Altezze anche per avere la forza e la leggerezza — nella consapevolezza della Grazia che non viene mai meno se non smettiamo di chiederla — di digerire gli eventi ineludibili della temperie oscura che ci è dato vivere oggi.
Le letture della Messa sono come una forma di incenso
verbale con cui alziamo le mani ai Suoi comandamenti
La II domenica dopo la Quaresima presenta una magnifica antifona dell'Offertorio, con una splendida melodia, il cui testo è stato determinante nel cambiare il modo in cui ho pensato al ruolo della Scrittura nella Messa.
Il testo è del Salmo 118, vv. 47-48: (ascolto qui)Meditabor in mandatis tuis, quae dilexi valde: et levabo manus meas ad mandata tua, quae dilexi.Mentre riflettevo su queste parole, mi sono venute in mente tre cose.
"Mediterò sui Tuoi comandamenti, che ho amato immensamente, e alzerò le mani ai Tuoi comandamenti, che ho amato."
- Dobbiamo *meditare* sulla Parola di Dio. Così, una forma di liturgia che ha integrato la Scrittura in tutto il luogo (e non solo in un lezionario), che ripete passaggi annualmente o ancora più regolarmente (pensare, ad esempio, al Salmo 42 o all'Ultimo Vangelo), e che dà noi "stanza" in preghiera silenziosa per riflettere sulle parole, è una liturgia che ci permetterà meglio di "meditare sui Tuoi comandamenti."
- Dobbiamo "amare in maniera esorbitante" i comandamenti. L'accento è posto sull'accendere il desiderio di ricevere, venerare e seguire la parola di Dio. Così, una forma di liturgia che massimizza e moltiplica i segni di riverenza verso i libri in cui sono scritte le parole di Dio, saprà meglio risvegliare la consapevolezza del mistero a cui ci troviamo di fronte e accendere il desiderio di esso. Chiunque abbia visto come viene trattata la Scrittura nel vecchio rito, specialmente nella Messa solenne, saprà di cosa sto parlando.
- Finalmente: "Alzo le mani ai tuoi comandamenti." Questo mi ha aiutato a capire che la proclamazione della Scrittura nella Messa non è meramente informativa o didattica; è infatti una forma di culto rivolta a Dio stesso. Leggiamo le Sue parole non solo per imparare, ma ancor di più per onorare Colui da cui provengono, Colui al quale ritornano nel nostro canto. È quasi come se il testo qui raffigurasse la parola di Dio in cielo: loro sono lassù e noi alziamo le mani verso di loro, venendo trascinati in Dio da loro. Ecco perché San Tommaso d'Aquino può dire, piuttosto sorprendentemente, che è più importante di quanto i fedeli sappiano PERCHÉ le parole vengono cantate, vale a dire per la gloria di Dio, piuttosto che ciò che dicono esattamente (vedi ST, II-II, Q. 91, art. 2, annuncio 5).
"Lo stile solenne e formale delle letture proprie della Messa antica, dirette altrove rispetto alle persone immediatamente presenti — la Lettera viene letta verso oriente e il Vangelo verso nord — fa capire che stiamo riconoscendo che il Dio menzionato da questi testi è davvero qui in mezzo a noi, o meglio, siamo venuti alla Sua presenza con il rendimento di grazie; così, le letture si trasformano in doni che, dopo esser stati messi nelle nostre mani da Dio, ci ri-volgiamo a Lui e gli offriamo, come facciamo con il pane e il vino. O per usare una metafora diversa, le letture sono una forma di incenso verbale con cui alziamo le mani ai Suoi comandamenti."
Non riesco a dire quanto l'esperienza della vecchia Messa abbia rinvigorito e stimolato il mio rapporto con la Bibbia. [E così è... -ndT]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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