Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 1 marzo 2013

Arnaldo Xavier da Silveira. Quo vadis, Petre?

1) Dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, nelle esternazioni dei cattolici sui mezzi di comunicazione si nota con preoccupazione un errore grave e frequente: l’idea che, godendo il Conclave dell’assistenza dello Spirito Santo, possiamo stare tutti tranquilli, perché sarà sicuramente scelto un Pontefice fedele, che ben condurrà le anime alla salvezza eterna. C’è la tendenza a credere che lo Spirito Santo diriga l’assemblea al punto da scegliere direttamente il nuovo Papa. Anche dei Cardinali hanno usato espressioni che suggeriscono quest’idea, come se l’elezione fosse opera esclusiva, o quasi esclusiva, dello Spirito Santo.

Dell’assistenza dello Spirito Santo in Conclave

2) Tale idea si oppone alla sana dottrina e desta perplessità in coloro che, avendo una qualche conoscenza delle cose cattoliche, sanno quanto sarebbe assurdo affermare che fu lo Spirito Santo a scegliere Rodrigo Borgia, cardinale scandaloso con dei figli bastardi, per farne il Papa Alessandro VI. E questo non è l’unico caso del genere nella storia della Chiesa.

3) La vera dottrina in materia è presentata dal Mangenot nel Dictionnaire de Théologie Catholique: “L’assistenza dello Spirito Santo è solo l’effetto della speciale provvidenza di Dio per la sua Chiesa, per in essa conservare, illustrare e difendere da ogni attacco, il deposito della rivelazione affidato ai suoi apostoli. Pertanto, questa assistenza non toglie la libertà dei dottori infallibili della Chiesa; essa suppone ed esige la loro attività. Lo dice il suo stesso nome: lo Spirito Santo assiste la Chiesa per impedirle di errare. È necessario, poi, che essa ricorra ai mezzi ordinari: ricerche, studi, discussioni e deliberazioni, che allontanino l’errore dal suo interno. Lo Spirito Santo favorisce quest’attività con le sue grazie attuali e veglia perché essa non si discosti in nulla dal retto cammino della verità rivelata” (DTC, Assistance du Saint-Esprit, t. I, 2ª parte, col. 2.127).

4) Nel 1997, Benedetto XVI, allora Cardinale Ratzinger, si è espresso così, alla televisione bavarese, circa l’assistenza divina in Conclave: “(...) lo Spirito Santo non assume esattamente il controllo della situazione, piuttosto, come un buon educatore, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza abbandonarci completamente. Così, il ruolo dello Spirito Santo, dev’essere inteso in modo molto più elastico: non come se dicesse qual è il candidato che dev’essere votato”.

5) I Cardinali non sono trascinati e costretti a scegliere il candidato migliore e più appropriato alle circostanze, ma sono solo aiutati, assistiti, in modo non impositivo, che non toglie loro la libertà. Possono rifiutare la grazia. Tale assistenza è analoga a ciò che avviene negli insegnamenti papali e conciliari, nei quali può aversi errore quando non siano adempiute le condizioni di infallibilità.

La Chiesa può attraversare crisi di estrema gravità

6) Si aggiunga che, in questa terra, la Chiesa è “militante”. Il che significa che, anche se infallibile e indefettibile, Dio permette che essa attraversi delle crisi, anche gravi e gravissime, come è accaduto in varie fasi della sua storia, come al tempo della lunga crisi ariana del IV secolo. Le ragioni per le quali la divina Provvidenza permette dei mali di tali dimensioni, sono le stesse per le quali essa permette che l’uomo sia tentato e pecchi: tra le quali “perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi” (I Cor. 11:19).

7) Pertanto, quantunque possiamo e dobbiamo nutrire speranza nell’elezione di un Papa fedele da parte del prossimo Conclave, e dobbiamo pregare ardentemente per questo, non possiamo nutrire in proposito un ingenuo ottimismo, che non si basa né sulla teologia o sulla realtà dei fatti. L’eventuale elezione di un Papa progressista potrà comportare l’acuirsi della crisi attuale e la perdizione di un numero incalcolabile di anime, ma non potrà mai provocare la distruzione della Santa Chiesa, né portare il cattolico a dubitare della sua fede.

Della possibile elezione del Cardinale Ravasi

8) La stampa ha presentato come uno dei principali candidati all’elezione il Cardinale Ravasi, attuale Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. Uomo di forte personalità, abile nell’uso della parola, egli sarebbe una delle figure preferite dai progressisti. Il Cardinale Ravasi elogia Fogazzaro e Scotti, due esponenti del modernismo condannato da San Pio X. Come “credenti” enumera alla pari santi ed eretici protestanti: “da san Policarpo a san Basilio, da san Bernardo a san Luigi, da Hus a Lutero, a Melantone”. Altamente rivelatori del suo pensiero sono i suoi passi sui dolori del parto della Madonna, nei quali si allontana chiaramente dalla teologia cattolica.

Del diritto di resistere a un Papa che sia fuori dalla retta via

9) La possibile elezione di un Papa chiaramente progressista, apporterebbe grande confusione nei fedeli. I sedevacantisti negherebbero, senza dubbio, il suo status di Sommo Pontefice. A questo si opporrebbero coloro che sostengono che il Papa che si allontana dalla vera fede potrà perdere il suo pontificato solo quando questo fatto fosse manifesto per il corpo della chiesa, in generale fosse riconosciuto sia dall’alta gerarchia sia dai semplici fedeli. Questo principio è esposto dal Padre Laymann (+1635), grande moralista della Compagnia di Gesù: “fin quando (il Papa che si sia allontanato dalla fede cattolica) sarà tollerato dalla Chiesa e pubblicamente riconosciuto come pastore universale, egli godrà realmente del potere pontificio, così che tutti i suoi decreti non avranno minore vigore e autorità di quelle che avrebbero se egli fosse veramente fedele”. Questa posizione dottrinale, basata sul dogma che la Chiesa è una società visibile e perfetta, vale per il vero Papa che pecca contro la fede, come per quello che avesse già perso la fede prima della sua elezione.

10) In ogni caso, va ricordato che “quando il pastore si trasforma in lupo, è al gregge che, in primo luogo, tocca difendersi” (Dom Guéranger, +1875). – San Tommaso d’Aquino (+1274) scriveva: “(…) essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati dovranno essere accusati dai sudditi, anche pubblicamente; come San Paolo, che era suddito di San Pietro, lo accusò pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo per la fede”. – Secondo un grande teologo domenicano, il Cardinale Caietano (+1534), “si deve resistere nei confronti di un Papa che distrugga pubblicamente la Chiesa”. - Un eminente dottore gesuita, Francisco Suarez (+1617), insegna: “Se [il Papa] emanerà un ordine contrario ai buoni costumi, non bisogna obbedirgli; se tenterà di fare qualcosa manifestamente contraria alla giustizia o al bene comune, sarà lecito resistergli; se si imporrà con la forza, potrà essere respinto con la forza, con la moderazione propria della giusta difesa”. – San Roberto Bellarmino (+1621): “(…) come è lecito resistere al Pontefice che aggredisca il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisca le anime, o che perturbi l’ordine civile o, soprattutto, che tenti di distruggere la Chiesa; dico che è lecito resistergli non facendo ciò che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà” (Le referenze si trovano in “La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser?”, che pubblicai nel 1975, Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil, pp. 320-324).

Chiediamo umilmente e insistentemente a Nostra Signora del Sacro Cuore e a San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, che gli Eminentissimi Signori Cardinali si attengano fedelmente alla voce dello Spirito Santo.
__________________________
[Fonte: Una Vox, febbraio 2013]

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un vecchio articolo di Socci terminava con una citazione di San Vincenzo di Lerins: "Dio alcuni papi li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge".