Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement una interessante analisi che propongo in relazione alla discussione scaturita dalle segnalazione dell'ecumenica omissione del Filioque da parte del Papa qui.
Il Filioque
Nel bene e nel male, nessuna discussione sul Credo niceno sarebbe completa senza una discussione sul Filioque. Quando, in passato, l'argomento è stato sollevato su questo sito web qui, diverse persone eccessivamente zelanti hanno affermato che il Filioque era solo la punta dell'iceberg rispetto al Novus Ordo. Tali brillanti deduzioni sono un promemoria del motivo per cui il New Liturgical Movement ha soppresso i commenti per un po'.
Il Filioque, la formulazione secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio piuttosto che attraverso il Figlio, è il prodotto del Terzo Concilio di Toledo nel 589 d.C., che aggiunse il termine al Credo per contrastare l'arianesimo. La mossa funzionò, spingendo il re Recaredo I e molti altri ariani nel suo regno visigoto a diventare cattolici. Dalla Spagna, il Filioque si diffuse in tutto l'Occidente di lingua latina fino a quando non fu finalmente accettato da Roma nel 1014. Il Grande Scisma avvenne quarant'anni dopo e da allora il Filioque è stato oggetto di controversia tra Oriente e Occidente.
Immagine a lato: Re Recaredo sul Filioque : “Per me funziona. ”
E la controversia non sarà mai risolta finché non ci volgeremo, non alla teologia, ma al linguaggio. Una delle migliori spiegazioni della controversia che mi sia capitata è stata pubblicata online dieci anni fa. Ho copiato e incollato la spiegazione dell'autore, ma sfortunatamente non ho copiato e incollato il suo nome. Se qualcuno conosce l'identità di questo acuto grammatico, per favore fatemelo sapere. Ecco alcune delle sue intuizioni:
“La parola greca ἐκ-πορεύειν (“uscire da”) dà una risposta alla domanda: da dove viene lo Spirito? Dove ha avuto origine? Chi è la sua fonte ultima? La parola latina pro-cedere (“uscire”) risponde alla domanda: dove va lo Spirito (una volta che è emanato dal Padre e attraverso il Figlio)?
[Nella traduzione inglese di pro-cedere (“'to walk forth”) è implicita l'idea del tronare indietro. Del resto viene in mente anche il Prologo di Giovanni: “l’espressione ‘pros ton theón’ (vv. 1s) indica la relazione dinamica del Verbo, rivolto verso Dio -ndT]
“Inoltre, nella versione greca, la processione dello Spirito è espressa come un participio, che unisce strettamente insieme il moto e la sua fonte sintatticamente, essendo il Padre attributo [sic] alla processione, dando la nozione di un'immagine immobile che illustra una relazione diretta tra fonte e moto, come in un diagramma. Nella versione latina, tuttavia, la processione è espressa in una frase relativa, essendo il procedere il predicato, a cui la fonte è indicata come qualificazione avverbiale. Questa costruzione attribuisce molto più peso al processo del procedere che alla relazione tra il procedere e la sua fonte: qui, l'uscita dello Spirito è focalizzata come un'attività, e le fonti del moto, pur non essendo declassate come semplici extra, sono piuttosto giustapposte come una chiarificazione delle circostanze.
“È vero che, nella versione latina, sia Patre (“il Padre”) che Filio (“il Figlio”) sono nel caso ablativo ed entrambi dipendono da ex (“fuori da”); ma da ciò non consegue che il Padre e il Figlio siano le fonti dello Spirito Santo in egual modo. La prospettiva della frase latina è piuttosto quella di qualcuno che si volta indietro per vedere cosa sta dietro di lui dal suo punto di vista, e questo nel nostro caso sarebbe sia il Padre che il Figlio, poiché il nostro Viandante è già uscito dal Padre ed è passato attraverso il Figlio nel suo cammino.
“Queste diverse prospettive sono caratteristiche fondamentali delle due lingue, latino e greco: il latino è una lingua molto soggettiva e pratica e spesso guarda sia al processo che alla fine; il greco, tuttavia, è una lingua altamente sistematica, ed è molto più adatto al pensiero greco congelare certe situazioni nel tempo e meditare sulle loro origini e sulle relazioni delle loro parti. Tende anche ad assumere un punto di vista oggettivo per guardare le cose da una posizione remota, un'idea completamente estranea al latino antico.
“Entrambe le versioni sono corrette; nella versione latina, il Filioque non è necessario, ma non è affatto falso; aggiunge un'ulteriore verità di fede al Credo, che è bella e degna di essere contemplata. Tuttavia, aggiungere un Filioque alla versione greca finirebbe senza dubbio in un'affermazione eretica, poiché τὸ ἐκ τοῦ Πατρός τε καὶ ἐκ τοῦ Υἱοῦ ἐκπορευόμενον significherebbe che lo Spirito Santo procede sia dal Padre che dal Figlio nello stesso modo, il che non è certamente vero.
“È sbagliato dire che il Figlio non ha parte nella processione (come fanno tristemente alcuni ortodossi meno catechizzati) ed è anche sbagliato dire che lo Spirito Santo procede dal Figlio nello stesso modo in cui procede dal Padre (come la maggior parte degli ortodossi pensa che facciamo noi). Sia i Greci che i Romani credono nella stessa verità sostenuta dal Settimo Concilio Ecumenico, ma i Credo sono diversi (i cattolici greci usano il Credo greco). Ci sono voluti un paio di Greci senza una conoscenza sufficiente del latino (come Fozio) per lanciare il problema, e alcuni occidentali ignoranti (come il pomposo Cardinale Umberto) per esacerbarlo.”
Aggiungo due punti alle belle osservazioni di questo autore, entrambi sempre in riferimento al linguaggio.
Innanzitutto, grazie alla congiunzione e alla scelta del verbo, la duplice processione dal Padre al Figlio è presente nel cosiddetto Credo di Atanasio (450 d.C.), che veniva recitato settimanalmente o quotidianamente in centinaia di chiese in Occidente dall'era carolingia in poi. La prevalenza di questo credo in Occidente significa che le chiese d'Oriente erano in comunione con centinaia di chiese in Occidente che giornalmente o settimanalmente professavano la duplice processione per ben oltre 200 anni, e nessuno aveva problemi con essa fino a quando non arrivarono persone come Fozio. Il Credo di Atanasio [qui] afferma:
[Noi] veneriamo un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell'Unità... Il Padre non è stato fatto né creato né generato da alcuno. Il Figlio è dal Padre solo, non fatto né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non fatto né creato né generato, ma procedente.
La nostra copia più antica di questo Credo è in latino, che usa procedere per "procedere". E sebbene probabilmente non sia stato scritto da Atanasio, riflette la teologia dei Padri della Chiesa alessandrina come Cirillo, che afferma il Filioque e che usa il greco προϊέναι per "processione" piuttosto che il più specifico ἐκ-πορεύειν ("uscire da") del Credo niceno.
Atanasio: “Non ho scritto io il Credo che porta il mio nome, ma non ho problemi con esso.”
L'ultimo punto che vorrei sollevare riguardo al linguaggio è la scelta della congiunzione. Il participio copulativo -que viene aggiunto alla fine di una parola e significa "e".
L'autore avrebbe potuto usare altrettanto facilmente et, ac o atque per ottenere lo stesso risultato, ma con un'eccezione: classicamente, -que denota una connessione più stretta di et. Il Padre e il Figlio non sono semplicemente coinvolti nella processione dello Spirito Santo, sono intimamente coinvolti. Poiché lo Spirito Santo è Amore, è appropriato che la Sua processione sia il risultato di tale intimità.
1 commento:
Allorché i padri conciliari, definirono dogmaticamente, a Firenze, in occasione del celebre concilio ivi tenutosi luogo, che lo Spirito Santo procede "ab aeterno" dal Padre e dal Figlio, essi non intesero una simultaneità della processione, essendo che il Figlio è generato dal Padre: tale processione si produce dall'eternità, dimensione ove è impossibile stabilire un'anteriorità ed una posteriorità degli atti divini i quali, in quanto tali, sono essi stessi eterni: Dio è, infatti, "atto puro", di talché, un atto divino non è mai compiuto nell'eternità (la creazione dell'anima di un uomo, si concretizza "hic et nunc" nello spazio-tempo, ma l'atto creatore è compiuto dall'eternità); l'impiego quindi del sintagma "ab aeterno", tende a mettere in evidenza come la processione pneumatica avviene dall'eternità, ove è impossibile stabilire un'anteriorità e una posteriorità degli atti divini, cosa che fuga ogni interpretazione foziana nel senso di una presunta processione binaria. Si consideri, poi, che il Figlio, consustanziale al Padre, è a Lui uguale e che, come scrive Sant'Agostino nel "De Trinitate" (Libro I, 4; Libro II, 1), un atto compiuto dal Figlio è, al contempo, compiuto dal Padre e dallo Spirito Santo, ed un atto compiuto dal Padre è, al contempo, compiuto anche dal Figlio e dallo Spirito Santo, cosa che smentisce, ancora una volta, l'interpretazione foziana sulla processione binaria, volta a negare la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio.
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