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mercoledì 8 settembre 2021

Arcivescovo Cordileone: È nostro dovere contestare i politici cattolici che sostengono il diritto all'aborto

Il presidente Biden e Nancy Pelosi, Presidente della Camera dei Deputati degli USA, che nonostante si dicano cattolici hanno recentemente ribadito le loro posizioni dichiaratamente abortiste, in reazione alla nuova legge restrittiva del Texas. Non tarda a far sentire la sua voce l’Arcivescovo di San Francisco, Salvatore J. Cordileone, mostrando ancora una volta la sua capacità di parlare chiaro e forte in un editoriale apparso sul Washington Post, ripreso di seguito nella nostra traduzione. Precedenti qui - qui -qui - qui - qui.

Arciv. Cordileone: È nostro dovere contestare i
politici cattolici sostenitori del diritto all'aborto

Politici illustri non hanno perso tempo nel reagire enfaticamente alla decisione della Corte Suprema che non ha bloccato la nuova legge del Texas che vieta gli aborti dopo il rilevamento del battito cardiaco fetale. Il presidente Biden ha annunciato lo “sforzo di tutto il governo” per trovare il modo di superare il provvedimento del Texas. La presidente della Camera Nancy Pelosi ha denunciato il rifiuto della Corte Suprema come una “decisione vile e oscura di sostenere un assalto palesemente incostituzionale ai diritti e alla salute delle donne” e ha ventilato nuove azioni legali: “Questo divieto necessita di codificare Roe v. Wade” in una legge federale.
Come guida della comunità cattolica, trovo particolarmente inquietante che così tanti politici dalla parte sbagliata della preminente questione dei diritti umani del nostro tempo siano cattolici che si proclamano tali. Si tratta di una sfida perenne per i vescovi negli Stati Uniti: Quest’estate, abbiamo fatto scalpore discutendo se i funzionari pubblici che sostengono l’aborto debbano ricevere il sacramento dell’Eucaristia [qui]. Siamo stati accusati di inserire in modo inappropriato la religione nella politica, di intrometterci dove non dovremmo.

Io la vedo diversamente. Quando considero quali doveri hanno i vescovi cattolici nei confronti di eminenti laici nella vita pubblica che si oppongono apertamente agli insegnamenti della Chiesa sull’aborto, guardo all’ultimo grande movimento per i diritti umani di questo paese – ancora vivo nella mia memoria – per trarre ispirazione su come dovremmo rispondere.

L’esempio dell’arcivescovo di New Orleans Joseph Rummel, che ha coraggiosamente affrontato i mali del razzismo, è uno di quelli che ammiro particolarmente. Rummel non “si è fatto gli affari suoi”. A differenza di molti altri vescovi nel corso della storia di questo paese, non ha dato la priorità al mantenimento della felicità dei parrocchiani e del pubblico rispetto al progresso della giustizia razziale. Ha iniziato, invece, una lunga e paziente campagna di persuasione per cambiare le opinioni dei bianchi  cattolici favorevoli alla segregazione.

Nel 1948 ammise due studenti neri al seminario Notre Dame di New Orleans. Nel 1951, ordinò la rimozione dei cartelli “bianchi” e “di colore” dalle chiese cattoliche dell’arcidiocesi. In una lettera pastorale del 1953, ordinò la fine della segregazione in tutta l’arcidiocesi di New Orleans, dicendo ai cattolici bianchi che, poiché i loro “fratelli cattolici di colore condividono… la stessa vita spirituale e lo stesso destino”, non poteva esserci “nessuna ulteriore discriminazione o segregazione nei banchi, al banco della Comunione, al confessionale e nelle riunioni parrocchiali”.

Nel 1955, Rummel chiuse una chiesa per il rifiuto di accettare un prete nero. In una lettera pastorale del 1956, dichiarò: “La segregazione razziale come tale è moralmente sbagliata e peccaminosa perché è una negazione dell’unità e della solidarietà della razza umana come concepita da Dio nella creazione di Adamo ed Eva”. Il 27 marzo 1962, Rummel annunciò formalmente la fine della segregazione nelle scuole cattoliche di New Orleans.

Molti cattolici bianchi erano furiosi per questa rottura dello status quo segregazionista radicato da lungo tempo. Organizzarono proteste e boicottaggi. Rummel inviò pazientemente lettere che esortavano ad una conversione del cuore, ma era anche disposto a minacciare con la scomunica gli oppositori della desegregazione.

Il 16 aprile 1962 andò fino in fondo, scomunicando un ex giudice, un noto scrittore e un coordinatore della comunità segregazionista. Due dei tre in seguito si sono pentiti e sono morti in fama di buoni cattolici. Era sbagliato? Si trattava di fare dell’Eucarestia un’arma? No. Rummel ha riconosciuto che una difesa pubblica influente e di alto profilo del razzismo era scandalosa: violava gli insegnamenti cattolici fondamentali e i principi basilari della giustizia, e portava anche altri a peccare.

Nel nostro tempo, quale potrebbe essere una “negazione dell’unità e della solidarietà del genere umano” più vergognosa dell’aborto? L’aborto uccide un essere umano unico e insostituibile che cresce nel grembo di sua madre. Chiunque sostenga l’aborto, nella vita pubblica o privata, chi lo finanzia o chi lo presenta come scelta legittima, si rende partecipe di un grande male morale.

Dalla decisione Roe, più di 60 milioni di vite sono state perse a causa dell’aborto. Molti altri milioni sono stati segnati da questa esperienza, vittime ferite ignorate dalla società.

L’aborto è quindi la sfida dei diritti umani più pressante del nostro tempo. Possiamo noi pastori parlare sottovoce quando il sangue di 60 milioni di bambini americani innocenti chiede giustizia? Quando le loro madri sono condannate al silenzio, soffrendo segretamente le ferite della cultura della “scelta”?

Sì, con la stessa forza dobbiamo parlare per queste madri, e dei nostri obblighi di fornire nuove e generose opzioni alle donne che affrontano gravidanze in crisi. E il Texas ha capito bene: Lo stato sta investendo 100 milioni di dollari per aiutare le madri finanziando centri di gravidanza, agenzie di adozione e case di maternità e fornendo servizi gratuiti tra cui consulenza, aiuto alla genitorialità, pannolini, latte artificiale e formazione al lavoro per le madri che vogliono tenere i loro bambini.

Non si può essere un buon cattolico e sostenere l’espansione di un diritto approvato dal governo di uccidere esseri umani innocenti. La risposta alle gravidanze in crisi non è la violenza ma l’amore, sia per la madre che per il bambino.

Non sono certo affermazioni inappropriate per un pastore. Semmai, la risposta dei leader politici cattolici alla situazione in Texas evidenzia la necessità di affermarle ancora più forte.
Salvatore J. Cordileone
Arcivescovo cattolico di San Francisco
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente!
Politico o non politico, re o regina,non ti puoi definire cattolico se.... non sei cattolico se...sei falso.

Anonimo ha detto...

Eccoci, dilettissimi, al giorno desiderato della beata e venerabile Maria sempre Vergine; perciò si rallegri e gioisca sommamente la nostra terra illustrata dalla nascita di tale Vergine. Ella infatti è il fiore del campo, da cui è uscito il prezioso giglio delle valli, per la cui maternità si è cambiata la sorte dei nostri progenitori e cancellata la loro colpa. Ella non ha punto subita la maledizione pronunziata contro di Eva, cioè: «Nel dolore darai alla luce i tuoi figli»; avendo ella dato alla luce il Signore nella gioia.

Eva pianse, Maria esultò: Eva portò nel seno un frutto di lacrime, Maria di gioia, avendo dato alla luce quella un peccatore e questa un innocente. La madre del genere umano introdusse il castigo nel mondo, la Madre di nostro Signore ha portato la salvezza al mondo. Eva è la sorgente del peccato, Maria la sorgente del merito. Eva ci fu funesta dandoci la morte, Maria ci ha fatto del bene rendendoci la vita. Quella ci ha feriti, questa ci ha guariti. La disobbedienza è stata riparata dall'obbedienza, l'incredulità compensata colla fede.

(Sermone di sant'Agostino vescovo)

mic ha detto...

Da recitare l’8 settembre.
(Giovanni Paolo II)

O Vergine nascente,
speranza e aurora di salvezza al mondo intero, volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti, qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!
O Vergine fedele,
che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio, fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia, sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana, tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!
O Vergine potente,
che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni, e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.
O Vergine clemente,
che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo Figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.
Amen

Anonimo ha detto...

La voce dell'Arcivescovo Cordileone si unisce alle voci dei suoi confratelli sparsi nel mondo che non sono scesi a patti con la modernità demoniaca, rendiamo grazie a Dio!
Da questi consacrati dipende l'autentica formazione dei cattolici del presente e del futuro. Loro incarnano la Chiesa di NSGC. Gli altri sono cascami di tutte le eresie destinati al fuoco eterno, se non si pentiranno e convertiranno a nuovo con tutto il loro essere.

Anonimo ha detto...

https://www.catholicnewsagency.com/news/248919/biden-not-demonstrating-catholic-teaching-on-when-life-begins-cardinal-gregory-says

Anonimo ha detto...

COINCIDENZE AL FESTIVAL DI VENEZIA

In un periodo che vede svolte legislative a favore del nascituro (come in Texas) e Stati sotto pressione proprio perché su tale linea son da anni (come la Polonia e San Marino), ecco che al Festival di Venezia trionfa "L'événement", pellicola che racconta, ovviamente in una prospettiva di denuncia - anche se ambientato in Francia negli anni '60 -, l'aborto clandestino.
Non siamo arrivati ai picchi ideologici raggiunti ai Golden Globe 2020 - con l'attrice Michelle Williams che ha dedicato il premio al diritto all’aborto -, ma abbiamo avuto una ulteriore conferma di come la pensa tanto mondo del cinema.

Naturalmente, resto pronto a ricredermi alle prossime premiazioni di film su madri che, tentate dell'aborto, scelgono poi la vita (sono storie che accadono e piene di bellezza, perché non celebrarle?). (Giuliano Guzzo)