Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 16 agosto 2016

Al posto dell'antico altare...

"Sotto la vetrata, al posto occupato un tempo dall'antico altare, ricco di stoffe, di preziosi metalli e di pietre preziose, e che era stato l'anima della splendida cappella, si vedeva adesso una grande tavola di legno, ed egli non poté fare a meno di domandarsi se tavola e altare avessero lo stesso significato"
"Ma se è la stessa religione, perché, in nome di Dio, sono stati abbattuti gli altari, distrutti i paramenti, le pilette, i quadri, gli arredi sacri? Perché è stata abolita la Messa e sostituto ad essa questo nuovo guazzabuglio? "
"...siamo l'antica Chiesa, dicono essi, quindi lasciateci avere il vostro denaro, i vostri edifici che ci appartengono di diritto". Ma se un povero cattolico dice loro "permettetemi allora di avere l'antica Messa..., le antiche immagini". "No no, esclamano subito, mutando d'un tratto atteggiamento... Noi abbiamo abolito questa buffonata e tutti gli oggetti di superstizione" (R.H. Benson (+1914), Con quale autorità?)
Naturalmente si parla dello scisma di Inghilterra... Ma non è inquietante che rispecchi la realtà degli ultimi decenni?
* Nell'immagine si tratta di una Messa Antiquior, celebrata per forza di cose sulla 'tavola' che ha sostituito l'altare riconoscibile di fronte. Nell'occasione, tuttavia, la 'tavola' torna ad essere un Altare. Testi per approfondire: qui - qui

4 commenti:

Luisa ha detto...

""Ma se è la stessa religione...."

Appunto, se è la stessa religione perchè quando per forza di cose devo assistere ad una messa riformata mi sento e sono estranea a quel che vedo e ascolto al punto di avere la convinzione, per dolorosa possa essere, di non condividere la stessa religione?

Se è la stessa religione perchè quando leggo o ascolto le esternazioni di chi si dice cattolico, di certi membri della gerarchia cattolica, mi dico che la mutazione deve essere genetica tanto si discostano, anche ricoprendolo con il disprezzo, la caricatura e la menzogna, da ciò che ha formato la mia coscienza di cattolica, da ciò che la Chiesa stessa mi ha insegnato?

Ma se loro sono cattolici io che cosa, chi, sono?
E se non sono cattolici che cosa, chi, sono?
Se la chiesa che vedo progressivamente ma sicuramente rinnegare, calpestare, furbescamente raggirare o, con la mano sul cuore, piegare alle voglie mutabili del mondo la Parola del Signore, è e resta la Chiesa di Cristo, perchè mi sento fuori, fuori dalla mia casa, quella in cui sono nata?
E se la chiesa che mette l`uomo al centro e non più il Signore non è più la Chiesa di Cristo che chiesa è?

Anonimo ha detto...

Avendo snaturato l'altare (come orientamento e sacrificio) è rimasta la tavola per la mensa. E allora, evidentemente, "tutto fa brodo": in cucina si sperimenta e poi ci si abbuffa.

Con quale autorità il pastore di una Chiesa cristiana (e cattolica) può condurre le pecore a lui affidate su pascoli non più cristiani? Non solo a Roma-Vat, ma anche nelle parrocchie.

Chi ha dato a questi uomini il diritto di fuorviare il gregge? Escludiamo per un momento la distinzione tra chi è in "cattiva" e in "buona fede": i secondi sono certamente animati da buone intenzioni, ma non sortiscono effetti differenti dai primi.

San Paolo, nella sua prima lettere ai Corinti, mentre era alle prese con le divisioni tra chi si dice "di Paolo", "di Apollo" o "di Pietro", traccia alcune linee guida per le pecore sconcertate della lussuriosa città greca.

In fondo per noi oggi il criterio è più facile da applicare: San Paolo doveva gestire la "novità" subentrata ai suoi due anni (non di più) di predicazione.
Per noi certe "novità" subentrano a due millenni (mica pizza e fichi...) di predicazione, avendo apertamente tacciato di eresia certi "riformatori" del passato.

Con che autorità dunque un pastore, pur concedendo in alcuni casi la "buona fede", può riconfigurare il pascolo, il tratturo, l'ovile e persino la nozione di lupo?

La prima lettera ai Corinti mostra un Paolo molto esplicito (vedasi capitoli 5 e 6, dove non è previsto nessun "dialogo" con chi -portando il nome di cristiano- fa queste cose).

Oggi si è soliti parlare di "fede adulta", forse è come certi film, per i quali si indicava V.M. 18... Il risultato di queste "pecore liberate" dai vincoli non è una fede adulta, ma la dipendenza dalle opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, dall’opinione che tutti pensano e vogliono. Non è vera emancipazione, l’emancipazione dalla comunione del Corpo di Cristo! Al contrario, è cadere sotto la dittatura delle onde, del vento del mondo. La vera emancipazione è proprio liberarsi da questa dittatura, nella libertà dei figli di Dio che credono insieme nel Corpo di Cristo, con il Cristo Risorto, e vedono così la realtà, e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo (Benedetto XVI ai parroci romani nel 2012).

Addirittura "olimpico", per stare in tema con i giochi brasiliani (1 Cor 9,24-27).

Ieri, alla Santa Messa per l'Assunta, il parroco della chiesa ambrosiana in cui ero nell'omelia ha ritoccato il messaggio di San Paolo (1 Cor 15,23): "quelli che sono di Cristo" sono diventati "tutti"...

Ritocchi di post-cristianesimo. Odore di squalifica...

Anonimo ha detto...

Ottimo paragone, grazie. Siamo nella stessa situazione, un grande inganno da cui dobbiamo svegliarci e senza dividerci tra di noi. La Verità è solo UNA come la Chiesa.

Michele Durighello ha detto...

Bisognerebbe leggere e divulgare maggiormente Chesterton & friends, a proposito di uomini (inglesi) tutti d'un pezzo..