Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 19 settembre 2025

Vescovo M. Eleganti: “Le riforme liturgiche sono state un esperimento sconsiderato e fallito”

Su segnalazione di un lettore, ecco le interessanti dichiarazioni del vescovo M. Eleganti, rilasciate a Lifesitenews.

Il vescovo M. Eleganti e la sua vita dopo il Vaticano II: “Le riforme liturgiche sono state un esperimento sconsiderato e fallito”

Marian Eleganti è stato vescovo ausiliare di Coira. Celebra ancora il Novus Ordo (che è il risultato puntuale e rivendicato del Vaticano II) e non possiamo dirci d’accordo con ogni passaggio delle sue dichiarazioni rilasciate a LifeSiteNews. Ma si tratta di un intervento interessante che è bene riprendere.

“Sono nato nel 1955 e sono stato un chierichetto entusiasta nella mia infanzia. All’inizio ho servito nel vecchio rito, sempre un po’ nervoso per non sbagliare le risposte in latino, poi sono stato riqualificato nel bel mezzo dell’azione per la cosiddetta Messa Nuova”. Da bambino, prosegue, “ho assistito all’iconoclastia nella venerabile Chiesa della Santa Croce della mia città natale. Gli altari gotici intagliati furono abbattuti sotto i miei occhi di bambino. Rimasero un altare popolare, una sala del coro vuota, la croce nell’arco del coro, Maria e San Giovanni a sinistra e a destra su pareti bianche e spoglie. Nuove vetrate inondate dal sole nascente a est. Niente di più: era un taglio netto senza precedenti”.

L’euforia del Concilio “fu portata ovunque dai sacerdoti, furono convocati sinodi, ai quali io stesso partecipai da adolescente. Non avevo assolutamente idea di cosa stesse succedendo. Come novizio ventenne, ho vissuto in prima persona – e dolorosamente – le tensioni liturgiche tra i tradizionalisti e i progressisti tra i riformatori. Furono introdotte nuove professioni ecclesiastiche, come quella dell’assistente pastorale (per lo più sposato). Ricordo i miei commenti critici al riguardo, perché le tensioni e i problemi tra ordinati e non ordinati, che stavano lentamente emergendo, erano prevedibili fin dall’inizio. Il calo del numero di candidati al sacerdozio era prevedibile e divenne presto evidente“.

Da giovane “ho sostenuto senza riserve il Concilio e in seguito ho studiato i suoi documenti con fedele fiducia. Tuttavia, dall’età di 20 anni, ho notato alcune cose: la desacralizzazione della sala del coro, del sacerdozio e della Santa Eucaristia, così come la ricezione della Comunione, e l’ambiguità di alcuni passaggi dei documenti conciliari. Come giovane laico, non ancora istruito in teologia, ho notato tutto questo molto presto“.

Continua: “Sono cresciuto con il Concilio, sono diventato maggiorenne e ho potuto osservarne gli effetti fin dal suo svolgimento. Oggi ho 70 anni e sono vescovo. Guardando indietro, devo dire che la primavera della Chiesa non è mai arrivata; è arrivato invece un indescrivibile declino nella pratica e nella conoscenza della fede, una diffusa informe e arbitraria liturgia (alla quale io stesso ho contribuito in parte senza rendermene conto). Dal punto di vista odierno, vedo tutto con crescente critica, compreso il Concilio, i cui testi la maggior parte delle persone ha già abbandonato, invocando sempre il suo spirito. Cosa non è stato confuso con lo Spirito Santo e attribuito a Lui negli ultimi 60 anni? Cosa è stato chiamato “vita” che non ha portato la vita, ma l’ha dissolta?”

E ancora: “I cosiddetti riformatori volevano ripensare il rapporto della Chiesa con il mondo, riorganizzare la liturgia e rivalutare le posizioni morali. Lo stanno ancora facendo. La caratteristica della loro riforma è la fluidità della dottrina, della morale e della liturgia, l’allineamento con gli standard secolari e la rottura spietata con tutto ciò che è stato fatto prima […]. I più rivoluzionari tra i riformatori sono sempre stati consapevoli dei loro atti rivoluzionari. Ma la loro riforma post-conciliare, i loro processi, sono falliti – su tutta la linea. Non sono stati ispirati. L’altare del popolo non è un’invenzione dei Padri conciliari. Io stesso celebro la Santa Messa nel Nuovo Rito, anche privatamente. Tuttavia, a causa della mia attività apostolica, ho reimparato la vecchia liturgia della mia infanzia e vedo la differenza, soprattutto nelle preghiere e nelle posture, e naturalmente nell’orientamento“.

Interessanti anche alcuni passaggi finali: “L’intervento post-conciliare nella forma della liturgia, che ha quasi 2.000 anni e che è molto coerente, mi sembra una ricostruzione provvisoria e piuttosto violenta della Santa Messa negli anni successivi alla conclusione del Concilio, che è stata associata a grandi perdite che devono essere affrontate. Questo è stato fatto anche per ragioni ecumeniche. Molte forze, anche da parte protestante, furono direttamente coinvolte in questo sforzo di allineare la liturgia tradizionale con l’Eucaristia protestante e forse anche con la liturgia ebraica del sabato. Questo è stato fatto in modo elitario, dirompente e sconsiderato dalla Commissione Liturgica Romana ed è stato imposto a tutta la Chiesa da Paolo VI, non senza causare grandi fratture e spaccature nel corpo mistico di Cristo, che permangono ancora oggi.

Per me una cosa è certa: se l’albero si riconosce dai frutti, è urgente una rivalutazione spietata e veritiera della riforma liturgica post-conciliare: storicamente onesta e meticolosa, non ideologica e aperta, come la nuova generazione di giovani credenti che non conoscono né leggono i testi conciliari. […] Dal punto di vista odierno, il cattolicesimo liberale o il progressismo degli anni ’70, più recentemente sotto le spoglie del Cammino Sinodale, ha fatto il suo tempo e ha portato la Chiesa in un vicolo cieco. La frustrazione è di conseguenza grande. Lo vediamo ovunque […]. Come è possibile che la riforma post-conciliare sia ancora vista in modo così acritico e ristretto a questo punto del tempo, misurata dai suoi frutti? Perché non è ancora possibile un esame onesto della tradizione e della nostra storia (della Chiesa)? Perché non si vuole vedere che siamo a un bivio e che dovremmo fare il punto della situazione, soprattutto dal punto di vista liturgico?“.

5 commenti:

Laurentius ha detto...

✝️ 19 settembre, San Gennaro, Vescovo e Martire.

” A Pozzuoli, in Campania, i santi Martiri Gennaro, Vescovo della città di Benevento, Festo suo Diacono, e Desiderio Lettore; Sosio, Diacono della Chiesa di Miseno; Procolo, Diacono di Poz­zuoli; Eutichio ed Acuzio. Tutti questi, dopo le catene ed il carcere, furono decapitati sotto il Principe Diocleziano. Il corpo di san Gennaro fu portato a Napoli ed onorevolmente sepolto nella chiesa, dove pure si conserva ancora in una ampolla di vetro il sangue del beatissimo Martire, che, posto in presenza della sua testa, si vede liquefarsi e bollire, come se fosse sparso di fresco”.

O martire invitto e mio potente avvocato san Gennaro, io umile vostro servo mi prostro innanzi a voi, e ringrazio la Santissima Trinità della gloria che vi ha elargita nel Cielo, e della potenza che vi comunica sulla terra a pro di quelli che a Voi ricorrono. Mi compiaccio soprattutto per quel miracolo strepitoso che dopo tanti secoli si rinnova nel vostro sangue, già versato per amore di Gesù, e per tale singolare privilegio vi prego di soccorrermi in ogni mia bisogna e specialmente nelle tribolazioni che adesso mi straziano il cuore. Così sia.

Anonimo ha detto...

Bene che un altro vescovo racconti onestamente quello che ha vissuto!

Anonimo ha detto...

La Chiesa per stare al passo dei tempi si è data furiose zappate sui piedi.

Anonimo ha detto...

Quando si prenderà coscienza di questo fallimento oggettivo e dei disastri provocati, la Chiesa, accantonata questa nefasta parentesi, risorgerà!!

Anonimo ha detto...

Novum ævum nōn p ūni ētur: est p ūn ītiō — "Il mondo moderno non deve essere punito: è la punizione" (Nicolas Gomez Davila).