Una corretta riflessione da non tralasciare. Della questione avevo parlato in un capitoletto nel mio libro La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, che ora sto aggiornando - Cap. IV/3 Fusione delle fonti della Rivelazione con l'assorbimento della Tradizione nella Sacra Scrittura [qui]. Vedi anche, nel blog. In realtà unica è la Rivelazione; le fonti sono due: Scrittura e Tradizione (non quella storicista).
Nel sito del Pontificio Istituto Biblico si legge che "La parola di Dio giunge al cattolico per mezzo della Scrittura interpretata nella Tradizione della Chiesa Cattolica" [qui]. Questa semplice frase, apparentemente bella, innocua e per certi aspetti pure vera, nasconde in realtà il veleno modernistico. La "parola di Dio" non giunge per mezzo della Scrittura, e basta; ma giunge per mezzo della Scrittura e della Tradizione insieme, perché entrambe, Scrittura e Tradizione, sono fonti della Rivelazione. Leggendo la frase che si trova invece sul sito del Biblico si è portati a pensare che la Tradizione è solo interpretazione della Scrittura. NO. La Tradizione non interpreta soltanto, ma contiene in se stessa la Rivelazione, esattamente come e quanto la Scrittura. La frase del Biblico pertanto è ingannevole perché parla si contemporaneamente di Scrittura e Tradizione, ma fa derivare la parola di Dio dalla sola Scrittura e riduce la Tradizione a mera interpretazione. Il risultato? Un protestantesimo ricoperto di salsa cattolica. Che è poi il fine del modernismo apertamente espresso dal Buonaiuti nei suoi libri proprio cent'anni fa. Quindi il Biblico si ispira al modernismo? No il Biblico si ispira a Dei Verbum, che, di fatto, opera proprio una "reductio ad unum". Se tale "reductio" è modernismo eretico e se deriva da Dei Verbum... le conclusioni le tragga chi legge. Il sillogismo è facile da trovare... (Nicola Lentinu su Fb)
Integro il testo con la sintesi di due contributi di assidui lettori, che val la pena estrarre e rendere condivisibili anche a chi non leggesse i commenti.
La questione è proprio che la Tradizione non interpreta soltanto, ma contiene in se stessa la Rivelazione, esattamente come e quanto la Scrittura.
È per aver rimosso questo, che si sono abbandonati i Padri e la patristica, con danno incommensurabile. Alla stessa maniera si prendono sottogamba i Concilii del passato dogmaticamente e storicamente più importanti. Al loro posto avanzano psicologia spicciola, immanentismo, antropocentrismo e riferimenti non più indietro del non dogmatico Vaticano. II, come nulla fosse mai esistito prima.
Va da sé che rinnegare la sacra Tradizione, o considerarla (perché tra le righe fanno così) una raccolta di glosse spurie (magari come quelle farisaiche rispetto al VT) sembra mettere al centro la Scrittura, eppure non da sola, ma con tutta quella battaglia antiscritturale che parte dal cosiddetto metodo storico-critico operato in maniera demolitoria, a una critica storicistica, che tende a relegare molti passaggi della Scrittura a "sentire del tempo", quando non a smembramenti di interi libri (specie quelli che contengono cose scomode).
Perchè? per disobbedire più liberamente a Dio.
Quel che sappiamo di Dio, che non è "un'idea" ma Puro Spirito, lo conosciamo per Sua rivelazione, posto che Dio ha creato degli esseri "capaci di Lui".
Se gli angeli, in un contesto solo spirituale, dispongono della visione di Dio, gli esseri umani, che vivono anche una realtà carnale, possono far tesoro di accadimenti storici eccezionali e di esperienze mistiche personali in cui la grazia di Dio irrompe nella vita.
Il ben dell'intelletto permette di "conservare tutte queste cose meditandole nel cuore", come fece Maria quando ancora la Rivelazione definitiva, in Cristo, si dipanava.
La stessa osservazione della creazione potrebbe rivelare qualcosa del suo Creatore, ma anche potrebbe fermarsi a constatare la ferocia della selezione naturale, innescando sentimenti competitivi e di conquista in chi voglia scampare, senza scorgervi alcun amore costitutivo.
L'uomo che ha sperimentato la rivelazione di Dio, in un movimento che origina unicamente da Dio, è un alveo tributario di grazia. È un fragile recipiente di questo generoso effluvio, sempre che si sforzi di trattenerne il tesoro. La fragilità dipende dall'esistenza di uno spirito ribelle, antagonista alla volontà di Dio, molto astuto e ingannatore. E dipende dalla mancanza di umiltà, che porta l'uomo a ritenersi "pari a Dio", al punto da reinterpretarLo, pensarLo e non temerne il rischio di perderLo (perdendosi), persino trasmettendo quello che è il "depositum" raccolto dalle generazioni precedenti.
La Scrittura è il distillato di esperienze mistiche e di avvenimenti storici per nulla mitici o da demitizzare.
Quando il Verbo si fece carne, il vangelo raccolse quel che accadde e ciò che Egli insegnò.
Gesù non si mosse sul "nulla", ma innestato in una Tradizione attrezzata a permettere di cogliere il compiersi delle profezie.
La Scrittura discende dai fatti. Mentre Dio si rivelava in Cristo i vangeli NON c'erano. Ma, costellati di rimandi ("secondo le Scritture), pochissimi anni dopo i vangeli furono scritti e annunciati per diffondere a tutti la rivelazione divina di Gesù.
I vangeli non sono affatto un'interpretazione dei fatti, men che meno la barzelletta di riletture tardive (comunque dopo il 70 d.C. ) di comunità con caratteristiche disomogenee. Al contrario molti testi evangelici furono scritti quando esistevano testimoni ancora viventi. E le diverse sottolineature delineano esperienze e insegnamenti perfettamente integrabili.
Nei vangeli c'è tutta la carica della profezia e dell'avvertimento a un contesto fatto di Testi e Tradizioni, ma insuperbito e incapace di cogliere la rivelazione nel suo svolgersi attuale.
E tutto quello che sarebbe successo, martirio incluso per i discepoli (ad esclusione di Giovanni) si svolse nel breve volgere di anni tra il quindicesimo anno di Tiberio e la distruzione di Gerusalemme.
La Scrittura non fonda nulla, per il semplice motivo che segue la Rivelazione.
Ma la Scrittura raccoglie la Rivelazione, non la interpreta "post-factum".
La Tradizione è tutta impastata alla Rivelazione, perché prima ne contiene le chiavi di lettura (San Paolo non poteva scrivere ciò che scrisse senza un Antico Testamento e tutta l'esperienza di un popolo visitato da Dio nei secoli) e poi dispone gli uomini, le menti, le penne e i papiri per avere una Scrittura!
Il "libero esame" della Scrittura è un esercizio rischioso non in quanto illecito, ma perché potrebbe fondarsi su una presunzione. La "mensa della Parola" può essere un penoso bla-bla nel momento in cui non ci si nutre della grazia, che si riversa con la Presenza Reale del Signore, che trasforma nel proprio Corpo (cuore, volontà) il pane e nel proprio Sangue (ciò che il cuore muove, dono di sé fino a morire in espiazione) il vino dell'offerta della Messa.
La Tradizione è garante dell'umiltà necessaria ad accostarsi con Timor di Dio alla Scrittura, dove è sedimentato il racconto della Rivelazione: la Tradizione non è un'interpretazione della Scrittura, ma è il depositum fidei, dogmatico e di fedeli pratiche di pietà, con le quali la "traditio" consegna la salvezza di generazione in generazione.
E se qualche generazione può non ritenere così "beata" e corredentrice colei che canta il Magnificat, magari proprio attraverso il "libero esame" e arrivando a considerare certe tradizioni un orpello che "fa ombra a Cristo", utilizzando la grazia per coprire quei peccati che la Tradizione cerca di ostacolare e detestare, il corto-circuito è manifesto.
Quando c'è puzza di bruciaticcio, magari anche di zolfo, si percepisce lo zampino del falsario: figurarsi se "il libero esame" della Scrittura ne può essere esente...
C'è chi potrebbe pensare che il "calcagno" che schiaccia il capo alla serpe sia la nostra comunità riunita per il libero esame della Scrittura...
No: sarà la nostra umiltà di farci servi della Volontà di Dio, rivelata in Cristo, mediante la disponibilità di una creatura come Maria, totalmente lontana dal peccato (altro che "inadeguata" come "modello femminile", come recentemente sproloquiato da chi della scrittura non fa solo mensa, ma anche indigestione).
La questione è proprio che la Tradizione non interpreta soltanto, ma contiene in se stessa la Rivelazione, esattamente come e quanto la Scrittura.
È per aver rimosso questo, che si sono abbandonati i Padri e la patristica, con danno incommensurabile. Alla stessa maniera si prendono sottogamba i Concilii del passato dogmaticamente e storicamente più importanti. Al loro posto avanzano psicologia spicciola, immanentismo, antropocentrismo e riferimenti non più indietro del non dogmatico Vaticano. II, come nulla fosse mai esistito prima.
Va da sé che rinnegare la sacra Tradizione, o considerarla (perché tra le righe fanno così) una raccolta di glosse spurie (magari come quelle farisaiche rispetto al VT) sembra mettere al centro la Scrittura, eppure non da sola, ma con tutta quella battaglia antiscritturale che parte dal cosiddetto metodo storico-critico operato in maniera demolitoria, a una critica storicistica, che tende a relegare molti passaggi della Scrittura a "sentire del tempo", quando non a smembramenti di interi libri (specie quelli che contengono cose scomode).
Perchè? per disobbedire più liberamente a Dio.
Quel che sappiamo di Dio, che non è "un'idea" ma Puro Spirito, lo conosciamo per Sua rivelazione, posto che Dio ha creato degli esseri "capaci di Lui".
Se gli angeli, in un contesto solo spirituale, dispongono della visione di Dio, gli esseri umani, che vivono anche una realtà carnale, possono far tesoro di accadimenti storici eccezionali e di esperienze mistiche personali in cui la grazia di Dio irrompe nella vita.
Il ben dell'intelletto permette di "conservare tutte queste cose meditandole nel cuore", come fece Maria quando ancora la Rivelazione definitiva, in Cristo, si dipanava.
La stessa osservazione della creazione potrebbe rivelare qualcosa del suo Creatore, ma anche potrebbe fermarsi a constatare la ferocia della selezione naturale, innescando sentimenti competitivi e di conquista in chi voglia scampare, senza scorgervi alcun amore costitutivo.
L'uomo che ha sperimentato la rivelazione di Dio, in un movimento che origina unicamente da Dio, è un alveo tributario di grazia. È un fragile recipiente di questo generoso effluvio, sempre che si sforzi di trattenerne il tesoro. La fragilità dipende dall'esistenza di uno spirito ribelle, antagonista alla volontà di Dio, molto astuto e ingannatore. E dipende dalla mancanza di umiltà, che porta l'uomo a ritenersi "pari a Dio", al punto da reinterpretarLo, pensarLo e non temerne il rischio di perderLo (perdendosi), persino trasmettendo quello che è il "depositum" raccolto dalle generazioni precedenti.
La Scrittura è il distillato di esperienze mistiche e di avvenimenti storici per nulla mitici o da demitizzare.
Quando il Verbo si fece carne, il vangelo raccolse quel che accadde e ciò che Egli insegnò.
Gesù non si mosse sul "nulla", ma innestato in una Tradizione attrezzata a permettere di cogliere il compiersi delle profezie.
La Scrittura discende dai fatti. Mentre Dio si rivelava in Cristo i vangeli NON c'erano. Ma, costellati di rimandi ("secondo le Scritture), pochissimi anni dopo i vangeli furono scritti e annunciati per diffondere a tutti la rivelazione divina di Gesù.
I vangeli non sono affatto un'interpretazione dei fatti, men che meno la barzelletta di riletture tardive (comunque dopo il 70 d.C. ) di comunità con caratteristiche disomogenee. Al contrario molti testi evangelici furono scritti quando esistevano testimoni ancora viventi. E le diverse sottolineature delineano esperienze e insegnamenti perfettamente integrabili.
Nei vangeli c'è tutta la carica della profezia e dell'avvertimento a un contesto fatto di Testi e Tradizioni, ma insuperbito e incapace di cogliere la rivelazione nel suo svolgersi attuale.
E tutto quello che sarebbe successo, martirio incluso per i discepoli (ad esclusione di Giovanni) si svolse nel breve volgere di anni tra il quindicesimo anno di Tiberio e la distruzione di Gerusalemme.
La Scrittura non fonda nulla, per il semplice motivo che segue la Rivelazione.
Ma la Scrittura raccoglie la Rivelazione, non la interpreta "post-factum".
La Tradizione è tutta impastata alla Rivelazione, perché prima ne contiene le chiavi di lettura (San Paolo non poteva scrivere ciò che scrisse senza un Antico Testamento e tutta l'esperienza di un popolo visitato da Dio nei secoli) e poi dispone gli uomini, le menti, le penne e i papiri per avere una Scrittura!
Il "libero esame" della Scrittura è un esercizio rischioso non in quanto illecito, ma perché potrebbe fondarsi su una presunzione. La "mensa della Parola" può essere un penoso bla-bla nel momento in cui non ci si nutre della grazia, che si riversa con la Presenza Reale del Signore, che trasforma nel proprio Corpo (cuore, volontà) il pane e nel proprio Sangue (ciò che il cuore muove, dono di sé fino a morire in espiazione) il vino dell'offerta della Messa.
La Tradizione è garante dell'umiltà necessaria ad accostarsi con Timor di Dio alla Scrittura, dove è sedimentato il racconto della Rivelazione: la Tradizione non è un'interpretazione della Scrittura, ma è il depositum fidei, dogmatico e di fedeli pratiche di pietà, con le quali la "traditio" consegna la salvezza di generazione in generazione.
E se qualche generazione può non ritenere così "beata" e corredentrice colei che canta il Magnificat, magari proprio attraverso il "libero esame" e arrivando a considerare certe tradizioni un orpello che "fa ombra a Cristo", utilizzando la grazia per coprire quei peccati che la Tradizione cerca di ostacolare e detestare, il corto-circuito è manifesto.
Quando c'è puzza di bruciaticcio, magari anche di zolfo, si percepisce lo zampino del falsario: figurarsi se "il libero esame" della Scrittura ne può essere esente...
C'è chi potrebbe pensare che il "calcagno" che schiaccia il capo alla serpe sia la nostra comunità riunita per il libero esame della Scrittura...
No: sarà la nostra umiltà di farci servi della Volontà di Dio, rivelata in Cristo, mediante la disponibilità di una creatura come Maria, totalmente lontana dal peccato (altro che "inadeguata" come "modello femminile", come recentemente sproloquiato da chi della scrittura non fa solo mensa, ma anche indigestione).
22 commenti:
d'accordo ovviamente con quanto scritto sopra.
La questione è proprio che la Tradizione non interpreta soltanto, ma contiene in se stessa la Rivelazione, esattamente come e quanto la Scrittura.
E' per aver rimosso questo, che si sono abbandonati i Padri e la patristica, con danno incommensurabile.
Alla stessa maniera si prendono sottogamba i Concilii del passato dogmaticamente e storicamente più importanti. Al loro posto avanzano psicologia spicciola, immanentismo, antropocentrismo e riferimenti non più indietro del non dogmatico vat. II, come nulla fosse mai esistito prima.
va da sè che rinnegare la sacra Tradizione, o considerarla (perchè tra le righe fanno così) una raccolta di glosse spurie (magari come quelle faisaiche rispetto al VT)
sembra mettere al centro la Scrittura, eppure non da sola, ma con tutta quella battaglia antiscritturale che parte dal cosiddetto metodo storico-critico operato in maniera demolitoria, a una critica storicistica, che tende a relegare molti passaggi della Scrittura a "sentire del tempo", quando non a smembramenti di interi libri (specie quelli che contengono cose scomode).
Perchè? per disobbedire più liberamente a Diio.
Quel che sappiamo di Dio, che non è "un'idea" ma Puro Spirito, lo conosciamo per Sua rivelazione, posto che Dio ha creato degli esseri "capaci di Lui".
Se gli angeli, in un contesto solo spirituale, dispongono della visione di Dio, gli esseri umani, che vivono anche una realtà carnale, possono far tesoro di accadimenti storici eccezionali e di esperienze mistiche personali in cui la grazia di Dio irrompe nella vita.
Il ben dell'intelletto permette di "conservare tutte queste cose meditandole nel
cuore", come fece Maria quando ancora la Rivelazione definitiva, in Cristo, si dipanava.
La stessa osservazione della creazione potrebbe rivelare qualcosa del suo Creatore, ma anche potrebbe fermarsi a constatare la ferocia della selezione naturale, innescando sentimenti competitivi e di conquista in chi voglia scampare, senza scorgervi alcun amore costitutivo.
L'uomo che ha sperimentato la rivelazione di Dio, in un movimento che origina unicamente da Dio, è un alveo tributario di grazia. E' un fragile recipiente di questo generoso effluvio, sempre che si sforzi di trattenerne il tesoro. La fragilità dipende dall'esistenza di uno spirito ribelle, antagonista alla volontà di Dio, molto astuto e ingannatore. E dipende dalla mancanza di umiltà, che porta l'uomo a ritenersi "pari a Dio", al punto da reinterpretarLo, pensarLo e non temerne il rischio di perderLo (perdendosi), persino trasmettendo quello che è il "depositum" raccolto dalle generazioni precedenti.
La Scrittura è il distillato di esperienze mistiche e di avvenimenti storici per nulla mitici o da demitizzare.
Quando il Verbo si fece carne, il vangelo raccolse quel che accadde e ciò che Egli insegnò.
Gesù non si mosse sul "nulla", ma innestato in una Tradizione attrezzata a permettere di cogliere il compiersi delle profezie.
La Scrittura discende dai fatti. Mentre Dio si rivelava in Cristo i vangeli NON c'erano.
Ma, costellati di rimandi ("secondo le Scritture), pochissimi anni dopo i vangeli furono scritti e annunciati per diffondere a tutti la rivelazione divina di Gesù.
...
e termino...
I vangeli non sono affatto un'interpretazione dei fatti, men che meno la barzelletta di riletture tardive (comunque dopo il 70 d.C.) di comunità con caratteristiche disomogenee.
Nei vangeli c'è tutta la carica della profezia e dell'avvertimento a un contesto fatto di Testi e Tradizioni, ma insuperbito e incapace di cogliere la rivelazione nel suo mentre.
E tutto quello che sarebbe successo, martirio incluso per i discepoli (ad esclusione di Giovanni) si svolse nel breve volgere di anni tra il quindicesimo anno di Tiberio e la distruzione di Gerusalemme.
La Scrittura non fonda nulla, per il semplice motivo che segue la Rivelazione.
Ma la Scrittura raccoglie la Rivelazione, non la interpreta "post-factum".
La Tradizione è tutta impastata alla Rivelazione, perchè prima ne contiene le chiavi di lettura (San Paolo non poteva scrivere ciò che scrisse senza un Antico Testamento e tutta l'esperienza di un popolo visitato da Dio nei secoli) e poi dispone gli uomini, le menti, le penne e i papiri per avere una Scrittura!
Il "libero esame" della Scrittura è un esercizio rischioso non in quanto illecito, ma perché potrebbe fondarsi su una presunzione. La "mensa della Parola" può essere un penoso bla-bla nel momento in cui non ci si nutre della grazia, che si riversa con la Presenza Reale del Signore, che trasforma nel proprio Corpo (cuore, volontà) il pane e nel proprio Sangue (ciò che il cuore muove, dono di sé fino a morire) il vino dell'offerta della Messa.
La Tradizione è garante dell'umiltà necessaria ad accostarsi con Timor di Dio alla Scrittura, dove è sedimentato il racconto della Rivelazione: la Tradizione non è un'interpretazione della Scrittura, ma è il depositum fidei, dogmatico e di fedeli pratiche di pietà, con le quali la "traditio" consegna la salvezza di generazione in generazione.
E se qualche generazione può non ritenere così "beata" e corredentrice colei che canta il Magnifict, magari proprio attraverso il "libero esame" e arrivando a considerare certe tradizioni un orpello che "fa ombra a Cristo", utilizzando la grazia per coprire quei peccati che la Tradizione cerca di ostacolare e detestare, il corto-circuito è manifesto.
a
Quando c'è puzza di bruciaticcio, magari anche di zolfo, si percepisce lo zampino del falsario: figurarsi se "il libero esame" della Scrittura ne può essere esente...
C'è chi potrebbe pensare che il "calcagno" che schiaccia il capo alla serpe sia la nostra comunità riunita per il libero esame della Scrittura...
No: sarà la nostra umiltà di farci servi della Volontà di Dio, rivelata in Cristo, mediante la disponibilità di una creatura come Maria, totalmente lontana dal peccato (altro che "inadeguata" come "modello femminile", come recentemente sproloquiato da chi della scrittura non fa solo mensa, ma anche indigestione).
Oggi è Santa Chiara.
Se Francesco diceva riferendosi a Chiara: "Dopo le stelle, Chiara", doveva veramente splendere!
Poco più che bambina è toccata dalla svestizione pubblica di Francesco che, in quanto pubblica, è la proclamazione ufficiale, davanti al popolo, del suo appartenere al Signore. In quella forma.
Ci sono circa sei anni tra quel momento e la notte della Domenica delle Palme in cui Chiara esce da una porta secondaria del suo palazzo per sottrarsi ad un progetto matrimoniale. Chiara afferma l'indipendenza, la libertà di darsi tutta a Dio, seguendo il carisma di Francesco.
Non so come, ma a noi, dopo secoli, arrivano queste storie di uomini come svuotate. Rimane la rinuncia, l'allontanamento dal mondo, il rigetto della ricchezza, l'ascesi come disprezzo delle cose vane. Difficilmente si percepisce il gusto, l'amicizia, la pienezza, la gioia che un incontro può generare. Credo che la fuga di Chiara sia stato correre, volare, letteralmente, verso un Amico della cui presenza era impossibile fare a meno!
(Claudia Nicastro)
Ciò che colpisce nell'esperienza ecclesiale attuale è proprio il riferimento univoco e onnipresente solo ed esclusivamente al CVII. Qualche anno fa chiesi ad un giovane prete se in seminario avessero studiato documenti magisteriali preconciliari. La risposta fu: "qualcosina". Richiesto di specificare cosa dovessi intendere per tale espressione mi venne detto che durante gli studi ci sono stati fugaci accenni al Magistero preconciliare, sempre però per presentarlo come "antesignano" del nuovo introdotto dal CVII. Ma nessun documento preconciliare fu mai fatto leggere o studiare! Le radici sono state semplicemente divelte, recise nettamente e adeguatamente obliate. Solo in tal modo il "nuovo" poteva essere imposto ed egemonizzare ogni cosa. Dei Verbum non fa una "reductio ad unum". Giustamente il padre Cavalcoli replicò in tal modo a mons. Gherardini. Ma il problema è che dai documenti conciliari in poi è mutato il linguaggio. Alla chiarezza cristallina preconciliare s'è sostituito l'anfibologismo sibillino. Dei Verbum non opera nessuna reductio ad unum ma i novatores che si ispirano al concilio lo hanno fatto appoggiandosi sulla sibillina anfibologia dei testi. Che furono redatti intenzionalmente con tale linguaggio per poter essere approvati dai padri conciliari. Il medesimo metodo è stato seguito per redigere Amoris Laetitia. E l'intenzione è sempre la stessa, solo che questa volta è il papa stesso a rivelare il perché di tale anfibologia in un colloquio che ebbe con mons. Bruno Forte (che poi lo ha rivelato pubblicamente senza che alcuno si preoccupasse): "se parliamo apertamente non sai ill casino che faranno". Finezze di linguaggio apostolico che da secoli non udivasi più...............
Per la precisione, la Tradizione(orale) precede la Scrittura. Basterebbe riflettere su questo.
Che avesse ragione p. Cavalcoli e non Mons. Brunero Gherardini è quanto meno dubbio.
Il fatto è che si vuole scaricare tutto o quasi, come al solito, sul postconcilio.
Complimenti per l'articolo e gli interventi di tutti, uno meglio dell'altro.
Siccome ne sapete più di me, confessando le mie grandi lacune, vi pongo una domanda doppia:
i miei genitori, orfani di guerra, hanno trascorso la loro infanzia in collegi religiosi preconciliari (uno anni '30-'40 l'altra anni '40-'50), ovviamente diversi perchè si sono consciuti dopo.
Mi dicono entrambi, con sicurezza, che insegnavano loro a non considerare affatto l'Antico Testamento, il quale non veniva nemmeno letto durante la Santa Messa, ma di considerare e studiare solo il Vangelo, tanto da credere che Esso non facesse parte della Bibbia.
Mi sembra strano, ma sono sicurissimi e, per quanto affetti da modernismo acuto e apostasia galoppante, dicono senz'altro la verita'.
Quindi vi chiedo lumi, sia su questo, sia sulla questione dei 'perfidi giudei', in seguito alla quale hanno accusato la Chiesa di antisemitismo
Poco tempo fa ho assistito alla trasmissione su Rai Tre 'il tempo e la storia' in cui il solito Meloni pontificava contro la Chiesa preconciliare il conduttore concludeva dicendo 'c'è ancora molto da cambiare nel cuore dei cattolici', missione che evidentemente ritiene di condurre insieme all'illustre professore profeta).
@ LuigiRmv,
Anche nella mia formazione pre-conciliare, prima di attraversare non del tutto indenne il concilio, il post-concilio e gli approfondimenti successivi che mi hanno aperto gli occhi, non c'era lo stesso spazio che oggi viene dato all'AT.
Ricordo che l'interpretazione della Sacra Scrittura era comunque molto mediata dalla Chiesa. Tant'è che non c'era tutta questa enfasi sulla "mensa della parola"...
Del resto, le letture del Messale tridentino mostrano la prevalenza di testi del NT, con incursioni nell'Antico soltanto in alcuni periodi dell'anno liturgico.
Anche se alcune formule del Rito pescano molto nelle Scritture, soprattutto nei Salmi...
Sulla confusione tra l'antisemitismo e l'antigiudaismo che non è altro che la contrapposizione al rifiuto di Cristo Signore e l'affermazione della differenza tra "due fedi diverse" senza confusioni o interpretazioni forzate sulle cosiddette inesistenti "due alleanze parallele", ti metterò il link appena sarò al PC (ora scrivo dal cellulare).
ha già ben risposto Maria, ma anche a me risulta, Luigi, che s'insegnasse a non considerare più di tanto l'Antico Testamento, di mettere al centro il Vangelo, e al limite il resto del NT; e sì, in molti di quelle generazioni per "Bibbia" intendono il vecchio testamento, e spesso non sono convinti che i Vangeli siano parte della Bibbia.
Non è che il Vecchio Testamento sia da buttare o non contenga la Parola di Dio del vecchio patto, ma in passato la si presentava molto vincolata alla spiegazione di un Magistero (che era comunque più saldo anche biblicamente di quello attuale, nelle verità di fede, e specialmente meno elastico). Non che il Vecchio non abbia nulla da dirci oggi, perchè parla anch'esso di Gesù e sapienza divina, in forma a volte velata, ma in certi passaggi serve una certa preparazione (sia per le parti storiche, o per es. nell'escatologia dei Profeti che in parte è ripresa anche da S. Giovanni) e fede già salda, con alcune distinzioni da fare per noi che siamo nel Nuovo Patto (e per es. fanno già bene gli Apostoli nelle Lettere). Ecco che tutto questo non veniva dato a bambini o ragazzini.
Se prima la centralità era Eucaristica, poi alla Mensa Eucaristica si accosta la Mensa della Parola: ora siamo davvero oltre.....alla festa dell'assemblea, all'Eucarestia sdata su un desco, e alla mensa delle chiacchiere.
Su Melloni, vogliono cambiare il cuore dei cattolici per farli diventare prima modernisti poi qualunquisti, eretici poi apostati ....senza ironia, trovo appropriata la tua dicitura, meglio davvero la frutta di stagione:-)
p.s.
su alcune cose del Vecchio Testamento e sul Cristo venturum: bellissima l'espressione di S. Paolo, che fa anche intendere in che modo inquadrare alcune sue parti:
"ombra dei beni futuri" (in Ebr. 10,1)
Luigi, sulla questione giudaica puoi leggere qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/p/modifica-della-dottrina-della.html
e qui
http://www.internetica.it/questioneEbraica-postconcilio.htm
L'A.T. permette di comprendere appieno l'assoluta storicità dei vangeli.
Betlemme di Giudea, dalla profezia di Michea, fa di Gesù il discendente di Davide.
La sconosciuta Nazaret del Nazareno galileo (da nezer=germoglio) trova luce nei Profeti.
Tutte le feste ebraiche di cui i vangeli trattano sono spiegate nell'A.T.
Aver recuperato la conoscenza e la lettura dell'A.T. è stato un bene.
Il paradosso è che il recupero di questo sapere è andato di pari passo con un metodo storico-critico tendenzialmente scettico sulla veridicità storica del vangelo.
Addirittura c'è chi ha riletto la figura di Gesù come se fosse un "dio di secondo livello"!
Conseguentemente si finisce con il pregare "tutti lo stesso Dio", chiudendo l'esegesi ai passaggi più certificanti, come il reiterato "Io sono" giovanneo con cui Gesù dice di se stesso, o come anche riferendosi a Daniele la notte dell'arresto e del processo religioso.
Il problema non è dunque nell'A.T., ma nell'esegesi. Se Dei Verbum diventa uno strumento di confusione, le "mense della parola" scivolano facilmente nell'assemblearismo. Venghino signori e signore...
Nel percorso di avvicinamento al Battesimo dei catecumeni adulti, essi devono lasciare l'assemblea dopo la mensa della Parola e prima di quella eucaristica: segno inequivocabile che la Prsenza Reale, in cui il battezzato è immerso, è dalla Consacrazione. Oggi gli stessi che si vantano di aver conoscenza della Scrittura e sono "elastici" con i dogmi non esitano a far entrare in massa dei credenti nel Corano. Evidentemente dalla Dei Verbum sono passati alle loro chiacchiere e pensano che la Messa sia un ritrovo pubblico tra mortali: di eterno sacro e divino è rimasta solo un'idea vaga. Non è "post-conciliare" è proprio "post-cristiana".
Il Verbo si è fatto carne perchè Dio vuole salvarci e divinizzarci, adottandoci a figli.
Qui il verbo si fa ragionamento umano, siamo tutti fratelli, tutti figli, non si sa di Chi.
@ Scrittura e tradizione - L'AT nella Messa NO
La frase del Biblico che dice: La Parola di Dio giunge attraverso la Scrittura interpretata dalla Tradizione e' stata giustamente avvicinata al concetto luterano di tradizione. Ossia: la Tradizione solo come tradizione "interpretativa", che fornisce cioe' l'autentica del testo scritto, gli fa da spalla. Intesa in questo senso, la tradizione e' subordinata alla SCrittura e non puo' ritenersi fonte della Rivelazione allo stesso modo della Scrittura. Cio' e' contro il dettato del dogmatico Concilio di Trento, che ribadi' essere duplice e parallela la fonte della Rivelazione per noi: Scrittura e Tradizione (...perspiciensque, hanc veritatem et disciplinam contineri in libris scriptis et sine scripto traditionibus, quae ab ipsius Christi ore ab Apostolis acceptae, aut ab ipsis Apostolis Spiritu Sancto dictante quasi per manus traditae ad nos usque pervenerunt... DS 1501).
La proposizione del Biblico sopra citata puo' pertanto ritenersi eretica o comunque "erronea in fide".
La Dei Verbum non ha riproposto con chiarezza la dottrina del Tridentino. E' noto che al Concilio c'e' stata una battaglia feroce per eliminare le due fonti della Rivelazione da parte dei neomodernisti. L'art. 9 DV non ha la chiarezza del Tridentino. Dice: "La Sacra tradizione dunque e la sacra SCrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiche' ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono verso lo stesso fine". Ma che vuol dire "in certo qual modo", qui?
Anche il resto dell'art. 9 non e' del tutto chiaro. Le critiche di mons. Gherardini sono giustificate. Un altro guasto l'ha prodotto DV 8, nel quale c'e' un concetto di verita' rivelata che non e' cattolico perche' si dice: "Cosi la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verita' divina, finche' in essa vengano a compimento le parole di Dio". Ora, la Rivelazione e' sempre stata ritenuta compiuta con la morte dell'ultimo Apostolo: qui sembra invece che la Chiesa non abbia ancora raggiunto la "pienezza della verita' divina"! Allora: sommando questo concetto evolutivo e alla fine soggettivo del vero (tipico del pensiero moderno e contemporaneo) ad un'interpetazione che e' solo "interpretativa", si apre la porta ad una "interpretazione" o "ermeneutica" che fa evolvere a suo piacimento le verita' di fede. E arriviamo appunto a scandali inauditi, come quello di mons. Galantino, che ha recentemente affermato aver l'intercessione di Abramo salvato i sodomiti dal giusto castigo, ovviamente senza pentimento e cambiamento di vita!
L'inserimento costante di un brano dell'AT nella "liturgia della Parola" appesantisce inutilmente quella liturgia. E' stata una vittoria della corrente giudaizzante, gia' riprovata da Pio XII nella "Humani generis". Si vuole pareggiare l'Antica Alleanza alla Nuova, ma questo non e' possibile. Del resto, la liturgia dell'OV e' intessuta di richiami ai Salmi, cosa che rende bene lo spirito dell'antico Testamento all'interno della Messa.
Parvus
Grazie di cuore per le vostre risposte.
Maria, sto leggendo gli ottimi articoli, veramente molto approfonditi, c'è tutto quello che mi interessa (finirò domani quello di mons. Gherardini).
In definitiva, anche sotto questo aspetto la 'vecchia guardia' preconciliare era molto più prudente nel tutelare la Fede cristiana e il suo corretto insegnamento, coerente con un vecchio rito solenne e incentrato sull'eucaristia.
Era tutta l'impalcatura a reggere e quando hanno iniziato a cambiare le carte in tavola, a volte con buone intenzioni e altre no, sono iniziati problemi seri.
Quindi l''AT e' importante e utile, una risorsa, ma solo se si e' capaci di leggerlo alla luce del Vangelo. Personalmente non mi ha mai creato dubbi, l'ho sempre considerato una conferma del Vangelo, ma con i pastori e il papa attuali, in base all'argomento trattato, anche su questo fronte c'è da temere parecchio.
Oltre alla riduzione dell'Eucaristia a mensa aziendale, il papa ha detto, tra le tante, che il Vangelo va letto alla luce della modernità.
La fonte della luce è dunque il mondo.
Movimenti vari, da quanto dicevate, che il Vangelo va letto alla luce dell'AT, in un'ottica di giudaizzazione del cristianesimo, giungendo fino a negare contraddittoriamente la storicità dei Vangeli (mons. Gherardini).
Sempre al fine di ecumenizzare e 'non disturbare' le suscettibilità degli ebrei
(o mussulmani, o condomini, ecc..).
Quindo per noi il sole che dà luce a tutto è Cristo, per loro, fonte della luce sono semplici gruppi elettrogeni con i quali pretendono di illuminare il Sole.
P.S.
Guarda caso, nessuno di questi interlocutori cede di un nanometro qualcosina della sua fede o muove un nanopasso verso la Chiesa, ma pretende da noi abiure e rinnegamenti.
Ma il problema sono sempre i traditori che glielo consentono.
Grazie ancora e buonanotte.
@ l'Antico Testamento durante la Messa NO
prendiamo l'esempio di oggi, 12 agosto
Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, fa’ conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era un Amorreo e tua madre un’Ittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato il cordone ombelicale e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse verso di te per farti una sola di queste cose e non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma come oggetto ripugnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in piena campagna.
Passai vicino a te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l’erba del campo. Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà, ma eri nuda e scoperta.
Passai vicino a te e ti vidi. Ecco: la tua età era l’età dell’amore. Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio. Ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di stoffa preziosa. Ti adornai di gioielli. Ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo; misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d’oro e d’argento. Le tue vesti erano di bisso, di stoffa preziosa e ricami. Fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo. Divenisti sempre più bella e giungesti fino ad essere regina. La tua fama si diffuse fra le genti. La tua bellezza era perfetta. Ti avevo reso uno splendore. Oracolo del Signore Dio.
Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita, concedendo i tuoi favori a ogni passante. Ma io mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio.
Ora domandiamoci cosa può comprendere la gente comune da un brano del genere, tenendo ben presente che nelle Messe feriali molto difficilmente vi è un'omelia durante cui ricevere le dovute indispensabili contestualizzazioni e spiegazioni.
Secondo il mio modesto parere di semplice fedele, la scelta della Messa di sempre di limitare l'AT all'essenziale è dettata da grande saggezza, mentre quella contraria del NO è indice di avventatezza e superficialità.
Prelevo un passaggio di Parvus, per sottolinearlo, d'accordo al 100%:
"DV 8, nel quale c'e' un concetto di verita' rivelata che non e' cattolico perche' si dice: "Cosi la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verita' divina, finche' in essa vengano a compimento le parole di Dio". Ora, la Rivelazione e' sempre stata ritenuta compiuta con la morte dell'ultimo Apostolo: qui sembra invece che la Chiesa non abbia ancora raggiunto la "pienezza della verita' divina"! Allora: sommando questo concetto evolutivo e alla fine soggettivo del vero (tipico del pensiero moderno e contemporaneo) ad un'interpetazione che e' solo "interpretativa", si apre la porta ad una "interpretazione" o "ermeneutica" che fa evolvere a suo piacimento le verita' di fede."
E' infatti proprio errato affermare che la Chiesa nei secoli tende alla pienezza della Verità e della Rivelazione, come se non l'avesse. C'è qualcosa di quella "progressio" teilhardiana in quest'affermazione.
La Rivelazione si conclude con l'Apocalisse di S. Giovanni, la Bibbia finisce lì. Nella Tradizione sono raccolti non solo interpretazioni scritturali, certo anche quelle, ma approfondimenti, ampliamenti (e molte altre cose, tramandate fin da subito dagli Apostoli, si vedano ampie parti delle prime celebrazioni, fissate poi nel sec. V e in buona parte conservate nella Messa VO) e molto altro.
In realtà la verità di fede rivelata non può "evolvere" e mutare, come è accaduto forzatamente nella modernità, col, risultato alla fine di negare i Comandamenti. I criteri enunciati di come contemplare le verità di fede sono stati dati dalla S. Scrittura e dalla Tradizione e sono (avrebbero dovuto essere) questi:
(continua)
(riprendo)
_ EFESINI 3, 8 "A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, 9 e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, 10 perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, 11 secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12 il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. 13 Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.
14 Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, 15 dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, 16 perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. 17 Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, 18 siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19 e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio."
(comprendere l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità della sapienza divina, ma non la mutazione della stessa o il rinnegamento del dato rivelato in base a una concezione muevole, storicista o evoluzionista o accomodata alle voglie del peccatore: un approfondimento non è mai un rinnegamento)
e dalla Tradizione, per es. S. Vincenzo da Lerino:
_« in ipsa item catholica ecclesia magnopere curandum est ut id teneamus quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est »
(nella stessa chiesa cattolica ci si deve preoccupare molto che ciò che noi professiamo sia stato ritenuto tale ovunque, sempre e da tutti »
_« Crescat igitur oportet et multum vehementerque proficiat tam singulorum quam omnium, tam unius hominis quam totius ecclesiae, aetatum ac saeculorum gradibus, intellegentia scientia sapientia, sed in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia. Imitetur animarum religio rationem corporum, quae, licet annorum processu numeros suos evolvant et explicent, eadem tamen quae erant permanent. Multum interest inter pueritiae florem et senectutis maturitatem, sed iidem ipsi fiunt senes qui fuerant adulescentes ut, quamvis unius eiusdemque hominis status habitusque mutetur, una tament nihilominus eadem natura, una eademque persona sit. »
(E' necessario dunque che, con il progredire dei tempi, crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza così dei singoli come di tutti, tanto di uno solo, quanto di tutta la Chiesa. Devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto. La religione delle anime segue la stessa legge che regola la vita dei corpi. Questi infatti, pur crescendo e sviluppandosi con l'andare degli anni, rimangono i medesimi di prima. Vi è certamente molta differenza fra il fiore della giovinezza e la messe della vecchiaia, ma sono gli stessi adolescenti di una volta quelli che diventano vecchi. Si cambia quindi l'età e la condizione, ma resta sempre il solo medesimo individuo. Unica e identica resta la natura, unica e identica la persona.)
E' un fatto che invece oggi assistiamo a una mutazione gentica e di contenuti, di mandato, di etica....
Grazie Josh e Parvus per gli interessanti approfondimenti.
Io mi ero limitata a richiamare da un link nell'incipit dell'articolo le mie riflessioni su questo punto.
Quello che Josh ha ripreso efficacemente ricollega anche al falso ecumenismo: la Chiesa non più depositaria e custode della Verità alla quale effettuare il "reditus" da parte degli eretici, ma ricercatrice insieme agli altri di una verità in evoluzione verso un punto Omega ad essa estrinseco ed al quale tutti tendere... Questo è uno degli altri inganni del concilio, una vera rivoluzione paradigmatica, che non si capisce come possa esser stata accettata da tutti, tranne poche eccezioni, subito silenziate e sottoposte come minimo ad una damnatio memoriae (vedi Romano Amerio)....
grazie Mic della citazione nel testo del post....
@ Ancora sull'AT nella Liturgia del NO
A proposito di una critica all'aver messo a disposizione di chiunque la lettura dell'AT, testo spesso difficile e anche con episodi scabrosi, mi sembrano importanti le osservazioni fatte da Romano Amerio in Iota Unum, al par. 288 intitolato "Bibbia e liturgia". Si trova nel capitolo XXXVIII. Amerio rileva che sono stati modificati "criteri tenuti per secoli".
"La Bibbia, ricorda Amerio, e' un libro difficile e contiene e celebra fatti che esigono molte cognizioni per essere riconosciuti nel loro significato morale e che riescono scandalosi alla comune degli uomini. Tali sono la meretrice di Osea, Oolla e Ooliba in Ezechiele, la gesta proditoria di Giuditta, l'incesto di thamar, l'adulterio di Davide, gli sterminii dei herem.".
(Iota Unum, ediz. Ricciardi, p. 538, comunque e' il par. 288). In effetti, il brano sopra citato di Ezechiele, sembra riferirsi con cruda simbologia a Israele, che deve tutto al suo Dio, che lo accoglie appena nato, lo cura etc., lo fa crescere e nella sua misericordia non lo abbandona anche quando Israele comincia a tradirlo con altri dei. Pero', se questo sembra il senso generale, il brano resta difficile e anche crudo nelle sue immagini. Tre passi biblici da commentare per gli officianti sono comunque troppi, non ci riesce in pratica quasi nessuno, anche per questo finiscono con il restare tutti e tre lettera morta e il prete si mette a parlar d'altro, ammannendoci l'ormai tradizionale pistolotto a sfondo sociale-umanitario. Parvus
Un parziale alibi per Bergoglio, quindi, nel senso che il 'peccato originale' non è stato causato da lui, perché sta dando 'solo' il colpo di grazia mietendo il raccolto di frutti cattivi seminato da altri.
Da quello che ho appreso in questo blog (motivo per cui ringrazio sempre) nel CVII, anche se ci furono alcune buone intenzioni iniziali, prevalsero chiaramente i modernisti e protestanti.
Alcuni dei secondi persino inclusi nei lavori, cosa che ritengo gravissima e segno di grande debolezza, peraro priva di una motivwzione vAlia se non un senso di jnadeguatezza e inferiorita' ggravissime.
I semi della ziźzania furono abilmente gettati allora e inclusi nel testo conclusivo, consentendo le derive moderniste, evoluzioniste, storiciste e relativiste di cui ci lamentiamo, ormai giunte a piena maturazione.
Tutte finalizzate a una religione unica, a ridurre la Chiesa a una tra le tante, a renderla innocua, non piu' in grado di prevalere con la forza di una spiritualità superiore che solo Cristo può dare.
Troppo forte, poi gli altri offendono, ci rimangono male, siamo tutti uguali.
Come se un Phelps perdesse apposta le gare di nuoto perché sennò gli avversari ci rimangono male.
Il 95% della massa, superficiale e ignorante - di cui facevo parte anche io - percepi' solo l'aspetto positivo ampiamente propagandato, senza rendersi assolutamente conto di ciò che vi era dietro, per pura ignoranza e superficialità, lo ripeto, tuttora dilaganti.
Non so se si riferisse a questo, o alla massoneria e alle messe nere in Vaticano, ma il vero fumo di Satana di Paolo VI io lo vedo in quei semi di zizzania modernista/protestante che S.Pio X già aveva percepito nella addirittura precedente.
Impalpabili e nocivi come i fumi tossici.
E GPII E BXVII in tutto questo?
Hanno frenato, cercando di non far uscire tutti i buoi dalla stalla, ribadendo spesso la Dottrina, ma anche loro hanno ceduto, o dovuto cedere, in talune occasioni, ciascuno con le sue peculiarità, a queste forti correnti interne e non più controllabili, dalla minuscola parrocchia sino al Vaticano.
Un episodio rammentato più volte negli ultimi giorni è il riconoscimento di GPII del Corano come testobispirato da Dio, che bacio' anche.
Non lo ricordo, ma il simbolismo di questo gesto, se vero, fa rabbrividire, peggio delle esternazioni di Bergoglio.
Come si può arrivare a tanto conoscendo - perche GP II e i cardinali di certo non sono ignoranti- il contenuto del Corano e la storia dei rapporti sempre conflittuali tra islam e Chiesa?
L'unica spiegazione e' che cio' avvenne solo per asscondare le correnti moderniste/protestanti che volevano e vogliono il falso ecumenismo da voi citato, vera scure per il colpo alla nuca.
Come opportunamente ricordava monsignor Spadafora, il modernismo giunse a maturazione innanzi tutto in campo biblico. Per combatterlo fu creato il pontificio istituto biblico..........oggi diventato (ma non da oggi) una istituzione di propaganda del modernismo biblico ed esegetico. Poveri noi!
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