Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 14 ottobre 2018

340 Chiese autorizzate, condanne severe per attentati contro i Cristiani. L’Egitto protegge i cristiani

Siamo lieti di registrare anche qualcosa di positivo. Speriamo di non dover più vedere, in Egitto, immagini come quella a lato.

Una buona notizia arriva dall’Egitto. Il comitato presidenziale incaricato di verificare lo status dei luoghi di culto cristiani non autorizzati ha deciso di legalizzare 120 chiese. Sale così a 340 il numero delle chiese che hanno ottenuto status legale. Si tratta di edifici che da abitazioni private nel tempo sono stati trasformati in chiese dove si celebrano messe e altre cerimonie religiose. Per la loro regolarizzazione, previa verifica che corrispondano a determinati parametri, nel 2016 è entrata in vigore una legge, fortemente voluta dal presidente della repubblica Abdel Fatah al Sisi. L’Egitto è uno dei paesi in cui la minoranza cristiana è perseguitata da gruppi e movimenti islamisti, incluso l’Isis, lo Stato Islamico, autori di attentati a chiese e altri luoghi di culto e aggressioni a cittadini di fede cristiana. L’11 ottobre un tribunale militare ha condannato 17 persone alla pena capitale, 19 all’ergastolo e 10 a pene detentive da 10 a 15 anni per aver partecipato all’esecuzione di una serie di attentati dinamitardi a chiese rivendicati dall’Isis. Gli attacchi si sono verificati nel 2016 e nel 2017 al Cairo, ad Alessandria e Tanta, hanno colpito i cristiani copti e hanno provocato la morte di 74 persone. Amnesty International ha deplorato le sentenze capitali sostenendo che non serviranno a evitare future violenze tanto più che i verdetti sono stati emessi in processi militari ingiusti. “L’Egitto – ha dichiarato Najia Bounaim, direttore di Amnesty International per il Nord Africa – detiene un impressionante primato di civili giudicati in tribunali in cui i verdetti di colpevolezza spesso sono emessi sulla base di confessioni estorte con tortura”.

1 commento:

Invece, purtroppo, in Cina ha detto...

Roma (AsiaNews) –La notte scorsa alle 2.00, usando delle gru, le autorità di Luoyang (Henan) hanno strappato la croce dalla sommità della chiesa di via Zili al n. 68. Nel video si sentono le voci addolorate di alcuni fedeli presenti allo scempio. Ieri abbiamo dato notizia di altre croci divelte a Zhumadian (Henan) e a Wenzhou (Zhejiang).

Sotto il manto della “sinicizzazione”, ossia di assorbire le religioni nella cultura cinese, le autorità governative e il Fronte unito stanno strappando croci, distruggendo chiese, cancellando decorazioni religiose all’esterno e perfino all’interno degli edifici sacri. Le decisioni per tali violenze vengono notificate solo poche ore prima, per evitare assembramenti e resistenze dei fedeli.

Le province dell’Henan e del Zhejiang sono molto più colpite perché queste sono le regioni con un’alta percentuale di cristiani (cattolici e protestanti).