Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 26 settembre 2025

Avviso da Sant'Anna al Laterano

Il calendario di tutte le celebrazioni, eventi e attività del mese in corso.

Carissimi,
Eccoci, dopo l’estate, ritornare a un ritmo più normale nella vita quotidiana. Settembre e ottobre sono mesi che segnano la ripresa anche di un impegno più assiduo e stabile nella nostra vita spirituale e di sforzo nella nostra formazione cristiana. Il mondo fa le sue proposte e anche noi che “siamo nel mondo ma non del mondo” facciamo le nostre, cercando di navigare tra i marosi di questo difficile e meraviglioso tempo, tenendo lo sguardo fisso su Gesù unico Salvatore.

Alcuni avvisi per incentivare la nostra ripresa:
  • La Chiesa di S. Anna al Laterano apre tutte le Domeniche e Feste di precetto alle ore 15,00 per le Confessioni e la recita del S. Rosario (ore 15.30). Ore 16,00 S. Messa. Saluto al SS. Sacramento in Avvento e Quaresima.
  • Mercoledì 24, Venerdì 26 e Sabato 27 settembre ricorrono le Quattro Tempora di settembre [qui]. Il Liber Pontificalis attribuisce l'istituzione delle Tempora (qui), pratica che affonda le proprie radici nella tradizione veterotestamentaria, a Papa Callisto I, e nella prima metà del V secolo erano già una prassi consolidata. Le Tempora sono giorni penitenziali di consacrazione dei tempi dell'anno (corrispondenti alle quattro stagioni). Hanno radici agricole e sono nate per implorare la protezione divina sui campi, a settembre sui raccolti dell’autunno: occasione di preghiera, di digiuno e di penitenza, tempo propizio per celebrare la Confessione. Nell’ultimo giorno delle Tempora si celebravano anche le Sacre Ordinazioni dei ministri della Chiesa. Chiediamo al Signore che non faccia mai mancare numerose e sante vocazioni al Sacerdozio e alla vita religiosa.
  • Domenica 28 settembre, XVI dopo Pentecoste, la Messa delle ore 16.00 sarà cantata e solenne.
  • Lunedì 29 settembre Festa di S. Michele Arcangelo ore 7.00 S. Messa solenne all’altare di S. Michele della Basilica Vaticana. Chi intende partecipare si faccia trovare entro, e non oltre, le ore 6.45 alla Porta del Perugino.
  • Sabato 18 ottobre, alle ore 16.00, inizia presso la Sala Parrocchiale della Chiesa dei SS. Marcellino e Pietro un ciclo di incontri per giovani dal titolo “Eucarestia farmaco d’immortalità nei Santi Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati”.
  • Peregrinatio “Summorum Pontificum” ad Petri Sedem, 24-26 ottobre 2025
    - Venerdì 24 ottobre ore 18.30 Vespri pontificali nella Basilica di S. Lorenzo in Lucina celebrati dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna.
    - Sabato 25 ottobre ore 12.00 Rosario davanti alla Basilica dei Santi Celso e Giuliano. Ore 13:00 Partenza della Processione verso la Basilica di San Pietro. Ore 15:00 S. Messa Pontificale celebrata da S.E. il Card. Raymond Leo Burke all'altare della Cattedra della Basilica Vaticana.
    - Domenica 26 ottobre, Festa di Cristo Re, SS. Messe di ringraziamento: ore 08.30 Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini; ore 11.00 Chiesa Parrocchiale della SS. Trinità dei Pellegrini; ore 16.30 Chiesa della Casa Generalizia delle Figlie di S. Anna in Laterano (seguita dal Saluto al SS. Sacramento, Litanie e Consacrazione al Sacro Cuore, e Benedizione Eucaristica).
  • Sabato 6 dicembre 2025, ore 16.45 inizia, dopo la Messa del I sabato del mese nella Chiesa di S. Anna, il ciclo di catechismo dal titolo Le Virtù teologali: la vita di Dio in noi.
A tutti arrivederci
In Domino

9 commenti:

Anonimo ha detto...

https://www.aldomariavalli.it/2025/09/26/povero-san-francesco-gli-hanno-fatto-la-festa/amp/ : ritorna la festività di San Francesco d' Assisi, stavolta però in salsa tossico-niciva, non più payrono d' Italia e grande santo cattolico, bensì ecologista, pacifista catto- sinistroide, totalmente alieno da ogni residua traccia di grande evangelizzatore dei seguaci delle false religioni ( la bisita al sultano) e difrnsore della fede cattolica. Cath....us

Anonimo ha detto...

Prima Burke poi Sarah, ora lui. Sarà buon segno?
Leone XIV questa mattina ha ricevuto in udienza S.E.R. Mons. Guido Pozzo, Arcivescovo tit. di Bagnoregio, Sovrintendente all’Economia della Cappella Musicale Pontificia e già Segretario della Pontificia commissione "Ecclesia Dei".

Anonimo ha detto...

Monseñor Georg Gänswein, secretario de Benedicto XVI, sobre las restricciones a la Misa tradicional: “Las dolorosas heridas que Traditionis custodes ha infligido dentro de la Iglesia con respecto a la celebración del rito Romano tradicional necesitan una curación urgente”

Fuente:
https://www.die-tagespost.de/politik/die-paepstliche-klarstellung-verdient-respekt-art-267481

Anonimo ha detto...

LEONE XIV AFFERMA DELLE ERESIE??? In una delle sue catechesi recenti, il Papa ha affermato: «Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, attraversando le porte di questo Regno delle Tenebre. Entra, per così dire, nella stessa casa della morte per svuotarla. Per liberarne gli abitanti prendendoli per mano uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte al rifiuto estremo dell’essere umano». La forza poetica di queste parole è innegabile, ma la loro formulazione, letta senza precisione teologica, corre il serio rischio di seminare confusione su una questione che la Chiesa ha sempre trattato con estrema cura.

La fede cattolica insegna che Cristo discese «agli inferi» dopo la sua morte, ma il significato di questa espressione —descendit ad inferos— non si riferisce all’inferno dei dannati. Nella tradizione biblica e patristica designa lo sheol o hades, lo stato dei morti in generale, dove attendevano i giusti dell’Antico Testamento ancora privati della visione di Dio. Lì il Signore annunciò la redenzione e aprì le porte del cielo. La Chiesa insegna con altrettanta chiarezza che l’inferno della condanna eterna è irrevocabile e definitivo: coloro che muoiono rifiutando Dio non vengono liberati (cfr. Catechismo 1035; 633-635).

Quando il Papa parla di «svuotare la casa della morte» e di liberarne gli abitanti «uno per uno», l’immagine può suggerire – se non viene precisata – che anche i dannati vengono salvati, il che contraddice la dottrina cattolica. È vero che la sua intenzione è catechetica: sottolineare la radicalità della misericordia di Cristo, capace di raggiungere il profondo della condizione umana. Tuttavia, il linguaggio scelto è oggettivamente ambiguo. Così come è espresso, può alimentare l’illusione di una salvezza universale automatica, un errore dottrinale sempre rifiutato dalla Chiesa.

È opportuno ricordare che nella tradizione medievale si parlava degli «inferni» al plurale, comprendendo realtà diverse: la gehenna (l’inferno eterno), il limbo dei giusti — dove Cristo ha salvato i santi dell’Antico Testamento — e anche il purgatorio, dove le anime si purificano prima di entrare nella gloria. Da questo punto di vista, l’immagine papale si adatta meglio se applicata al purgatorio: quel «prendere per mano uno per uno» descrive accuratamente il processo di purificazione di coloro che sono già salvati, ma hanno ancora bisogno di essere liberati dai loro attaccamenti. Applicarla all’inferno dei dannati, invece, è teologicamente impossibile.

La discesa di Cristo agli inferi è, in definitiva, una verità di fede che deve essere annunciata in tutta la sua ricchezza, ma anche con la chiarezza che evita equivoci. Cristo non “svuota” l’inferno dei dannati: apre il cielo ai giusti che aspettavano la redenzione. La sua misericordia è infinita nell’offerta, ma non annulla la libertà umana né il dramma del peccato mortale. Ciò di cui la catechesi non ha bisogno sono espressioni ambigue che oscurano la dottrina e lasciano il popolo fedele in balia di interpretazioni errate.

Infovaticana

Aloisius ha detto...

Queste vostre diverse interpretazioni, tutte logicamente valide, fatte da credenti che conoscono i fondamenti della fede e ragionano in buona fede, sono la prova evidente che il linguaggio modernista sviluppatosi nel post concilio è VOLUTAMENTE AMBIGUO.

È uno stile comodo che consente di non poter essere accusati di andare contro la dottrina cattolica, ma lasciando spazio a interpretazioni contrarie.
Presumendo di diffondere meglio il Vangelo nella modernità e di aumentare il numero di fedeli, distruggono i fondamenti della fede e mettono a rischio l' anima dei fedeli.

Bergoglio fu un campione in questo modo ambiguo di predicare, lo diceva espressamente che "apriva processi", ma è evidente che ha causato una grande confusione dottrinale.

In questa frase sembra che Leone lo segua lo stesso stile, ma in generale mi sembra molto più moderato e aderente alla dottrina, perché spesso dice cose buone e cattoliche (cosa non più scontata) e argina spesso le affermazioni e del suo predecessore e le conseguenze che hanno portato.

Tuttavia questa frase in commento è ambigua, anche se credo in buona fede
Molti cattolici che non conoscono i fondamenti basilari della fede cattolica - e sono tanti - e/o non ragionano sulle cose dette dal Papa confidano in buona fede sul fatto che i pastori, e soprattutto il Papa, siano sempre insegnamenti corretti e aderenti a quello che la Chiesa ha sempre portati, per la nostra comune inclinazione umana di figli decaduti di Adamo, a cercare un comodo compromesso, ci possiamo facilmente convincere che salviamo tutti con la sola fede (come Lutero), senza rinunce ai propri idoli e vizi e senza doversi sforzare sulla via molto stretta del "non peccare più".

Anonimo ha detto...

Non si tratta di una sola frase ambigua, ce ne sono anche altre che fanno intendere che Leone parla dei dannati: "occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti, là dove si può spingere solo la forza di una luce capace di attraversare il dominio delle tenebre.
Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra. Entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte all’estremo rifiuto dell’essere umano".

Anonimo ha detto...

Sembra evidente che Leone sta parlando dell'Inferno non del Purgatorio. La "casa della morte" nella quale ci "eravamo perduti" non può essere il Purgatorio. Le anime nel Purgatorio non sono "perdute", sono anime sante che stanno saldando il debito, per entrare alla fine nella Visione Beatifica.
Leone sembra professare qui lo stesso errore di Ratzinger: l'Inferno non come "luogo" ma come "condizione esistenziale" senza luogo. È anche una "condizione esistenziale", quella della disperazione infinita ed implacabile, ma è anche un "luogo" sovrannaturale, come il Paradiso, del resto. "Delocalizzare" l'Inferno, ciò costituisce il primo passo per giungere alla sua negazione.
Oltretutto, la Chiesa ha già definito come dogma che l'anima di ciascuno di noi, viene subito giudicata dal Signore e mandata subito nel "luogo" di pertinenza, dal quale non uscirà più, tranne che dal Purgatorio, se non per riassumere il corpo che aveva sulla terra nel Giorno del Giudizio.
Il discorso di Leone sembra ignorare del tutto l'esistenza del giudizio che ciascuno di noi subirà appena morto. Ma la scomparsa del Cristo Giudice dall'orizzonte non deve stupire, è stata una delle conseguenze principali del pastoral Concilio.

In Dedicatione S. Michaëlis Archangelis ha detto...

Hymnus
Te, splendor et virtus Patris,
Te vita, Iesu, córdium,
Ab ore qui pendent tuo,
Laudámus inter Angelos.

Tibi mille densa míllium
Ducum coróna mílitat;
Sed éxplicat victor Crucem
Míchaël salútis sígnifer.

Dracónis hic dirum caput
In ima pellit tártara,
Ducémque cum rebéllibus
Cælésti ab arce fúlminat.

Contra ducem supérbiæ
Sequámur hunc nos príncipem,
Ut detur ex Agni throno
Nobis coróna glóriæ.

Deo Patri sit glória,
Qui, quos redémit Fílius,
Et Sanctus unxit Spíritus,
Per Angelos custódiat.
Amen.

℣. Stetit Angelus iuxta aram templi.
℟. Habens thuríbulum áureum in manu sua.

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Inno
Te, splendore e virtù del Padre,
te, Gesù, vita dei cuori,
noi lodiamo in mezzo agli Angeli,
che pendono dalla tua bocca.

Per te milita questa numerosa schiera
di migliaia di principi;
ma inalbera la croce della salvezza
Michele il vincitor vessillifero.

Egli, il crudele dragone
precipita nei profondi abissi,
egli, il duce co' suoi ribelli
fulmina dalla rocca celeste.

Contro il superbo duce
noi seguiam questo principe,
affinché dal trono dell'Agnello
ci sia data la corona di gloria.

Sia gloria a Dio Padre,
il quale, quelli che il Figlio ha redento
e lo Spirito Santo ha unto,
li custodisca per mezzo degli Angeli.
Amen.

℣. Si fermò l'Angelo presso l'altare del tempio.
℟. Tenendo un turibolo d'oro nella sua mano.

[tratto dal Breviarium Romanum ~ ad vesperas]

Anonimo ha detto...

“San Michele è l’angelo la cui intercessione procura una santa morte davanti a Dio, ch’egli assiste le anime desiderose di morire in Cristo”

Anonimo del III secolo dopo Cristo