Aggiornamento: Il nostro concreto contributo alla discussione auspicata da mons. Schneider avverrà attraverso l'analisi argomentata di documenti conciliari e successiva sintesi finale in un articolo conclusivo sui punti salienti emersi sia dal testo che dai commenti. Non mancano analisi e studi sui 'punti controversi' ormai individuati; ma renderemo attuale il discorso lavorandoci su con il contributo di tutti.
Cominceremo dalla Dichiarazione conciliare "Nostra Aetate" sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, uno dei testi chiave sull'ecumenismo professato dall'attuale Gerarchia. Il testo è semplice solo in apparenza, ed è uno di quelli fondamentali dello spirito del Concilio, dello spirito di apertura che lo ha caratterizzato. Recentemente anche il card. Burke ci ha tenuto a sottolineare che quella dichiarazione non è magistero. Peccato che, a partire anche dai predecessori di Bergoglio ne siano stati affermati e persino applicati i punti deviati e svianti...
Si tratta di esaminare i 5 articoli: art. 1 Introduzione. 2. Le diverse religioni. 3. La religione musulmana 4. La religione ebraica. 5. La fraternità universale.
Vi invito ad inviare i commenti dopo l'imminente pubblicazione della relativa pagina che riporterà lo schema in corso di preparazione da parte di Paolo Pasqualucci.
Riproduco la riflessione del mio incipit, che introduce lo scritto di Mons. Schneider in ordine all'interpretazione del Vaticano II e la sua connessione con l'attuale crisi della Chiesa [qui], integrata con quella di Paolo Pasqualucci perché penso sia bene puntualizzare e poi proseguire ripartendo da qui.
Esemplare lo scritto di mons Schneider, ripreso nella nostra traduzione da Rorate Caeli. Esso, sui punti controversi1, rispecchia e conferma la nostra posizione sul Concilio e sue applicazioni ed è una presa d'atto ufficiale e autorevole, necessaria per guardare in faccia la realtà. Come più volte ribadito, si tratta di un passaggio ineludibile per uscire dalla temperie attuale mettendo in essere i correttivi necessari. I 'punti controversi' il vescovo li ha chiaramente ed essenzialmente individuati ed espressi. (ad es. collegialità; libertà religiosa; dialogo ecumenico e interreligioso; atteggiamento verso il mondo).
Osservo tuttavia che il problema, più che nella cattiva applicazione - e del resto è ciò che l'ha consentita - risiede in quello 'spirito del concilio' (il gegen-geist : contro-spirito, come lo chiama Mons. Gherardini2) che, insieme alle ambiguità ed alle innovazioni arbitrarie, permea l'intera assise. Esso viene da lontano e nell'assise è confluito; ed è ciò che ha fatto sì che gli applicatori del concilio procedessero e tuttora procedano nei termini che ci hanno portati a questo punto e che, se non si inverte la rotta, rischiano di condurci verso un 'oltre' non più tollerabile e umanamente difficilmente neutralizzabile più il tempo passa e lo iato aumenta.
Lo stesso paragone con la crisi Ariana è calzante ma non completamente adeguato. La differenza, non da poco, sta in un autentico 'sentire cum ecclesia' (quella sana) della comunità dell'epoca; mentre, oggi, al contrario, esso va sempre più diluendosi a causa della prassi deformante e della dottrina sempre più adulterata o assoggettata a seri tagli e lacune senza che alcuno vi possa porre rimedio perché solo un Papa può ripareggiare la verità. Del resto mons. Schneider ne è ben consapevole, visto che egli stesso perorava la formulazione di un nuovo Sillabo [vedi].
Mons. Schneider procede giustamente in modo cauto ed equilibrato, perché quella è la sua personalità e fors'anche per non esporsi ad accuse di sedevacantismo o di disobbedienza ai Papi, visto che essi hanno sempre approvato il Vaticano II, anche Ratzinger che pur ne ha criticato, in modo sfumato ma chiaro, due documenti, sul modo di concepire il mondo moderno e le religioni non cristiane (anche se poi la critica non l'ha approfondita, forse lasciando il compito ad altri).
La cosa importante sembra a me esser questa: mons. Schneider si auspica l'apertura di un dibattito sul Concilio da parte dei teologi, senza aspettare l'intervento chiarificatore di un Papa, cosa che appare al momento remota. Parla espressamente di ambiguità nel Concilio e di affermazioni che appaiono difficilmente conciliabili con l'insegnamento tradizionale della Chiesa. Affermazioni assai pesanti, a ben vedere, in bocca ad un Vescovo. Cito:
Il problema della crisi attuale della Chiesa consiste in parte nel fatto che alcune affermazioni del Vaticano II - oggettivamente ambigue o quelle poche dichiarazioni difficilmente concordanti con la costante tradizione magisteriale della Chiesa - sono state infallibilizzate. In questo modo è stato bloccato un sano dibattito con la necessaria correzione implicita o tacita.
Giudica inoltre lacunoso e del tutto insoddisfacente il criterio dell'ermeneutica della continuità, così come inteso oggi dai più.
Le novità positive che riconosce nel Concilio, sulla santificazione dei fedeli e la loro partecipazione alla vita della Chiesa, appaiono del tutto in linea con l'insegnamento tradizionale del magistero. Comunque, se il Concilio ha voluto accentuare quest'aspetto, non c'è niente da dire.
Mi sembra che mons. Schneider utilizzi queste novità per stimolare i fedeli ad intervenire nella discussione sul Concilio, si intende anche indirettamente, creando un clima d'opinione.
La proposta di mons. Schneider è dunque buona e bisognerebbe lavorarci su, nel senso di stimolare - per quel poco che possiamo fare noi, teologi e persone competenti in materia - a cominciare questa "discussione" sul Concilio, che giustamente, essendo solo pastorale, non può esser "dogmatizzato". Molti credono ancora che si cada in eresia solo a pensare di poter discutere del Concilio. Mons. Schneider ci dimostra che questi timori sono vani. Che non dobbiamo aver paura.
Dunque è su questa linea che occorre proseguire. Ciò significa continuare a fare la nostra parte nel riaffermare le verità cattoliche - facendo di tutto per incentivare le sinergie - per far sì che non restino né deformate né svilite, né tralasciate. Sarà il Signore a servirsene per il bene delle anime.
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1. Ai 'punti controversi' dei documenti conciliari e relative implicazioni è dedicato il mio saggio: Maria Guarini, La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Editrice DEUI, Rieti 2012 [vedi]
2. “Non so se proprio tutt’i Padri conciliari se ne rendessero conto, ma, obiettivamente parlando, il loro strappo dalla secolare mentalità che, fin a quel momento, aveva espresso la motivazione di fondo della vita, della preghiera, dell’insegnamento e del governo della Chiesa, stava riproponendo la mentalità modernista, contro la quale san Pio X aveva preso netta posizione nell’intento di «ricentrare tutto in Cristo» (Ef 1,10). Anche questo, questo anzi in modo particolare, è gegen-Geist ”. [...] “quanto al Vaticano II, sarebbe assurdo negargli il carattere di magistero conciliare, quindi solenne, non ordinario, perché in tal caso si negherebbe il Concilio stesso. Occorre, tuttavia, distinguere la qualità dei suoi documenti, perché il carattere solenne del loro insegnamento né li mette tutti su un piano di pari importanza, né comporta sempre di per sé la loro validità dogmatica e quindi infallibile ”. [...] “In pratica, in nessuna delle sue quattro Costituzioni il Vaticano II «definisce come obbliganti per tutta la Chiesa» i propri pronunciamenti dottrinali; in questi è senz’alcun dubbio assente l’intento dogmatico-definitorio che dovrebbe renderli tali, mancando come dottrina propria e specifica del Vaticano II «la materia trattata e la maniera di trattarla». Per contro, soprattutto nella Lumen gentium e qua e là anche altrove, alcune formule classiche, inserite come massi erratici in contesti sicuramente non dogmatici, riecheggiano la modalità dogmatica del precedente Magistero: «Insegniamo, questo Santo Sinodo insegna, proclamiamo». Forse che, con un modo d’esprimersi come questo, il Vaticano II si contraddice? Sicuramente no. Si tratta, infatti, di far capire anche ai non addetti ai lavori che, nonostante tutto, si è dinanzi ad un dettato conciliare, proveniente dal Magistero supremo, da «accoglier e ritenere secondo lo spirito del Concilio stesso». [...] Quanto alle formule di tipo classico presenti nei documenti conciliari e poco sopra rievocate, va tenuto presente ch’esse: – tentano la saldatura del Vaticano II con il Magistero conciliare precedente; – non effettuano la canalizzazione di nuove definizioni e nuovi dogmi nel patrimonio della Fede cattolica; – o più semplicemente riflettono sul Vaticano II una classica tonalità conciliare in funzione promozionale della sua qualità conciliare.” (Brunero Gherardini, Concilio Vaticano II. Il discorso mancato Lindau, 2011) - [vedi anche qui e qui]
Il che, del resto, è stato ben documentato anche da Roberto de Mattei : Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, Torino 2010 [vedi]
21 commenti:
"... Quanto alle formule di tipo classico presenti nei documenti conciliari e poco sopra rievocate, va tenuto presente ch’esse: – tentano la saldatura del Vaticano II con il Magistero conciliare precedente; – non effettuano la canalizzazione di nuove definizioni e nuovi dogmi nel patrimonio della Fede cattolica; – o più semplicemente riflettono sul Vaticano II una classica tonalità conciliare in funzione promozionale della sua qualità conciliare.” (Brunero Gherardini, Concilio Vaticano II. Il discorso mancato Lindau, 2011) - [vedi anche qui e qui]
Il che, del resto, è stato ben documentato anche da Roberto de Mattei : Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, Torino 2010 [vedi]".
Fu un concilio dunque 'in disguise', in maschera. Mascherato, alla bell'e meglio, da tradizionale e sotto rivoluzionario. Una prostituta vestita da suora. Eccedendo.
I frati francescani dell'Immacolata di P. Manelli tentarono di avviare quel dibattito. Ecco come sono stati trattati.
"Guardare in faccia la realtà"… (Maria Guarini).
Eh bien, regarder en face la réalité, c'est reconnaître que Vatican II fut une immense tragédie, une tragédie sans précédent dans l'histoire de l'Église, et qui n'a pas fini (loin de là !) de dérouler ses conséquences funestes.
Cela étant, continuer, plus de 50 ans après la promulgation de ses textes empoisonnés, à lui trouver des aspects "prophétiques" — comme fait Mgr Schneider, dans un complet aveuglement —, ce n'est pas regarder la réalité en face, c'est tout simplement se crever les yeux.
Mgr Lefebvre répétait constamment que "ce qu'on a pu conserver de "bon" dans certains textes conciliaires (une "bonté" qui, comme telle, ne peut présenter aucune espèce de nouveauté par rapport à l'enseignement constant de l'Église, enseignement qui ne peut varier), n'a servi, en fin de compte, qu'à faire avaler tout ce que ces mêmes textes comportent de mauvais, de nouveau, de contraire à la Tradition de l'Église. Là est la tragédie du concile Vatican II. D'avoir empoisonné l'Église au nom de l'obéissance".
Mgr Schneider devrait réfléchir à cela un peu plus.
"Abitudine non è fedeltà"
"La conversione chiesta da Papa Francesco "
don G.Cirignano
http://www.osservatoreromano.va/it/news/abitudine-non-e-fedelta
Insomma e in breve : non sei allineato, non condividi l`entusiasmo per questo "straordinario momento che Signore sta donando alla sua comunità", non sei in estasi ad ogni parola detta dal papa attuale, è la colpa di "pastori poco illuminati" che ti mantengono "dentro un orizzonte vecchio, l’orizzonte delle pratiche abituali, del linguaggio fuori moda, del pensiero ripetitivo e senza vitalità."...
Dunque chi, fra i sacerdoti, è "ostile" a Bergoglio è un incolto, un ignorante, e la colpa è della formazione nei seminari e università pontificie, ma se si segue il ragionamento del biblista don Cirignano, visto che la formazione di quei sacerdoti ( pochi) che hanno l`ardire di resistere alle novità imposte da Jorge Bergoglio e alla sua volontà despotica di convertire la Chiesa = formatarla a sua immagine, è la STESSA di chi aderisce con un entusiamo acritico al programma del papa argentino, perchè i soli che don Cirgnano ,nelle pagine dell`OR, considera ignoranti incolti e poco illuminati sono coloro che non cantano col coro?
Gli amici capitolini mi perdoneranno l'ironia... dopo aver letto Luisa.
Fino a ieri commentavamo: "non hanno più vino". Adesso manco l'acqua!
Amico francofono,
Ripeto qui il mio commento già inserito in altra pagina.
abbiamo imparato a conoscere la sua intransigenza che fa il paio con quella di molti e che non giudico perché la comprendo.
Non credo che il nostro discorso sia una inutile perdita di tempo perché quello che è mancato e che tuttora manca e impedisce ogni possibile soluzione è la divulgazione presso il grosso pubblico degli errori e delle carenze - e relative conseguenze - nonché la contestuale riaffermazione della vera fede.
Ora, non mi illudo che questo blog possa raggiungere "il grosso pubblico"; ma è una voce pur sempre molto seguita che, basandomi sulle statistiche, lambisce molte rive anche sconosciute e sparse ovunque. E sono convinta che da cosa nasce cosa e, poiché i risultati non dipendono da noi, continueremo a fare del nostro meglio a prescindere. Il resto lo farà il Signore
La mutazione genetica, l'impazzimento al DNA della sposa di Cristo, che andrebbe snidato nelle bellissime parole che costellano la GS, ha un possibile marker diagnostico nella nozione di "mondo" che pervade il documento.
Essa consiste in una nozione completamente diversa da quella del Nuovo Testamento, tanto che, a distanza di mezzo secolo, ognuno può constatare la mondanizzazione/secolarizzazione di ciò che era più sacro ed è stato drammaticamente ridotto in profondità ed estensione.
Se la Chiesa voleva darsi uno stile e uno strumento per parlare di Cristo al mondo, convertendone la propensione al peccato in un anelito di salvezza, invece ha finito con il farsi essa stessa mondo, riducendo il Signore vero Dio e vero uomo, alla sua sola umanità.
Un documento fatto di buone intenzioni, GS, ma debolissimo rispetto alle deviazioni, per niente robusto nel resistere ai venticelli suadenti che suggerivano concessioni e compromessi non tanto con l'uomo, quanto con il peccato dell'uomo che ritenga se stesso, al più, sfortunata vittima, ma non accetta la responsabilità nel peccato attuale (il che presuppone una verità esterna, in Dio) e rifiuta persino la realtà del peccato originale.
Ma "mondo" non è il solo marker misurabile. C'è anche quello sull'Incarnazione (e qui il Prof. Pasqualucci ci è maestro). Non tanto perché un documento ecclesiale non la citi, ma per l'ambiguità a cui la presta, affinché possa essere più "interessante" per il mondo.
L'uomo mondano, indifferente a Cristo, non si divinizza in Cristo perché lo sceglie, lo segue e lo ama, ma essendo già amato, allora già ne è perciò stesso "divinizzato": questo vale tanto per la monaca di clausura, quanto per il santo, così per l'agnostico o persino per chi insegna a violare apertamente i comandamenti e lo fa egli stesso!
Un uomo "comunque divinizzato", a prescindere, è un uomo cui "rendere culto", comunque ed è praticamente salvato, a prescindere, rendendo acquisita per tutti l'effetto della redenzione, ci si creda o no a colui che l'ha realizzata. In questo effetto universale della redenzione, una sorta di "liberi tutti", si capisce bene che evaporino molte altre cose e, in estrema sintesi, il peccato originale, portandosi dietro il battesimo.
Da lì il buco si è ingrandito, più o meno incerottato e rattoppato di aperture e dialoghi benedicenti... Evidentemente la fessura è divenuta una falla e la barca in effetti affonda!
C'era sì una buona intenzione, nei più ingenui, ma c'era già una strategia, nei più compromessi: farsi belli con il mondo, smettere di far sentire l'uomo un bisognoso di cure!
La pastorale cessa di essere una cura, per diventare un cammino, un accompagnamento, un dialogo ammiccante e sempre disponibile a dar ragione a chi ti dice che non hai in mano la Verità, ma quattro carte farcite di dubbi logici e punteggiate di vergogne storiche... mentre chi ti sta di fronte è meglio di te e soprattutto piace alla gente più di te!
Su quali basi? Quali criteri? Il vangelo evidentemente no... soprattutto in quei passaggi (mai aboliti, iota unum) irriducibili ai desiderata del mondo della gente che piace.
Non a caso c'è chi descrisse la GS come un contro-sillabo... Non c'è che dire: che sintesi!
@ Anche gli intransigenti devono ricorrere al pensiero, al ragionamento, altrimenti diventano ciechi e sordi
A proposito dell'amico "francofono": ha detto bene Maria Guarini, sottolineando che il primo ostacolo per combattere il veleno insinuatosi nei testi del Concilio e da lì penetrato nella Chiesa, è costituito proprio dall'ignoranza dei testi stessi da parte di quasi tutti i fedeli, e magari anche di tanti ecclesiastici e suore. Non ne sanno nulla, tranne quello che risulta dai riferimenti ufficiali, ossia dall'autentica fornita dal magistero attuale.
E'logico che sia così. Chi ha la preparazione per andarsi a leggere criticamente documenti di un Concilio Ecumenico? Non è uno scherzo. I testi del Vat. II si sommano poi addirittura in uno "scartiloffio" di quasi 800 pagine!(Edizioni Paoline). Ci sono è vero molte ripetizioni. Però, l'impresa resta improba.
iNoltre, parlo per esperienza personale, quando ho cominciato, parecchi anni fa, a leggermi analiticamente quei testi, non ci capivo nulla. Non era solo per mia preparazione teologica insufficiente, ho concluso, ma anche perché mi trovavo di fronte ad un pensiero che non riuscivo ad acchiappare, sfuggente. Non che tutto fosse ambiguo, sfuggente. Però quest'impressione di non chiarezza, di ambiguità o di cosa che non quadrava mi perseguitava, mi opprimeva.
Che fare, dunque? Non possiamo certo metterci ad analizzare centinaia di pagine. Credo che sia utile concentrarsi su determinati concetti e vedere come compaiono in certi testi. Per questo ho suggerito di iniziare con Nostra Aetate, testo complesso al di là di una apparente semplicità, però breve, nel quale compaiono con sufficiente chiarezza i principi dello sciagurato ecumenismo attuale, distruttore della Chiesa, dell'identità cattolica.
Ma non c'è il rischio che ne venga fuori una cosa abborracciata, dilettantesca? Che competenza abbiamo noi? Il rischio c'è, ovviamente. E con questo? Chi non risica non rosica, dice l'antico proverbio. Del resto, con l'argomento che "non era mai il momento" per trattare di certe questioni, che andavano lasciate agli specialisti, siamo alla fine arrivati al punto in cui siamo arrivati: ad avere un Papa che professa apertamente la sua ammirazione per Lutero e insinua gli errori di quel terribile eresiarca nella dottrina e nella pastorale della Chiesa!
Essere intransigenti va bene. Sputare sentenze e condannare a priori perché inutile ogni tentativo di opporsi in modo razionale e argomentato alla tragica deriva attuale, va un po' meno bene. Dopotutto, ci sentiamo eredi di una grande tradizione culturale, quella che ha sempre privilegiato la ricerca del l o g o s , nel senso originario di ragionamento, discorso razionale, approccio realistico alla reale, secondo le categorie del pensare codificate già a partire dalla metafisica classica.
PP
Su tv2000 intervista in onda (12:30) al generale dei gesuiti
Su "Nostra aetate"...
Gli uomini sono creati (in origine) a immagine di Dio.
Gli uomini oggi NON sono più -di per sè- quell'immagine.
Chi nasce è generato, non creato e questo non nel modo in cui lo è il Figlio dal Padre!
La novità la fa l'Incarnazione, che avviene in un'altra novità: l'Immacolata Concezione.
La novità che fa differenza è sempre e solo di Dio: Creazione, IC, Incarnazione, Redenzione.
Le novità umane sono dei tenui e fiochi lumini...
E' questo che non si vuole capire, senza mancare di rispetto ad alcuno!
Quando Gesù dice che dobbiamo tornare come bambini oppure che bisogna rinascere dall'alto non fa che riportare l'orologio a quella fase in cui la Creazione non era ancora infestata.
Adamo non peccò da bimbo ma da adulto: benefico ronzio oculare per ogni "cristiano adulto".
Il timore di Dio è la prova dell'umiltà che preserva l'immacolatezza di Maria, che la prosopopea e l'hybris di certi cristiani adulti riterrebbe "inadeguata" come modello oggi!
In Nostra aetate tutto questo non c'è.
Ogni uomo che c'è è creato da Dio nella sua purezza ed integrità. Sarà così?
Sarà ancora necessario rinascere dall'alto?
E' ancora necessario avere fede in Cristo per salvarci?
Complimenti a Pasqualucci (di cui ho letto e apprezzato LA PERSECUZIONE DEI LEFEBVRIANI) per l'iniziativa, mi piace la posizione di Schneider perché non manca affatto di ragionevolezza (ed è giustamente sostenuta anche da Mic), i Lefebvriani veri sono quelli che vogliono bene alla Chiesa anche quando sbaglia e stanno meditando sulla Prelatura, non certo i farisei (filo)sedevacantisti..
OT. Très important discours de Viktor Orbán :
https://visegradpost.com/fr/2017/07/22/orban-la-question-des-decennies-a-venir-leurope-appartiendra-t-elle-aux-europeens/
"David Flusser. E' cordiale, sorridente, vestito come capita. Nella sua conversazione un po' torrenziale passa da una lingua all'altra, alternando magari un impeccabile latino medievale al tedesco,al francese, all'italiano, a qualche espressione incomprensibile che è forse della nativa Boemia. Abita nei quartieri nuovi di Gerusalemme, in una villetta con un piccolo giardino;il cancello e la porta sono sempre aperti, secondo l'antica ospitalità ebraica...Parlando con Flusser, ci si accorge che anche molti altri dei temi cari all'"aggiornamento" cattolico non riscuotono simpatia presso di lui che li esamina dal punto di vista ebraico. Non solo non gli piace il disimpegno della Chiesa dal diretto coinvolgimento politico, ma non gli piace neppure il tentativo di 'adattare' la fede alla mentalità del momento. Ancora: non gli piace il fermento dei preti per prendere moglie:'Il celibato del sacerdote non è nella tradizione ebraica, che anzi ha sempre guardato con qualche sospeto all'uomo solo. Ma è nella tradizione ebraica mantenere le promesse e soprattutto i voti: se qualcuno ha accettato pubblicamente una situazione religiosa con le condizioni che conosceva e che con libertà ha accolto, deve mantenere fede, costi quel che costi,alla parola data'. Non gli piace il 'dialogo selvaggio': 'Dialogare sul serio è difficile e terribilmente complesso. Vedo invece che ci si provano ebrei e cristiani altrettanto ignoranti delle loro tradizioni religiose'. Non gli piace ( non gli è mai piaciuta) la posizione protestante, che da qualche tempo affascina anche tanti cattolici, della 'fede indipendente dalle opere'. Un ideale, qesto di Lutero, di Calvino e degli altri riformatori, che Flusser giudica 'folle, pernicioso, antitetico all'ebraismo che non crede alle chiacchiere e crede invece ai fatti'. Non gli piace poi il 'sinistrismo' di tanti cristiani. Anche su questo Flusser non ha dubbi:' Gesù è salito a Gerusalemme per cercare di salvare la città dalla distruzione, per cercare di distogliere i suoi fratelli dalle tentazioni rivoltose che avrebbero portato, come poi si vide,al disastro. Egli è venuto a predicare la rivoluzione del cuore. Sono assurde le teorie che voglion fare di lui un guerrigliero. La sua preicazione è sovversiva, certo, ma in senso morale, come capovolgimento dei valori riconosciuti'.
"David Flusser. E' cordiale, sorridente, vestito come capita. Nella sua conversazione un po' torrenziale passa da una lingua all'altra, alternando magari un impeccabile latino medievale al tedesco,al francese, all'italiano, a qualche espressione incomprensibile che è forse della nativa Boemia. Abita nei quartieri nuovi di Gerusalemme, in una villetta con un piccolo giardino;il cancello e la porta sono sempre aperti, secondo l'antica ospitalità ebraica...Parlando con Flusser, ci si accorge che anche molti altri dei temi cari all'"aggiornamento" cattolico non riscuotono simpatia presso di lui che li esamina dal punto di vista ebraico. Non solo non gli piace il disimpegno della Chiesa dal diretto coinvolgimento politico, ma non gli piace neppure il tentativo di 'adattare' la fede alla mentalità del momento. Ancora: non gli piace il fermento dei preti per prendere moglie:'Il celibato del sacerdote non è nella tradizione ebraica, che anzi ha sempre guardato con qualche sospeto all'uomo solo. Ma è nella tradizione ebraica mantenere le promesse e soprattutto i voti: se qualcuno ha accettato pubblicamente una situazione religiosa con le condizioni che conosceva e che con libertà ha accolto, deve mantenere fede, costi quel che costi,alla parola data'. Non gli piace il 'dialogo selvaggio': 'Dialogare sul serio è difficile e terribilmente complesso. Vedo invece che ci si provano ebrei e cristiani altrettanto ignoranti delle loro tradizioni religiose'. Non gli piace ( non gli è mai piaciuta) la posizione protestante, che da qualche tempo affascina anche tanti cattolici, della 'fede indipendente dalle opere'. Un ideale, qesto di Lutero, di Calvino e degli altri riformatori, che Flusser giudica 'folle, pernicioso, antitetico all'ebraismo che non crede alle chiacchiere e crede invece ai fatti'. Non gli piace poi il 'sinistrismo' di tanti cristiani. Anche su questo Flusser non ha dubbi:' Gesù è salito a Gerusalemme per cercare di salvare la città dalla distruzione, per cercare di distogliere i suoi fratelli dalle tentazioni rivoltose che avrebbero portato, come poi si vide,al disastro. Egli è venuto a predicare la rivoluzione del cuore. Sono assurde le teorie che voglion fare di lui un guerrigliero. La sua preicazione è sovversiva, certo, ma in senso morale, come capovolgimento dei valori riconosciuti'.
Segue
Ho riportato questo brano da: V.Messori, Inchiesta sul Cristianesimo,(p. 104 e pp.110-111), SEI, 1987, perchè da trenta e più interviste, a persone provenienti dai più diversi campi, si alza un coro unanime sulla perdita di identità della Chiesa; identità che tutti, e dico tutti, rimpiangono. Questa era voce comune nel 1987. Ora possibile che riesca così difficile comprendere che fare la graziosa con il mondo non se ne guadagna rispetto ma disistima? Ed è arrivato il momento che, a forza di graziosità, cioè a forza di prostituirsi al mondo, il mondo l'ha resa schiava, plagiandola interamente, adulandola ed abusandola, e lei ormai incapace di comprendere, continua ebete a fare la graziosa e prostituirsi, convinta che è così che si ama, che è così che che il mondo l'amerà. Roma, terribile Roma, con pochissime, volgarissime, parole direbbe questa posizione demenziale assunta dalla Chiesa.
"E'logico che sia così. Chi ha la preparazione per andarsi a leggere criticamente documenti di un Concilio Ecumenico? Non è uno scherzo. I testi del Vat. II si sommano poi addirittura in uno "scartiloffio" di quasi 800 pagine!(Edizioni Paoline). Ci sono è vero molte ripetizioni. Però, l'impresa resta improba".
Caro PP,
Se questa lettura critica del Concilio deve essere fatta alla luce della tradizione, come hanno detto che se deve fare, ai testi del Vaticano II se deve aggiungere oltre più di 1000 pagine dei Padri della Chiesa, più di 1000 pagine del Denzinger, ecc. Quindi, per leggere criticamente il Concilio ogni semplice fedele deve fare praticamente il teologo. Cosa che non accade nei 20 Concili che hanno preceduto il Vaticano II.
Non viene scritto nella S. Scritture (o se può trovare nella tradizione) che la fede viene tramite una lettura, ma viene dall’ascolto (Rm 10). Quindi, dove sono gli uomini di Chiesa che hanno partecipato al Concilio per insegnare a noi ciò che noi dobbiamo fare tramite la lettura? Sembra che non esistono più, tutti deve essere fatto tramite lo studio e la lettura. In questo punto, me domando: come rimane magistero vivo, il magistero di oggi, se non insegna con sicurezza ciò che la Chiesa ha insegnato tramite un Concilio Ecumenico? Uno degli uomini del Concilio, Joseph Ratzinger, dopo Benedetto XVI, diceva nel suo libro “Principi di teologia cattolica” accerca del Concilio e i suoi problemi:
“Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere confutato? Certamente no. Vuol dire solo che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Quello che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo ... l'obiettivo quindi è quello di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni — alla luce dell'esperienza corrente, non di sopprimerlo”.
Come è possibile la Chiesa accettare un Concilio che se deve ancora essere scoperto?
Il libro è stato scritto nell’anno 1987. In questo tempo sembra che non era di conoscenza del cardinale Ratzinger il concetto di ermeneutica di continuità. Questo concetto (ermeneutica della continuità) nasce delle posizioni della rivista teologica Renovatio (più autorevole che la Communio e la Concilium) del cardinale Giusepe Siri. Non conosco bene le posizioni della rivista Rinovatio, però, il concetto in termini Ratzingeriani assorbe ciò che lui aveva detto come cardinale nell’anno 1987: l’ermeneutica della riforma nella continuità deve essere scoperta in 2005, come il Concilio doveva essere scoperto nell’anno 1987. In qualche modo, dopo più di 50 anni il Concilio deve ancora essere scoperto. Dopo 50 anni e avendo un Papa come Francesco, credo che sia possibile domandare: quando la Chiesa scoprire il “vero Concilio” sarà ancora la stessa Chiesa cattolica? Perchè se fino ad 1987 non ha accettato il “vero Concilio”, lei ha accettato un’altro Concilio: come è possibile questo?
Il fatto che me sembra chiaro è che le continue richiesta dal magistero di se leggere il Concilio, è una rinuncia al suo compiuto per fare ogni cattolico un membro della teologia delle fonti. Il proprio Benedetto XVI, poco prima di rinunciare, ha fatto un discorso dove consigliava a tutti a lasciare i commenti che se hanno prodotto sul Concilio e leggere appena i suoi testi.
Il problema del Concilio è di gravidità inaudita nella storia della Chiesa. Però, dalla parte del magistero papale, non abbiamo una lettera enciclica e nessuno altro documento autorevole sul questo problema. Il massimo che abbiamo in più di 50 anni è stato il discorso di Benedetto XVI di 22 diciembre 2005 e niente più. Questo fa domandare: questo stato di cose nella Chiesa non è stato desiderato nel proprio Concilio dai progressisti?
@ Irina 23 luglio - si Irina, hai ragione, è stato un concilio rivoluzionario mascherato da tradizionale - una prostituta vestita da suora.
Mons. Schneider ancora non conosce la differenza fra la teologia Cushingismo e Feeneyismo. Lei ancora interpretato Concilio Vaticano II con irrazionale e non tradizionale Cushingismo. Cosi Concilio Vaticano II diventa una rottura con Tradizione.
Ma con Feeneyismo, chi e razionale e senza la false premessa, Concilio Vaticano II non e una rottura con il dogma extra ecclesiam nulla salus e la ecclesiologia di passato.
Adesso Mons. Schneider offre la Messa Latin con il nuovo ecclesiologia basata sul Cushingismo come la Nuovo Teologia.
JULY 24, 2017
Ci sono due termini importante Feeneyismo e Cushingismo -1
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/ci-sono-due-termini-importante.html
JULY 24, 2017
Ci sono due termini importante Feeneyismo e Cushingismo -2
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/ci-sono-due-termini-importante_24.html
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2075_Schneider_Interpretazione-Vaticano-II.html
Pubblichiamo il seguente articolo sia per l'interesse che riveste la posizione critica di Mons. Schneider nei confronti della crisi che attanaglia la Chiesa cattolica, sia per le posizioni qui espresse dal vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan). La lettura di questo articolo permette di comprendere la forma mentale di tanti vescovi cattolici conservatori, com'è Mons. Schneider, i quali tengono la loro posizione sulla base del riconoscimento positivo del Vaticano II. Essi disconoscono la perniciosità di questo Concilio, che è stato il punto di arrivo di un processo teso a distruggere la Chiesa cattolica per sostituirla con una neochiesa più o meno protestante e in palese rottura con duemila anni di storia e di insegnamento della Chiesa cattolica.
Il fatto che Mons. Schneider, come ha fatto altre volte, auspichi il rientro della Fraternità San Pio X nella ufficialità della Chiesa attuale, non deve ingannare circa le reali intenzioni dei vescovi conservatori. Come dice qui Mons. Svhneider, il rientro della Fraternità agevolerebbe l'instaurazione di un clima atto a svuluppare un dibattito costruttivo circa il valore e la portata dei documenti dei Vaticano II.
Sono passati 50 anni, eppure ancora si parla di dibattito teologico, senza rendersi conto che l'unica soluzione alla crisi che attanaglia la Chiesa sta nella cassazione di questo nefasto Concilio, esattamente come la crisi ariana del IV secolo, qui richiamata da Mons. Schneider, venne risolta con la cassazione dell'Arienesimo.
Non ci sono soluzioni intermedie e ancor meno soluzioni “canoniche”: il rientro della Fraternità San Pio X nell'ufficialità della Chiesa attuale non sarebbe un bene per la Chiesa, ma solo un triste destino per la Fraternità.
Ma prima di "cassare l'arianesimo" c'era stato o no un vasto dibattito
teologico? Sant'Atanasio per chi scriveva, per i passeri?
PP
A proposito di dibattito teologico o, come si diceva nella FSSPX, colloqui dottrinali, si è mai saputo come si sono svolti ?
colloqui tra passeri e che i fedeli si arrangino....
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