Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 17 luglio 2025

Dichiarazione dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme durante la visita di solidarietà a Taybeh

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Dichiarazione dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme
durante la visita di solidarietà a Taybeh


Noi, il Consiglio dei Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, siamo oggi a Taybeh in solidarietà con la comunità locale a seguito di una tendenza crescente di attacchi sistematici e mirati contro di loro e la loro presenza. Chiediamo le preghiere, l’attenzione e l’azione del mondo, in particolare quella dei cristiani a livello globale.

Lunedì 7 luglio 2025, radicali israeliani provenienti dagli insediamenti vicini hanno appiccato intenzionalmente il fuoco vicino al cimitero della città e alla Chiesa di San Giorgio, risalente al V secolo. Taybeh è l’ultima città completamente cristiana rimasta in Cisgiordania. Queste azioni sono una minaccia diretta e intenzionale, innanzitutto per la nostra comunità locale, ma anche per l’eredità storica e religiosa dei nostri antenati e dei luoghi santi. Di fronte a tali minacce, il più grande atto di coraggio è continuare a chiamare questo posto la propria casa. Siamo al vostro fianco, sosteniamo la vostra resilienza e vi assicuriamo le nostre preghiere.

Ringraziamo i residenti locali e i vigili del fuoco per aver spento l’incendio prima che i nostri luoghi santi venissero distrutti, ma uniamo le nostre voci a quelle dei sacerdoti locali – greco-ortodossi, latini e melchiti greco-cattolici – per lanciare un chiaro appello di sostegno di fronte ai ripetuti attacchi sistematici di questi radicali, che stanno diventando sempre più frequenti.

Negli ultimi mesi, i radicali hanno portato il loro bestiame a pascolare nelle fattorie dei cristiani sul lato est di Taybeh – l’area agricola – rendendole al meglio inaccessibili, ma nel peggiore dei casi danneggiando gli uliveti da cui le famiglie dipendono. Lo scorso mese, diverse case sono state attaccate da questi radicali, che hanno appiccato incendi ed eretto un cartello con la scritta, tradotta in inglese: “non c’è futuro per voi qui”.

La Chiesa è presente fedelmente in questa regione da quasi 2.000 anni. Rifiutiamo con fermezza questo messaggio di esclusione e ribadiamo il nostro impegno per una Terra Santa che sia un mosaico di fedi diverse, che vivono insieme pacificamente con dignità e sicurezza.

Il Consiglio dei Patriarchi e Capi delle Chiese chiede che questi radicali siano chiamati a rispondere delle loro azioni dalle autorità israeliane, che ne facilitano e consentono la presenza attorno a Taybeh. Anche in tempo di guerra, i luoghi sacri devono essere protetti. Chiediamo un’indagine immediata e trasparente sul motivo per cui la polizia israeliana non ha risposto alle chiamate di emergenza della comunità locale e perché queste azioni abominevoli continuino a rimanere impunite.

Gli attacchi perpetrati dai coloni contro la nostra comunità, che vive in pace, devono cessare, sia qui a Taybeh che altrove in Cisgiordania. Questo è chiaramente parte degli attacchi sistematici contro i cristiani che vediamo dispiegarsi in tutta la regione.

Inoltre, chiediamo a diplomatici, politici e funzionari ecclesiastici di tutto il mondo di alzare una voce coraggiosa e pregante per la nostra comunità ecumenica a Taybeh, affinché la loro presenza sia sicura e possano vivere in pace, pregare liberamente, coltivare senza pericolo e vivere in una pace che sembra essere fin troppo scarsa.

Ci uniamo ai nostri confratelli del clero a Taybeh nel reiterare questa speranza di fronte a una minaccia persistente: “la verità e la giustizia prevarranno alla fine”. E ricordiamo le parole del Profeta Amos, che diventano la nostra preghiera in questo periodo difficile: “scorra invece il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne”.
+ I Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme. https://www.lpj.org/it/news/statement-of-the-patriarchs-and-heads-of-the-churches-in-jerusalem-dur

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Costoro dovrebbero fare un esercizio di immaginazione: mettersi mentalmente nei panni delle persone bruciate, uccise, invitate ad andarsene dalla loro terra. E quante sono le persone a cui sono stati uccisi figli o genitori? Bisogna immaginare di essere nei loro panni come esercizio quotidiano di un'ora per un mese. Per cercare di capire sul serio quello che si sta facendo al prossimo. Queste azioni si rivolteranno contro chi le ha compite. Questo è certo, tenetelo a mente.

Anonimo ha detto...

Taybeh, ovvero Efraim.

Anonimo ha detto...

Perché nessuno esercito cristiano difende i cristiani in quelle terre? Israele sta difendendo i Drusi che sono stati fatti oggetto di attacchi indiscriminati da parte dei musulmani "democratici" al potere in Siria. Voglio dire: i cristiani subiscono ovunque siano minoranza, che loro malgrado sono diventati anche laddove non lo erano.
E dove sono maggioranza devono accettare, grazie anche alla tiepidezza cattolica dilagante, il verbo blasfemo di minoranze assatanate.
Non è che si scambia la bontà con l'arrendevolezza, lasciando andare costantemente a braccetto la misericordia con l'ingiustizia? Molti, troppi, si approfittano in tal modo dell'evangelico "porgere l'altra guancia", considerandolo segno di passività e rassegnazione.
l'Occidente cristiano ha molto di che rimproverarsi.
¥¥¥

Anonimo ha detto...

The Gaza parish priest, Fr Gabriel Romanelli IVE, is being treated today after the Holy Family Catholic Church was hit by Israel. The church was damaged and several parishioners were injured.
https://gloria.tv/user/MWNuvHAewZR42FGQh3fa9GmQL