Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 27 marzo 2013

Giovedì Santo. La Messa in Coena Domini e la Lavanda dei piedi

Ci conforta di non essere soli ad aver espresso perplessità [vedi precedente articolo] alla notizia che il nuovo Papa celebrerà la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo nel carcere minorile di Casal del Marmo anziché nella sua Cattedrale e che, durante la celebrazione, effettuerà la "Lavanda dei piedi" di 12 giovani di "diverse nazionalità e confessioni", come preannunciato dalla Sala Stampa Vaticana.

Lo ha fatto anche padre Scalese, in un efficace articolo intitolato: Il relativismo nella Chiesa ? nel quale ci fornisce le ragioni che avrebbero dovuto evitare al Papa una scelta che non solo sovverte la Tradizione ma soprattutto banalizza e diluisce il significato pregnante dell'atto: un Sacramentale che riguarda direttamente gli Apostoli, cioè i Sacerdoti che, attraverso esso, vengono 'iniziati' a poter servire gli ultimi; il che è la conseguenza finale che il Papa intende significare col suo gesto. Un gesto che rischia appunto di diventare prevalentemente mediatico(1) sia per l'enfasi esasperata che i mezzi di comunicazione stanno dando alle parole e alle azioni del nuovo Papa già di per sé foriere di 'rottura' di schemi ma anche di significati. In questo caso, per la impropria trasposizione dell'atto comunque liturgico a non-cristiani, forse non-credenti e per di più responsabili di reati. Non trascurando di ricordare che il Sacramentale è un elemento significativo, se pur secondario, di un Rito che commemora qualcosa come l'Istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio, dei quali viene trascurata la celebrazione secondo la Tradizione anche conciliare, proprio in un tempo sacro e solenne per l'intera cristianità come il Triduo Pasquale.
Osserva Padre Scalese:
Una trentina d’anni fa fu pubblicato il Cæremoniale Episcoporum, che non credo fosse destinato soltanto ai cerimonieri delle cattedrali, ma innanzi tutto ai Vescovi stessi. Faccio notare che non mi riferisco al Cerimoniale del 1600, ma a quello del 1984, “ex decreto Sacrosancti Œcumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgatum”. Ebbene, che cosa si dice nel suddetto Cerimoniale a proposito dei riti del Triduo pasquale?
«Tenendo quindi presenti la particolare dignità di questi giorni e la grande importanza spirituale e pastorale di queste celebrazioni nella vita della Chiesa, è sommamente conveniente che il Vescovo presieda nella sua chiesa cattedrale la Messa nella Cena del Signore, l’azione liturgica del venerdí santo “nella passione del Signore”, e la veglia pasquale, soprattutto se in essa si devono celebrare i sacramenti della iniziazione cristiana» (n. 296).
E, specificamente a proposito del giovedí santo, il Cerimoniale prosegue:
«Il Vescovo, anche se ha già celebrato al mattino la Messa del crisma, abbia ugualmente a cuore di celebrare anche la Messa della Cena del Signore con la piena partecipazione di presbiteri, diaconi, ministri e fedeli intorno a sé» (n. 298).
Non si tratta di norme tassative, ma di indicazioni in ogni caso pressanti, dalle quali, a mio parere, solo per gravissime ragioni ci si potrebbe discostare.
[...] c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il Vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri» (Sacrosanctum Concilium, n. 41). Un testo che viene ripreso dal Cerimoniale, che aggiunge: «Dunque le sacre celebrazioni presiedute dal Vescovo, manifestano il mistero della Chiesa a cui è presente Cristo; perciò non sono un semplice apparato di cerimonie … In tempi determinati e nei giorni più importanti dell’anno liturgico si preveda questa piena manifestazione della Chiesa particolare a cui siano invitati il popolo proveniente dalle diverse parti della diocesi e, per quanto sarà possibile, i presbiteri» (nn. 12-13).
La citazione segue una premessa da cui estraggo
È vero che il Papa può decidere quel che vuole: egli è il legislatore supremo. Ma può decidere, appunto, legiferando. Se esiste una legge che a lui non piace, può cambiarla; ma, se una legge esistente, fatta da lui o da uno dei suoi predecessori, lui non la cambia, non mi sembra opportuno che la disattenda. Non sono un canonista, ma non mi pare che al Papa possa applicarsi il principio “Princeps legibus solutus”: non sarebbe molto corretto nei confronti di quanti quelle leggi sono tenuti a osservarle. Questo, come principio generale.
E trae le seguenti conclusioni, definite senza mezzi termini conseguenze devastanti:
  1. innanzi tutto, disattendendo le norme esistenti, anche quelle che potrebbero apparire secondarie, si rischia di mettere in discussione alcuni valori fondamentali, che il Concilio ha rimesso in luce e ha voluto che divenissero patrimonio comune della Chiesa;
  2. in secondo luogo, potrebbe passare l’idea che le norme ci sono, sì, ma non è poi così importante rispettarle: se il Papa ritiene possibile trascurarle, significa che non sono poi così importanti; e se lo fa lui, perché non potrei fare io altrettanto?;
  3. inoltre si potrebbe dare l’impressione che non esista alcuna norma oggettiva e stabile, valida per tutti e per sempre, ma che tutto dipenda esclusivamente dalla discrezionalità del responsabile di turno;
  4. infine c’è il rischio che il relativismo, tanto osteggiato a parole nella società, diventi di fatto la norma suprema anche all’interno della Chiesa.
Aggiungo:
  1. il Coerimoniale Episcoporum, riprende il solito stantio refrain conciliare della partecipazione piena ed attiva dal popolo santo di Dio, quindi ancora ed ancora si insiste sul fatto che è il popolo di Dio che fa, è lui il soggetto, è la comunità che rende presente il Mistero che, invece, ci è stato dato, ci precede, ci supera e ci accompagna.
  2. Inoltre, un altro aspetto di 'rottura', che nessuno sembra rilevare, sta anche nel fatto di inserire, in ragione delle differenti nazionalità dei ragazzi, in un rito iniziatico cattolico -che tale è- probabili seguaci di altre religioni e forse non-credenti.
  3. Il relativismo è già presente nella Chiesa, nel senso che è presente nella predicazione e nella "pastorale" di tanti suoi uomini, ma non è presente ovviamente nella Dottrina, nella Morale, nella Liturgia, nel Depositum Fidei, questo per ciò che è stato promesso da NSGC. 
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(1) Mi compiaccio che il Vis abbia comunicato che alla celebrazione non saranno ammessi né giornalisti né telecamere (d'altronde si tratta di Minori e c'è una legge che ne tutela la persona tutelandone l'immagine). Purtroppo però la mediaticità non si esaurisce nelle immagini date in pasto al pubblico, ma è insita nell'evento in sé.

34 commenti:

Luisa ha detto...

Confermo il mio sconcerto a proposito della decisione del Vescovo di Roma per la Messa che ricorda l`istituzione dell`Eucaristia e del Sacerdozio.

Aggiungo che dovrò, dovremo, aspettarci ancora molte sorprese, Zenit stamattina pubblica le parole che Jorge Bergoglio ha pronunciato nel suo intervento durante la Congregazione Generale, è il cardinale di Cuba a rivelarle, con il permesso del nuovo Papa.

http://www.zenit.org/it/articles/le-parole-di-papa-francesco-prima-di-essere-eletto-pontefice

giovanna ha detto...

Condivido lo sconcerto. Scelta discutibile, spiazzante e pericolosa. L’art. di Zenit citato da Luisa ne spiega il senso, praticamente: la Chiesa, secondo Bergoglio, deve uscire da se stessa e andare alle periferie esistenziali dell’umanità. Ed è tutto da capire e verificare cosa intenda per ‘autoreferenzialità’ della Chiesa, che contrappone alla parresia. Non so. Mi sembra un vecchio adolescente che vuole cambiare tutto salvo se stesso.

Anonimo ha detto...

E' la cosa più abominevole ed atroce che sia stata pensata ed attuata contro la Chiesa di Cristo dalla sua nascita. L'attacco apre il terzo fronte. quello dell'Eucarestia. Il primo era stato aperto da Muller (BXVI regnante sotto tutela tedesca) con la verginità intermittente di Maria. Il secondo è stata la trasformazione del Papa in Vescovo di Roma il 13/3/2013 cui per logica conseguirà l'abolizione del cardinalato.
Gli scismatici, grazie all'ignavia ed alla stupidità dei custodi hanno preso Roma, temo che a questo punto per riconquistarla occorrerà darsi per un pò alla macchia. Per l'Europa mediterranea è una inedita novità. Comunque coraggio e fiducia. Non prevalebunt. Mazzarino da ALMA PREX

Marco P. ha detto...

A me sembra che il ragionamento non fili, in questo senso:

il Papa ha deciso di celebrare la Messa in Coena Domini con i carcerati.
Il Padre Scalese in sostanza dice che non dovrebbe farlo perchè, (oltre alle altre varie ragioni che Mic sottolinea con ragione ed il Padre Scalese ricorda en passant nella parte terminale del suo intervento, in primis quella per cui viene così enfatizzato il sacramentale della lavanda dei piedi a discapito dei due contenuti principali che il Rito in questione commemore e cioè l'istituzione dell'Eucaristia e quella del Sacerdozio ministeriale)
disattende quanto richiesto dal Caerimoniale Episcoporum, e cioè, in sintesi, che il Vescovo celebri la S. Messa in questione nella propria cattedrale assieme a quanti più clero e fedeli della sua diocesi possibile, questo perchè in tal modo secondo il Coerimoniale, tutti devono essere convinti che c'è "una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena ed attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celbrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia...." .
Il Padre Scalese dice che il Papa è il supremo legislatore e che per questo deve egli per primo sottostare alla legge dal Papa promulgata ma se ve ne fosse una che lui personalmente non condivide, non la può disattendere ma la deve prima riformare.
Ma il Coerimoniale Episcoporum, sempre il Padre Scalese, ricorda che non consta di "...norme tassative, ma di indicazioni in ogni caso pressanti, dalle quali, a mio parere, solo per gravissime ragioni ci si potrebbe discostare. " .
Quindi non sono norme tassative, infatti non impogno nulla ma semplicemente esortano ("il Vescovo abbia a cuore"... " E' sommamente conveniente che il Vescovo presieda nella sua chiesa cattedrale" ... "il Vescovo si preoccupi...") in pieno stile di "misericordia" conciliare e di autodisciplina.
E' evidente che tale Coerimoniale esortativo e non impositivo lascia aperti spiragli nei quali il Vescovo di turno può trovare la scappatoia, fosse anche come è il caso l'arcivesovo di Buenos Aires o il Vescovo di Roma.

Ecco perchè secondo me non ci si può lamentare delle conseguenze "devastanti" perchè queste sono già contenute in nuce nella loro causa ossia in una "norma" che tale non è, non imponendo alcunché. La risposta agli effetti elencati nell'articolo è quindi, a mio parere come segue:
a) le norme attuali non vengono disattese per quanto sopra spiegato;
b) le norme attuali per quanto spiegato al punto a) è vero che non sono così importanti, nel senso che non sono vincolanti.
c) certo, da 50 anni in qua non esiste nessuna norma oggettiva e stabile ma tutto è in continua e perenne evoluzione, questo della S. Messa in Coena Domini, è solo l'ultimo - per ora - episodio.
d) Il relativismo è già presente nella Chiesa, nel senso che è presente nella predicazione e nella "pastorale" di tanti suoi uomini, non è presente ovviamente nella Dottrina, nella Morale, nella Liturgia, nel Depositum Fidei, questo per ciò che è stato promesso da NSGC.

Un'ultima annotazione: il Coerimoniale Episcoporum, ovviamente riprende il solito stantio refrain conciliare della partecipazione piena ed attiva dal popolo santo di Dio, quindi ancora ed ancora si insiste sul fatto che è il popolo di Dio che fa, è lui il soggetto, è la comunità che rende presente il Mistero.. siamo alle solite.

Anonimo ha detto...

Un'ultima annotazione: il Coerimoniale Episcoporum, ovviamente riprende il solito stantio refrain conciliare della partecipazione piena ed attiva dal popolo santo di Dio, quindi ancora ed ancora si insiste sul fatto che è il popolo di Dio che fa, è lui il soggetto, è la comunità che rende presente il Mistero.. siamo alle solite.

Sono perfettamente d'accordo.
Inoltre, un altro aspetto di 'rottura', che nessuno sembra rilevare sta anche nel fatto di inserire in un rito iniziatico cattolico -che tale è- dei non credenti....

Anonimo ha detto...

Dall'udienza di oggi:

http://www.news.va/it/news/prima-udienza-generale-di-papa-francesco-gesu-non

“Vivere la Settimana Santa – ha aggiunto - è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”: uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la misericordia di Dio che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per noi”.

Anonimo ha detto...

Tutto vero. Ma Gesù ha detto a Pietro, ed è questa la sua funzione prioritaria:
"pasci le mie pecore" (gli Apostoli) e "pasci i miei agnelli" (i fedeli) perché il Buon Pastore (che lo rappresenta) confermi le pecore e gli agnelli perché siamo messi in grado di uscire da se stessi e fare quello che lui ha fatto.
Oltre a chiamarne dodici, Gesù li 'costituì' e poi li 'inviò' agli ultimi, dopo aver non solo dato l'esempio, ma compiuto l'atto supremo di obbedienza (sulla Croce) e di amore (dono di sé fino alla fine in espiazione e redenzione per noi e per la nostra salvezza) che ci introduce nella Risurrezione e dunque nella "nuova creazione" in Lui... Ma la Chiesa e i suoi Sacramenti dei quali si serve per trasformarci in Lui e renderci capaci di "uscire da noi stessi" non è scontato che viva una "fede stanca ed abitudinaria" e la "tentazione di chiudersi nei suoi schemi che finiscono per chiudere l'azione creativa di Dio". "uscire dagli schemi" non significa necessariamente fare atti eclatanti sempre nuovi per ogni pastore che li misura su se stesso e non sul Signore che nel consegnarsi a noi, ci ha consegnato anche la Chiesa che ci ha fatti quelli che siamo e non è fatta di schemi (la Tradizione non ha schemi, ma insegnamenti ed è viva non "vivente" cioè arbitraria) ed è fecondata dalla Grazia di Cristo di cui è portatrice!

Anonimo ha detto...

Sarà sempre più difficile misurarsi con questa nuova forma mentis che ha invaso la Chiesa e incontra il favore di chi resta in superficie e si lascia abbagliare dalle parole affascinanti e da gesti coinvolgenti, che non si sa dove ci stanno portando!

Luisa ha detto...

Ho appena visto l`udienza generale e lo sconcerto continua sempre più forte, è il Vescovo di Roma che ha tenuto l`udienza, come tale Jorge Bertoglio ha parlato solo in italiano, lo ha fatto anche per i fedeli di lingua spagnola.

Anonimo ha detto...

Inversione di rotta di messa in Latino che ha cessato le critiche e oggi si sofferma sulla stemma.

giovanna ha detto...

A proposito della catechesi di oggi, forse non si è accorto che le 99 pecore ancora nel recinto hanno bisogno di lui e di una Chiesa credibile. Si lamenta delle parrocchie chiuse, ma non si accorge che anche casa sua sarà chiusa il giovedì santo, e le 99 pecore dovranno rifocillarsi alla magnifica omelia di papa Benedetto riproposta opportunamente qui

Anonimo ha detto...

Grazie Marco p.,
la tua riflessione mi ha aiutato ad un'aggiunta importante sull'articolo.

Anonimo ha detto...

Poco fa ho letto Forum catholique. Conforta trovare i nostri stessi stati d'animo e le nostre stesse riflessioni.

Anonimo ha detto...

Ecco perchè secondo me non ci si può lamentare delle conseguenze "devastanti" perchè queste sono già contenute in nuce nella loro causa ossia in una "norma" che tale non è, non imponendo alcunché. La risposta agli effetti elencati nell'articolo è quindi, a mio parere come segue:
a) le norme attuali non vengono disattese per quanto sopra spiegato;
b) le norme attuali per quanto spiegato al punto a) è vero che non sono così importanti, nel senso che non sono vincolanti.
c) certo, da 50 anni in qua non esiste nessuna norma oggettiva e stabile ma tutto è in continua e perenne evoluzione, questo della S. Messa in Coena Domini, è solo l'ultimo - per ora - episodio.
d) Il relativismo è già presente nella Chiesa, nel senso che è presente nella predicazione e nella "pastorale" di tanti suoi uomini, non è presente ovviamente nella Dottrina, nella Morale, nella Liturgia, nel Depositum Fidei, questo per ciò che è stato promesso da NSGC.


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Ma Gesù Cristo non ci ha lasciato un pacchetto di norme vincolanti.
Se lo ha fatto, illuminatemi voi.

Japhet ha detto...

Non bastano slogan da pubblicità progresso per rimettere in circolo il sangue nel cuore e nel cervello di gente rattrappita dall'abrutimento.

Anonimo ha detto...

Mic:
Sarà sempre più difficile misurarsi con questa nuova forma mentis che ha invaso la Chiesa e incontra il favore di chi resta in superficie e si lascia abbagliare dalle parole affascinanti e da gesti coinvolgenti, che non si sa dove ci stanno portando!

Ma, ame non sembra nuova, semmbra sia tale da dopo ilCVII

il vandeano ha detto...

E' l'ennesimo tradimento. allucinante!! Le persone cui vengono lavati i piedi rappresentano gli Apostoli, per cui devono essere uomini adulti e credenti. Mai e poi mai possono essere ragazzi e non cattolici. E poi, parliamoci chiaro, con il buonismo e il lassismo che c'e' in Italia per stare in carcere un minorenne deve essere come minimo accusato di omicidio o stupro, speriamo, per evitare peggiori profanazioni, che la SS.Comunione sia data solo a ragazzi di fede cattolica, e preventivamente confessati.

Anonimo ha detto...

Ma Gesù Cristo non ci ha lasciato un pacchetto di norme vincolanti.
Se lo ha fatto, illuminatemi voi.


No, non ci ha lasciato un pacchetto di norme vincolanti, ma ci ha lasciato Sé stesso, nella Sua Chiesa che lo rende presente, nei secoli, attraverso il munus docendi, regendi, sanctificandi dei sacerdoti e la Fede viva dei fedeli.
Se nel Depositum Fidei che la Chiesa custodisce e trasmette ci fossero solo norme vincolanti, come avrebbero fatto a illuminarci e a corroborarci, in una sublime Comunione nel Signore al di là dello spazio e del tempo, generazioni di Santi ?

Cesare Baronio ha detto...

Nel gergo comune, che riflette il buon senso, si dice "fuori di sé" per intendere lo stato di alienazione pericoloso e patologico di una persona. Uscire da sé, secondo le parole di Bergoglio, dovrebbe essere un nuovo modo di evangelizzare il mondo, rinunziando all'autoreferenzialità di cui la Chiesa secondo lui soffrirebbe.

Pare invece che questa autoreferenzialità sia piuttosto una delle manifestazioni della sindrome ossessivo-compulsiva che la setta conciliare continua a ripetere dal Vaticano II. Essa è la sola - e se ne bea - ad essere veramente autoreferenziale, poiché fa strame della millenaria Tradizione cattolica e si limita ad innalzare il grottesco totem del Concilio sulle rovine della Dottrina, della Morale, della Spiritualità, dell'arte e della cultura.

La setta conciliare si ghettizza da sé, ed ora non si accontenta di abbassare la maestà della Sposa del Re Divino distruggendone i riti e gli insegnamenti, ma vuole addirittura rivendicare il monopolio su tutti i ghetti del mondo, sulle cosiddette periferie dell'umanità, trascinando nella miseria, nell'abbruttimento e nell'ignoranza l'intero gregge cattolico, anziché innalzare i miseri e i diseredati alla dignità di figli di Dio e della Chiesa Romana.

Visione miserabile, pauperista nel modo più abbietto ed eretico, demagogica come nemmeno durante il pontificato di Giovanni Paolo II si era visto.

Coerentemente con questa impostazione, gli "apostoli" cui Bergoglio laverà i piedi sono carcerati, delinquenti, emarginati e - ça va sans dire - di altre religioni. Essi non devono essere gli "eletti" ai quali il Signore dà l'esempio di umiltà, ma devono essere l'esatto contrario, ossia i reietti che nell'umiltà forzata vivono quotidianamente, senza essere stati scelti per alcuna missione divina.

E ancora: uscire da sé come sinonimo di uscire dalle sacrestie. L'esatto opposto di quanto fece il Santo Curato d'Ars, che per convertire il paese del quale era parroco decise di rimanere in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento, anziché uscire nelle piazze a predicare al popolo che già allora era sulla via del paganesimo. I frutti di quella preghiera adorante si sono visti: si vedranno anche quelli, infelici, di questo attivismo mondano.

E siamo solo all'inizio.

Anonimo ha detto...

Padre Gaetano Greco, [cappellano del carcere] non nasconde che, almeno inizialmente, è rimasto un po' perplesso, «perché tra i nostri ospiti solo otto sono italiani, sei maschi e due donne. Gli altri sono tutti stranieri. E la maggior parte sono musulmani. Alcuni poi non hanno alcun credo religioso. Dunque molti di loro non sanno neppure chi sia il Papa. La nostra è una popolazione molto eterogenea e anche molto provvisoria. Non restano a lungo nell'istituto, dunque è difficile fare un lavoro pastorale duraturo nel tempo. Qui si tratta di accompagnarli in un momento molto difficile della loro esistenza, di far conoscere loro Gesù e la sua infinita misericordia, di riaccendere la loro speranza con una fiammella di fede».
Anche per questo, spiegare loro l'importanza della visita del Papa non è stato facile. «Mi è venuto in soccorso -- confida il cappellano -- un giovane napoletano che è qui da un po'. Li avevo radunati tutti per cercare di far capire soprattutto il significato del gesto del Pontefice, che è un gesto d'amore nei loro confronti. Sono rimasto per un attimo sconsolato dai primi sguardi privi di espressione o al più incuriositi dal mio entusiasmo. Poi il nostro amico ha rotto quel silenzio con la più classica delle espressione napoletane: «Maronna mia, o Papa accà!» e si è messo le mani nei capelli con il volto che tradiva emozione frammista a felicità. È stato in quel momento che tutti gli altri, vedendo il suo stupore, hanno capito che doveva trattarsi di qualcosa di veramente straordinario e hanno cominciato a farmi domande. A poco a poco ho visto crescere l'entusiasmo. E da quel momento non si è più spento».

http://paparatzinger6blograffaella.blogspot.it/2013/03/riservata-ai-giovani-detenuti-la-messa.html

Marco P. ha detto...

Caro Anonimo delle 13,27
Gesù ha vincolato gli Apostoli a predicare il Vangelo ed a battezzare, ed ha vincolato Pietro a pascere le sue pecore ed i suoi agnelli (n.b. "i suoi"), inoltre lo ha vincolato a confermare i suoi fratelli nella Fede.
Gesù ha fondato la Chiesa ed ha dato il potere delle chiavi a Pietro, in ciò sancendo il diritto/dovere della sua Sposa a legiferare e condannare gli errori.
Gesù ha poi anche detto che neppure uno jota della legge sarebbe passato fino a che fossero esistiti il cielo e la terra e quindi neppure uno dei dieci comandamenti - che mi sembrano vincolanti - sarebbero passati. Tra questi dieci in particolare i primi tre si riferiscono ai diritti di Dio che devono essere la prima preoccupazione di ogni uomo, in particolare se cattolico ed in particolare maggiore se ordinato (sacerdote), ed in particolarissimo modo se avente il ministero sacerdotale nel massimo e completo grado di successore degli Apostoli ed infine in modo assolutissimo se si è il successore del principe degli Apostoli, S. Pietro, cioè il Papa. Questa carrellata per significare la costituzione divina della Chiesa e la sua struttura gerarchica e monarchica (mono = uno).
Il "pacchetto" di norme vincolanti è costituito da tutto il Magistero ancorato alla Tradizione che la Chiesa Docente ha donato ai fedeli lungo gli oltre due millenni di storia. Queste norme vincolanti sono un aiuto fondamentale per potersi salvare l'anima (salus animarum suprema lex), infatti senza dei pastori col bastone, ciascuno di noi, ferito dal peccato originale, sarebbe in balia e schiavo solo delle sue passioni e quindi del diavolo.
Ora la Chiesa è il corpo mistico di Cristo, ecco che le norme vincolanti che la Chiesa impon(va)
non sono altro che l'applicazione di quanto Gesù ha detto di fare.

Diverso è l'approccio di chi pensa che l'uomo moderno è in grado da sè di non aderire agli errori, se così fosse si salverebbe da sè, non sarebbe necessario Gesù, e neppure la Chiesa, il peccato originale sarebbe una leggenda etc etc.

Se il cattolico è riconoscibile in primis per la sua obbedienza all'autorità che gli sta sopra (perchè si affida totalmente a Dio), allora questa autorità se è solo esortativa non gli dà modo di obbedire ma lo lascia libero in senso sbagliato, in senso moderno.

Paolo ha detto...

Concordo pienamente con questa frase:
"È vero che il Papa può decidere quel che vuole: egli è il legislatore supremo. Ma può decidere, appunto, legiferando."

Anni e anni a discutere che il post concilio era diventato un fai da te e che quindi ci voleva una riforma della riforma per limitare la possibilità che ciascuno facesse quello che vuole, e poi si fanno delle riforme senza legiferare?

Non solo, ma se almeno Papa Francesco si fosse posto come una guida autoritaria e certa, da Papa quindi, non da Vescovo fra pari, almeno de facto si potrebbe dire che tutti devono fare come lui, come il suo esempio. Invece no, ogni Vescovo farà come gli pare e piace, e da lì ogni parroco farà come gli pare e piace, fino ai fedeli stessi.

La collegialità in questo caso si traduce in anarchia.

Come ad esempio il fatto di non abitare nell'appartamento papale.
Ma che storia è questa? perchè era lussuoso?
Allora buttiamo giù la cattedrale in San Pietro perchè consuma troppa energia per riscaldarla?
E vi immaginate da ora in poi l'attacco che ci potrà essere verso un suo successore che decidesse di abitare nell'appartamento papale? Diranno: ecco che ritorna lo spreco, e giù bordate.

E' una questione di approccio, più che nel merito, devastante.

Marco P. ha detto...

Cara Mic,
sono lieto se il mio intervento è di una qualche utilità, tutto sempre e solo ad maiorem Dei Gloriam.
Grazie a te per il tuo (mi permetto di darti del tu) prezioso ed instancabile lavoro.

Anonimo ha detto...

DAL WEB vari titoli:

Gesuiti all'attacco col cerchiobottismo.
L’ecumenico Francesco:
Più vescovo che Papa per riunire le chiese separate


MA IL PRIMATO PETRINO NON PUÒ ESSERE DISCUSSO: “E’ DI NATURA DIVINA”
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La cupa rivoluzione di Papa Bergoglio
In meno di una settimana dopo la sua elezione il 13 marzo 2013, Papa Francesco I ha già compiuto più per il progressismo nel cambiare il papato di quello che è stato fatto negli ultimi decenni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI insieme.
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(v. link già citato varie volte, comunque ciò che importa è la cosa detta, non chi l'ha detta: si tratta di fatti osservabili giorno per giorno, registrati su tante testate on line)
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-The Iconoclast Assault Continues
-Card. Schonborn's 'Prophecies':
Will we see the complete destruction of the Church by a massive closing of churches and a re-structuring of the life of the faithful as promoted by some of the closest disciples of Pope Ratzinger? It was, after all, the Cardinal of Vienna Christoph von Schönborn who predicted in January 2012 – that “the very nature of the Church” would be changing very soon.
= nel 2012 Schonborn disse che la vera natura della Chiesa sarebbe cambiata MOLTO PRESTO...attraverso una massicci achiusura di chiese e "ristrutturazione della vita di fede" (come?...ahimè lo vedremo nelle nostre diocesi)
-Transforming the Papacy into a job
(il papato= un mestiere "a tempo determinato" come altri, in seguito all'abdicazione del 28 febbrario)
-cambiare il volto della Chiesa, che ora diventa MISERABILISTA:
con il pauperista Francesco sul Soglio di Pietro vince e trionfa -senza più OSTACOLI- l'idea di Y. Congar, che proclamava la DE-CLERICALIZZAZIONE della Chiesa,
v. Temoignage, 1974:
Y. Congar, Pour une Église servante at pauvre (Paris: Cerf, 1963), pp. 135-6.
-Miserablist Church
ecc.
con immagini eloquenti, su

http://www.traditioninaction.org/RevolutionPhotos/A513-Bergoglio.htm

PS sono d'accordo con Baronio.
Avevo postato alcune cose in riguardo al grande INGANNO chiamato "rinnovamento", con l'esca diabolica e sopraffina: la maschera moralista del MISERABILISMO, ma la redazione continua a censurare i miei commenti, non si sa perchè.

Anonimo ha detto...

Inversione di rotta di messa in Latino che ha cessato le critiche e oggi si sofferma sulla stemma.

Ho dato uno sguardo a MiL. Non mi pare che sia cambiato nulla.
Esprimono gli stessi timori che esprimiamo noi con un po' più di rispetto in confronto a precedenti articoli. Tutto qui.
Sui commenti, transeamus...

Anonimo ha detto...

Questo papa è amato da certi giornaloni che invece rendevano vita difficile prima a Karol Wojtila e poi a Joseph Ratzinger. basta tanto per capire che la strda presa è quella "molto larga".Ho sempre pensato che la Chiesa Cattolica, proprio pechè cattolica, deve uscire, andare fuori ma verso dove?. In questo momento storico, questa stessa Chiesa aveva bisogno di essere riconfermata nella fede. Ed invece ci stiamo ritrovando intanti che dopo l'entusiasmo dei primissimi giorni iniziamo a vedee che qualcosaproprio non va. Forse il Signore ci ha voluto ancora più mettere alla prova per aver trattato male un suo servo.

Eschaton.ch ha detto...

Laudetur Iesus Christus !

Un giorno si ringraziera Mgr. Lefebvre ...

Serena Settimana Santa a tutti !

Eschaton.ch

Amicus ha detto...

Oggettivo oscuramento della Messa in Coena Domini, dell'istituzione della SS.ma Eucaristia e del Sacerdozio: il tutto, nascosto dietro il paravento della visita ai minori detenuti a Casal del Marmo, che avrebbe potuto esser fatta in qualsiasi altro momento.
Le idee del 'Vescovo (o Papa) di Roma' Francesco I che soggiacciono a tutto ciò, mostrano di essere impregnate di orizzontalismo naturalista, tipico appunto del Rotary Club di cui egli è membro onorario.
Come già dicevo, non si scappa: da determinate pessime premesse non possono che scaturire determinate pessime conseguenze, come appunto questa. Prepariamoci alla resistenza.
Grazie a Dio abbiamo come aiuto la FSSPX, come scriveva sopra 'Eschaton.ch' (a proposito, auguri e complimenti per il blog, Julien! Con 'Chiesa e postconcilio', col blog di Baronio e 'Fides et Forma', è tra i non molti che abbiano le idee chiare in questo caos).

Anonimo ha detto...

Dimentica di essere non solo il vescovo di Roma ma anche il 'vescovo universale'.
Quella del Giovedì Santo in coena Domini è una celebrazione importante, centrale nell'Anno liturgico ed è per tutti i fedeli, non per i non-credenti o per chi aderisce ad altre fedi.
Diverso sarebbe stato, come già detto, andar dai carcerati a celebrar la messa in un'altra occasione; ma la Settimana Santa è per tutti i fedeli.

La messa è per il bene di tutti i fedeli. Le cattedrali sono state costruite per questo e nemmeno si può dire (come strombazzano i media dopo l'udienza di mercoledì) che "il Signore non ha casa perché sua casa è la gente". E' vero; ma dobbiamo ricordare che sua casa sono le "pietre vive", cioè i credenti in Lui. Poi, per diventare pietre vive e portarLo nella nostra vita e "rimanere" in Lui è necessario anche radunarsi nella chiesa-tempio (Casa di Dio e casa comune dei fedeli) e ricevere i Sacramenti.

E non per abitudine o tradizione sclerotica: è la vita della Chiesa. C'è sempre il rischio di viverlo come un'abitudine, ma non lo si può dare per scontato. Ed è anche vero che bisogna "uscire" da sé, ma prima bisogna scoprire chi si è e dove si sta andando e a portare Chi... Se la Chiesa non riscopre la sua autentica identità, quale "nuova" evangelizzazione può fare?

Se non è monastica, la Messa è veramente culto pubblico della Chiesa. Questo anomalo Giovedì Santo, dunque, è un cattivo esempio che purtroppo molti seguiranno.

Anonimo ha detto...

La perdita del significato originario di questa azione sacramentale mi rattrista.

Anonimo ha detto...

Questo vescovo da vescovo di Buenos Aires e anche da vescovo di Roma ci ha mostrato: relativismo - modernismo - umanesimo - sincretismo - indifferentismo ...che sarà anche il risultato dei precedenti.

dal web ha detto...

Sul web c'è una ripresa di Romereports. Non è vero quindi che erano vietate le telecamere...

Che dirà l'islam della ragazza musulmana cui è stato lavato (e baciato) il piede?

dal web ha detto...

Non entro nel merito della peraltro brevissima omelia, che giustamente parla d'amore e servizio. Ed il servizio del Papa è testimoniare sino alla morte la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa che lui ha fondato su Pietro, Chiesa gerarchica con al vertice il Papa che ha un munus che può esercitare al massimo grado - in modo infallibile - da solo o, ove lo ritenga opportuno, insieme al concilio.
Ecco, mi chiedo: qual è il significato del Giovedì Santo? La celebrazione dell'istituzione del Sacerdozio e dell'Eucaristia. Tutti i vescovi del mondo celebrano questo sublime rito attorniati dai loro sacerdoti, come Cristo volle intorno a sé gli Apostoli. Gesù non mandò a chiamare al convito poveri, malati, storpi o carcerati, né in un carcere o in una piazza andò a cercarli quella sera di Grazia in cui anticipò sacramentalmente il Divino Sacrificio: un motivo ci doveva essere e noi ben lo conosciamo.
Con la sua celebrazione nel carcere, con la lavanda dei piedi ai carcerati addirittura di diversa religione e di diverso sesso, il Papa non ha ripetuto quel che ha fatto Cristo, e che Cristo voleva che si ripetesse nei secoli, non ha fatto quel che doveva fare il vescovo di Roma com'egli ama definirsi. D'ogni parte, naturalmente, domani si leverà il plauso scrosciante quanto facile e l'inno al Papa povero per i poveri. A me sembra invece, che Francesco abbia completamente mutato il significato, il valore del rito del Giovedì Santo. L'ha, insomma, snaturato.
"i poveri li avrete sempre con voi!" disse Cristo in altra circostanza dove pure si parlava di povertà. Tra i carcerati avrebbe potuto andare in altro giorno ed abbracciarli e consolarli tutti. E nessuno avrebbe trovato niente da ridire, ognuno di noi avrebbe condiviso col Papa una manifestazione di grande fratellanza.
Dante Pastorelli

nunca podemos hacer ha detto...

Tenemos un serio problema, sobre todo en el catolicismo latino, con respecto a la correcta apreciación de los signos litúrgicos. De ser ventanas al misterio han pasado a ser “ceremonias” que se tienen que hacer porque toca y, más recientemente, a “cosas” que no sólo no nos acercan a Cristo sino que su materialidad nos puede llegar a escandalizar. El problema de la correcta hermenéutica del signo litúrgico es lo que se demuestra al desobedecer las rúbricas y resituar este gesto del Jesús histórico como un mero acto de humildad.

http://www.intereconomia.com/columna/papa-y-confusion-liturgica